’innaturale, dell’assurdo, del sublime, della grazia. Infatti l’itinerario predestinato dell’uomo sulla terra è uno solo e non si può uscirne: il libero
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ambiente adatto ai movimenti di una folla adunata e all’eccitazione festosa che accompagna una manifestazione popolare di rendimento di grazia. Con le
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Non illudiamoci che, ad incantare l’artista, sia stata la grazia ingenua di un gioco di bambini: con il candore innocente della puerizia il suo
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tutti citati, ma inseriti alla buona, con l’estro e la grazia di solecismi ingenui ed ironici insieme: come le due spalle a portico nel pronao di Santa
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una «grazia», che non ha la rigidezza né le pretese ideologiche del «bello», e che si esprime nella mobilità di forme «a spirale», evitando le rette
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al ruolo di vittima, che l’artista s’è scelto. Poiché tutto il valore dell’arte dipende dalla grazia di un’illuminazione interiore, che l’artista non
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,dà loro il volto seducente della bellezza e della grazia, appena indurito dal bagliore di crudeli pupille, come nelle diavolesse di Niklaus Manuel
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capricci dell’anima, lascia che la tenera brezza della grazia di Webb e quella più ardente dell’entusiasmo di Shaftesbury sciolgano in superficie i ghiacci
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’estasi o rapita da un vento impetuoso, è perché tale è lo stato di grazia, l’alone spirituale che determina intorno a sé la figura. Nel Settecento la
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rigore non potrà neppur più dirsi Bello, ma Grazia.
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