Il dí seguente Cipí, vedendo il gatto che riposava all'ombra del fico, disse fra sé: — Ecco là l'animale coi baffi e gli artigli invisibili! — E gli
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Cipí! — disse la mamma. A sentire quel verso strano il babbo e la mamma gli dicevano: — Perché piangi? — Cipí... cipí, voglio uscire di qui! — gridava
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Cipì p. 9 Nascita di Cipí 12 Il mondo 16 Il buco fondo e nero 19 Prigioniero 22 Alla scoperta del mondo 25 Margherí 30 Gli artigli 33 La fucilata 36
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vicino a Passeri. Anche gli altri passeri tremavano di paura e gridavano: — Scappiamo al bosco! Andiamo via da qui! — Restate qua! — gridava Cipí dalla
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fratellini aprì gli occhi e disse: — Noi a vedere giú ci andiamo quando siamo grandi. — E io, invece, ci vado subito! — gridò Cipí e sgusciò sotto
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pronunciare una parola se lo strinse affettuosamente al petto come quando, dentro al nido, gli narrava che cosa c'era nel mondo. — Mia cara Mamí
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disse: — Adesso salto dall'altra parte: op là! — e saltò dall'altra parte del buco nero. In quel momento ritornò mamma passera e gli gridò: — Vieni giú
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papà. E Cipí intanto soffriva: a momenti non ricordava piú nulla e chiudeva gli occhi come se stesse per morire. La sua mamma, intanto, volava
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. — Addio! — sussurrarono gli altri fiorellini. — Chi sono, Mamí? — domandò Cipí. E la mamma: — Sono fiocchi bianchi che Palla di fuoco pian piano
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di pericoli. C'è l'animale coi baffi e con gli artigli invisibili che cammina senza far rumore e dorme con un occhio chiuso e uno aperto... e in fondo
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aveva gli artigli e lui, zaff!, mi saltò addosso e mi strappò la coda. In quel momento i passeri smisero di ascoltare, spiccarono un volo basso e
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fatto con lui quand'era piccino. Intanto Palla di fuoco era cascato pian piano in braccio ai pioppi del fiume e men- tre essi gli cantavano la
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Avanti e indietro dalla campagna al cespuglio, Cipí trascorse giorni di sacrificio, ma non gli rincresceva, anzi era piú allegro perché ogni giorno
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l'altro, menando frustate a destra e a sinistra. Cipí, colpito da una frustata che gli scompigliò le piume, batté la testa contro la tegola. — Vieni
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, — gli sussurrava la passeretta, — vuoi che lavoriamo tanto per nulla? Qualche volta, quando il sonno tardava a venire, ascoltava i rumori della notte
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tutta la giornata si chiamarono, si radunarono e si prepararono alla grande avventura di ogni autunno. Salutarono gli amici passeri e il giorno
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ogni sera, quando rientravano affamati e intirizziti, Cipí e gli altri dovevano spostare le farfalle che s'erano appoggiate davanti alle tegole. Cipí e
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figlio scomparso: — Se lo trovo gli faccio perdere io il vizio di uscire di notte! Ed io credevo di aver allevato dei figli per bene! — Malediceva e
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parole invitavano gli uccelli nel paese della felicità. Io chiamai Passeri e lei, appena si affacciò, si accorse che dietro a quelle luci colorate, c'era
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l'abbiamo visto, ma gli altri che cosa hanno visto? Niente! Fin che non avranno prove, non crederanno! — Ma gliel'ho detto io che l'ho visto! - brontolò
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I. Viveva nella città turca di Malatya un pittore di nome Sakumat, non giovane ma nemmeno anziano: aveva l'età in cui gli uomini saggi sanno stare in
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gli anni addosso, a calcolare passi, passaggi, cedimenti: mentre chi, giorno dopo giorno, anno per anno, allunga con semplice lena la mano ai frutti
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avevano dichiarato), ma per il compito stesso che gli si affidava. Se pure quella favorita non fosse stata stupefacente come si diceva, non doveva certo
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un'interminabile sfilata di abiti, turbanti, cinture, drappi e gioie portati da servi, quelli che gli sembrava opportuno far indossare all'Imperatore per il
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perdeva nei lineamenti il totale abbandono, e gli permetteva di cogliere e segnare nella sua memoria l'immagine di un volto desto e mobile, simile certo a
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. Gentile sedette di fronte a lei, lentamente. Aveva gli occhi stanchi, ma ancora pieni della luce dormiente di Amilah. — Generoso e potente è il
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, gridava l'urgenza del punto sorgivo della sua bellezza, lo sguardo. Gli occhi della modella addormentata erano chiusi, e nulla le toglievano: la figura
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eccellente giocatore di scacchi: dalla prima partita Sakumat vide che il bambino gli era superiore. Ogni mossa che all'uomo costava silenziosa
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nobile del cancello. All'improvviso, chissà come, gli tornò alla mente un'avventura in compagnia del fratello Giovanni e di un loro amico, Sebastiano
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intendeva aggiungere nessun tocco al dipinto, che aveva raggiunto la possibile perfezione. Sapendo che il termine dell'opera gli avrebbe levato per
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della morte, il Sultano rivelò ad Amilah ogni cosa. All'inizio, inquieta e sorpresa, la favorita mosse gli occhi verso il volto dell'amante, come per
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giunse rapidamente alla fine, e in certa misura, pur nel rispetto dell'arte, Gentile accelerò gli ultimi tocchi, parendogli desiderabile e opportuno
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far figure. Prendi dunque di questo, che è il meglio, e al resto non badare. — Parlando male dite, frate Filippo, fai male, — gli rispondeva il buon
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all'estremità esterna della seconda fila di sinistra, e fissava gli spicchi di vetro arancione, oltre l'altare. Il caldo, avvertibile anche nella
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, - disse Filippo guardando gli occhi della giovane, che però erano fissi alla soglia, — perché siano completi occorrerebbe dire a suor Marta di guardare o
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5. Tutti gli spigoli furono tolti: le pareti si stendevano attorno a Madurer e Sakumat come uno spazio morbido e ininterrotto. Mentre i servi
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saputo, della bellezza in generale e della sua, piú cose di quante avesse appreso in tutti gli anni della vita. Le parole di Filippo le tornavano alla
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13 Filippo, insoddisfatto, guardava il dipinto continuamente, socchiudendo gli occhi, ricordando il volto di Lucrezia, ritoccando, guardando ancora
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uno, sebbene vecchio, ancora in grado di affrontare il viaggio. Chiese poi a Kumdy una giornata per prepararsi e salutare gli amici. Il giorno dopo
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doloroso. Al mattino riposava tranquillamente, ma era molto pallido. Un leggero sudore gli bagnava l'orlo delle labbra e della fronte. Ganuan vegliava con
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medici restarono a Nactumal per continuare le loro osservazioni. Si informavano continuamente sul suo appetito, gli chiedevano in modo giocoso notizie
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tutti gli orizzonti, e li vede per primo. I sonni di Madurer occupavano piú di metà delle giornate e la notte intera. Erano lievemente agitati, ma senza
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pareti, il lettino veniva spostato in modo da permettere al bambino di guardare il lavoro. Grossi cuscini gli tenevano sollevata la testa anche durante
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pregiate. Il pittore si inchinò. Aveva la barba ormai quasi del tutto bianca. Gli ultimi mesi passati nella stanza di Madurer gli avevano imbiancato
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dell'Egeo gli era divenuto pesante: ma ci vollero altre quattro giornate di prudente rotta, prima rasentando il Monte Santo, poi traversando d'un fiato
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i suoi lineamenti erano quelli di un bambino di nove anni. Tuttavia niente in lui era incompleto o gracile: il volto era limpido e grazioso, gli
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Doge, muovendo il capo avanti e indietro in un assenso solenne. — Ma è il momento ora di parlarvi della ragione per cui io e gli Anziani della
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gli occhi arrossati dalla polvere di pista dei giorni precedenti glielo permettevano, che osservare la costa scorrere a sinistra, e il traffico muto
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5. Costantinopoli e la sua porta d'acque gli vennero incontro come la scena di un sogno. L'odore mai interrotto di spezie e fiori si addensò, si
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profumato che scivolava nello stretto come una seconda corrente, portando gli odori dell'Asia a mescolarsi con quelli del Mediterraneo. Sulla costa di fronte
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