non ne perdetti, in molti anni, che un'assai piccola parte, perchè ebbi ed ho ancora la consuetudine di riandare di quando in quando, un poco per
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maniera affatto irragionevole. Ho un così detto Gran libro della lingua, nel quale esperimento tutti i metodi; ma seguo di preferenza quello che tengono
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, quando si risolverà a rimanervi? - Te non ti ci voglio, chè non t' ho mai potuta patire. - Si fermi lei, e mi dica bene una volta quello che vuol
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sfruconato a colazione mezzo pollo. Mi sfruconai l' abito contro il muro. - Lo colsero sul fatto e lo sfruconarono ben bene. Ho pagato dieci lire
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ho sulla coscienza sono ben sicuro di non aver usata mai, benchè mi sia occorso chi sa quante volte d'esprimere l' idea ch'essa esprime; ciò ch'io
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- Quanto a me, consentirà che non ho bisogno - di studiar l'italiano. Sono un uomo d'affari! - Mi scusi. È forse il dialetto la lingua ufficiale
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altri libri, a tante cose e così diverse in così breve tratto di lettura? E quante n' ho tralasciate! Ma
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una volta la penna. - PENSIERO. Nota la locuzione: Ho FATTO PENSIERO di ritirarmi: è più che ho pensato e meno che ho fatto proposito. PENSUCCHIARE
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- Lo credo anch'io una buona cosa; ma allo studio della lingua non ci ho attitudine. - Oh bella! Che risponderebbe lei a chi le dicesse: - Non son
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PIANGE addosso, perchè fa le grinze d'un viso piangente, e di scarpe tutte rotte: scarpe che PIANGONO a cent'occhi. Dire che ho cercato tante volte il
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Credo di non averti seccato. Non ti saresti seccato neppure, credo, s'io non avessi fatto molte omissioni per abbreviarti il cammino. Ho detto molte
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- Ci ho pensato molte volte, mi ci metterei; ma ho altro da fare, mi manca il tempo. Non le può mancare. Non c'è altra materia che si presti meglio a
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? Ah, ella scuote il capo, con un sorrisetto: ho capito. È bella, ed ha vanità femminea, non ambizione letteraria, e pensa che un viso come il suo
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soprannome di Coso. - " Sai, questa mattina ho veduto coso, laggiù.... Dice che per quell' affare...., tu sai.... niente; salvo il caso.... ma neanche
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lettera seguente; della quale ho ritrovato la minuta sotto un monte di vecchi manoscritti.
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promessa, che ti feci nell' accomiatarmi, di rispondere per iscritto alle tue domande: - Ho fatto bene a metter l'uso della lingua italiana in
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Avete riso dei piemontesismi , non è vero? E non ci ho a ridire. Ma non ne ridete troppo forte, vi prego, perchè quello che dissi della famiglia
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per farla corta, non t' ho citato che una dozzina d'esempi; mi dispiace d'esser troppo pochi; ma te ne potrei pienare più pagine. A si biri, piseddu
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all'affettazione nel parlare, le farai tu stesso intrattenendoti qualche minuto con una rispettabile e amabile signora, che ho l'onore di presentarti.
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è stata a Napoli? - Da dieci anni non ho più veduto quella nobilissima città. - Ha letto la notizia della morte del tale? - Sì, ho letto la
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non l'ho mai intesa. - È d'uso comune in Toscana, è in tutti i dizionari, la usano molti italiani d'ogni provincia. - Eppure, che so io? Parlando
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agli stranieri l'armonia della nostra lingua! E ci vantiamo d'aver orecchio musicale! C'è da riderne, e da averne vergogna. * - Come ho da fare
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pronunziata (sua filia li tien compania). Ma perché quell'atto d' impazienza?... Ho capito. Ti pare ch'io, metta alla berlina della cattiva pronunzia la
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! - Bandiva il dittongo uo da ogni parola: non diceva più che core, omo, bono, spalancando la bocca come per inghiottire un ovo sodo. E gl'icché t'ho
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ricorda fino il punto della pagina dove restano e il tratto particolare della matita con cui si sono segnate. Io ho dinanzi agli occhi della mente
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versi propri e il ricordare dei versi altrui. In pochi anni, facendo poco ogni giorno, ho raccolto un materiale ricchissimo. Questo metodo presenta
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