Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: io

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nido. — Perché fai il disubbidiente? — disse la mamma. —  Io  voglio vedere che cosa c'è giù! — È troppo presto, non hai
presto, non hai ancora le piume, e sei piccolo e debole! —  Io  voglio vedere... cipí, cipí,... io voglio andare fuori da
sei piccolo e debole! — Io voglio vedere... cipí, cipí,...  io  voglio andare fuori da questo buco. — Questo buco è la
Pic con uno sguardo sprezzante, e chiese con calma: — E se  io  le tenessi giú, le mani? Pic non rispose, ma semplicemente
Si vedeva che aveva paura della vendetta del bosco. —  Io  non sono venuto per assalirti, — disse con voce piú mite, —
E ora, ditemi, che di voi tre ha parlato, prima? —  Io  no, — disse Pic. — Sei stato tu, Sbarraponti? — Io no, —
prima? — Io no, — disse Pic. — Sei stato tu, Sbarraponti? —  Io  no, — disse Sbarraponti. — Sei stato tu, Terrore? — Io no,
— Io no, — disse Sbarraponti. — Sei stato tu, Terrore? —  Io  no, — disse Terrore. — Ah, sarò stato io, allora, —
Non capisco perchè la massaia non mi voglia in casa. Eppure  io  filo e tesso trame d'argento, le appendo ai soffitti come
esiste tra noi due? - Una sola - rispose il baco -  io  lavoro per gli uomini e tu per te stesso. Io mi rendo utile
il baco - io lavoro per gli uomini e tu per te stesso.  Io  mi rendo utile agli altri e tu dai solamente noia.
combattere le tigri e la morte era certa. Allora  io  senza dir niente presi una spada e andai verso la Macchia
una grotta c'erano tre tigri piú grandi di questa casa, e  io  quando le vidi da lontano avrei voluto portare un vestito
piú nuovo. La prima Tigre mi venne incontro e fece: Ham! e  io  senza dir niente le misi la spada nella bocca e mori. La
misi la spada nella bocca e mori. La seconda fece: Hamm! ed  io  subito le misi la spada nella bocca. La terza fece: Hammm!
quelle cupole. Era ben vestita e i suoi occhi erano buoni.  Io  mi misi in ginocchio; non
con questa storia? — disse indignatissima la rondine. —  Io  trasecolo. — Mah, cosí per dire, — mormorò il povero
nel suo angolo. — È una stupida storia, — dichiarò Tit. —  Io  conosco i topi neri, ho combattuto con loro, e so che sono
topi bianchi in uno spiedo, e se li mangiava come crostini.  Io  allora gli tolsi di mano lo spiedo e infilzai lui. Poi lo
un gran premio a chi glielo portava. E invece, quando  io  glielo misi sotto gli occhi, incominciò a piangere, e non
Tit sospirò, ma poi sembrò molto allegro, e disse: — E  io  ho fatto un bellissimo scherzo al re bianco. Caterí era
— proseguí Tit, — ha una grande paura dei gatti. Ed  io  feci un gatto di cartone e glielo legai alla coda mentre
di Caterí sembri, a vederla, una casa come tutte le altre,  io  vi debbo raccontare la sua storia perché, fra centomila che
confusa con Nino. Quando glielo dicono, si offende e grida:  Io  sono più bella! Ninetto ribatte: - Ma io sono più alto. Ha
offende e grida: Io sono più bella! Ninetto ribatte: - Ma  io  sono più alto. Ha la mania di crescere, l'ometto. Ogni
si convince.  Io  ho un padrone: padrone per modo di dire perchè oggigiorno
esistere padroni o servitori. È proprietario del campo che  io  e la mia famiglia coltiviamo con molta fatica, sì, ma nello
(Ragazzi miei: i due contadini parlavano in dialetto;  io  vi traduco quel loro dialetto con la sicurezza che voi, pur
Il Cielo sa poi mettere tutte le cose a posto. Per esempio:  io  e la mia famiglia abbiamo fame o dobbiamo naturalmente
aprendo un poco i petali per far sentire la voce. — E tu? —  Io  invece, mi chiamano... Cipí. — Non ti vedo mai da queste
storie di paesi lontani... Un posto piú bello di questo  io  credo che non c'è... — Sospirò e concluse: — Sono in mezzo
 io  ve la riferisco in lingua topesca: si chiama La guerra dei
di fama. La Regina delle Fate ne parla sempre. — Ah,  io  non sono il solo, dunque, che conosca í suoi meriti! —
qui, il difficile, — rispose il mercante, sopra pensiero. —  Io  da tanto penso di farla mia moglie; cosí mi aspetterà
moglie; cosí mi aspetterà sempre nella casa che fra poco  io  costruirò per lei. Avrà abiti di velluto e di broccato e
abiti di velluto e di broccato e una perla al collo. Ma  io  sono timido, e non so come avvicinarla; ella è cosí
grosso mercante: — Appena sarò guarito, — disse, — andremo,  io  e Caterí, a parlarne alla Regina. Il mercante si alzò in
Regina, — disse. — Uh, uh, uh! — approvò il mercante. —  Io  vi aspetterò fuori del cancello, perché non ho il coraggio
mai. Così oggi è intero il diritto della Nazione, ed  io  posso in piena libertà sciogliere il voto fatto sulla tomba
la libertà dei miei popoli, l'onore del nome italian9,  io  combatto pel dirigo di tutta la Nazione. Confidiamo in Dio
confidiamo nella giustizia della pubblica opinione.  Io  non ho altra ambizione che quella di essere il primo
Ma gridami il perché di questo nuovo desiderio, giacché  io  ti conosco da sempre e mai mi accorsi di questa voglia di
di sole, mettono fuori il germoglio. In verità, da tempo  io  pensavo: come è corto il mio spadino! Com'è misero il mio
e disse: «Perdono!» «Molto più che perdonato sei, Blabante:  io  ti ringrazio»
il figlio scomparso: — Se lo trovo gli faccio perdere  io  il vizio di uscire di notte! Ed io credevo di aver allevato
trovo gli faccio perdere io il vizio di uscire di notte! Ed  io  credevo di aver allevato dei figli per bene! — Malediceva e
si fece coraggio, planò accanto a Cippicippi e disse: —  Io  so dove è andato il tuo figliolo, ma adesso non te lo dico,
— È inutile che tu gridi: tuo figlio è innocente,  io  ho visto dov'è andato! — Dov'è quel mascalzone? — urlò
— interruppe minaccioso un passero sopra di lui. — Perché  io  e Passeri questa notte l'abbiamo visto e poco mancava che
coi tuoi occhi? - disse una voce. — Sí, la notte scorsa  io  e Passeri vedemmo i figli di Chiccolaggiú e della povera
quell'orrenda fine; e se Passerí non mi avesse trattenuto,  io  stesso sarei caduto nell'inganno. — Canaglia! — esclamò un
un passero dalla cima dell'albero. — Lo dicevo sempre  io  che quel tipo era un poco di buono! — Silenzio! — gridò un
di primavera si può confondere il sogno con la realtà...  Io  voglio che Cipí dica tutto quello che ha visto!
al compagno: — Che tristezza dover stare qui inoperosa,  io  che facevo tutto da sola e volavo piú alta delle nuvole! —
giocare con te, qualche volta. — Qualche volta, dici?  Io  con te verrò sempre a giocare, se ti farà piacere! Io so
dici? Io con te verrò sempre a giocare, se ti farà piacere!  Io  so cento giochi, e tu? — Io so appena fare le corse! Dopo
a giocare, se ti farà piacere! Io so cento giochi, e tu? —  Io  so appena fare le corse! Dopo questa risposta, Cipí stette
bello! — Piú bello di un gioco che cosa c'è? — Insieme...  io  e te... vuoi che la facciamo una casetta di piume... un
finestra, di domenica per soprappiù. Facciamo così, invece:  io  calo il filo, Vostra Signoria ci lega il fuso, e quando
Cavaliere, ecco che giunge mia madre con le mie sorelle.  Io  me ne vado, faccia lei! - E infatti, sparì. Il Cavaliere
figlia, mentre filava alla finestra, è caduto il fuso.  Io  gliel'ho raccolto ed ella mi ha detto: «Chi mi raccoglie il
ha detto: «Chi mi raccoglie il fuso dev'essere mio sposo.»  Io  non ho nulla in contrario; dunque accompagnatemi a casa mia
come è mai possibile che un tanto signore sposi mia figlia?  Io  sono poverissima e non ho altro che le braccia per lavorare
che nel frattempo ha- ritrovato il suo scilinguagnolo. - Se  io  me ne fossi andato solo soletto in America, non avrei avuto
del mio Paese a fare il tifo per me e a sostenermi. Già  io  lo dico sempre: ride ben chi ride l'ultimo, se i primi son
un momento da casa mia. Ho ancora là una latta d'olio.  Io  che corro devo andar più presto al raduno, e poi ho altri
La corsa comincia alle tre e mezzo, lo sai... Naturalmente  io  devo essere in forma! - Va bene, Ed! Alle tre sono da te! -
in forma! - Va bene, Ed! Alle tre sono da te! - A quell'ora  io  sono già via. Tu vieni poi. La latta dell'olio è nella
Sii puntuale, mi raccomando! - Non dubitare! - Allora  io  mi vado a buttare sul letto. È stata una nottata faticosa,
da Cipí, si allinearono sopra il muro del cortile. —  Io  dico che là dentro c'è del buono! - disse Beccodolce che
ce lo pappiamo senza farci prendere,. — disse Cipí, — vado  io  a vedere! Planò sul cortile coperto di farfalle bianche, si
— Impasto giallo buonissimo, ce n'è per tutti, — disse. —  Io  vado! — sospirò Beccodolce che non capiva piú nulla. — Un
facciamo la fine degli altri! Lui è là e ci guarda! — Ma  io  ho fame! — Anch'io! — gridò Cipí, — ma ragiono. Se mi
io? — domandò Beccodolce. — Cominceremo dai piú giovani.  Io  e Passerì saremo gli ultimi. Pronti? — Pronti! — risposero
lavorano? Non sapete che l'ozio è il padre dei vizi? —  Io  sono di professione cuoco, e l'amico è servitore, — rispose
è del Padre mio che mi ha mandato sulla terra. - Diceva: -  Io  sono la luce del mondo. Io sono la Via, la Verità, la Vita.
mandato sulla terra. - Diceva: - Io sono la luce del mondo.  Io  sono la Via, la Verità, la Vita. Chi crede in me, avrà la
far capire la necessità di stare uniti con Lui? Diceva: -  Io  sono il buon pastore. Il buon pastore conosce le sue
le sue pecorelle, e le pecorelle conoscono lui. - Oppure: -  Io  sono la vite, voi i tralci. Se il tralcio non sta unito con
certamente a lui iniziare la conversazione. — Penserai che  io  sia qui per parlare del ritratto, - disse Maometto. —
come un orizzonte riassunto in un punto solo. —  Io  ti ascolto, Signore, — disse Gentile. — Il secondo motivo
o timore tu non vuoi essere posto davanti a una scelta,  io  me ne andrò dalle tue stanze, e tu mi vedrai da ora in poi
Signore, — disse Gentile, dopo una pausa. — Una scelta,  io  intendo, mi sarà concessa: perché fermare dunque adesso le
e il dolore, e anche la gioia esaltante, di una scelta... E  io  sono poi di quelli, Signore, che più spesso si fanno
Non rivelerai a nessuno quello che ti chiederò, a meno che  io  stesso non te lo conceda, — disse l'Imperatore. — Anche se
la proposta, rimanga segreta fra me e te: nessuna minaccia  io  posso né voglio fare, solo la vergogna di un giuramento
mio harem ve n'è una di nome Amilah, che è la mia favorita.  Io  la amo e desidero come amo e desidero l'aria, il sole e
il volo. — Gentile amico, — continuò l'Imperatore, —  io  non posso sopportare che la bellezza di Amilah svanisca.
nel palazzo dalle terre pastorali in cui è nata, e sebbene  io  non sappia, neppure sforzandomi, immaginare il suo volto
ritrarre una donna. Con molta sofferenza e incertezza ho  io  stesso superato il mio timore e le mie convinzioni: ma
tu in lei vedi, e che desideri rendere immutabile? Benché  io  non ignori le regole di un buon ritratto, sono tuttavia un
sono tuttavia un uomo diverso da te: forse ciò che  io  vedo o so cogliere in un volto non è quello che tu
di Amilah che tu puoi fare non fosse esattamente quello che  io  immagino, sarà qualcosa che comunque viene dalla sua piena
sonno... In quella stanza, dopo che lei si è addormentata,  io  faccio sempre accendere luci abbondanti, perché assai
dormo accanto, o anche quando dormo nei miei alloggiamenti,  io  mi sveglio con il desiderio di guardarla: e cosí faccio,
mi è venuta l'idea del ritratto... — Tu chiedi dunque che  io  la ritragga addormentata, Signore? — No, certo, — disse
con voce lievemente esasperata. — Dipingendola addormentata  io  non potrò mai vedere i suoi occhi. Pensi forse di
grande e forte: un mistero che, per quanto guardi e scruti,  io  non capisco e in cui continuamente mi perdo? Dunque, tu
a vincere la guerra, con la battaglia di Vittorio Veneto. -  Io  non vi farò della storia in particolare: è compito del
gli mancarono i mezzi di armamento e di sussistenza.  Io  non vi faccio nomi: quelli che combatterono e morirono,
fronte. I nomi degli eroi italiani ve li dirà il maestro:  io  mi limito, ragazzi miei, a dirvene uno che vale per tutti:
sei, e ti credi bella. È vero che ti credi bella? - Sì. - E  io  ti butterò nella spazzatura, con la faccia in giú. Ci si
vinto voi! Tu, Melchiorre, occupati della bambina, che  io  penso a questo furfante d'un cané. Melchiorre sorrise
l'avrei lasciato proseguire. Lui mi dà uno scapaccione.  Io  mi aggrappo al manubrio della bicicletta. I miei compagni
del vicinato. La mia camera guardava su questo cortile:  io  però preferivo rimanere in una stanza all'ultimo piano, una
c'era uno scaffale pieno di libri antichi e moderni, che  io  leggevo con grande amore e dai quali imparavo tante cose
che poco volentieri fà la maggior parte di voialtri. Ma  io  pretendo che qualunque carriera seguirete o qualunque via
e sarete onesti. Che cosa vi piacerebbe di fare? —  Io  il campione, — rispose Massimo. — E lui l'ammiraglio. —
compiuto una azione eroica durante questo incarico..." "E  io  l'ho compiuta! Son stato attaccato da cinquanta bucanieri e
"Ho dovuto fare tutto da solo!" "Possibile?" "Certo,  io  andavo avanti come sempre, quando fui attaccato e con la
conte di Trencabar. "E chi vi ci ha fatto?" "Mia madre...  io  sono il maggiore di otto fratelli..." "Non vale!" esclamò
capitano, tornando calmo. "Che avete un bel fegato! Bravo!  Io  rispetto il coraggio!" In quella si sentirono dei colpi
desiderato di fare questa cena con voi, prima che  io  inizi la mia Passione. - E, avendo amati i suoi, sempre,
certo.., se potessi... - Appunto. Ascoltami bene, Amanda.  Io  ti propongo due strade. Numero uno: restare qui. Tu studi e
Me l'immagino - sbuffò lei, alzando le spalle. - Del resto,  io  lo capisco. Prima la mamma, adesso io. Non ha avuto molta
comandamenti di Dio o Decalogo  Io  sono il Signore Dio tuo: - 1. Non avrai altro Dio fuori che
stato sincero con me nel raccontarmi i tuoi pensieri, a te  io  rivelo che per molti giorni, all'inizio, la mia mente è
dell'inizio di questa luna. — Sí, — fece Ganuan annuendo, —  io  so ora che la tua mente, e quella di mio figlio sono piene
Poi tacque sorridendo, e aggiunse: — Spesso, in silenzio,  io  entro nelle stanze di Madurer, e da una certa distanza vi
prosegui il burban seriamente, posando la tazza preziosa, —  io  vedo assai bene che il tuo gioco è un gioco grande, e che
può allungare nel tempo e nella fatica piú di quanto tu ed  io  potevamo prevedere. Io desidero che continui, ma penso con
e nella fatica piú di quanto tu ed io potevamo prevedere.  Io  desidero che continui, ma penso con preoccupazione: «Forse
il suo ritorno, e che il suo cuore desidera rivedere». Cosí  io  penso, ed è come un'angoscia. Tu sai, mio caro, quanto io
io penso, ed è come un'angoscia. Tu sai, mio caro, quanto  io  apprezzo quello che stai facendo: tanto più perché va molto
hai cominciato, e le dia tutto il tempo che essa richiede,  io  ti prego con umiltà e amore di restare. Se hai famiglia, o
Aladino. Tuttavia, mio signore, il gioco ha preso anche me:  io  sto ai suoi bordi come un assetato a quelli di una fonte
miei amici sanno ricordarmi nella mia assenza, e sanno che  io  li ricordo. Quanto alla ricchezza che prometti, io ti dico
che io li ricordo. Quanto alla ricchezza che prometti,  io  ti dico che un pittore ha una sola bocca per i sapori del
me un tappeto nelle stanze del tuo figliolo, in modo che  io  possa passare con lui ogni istante del tempo, come si
Quello si chiama come te - disse Anselmuccio ridendo. - No!  io  mi chiamo Cherubino e quello si chiama Rubino - rispose
e schiaffi e risate, i due pagliacci cominciarono: -  Io  sono più furbo di te - disse Baconchi. - Facciamo la conta
più furbo di te - disse Baconchi. - Facciamo la conta che  io  sono più furbo di te - rispose Rubino. Fecero la conta. Tre
l'albero si turavano la bocca con la mano per non ridere. -  Io  un testone? - rispose Minghin arrabbiato - non vedi che
cinque, dicendo: - Tu me n'hai dati cinque e, come vedi,  io  li ho raddoppiati. - Bravo servitore - gli dice il padrone:
- gli dice il padrone: - tu sei stato fedele nel poco e  io  ti farò padrone del molto: vieni e godi della gioia del tuo
il padrone: - Bravo servitore, sei stato fedele nel poco e  io  ti farò padrone del molto. Vieni anche tu e godi della
davanti la grotta, il bel giovane picchiò. — Chi siete? Son  io  e Serpentina. — Chi volete? — La Fata Regina. - La grotta
"buon compleanno", scivolando si appoggia a me e così  io  cado seduto in una morbida cassata siciliana. Mentre Nerone
Mentre Nerone continua ad ingozzarsi, Maristella ed  io  ci buttiamo alla disperata ricerca della nostra borsa. E
Tit. — Ma perché non mi hai detto prima che hai un soldo?  Io  qua vedo un soldo. — Sí, non ci pensavo. Potremo comperare
la seguente lettera per Rosetta: « ROSSETA PARTIAMO  IO  E CATERINA IN CERCHA DI BELISIMA. TORNO SUBITO. DISTINTI
Beccodolce osservò: — La gabbia è alzata, ci si passa...! —  Io  vado! — esclamò l'ultimo nato di Piumaleggera. Cipí si
lui tira la cordicella e noi restiamo intrappolati. — Ma  io  ho fame! Ho tanta fame! — Siate forti! Venite con noi in
Cipí, Passeri e Beccodolce, ai passerotti affamati. -  Io  muoio di fame... io ci vado! — piangeva uno. — Io non ne
e Beccodolce, ai passerotti affamati. - Io muoio di fame...  io  ci vado! — piangeva uno. — Io non ne posso più! — si
- Io muoio di fame... io ci vado! — piangeva uno. —  Io  non ne posso più! — si lamentava un altro. Tre passerotti
E chissà quante altre ne ha combinate, quel delinquente. -  Io  l'ho sempre sospettato. - Con quella faccia... - Che bel
- Se avete così fretta perchè non date loro una mano? -  Io  sono il caporale. Quel signore scende da cavallo e si mette
- Quando uno non sa giocare, è meglio che si ritiri. Entro  io  al tuo posto, va'! - Eh! Non c'è mica bisogno di urlare
posto, va'! - Eh! Non c'è mica bisogno di urlare così... -  Io  urlo quanto mi pare e piace! - Li senti? - riprese la
la Pinuccia. - Sono peggio dei bambini. Tu, invece... -  Io  nel gioco delle carte son peggio del maresciallo - tentò di
- Beh, io... - la Pinuccia arrossì come una ragazzina. -  Io  non ho studiato molto. Ho fatto solo fino alla quinta
i suoi compagni e non ha potuto far niente per impedirlo. E  io  mi chiedo sempre, quando arrivo a questo punto: dove si
Cattivo! cattivo! - si mise a singhiozzare la Lilia. - S'  io  non avessi la famiglia, alla quale non voglio dare
da quelle parole generose e giuste; - se la Lilia e  io  s' è fatto questo sbaglio, gli è che non possiamo vederci
dalla parte di Rosicalegno: - Orsù, dammi retta. Siccome  io  sono d' un carattere leale e risoluto, e non mi garbano i
una mia idea. Così la faccenda non può continuare. Anche s'  io  non la scoprivo, si sarebbe giunti, prima o poi, a conoscer
stata rinchiusa in gabbia, per levarle il ruzzo, e tu.... -  Io  sarei stato ucciso, come sarò ucciso di sicuro - rispose
è il caso di far tanti discorsi - ripigliò calmo Dodò. -  Io  conosco la nostra famiglia; e ti assicuro che invece
Lilia la mordo a sangue; e quanto a te.... quanto a te, so  io  come ti concio. - Coraggio, Rosichino mio, coraggio! -
venuta la curiosità di sapere chi questa Rosalba fosse: ora  io  son venuta qui apposta per levarvi tal curiosità. Così
le donne pittrici, o comechessia artiste, veramente  io  non la saprei indovinare; ma, volendo pur dir qualche cosa,
non la saprei indovinare; ma, volendo pur dir qualche cosa,  io  come io mi pare doversene attribuir la cagione a questo,
indovinare; ma, volendo pur dir qualche cosa, io come  io  mi pare doversene attribuir la cagione a questo, che la
eccellenti maestri, i quali furono idioti o poco meno.  Io  non voglio troppo distendermi in questo argomento per non
perchè ci sono state tante donne pittrici, ha detto  io  come io, mi pare. Non dubito punto che ella abbia detto uno
mettere in canzonella uno che scrisse, come ella ha detto  io  mi pare; non so che pensarmi, ed a lei ne domando.
Villani, il quale comincia la sua Cronica appunto così:  Io  Giovanni Villani, cittadino fiorentino, mi pare di
vestiti che parete d' oro. E tal costrutto non è, com'  io  diceva, contrario nemmeno alla ragione grammaticale; perchè
Ed il medesimo Chiabrera scriveva con tutta gentilezza: "Ed  io  co' cigni del Sebeto e d' Arno, E del gran Po, ma da
si accartoccia in un punto come un angolo di pagina.  Io  e il mio papà andiamo a trovarlo spesso. Suona benissimo i
dei sogni degli altri — dice il papà sottovoce. Allora  io  non rido.
o delle belve della foresta?" "Per una certa regola vostra  io  non temo le zagaglie e in quanto alle fiere ci sono
esclamò. "Chi è che ha sparato una cannonata?" "Sono  io  che ho fatto 'bum' con la bocca, capitano, per le vostre
di rispetto, sergente..." "Voi appartenete alla polizia e  io  all'esercito, capitano... Perciò io non sono un vostro
alla polizia e io all'esercito, capitano... Perciò  io  non sono un vostro inferiore... Comunque, visto che non
e spiccando un balzo indietro. "E non mi dicevate nulla!  Io  non mi preoccupo per me ma per voi!" "I mussurana non