bellissimo sorriso. — E smettila di abbaiare! — continuò Massimo. — È il mio stomaco che abbaia, io non ne ho colpa, — rispose il povero Piuma. Per
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una delle piú straordinarie, e non sembra vera. Ma Rosetta e Caterina sono mie amiche e non dicono le bugie. Poi ho parlato anch'io con la vecchia
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giorno, quando già la gallina era morta, in cui Rosetta, la piú grande, guardò Caterinuccia, e Caterinuccia disse : — Ho un po' di fame. Mi daresti un
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calze da rammendare ? - Oh, finalmente siete venuta! Ecco qua; ho dodici e cento bambini da custodire e sedici calze da rammendare. Vi pago anticipato
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strappato; un sacco, e gli occhiali sul naso. — Non ho nemmeno uno straccio, signore, — disse Caterinuccia. — Nemmeno uno? — borbottò l'ornino
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Caterinuccia. — Sono Tit, — egli rispose. — Qui fa piú caldo che fuori. Ho bussato al tuo palazzo perché ho fame. Potrai offrirmi un po' di stufato e la
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Tit. — Io conosco i topi neri, ho combattuto con loro, e so che sono ferocissimi. Una volta ne vidi uno che aveva infilzato diciotto topi bianchi in uno
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, con tante finestre e balconi. — Dev'essere la casa del Gran Guardaboschi, — disse Tit, — ne ho sentito parlare. Chi sa che non sappia qualcosa di
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ancora una volta la Principessa mi baciò in fronte. Sí, mi baciò ancora una volta. Mi sembra come se fosse ora, l'ho ancora qui il suo bacio. Invece
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desiderato trascorrere la convalescenza. — Ho saputo di Pic e ti sono grata,— dichiarò, — è causa mia se tu sei malato. Tu sei proprio bravo —. E
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mercante. — Io vi aspetterò fuori del cancello, perché non ho il coraggio d'entrare. Se la donna del mio sogno accetterà, uscendo mi direte: « Tutto
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la Regina. — Evviva! Evviva! Urrà! — gridava Tit. — E lo stracciarolo? Non eri con lo stracciarolo? — chiese sottovoce Caterí. — Ma sí, infatti l'ho
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contenta di ritornare! E invece, non trovai piú nessuno. Ho finalmente trovato un impiego, Caterì.
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— Evviva! Evviva! — gridò Tit. — Pensate, — continuò Rosetta, — ho conosciuto una signora che ha diciotto bambini; tutti i giorni si rompono le calze
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Salumaio. — Permette, signore, che io faccia il salumaio insieme a lei? — Sei solo? — No, signore. Ho un somaro. — Bene, bene. Mi servirà per fare la
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. Tanto il Re sposerà me, che sono la piú carina. — Ah! Ah! Non farci ridere! — Nessuna ha le trecce lunghe come le mie. — Ma io ho le scarpe di seta
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passato in bici sotto casa di Maristella e ho visto la luce accesa. Ho sentito l'aria fresca sul viso e gli insetti sfiorarmi le gambe (avevo messo i
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. Luca però è uno spilungone e í suoi pantaloni per me erano troppo lunghi. Quando li ho provati Andrea e sua madre hanno cominciato a ridere come due
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inconfondibile voce nasale. Ho pensato ad uno scherzo. - Nel gabinetto, naturalmente — ho risposto ridendo - e tu? - Non sei forse tu che fai la pipì per le
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, Saturno ... Urano ... - E poi? - Dunque ... Mercurio ... - Tutto qui? E il pianeta dove siamo noi? Come si chiama? - Ho come un vuoto di memoria
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volentieri — gli ho detto. Così l'ho seguito attraverso un tinello, una cucina e un lungo corridoio, poi per due rampe di scale fino in camera. La
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, quando mi va di suonare, mi chiudo dentro l'armadio. Quando la mia zia preferita, Kamala, è venuta a trovarmi, ho messo su un concertino mica male
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! Raccolgo l'accendino in silenzio, monto sulla bici e torno a casa. Per strada mi vengono in mente tutte le parole che non ho usato. Sento tutti í pensieri
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fatto, ma non ho voluto girarmi a guardare. Che peccato non aver visto! Ormai non lo fa più. Ci siamo. Ecco Aziz. - Tu devi essere Maristella. - Come
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quanti figli hanno! — pensavo le prime volte. Poi ho capito. Quasi tutti hanno un solo figlio o una sola figlia, però consumano tanto perché in casa
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raccomando, voglio una storia originale, senza luoghi comuni. lo ho inventato una storia che parlava di un bambino muto che aveva un cane parlante. Il bambino
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sempre allegro. Sorride anche quando parla al telefono. Lo so perché l'ho visto sorridere mentre parlava con la nonna. Dice che chi ti ascolta può
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ho mangiato in mensa, mi hanno dato il prosciutto. - È buono, sai? Preferisci il crudo? — mi ha chiesto Luisa la cuoca, che è un po' sorda. A me non
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e si spengono. La porta si apre e io mostro la borsa alla mamma di Maristella, che quasi sviene per l'emozione. Comincia subito a dire dov'era, l'ho
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Ho dieci anni e vengo da Casablanca, in Marocco. I miei genitori non sono bianchi e non sono neri, perché sono arabi, così adesso sono arabo anch'io
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