Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: io

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 io  starei qualche secondo in silenzio, pensando ai sassi.
sempre mi mancano le parole e  io  ne ho nostalgia. Per questo cucio, cucio, cucio.
coll'ultima tazza, versato sul crine di un'ebra ragazza,  io  stavo cogli occhi rivolti a uno stuolo di larve leggiere
dicevano insieme, poi tutte mutavano le sillabe estreme: -  Io  sono la coltrice del letto infantile... - E noi siam le
- E noi siam le gioie dei giorni d'aprile.. - Son  io  la locanda dei queti villaggi... - Io son la valigia dei
d'aprile.. - Son io la locanda dei queti villaggi... -  Io  son la valigia dei garruli viaggi... - Rammenti ?...la
dei garruli viaggi... - Rammenti ?...la cattedra son  io  della scuola... - Io son del giardino la memore aiuola... -
- Rammenti ?...la cattedra son io della scuola... -  Io  son del giardino la memore aiuola... - Noi siamo le cabale
cielo invocate! - Rammenti ?...Rammenti ?... la seggiola  io  sono, la seggiola bella, più bella di un trono, in cui
come un altro sarebbe che per nome e per vista conoscessi.  Io  non sono per te «io», la mia vita, io, questa mia volontà
più forte, Il mio sogno, il mio mondo, il mio destino.  Io  non sono per te: questo mio amore disperato e lontano e
e la tua speme consumando ignara sei di te stessa - ed  io  mi struggo invano. Mentre mi vince gelosia crudele non pur
 Io  sono giunto alla città nel mezzo del bosco. Batto ala
fontane cantare canzoni senza ritornelli a la Monotonia.  Io  grido: «non saprò domani tornare per la stessa via! Sono un
Le fontane cantano sempre nella città muta dei sogni.  Io  mi allontano e la mia veste bianca se la dividono i rovi, e
E le fontane cantano dietro le bianche porte. Ah! sono  io  dunque colui che non dormirà più che non sognerà più fino
è tuo destino, pallida, mesta, e collo sguardo chino?  Io  leggo il cielo attraverso l'amore! Tu sei la lente delle
e tranquille, oh non languir sul petto al viaggiatore!. . .  Io  leggo il cielo attraverso l'amore.
che mi spia dietro la sua tenda bianca drappeggiata e che  io  spio dalla finestra del salotto, perché non viene allo
il coraggio di rispondere al saluto e tanto meno di partire  io  per primo, visto che poi staremo qui a cercarci camminare
avessimo da lavorare o da frugare altrove. Questa signora  io  non la conosco e non ha niente di particolare: è una
addirittura le persiane. Di sicuro succede non di rado che  io  sia quello che ha la meglio e che poi di qua smarrimento,
sia vergogna o vera o finta indifferenza. La mia forza è che  io  ci ragione sopra: la signora non regge, non si fa tutti
fioriscono, o giardini, lungo i viali, ne le vostre aiuole.  Io  v'amo, io v'amo, o fecondati al sole di primavera in
o giardini, lungo i viali, ne le vostre aiuole. Io v'amo,  io  v'amo, o fecondati al sole di primavera in languidi
ma pur sempre con dentro qualcosa di simbolico. Invece  io  non voglio questo. Io vorrei che tutta l'attenzione si
dentro qualcosa di simbolico. Invece io non voglio questo.  Io  vorrei che tutta l'attenzione si concen- trasse proprio sui
sul corpo, tu che mangi di malavoglia: ma non ricordo cosa.  Io  devo partire il giorno dopo, sud, sole, qualche posto
lontano, nelle notti insonni, innanzi agli occhi dove anche  io  miri, sempre ho lo slancio della tua persona come il vento
invano tendo le braccia: nella notte oscura non anche  io  l'ho mirata ed è svanita. E l'occhio stanco e ardente la
cuor ignoto orrore m'invade, non per me se nella notte solo  io  soccomba, ma per te, o compagna forte e sicura - che pel
della diuturna sofferenza inerte. Perciò se freddo e ruvido  io  ti sembri, ma tu lo sai: è per vieppiù andare, è per nutrir
- verde e scostato il lenzuolo: il letto è fatto e  io  non dormo mai sopra il drappo della gatta.
capelli raccolti vestita di lana come una vecchietta buona,  io  con la pancia sui pantaloni bianchi e il mio maglione
tanti matti posso esser matto anch'io. Ma, affé d'Iddio,  io  le sento russar, le donnicciuole; oppur, da sole a sole,
piove olio bollente... Ma nella mente, sia verno o estate,  io  m'ho tante vaghezze, tante nel cor dolcezze, e so sì bene
o m'ho un magro tizzone, e allor, le buone veglie! ancor  io  sfavillo udendo il grillo. Non l'ho? penso a chi è desto
e al mio lenzuolo. Brilla limpido e puro il firmamento?  Io  mi sto attento all'usignuol che geme: cantiamo insieme agli
Regina de la melodia: Ma per il vergine capo Reclino,  io  poeta notturno Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del
notturno Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,  Io  per il tuo dolce mistero Io per il tuo divenir taciturno.
vivide nei pelaghi del cielo, Io per il tuo dolce mistero  Io  per il tuo divenir taciturno. Non so se la fiamma pallida
madre, domestica regina, la colmavi di doni alla mattina,  io  ricciuto avea il crin, candida l'alma, e ogni alba che
speranze complimentava fra beate stanze, era in quei giorni  io  stesso: io che il perduto imper sospiro adesso! I bei
fra beate stanze, era in quei giorni io stesso:  io  che il perduto imper sospiro adesso! I bei vegliardi dallo
B) la donna? C) il bambino? D) una vicina senza volto? E)  io  che scrivo?
nei campi sbucciato; però pel ballo si adornava, ed  io  le stava allato. Creature del cielo, angeli belli, io credo
ed io le stava allato. Creature del cielo, angeli belli,  io  credo che se mai lassù piangete, gli è quando nei tessuti e
camiciuola, e si adagiò sul profumato petto come una stola.  Io  sospirava: - Tu porrai sovr'essa molte maschere ancor, ma è
a lambir mollemente il suo candore, come i miei baci. Ed  io  gridai: - Figlie del buio immenso, scordatevi i mister
i mister dell'oceàno; ciò che davanti alla bellezza  io  penso è assai più arcano! - Del lungo crin nel labirinto
comparve allora un improvviso e allegro spruzzo di neve. Ed  io  le dissi un mio vecchio pensiero: - Questa bianca camelia
è il padron di tutte quante, è il gran Sultano! ". Ed  io  credetti che spuntasse il giorno; e il suo fiato sentivo e
al mio studietto. La tavolozza mia si tinse a nero, e  io  lasciando i pennelli con dispetto il guatai torvo e bieco.
fine che mai conosco di sì vago incanto? Nulla, mai nulla  io  vidi! Talor fra l'aure aperte e la verzura la mia stanca
m'accompagna poi fra le chiuse mura!- Povero vecchio! - ed  io  fui crudo tanto da attristargli la già misera vita ? ...
piace. Non mi fa paura come mia madre.Ama gli insetti.  Io  amo gli insetti. Non ha schifo delle lucertole e neppure
Il mio numero di casa è 47. Sommatodà 11, uno più uno. Solo  io  sola lei. Mi potrebbe prendere senon come figlio come
tanto l'amavi. Sei morta seco per servirlo ancora: senti,  io  scordai soavi faccie di giovinette innamorate, ma le tue
visto in sul sagrato chino a osservarlo il tremulo curato.  Io  che non amo i preti, io piango ancora, a quel vecchio
a osservarlo il tremulo curato. Io che non amo i preti,  io  piango ancora, a quel vecchio pensando che vivea di
i vessilli a intrecciare, mentre, insieme alla fante,  io  l'aiutava ad allestir l'altare; come officiò esultante,
bruna come una bruna notte, e malinconica come la luna!  Io  mi chiamo l'amore, l'amor mi chiamo, e sono il raggio e il
rata una “trovata"; perché sarebbe vero solo in parte:  io  sono veramente preoccupato che noi veramente non parliamo
ed è così che ho scritto una poesia dimostrativa. Ma  io  sono preoccupato soprattutto in questo momento, ed è un
mio cuore è una rossa macchia di sangue dove  io  bagno senza possa la penna, a dolci prove eternamente
" Quel buon diavolo andò al mondo di là!". - Al mondo ? -  io  chiesi - spiègati : di là ? di là di che ? ". Ma credereste
 io  contemplo in estasi la vecchia libreria, la fida amica,
la fida amica, l'anima della stanzetta mia, e, quando mesto  io  veglio, parmi udirla cantare le note indefinibili che han
che all'amplesso inviti? Ma invano al gelo della strada  io  penso, e a chi corre affannato la campagna, per farmi dolci
la quiete, e il sonno ... i miei scaffali vegliano ed  io  qui resto ad ascoltarli intento! Come fauci di cantanti che
chiome, e di più d'una il nome mi si stampò nel cor!  Io  pur cercai nei pampini di Bacco, un dì, la gioia; ma fra
che fan la vecchia libreria vibrar ... e già da un mese  io  lascio col vago suon la fantasia volar! Poi se vi garba,
Altro non è la musica che una cena di topi viaggiator ...  Io  che sperava scrivere su questo tema tanti versi ancor, darò
ricordo togliamo della mia nonna: o povero libro fra tutti  io  t'amo!. . Ecco i salmi di Davide, ed ecco, ecco il Vangelo
padri riede; riede possente, e il bacio che al libro or ora  io  dava, dal tumulo dell'ava securo a Lui salì!
l'amore procede per sorprese tu mi scopri in una stanza e  io  ti scopro e ci baciamo insopportabilmente, come se fosse il
son  io  di splendidi cieli e fronzute piante; mi annoia lo
il gennaio, il placido mese di pioggie e nevi, venga, ed  io  chiuda il guscio: oh giorni inerti e brevi, vetri
del focolare! Voglio l'uscio inchiodare, cantar l'inverno  io  vo'! Come cadenze tremule di cori in lontananza, belle,
 Io  ho cercato nel mio letto, nelle notti, colui che l'anima
nel mio letto, nelle notti, colui che l'anima mia ama:  io  l'ho cercato e non l'ho trovato - Ora mi leverò e andrò
e andrò attorno per la città, per le strade e le piazze:  io  cercherò colui che l'a- nima mia ama. - Io l'ho cercato e
e le piazze: io cercherò colui che l'a- nima mia ama. -  Io  l'ho cercato e non l'ho trovato. CANTICO DEI CANTICI
fianco macilento le ragnatele che vi scuote il vento. Ed  io  siedo a un gradino ove devoti innumeri han pregato, ove
o dolcezze! Tu appoggiavi i piedini al focolare, ed  io  la testa fra le tue carezze; e il lieto grillo era il
puri e più beati? Tu prevedevi un serto alle mie chiome,  io  per te meditavo un paradiso; tu inghirlandavi d'alloro il
un paradiso; tu inghirlandavi d'alloro il mio nome,  io  d'amor sempiterno il tuo sorriso... tu prevedevi un serto
confessata; - Eh via - le dissi - vien, vieni a cenare,  io  stesso poi ti voglio confessare, e se vedrò che mi vuoi
fra nebbia nei boschi caduta,  io  dell'età vissuta, rammento i giorni sacri al primo amore;
e perle e corone immortali di fiori artificiali ... ed  io  già in petto avea l'onda dei versi, e gli occhi al ciel
stati per molti anni, nella luce gialla della grande città.  Io  so che non potrò cambiare niente di tutto questo e so che
via est. La bella mano gli posò sul crine e disse: -  Io  vedo il tuo serto di spine, e sento l'onda che hai qui
favello con Dio mi guardi nel viso col mesto sorriso?  Io  m'affiso lassù, tu in basso guati; io mi faccio gentil, tu
col mesto sorriso? Io m'affiso lassù, tu in basso guati;  io  mi faccio gentil, tu ti fai strano... oh dove, dove sono i
seduti all'ombrìa, l'universo è giocondo, e tu sei mia!  Io  sospirava : amo, confido e credo ; il futuro lo sento, il
il biondo crine, e per gli effluvii del tuo dolce viso  io  potrò ancora credere e sperare di valer qualche cosa; o mio
farò ancor cattolico, e all'altare ricercherò di quando ero  io  pur bimbo lo sgomento e la gioia. Mi inchinerò dei serafini
mi trovo fra gli uomini talvolta, qualunque cosa  io  parli, la mia voce mi par che solo il nome tuo richiami. Io
io parli, la mia voce mi par che solo il nome tuo richiami.  Io  taccio allora e aspetto trepidando ch'altri con bocca
dell'abbandono m'era aperto ai piedi, allor fioca scintilla  io  l'allevava il mio sogno lontano, ancor ch'io fossi d'ogni
costiera solitaria, sotto la forte quercia, a me vicina  io  t'ho sentita siccome nel sogno. - Non Argia ma Senia io
io t'ho sentita siccome nel sogno. - Non Argia ma Senia  io  t'ho chiamata, per non sostar nel facile riposo, e la
camminar m'è vano e la fatica novellamente mi si fa penosa.  Io  sento me da me fatto diverso, se pur vicina ti sento
forza, sicura. Nelle tante piccole e vane cose nuovamente  io  mi dissolvo; nell'oscuro giro della diuturna noia il nostro
è foriero quel vapore che al sole fa vel. Vieni meco:  io  ti voglio alla riva per mostrarti l'immenso oceàno, e poi
che al lido lontano volerei per poterti fuggir. Vieni meco:  io  ti voglio alla spiaggia perché innanzi a quest'orridi
animal ci ha posto il dente? Mal di corpo o mal di mente?  Io  non seppi indovinarlo, ma, scommetto un principato, qualche
al risvolto di una via sghimbiò lesto, fuggì via ...  io  ne vidi il cupo aspetto, tutta notte, accanto al letto!
delle maestre, e pensi erranti sui scartafacci, ancora  io  vi rammento. Fiuto ancor della cattedra l'odore, risento il
Te fra le viti e i gelsi del mio suolo natio, fanciullo  io  vidi e ad astro mio ti scelsi; fosse felice o in lagrime,
e giocondo il tuo disco s'innalza e irradia il mondo! Ed  io  ti amai sul piano, ti amai, luna, sui monti, e nel cupo
bimba, per esser tuo, vale il mio cuore il suo, e un regno  io  ti darò. Sù, monta in groppa! è splendida col cavalier la
sarei con te... Ma il mio pastor giuravami che la sua vita  io  sono; pensa, se l'abbandono, ch'egli potrìa morir! - In
sua mano pel Dio Termine! E’ Clori, è Filli, è Lidia ed  io  sono un romano! Nuda!… del nonno mio rinnegherei La fede, e
che non vedo ma che avverto e neanche per sbaglio ci salto,  io  stasera lì dentro.
o i fiori o i falchi su nell'aria o il vento o il sole.  Io  son solo, lontano, io son diverso - altro sole, altro vento
su nell'aria o il vento o il sole. Io son solo, lontano,  io  son diverso - altro sole, altro vento e più superbo volo
un momento Sono sfiorite le rose I petali caduti Perché  io  non potevo dimenticare le rose Le cercavamo insieme Abbiamo
in pace  Io  conoscea due vispe vecchierelle che vicino abitavano di
brillanti studiavano gli uccelletti e i viandanti.  Io  passava di là quasi ogni sera e m'avean le due donne in
e lieto non fia mai: poi quando la tua tela mi darai,  io  ti dirò se ben ritratto avrai il volto di madonna e il
che mi risana? Oh non più, madre, medicine amare, stanotte  io  feci un sogno fortunato ... e al dottore lo voglio