io non dormo mai sopra il drappo della gatta.
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“C'è un portone. Vado anch 'io.”
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Da sempre mi mancano le parole e io ne ho nostalgia. Per questo cucio, cucio, cucio.
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In casa pochissima roba, un velo di sudore sulle labbra e sul corpo, tu che mangi di malavoglia: ma non ricordo cosa. Io devo partire il giorno dopo
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L`ho seguita. È sempre sola, ma ha un gatto e un cane.Mi piace. Non mi fa paura come mia madre.Ama gli insetti. Io amo gli insetti. Non ha schifo
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queste lettere. A) l`uomo? B) la donna? C) il bambino? D) una vicina senza volto? E) io che scrivo?
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Adesso io starei qualche secondo in silenzio, pensando ai sassi.
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La signora che mi spia dietro la sua tenda bianca drappeggiata e che io spio dalla finestra del salotto, perché non viene allo scoperto e mi saluta
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, magari fatto male, senza stile, ma pur sempre con dentro qualcosa di simbolico. Invece io non voglio questo. Io vorrei che tutta l'attenzione si concen
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Ci siamo visti, tu coi capelli raccolti vestita di lana come una vecchietta buona, io con la pancia sui pantaloni bianchi e il mio maglione orrendo
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E un'altra cosa non vorrei: che questa dei sassi fosse conside- rata una “trovata"; perché sarebbe vero solo in parte: io sono veramente preoccupato
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: quello parallelo al soffitto e al pavimento dove sono io.
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ogni volta che l'altro si sposta.Così l'amore procede per sorprese tu mi scopri in una stanza e io ti scopro e ci baciamo insopportabilmente, come se
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Così sono stati per molti anni, nella luce gialla della grande città. Io so che non potrò cambiare niente di tutto questo e so che tutto questo ha
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strappi nella pelle del silenzio) mi sono penetrate fino in fondo: e adesso sono io, solo io, il pozzo d 'Acqua Nera, l 'istinto omicida, un senso di
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salto, io stasera lì dentro.
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fanciulla esangue, Segnato di linea di sangue Nel cerchio delle labbra sinuose, Regina de la melodia: Ma per il vergine capo Reclino, io poeta notturno
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In un momento Sono sfiorite le rose I petali caduti Perché io non potevo dimenticare le rose Le cercavamo insieme Abbiamo trovato delle rose Erano le
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Io sono giunto alla città nel mezzo del bosco. Batto ala porta, nessuno domanda, batto a tutte le porte della città muta; non odo che fontane cantare
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rinserra il mio core, fioriscono, o giardini, lungo i viali, ne le vostre aiuole. Io v'amo, io v'amo, o fecondati al sole di primavera in languidi mattini
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Il mio cuore è una rossa macchia di sangue dove io bagno senza possa la penna, a dolci prove eternamente mossa. E la penna si muove e la carta
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Ti son vicino e tu mi sei lontana, mi guardi e non mi vedi, o s'io ti parlo, pur amando ascolti, non però m'intendi; ti sono questo corpo e questi
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Da te lontano, nelle notti insonni, innanzi agli occhi dove anche io miri, sempre ho lo slancio della tua persona come il vento la trae della
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Se mi trovo fra gli uomini talvolta, qualunque cosa io parli, la mia voce mi par che solo il nome tuo richiami. Io taccio allora e aspetto trepidando
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sotto il vento a farsi vellicare sta sotto il sole a suggere il calore sta sotto il cielo sulla buona terra questo ch'io chiamo «io», ma ch'io non
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maturo, parlava dei baffi di un capo-tamburo. Ma, l'ultimo bacio, coll'ultima tazza, versato sul crine di un'ebra ragazza, io stavo cogli occhi rivolti
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è tuo destino, pallida, mesta, e collo sguardo chino? Io leggo il cielo attraverso l'amore! Tu sei la lente delle mie pupille: povero fiore, tolto
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avvizzita facea la rugiada, e tu madre, domestica regina, la colmavi di doni alla mattina, io ricciuto avea il crin, candida l'alma, e ogni alba che venìa
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Ella era nuda come un fior d'Iddio liberamente nei campi sbucciato; però pel ballo si adornava, ed io le stava allato. Creature del cielo, angeli
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del solingo prete. O settantenne fante - zoppicante nella queta dimora, certo, tanto l'amavi. Sei morta seco per servirlo ancora: senti, io scordai
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Giovinettina bruna come una bruna notte, e malinconica come la luna! Io mi chiamo l'amore, l'amor mi chiamo, e sono il raggio e il gaudio del primo
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Stanco son io di splendidi cieli e fronzute piante; mi annoia lo spettacolo di una beltà costante; venga il dicembre, ed operi un cambiamento a vista
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Io ho cercato nel mio letto, nelle notti, colui che l'anima mia ama: io l'ho cercato e non l'ho trovato - Ora mi leverò e andrò attorno per la città
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: come è bella la sera in mezzo ai monti? O pace, o solitudine, o dolcezze! Tu appoggiavi i piedini al focolare, ed io la testa fra le tue carezze; e il
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Tentanda via est. La bella mano gli posò sul crine e disse: - Io vedo il tuo serto di spine, e sento l'onda che hai qui dentro ascosa, o mio dolce
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Requiescant in pace Io conoscea due vispe vecchierelle che vicino abitavano di casa: le due cuffie eran sempre alla finestra, e per l'aria venìa un
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, e io lasciando i pennelli con dispetto il guatai torvo e bieco. Ché all'entrar suo mi rientrò nel core tutta la noia dei passati inciampi, quando
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diavolo andò al mondo di là!". - Al mondo ? - io chiesi - spiègati : di là ? di là di che ? ". Ma credereste ? Angelica non ne sa più di me, e non
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Spesso io contemplo in estasi la vecchia libreria, la fida amica, l'anima della stanzetta mia, e, quando mesto io veglio, parmi udirla cantare le
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; - Eh via - le dissi - vien, vieni a cenare, io stesso poi ti voglio confessare, e se vedrò che mi vuoi bene assai, assoluzione e baci in copia avrai; ché
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Come fra nebbia nei boschi caduta, io dell'età vissuta, rammento i giorni sacri al primo amore; quelli in cui sbuccia il core come dai chiusi petali
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nocchiero, ti dirà se di pioggia è foriero quel vapore che al sole fa vel. Vieni meco: io ti voglio alla riva per mostrarti l'immenso oceàno, e poi
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mente? Io non seppi indovinarlo, ma, scommetto un principato, qualche diavol vi è incarnato; quella testa aveva il conio dell'alcova di un demonio. Tra
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calpesti, e vetri infranti, alfabeto del mio labro tormento, schiaffi delle maestre, e pensi erranti sui scartafacci, ancora io vi rammento. Fiuto ancor
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tuoi veli! Te fra le viti e i gelsi del mio suolo natio, fanciullo io vidi e ad astro mio ti scelsi; fosse felice o in lagrime, da quel giorno, o mia
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, io ti dirò se ben ritratto avrai il volto di madonna e il committente!
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mi risana? Oh non più, madre, medicine amare, stanotte io feci un sogno fortunato ... e al dottore lo voglio raccontare; un bel sogno ... era un
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Mi chiaman pazzo le vicine, e infatti fra tanti matti posso esser matto anch'io. Ma, affé d'Iddio, io le sento russar, le donnicciuole; oppur, da
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suicidio mi ha dannato Iddio, errarmi intorno mi parea sentire l'alito della morte. O mia ricchezza unica, o bimbo mio, lo sai tu chi son io? Sono il
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cuore il suo, e un regno io ti darò. Sù, monta in groppa! è splendida col cavalier la vita, fuggi, amor mio, con me! - La tua corazza è fulgida, la
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