Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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al laboratorio del falegname sta l'officina del fabbro.  Il  fabbro è giovane. Canta mentre picchia sull'incudine. La
picchia sull'incudine. La sua fucina è nera, nonostante  il  fuoco acceso tutto il giorno; un apprendista muove il
La sua fucina è nera, nonostante il fuoco acceso tutto  il  giorno; un apprendista muove il mantice per tenerlo vivo.
il fuoco acceso tutto il giorno; un apprendista muove  il  mantice per tenerlo vivo. Il fabbro arroventa le sbarre
giorno; un apprendista muove il mantice per tenerlo vivo.  Il  fabbro arroventa le sbarre sulla fiamma, le lavora, le
le torce, poi le attuffa nella tinozza d'acqua fredda.  Il  suo bambino, Carletto, compagno di scuola di Nino, è
di Nino, è orgoglioso del mestiere di suo padre. Anche  il  babbo del Duce era un fabbro. E tu che cosa farai quando
un fabbro. E tu che cosa farai quando sarai alto? - domanda  il  padre a Carletto. - Il fabbro - risponde il bambino. - È un
farai quando sarai alto? - domanda il padre a Carletto. -  Il  fabbro - risponde il bambino. - È un nobile mestiere. -
alto? - domanda il padre a Carletto. - Il fabbro - risponde  il  bambino. - È un nobile mestiere. - Sicuro. Tutti i mestieri
sono nobili e non sporcano le mani - afferma ridendo  il  babbo, passandogli una mano sul volto e lasciandovi una
e lasciandovi una traccia scura. - Adesso vai a lavarti  il  muso.
 IL  MESTIERE DEL RE Il maestro di Nino ha dettato ai suoi
MESTIERE DEL RE  Il  maestro di Nino ha dettato ai suoi scolari la domanda:
sui quaderni, quaranta cervellini lavorano. Chi vuoi fare  il  fabbro e chi il maestro, chi il medico e chi il
quaranta cervellini lavorano. Chi vuoi fare il fabbro e chi  il  maestro, chi il medico e chi il costruttore, chi il cuoco e
lavorano. Chi vuoi fare il fabbro e chi il maestro, chi  il  medico e chi il costruttore, chi il cuoco e chi il soldato.
vuoi fare il fabbro e chi il maestro, chi il medico e chi  il  costruttore, chi il cuoco e chi il soldato. La maggior
e chi il maestro, chi il medico e chi il costruttore, chi  il  cuoco e chi il soldato. La maggior parte, e tra questi
chi il medico e chi il costruttore, chi il cuoco e chi  il  soldato. La maggior parte, e tra questi Nino, sognano le
questi Nino, sognano le ali. Dieci hanno sottoscritto per  il  marinaio. Uno solo, Tommasino, il figlio di uno spazzino
hanno sottoscritto per il marinaio. Uno solo, Tommasino,  il  figlio di uno spazzino municipale, decide per il re. Il
Tommasino, il figlio di uno spazzino municipale, decide per  il  re. Il maestro sorride mentre i compagni scoppiano a
il figlio di uno spazzino municipale, decide per il re.  Il  maestro sorride mentre i compagni scoppiano a ridere. -
nè una professione, caro bambino! Perchè vorresti fare  il  re? - Per comandare e non far niente. Ora il maestro non
vorresti fare il re? - Per comandare e non far niente. Ora  il  maestro non ride. - Ascolta - gli dice. Vittorio Emanuele,
In piedi all'alba, studiava fino a notte. Un giorno  il  principino di dodici anni si alza con un tremendo
tremendo raffreddore. La mamma, la Regina Margherita, prega  il  precettore del figliuolo di risparmiargli almeno la prova
Dovrebbe forse perdere una battaglia per una infreddatura?  Il  maestro guarda con intenzione Tommasino: - Che ne dici?
santificato  il  tuo Nome. Il Nome di Dio è il Nome del Padre, santo e
santificato il tuo Nome.  Il  Nome di Dio è il Nome del Padre, santo e soave. Il buon
santificato il tuo Nome. Il Nome di Dio è  il  Nome del Padre, santo e soave. Il buon figliuolo onora il
Nome. Il Nome di Dio è il Nome del Padre, santo e soave.  Il  buon figliuolo onora il nome di suo padre, e vuole che
è il Nome del Padre, santo e soave. Il buon figliuolo onora  il  nome di suo padre, e vuole che tutti gli altri lo
gli altri lo rispettino. Non faremo noi altrettanto per  il  Nome di Dio? Per il Nome del Padre che sta nei Cieli?
Non faremo noi altrettanto per il Nome di Dio? Per  il  Nome del Padre che sta nei Cieli? Eppure, per le strade e
(Dio non voglia in casa vostra!), come è talora maltrattato  il  Nome del Signore, come è talora villanamente oltraggiato
Ebbene, preghiamo che sia santificato ora e sempre  il  Nome di Dio. Quando preghiamo così, noi siamo l'eco vivente
siamo l'eco vivente delle parole: - Santo, Santo, Santo è  il  Nome del Signore! - delle quali risuona tutto il Cielo.
Santo è il Nome del Signore! - delle quali risuona tutto  il  Cielo.
chi pregheremo  Il  buon fanciullo prega prima di tutto per sè, perchè possa
e virtuosi, se Dio non ci aiuta! Poi prega per la mamma e  il  babbo e per tutti quelli che gli vogliono bene. Ma prega
per tutti quelli che gli vogliono bene. Ma prega anche per  il  Sommo Pontefice, ch' è il Padre di tutti i cristiani; prega
vogliono bene. Ma prega anche per il Sommo Pontefice, ch' è  il  Padre di tutti i cristiani; prega per il Re e per il Duce;
Pontefice, ch' è il Padre di tutti i cristiani; prega per  il  Re e per il Duce; prega che il Signore benedica il nostro
ch' è il Padre di tutti i cristiani; prega per il Re e per  il  Duce; prega che il Signore benedica il nostro Paese, e
tutti i cristiani; prega per il Re e per il Duce; prega che  il  Signore benedica il nostro Paese, e fecondi il lavoro delle
per il Re e per il Duce; prega che il Signore benedica  il  nostro Paese, e fecondi il lavoro delle sue belle campagne
prega che il Signore benedica il nostro Paese, e fecondi  il  lavoro delle sue belle campagne e delle sue officine.
Come si chiama  il  Figliuol di Dio fatto uomo? Il Figliuol di Dio fatto uomo
Come si chiama il Figliuol di Dio fatto uomo?  Il  Figliuol di Dio fatto uomo si chiama Gesù Cristo. - Perchè
Figliuol di Dio fatto uomo si chiama Gesù Cristo. - Perchè  il  Figliuol di Dio si fece uomo? Il Figliuol di Dio si fece
Gesù Cristo. - Perchè il Figliuol di Dio si fece uomo?  Il  Figliuol di Dio si fece uomo per salvarci, cioè per
salvarci, cioè per redimerci dal peccato e riacquistarci  il  paradiso.
Uh!  Il  vento soffia, ulula, infuria! Prepotentaccio di un vento!
eccolo sul tetto. Un vecchietto cammina, guardingo, lungo  il  marciapiede, con il cappello calato sugli orecchi. -
Un vecchietto cammina, guardingo, lungo il marciapiede, con  il  cappello calato sugli orecchi. - Salutami - gli ordina il
il cappello calato sugli orecchi. - Salutami - gli ordina  il  vento, soffiandogli alle spalle. Il vecchietto alza il
- Salutami - gli ordina il vento, soffiandogli alle spalle.  Il  vecchietto alza il bavero della giubba. Con uno
il vento, soffiandogli alle spalle. Il vecchietto alza  il  bavero della giubba. Con uno scappellotto il vento gli
alza il bavero della giubba. Con uno scappellotto  il  vento gli butta giù il cappello e glielo porta lontano. Per
della giubba. Con uno scappellotto il vento gli butta giù  il  cappello e glielo porta lontano. Per fortuna il nostro Nino
butta giù il cappello e glielo porta lontano. Per fortuna  il  nostro Nino ha assistito al tiro birbone; rincorre il
il nostro Nino ha assistito al tiro birbone; rincorre  il  cappello e lo consegna al suo padrone.
 Il  Reuccio si desta e vuol correre a spron battuto alla Reggia
correre a spron battuto alla Reggia per chiedere al padre  il  consenso al suo matrimonio. Di fatti, va dal Re e gli
al suo matrimonio. Di fatti, va dal Re e gli espone  il  suo desiderio. Il Re, che non sapeva contraddirlo in nulla,
Di fatti, va dal Re e gli espone il suo desiderio.  Il  Re, che non sapeva contraddirlo in nulla, manda
figlia bellissima, per chiedere la Principessa in sposa per  il  figlio. Giunge la sposa in Palermo e si fanno feste non mai
Giunge la sposa in Palermo e si fanno feste non mai vedute.  Il  popolo esultava, il Re e la Regina esultavano, il Reuccio
e si fanno feste non mai vedute. Il popolo esultava,  il  Re e la Regina esultavano, il Reuccio era mezzo matto dalla
vedute. Il popolo esultava, il Re e la Regina esultavano,  il  Reuccio era mezzo matto dalla felicità
I PESI. 46. Le unità di misura più comuni per i pesi sono:  il  grammo (g.): il decagrammo (dag.), che è eguale a 10
unità di misura più comuni per i pesi sono: il grammo (g.):  il  decagrammo (dag.), che è eguale a 10 grammi; l'ettogrammo
a 10 grammi; l'ettogrammo (hg.), che è eguale a 100 grammi;  il  chilogrammo O, semplicemente, chilo. (kg.), che è eguale a
O, semplicemente, chilo. (kg.), che è eguale a 1000 grammi;  il  decigrammo (dg.), che è la decima parte del grammo; il
il decigrammo (dg.), che è la decima parte del grammo;  il  centigrammo (cg.), che è la centesima parte del grammo; il
il centigrammo (cg.), che è la centesima parte del grammo;  il  milligrammo (mg.), che è la millesima parte del grammo. Il
il milligrammo (mg.), che è la millesima parte del grammo.  Il  decagrammo, l'ettogrammo e il chilogrammo sono dunque
millesima parte del grammo. Il decagrammo, l'ettogrammo e  il  chilogrammo sono dunque multipli del grammo, il decigrammo,
e il chilogrammo sono dunque multipli del grammo,  il  decigrammo, il centigrammo e il milligrammo sono suoi
chilogrammo sono dunque multipli del grammo, il decigrammo,  il  centigrammo e il milligrammo sono suoi sottomultipli. Sono
dunque multipli del grammo, il decigrammo, il centigrammo e  il  milligrammo sono suoi sottomultipli. Sono pure in uso il
e il milligrammo sono suoi sottomultipli. Sono pure in uso  il  quintale (q.), che è eguale a 100 chilogrammi e la
tutte intrise di polvere, tutte sformate, chi avrebbe avuto  il  coraggio di riportarle alla Regina? Tizzoncino tornò a casa
e rammaricandosi. — Che cosa è stato, figliuola mia? —  Il  Reuccio mi ha tirato un calcio e mi ha rovesciato ogni
mi ha rovesciato ogni cosa. — Sia fatta la volontà di Dio:  il  Reuccio è padrone. — Le vicine non capivano nella pelle
— Le vicine non capivano nella pelle dall' allegrezza. —  Il  Reuccio gli aveva menato un calcio: le stava bene a Spera
aveva menato un calcio: le stava bene a Spera di sole! -  Il  Reuccio pochi anni dopo pensò di prender moglie e mandò a
troppo tardi: la figliuola dei Re di Spagna s' era maritata  il  giorno avanti. Il Reuccio volea impiccato l' ambasciatore.
dei Re di Spagna s' era maritata il giorno avanti.  Il  Reuccio volea impiccato l' ambasciatore. Ma questi gli
nel viaggio mezza giornata di meno degli altri. Allora  il  Reuccio lo mandò a domandare la figliuola del Re di
tardi: la figliuola del Re di Francia s' era maritata  il  giorno avanti. Il Reuccio volea ad ogni costo impiccato
del Re di Francia s' era maritata il giorno avanti.  Il  Reuccio volea ad ogni costo impiccato quel traditore che
spesa nel viaggio una giornata di meno degli altri. Allora  il  Reuccio lo mandava dal Gran Turco per la sua figliuola. Ma
troppo tardi: la figliuola del Gran Turco s' era maritata  il  giorno avanti. Il Reuccio non sapea darsi pace; piangeva.
figliuola del Gran Turco s' era maritata il giorno avanti.  Il  Reuccio non sapea darsi pace; piangeva. Il Re, la Regina,
giorno avanti. Il Reuccio non sapea darsi pace; piangeva.  Il  Re, la Regina, tutti i ministri gli stavano attorno: —
la figliuola del Re d'Inghilterra: si mandasse per lei. -  Il  povero ambasciatore partì come una saetta, camminando
Anche la figlia del Re d'Inghilterra s' era maritata  il  giorno avanti. Figuriamoci il Reuccio! Un giorno, per
d'Inghilterra s' era maritata il giorno avanti. Figuriamoci  il  Reuccio! Un giorno, per distrarsl, se n' andò a caccia.
Ah, finalmente sei arrivato? — A quella voce grossa grossa,  il  Reuccio sentì accapponarsi la pelle. — Brav' uomo, non vi
la pelle. — Brav' uomo, non vi conosco; io sono  il  Reuccio. — Reuccio o non Reuccio, prendi quella scure e
Reuccio, prendi quella scure e spaccami un po' di legna. —  Il  Reuccio, per timore di peggio, gli spaccava le legna. —
— Reuccio o non Reuccio, vai per l' acqua alla fontana. —  Il  Reuccio, per timore di peggio, prendeva l'orcio sulle
alla fontana. — Reuccio o non Reuccio, servimi a tavola. E  il  Reuccio, per timore di peggio, lo servì a tavola. All'
per timore di peggio, lo servì a tavola. All' ultimo  il  vecchio gli diè quel che era avanzato. — Buttati lì; è il
il vecchio gli diè quel che era avanzato. — Buttati lì; è  il  tuo posto. — Il povero Reuccio si accovacciò su quel po' di
diè quel che era avanzato. — Buttati lì; è il tuo posto. —  Il  povero Reuccio si accovacciò su quel po' di strame in un
strame in un canto, ma non potè dormire. Quel vecchio era  il  mago, padrone del bosco. Quando andava via, stendeva
via, stendeva attorno alla casa una rete incantata, e  il  Reuccio rimaneva in tal modo suo prigioniero e suo schiavo.
rimaneva in tal modo suo prigioniero e suo schiavo. Intanto  il  Re e la Regina lo piangevano per morto e portavano il
il Re e la Regina lo piangevano per morto e portavano  il  lutto. Ma un giorno, non si sa come, arrivò la notizia che
lutto. Ma un giorno, non si sa come, arrivò la notizia che  il  Reuccio era schiavo del mago. Il Re spedì subito i suoi
arrivò la notizia che il Reuccio era schiavo del mago.  Il  Re spedì subito i suoi corrieri: — Tutte le ricchezze del
corrieri: — Tutte le ricchezze del regno, se gli rilasciava  il  figliuolo! — Sono più ricco di lui! — A questa risposta del
grande. Spedì daccapo i corrieri: — Che voleva? Parlasse:  il  Re avrebbe dato anche il sangue delle sue vene. — Una
corrieri: — Che voleva? Parlasse: il Re avrebbe dato anche  il  sangue delle sue vene. — Una pagnotta e una stiacciata,
stiacciata, impastate, infornate di mano della Regina, e  il  Reuccio sarà libero. — Oh, questo era nulla! — La Regina
la impastò, fece la pagnotta e la stiacciata, scaldò  il  forno di sua mano e le infornò. Ma non era pratica;
pagnotta e stiacciata furono abbruciacchiate. Quando  il  mago le vide, arricciò il naso: — Buone pei cani! — — E le
furono abbruciacchiate. Quando il mago le vide, arricciò  il  naso: — Buone pei cani! — — E le buttò al suo mastino. La
fece un' altra pagnotta e un' altra stiacciata. Poi scaldò  il  forno di sua mano e le infornò. Ma non era pratica. La
La pagnotta e la stiacciata riusciron mal cotte. Quando  il  mago le vide, arricciò il naso: — Buone pei cani! — — E le
riusciron mal cotte. Quando il mago le vide, arricciò  il  naso: — Buone pei cani! — — E le buttò al mastino, La
— — E le buttò al mastino, La Regina provò, riprovò; ma  il  suo pane riusciva sempre o troppo o poco cotto; e intanto
suo pane riusciva sempre o troppo o poco cotto; e intanto  il  povero Reuccio restava schiavo del mago. Il Re adunò
e intanto il povero Reuccio restava schiavo del mago.  Il  Re adunò Consiglio di Ministri. — Sacra Maestà, — disse uno
— Sacra Maestà, — disse uno dei Ministri - proviamo se  il  mago è indovino. La Regina staccerà la farina, la
impasterà, farà la pagnotta e la stiacciata; per scaldare  il  forno ed infornare chiameremo Tizzoncino! — Bene!
Tizzoncino! — Bene! Benissimo! — E così fecero. Ma  il  mago arricciò il naso: — Pagnottaccia, stiacciataccia Via,
— Bene! Benissimo! — E così fecero. Ma il mago arricciò  il  naso: — Pagnottaccia, stiacciataccia Via, lavatevi la
che ci avea messo le mani Tizzoncino. — Allora, — disse  il  ministro, non c'è che un rimedio. Quale? — domandò il Re. —
disse il ministro, non c'è che un rimedio. Quale? — domandò  il  Re. — Sposare il Reuccio con Tizzoncino. Così il mago avrà
non c'è che un rimedio. Quale? — domandò il Re. — Sposare  il  Reuccio con Tizzoncino. Così il mago avrà il pane
— domandò il Re. — Sposare il Reuccio con Tizzoncino. Così  il  mago avrà il pane stacciato, impastato, infornato dalle
Re. — Sposare il Reuccio con Tizzoncino. Così il mago avrà  il  pane stacciato, impastato, infornato dalle mani della
stacciato, impastato, infornato dalle mani della Regina, e  il  Reuccio sarà liberato. — È proprio la volontà di Dio! —
sarà liberato. — È proprio la volontà di Dio! — disse  il  Re. — Spera di sole, spera di sole, sarai regina se Dio
di sole, spera di sole, sarai regina se Dio vuole. - E fece  il  decreto reale, che dichiarava il Reuccio e Tizzoncino
se Dio vuole. - E fece il decreto reale, che dichiarava  il  Reuccio e Tizzoncino marito e moglie. Il mago ebbe la
che dichiarava il Reuccio e Tizzoncino marito e moglie.  Il  mago ebbe la pagnotta e la stiacciata, stacciate, impastate
stacciate, impastate e infornate dalle mani della Regina, e  il  Reuccio fu messo in libertà. Veniamo intanto a lui, che di
di fornaia regina? — Ma c'è un decreto reale.... — Sì?  Il  Re lo ha fatto, e il Re può disfarlo! - Tizzoncino,
— Ma c'è un decreto reale.... — Sì? Il Re lo ha fatto, e  il  Re può disfarlo! - Tizzoncino, diventata Reginotta, era
reale. Ma nos s'era voluta lavare, nè pettinare, nè mutarsi  il  vestito, nè mettersi un paio di scarpe: — Quando verrà il
il vestito, nè mettersi un paio di scarpe: — Quando verrà  il  Reuccio, allora mi ripulirò. - Era possibile? E aspettava,
— Verrà, non dubitate; verrà. — Verrò? Guarda come verrò! -  Il  Reuccio, perduto il lume degli occhi e colla sciabola in
verrà. — Verrò? Guarda come verrò! - Il Reuccio, perduto  il  lume degli occhi e colla sciabola in pugno, correva verso
Tizzoncino: volea tagliarle la testa. L'uscio era chiuso.  Il  Reuccio guardò dal buco della serratura e la sciabola gli
 il  tuo Regno. Il Regno di Dio è senza confini: tutta la terra
il tuo Regno.  Il  Regno di Dio è senza confini: tutta la terra è il Regno di
Regno. Il Regno di Dio è senza confini: tutta la terra è  il  Regno di Dio. Ma esso non è un regno materiale; è un regno
è un regno tutto spirituale. P un Regno di anime. È  il  regno del bene. Dove si fa del bene, là è il regno di Dio,
di anime. È il regno del bene. Dove si fa del bene, là è  il  regno di Dio, come là dove si fa del male è il regno del
bene, là è il regno di Dio, come là dove si fa del male è  il  regno del diavolo. Quando adunque chiediamo il Regno di
del male è il regno del diavolo. Quando adunque chiediamo  il  Regno di Dio, noi chiediamo il trionfo di Dio su gli
Quando adunque chiediamo il Regno di Dio, noi chiediamo  il  trionfo di Dio su gli uomini; chiediamo che i figli
di Dio su gli uomini; chiediamo che i figli conoscano  il  Padre, lo amino, e rispettino la sua santa Legge. Chiediamo
Più cresceranno i veri buoni nel mondo, e più si allargherà  il  Regno di Dio. Ma c'è pure il Regno visibile di Dio. È la
nel mondo, e più si allargherà il Regno di Dio. Ma c'è pure  il  Regno visibile di Dio. È la Santa Chiesa cattolica che ha
di Dio. È la Santa Chiesa cattolica che ha per capo  il  Papa, la Chiesa che Gesù ha fondato proprio per far
la terra e che da tanti secoli soffre, combatte e prega. Ma  il  vero Regno di Dio, di cui la Chiesa è un'immagine e una
Dio, di cui la Chiesa è un'immagine e una preparazione, è  il  Paradiso, promesso ai buoni. Anche chi, in questa vita, non
stato buono, un giorno erediterà, addirittura, un regno:  il  Regno del Cielo.
quei giorni di indescrivibile entusiasmo anche  il  Granduca di Toscana, il Papa, il Re delle Due Sicilie
di indescrivibile entusiasmo anche il Granduca di Toscana,  il  Papa, il Re delle Due Sicilie furono trascinati a mandar
entusiasmo anche il Granduca di Toscana, il Papa,  il  Re delle Due Sicilie furono trascinati a mandar truppe
aiuto di Carlo Alberto. L'esercito del Re di Sardegna varcò  il  Mincio dopo un accanito combattimento, in cui si distinse
un accanito combattimento, in cui si distinse specialmente  il  corpo dei bersaglieri, i baldi soldati dal pittoresco
anche da Pastrengo: alla battaglia partecipò personalmente  il  Re; ed i carabinieri della sua scorta travolsero il nemico
il Re; ed i carabinieri della sua scorta travolsero  il  nemico con una carica impetuosa. Il maresciallo Radetzky si
sua scorta travolsero il nemico con una carica impetuosa.  Il  maresciallo Radetzky si era posto sotto la protezione di
la protezione di quattro formidabili fortezze che, per  il  modo come erano disposte, erano dette il « Quadrilatero».
fortezze che, per il modo come erano disposte, erano dette  il  « Quadrilatero». Egli cercò di sorprendere con un
 Il  quarto comandamento Il quarto comandamento ordina il
quarto comandamento  Il  quarto comandamento ordina il rispetto, l'amore,
quarto comandamento Il quarto comandamento ordina  il  rispetto, l'amore, l'ubbidienza ai genitori. I genitori
di Dio nella famiglia; e Dio, dopo aver comandato  il  culto per sè, comanda di onorare i genitori.
 IL  PANE I ragazzi si divertono a veder mangiare il vecchio
PANE I ragazzi si divertono a veder mangiare  il  vecchio Ernesto. Ernesto viene a giornata dall'oste. A
siede all'ombra, in cortile, e trae dall'involto  il  suo pranzo, mai più di una grossa pagnotta e di un pezzo di
pezzo di formaggio o di salame. Bisogna vedere come affetta  il  pane con il suo coltelluccio a serramanico. Ne fa tante
o di salame. Bisogna vedere come affetta il pane con  il  suo coltelluccio a serramanico. Ne fa tante fettoline
mani nodose e si ficca in bocca anche quelle. Pulisce  il  coltelluccio nella manica della camicia, lo fa sparire nel
camicia, lo fa sparire nel taschino del panciotto. Mangia  il  pane con la minestra, con il risotto, quando l'oste gliene
taschino del panciotto. Mangia il pane con la minestra, con  il  risotto, quando l'oste gliene offre; lo inzuppa nel suo
I ragazzi che ne farebbero volentieri a meno anche con  il  companatico, si toccano nel gomito. Ernesto se ne accorge e
raccogliere le briciole in terra con la lingua. Chi sciupa  il  pane commette peccato. Il pane è sacro. Amate il pane,
terra con la lingua. Chi sciupa il pane commette peccato.  Il  pane è sacro. Amate il pane, cuore della casa, profumo
Chi sciupa il pane commette peccato. Il pane è sacro. Amate  il  pane, cuore della casa, profumo della mensa, gioia del
casa, profumo della mensa, gioia del focolare. Non sciupate  il  pane, ricchezza della Patria, il più soave dono di Dio, il
del focolare. Non sciupate il pane, ricchezza della Patria,  il  più soave dono di Dio, il più santo premio della fatica
il pane, ricchezza della Patria, il più soave dono di Dio,  il  più santo premio della fatica umana. MUSSOLINI
gli rimarrà un avanzo di 8 soldi. Si dice perciò che  il  44 contiene 3 volte il 12 con l'avanzo di 8; o anche che il
di 8 soldi. Si dice perciò che il 44 contiene 3 volte  il  12 con l'avanzo di 8; o anche che il 12 sta 3 volte nel 44
il 44 contiene 3 volte il 12 con l'avanzo di 8; o anche che  il  12 sta 3 volte nel 44 con l'avanzo di 8. E si osservi che
trovare l'avanzo 8, anzi che sottrarre 3 volte di seguito  il  12, basta sottrarre una volta per tutte dal 44 il prodotto
seguito il 12, basta sottrarre una volta per tutte dal 44  il  prodotto 12 X 3, cioè 36. Similmente si ha che il 55
dal 44 il prodotto 12 X 3, cioè 36. Similmente si ha che  il  55 contiene 4 volte il 13 con l'avanzo di 3, o anche che il
X 3, cioè 36. Similmente si ha che il 55 contiene 4 volte  il  13 con l'avanzo di 3, o anche che il 13 sta 4 volte nel 55
il 55 contiene 4 volte il 13 con l'avanzo di 3, o anche che  il  13 sta 4 volte nel 55 con l'avanzo di 3, perchè 55 - 13 =
3 si può pervenire, anzi che sottraendo 4 volte di seguito  il  13, sottraendo una volta per tutte dal 55 il prodotto 13 X
di seguito il 13, sottraendo una volta per tutte dal 55  il  prodotto 13 X 4. cioè 52. 30. L'operazione, mediante la
ne contiene un altro, diverso da zero, si chiama divisione;  il  primo dei numeri dati si dice dividendo; il secondo
divisione; il primo dei numeri dati si dice dividendo;  il  secondo divisore. Il quoziente di una divisione è il numero
dei numeri dati si dice dividendo; il secondo divisore.  Il  quoziente di una divisione è il numero che esprime quante
il secondo divisore. Il quoziente di una divisione è  il  numero che esprime quante volte il dividendo contiene il
di una divisione è il numero che esprime quante volte  il  dividendo contiene il divisore; quindi il quoziente della
è il numero che esprime quante volte il dividendo contiene  il  divisore; quindi il quoziente della divisione di 44 per 12
quante volte il dividendo contiene il divisore; quindi  il  quoziente della divisione di 44 per 12 è 3; quello della
della divisione di 55 per 13 è 4. L'avanzo, o meglio,  il  resto di una divisione è la differenza fra il dividendo e
o meglio, il resto di una divisione è la differenza fra  il  dividendo e il prodotto del divisore per il quoziente.
resto di una divisione è la differenza fra il dividendo e  il  prodotto del divisore per il quoziente. Quindi: Il
differenza fra il dividendo e il prodotto del divisore per  il  quoziente. Quindi: Il dividendo è uguale al prodotto del
e il prodotto del divisore per il quoziente. Quindi:  Il  dividendo è uguale al prodotto del divisore per il
Quindi: Il dividendo è uguale al prodotto del divisore per  il  quoziente, più il resto. Si osservi inoltre che: Il resto
è uguale al prodotto del divisore per il quoziente, più  il  resto. Si osservi inoltre che: Il resto di una divisione è
per il quoziente, più il resto. Si osservi inoltre che:  Il  resto di una divisione è sempre inferiore al divisore.
31. Le divisioni col dividendo ad una o due cifre e  il  divisore ad una sola cifra si è già appreso a compierle
in 1ª e 2ª elementare. Così: se si divide 25 per 3,  il  quoziente è 8, il resto 1; se si divide 59 per 9, il
elementare. Così: se si divide 25 per 3, il quoziente è 8,  il  resto 1; se si divide 59 per 9, il quoziente è 6, il resto
per 3, il quoziente è 8, il resto 1; se si divide 59 per 9,  il  quoziente è 6, il resto 5; se si divide 63 per 7, il
è 8, il resto 1; se si divide 59 per 9, il quoziente è 6,  il  resto 5; se si divide 63 per 7, il quoziente è 9, il resto
per 9, il quoziente è 6, il resto 5; se si divide 63 per 7,  il  quoziente è 9, il resto 0; ecc. Altre divisioni che si
è 6, il resto 5; se si divide 63 per 7, il quoziente è 9,  il  resto 0; ecc. Altre divisioni che si compiono
Si debba, in primo luogo, dividere, per es., 547 per 10.  Il  numero 547 è la somma di 540 e 7. Ma 540 è 54 diecine,
547 è la somma di 540 e 7. Ma 540 è 54 diecine, dunque  il  10 nel 547 vi sta 54 volte con l'avanzo di 7: cioè il
il 10 nel 547 vi sta 54 volte con l'avanzo di 7: cioè  il  quoziente della divisione di 547 per 10 è 54, e il resto è
7: cioè il quoziente della divisione di 547 per 10 è 54, e  il  resto è 7. Similmente, se si divide 849 per 10, il
è 54, e il resto è 7. Similmente, se si divide 849 per 10,  il  quoziente è 84, il resto 9. Si riconosce così che: Il
7. Similmente, se si divide 849 per 10, il quoziente è 84,  il  resto 9. Si riconosce così che: Il quoziente della
10, il quoziente è 84, il resto 9. Si riconosce così che:  Il  quoziente della divisione di un numero intero per 10 è il
Il quoziente della divisione di un numero intero per 10 è  il  numero che si ottiene dal dato sopprimendone l'ultima
che si ottiene dal dato sopprimendone l'ultima cifra;  il  resto poi è rappresentato appunto da questa cifra. In
100 si ottiene come quoziente 8 e come resto 53. E dunque:  Il  quoziente della divisione di un numero intero per 100 è il
Il quoziente della divisione di un numero intero per 100 è  il  numero che si ottiene dal dato sopprimendone le ultime due
che si ottiene dal dato sopprimendone le ultime due cifre;  il  resto è il numero rappresentato da queste cifre. Spieghiamo
dal dato sopprimendone le ultime due cifre; il resto è  il  numero rappresentato da queste cifre. Spieghiamo ora su
32. Divisioni col dividendo a più che due cifre e  il  divisore di una sola cifra. ESEMPIO I. - Sia da dividere
Scritti i numeri come qui a fianco e frapposto fra di essi  il  segno / (per indicare che l'operazione da compiere è una
si cominci col distaccare alla sinistra del dividendo  il  minimo numero di cifre che occorre per formare un numero
bisognerà dunque staccare le prime due cifre, che formano  il  numero 23. L' 8 nel 23 sta 2 volte; scrivo 2 sotto il
il numero 23. L' 8 nel 23 sta 2 volte; scrivo 2 sotto  il  tratto orizzontale. Moltiplico 8 per 2 ed ottengo 16;
del 7 la cifra 5 del dividendo, o, come si dice, abbasso  il  5, e formo così il numero 75. L' 8 nel 75 sta 9 volte;
del dividendo, o, come si dice, abbasso il 5, e formo così  il  numero 75. L' 8 nel 75 sta 9 volte; scrivo 9 sotto il
così il numero 75. L' 8 nel 75 sta 9 volte; scrivo 9 sotto  il  tratto orizzontale alla destra del 2. Trovo il prodotto di
9 sotto il tratto orizzontale alla destra del 2. Trovo  il  prodotto di 9 per 8 ed ho 72; lo sottraggo dal 75 ed ho 3
dal 75 ed ho 3 come resto. L'operazione è terminata;  il  quoziente è 29, il resto 3. Più concisamente il calcolo può
3 come resto. L'operazione è terminata; il quoziente è 29,  il  resto 3. Più concisamente il calcolo può esser disposto
terminata; il quoziente è 29, il resto 3. Più concisamente  il  calcolo può esser disposto come qui a fianco e si opera
nel 75, 9 volte con avanzo di 3. Scrivo 9 accanto al 2, ed  il  3 sotto il 5; il quoziente è 29, il resto 3. ESEMPIO II. -
volte con avanzo di 3. Scrivo 9 accanto al 2, ed il 3 sotto  il  5; il quoziente è 29, il resto 3. ESEMPIO II. - Sia da
con avanzo di 3. Scrivo 9 accanto al 2, ed il 3 sotto il 5;  il  quoziente è 29, il resto 3. ESEMPIO II. - Sia da dividere
9 accanto al 2, ed il 3 sotto il 5; il quoziente è 29,  il  resto 3. ESEMPIO II. - Sia da dividere 934 per 7. Nel caso
dividendo basterà staccare una cifra sola, 9. E si dirà:  il  7 nel 9 sta 1 volta; scrivo 1. 7 per 1, 7; 9 meno 7, 2.
1. 7 per 1, 7; 9 meno 7, 2. Abbasso la cifra 3 ed ho 23.  Il  7 nel 23 sta 3 volte, scrivo 3. 7 per 3, 21; 23 meno 21, 2.
sta 3 volte, scrivo 3. 7 per 3, 21; 23 meno 21, 2. Abbasso  il  4 ed ho 24. Il 7 nel 24 sta 3 volte; scrivo 3. 7 per 3, 21;
3. 7 per 3, 21; 23 meno 21, 2. Abbasso il 4 ed ho 24.  Il  7 nel 24 sta 3 volte; scrivo 3. 7 per 3, 21; 24 meno 21, 3.
7 nel 24 sta 3 volte; scrivo 3. 7 per 3, 21; 24 meno 21, 3.  Il  quoziente è 133, il resto 3. Più concisamente si dirà: 7
scrivo 3. 7 per 3, 21; 24 meno 21, 3. Il quoziente è 133,  il  resto 3. Più concisamente si dirà: 7 nel 9, 1 volta con
3 volte con avanzo di 3. Scrivo 3 al quoziente e 3 sotto  il  4; il quoziente è 133, il resto 3. ESEMPIO III. - Sia da
con avanzo di 3. Scrivo 3 al quoziente e 3 sotto il 4;  il  quoziente è 133, il resto 3. ESEMPIO III. - Sia da dividere
Scrivo 3 al quoziente e 3 sotto il 4; il quoziente è 133,  il  resto 3. ESEMPIO III. - Sia da dividere 607 per 3. In forma
volte con avanzo di 1. Scrivo 2 al quoziente, 1 sotto al 7.  Il  quoziente è 202, il resto 1. 33. Per intender bene come si
1. Scrivo 2 al quoziente, 1 sotto al 7. Il quoziente è 202,  il  resto 1. 33. Per intender bene come si deve procedere per
tener presente la semplice regola che insegna a trovare  il  numero delle cifre del quoziente senza eseguir la
senza eseguir la divisione. Essa è la seguente: Assegnati  il  dividendo e il divisore di una divisione e supposto che il
la divisione. Essa è la seguente: Assegnati il dividendo e  il  divisore di una divisione e supposto che il dividendo non
il dividendo e il divisore di una divisione e supposto che  il  dividendo non sia minore del divisore Se il dividendo fosse
e supposto che il dividendo non sia minore del divisore Se  il  dividendo fosse minore del divisore, il quoziente sarebbe
del divisore Se il dividendo fosse minore del divisore,  il  quoziente sarebbe naturalmente 0., si immagini di staccare
0., si immagini di staccare alla sinistra del dividendo  il  minimo numero di cifre che occorre per formare un numero
del divisore, e si conti quante sono le cifre rimanenti.  Il  loro numero aumentato di 1 è il numero delle cifre del
sono le cifre rimanenti. Il loro numero aumentato di 1 è  il  numero delle cifre del quoziente. Così nella divisione di
un quoziente a due cifre, perchè, fatto nel dividendo  il  distacco voluto dalla regola, in esso non rimaneva che una
di essi rimanevan due cifre. E passiamo ora a considerare  il  caso delle divisioni col divisore a due cifre ed il
il caso delle divisioni col divisore a due cifre ed  il  quoziente ad una sola cifra. ESEMPIO I. - Sia da dividere
una sola cifra. ESEMPIO I. - Sia da dividere 97 per 25. Qui  il  quoziente ha una sola cifra, perchè per formare un numero
bisogna considerare entrambe le cifre del dividendo; quindi  il  numero delle cifre che restano nel dividendo è 0 e 0 + 1=
cifre che restano nel dividendo è 0 e 0 + 1= 1. Per trovare  il  quoziente si veda quante volte il 2 sta nel 9. Vi sta 4
0 e 0 + 1= 1. Per trovare il quoziente si veda quante volte  il  2 sta nel 9. Vi sta 4 volte; ebbene, il quoziente 22 o è 4
veda quante volte il 2 sta nel 9. Vi sta 4 volte; ebbene,  il  quoziente 22 o è 4 o è minore di 4. Per provare se è
che segue. 2 per 4, 8; 9 meno 8, 1; 1 preposto a 7 dà 17;  il  5 nel 17 non sta 4 volte; ciò significa che il quoziente
a 7 dà 17; il 5 nel 17 non sta 4 volte; ciò significa che  il  quoziente non è 4. Proviamo 3. 2 per 3, 6; 9 meno 6, 3; 3
Proviamo 3. 2 per 3, 6; 9 meno 6, 3; 3 preposto al 7 dà 37;  il  5 nel 37 sta anche più che 3 volte. Ciò significa che il
il 5 nel 37 sta anche più che 3 volte. Ciò significa che  il  quoziente è 3. Scrivo 3 sotto il tratto orizzontale;
3 volte. Ciò significa che il quoziente è 3. Scrivo 3 sotto  il  tratto orizzontale; moltiplico 25 per 3; il prodotto 75 lo
Scrivo 3 sotto il tratto orizzontale; moltiplico 25 per 3;  il  prodotto 75 lo sottraggo da 97; e la differenza, 22, è il
il prodotto 75 lo sottraggo da 97; e la differenza, 22, è  il  resto della divisione. ESEMPIO II. - Sia da dividere 234
II. - Sia da dividere 234 per 37. Anche in questo caso  il  quoziente ha una sola cifra, perchè per formare un numero
tutte le cifre del dividendo. Per trovarlo si dirà:  il  3 nel 23 sta 7 volte; il quoziente è 7 o minore di 7.
dividendo. Per trovarlo si dirà: il 3 nel 23 sta 7 volte;  il  quoziente è 7 o minore di 7. Proviamo il 7. 3 per 7, 21; 23
23 sta 7 volte; il quoziente è 7 o minore di 7. Proviamo  il  7. 3 per 7, 21; 23 meno 21, 2; 2 preposto a 4 dà 24; il 7
il 7. 3 per 7, 21; 23 meno 21, 2; 2 preposto a 4 dà 24;  il  7 nel 24 non sta 7 volte; dunque 7 è da respingere.
nel 24 non sta 7 volte; dunque 7 è da respingere. Proviamo  il  6. 3 per 6, 18; 23 meno 18, 5; 5 preposto al 4 dà 54; il 7
il 6. 3 per 6, 18; 23 meno 18, 5; 5 preposto al 4 dà 54;  il  7 nel 54 sta più che 6 volte; dunque 6 è da accettare.
dunque 6 è da accettare. Scrivo 6 al posto del quoziente.  Il  prodotto di 37 per 6 è 222. 234 meno 222, 12. Il quoziente
quoziente. Il prodotto di 37 per 6 è 222. 234 meno 222, 12.  Il  quoziente è 6, il resto 12. ESEMPIO III. - Sia da dividere
di 37 per 6 è 222. 234 meno 222, 12. Il quoziente è 6,  il  resto 12. ESEMPIO III. - Sia da dividere 126 per 15. Anche
III. - Sia da dividere 126 per 15. Anche questa volta  il  quoziente ha una sola cifra; ma adesso il numero
questa volta il quoziente ha una sola cifra; ma adesso  il  numero rappresentato dalla prima cifra del divisore, cioè
si dirà: 1 per 9, 9; 12 meno 9, 3; 3 preposto al 6, dà 36;  il  5 nel 36 non sta 9 volte, dunque 9 è da respingere.
8. 1 per 8. 8; 12 meno 8, 4; 4 preposto al 6 dà 46;  il  5 sta nel 46 anche più che 8 volte; dunque 8 è da
sta nel 46 anche più che 8 volte; dunque 8 è da accettare.  Il  prodotto di 15 per 8 è 120. 126 meno 120, 6. Quindi il
Il prodotto di 15 per 8 è 120. 126 meno 120, 6. Quindi  il  quoziente è 8, il resto 6. 34. Divisioni col divisore e il
15 per 8 è 120. 126 meno 120, 6. Quindi il quoziente è 8,  il  resto 6. 34. Divisioni col divisore e il quoziente a due
il quoziente è 8, il resto 6. 34. Divisioni col divisore e  il  quoziente a due cifre. ESEMPIO I. - Sia da dividere 805 per
ESEMPIO I. - Sia da dividere 805 per 38. In questo caso  il  quoziente ha due cifre, perché per formare un numero non
basta staccare dal dividendo le prime due cifre; quindi  il  numero delle cifre che restano nel dividendo è 1, e 1 +1 =
resto 7. Ebbene, per la divisione proposta di 805 per 38:  il  quoziente è 21, ossia esso ha per cifre quelle dei
ora compiute, nell'ordine in cui sono state trovate:  il  resto è 7, ossia è il resto della seconda divisione
in cui sono state trovate: il resto è 7, ossia è  il  resto della seconda divisione parziale. In pratica
II - Sia da dividere 954 per 26. Anche in questo caso  il  quoziente ha due cifre; cerchiamolo, compiendo l'
segue nella pratica. Distacco alla sinistra del dividendo  il  minimo numero di cifre che occorre per formare un numero
9, 4 volte. 2 per 4, 8; 9 meno 8, 1; 1 preposto al 5 dà 15;  il  6 nel 15 non sta 4 volte. Dunque la cifra 4 è da
Proviamo 3. 2 per 3, 6; 9 meno 6, 3; 3 preposto al 5 dà 35;  il  6 nel 35 sta più che 3 volte; dunque la cifra 3 è da
Scrivo 3 al posto del quoziente; moltiplico 26 per 3 e  il  prodotto, 78, lo sottraggo da 95. Ottengo come resto 17.
resto 17. Abbasso dal dividendo la cifra 4 e formo così  il  numero 174. Divido 174 per 26. 2 nel 17, 8 volte. Provo 8.
Provo 8. 2 per 8. 16; 17 meno 16, 1; 1 preposto a 14 dà 14;  il  6 nel 14 non sta 8 volte ; dunque 8 è da respingere. Provo
Provo 7. 2 per 7, 14; 17 meno 14. 3; 3 preposto al 4 dà 34;  il  6 nel 34 non sta 7 volte; dunque anche 7 è da respingere.
Provo 6. 2 per 6, 12; 17 meno 12, 5; 5 preposto al 4 dà 54;  il  6 nel 54 sta anche più che 6 volte; dunque 6 è da
del quoziente alla destra del 3. Moltiplico 26 per 6 e  il  prodotto, 156, lo sottraggo da 174. Ottengo come differenza
174. Ottengo come differenza 18. L'operazione è terminata;  il  quoziente è 36, il resto 18. ESEMPIO III. - Sia da dividere
differenza 18. L'operazione è terminata; il quoziente è 36,  il  resto 18. ESEMPIO III. - Sia da dividere 795 per 39. Anche
III. - Sia da dividere 795 per 39. Anche in questo caso  il  quoziente ha due cifre; la prima, 2, si trova dividendo 79
alla destra di 1 la cifra 5 del dividendo si forma  il  numero 15. Dividendo 15 per 39 si ha come quoziente 0 e
15 per 39 si ha come quoziente 0 e come resto 15; dunque  il  quoziente della divisione proposta è 20, il resto 15. 35.
15; dunque il quoziente della divisione proposta è 20,  il  resto 15. 35. Eseguita una divisione, se ne verifica
l'esattezza, ossia se ne fa la prova, moltiplicando  il  divisore per il quoziente e aggiungendo il resto al
ossia se ne fa la prova, moltiplicando il divisore per  il  quoziente e aggiungendo il resto al prodotto così ottenuto.
moltiplicando il divisore per il quoziente e aggiungendo  il  resto al prodotto così ottenuto. Se non si sono commessi
al prodotto così ottenuto. Se non si sono commessi errori,  il  totale della somma sarà eguale al dividendo.
I: 1878-1900. A Vittorio Emanuele II seguì sul trono  il  figlio Umberto, l' eroe del quadrato di Villafranca.
quadrato di Villafranca. Umberto I meritò d'esser chiamato  il  «Re Buono», il «Padre del popolo». Egli fu sempre pronto a
Umberto I meritò d'esser chiamato il «Re Buono»,  il  «Padre del popolo». Egli fu sempre pronto a portare il
il «Padre del popolo». Egli fu sempre pronto a portare  il  conforto delle sue amorevoli parole, il prezioso concorso
pronto a portare il conforto delle sue amorevoli parole,  il  prezioso concorso della sua opera benefica dovunque
DELLE CASSE DA SAPONE INDETTO PER  IL  30 APRILE AL COLLE DEL FORTINO ISCRIZIONI E INFORMAZIONI
AL COLLE DEL FORTINO ISCRIZIONI E INFORMAZIONI PRESSO  IL  MUNICIPIO IL COMITATO ORGANIZZATORE
DEL FORTINO ISCRIZIONI E INFORMAZIONI PRESSO IL MUNICIPIO  IL  COMITATO ORGANIZZATORE
seme nel suo campo. Mentre i lavoratori dormivano, venne  il  nemico del padrone e seminò la zizzania, o erbaccia
e gli dissero: - Vuoi che andiamo a strapparla? - Ma  il  padrone rispose: - No, c'è pericolo di strappare anche il
il padrone rispose: - No, c'è pericolo di strappare anche  il  grano; lasciate crescere l'uno e l'altra; al tempo poi
la zizzania, legatela in fasci e buttatela al fuoco; e  il  grano riponetelo nel mio granaio. Dissero i discepoli a
questa parabola. - E Gesù spiegò: - Colui che semina  il  buon seme è il Figlio di Dio; il campo è il mondo, il
- E Gesù spiegò: - Colui che semina il buon seme è  il  Figlio di Dio; il campo è il mondo, il frumento sono i
spiegò: - Colui che semina il buon seme è il Figlio di Dio;  il  campo è il mondo, il frumento sono i buoni, la zizzania i
che semina il buon seme è il Figlio di Dio; il campo è  il  mondo, il frumento sono i buoni, la zizzania i cattivi; il
il buon seme è il Figlio di Dio; il campo è il mondo,  il  frumento sono i buoni, la zizzania i cattivi; il nemico che
il mondo, il frumento sono i buoni, la zizzania i cattivi;  il  nemico che l'ha seminata è il demonio; la mietitura è la
buoni, la zizzania i cattivi; il nemico che l'ha seminata è  il  demonio; la mietitura è la fine del mondo, i mietitori sono
al fuoco dell'inferno; i buoni poi risplenderanno come  il  sole in paradiso. (Vangelo di S. MATTEO, XIII). - Che cosa
Sinai e Gesù Cristo perfezionò nel Nuovo. - Che cos' è  il  peccato? Il peccato è un'offesa fatta a Dio, disobbedendo
Gesù Cristo perfezionò nel Nuovo. - Che cos' è il peccato?  Il  peccato è un'offesa fatta a Dio, disobbedendo alla sua
fatta a Dio, disobbedendo alla sua legge. - Che cos'è  il  paradiso? Il paradiso è il godimento eterno di Dio, nostra
Dio, disobbedendo alla sua legge. - Che cos'è il paradiso?  Il  paradiso è il godimento eterno di Dio, nostra felicità, e,
alla sua legge. - Che cos'è il paradiso? Il paradiso è  il  godimento eterno di Dio, nostra felicità, e, in Lui, di
bene senza alcun male. - Che cos'è l'inferno? L'inferno è  il  patimento eterno della privazione di Dio, nostra felicità,
 IL  CORVO E IL CANE DI SAN BERNARDO
CORVO E  IL  CANE DI SAN BERNARDO
 Il  terzo e il quarto anno di guerra. - Le battaglie della
terzo e  il  quarto anno di guerra. - Le battaglie della Bainsizza, del
e di Caporetto: 1917. - La battaglia del Piave: 1918. Tra  il  maggio ed il settembre 1917 l'esercito italiano, con due
1917. - La battaglia del Piave: 1918. Tra il maggio ed  il  settembre 1917 l'esercito italiano, con due altre grandi
grandi battaglie; conquistò l'altipiano della Bainsizza,  il  San Gabriele ed il Monte Santo. L' Austria, stretta
conquistò l'altipiano della Bainsizza, il San Gabriele ed  il  Monte Santo. L' Austria, stretta inesorabilmente alla gola
 Il  nonno ha novantun anni e ancora tanta voglia di vivere. Il
nonno ha novantun anni e ancora tanta voglia di vivere.  Il  papà mi ha raccontato che l'anno scorso un giornalista
andò a intervistarlo a Casablanca. In quel momento  il  nonno stava conducendo alla fiera del bestiame il suo
momento il nonno stava conducendo alla fiera del bestiame  il  suo asinello ridotto pelle e ossa. Mentre il giornalista
del bestiame il suo asinello ridotto pelle e ossa. Mentre  il  giornalista gli faceva le domande e la telecamera lo
telecamera lo riprendeva, passò di lì un gruppo di scolari.  Il  più alto di loro, attirato dalla televisione e per fare lo
quel bellissimo asino? - Ben volentieri — rispose  il  nonno — ma prima dovresti sentire tuo padre se è disposto a
mantenerne due! Intanto la nonna, sorridente, passava sotto  il  portico con le uova appena raccolte avvolte nel grembiule,
raccolte avvolte nel grembiule, rimboccato come un nido.  Il  giornalista concluse la sua intervista augurandogli: -
- Spero di poter tornare l'anno prossimo a festeggiare  il  suo novantaduesimo compleanno. - Perché ne dubita? — gli
novantaduesimo compleanno. - Perché ne dubita? — gli chiese  il  nonno — non si sente bene?
 Il  vecchio Pasquale non è un cattivo uomo. Ma voi sapete,
è un cattivo uomo. Ma voi sapete, ragazzi miei, - seguitò  il  signor Goffredo, - che i contadini hanno generalmente il
il signor Goffredo, - che i contadini hanno generalmente  il  cuore buono: è il continuo contatto con la natura, con
- che i contadini hanno generalmente il cuore buono: è  il  continuo contatto con la natura, con l'alba, con i tramonti
garzone di stalla fece per colpirlo con un bastone: invece  il  vecchio Pasquale, i capo della famiglia, gli trattenne il
il vecchio Pasquale, i capo della famiglia, gli trattenne  il  braccio. Tutti gli altri che odiavano il signorino, che era
gli trattenne il braccio. Tutti gli altri che odiavano  il  signorino, che era venuto a rubare ai poveri (legne secche
vecchio, per una cattiveria politica avrebbero strozzato  il  fanciullo.
di Spagna e Viceré delle Colonie Spagnole nel Nuovo Mondo.  Il  Viceré stava parlando con il conte di Trencabar. "La vostra
Spagnole nel Nuovo Mondo. Il Viceré stava parlando con  il  conte di Trencabar. "La vostra ospitalità è veramente
essendo sul mare non sia esposta agli attacchi dei pirati."  Il  governatore, che aveva condotto il Viceré nella sua villa
attacchi dei pirati." Il governatore, che aveva condotto  il  Viceré nella sua villa per non fargli saper nulla di ciò
"La flotta spagnola fa buona guardia, Altezza, lungo tutto  il  golfo e il Mar delle Antille... La comandano mio figlio
spagnola fa buona guardia, Altezza, lungo tutto il golfo e  il  Mar delle Antille... La comandano mio figlio Raul e il
e il Mar delle Antille... La comandano mio figlio Raul e  il  capitano Squacqueras giunto testé dal vicereame di
Squacqueras giunto testé dal vicereame di Milano..."  Il  maggiordomo, sulla porta, annunciò proprio in quel momento:
capo della polizia imperiale del vicereame di Milano".  Il  capitano Squacqueras fece il suo ingresso nel salone,
del vicereame di Milano". Il capitano Squacqueras fece  il  suo ingresso nel salone, arricciandosi i baffi e lanciando
dello spaccone. "Il capitano Squacqueras?" esclamò  il  conte di Trencabar, sorpreso. "Come mai solo?" Si rivolse
don Miguel gli aveva fatto cenno di fare pure liberamente,  il  governatore raggiunse il capitano 0 e gli domandò un po'
cenno di fare pure liberamente, il governatore raggiunse  il  capitano 0 e gli domandò un po' preoccupato: "Ma... E mio
capitano?" "Il vostro figliolo, caro governatore," rispose  il  capitano ad alta voce per farsi sentire da tutti "è rimasto
potrebbe anche scoppiare un'epidemia!" "Ma allora" esclamò  il  governatore, sollevato, "la vostra missione ha avuto un
avuto un esito felice!" "Potete dire felicissimo!" affermò  il  capitano fieramente. "Abbiamo affondato or non è guari
tutta la flotta dei filibustieri e abbiamo purgato tutto  il  Caribeo da pirati, corsari, bucanieri, filibustieri e
che assediava Maracaibo?" "Pol-ve-riz-za-to!" scandì  il  capitano Squacqueras. "Infatti, come potete constatare,
esclamò Trencabar, tutto contento, accompagnando  il  capitano verso il tronetto. "Il Viceré? Molto bene,
Trencabar, tutto contento, accompagnando il capitano verso  il  tronetto. "Il Viceré? Molto bene, benissimo!" esclamò il
il tronetto. "Il Viceré? Molto bene, benissimo!" esclamò  il  capitano. E avvicinatosi a don Miguel, lo interpellò con
Maestà?" "Perché mi chiamate Vice Maestà, capitano?" disse  il  Viceré in tono piuttosto seccato. "Oh, bella, se foste il
il Viceré in tono piuttosto seccato. "Oh, bella, se foste  il  Re vi chiamarci Maestà, ma siete il Viceré, come volete che
"Oh, bella, se foste il Re vi chiamarci Maestà, ma siete  il  Viceré, come volete che vi chiami? Vice Maestà, oppure Vice
e se preferite Vice Sacra Corona!" "Capitano," gli sussurrò  il  conte di Trencabar "gli spetta l'Altezza..." "Gli spetta
"Gli spetta l'altezza? In questo caso" esclamò  il  capitano osservando il Viceré che era piuttosto piccolo di
l'altezza? In questo caso" esclamò il capitano osservando  il  Viceré che era piuttosto piccolo di statura "permettetemi
"permettetemi di dire che non gliel'hanno data..." E  il  capitano rise a piena gola del suo scherzo, mentre il
E il capitano rise a piena gola del suo scherzo, mentre  il  Viceré, toccato nel suo difetto, aggrottava sempre più le
nel suo difetto, aggrottava sempre più le sopracciglia.  Il  capitano continuò: "Comunque, ho il piacere di comunicarvi,
più le sopracciglia. Il capitano continuò: "Comunque, ho  il  piacere di comunicarvi, Altezza, che i corsari sono stati
i corsari sono stati da me distrutti completamente e che  il  Mar dei Caraibi è stato decorsarizzato e depiratizzato
Non più filibustieri, bucanieri e simili insetti, mercé  il  corsaricida Squacqueras!" Leggermente annoiato dalla lunga
Leggermente annoiato dalla lunga tirata del capitano,  il  Viceré sbadigliò portandosi educatamente una mano davanti
bocca. "Bene," disse "vi ringrazio in nome di Sua Maestà  il  Re Cristianissimo per tutto ciò che avete fatto... Vedo con
i miei sonni tranquillo... Giusto sono stanchissimo per  il  lungo viaggio..." Saltò giù dal trono, mentre il conte di
per il lungo viaggio..." Saltò giù dal trono, mentre  il  conte di Trencabar gli diceva premurosamente: "Vi
camera, Altezza..." "Buonanotte a tutti, signori" disse  il  Viceré, sbadigliando ancora. E si avviò dietro il
disse il Viceré, sbadigliando ancora. E si avviò dietro  il  governatore mentre gli invitati si inchinavano
suo passaggio. Con la scarsa educazione che lo distingueva,  il  capitano Squacqueras che si sentiva al centro
che si sentiva al centro dell'attenzione generale per  il  racconto che aveva fatto delle sue immaginarie imprese, gli
po' pallido, ma dalle braccia e le gambe nerborute, perchè  il  vecchio carpentiere, papà, ogni mattina gli fa fare della
Torna dalla scuola, con un atlante geografico sotto  il  braccio. I nostri ragazzi lo guardano con curiosità ed egli
- Papà - dice Vasco ricambiando con visibile piacere  il  bacio - non ti dovrai lamentare se domani mi debbo cambiare
bacio - non ti dovrai lamentare se domani mi debbo cambiare  il  vestito. Con queste tue mani piene di pece... Tutti risero.
Tutti risero. E rise con maggiore affetto Bonuccello. Sì,  il  buon vecchio, che aveva con tanti sacrifici fatto
subito amicizia. - Tu che cosa intendi di fare? - chiese  il  piccolo Vasco a Sergio con serietà. Con altrettanta serietà
con serietà. Con altrettanta serietà Sergio rispose: -  Il  professore. - E tu? - chiese sempre Vasco ad Anselmuccio. -
tu? - chiese sempre Vasco ad Anselmuccio. - Se mi va bene,  il  commerciante. - Sei caduto da qualche albero di trinchetto
- domandò rivolgendosi a Cherubino. - Io... io - rispose  il  nostro buffo eroe un po' impacciato - voglio fare il
il nostro buffo eroe un po' impacciato - voglio fare  il  professore, il commerciante, il contadino, il marinaio,
buffo eroe un po' impacciato - voglio fare il professore,  il  commerciante, il contadino, il marinaio, tutto in una
impacciato - voglio fare il professore, il commerciante,  il  contadino, il marinaio, tutto in una volta... - Il che
- voglio fare il professore, il commerciante, il contadino,  il  marinaio, tutto in una volta... - Il che significa -
il contadino, il marinaio, tutto in una volta... -  Il  che significa - intervenne il signor Goffredo - che non
tutto in una volta... - Il che significa - intervenne  il  signor Goffredo - che non farai mai nulla di buono, di
volta Sergio al piccolo Vasco - che cosa farai da grande? -  Il  marinaio, soltanto il marinaio, con tutte le forze il
Vasco - che cosa farai da grande? - Il marinaio, soltanto  il  marinaio, con tutte le forze il marinaio! A quella energica
- Il marinaio, soltanto il marinaio, con tutte le forze  il  marinaio! A quella energica affermazione tutti l'ammirarono
bisogna seguire una sola carriera e a quella dare tutto  il  proprio entusiasmo e la propria forza per la propria
entusiasmo e la propria forza per la propria dignità e per  il  benessere del genere umano. Calò la sera. Dopo qualche
li incontreremo di nuovo su qualche lido marino: e ho  il  sospetto che il piccolo Vasco insegnerà ai tre cittadini il
di nuovo su qualche lido marino: e ho il sospetto che  il  piccolo Vasco insegnerà ai tre cittadini il nuoto, la
il sospetto che il piccolo Vasco insegnerà ai tre cittadini  il  nuoto, la pesca, e il modo di manovrare una bella barca a
Vasco insegnerà ai tre cittadini il nuoto, la pesca, e  il  modo di manovrare una bella barca a vela.
ma io non resto qui come un allocco?" concluse  il  Viceré che era riuscito a far scorrere il pannello dietro
concluse il Viceré che era riuscito a far scorrere  il  pannello dietro di lui mentre Giovanna si spaccava in un
irresistibile "a fondo"; e con un salto all'indietro infilò  il  passaggio segreto mentre il pannello scorreva a ritroso e
un salto all'indietro infilò il passaggio segreto mentre  il  pannello scorreva a ritroso e si chiudeva spezzando in due
di Giovanna. "Traditore!" gridò Giovanna correndo verso  il  pannello e cercando affannosamente di farlo scorrere. "Mi è
"Mi è sfuggito? Ma lo raggiungerò! Aiutatemi a trovare  il  meccanismo che fa funzionare questa maledetta porta
i cortigiani non facevano che ridere, applaudire e cantare.  Il  Principino solo pareva un cadavere tanto tremava notte e
di piombo e prima del banchetto nuziale si nascose fra  il  baldacchino degli sposi e il muro. Il Re, la Regina, il
nuziale si nascose fra il baldacchino degli sposi e  il  muro. Il Re, la Regina, il Reuccio, la Reginuzza siedono a
si nascose fra il baldacchino degli sposi e il muro.  Il  Re, la Regina, il Reuccio, la Reginuzza siedono a mensa nel
fra il baldacchino degli sposi e il muro. Il Re, la Regina,  il  Reuccio, la Reginuzza siedono a mensa nel centro della
della tavola, le due coppie di rimpetto e tutte e due sotto  il  baldacchino con la corona, e più giù siedono i grandi del
fra queste, la madre del Principino che aveva allattato  il  Reuccio. Il Principino stava all'erta per vedere sbucare il
la madre del Principino che aveva allattato il Reuccio.  Il  Principino stava all'erta per vedere sbucare il serpente e
il Reuccio. Il Principino stava all'erta per vedere sbucare  il  serpente e colpirlo. Intanto le musiche sonavano, gli
tutti erano contenti e felici e più contento di ogni altro  il  Reuccio che non non si saziava di guardare la sposa. A un
che non non si saziava di guardare la sposa. A un tratto  il  serpente con tre teste e sei occhi di fuoco, striscia sotto
fuoco, striscia sotto la tavola e si accinge per assaltare  il  Reuccio. Il Principino lo vede, esce dal nascondiglio,
sotto la tavola e si accinge per assaltare il Reuccio.  Il  Principino lo vede, esce dal nascondiglio, brandisce la
e gliela dà sulla testa e lo ammazza. Ma prima di morire  il  serpente batte furiosamente la coda e manda un urlo che
opposta della tavola, e avevano invidia dell'amicizia che  il  Reuccio nutriva per il Principino, vedendolo uscir dal
e avevano invidia dell'amicizia che il Reuccio nutriva per  il  Principino, vedendolo uscir dal nascondiglio, alzar la
su, sfoderano le spade e si gettano su di lui. Figuriamoci  il  parapiglia! La Regina sviene, la Reginuzza sviene, tutte le
figlio non è un assassino Mio figlio darebbe la vita per  il  Reuccio! - Ma chi l'ascolta in quel momento? Il Re fa cenno
la vita per il Reuccio! - Ma chi l'ascolta in quel momento?  Il  Re fa cenno alle guardie che portino il Principino in
in quel momento? Il Re fa cenno alle guardie che portino  il  Principino in prigione e ordina che per il suo nero
che portino il Principino in prigione e ordina che per  il  suo nero tradimento sia impiccato subito come un villano.
da questo proposito. E ordina invece che sia impiccato  il  terzo giorno. Prima di esser condotto al supplizio il
il terzo giorno. Prima di esser condotto al supplizio  il  Principino chiese in grazia di dire una parola al Re ed al
chiese in grazia di dire una parola al Re ed al Reuccio.  Il  condannato era già nell'oratorio dove il carnefice e il
Re ed al Reuccio. Il condannato era già nell'oratorio dove  il  carnefice e il frate dovevano andarlo a prendere, quando
Il condannato era già nell'oratorio dove il carnefice e  il  frate dovevano andarlo a prendere, quando comparve il
e il frate dovevano andarlo a prendere, quando comparve  il  Sovrano col figlio. - Altezza reale, - disse l'infelice
bianche col collarino nero. - Me ne rammento, - disse  il  Reuccio. - Dopo voi vi addormentaste, le colombe tornarono,
tornarono, una da levante e l'altra da ponente. - E qui  il  Principino narrò quello che le colombe avevano detto e
— Padre, vedi?  Il  prato si addormenta, — disse Madurer. Erano trascorsi nove
Erano trascorsi nove mesi dalla crisi decisiva. Ora  il  bambino giaceva nella terza stanza su un letto leggero, piú
letto leggero, piú facile da spostare. Non si alzava più, e  il  burban veniva spesso a trovarlo durante il giorno. Qualche
si alzava più, e il burban veniva spesso a trovarlo durante  il  giorno. Qualche volta passava accanto al figlio l'intera
avevano cominciato a piegarsi. Come l'onda lenta del tempo,  il  pennello passava e ripassava sull'erba, imbevendola di luce
passava e ripassava sull'erba, imbevendola di luce bruna. —  Il  prato si addormenta, — ripeté Madurer, con la sua voce
Mano a mano che Sakumat si muoveva lungo le pareti,  il  lettino veniva spostato in modo da permettere al bambino di
spostato in modo da permettere al bambino di guardare  il  lavoro. Grossi cuscini gli tenevano sollevata la testa
cuscini gli tenevano sollevata la testa anche durante  il  sonno, per facilitare la respirazione. Spesso il bambino
durante il sonno, per facilitare la respirazione. Spesso  il  bambino ripeteva piú volte le frasi, come se dimenticasse
come se dimenticasse immediatamente di averle dette. —  Il  prato si addormenta, padre. — Sí, Madurer, — disse il
— Il prato si addormenta, padre. — Sí, Madurer, — disse  il  burban, — anche gli insetti si addormentano? — Alcuni.
— disse Ganuan, — non vedo piú una sola farfalla in tutto  il  prato. — Sai cosa prova il prato? Anche la vista del
piú una sola farfalla in tutto il prato. — Sai cosa prova  il  prato? Anche la vista del bambino si era indebolita.
si era indebolita. Madurer chiedeva spesso che portassero  il  letto vicino ad un punto o ad un altro delle pareti, per
vedere meglio la trasformazione. — Padre, sai cosa prova  il  prato? — Vuoi dire l'erba? — Sí, l'erba, i fiori. Anche
e fiori. La terra, gli animali, i piccoli sassi, le radici.  Il  prato. Tutto il prato. Sai cosa prova? — Ti ascolto, — e
gli animali, i piccoli sassi, le radici. Il prato. Tutto  il  prato. Sai cosa prova? — Ti ascolto, — e Ganuan avvicinò la
— e Ganuan avvicinò la testa a quella del figlio. —  Il  prato sente una stanchezza felice, — disse il bambino, con
del figlio. — Il prato sente una stanchezza felice, — disse  il  bambino, con il tono di chi rivela un segreto, — come
prato sente una stanchezza felice, — disse il bambino, con  il  tono di chi rivela un segreto, — come quando si corre molto
rivela un segreto, — come quando si corre molto nel gioco.  Il  prato ha corso molto... Tacque all'improvviso. Il burban
gioco. Il prato ha corso molto... Tacque all'improvviso.  Il  burban restò in silenzio, con la testa vicinissima, ad
in silenzio, con la testa vicinissima, ad aspettare. —  Il  prato ha corso molto, — rispose Madurer, — con gli insetti
molto, — rispose Madurer, — con gli insetti e i semi e  il  vento. Anche i suoi colori sono andati lontano. Andati e
bruscamente, come gli accadeva sempre piú spesso.  Il  burban sollevò prima la testa, poi il busto. Segui in
sempre piú spesso. Il burban sollevò prima la testa, poi  il  busto. Segui in silenzio il lieve movimento delle spalle di
sollevò prima la testa, poi il busto. Segui in silenzio  il  lieve movimento delle spalle di Sakumat che dipingeva. Il
il lieve movimento delle spalle di Sakumat che dipingeva.  Il  sonno del bambino fu breve. Si svegliò senza soprassalto, e
Si svegliò senza soprassalto, e riprese a parlare come se  il  sonno fosse stato solo una pausa del respiro. — Il prato
come se il sonno fosse stato solo una pausa del respiro. —  Il  prato non sente il sopra e il sotto, — disse. — Cosa vuoi
stato solo una pausa del respiro. — Il prato non sente  il  sopra e il sotto, — disse. — Cosa vuoi dire, Madurer? —
solo una pausa del respiro. — Il prato non sente il sopra e  il  sotto, — disse. — Cosa vuoi dire, Madurer? — chiese il
e il sotto, — disse. — Cosa vuoi dire, Madurer? — chiese  il  burban tornando a chinarsi. — Non sente le radici nella
terra e gli steli nell'aria, - disse Madurer, — non sente  il  dentro e il fuori. Capisci? Il burban tacque. — Guarda là,
steli nell'aria, - disse Madurer, — non sente il dentro e  il  fuori. Capisci? Il burban tacque. — Guarda là, padre, —
- disse Madurer, — non sente il dentro e il fuori. Capisci?  Il  burban tacque. — Guarda là, padre, — disse il bambino
Capisci? Il burban tacque. — Guarda là, padre, — disse  il  bambino indicando attorno, — vedi, le radici del prato sono
sono dentro e fuori. Entrano nella terra, escono dal cielo.  Il  prato li protegge nel loro passaggio. Li protegge. Li sente
dice Sakumat, figlio. Tu sei un poeta. Madurer sorrise. —  Il  prato è un poeta, — disse, e nuovamente si assopí. Sakumat
giro. Cambiò colori e pennelli, e cominciò a ripercorrere  il  prato, come una nuova onda del tempo. Aggiungeva spazio tra
oltre l'ultima erba. Ganuan non parlava al pittore, né  il  pittore a lui. Quando il padre entrava nella stanza del
Ganuan non parlava al pittore, né il pittore a lui. Quando  il  padre entrava nella stanza del figlio, i due uomini si
dal palazzo. Poi tornava e riprendeva in silenzio  il  suo lavoro. Ai pochi bisogni di Madurer provvedeva ormai
ancora con me, padre? — disse Madurer. — Se tu lo vuoi.  Il  bambino lo guardò quasi con curiosità. Dopo un silenzio,
Madurer sorrise. — È bravissimo, vero? — disse. Forse è  il  migliore al mondo, — rispose il padre. — Secondo me, questo
vero? — disse. Forse è il migliore al mondo, — rispose  il  padre. — Secondo me, questo prato è il suo lavoro piú
al mondo, — rispose il padre. — Secondo me, questo prato è  il  suo lavoro piú bello, — fece Madurer corrugando lievemente
cosí Parlavano molto piano, piú piano ancora di quanto  il  bambino poteva, per non farsi sentire dal pittore. Dissero
— Anche lo stralisco si addormenta, Madurer? - chiese  il  burban, a voce molto bassa. — Sí, certo. Tutto il prato si
- chiese il burban, a voce molto bassa. — Sí, certo. Tutto  il  prato si addormenta, vedi. Si sveglia al sonno, perché
Si sveglia al sonno, perché quando si è svegli, non è come  il  sogno di uno che dorme? — Nelle notti d'inverno, non ci
luce dello stralisco? — disse Ganuan, voltandosi a guardare  il  prato spento. — Però ci saranno le stelle, padre, — disse
— Non sai che sono la stessa cosa? Non... Ganuan guardò  il  figlio che si era interrotto, e appoggiando la testa
per la fatica delle parole. — Sono la stessa cosa? — chiese  il  burban. — Sí, padre. La stessa.
 Il  riposo. Il lavoro chiama il riposo. Quello consuma le
Il riposo.  Il  lavoro chiama il riposo. Quello consuma le forze; questo le
Il riposo. Il lavoro chiama  il  riposo. Quello consuma le forze; questo le ridona. Il
il riposo. Quello consuma le forze; questo le ridona.  Il  lavoro lascia dietro sè la stanchezza; il riposo
questo le ridona. Il lavoro lascia dietro sè la stanchezza;  il  riposo restituisce l'attività, ci fa pronti a ripigliare le
ci fa pronti a ripigliare le interrotte fatiche.  Il  riposo è dunque necessario; e lo è non meno che il
fatiche. Il riposo è dunque necessario; e lo è non meno che  il  nutrimento, ed il moto. L'uomo non può vegliare lungamente.
è dunque necessario; e lo è non meno che il nutrimento, ed  il  moto. L'uomo non può vegliare lungamente. Tenuto sveglio
col riposo. L'arco sempre teso finisce per rompersi. Ma  il  lungo riposo è del pari funesto. Il sonno è padre del
per rompersi. Ma il lungo riposo è del pari funesto.  Il  sonno è padre del sonno. Più si dorme più si diventa
sonno. Più si dorme più si diventa sonnacchiosi, pigri, e  il  corpo si infiacchisce. L'inerzia snerva, e rende impotenti
Riposa la domenica. Dopo una settimana di continue fatiche,  il  riposo della domenica è necessario. Il corpo ritempra le
di continue fatiche, il riposo della domenica è necessario.  Il  corpo ritempra le forze, e si prepara a nuovi lavori. Anche
EMANUELE III. Ad Umberto I successe  il  figlio, Vittorio Emanuele III, il Sovrano che oggi
Ad Umberto I successe il figlio, Vittorio Emanuele III,  il  Sovrano che oggi felicemente regna. Re Vittorio Emanuele
occasioni. Rimarrà indimenticabile nei nostri cuori  il  modo come si prodigarono per alleviare le miserie di
miserie di Messina, di Reggio Calabria, di Avezzano, quando  il  terremoto ridusse quelle città in cumuli di macerie,
Non vi è opera di carità, cui la Regina Elena non dia  il  suo consiglio ed il suo appoggio. Ed alle spose ed alle
di carità, cui la Regina Elena non dia il suo consiglio ed  il  suo appoggio. Ed alle spose ed alle madri italiane è
è impareggiabile modello di quelle virtù, che costituiscono  il  miglior fondamento della famiglia. Vittorio Emanuele III
un appassionato studioso. Ma egli è soprattutto, come  il  grande avo di cui porta il nome, il Re vittorioso ed il Re
Ma egli è soprattutto, come il grande avo di cui porta  il  nome, il Re vittorioso ed il Re restauratore.
è soprattutto, come il grande avo di cui porta il nome,  il  Re vittorioso ed il Re restauratore.
il grande avo di cui porta il nome, il Re vittorioso ed  il  Re restauratore.
trattarsi di padre e figlio. "Capitano Squacqueras" disse  il  primo, rivolto allo spilungone. "Vedete nulla?" "Certo,
"Vedete nulla?" "Certo, egregio governatore" rispose  il  capitano Squacqueras. "Un branco di pesci volanti..." "E la
"E la trovate una cosa importante?" domandò colui che  il  capitano aveva chiamato governatore e che altri non era se
aveva chiamato governatore e che altri non era se non  il  conte di Trencabar. "Naturale" rispose il capitano con
non era se non il conte di Trencabar. "Naturale" rispose  il  capitano con volubilità. "Fate che volino direttamente
di bordo e vedrete che importanza hanno..." Intervenne  il  giovane Trencabar. "Voi capitano" motteggiò
sorridendo"pensate solo a mangiare..." "Certo," rispose  il  capitano Squacqueras, parlando sempre nella stessa maniera,
si dice a chi starnutisce, chi starnutisce vuol dire che ha  il  raffreddore, il raffreddore, se trascurato, può diventare
chi starnutisce vuol dire che ha il raffreddore,  il  raffreddore, se trascurato, può diventare spagnola, la
se trascurato, può diventare spagnola, la spagnola è  il  femminile di spagnolo, lo spagnolo vince tutti i suoi
suoi nemici..." E, terminato con tale sillogismo di esporre  il  suo particolarissimo punto di vista sui pesci, gonfiò il
il suo particolarissimo punto di vista sui pesci, gonfiò  il  torace respirando profondamente la profumata brezza che
profumata brezza che veniva dal mare. "E" motteggiò ancora  il  giovane gentiluomo "ne avete vinti molti di nemici?"
"ne avete vinti molti di nemici?" "Peuh!" esclamò  il  capitano Squacqueras. "Non mi posso lamentare..." "Dunque,
lamentare..." "Dunque, sarebbero tanti!" "No," puntualizzò  il  capitano "non mi posso lamentare perché, se mi lamentassi,
pensare di avermi fatto male e cantare vittoria...  Il  che non è mai avvenuto... È per questo che, sapendovi in
che, sapendovi in difficoltà, Sua Maestà Cristianissima  il  Re di Spagna mi ha trasferito qui dal suo vicereame di
"E che cosa facevate nel vicereame di Milano?" domandò  il  vecchio conte."Eravate a capo della polizia?" "Della
polizia?" "Della polizia ed eziandio della pulizia" rispose  il  capitano Squacqueras. "Infatti, oltre il corpo delle
pulizia" rispose il capitano Squacqueras. "Infatti, oltre  il  corpo delle guardie, comandavo anche quello degli
delle vostre prodezze nel vicereame di Milano," disse  il  vecchio Trencabar "e per questo sono stato contento quando
Avete mai combattuto in acqua?" "Come no?" si vantò  il  capitano. "Quando ero a Milano il Viceré aveva affidato
"Come no?" si vantò il capitano. "Quando ero a Milano  il  Viceré aveva affidato alle mie cure tutto il suo bel
ero a Milano il Viceré aveva affidato alle mie cure tutto  il  suo bel Naviglio..." "Ma il vicereame di Milano non
affidato alle mie cure tutto il suo bel Naviglio..." "Ma  il  vicereame di Milano non possiede una flotta" equivocò
una flotta" equivocò ingenuamente Raul. "Infatti" ammise  il  capitano. "E allora, che razza di naviglio vi ha affidato?"
allora, che razza di naviglio vi ha affidato?" "Il fiume...  il  canale Naviglio che attraversa Milano era sotto la mia
bravi di Don Rodrigo..." "I bravi di Don Rodrigo!" esclamò  il  vecchio Trencabar ammirato. "Impossibile..." "È,
"Impossibile..." "È, possibilissimo, invece," ribatté  il  capitano con sicumera "perché i bravi di Don Rodrigo non
bravi di Don Rodrigo non erano bravi per niente... Soltanto  il  loro capo, il Griso, mi fece un po'di resistenza, ma lo
non erano bravi per niente... Soltanto il loro capo,  il  Griso, mi fece un po'di resistenza, ma lo uccisi con un
di spada alla spalla..." "Andiamo, capitano!" commentò  il  giovane Raul, scetticamente. "Un colpo di spada alla spalla
spalla non uccide..." "Infatti!" rispose tranquillamente  il  capitano. "Ma avendolo io trafitto con la mia infallibile
uomini, ho preso un brigantino..." "Quand'è così," disse  il  vecchio Trencabar, facendo segno di avvicinarsi ad un
Desidero raggiungere l'altra nave e tornare a Maracaibo..."  Il  sottufficiale salutò e corse via. Il governatore si rivolse
a Maracaibo..." Il sottufficiale salutò e corse via.  Il  governatore si rivolse ancora al capitano. "Allora,
e conto su di voi..." Gli strinse la mano e abbracciato  il  giovane Raul si diresse rapidamente verso il barcarizzo per
e abbracciato il giovane Raul si diresse rapidamente verso  il  barcarizzo per nascondere la sua commozione, mentre il
il barcarizzo per nascondere la sua commozione, mentre  il  capitano gli gridava dietro: "E fate bene a fidarvi! Da
dietro: "E fate bene a fidarvi! Da questo momento, per  il  Corsaro Nero sono cominciati i guai..." Infatti...
Osservino la testa. Quando mai  il  barone ha portato i riccioli? — Potrebbe essersi messo una
una voce. — E le rughe? Dove sono le rughe? — Con  il  trucco, — insiste la voce, — si possono fare miracoli. Ho
che aveva settant'anni e ne dimostrava venticinque. —  Il  barone non è un soprano! — Però ama la buona musica. —
decide di chiedere un'altra fotografia, nella quale si veda  il  barone Lamberto non piú di faccia, ma di profilo. — Perché
di faccia, ma di profilo. — Perché di profilo? — borbotta  il  capobanda, dopo aver letto il contromessaggio. — La sola
Perché di profilo? — borbotta il capobanda, dopo aver letto  il  contromessaggio. — La sola cosa veramente bella del mio
cosa veramente bella del mio volto, — spiega dolcemente  il  barone Lamberto, — è il mio naso. Forse in quell'altra foto
del mio volto, — spiega dolcemente il barone Lamberto, — è  il  mio naso. Forse in quell'altra foto non si vedeva bene. —
in quell'altra foto non si vedeva bene. — Sarà, — conclude  il  capo, — ma io non mi lascio prendere per il naso. Ora le
— conclude il capo, — ma io non mi lascio prendere per  il  naso. Ora le faremo la fotografia di profilo, ma gliela
accompagnata da un orecchio. — Quale orecchio? — domanda  il  barone Lamberto. — Uno dei suoi. Stia tranquillo, abbiamo
Le farà l'operazione a regola d'arte. Non sentirà  il  minimo dolore. — Grazie, molto gentile. Il capo fa sul
Non sentirà il minimo dolore. — Grazie, molto gentile.  Il  capo fa sul serio. E anche il medico-bandito. Sta affilando
— Grazie, molto gentile. Il capo fa sul serio. E anche  il  medico-bandito. Sta affilando un rasoio su un pezzo di
di cuoio con uno stile inconfondibile. — Scusi, — domanda  il  barone Lamberto, — lei ha fatto il barbiere, per caso? —
— Scusi, — domanda il barone Lamberto, — lei ha fatto  il  barbiere, per caso? — Per servirla, signor padrone. —
respiro: non mi guasterà l'allineamento delle basette.  Il  barone Lamberto è calmo e sereno. Strizza l'occhio al
— Come sta Delfina? — Bene, grazie, signor barone. — E  il  resto della famiglia? — Ottimamente, signor barone.
famiglia? — Ottimamente, signor barone. Rassicurato circa  il  lavoro che si svolge nelle soffitte, il barone è anche piú
Rassicurato circa il lavoro che si svolge nelle soffitte,  il  barone è anche piú tranquillo di prima e si permette di
del cerume da togliere? — Sarà fatto, signor barone. Mentre  il  dottore taglia l'orecchio, Anselmo guarda da un'altra
un po', non sentendo né voce né rumore, si volta e vede  il  dottore che sta fasciando la testa al barone, mentre il
il dottore che sta fasciando la testa al barone, mentre  il  capo dei banditi infila l'orecchio tagliato in una busta. —
ricevono contemporaneamente la foto di profilo del barone,  il  suo orecchio destro e un biglietto su cui il capo dei
del barone, il suo orecchio destro e un biglietto su cui  il  capo dei ventiquattro Lamberti ha scritto: «Questo è il
cui il capo dei ventiquattro Lamberti ha scritto: «Questo è  il  primo pezzo. Domani, o i quattrini o il secondo». Nove
scritto: «Questo è il primo pezzo. Domani, o i quattrini o  il  secondo». Nove direttori generali svengono, altri nove
personali. La foto di profilo ottiene effetti contrastanti.  Il  naso è senza dubbio quello del barone Lamberto. Ma il
Il naso è senza dubbio quello del barone Lamberto. Ma  il  collo? Cosí pienotto, liscio e abbronzato non somiglia per
riattaccare in pochi minuti e non si vedrebbe nemmeno  il  segno. — Che altro ci può dire? — Ecco, per conto mio,
di un impostore. — La cosa non mi riguarda, — dice  il  dottore. — Per conto mio, passo e chiudo. — È un bel
— Tutto farebbe presumere che un impostore abbia preso  il  posto del signor barone. — Lo accusa la fotografia, lo
assoggettato a questa dolorosa operazione? Perché fingersi  il  barone in un momento in cui non c'è nulla da guadagnare e
c'è pure chi non ha sognato per nulla, o ha dimenticato  il  suo sogno. Ancora una volta il vecchio proverbio non ha
per nulla, o ha dimenticato il suo sogno. Ancora una volta  il  vecchio proverbio non ha mantenuto la promessa: nessuno ha
ha sognato un consiglio che faccia al caso. — Aspettiamo  il  secondo pezzo, — propone il piú prudente, — poi decideremo.
faccia al caso. — Aspettiamo il secondo pezzo, — propone  il  piú prudente, — poi decideremo. Il secondo pezzo è il dito
secondo pezzo, — propone il piú prudente, — poi decideremo.  Il  secondo pezzo è il dito indice della mano destra. Il capo
il piú prudente, — poi decideremo. Il secondo pezzo è  il  dito indice della mano destra. Il capo dei Ventiquattro
Il secondo pezzo è il dito indice della mano destra.  Il  capo dei Ventiquattro Elle, non avendo ricevuto risposta
al suo messaggio con orecchio allegato, si scusa con  il  barone: — I suoi dipendenti non si preoccupano molto della
direttori ad infischiarsene? — Secondo me, — dice  il  barone, — avete fatto uno a uno. — Avanti il dottore, —
me, — dice il barone, — avete fatto uno a uno. — Avanti  il  dottore, — dice il capo. Il medico-bandito arriva
— avete fatto uno a uno. — Avanti il dottore, — dice  il  capo. Il medico-bandito arriva sorridendo con i suoi ferri.
avete fatto uno a uno. — Avanti il dottore, — dice il capo.  Il  medico-bandito arriva sorridendo con i suoi ferri. —
sorridendo con i suoi ferri. — L'altro orecchio? — domanda.  Il  capo gli spiega il nuovo programma e il medico esegue,
ferri. — L'altro orecchio? — domanda. Il capo gli spiega  il  nuovo programma e il medico esegue, mentre il barone gli
— domanda. Il capo gli spiega il nuovo programma e  il  medico esegue, mentre il barone gli raccomanda: — Stia
gli spiega il nuovo programma e il medico esegue, mentre  il  barone gli raccomanda: — Stia attento a non sbagliare dito.
— Stia attento a non sbagliare dito. L'indice è questo, tra  il  pollice e il medio. Anselmo guarda dall'altra parte per non
a non sbagliare dito. L'indice è questo, tra il pollice e  il  medio. Anselmo guarda dall'altra parte per non soffrire e
dall'altra parte per non soffrire e vede nello specchio  il  barone che gli strizza l'occhio. — Come sta Delfina,
Anselmo? — In buona forma, signor barone, — balbetta  il  maggiordomo. — E il resto della famiglia? — Sempre al
buona forma, signor barone, — balbetta il maggiordomo. — E  il  resto della famiglia? — Sempre al lavoro, signor barone.
da vivere... Anselmo si volta: l'operazione è finita.  Il  capobanda sta leccando la busta in cui ha infilato il dito
Il capobanda sta leccando la busta in cui ha infilato  il  dito tagliato e il bandito-medico, dopo aver medicato la
sta leccando la busta in cui ha infilato il dito tagliato e  il  bandito-medico, dopo aver medicato la mano del barone, si
mi venga un colpo, — esclama a un tratto. — Guarda, capo.  Il  barone finge di spaventarsi: — È grave? — Questa è buona, —
finge di spaventarsi: — È grave? — Questa è buona, — dice  il  capo, — se me la raccontassero in treno, non ci crederei. —
in treno, non ci crederei. — Ma cosa c'è? — domanda  il  barone. — Cos'è successo? — È successo che il suo orecchio
— domanda il barone. — Cos'è successo? — È successo che  il  suo orecchio è ricresciuto, — spiega il bandito-medico. —
— È successo che il suo orecchio è ricresciuto, — spiega  il  bandito-medico. — Se non glielo avessi tagliato io stesso,
non l'avessi infilato io stesso nella busta... — aggiunge  il  capo, perplesso. — Be', — fa il barone, — non capisco tanta
nella busta... — aggiunge il capo, perplesso. — Be', — fa  il  barone, — non capisco tanta meraviglia. Anche alle
prima. In autunno le foglie cadono, a primavera rispuntano.  Il  sole la sera tramonta a occidente, la mattina rinasce a
a oriente. Vecchi trucchi della natura. — Sarà, — dice  il  bandito-medico, — per me è la prima volta che vedo
una ricetta orientale. — Questi cinesi, — borbotta  il  capo, — ne inventano di tutti i colori. Ma non perdiamoci
tutti i colori. Ma non perdiamoci in chiacchiere. E scrive  il  messaggio da accompagnare al dito: «Questo è il secondo
E scrive il messaggio da accompagnare al dito: «Questo è  il  secondo pezzo. Domani mattina, se non avremo i soldi, vi
direttori su ventiquattro; i rimanenti si rifugiano sotto  il  tavolo. I segretari prendono nota d'ogni cosa sui loro
nota d'ogni cosa sui loro taccuini senza battere ciglio.  Il  medico chiamato a esaminare il reperto, detta: — Dito
senza battere ciglio. Il medico chiamato a esaminare  il  reperto, detta: — Dito indice mano destra, in perfetto
stato di conservazione. Taglio netto a metà della falange.  Il  dito appartiene a persona in buona salute, di età compresa
l'impostore! — si sente esclamare. — La nocca, — prosegue  il  medico, scrutando la medesima con una lente a cinquanta
medesima con una lente a cinquanta ingrandimenti, presenta  il  tipico callo del pugilatore. — Cosa? — Vuol dire che il
il tipico callo del pugilatore. — Cosa? — Vuol dire che  il  padrone del dito fa del pugilato. Come minimo, si allena
del dito fa del pugilato. Come minimo, si allena con  il  sacco di sabbia. Osservino con i loro occhi personali. — Il
il sacco di sabbia. Osservino con i loro occhi personali. —  Il  signor barone non ha mai fatto pugilato. Anzi, fino a una
Si fanno ipotesi sull'impostore; ma rimane, congedato  il  medico dopo avergli pagato la parcella piú l'Iva, la
posto del barone? — Un santo, forse... L'isola porta pure  il  nome di un gran santo, che la scelse per edificare la sua
che la scelse per edificare la sua centesima chiesa. —  Il  barone Lamberto è sicuramente un uomo di alti meriti,
in suo favore, ci corre. — Bisognerebbe interpellare  il  parroco. — Trattandosi del barone, piuttosto il vescovo. —
il parroco. — Trattandosi del barone, piuttosto  il  vescovo. — Signori, — dichiara una voce energica, — non
— Signori, — dichiara una voce energica, — non mescoliamo  il  sacro al profano. Per noi l'impostore è soltanto un
fare: respingere la sua impostura. — Benissimo, rimandiamo  il  dito al mittente e mettiamo per iscritto che non lo
trattative? Duilio mostra la busta chiusa, nella quale c'è  il  dito del barone, il messaggio del capobanda e il
mostra la busta chiusa, nella quale c'è il dito del barone,  il  messaggio del capobanda e il contromessaggio dei
quale c'è il dito del barone, il messaggio del capobanda e  il  contromessaggio dei ventiquattro direttori generali. Viene
astronomici inquadrano la busta, Duilio col braccio alzato,  il  palazzotto della Comunità. Gli ultimi arrivati (ce ne sono
sono sempre) domandano ingenuamente: — Chi è quello? — Ma è  il  famoso barcaiolo Duilio, soprannominato Caronte. —
PREGHIERA Fanciulli, lodate  il  Signore Lodiamo il nome del Signore con la preghiera! Nella
PREGHIERA Fanciulli, lodate il Signore Lodiamo  il  nome del Signore con la preghiera! Nella preghiera la
la nostra mente si innalza contenta e affettuosa verso  il  Signore, e lo adora,
 Il  bambino dorme. La luna affaccia il suo viso tondo e batte
bambino dorme. La luna affaccia  il  suo viso tondo e batte sui vetri con un raggio. - Ehi, tu,
sui vetri con un raggio. - Ehi, tu, librino, che fai sotto  il  tavolo? Il librino sospira. È caduto e il padrone si è
con un raggio. - Ehi, tu, librino, che fai sotto il tavolo?  Il  librino sospira. È caduto e il padrone si è dimenticato di
che fai sotto il tavolo? Il librino sospira. È caduto e  il  padrone si è dimenticato di raccoglierlo. Vedesse com' è
in punta, fa udire la sua voce: - E io, e io? Ogni tanto  il  birichino mi dimentica a casa, mi succhia come fossi
- Guardate quante macchie di inchiostro su di me! - geme  il  grembialino, male appoggiato sopra una sedia. La luna si
p. 9 Nascita di Cipí 12  Il  mondo 16 Il buco fondo e nero 19 Prigioniero 22 Alla
p. 9 Nascita di Cipí 12 Il mondo 16  Il  buco fondo e nero 19 Prigioniero 22 Alla scoperta del mondo
La fucilata 36 Nel cespuglio 39 Guarigione 42 Un posto per  il  nido 45 La guerra 51 Tre! 55 Le visite 57 Palla di fuoco
bianche 66 La fame 72 Nel pollaio 76 Bocconi gialli 82  Il  signore della notte 85 Cipí poliziotto 89 Il mistero
gialli 82 Il signore della notte 85 Cipí poliziotto 89  Il  mistero svelato 93 Assemblea 97 Il racconto di Cipí 100 Al
85 Cipí poliziotto 89 Il mistero svelato 93 Assemblea 97  Il  racconto di Cipí 100 Al castello antico 105 La promessa del
 IL  CESTINO SENZA FONDO Anche Babbo Altieri non tollera che i
Anche Babbo Altieri non tollera che i suoi ragazzi sciupino  il  pane. Quand'era piccolo, a casa sua, per fortuna, ce n'era
per fortuna, ce n'era in abbondanza, i suoi coltivavano  il  grano ed erano padroni di mulino. Il pane, però, si cuoceva
i suoi coltivavano il grano ed erano padroni di mulino.  Il  pane, però, si cuoceva soltanto una volta la la settimana
ugualmente fino all'ultimo tozzo e la mamma sorvegliava.  Il  babbo rammenta che il parroco aveva detto una domenica al
tozzo e la mamma sorvegliava. Il babbo rammenta che  il  parroco aveva detto una domenica al «Catechismo» che a chi
aveva detto una domenica al «Catechismo» che a chi spreca  il  pane è riserbato in Purgatorio una terribile pena. L'angelo
voce le trema un poco. - Non importa, bisogna ritrovarle.  Il  pensiero di quel paniere senza fondo e di quella ricerca
quella ricerca disperata sgomenta la bambina. Quando mangia  il  pane si affretta a raccogliere le briciole su un piatto. Il
il pane si affretta a raccogliere le briciole su un piatto.  Il  babbo ride sotto i baffi.
IX. Le Costituzioni.  Il  movimento per la libertà si fece rapidamente così vivo e
od in parte alle concessioni desiderate. Cominciò, fra  il  1846 ed il 1848, il Papa, che era allora il mite e buono
parte alle concessioni desiderate. Cominciò, fra il 1846 ed  il  1848, il Papa, che era allora il mite e buono Pio IX. Non
concessioni desiderate. Cominciò, fra il 1846 ed il 1848,  il  Papa, che era allora il mite e buono Pio IX. Non vi dico
Cominciò, fra il 1846 ed il 1848, il Papa, che era allora  il  mite e buono Pio IX. Non vi dico l'esultanza di Roma e di
nostri soldati riconquistarono quasi tutto  il  terreno che avevano dovuto cedere nei primi momenti della
posizioni nemiche che ci sbarravano la via di Gorizia,  il  Sabotino, il Podgora, il San Michele, furono espugnate ed
nemiche che ci sbarravano la via di Gorizia, il Sabotino,  il  Podgora, il San Michele, furono espugnate ed oltrepassate
ci sbarravano la via di Gorizia, il Sabotino, il Podgora,  il  San Michele, furono espugnate ed oltrepassate in dieci
italiana! Nello stesso tempo le nostre truppe travolgevano  il  nemico anche sul Carso.
si mise a piangere.  Il  padre gli disse: - Domani lo conduci nella distilleria del
estraggono l'essenza di bergamotto; se perde i sensi per  il  forte odore, è donna. - Il domani il Reuccio condusse il
bergamotto; se perde i sensi per il forte odore, è donna. -  Il  domani il Reuccio condusse il cameriere nella distilleria
se perde i sensi per il forte odore, è donna. - Il domani  il  Reuccio condusse il cameriere nella distilleria col
il forte odore, è donna. - Il domani il Reuccio condusse  il  cameriere nella distilleria col pretesto di prendere una
d'essenza di cedro. Don Peppino, sentendo già da lungi  il  forte profumo, cercò un pretesto per non entrarvi, ma il
il forte profumo, cercò un pretesto per non entrarvi, ma  il  Reuccio disse voglio, e il cameriere dovette obbedire. Però
un pretesto per non entrarvi, ma il Reuccio disse voglio, e  il  cameriere dovette obbedire. Però non v'era appena entrato
non v'era appena entrato che cadde lungo disteso in terra.  Il  Reuccio mandò a chiamare le donne della Regina e fece
mandò a chiamare le donne della Regina e fece trasportare  il  finto don Peppino nelle stanze della madre. Qui Mariuccia
si riebbe, confessò tutto, disse di chi era figlia, e  il  Reuccio, appena lo seppe, dichiarò che la voleva sposare. -
una sua nipote e non poteva soffrire quella intrusa. Ma  il  Re, interrogato, dette il consenso, e la Regina, volere o
soffrire quella intrusa. Ma il Re, interrogato, dette  il  consenso, e la Regina, volere o volare, dovette chinar la
si fece amare dal marito e dal suocero, ma anche da tutto  il  popolo. Soltanto la Regina l'odiava a morte, e tanto più
Regina l'odiava a morte, e tanto più prese a odiarla quando  il  maggiordomo annunziò a tutti che di lì a poco la Reginuzza
la Reginuzza avrebbe dato alla luce un figlio. Ma ecco che  il  Re di un paese vicino muove guerra al suocero di Mariuccia.
Re di un paese vicino muove guerra al suocero di Mariuccia.  Il  suocero era vecchio e alla guerra dovette andare il
Il suocero era vecchio e alla guerra dovette andare  il  Reuccio. Com'era disperato di lasciar la moglie, e quanto
- dovete volerle bene come a me, e non appena nasce  il  piccino dovete mandarmi un corriere per dirmi come sta
mandarmi un corriere per dirmi come sta Mariuccia e se  il  nascituro è maschio o femmina. - La madre glielo promise,
glielo promise, benchè non potesse digerir la nuora, e  il  Reuccio partì. A suo tempo la Reginuzza dette alla luce un
fidato e gli disse di portarla al Reuccio al campo.  Il  corriere parte a spron battuto e corre corre per portare
al Reuccio, ma quando ha viaggiato alcune ore, ecco che  il  cavallo gli cade e si tronca una gamba. Che fare? Proseguì
vide un bellissimo palazzo, con tutte le finestre chiuse,  il  portone chiuso che pareva disabitato. Nonostante il
chiuse, il portone chiuso che pareva disabitato. Nonostante  il  corriere ne salì la gradinata di marmo e si mise a bussare,
strisciando e gli disse: - Che fate a quest'ora qui? - Sono  il  corriere del Re e mi ha spedito la Regina per andare dal
un bel maschio. Però, poco distante di qui mi è caduto  il  cavallo e s'è rotto una gamba. Volevo domandare alla gente
cavalcatura. - In questo palazzo ci sto io solo, - disse  il  serpente - ma posso benissimo darvi ospitalità per la notte
per la notte e domani fornirvi un cavallo. Entrate! -  Il  serpente si rizzò fino a giungere ad aprir la porta,
si rizzò fino a giungere ad aprir la porta, introdusse  il  corriere nel palazzo, gli cucinò la cena, e gli fece ogni
cena, e gli fece ogni sorta di gentilezze. Però, non appena  il  corriere fu addormentato, gli frugò in tasca, prese la
poi la risigillò e gliela rimise in tasca. La mattina dopo  il  corriere si alza, il serpente gli fa trovar pronta la
rimise in tasca. La mattina dopo il corriere si alza,  il  serpente gli fa trovar pronta la colazione e il cavallo,
si alza, il serpente gli fa trovar pronta la colazione e  il  cavallo, gli fa mille complimenti e gli dice: - Al ritorno
passar di qua; voglio che me lo promettiate. -  Il  corriere glielo promise e partì. Al ritorno il serpente gli
- Il corriere glielo promise e partì. Al ritorno  il  serpente gli dette da cena, da dormire, gli prese la
scritta da lui, in cui diceva al Re di scacciar Mariuccia e  il  piccino e di farla bruciare viva. Il Re, quando lesse
scacciar Mariuccia e il piccino e di farla bruciare viva.  Il  Re, quando lesse quella lettera, credette che il figlio
viva. Il Re, quando lesse quella lettera, credette che  il  figlio fosse ammattito e se n'andò dalla Regina: - Ma
GIORNI DOVE SE NE VANNO? Quando un bambino lascia  il  Paradiso per scendere ad abitare sulla terra, il Signore
lascia il Paradiso per scendere ad abitare sulla terra,  il  Signore gli affida i giorni che vivrà e gli dice -
bene, se alla fine della tua vita vuoi tornare con me.  Il  bambino, durante il viaggio dal cielo alla terra, dimentica
della tua vita vuoi tornare con me. Il bambino, durante  il  viaggio dal cielo alla terra, dimentica spesso
giorni salgono al cielo e bussano alla casina del Signore.  Il  Signore li accoglie, li esamina, ne fa due mucchietti:
quello dei giorni buoni, quello dei giorni cattivi. Guai se  il  primo supera il secondo! Diventerà grande come una montagna
buoni, quello dei giorni cattivi. Guai se il primo supera  il  secondo! Diventerà grande come una montagna e impedirà per
all'anima che ha speso male e inutilmente la sua vita,  il  ritorno in Paradiso. Bambini, impiegate bene i giorni che
Paradiso. Bambini, impiegate bene i giorni che vi ha dato  il  Signore.
— qui ci vuol Ranocchino, o la Reginotta è spacciata. -  Il  Re si disperava: — Dove prenderlo quel maledetto
gran coraggio. — Mi lascerei anche fare a pezzi, — rispose  il  Re. — Prendete un coltello di diamante, il più bel bue
pezzi, — rispose il Re. — Prendete un coltello di diamante,  il  più bel bue della mandria, una corda lunga un miglio, e
mandria, una corda lunga un miglio, e venite con me. —  Il  Re prese il coltello di diamante, il più bel bue della
una corda lunga un miglio, e venite con me. — Il Re prese  il  coltello di diamante, il più bel bue della mandria, una
e venite con me. — Il Re prese il coltello di diamante,  il  più bel bue della mandria, una corda lunga un miglio, e
dovea seguirli. Camminarono due giorni, e al terzo, verso  il  tramonto, giunsero in una pianura. Lì c' era la torre
Bisogna montare lassù. —O come? — Maestà, ammazzate  il  bue e vedrete. — Il Re ammazzò il bue. — Maestà,
lassù. —O come? — Maestà, ammazzate il bue e vedrete. —  Il  Re ammazzò il bue. — Maestà, scorticatelo e lasciate molta
come? — Maestà, ammazzate il bue e vedrete. — Il Re ammazzò  il  bue. — Maestà, scorticatelo e lasciate molta carne
scorticatelo e lasciate molta carne attaccata al cuoio. —  Il  Re lo scorticò e lasciò molta carne attorno al cuoio. — Ora
gli uccellacci e vi porteranno lassù. La notte, spaccherete  il  cuoio col coltello di diamante; e la mattina quando l'
cima, prenderete Ranocchino e la corona reale, metterete  il  coltello fra i denti è vi lascerete andar giù. — Il Re
il coltello fra i denti è vi lascerete andar giù. —  Il  Re esitava. — E se la corda si spezzasse? — Tenendo il
— Il Re esitava. — E se la corda si spezzasse? — Tenendo  il  coltello fra i denti non si spezzerà. — Il Re, per amor
— Tenendo il coltello fra i denti non si spezzerà. —  Il  Re, per amor della figliuola, si lasciò cucire dentro il
— Il Re, per amor della figliuola, si lasciò cucire dentro  il  cuoio. E, subito, ecco gli uccellacci di preda che lo
cogli artigli e se lo portano lassù. La notte, spaccò  il  cuoio col coltello di diamante e andò a nascondersi in
Ranocchino e la corona reale, e si lasciò andar giù. E  il  coltello? L' avea dimenticato. Allora la corda cominciò a
altri sei comandamenti  Il  quinto comandamento - non ammazzare - proibisce anche i
le parole ingiuriose, le percosse, i cattivi esempi.  Il  sesto ci comanda d'essere puri negli sguardi nelle parole,
degna di Dio e dell'Angelo invisibile che ci custodisce.  Il  settimo ci proibisce di allungare le mani sulla roba degli
sulla roba degli altri; e l'ottavo ci proibisce le bugie e  il  danno ingiusto all' altrui fama. In fine, il nono e il
le bugie e il danno ingiusto all' altrui fama. In fine,  il  nono e il decimo ci comandano di esser mondi e liberi da
e il danno ingiusto all' altrui fama. In fine, il nono e  il  decimo ci comandano di esser mondi e liberi da ogni
fece balenare la lama della spada e cadde in guardia.  Il  Viceré fece altrettanto. La terribile vecchia cominciò a
fece altrettanto. La terribile vecchia cominciò a saggiare  il  ferro del malcapitato don Miguel che prese ad
che prese ad indietreggiare verso la parete nella quale era  il  pannello che ricopriva il passaggio segreto, mentre
verso la parete nella quale era il pannello che ricopriva  il  passaggio segreto, mentre Giovanna seguitava, fra una botta
fuggire gran quantità d'uccelli notturni che avevano fatto  il  nido sotto le travi della navata. Il Duca, in preda alla
che avevano fatto il nido sotto le travi della navata.  Il  Duca, in preda alla frenesia, neppur se ne accorse, e
una punta di ferro, incominciò a dar colpi ripetuti contro  il  coperchio del sarcofago, che conteneva il cadavere del
ripetuti contro il coperchio del sarcofago, che conteneva  il  cadavere del padre e poggiava su quattro eleganti
Duca dalla frenesia di procurarsi la moneta d'oro per avere  il  bellissimo cavallo. Batti batti, egli non riuscì a
cavallo. Batti batti, egli non riuscì a sollevare  il  coperchio del sarcofago, ma lo smosse dai suoi sostegni e
lo smosse dai suoi sostegni e ad un colpo più forte tutto  il  sarcofago precipitò in terra con altissimo fracasso e
staccò dal busto e rotolò sul pavimento come una palla, e  il  Duca, senza badare ad altro, la rincorse, la sollevò e
della moneta posta lì dentro dalla moglie pietosa. Ma  il  Duca voleva lo scudo, lo voleva ad ogni costo, e introdotta
poi tirò con ambo le mani e la bocca rese finalmente  il  suo tesoro. Ma a quel punto la torcia si spense e il Duca
il suo tesoro. Ma a quel punto la torcia si spense e  il  Duca rimase al buio nella cappella mortuaria, col teschio
bagliore vivo dei lampi, lo riempirono di spavento. Gettò  il  teschio, e reggendo fra mano lo scudo d'oro, fuggì dalla
e chiamati i servi volle partir subito dal castello, benchè  il  vento infuriasse tuttavia, l'acqua scrosciasse e i fulmini
scoppiassero con rumore assordante. La mattina dopo verso  il  meriggio era nel suo palazzo di Palermo, sul quale
era nel suo palazzo di Palermo, sul quale splendeva  il  sole, e il Duca avrebbe potuto illudersi che tutto quello
nel suo palazzo di Palermo, sul quale splendeva il sole, e  il  Duca avrebbe potuto illudersi che tutto quello che aveva
che tutto quello che aveva fatto durante la notte fosse  il  ricordo di un cattivo sogno, se non avesse avuto fra mano
non avesse avuto fra mano lo scudo d'oro fiammante. Quando  il  valletto recando per la briglia il magnifico cavallo
d'oro fiammante. Quando il valletto recando per la briglia  il  magnifico cavallo comparve davanti al palazzo Morvagna, il
il magnifico cavallo comparve davanti al palazzo Morvagna,  il  Duca non dette tempo ai due finti mercanti saraceni di
lo scudo, prese con le sue mani le briglie e trasse  il  cavallo nel palazzo. Prima ancora che i mercanti saraceni
ancora che i mercanti saraceni giungessero alla Reggia,  il  re Guglielmo era informato che il duca di Morvagna aveva
giungessero alla Reggia, il re Guglielmo era informato che  il  duca di Morvagna aveva sborsato lo scudo d'oro per
tutta di seguaci di Maometto, a prendere Roberto. Quando  il  giovane fu al cospetto del Re, questi gli disse: - Come,
al cospetto del Re, questi gli disse: - Come, non tremi per  il  tuo crimine, sciagurato Duca? Così, tu dai l'esempio
al mio tesoriere? Chi ti dette quella moneta d'oro? -  Il  Duca tutto tremante rispose: - Maestà, quando il padre mio
d'oro? - Il Duca tutto tremante rispose: - Maestà, quando  il  padre mio venne a morte, durante il regno del glorioso re
- Maestà, quando il padre mio venne a morte, durante  il  regno del glorioso re Ruggiero II, vostro genitore, mia
Costanza, la quale, vedendomi smaniare per possedere  il  superbo cavallo, me lo rivelò ed io andai stanotte al
infransi la tomba paterna e dal teschio cavai lo scudo. -  Il  Re fece chiamare Costanza, e la gobba si presentò
arditamente a Guglielmo e negò tutto quello che aveva detto  il  fratello e giunse perfino a giurare sul Cristo, che ella
scudo nè d'altro. Guglielmo montò in furia e ordinò che  il  duca Roberto venisse legato a quattro cavalli e questi
e questi spinti in quattro diverse direzioni affinchè  il  suo corpo fosse squartato. Il Duca, prima di morire, chiese
diverse direzioni affinchè il suo corpo fosse squartato.  Il  Duca, prima di morire, chiese al Re la grazia che
di questo si vedesse se aveva detto menzogna, narrando che  il  sarcofago era caduto e il teschio giaceva per terra lontano
detto menzogna, narrando che il sarcofago era caduto e  il  teschio giaceva per terra lontano dal resto dello
resto dello scheletro. La grazia gli fu accordata, e mentre  il  Re interrogava i servi, il fido cancelliere Matteo andava a
gli fu accordata, e mentre il Re interrogava i servi,  il  fido cancelliere Matteo andava a Morvagna a esaminare la
Costanza quando lo seppe. - Più che mai esalto Allah e  il  suo profeta Maometto e rinnego Cristo, purchè i miei
pensando che un giorno  il  nipote sarebbe stato Re ed egli avrebbe potuto chiedergli
chiedergli molti favori in compenso di quello, gli prestò  il  porco. Il Reuccio fu condotto in un momento sulla solita
molti favori in compenso di quello, gli prestò il porco.  Il  Reuccio fu condotto in un momento sulla solita terrazza
sulla solita terrazza dove la bella ragazza prendeva  il  fresco, e anche quella sera ella gli rivolse tante domande
che facesse giorno, soltanto a patto che sarebbe tornato.  Il  terzo giorno il nipote era di nuovo dal Duca zio a pregarlo
soltanto a patto che sarebbe tornato. Il terzo giorno  il  nipote era di nuovo dal Duca zio a pregarlo e scongiurarlo
nuovo dal Duca zio a pregarlo e scongiurarlo di prestargli  il  porco. Da prima il Duca si rifiutò, ma poi promise che
a pregarlo e scongiurarlo di prestargli il porco. Da prima  il  Duca si rifiutò, ma poi promise che glielo avrebbe
ma poi promise che glielo avrebbe prestato; però, quando  il  padrone avvertì il porco di tenersi pronto per la sera,
glielo avrebbe prestato; però, quando il padrone avvertì  il  porco di tenersi pronto per la sera, l'animale disse che
e dove non trovava neppure un trogolo per dissetarsi.  Il  Duca gli rispose: - Hai ragioni da vendere, ma senti, porco
in gatto, va' nella sala, balza sulla tavola e ruba  il  pesce dal piatto della bella ragazza. Lei per iscacciarti
piatto della bella ragazza. Lei per iscacciarti ti tirerà  il  bicchiere, che non ti colpirà, ma andrà in tanti pezzi.
che non ti colpirà, ma andrà in tanti pezzi. Quando  il  Reuccio si alzerà da tavola, scivolerà sul pavimento di
In tal maniera, porco mio, si salva capra e cavoli, perchè  il  rifiuto d'imprestarti a lui non viene da me, ma è il
perchè il rifiuto d'imprestarti a lui non viene da me, ma è  il  Reuccio stesso che non ti chiede più; mi hai capito? - Il
è il Reuccio stesso che non ti chiede più; mi hai capito? -  Il  porco, che viveva vicino alla Corte e sapeva che cosa era
alla Corte e sapeva che cosa era la politica, approvò  il  piano del suo padrone e lo seguì a puntino. Di fatto,
a puntino. Di fatto, quando tutti furono seduti a cena e  il  Reuccio era tutt'occhi per la bella ragazza, esso si
cristallo che aveva davanti e gliela scaglia contro.  Il  gatto fa cilecca e scappa, ma la coppa si infrange sul
i pezzi più grossi, ma gli altri li lasciano, e quando  il  Reuccio s'alza da tavola, scivola sul pavimento dove il
il Reuccio s'alza da tavola, scivola sul pavimento dove  il  gatto aveva strascinata la triglia e cade lungo disteso in
stessa collana 1- N. Streatfeild  IL  CIRCO 2 - E. Blyton LE DISAVVENTURE DI MISTER TWIDDLE 3 -
RE DEI LUPI 4 - I. St. Vincent PENNY 5 - A. Mac-Cormick  IL  TESORO DELLA CAPRAIA 6 - G. Steff e S. Saint-Clair CAPITAN
STORIE SU ORDINAZIONE 9 - S. Saint-Clair e G. Steff  IL  LUPO DELLA VALLE DEL DIAVOLO 10 - R. Browne IL GRANDE VOLO
e G. Steff IL LUPO DELLA VALLE DEL DIAVOLO 10 - R. Browne  IL  GRANDE VOLO DEL PROFESSOR BONNARD 11 - F. MUhlenweg
VOLO DEL PROFESSOR BONNARD 11 - F. MUhlenweg Attraverso  il  deserto di Gobi MISSIONE SEGRETA 12 - F. Mijhlenweg
di Gobi MISSIONE SEGRETA 12 - F. Mijhlenweg Attraverso  il  deserto di Gobi ORE 0,5 IN URUMCI 13 - A. Holmberg LO
- A. Holmberg LO STRABILIANTE SIGNOR TEFFAN 14 - G. Duhamel  IL  CLAN DEI FROMOND 15 - K. v. R. Gnadeberg ANSCIANA 16 - R.
DEI FROMOND 15 - K. v. R. Gnadeberg ANSCIANA 16 - R. Moody  IL  PICCOLO CAPOFAMIGLIA 17 - P. Woodruff NEL CASTELLO DI SIR
 Il  nostromo Nicolino che stava passeggiando su e giù nel
l'ingresso del patio da cui vide uscire Giovanna, Jolanda e  il  maggiordomo che vennero fatti appoggiare ad un muro mentre
un muro mentre i soldati si schieravano di fronte a loro.  Il  conte di Trencabar si avvicinò alla vecchia e le domandò:
Giovanna "vorrei l'onore delle armi e comandare io stessa  il  fuoco al plotone di esecuzione." "Veramente," disse
una signora voglio essere gentile con voi... Comandate pure  il  fuoco... Io me ne vado perché non voglio assistere a questo
assistere a questo spettacolo... Sergente, prendete voi  il  comando del plotone..." Quindi, rivolto a Giovanna: "Buon
a Giovanna: "Buon riposo... eterno" motteggiò. Mentre  il  sergente si collocava a fianco del plotone e il conte di
Mentre il sergente si collocava a fianco del plotone e  il  conte di Trencabar rientrava nel patio, Giovanna si erse
plotone, comandò con voce secca: "Plotone... at... tenti!"  Il  plotone scattò nella posizione di attenti. "Presentat...
arm!" comandò Giovanna. I calci dei fucili urtarono contro  il  suolo con un rombo sinistro. "Spall... arm!" I soldati per
obbedirono come un sol uomo all'ordine e misero  il  fucile in ispalla. Giovanna, senza dar loro il tempo di
e misero il fucile in ispalla. Giovanna, senza dar loro  il  tempo di rifllettere, ordinò: "Fuoco!" I soldati
ordinò: "Fuoco!" I soldati istintivamente premettero  il  grilletto e poiché i fucili tenuti a spall'arm erano
strano fenomeno Nicolino capì subito la situazione e puntò  il  proprio archibugio contro il plotone che gettò le armi,
subito la situazione e puntò il proprio archibugio contro  il  plotone che gettò le armi, mentre Giovanna, avvicinatasi I
Giovanna, avvicinatasi I soldati istintivamente premettero  il  grilletto... al sergente Manuel, gli strappava la spada di
Manuel, gli strappava la spada di mano e correva verso  il  cancello, gridando: "In ritirata!" I quattro fuggirono
gridando: "In ritirata!" I quattro fuggirono verso  il  cancello che chiusero alle loro spalle. I soldati, passato
cancello che chiusero alle loro spalle. I soldati, passato  il  primo attimo di stupore, raccolsero le armi e perdettero un
ai quattro di scomparire nel canneto. Quando i soldati e  il  sergente Manuel riuscirono ad aprire il cancello non videro
Quando i soldati e il sergente Manuel riuscirono ad aprire  il  cancello non videro altro che un uomo che stava passando in
cogitabondo. "Da che parte sono andati?" gli domandò  il  sergente Manuel concitatamente. "Da quella parte" rispose
(poiché era proprio lui) li seguì con lo sguardo crollando  il  capo, quindi riprese la sua strada diretto verso il mare,
il capo, quindi riprese la sua strada diretto verso  il  mare, spintovi dal caso o da vaghezza di solitarie
 Il  Reuccio si desta e parte subito per la Reggia, perchè era
e parte subito per la Reggia, perchè era smanioso d'avere  il  vestito più bello e più ricco che fosse possibile. Va dal
possibile. Va dal Re e gli dice: - Padre, fate chiamare  il  primo sarto del Regno e le più abili ricamatrici, perchè
con un mantello tutto ricamato d'oro e d'argento. - Viene  il  primo sarto, vengono le più abili ricamatrici e gli fanno
e gli fanno un vestito che era una vera maraviglia.  Il  Principino, che sapeva quel che doveva accadere, non
l'amico neppure per un minuto. Anzi, per isviare da lui  il  pericolo, gli disse: - Altezza reale, permettete che mi
gli disse: - Altezza reale, permettete che mi provi  il  vestito per vedere come mi sta. - Ottiene il permesso, si
che mi provi il vestito per vedere come mi sta. - Ottiene  il  permesso, si prova il vestito, e appena lo indossa il
per vedere come mi sta. - Ottiene il permesso, si prova  il  vestito, e appena lo indossa il vestito perde
il permesso, si prova il vestito, e appena lo indossa  il  vestito perde l'incantesimo. Se lo provò dopo anche il
il vestito perde l'incantesimo. Se lo provò dopo anche  il  Reuccio e non cadde morto, nè diventò di marmo. Dopo sei
nè diventò di marmo. Dopo sei mesi al Reuccio riprese  il  ticchio di tornare per la terza volta nel bosco a cacciare.
di tornare per la terza volta nel bosco a cacciare. Chiama  il  Principino, salgono a cavallo senza seguito, si mettono in
la neve col collarino nero. - Io, per conto mio, - disse  il  Reuccio - non ho nessuna voglia di uccidere la mia colomba.
mia colomba. - Neppur io voglio uccidere la mia, - rispose  il  Principino. - Incateniamo i falchi e mettiamo le colombe in
in libertà. - Così fecero e le due colombe volarono via e  il  Reuccio, preso dal sonno, si coricò ai piedi del suo
piedi del suo cavallo e s'addormentò profondamente, mentre  il  Principino vegliava su lui. A un tratto ricompariscono le
terza morirà perchè deve morire. - - In qual modo? - Appena  il  Reuccio si sveglierà andrà dal padre a dirgli che vuol
sveglierà andrà dal padre a dirgli che vuol prender moglie.  Il  padre acconsentirà e gli procurerà la sposa. Però, mentre
sposa. Però, mentre sederanno al banchetto nuziale, sotto  il  baldacchino di fronte al Re e alla Regina, sbucherà di
sbucherà di sotto la tavola un serpente e soffocherà  il  Reuccio e la Reginuzza. - Non c'è nessun rimedio per
- Che un amico fidato stia dietro agli sposi durante  il  banchetto con una mazza di piombo pronta a schiacciar la
a schiacciar la testa al serpente. Se gliela schiaccia,  il  Reuccio è libero e il serpente muore.
al serpente. Se gliela schiaccia, il Reuccio è libero e  il  serpente muore.
 Il  nostro Re si rese interprete della volontà popolare, ed il
nostro Re si rese interprete della volontà popolare, ed  il  24 maggio 1915 intimò guerra all'Austria. Casa Savoia
1915 intimò guerra all'Austria. Casa Savoia riprendeva  il  cammino glorioso di Carlo Alberto e di Vittorio Emanuele
glorioso di Carlo Alberto e di Vittorio Emanuele II.  Il  Re, in un magnifico proclama, così parlò ai suoi soldati:
suonata! Seguendo l'esempio del mio Grande Avo, assumo oggi  il  comando supremo delle forze di terra e di mare con sicuro
di terra e di mare con sicuro fede nella vittoria, che  il  vostro valore, la vostra abnegazione, la vostra disciplina
abnegazione, la vostra disciplina sapranno conseguire.  Il  nemico che vi accingete a combattere è agguerrito e degno
dell'arte, egli vi opporrà una tenace resistenza, ma  il  vostro slancio saprà, di certo, superarla. Soldati, a voi
di certo, superarla. Soldati, a voi la gloria di piantare  il  tricolore d'Italia sui termini sacri che natura pose a
quattro terribili battaglie, i nostri eroici soldati, tra  il  giugno ed il novembre del 1915, ricacciarono il nemico da
battaglie, i nostri eroici soldati, tra il giugno ed  il  novembre del 1915, ricacciarono il nemico da trincee, che
tra il giugno ed il novembre del 1915, ricacciarono  il  nemico da trincee, che parevano inespugnabili, scavate come
parlarne quattro settimane. Da quindici giorni frastornano  il  capo agli amici e al ritorno continueranno sulla stessa
continueranno sulla stessa musica. Si comincia a mietere  il  mattino all'alba. Il nonno dà il via facendosi il segno
stessa musica. Si comincia a mietere il mattino all'alba.  Il  nonno dà il via facendosi il segno della croce. Poi mette
Si comincia a mietere il mattino all'alba. Il nonno dà  il  via facendosi il segno della croce. Poi mette mano alla
a mietere il mattino all'alba. Il nonno dà il via facendosi  il  segno della croce. Poi mette mano alla falce. Il suo grano
facendosi il segno della croce. Poi mette mano alla falce.  Il  suo grano suole mieterlo da solo. Gli altri si servano pure
meccanica; si capisce che così in un momento è fatto.  Il  grano cade a mucchi d'oro; non rimane che abbicare i covoni
Dopo cena, ballo sull'aia al suono della fisarmonica.  Il  lavoro dona sempre letizia al cuore, specialmente il lavoro
Il lavoro dona sempre letizia al cuore, specialmente  il  lavoro dei campi.
liberaci dal male; e così sia. E giusto che noi preghiamo  il  Signore che liberi noi e la nostra cara famiglia dalle
dure per la nostra debolezza. Ma queste cose non sono  il  vero male. Anzi, qualche volta, possono essere visite del
essere visite del Signore, ed essere occasione di merito.  Il  vero male è il peccato, è l'offesa a Dio, è la mancanza di
del Signore, ed essere occasione di merito. Il vero male è  il  peccato, è l'offesa a Dio, è la mancanza di rispetto al suo
alla sua santa volontà. La vera disgrazia non è  il  patire o l'esser poveri; la disgrazia è il far del male.
disgrazia non è il patire o l'esser poveri; la disgrazia è  il  far del male. Beato, dunque, chi evita il male e non è
la disgrazia è il far del male. Beato, dunque, chi evita  il  male e non è colpevole innanzi al Signore. Costui è già un
al Signore. Costui è già un figlio del Cielo. - Che cos'è  il  Pater Noster? - Il Pater noster è la preghiera insegnata e
è già un figlio del Cielo. - Che cos'è il Pater Noster? -  Il  Pater noster è la preghiera insegnata e raccomandata da
FERMA  IL  TEMPO Da qualche giorno il pendolo non funziona più. Da
FERMA IL TEMPO Da qualche giorno  il  pendolo non funziona più. Da tanti anni lavora, cammina,
non funziona più. Da tanti anni lavora, cammina, segna  il  tempo! Forse è stanco, ha bisogno di riparazioni.
di riparazioni. L'orologiaio venuto a vederlo, dice che no,  il  pendolo non è guasto; funziona. Qualcuno però si diverte a
mai. - Presto, presto - par che dicano - presto! Ogni tanto  il  babbo e la mamma guardando il pendolo, sospirano: - Il
dicano - presto! Ogni tanto il babbo e la mamma guardando  il  pendolo, sospirano: - Il tempo passa, si invecchia. Ninetta
il babbo e la mamma guardando il pendolo, sospirano: -  Il  tempo passa, si invecchia. Ninetta non vuole che il babbo e
- Il tempo passa, si invecchia. Ninetta non vuole che  il  babbo e la mamma invecchino. E allora ferma l'orologio. La
ferma l'orologio. La mamma si commuove: - Mia cara bambina,  il  tempo va lo stesso. Impieghiamolo bene, piuttosto.