Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Numero di risultati: 91 in 2 pagine

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Cipí

206603
Lodi, Mario 19 occorrenze
  • 1995
  • Edizioni E. Elle
  • Trieste
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Cipì p. 9 Nascita di Cipí 12 Il mondo 16 Il buco fondo e nero 19 Prigioniero 22 Alla scoperta del mondo 25 Margherí 30 Gli artigli 33 La fucilata 36

altrove —. E i due passeri risalirono sul tetto. — Amici, — spiegò Cipí. — Il boccone è un tranello, dobbiamo lasciarlo là. Andiamo via! E si slanciò

Il dí seguente Cipí, vedendo il gatto che riposava all'ombra del fico, disse fra sé: — Ecco là l'animale coi baffi e gli artigli invisibili! — E gli

Antonio Baldini, La strada delle meraviglie Anton Giulio Barrili, Capitan Dodèro Floriana Bossi, Il Re del Disordine Carlo Brizzolara, La Minghina bastonata

sotto una tegola, una passera covava tre sue uova piccine, senza abbandonarle mai. Babbo passero pensava a procurarle il cibo volando dal nido alla

! — Che c'è ancora? — Chi è che fa tum tum, tum tum? La mamma sorrise: — E il mio cuore. Ma ora dormi e tutto passerà. Me lo prometti? — Cipí! — rispose

1 Mario Lodi, Bandiera 2 Mario Lodi e i suoi ragazzi, Cipí 3 Nico Orengo, A-uli-ulé 4 Mario Rigoni Stern, Il libro degli animali 5 Leo Lionni, Le

notte, dacci una prova che il signore della notte uccide i nostri amici! La luna, che saliva gobba la scalinata del cielo fra un corteo di stelle che

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passeri balzarono fuori dai loro buchi e lo salutarono: — Evviva il nostro salvatore! — e volarono incontro ai suoi caldi raggi. Il sole esclamò

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Per fortuna babbo e mamma arrivarono in tempo e lo riportarono nel nido. — Perché fai il disubbidiente? — disse la mamma. — Io voglio vedere che cosa

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Che festa, quei giorni! I passeri si abbracciavano e si baciavano e per tutto il vicinato si sparse il chiasso dei festeggiamenti in onore di Cipí e

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Una mattina che mamma passera non c'era, Cipí scappò fuori dal nido e saltò in cima al camino e vide un buco fondo fondo e nero come il carbone. E

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che allungava la testolina fuori dall'erba per farsi baciare da un raggio di sole. — Chi ha parlato? — disse Cipí. Il fiore, a quella brusca domanda

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Quella sera stessa, Palla di fuoco si era appena coricato quando il vento della collina, strisciando fra i comignoli, arrivò urlando: — Via! Via

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Quando il nido fu pronto, liscio, soffice e rotondo, Passeri vi depose tre uova e le covò. Di giorno Cipí andava e tornava dal tetto ai campi in

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E arrivò il vento, che urlò alle rondini: — Si parte per il lungo viaggio sul mare! ... Siete pronte? — Sí sí, sí sì, — risposero le rondini; e per

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Il giorno seguente cominciò a interrogare gli uccelli del tetto. — Lo sai tu chi c'è là dentro? — chiese a Piumaleggera. — Quella è la casa del

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Prima che facesse giorno Cipí si diresse verso il nido di Cippicippi e quando vide la passera cercare disperata il figlio scomparso, si posò

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Si fece un silenzio di tomba. E Cipí raccontò: — Fu ieri sera: stavo aspettando il sonno quando vidi calare sul tetto due stelline che con belle

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Lo stralisco

208446
Piumini, Roberto 31 occorrenze
  • 1995
  • Einaudi
  • Torino
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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1. La galea scivolava sulla lucente via del mare. Il sole acerbo ne tingeva di rosa la prua, il fianco sinistro e la vela quadrata, gonfia di

cena solitaria ma lussuosa, aveva solamente assaggiato. Sul grande freschissimo letto, da cui ascoltava lontane civette, fruscii d'onde, muoveva il

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10. L'uomo vestito di nero, di cui Gentile mai seppe il nome e mai ascoltò la voce, lo prelevò prima della mezzanotte del terzo giorno, dopo che, al

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11. Per quella notte, Gentile non fece che guardare e riflettere, senza preoccuparsi di cosa pensasse il guardiano della sua inattività: ma l'uomo in

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12. Come, al mattino, aveva soltanto schizzato il ritratto di Maometto, cosí nella seconda notte Gentile non tracciò che i primi segni di quello di

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orientale al centro della stanza piú grande, verso l'ampia apertura verso la loggia, e il vento continuo dello stretto le agitava attorno la veste gialla come

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4. Nei giorni seguenti Sakumat e Madurer stettero molto insieme, giocando e parlando. — Che cosa dipingerai, Sakumat? — chiedeva il bambino. — Non lo

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. In faticosi sussulti, che lentamente si fecero meno ampi e dolenti, si addormentò. Sognò terribilmente. Era il Sultano: non Maometto Secondo ma un

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17. All'arrivo dell'uomo vestito di nero, disse il pittore: — Andiamo per l'ultima volta. Mancano solamente pochi ritocchi. Avverti il tuo signore

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pittore veneziano è stato chiamato al Palazzo per ritrarre il Sultano... — Tu sei quel pittore, — lei disse, quieta. — Ma altra è la risposta che voglio

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, divisa, ferita da varie disunioni, e nonostante sforzi dolorosi il pittore non riusciva a comporne interamente la figura. Il ritratto di Maometto Secondo

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chiesa. Solo piccoli spostamenti del capo su e giú accompagnavano i passaggi della preghiera. La luce del pomeriggio maturo, attraverso il rosone

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9. — Filippo, la tua salute è buona? — chiese fra Diamante. Erano al fresco del monte, fuori Prato, a respirare l'aria fresca con cui il bosco fitto

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quattro passi dall'ingresso, sedeva suor Marta, con il volto abbassato e le mani posate, una accanto all'altra, sulla veste bruna. A sinistra, un poco piú

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provvedevano a quel lavoro, il burban fece chiamare il pittore, e cosí parlò: — Ti ho chiamato nella mia casa per fare a mio figlio un dono insolito... Ora

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Tre volte, come il gioco voleva, cantò e toccò a velocità crescente la fronte, il naso e i denti con la punta del dito, sorridendo.

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13 Filippo, insoddisfatto, guardava il dipinto continuamente, socchiudendo gli occhi, ricordando il volto di Lucrezia, ritoccando, guardando ancora

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. Fra stanza e stanza non v'erano tende, ma larghe soglie squadrate: anche da quelle, come dagli angoli di ogni stanza, il burban aveva fatto togliere

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7. Passarono i giorni, e nascevano le montagne. Non soltanto la vallata dove vivevano Insubat e Mutkul, e le pendici su cui il cane zoppo correva

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2. Un giorno bussò alla porta di Sakumat un capoterra grande e grosso, che portava il basso turbante caratteristico delle vallate a nord di Malatya

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8. — I pesci sono infiniti, Sakumat? — Non infiniti, — rispose il pittore, aggiungendo pennellate azzurro-verdi al mare, — ma certo nessuno li può

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Sakumat vicino al letto del figlio. — Gli accade cosí a lunghi intervalli, — disse il burban guardando la faccia del bambino addormentato. - A volte

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10. — Sai, Sakumat, prima avevo pensato di fare il mare anche nella terza stanza, — disse Madurer, descrivendo con la mano una linea orizzontale

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11. Sulle pareti della terza stanza nacque il prato, ed era un prato a primavera. L'erba di un verde fragrante era entusiasta, corta e compatta; i

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accanto al letto, consultandosi ed osservando la sua sofferenza. Anche quando il bambino si riprese, e ricominciarono i lunghi e quieti riposi diurni, i

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13. Col pretesto di dare notizie sulla costruzione delle nuove stanze, il burban aumentò le visite a Madurer. — I lavori vanno bene, figlio. Fra poco

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14. — Dove va la nave, Sakumat? — chiese Madurer con voce fioca. Ormai passava gran parte della giornata sui cuscini, a guardare il lavoro del

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15. — Padre, vedi? Il prato si addormenta, — disse Madurer. Erano trascorsi nove mesi dalla crisi decisiva. Ora il bambino giaceva nella terza stanza

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16. Quando Madurer fu morto, e la casa e il villaggio ebbero pianto per molti giorni, il burban chiamò Sakumat. — Ora sei mio fratello, — disse, — la

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2. Passò la limpida costa d'Arcadia, il fischiante stretto di Cerigo: poi, con la prua ormai a Nord, la gran luce di Zea e del Capo d'Oro. A Sciro il

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i suoi lineamenti erano quelli di un bambino di nove anni. Tuttavia niente in lui era incompleto o gracile: il volto era limpido e grazioso, gli

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