Quei due signori che passeggiavano impettiti erano Piuma e Massimo. Piuma era piú piccolo e piú leggero, e il vestito che aveva addosso gli era
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cintura con le cartucce. Aveva la faccia rotonda e rossa, il naso rosso e gli occhi piccoli. Ogni volta che Sua Maestà passava davanti a lui, diceva
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prigione e fra poco tornerà al ginnasio. E se ne andò tutto contento. Allora Tit aperse gli occhi.
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grandezza, ma di uguale importanza, e un certo numero di fratelli e sorelle minori di lei. Costoro erano gli unici lettori suoi, a quel tempo: e fra quei
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? — brontolò Tit. Il povero mercante, vedendoli da lontano insieme alla sua Grigia, diventò di tanti colori; ma in fretta Tit gli gridò: — Tutto male! Il
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, ma pensava che quel viaggio l'aveva stancato, e quel bitorzolo sul naso gli faceva male. Pensava alla sua casa col terrazzo sul tetto, e a tante
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buccia di cipolla, che, messa sotto al cuscino la notte, fa fare dei bei sogni. E infatti Paolo Pietro sognò che il Re gli dava la medaglia; e poi sognò
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di tela di sacco, con la testa un poco storta, e gli occhi, il naso e la bocca di filo rosso. L'ha fatta Rosetta, e di primavera è molto piú bella
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. Anche questa volta Bellissima chinò la testa senza rispondere. Che colpa ne aveva lei, se era stupida? E stette ad ascoltare, con gli occhi in su, quello
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strappato; un sacco, e gli occhiali sul naso. — Non ho nemmeno uno straccio, signore, — disse Caterinuccia. — Nemmeno uno? — borbottò l'ornino
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nel tronco della Vecchia Quercia. Era un gufo molto gentile e freddoloso e aveva gli occhiali. Il suo berretto era rosso e bianco. Fu una vera
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stato fuori dello sportello, al freddo. — E non gli avete chiesto il suo nome? — Non ha che un soldo bucato, Eccellenza. — Chiedetegli il suo nome. Tit
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spiedo, e se li mangiava come crostini. Io allora gli tolsi di mano lo spiedo e infilzai lui. Poi lo portai al re dei Topi bianchi che aveva già
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, reggendosi al suo vestito stracciato. Il paese pareva piuttosto una foresta di alberi immensi. A quell'ora tutti gli abitanti dormivano e solo le
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lei, si rincantucciò e abbassò gli occhi. — Ma no, signora, — rispose Tit, piuttosto risentito, — é la madre di Bellissima. Avete nessuna notizia di
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canto di un usignolo; e l'usignolo cantava una storia assai bella, che diceva cosí: — Tutti gli alberi lo conoscono e le foglie ripetono il suo nome
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Bellissima, e invece sognò che la cingallegra dava ospitalità al re dei Topi bianchi, e finalmente gli staccava il gatto dalla coda; ma era un semplice
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intorno, e volevano vedere il regalo: — Tutti gli onori sono per lei, — borbottavano, allontanandosi. Tit girava fieramente da un gruppo all'altro, e
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Lo seguivano due dei suoi amici piú fidi, che portavano gli occhiali e le barbe finte per rendere piú terribile il loro aspetto. Essi tenevano il
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addormentarsi qua e là, sotto gli alberi, con le trecce giú e un po' di gelato sul naso, e i nani passeggiavano parlando di politica, cioè dei topi bianchi e dei
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mercante si stese dinanzi all'uscio, lisciandosi la barba; Caterí gli portava la minestra, ed egli era davvero soddisfatto. Ogni giorno chiedeva a Tit se
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, signora! — e cominciò a traballare per la gioia, — io credo che... — e lentamente allontanò le mani dal viso di Grigia; questa aveva i capelli e gli
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soffiandosi il naso e asciugandosi gli occhi. Aveva un piccolo naso molto regolare e gli occhi celesti con le ciglia dorate. Appena vide la
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soffio di vento che gli fece sventolare i capelli, e Caterina non gli aveva mai visto negli occhi due luci cosí gloriose. Caterina stese le braccia
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Allora Tit disse: — Principessa, la mia trombetta d'argento non suona piú, — ed ella gli disse: — Ti darò in regalo la mia chitarretta —Tit rise; i
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era morta, e Bellissima le asciugava gli occhi con le sue mani di stoffa. — Verrò a trovarvi! — gridò Tit. Caterí stava per dirgli: — Hai lasciato la
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trovarono piú nessuno; tutti gli autocarri erano partiti e solo il signor Negretti era rimasto a terra. Subito montò sull'asino per inseguire gli autocarri
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. La signorina Alberelli gli aveva promesso di sposarlo, ma ora tutto era finito. E il povero Negretti sospirò e si addormentò. Poco dopo, si svegliò
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fila gli idoli, le palme, eccetera, e in mezzo a musiche di ogni genere celebrarono il matrimonio della signorina Alberelli col signor Negretti. Il
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parola, gli dava un calcio. — Bene, — dissi io. — Ora lavorerete e sarete onesti. Che cosa vi piacerebbe di fare? — Io il campione, — rispose Massimo
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grandi, e certune perfino la gobba e gli occhi storti. Figuratevi. Finalmente, Paolo Pietro vide una bellissima Principessa, con tre collane di perle e
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Quando suona i nostri vicini corrono a sentirlo e ognuno gli porta qualcosa da mangiare, da bere o da vestirsi, così ogni volta Aziz se ne va via con
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. - Ah no, eh! — scoppia la mamma — Non ricominciare! Il papà dice che gli faccio venire gli incubi la notte, quando suono. I vicini stanno attenti alla
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Aziz è stato preso dalla polizia senza documenti, così gli hanno fatto il foglio di via, che significa che adesso deve tornare in Marocco. Questo
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intervistarlo a Casablanca. In quel momento il nonno stava conducendo alla fiera del bestiame il suo asinello ridotto pelle e ossa. Mentre il giornalista gli
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accendini. Prima dipingeva sulle scatole di fiammiferi, ma siccome adesso tutti usano gli accendini, lui li dipinge e li vende. Ha una faccia marrone tutta
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quello che trova in dispensa. È bravissimo ed è capace di suonare per intere giornate senza che gli venga mai fame o sete, voglia di un bicchiere di
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mi conosci? - Eh, così, di fama — sorride Aziz mentre mi lancia un'occhiata complice. - Sei tu quello che dipinge gli accendini? - Sì. come lo sai
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Intanto Nerone con un balzo guadagna il tetto della mercedes e acciuffa con la bocca la borsa. L'autista, ignaro di ciò che gli capita sopra la testa
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brillano occhi immensi. Si siede accanto a me, appoggia la testa sulla mia spalla, chiude gli occhi: - Ti voglio bene, Nadir. - Anch'io. Ce ne stiamo
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che chiama gli spiriti. Qualcosa si muove ai bordi del campo. È troppo basso per essere un uomo, troppo lungo per essere un bambino. È un cane magro
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, perché è affacciata al balcone. Quando arriviamo è già davanti al portone, le mani sui fianchi e gli occhi che sprizzano scintille. - Di nuovo col
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passato in bici sotto casa di Maristella e ho visto la luce accesa. Ho sentito l'aria fresca sul viso e gli insetti sfiorarmi le gambe (avevo messo i
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, un'amica del signor Spilorci gli ha regalato un portafoglio di pelle nera, dimenticando che aveva fama di avaro. - Incredibile! Che cattivo gusto! - E la
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Vicino casa nostra abita una signora magra con gli occhiali, la signora Nasochiuso. È così magra che le zanzare la mancano. I cattivi odori la fanno
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- Posso fare io una domanda? - Certo, Nadir. - Perché gli extraterrestri si chiamano così? - Perché non abitano sulla Terra. Extraterrestri, infatti
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nella rete, come in una gabbia magica che attira e imprigiona tutto. Gli altoparlanti diffondono una musica dolce che accompagna le mie giravolte tra
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sopra il groviglio di creme e marmellate. - Era ora! — faccio io. - Buh! — dice Nerone, leccandosi gli avanzi dì un bigné dai baffi. È ora di andare
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controllando che nella borsa non manchi nulla. Entra anche Nerone, che si scrolla subito di tutti gli avanzi di dolci, proiettando schizzi di crema
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, Svizzera, Germania, America, perché volevano guadagnare soldi e stare meglio. Un amico italiano di mio padre, però, dice che in Italia devono stare gli
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