20. Esenzione delle guardie di città dalla ritenuta in conto Tesoro. (322).
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muro? - Trih ! Trih! Trih! Il Re, infuriato, ordinò: - Tagliategli la testa! La Reginotta, udito che le guardie andavano alla prigione per mozzare la
servito. Arrestatelo, e conducetelo a palazzo. Le guardie lo afferrarono, lo legarono ben bene e lo condussero a palazzo. Il Re ordinò che tagliassero una
case. Le guardie rovistavano da per tutto, ma non trovavano niente. Andate in casa delle due sorelle, cerca, ricerca, fruga, rifruga non trovarono niente
in furore: - Né verghe d'oro, né asino! E mandò le guardie alle fornaci del gesso, perché menassero l'animale alle stalle reali. Le guardie, armate
-e-guasta dev'essere un Mago! Leviamogli tutti gli arnesi; vediamo che farà. Andarono le guardie e gli sequestrarono pialla, succhiello, martello, sega
, finivano a legnate e peggio. Il regno pareva in tumulto. Le guardie accorrevano di qua e di là; ma, essendo più sorde di tutti, ora davano ragione a chi
ogni calcio lasciava il segno! Corri di qua, corri di là, non c'era verso di sfuggirli. Ministri, cortigiani, guardie tentavano invano di afferrarli
di torno una bocca inutile. Scellerati! Le ciarle giunsero all'orecchio del Re. Il Re spedì le sue guardie e si fece condurre dinanzi marito e moglie
. - Vedo là alcune guardie che fuggono come se avessero le ali ai piedi. Queste non valgono i manciù di Tschang-pin. Un gruppo di montagne, non troppo
guardie che vegliavano sui bastioni. Dalle vie e dalle piazze della Cheng-wai salivano, di quando in quando, dei clamori assordanti mescolati allo