Provato dunque che un’arte, raggiunto l’apogèo, ha esemplari e modelli inimitabili, lo studioso il quale non vaghi claudicante ed incerto pel campo
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dominante, ed è veramente tale in parecchie condizioni drammatiche, il poeta in certe altre ha mischiato una qualità d’amore svenevole e malinconico
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inverosimile d’ingenerare in ultima analisi una confusione d’inferno. In breve, nostra modesta opinione è che, quando in una scena v’ha un fondo di
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italiana, il maestro Bacchini ha di necessità laboriosamente ponderato il melodramma rossiniano nella condotta, nella forma, non meno che negli
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degli studj, ed in conseguenza di fronte alla potenza operativa di chi ha dovuto comporlo, par quasi un miracolo: lieto presagio, se i prognostici
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virtù d’esperienze diuturne. La stretta finale, nella quale è un sentore rossiniano, non ha, giudicata in scena, quell’effetto che in essa sembrava
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, leggiero e spontaneo, felicemente congegnato alla ripresa del motivo fondamentale, ha popolarmente provveduto al buon esito del melodramma. La stretta
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l’arte in Italia, ha in sè tuttora elementi copiosi, perchè ci venga in mente di farla tributaria degli stranieri. Far conto de’ progressi
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