tutti gli strati della società; bisogna che ogni attività umana, anche la più umile, abbia un’origine culturale e un fine religioso. La tecnica dell
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far nulla per ottenerla: tutto lo sforzo umano, tutta l’esperienza accumulata e maturata nel, tempo, la cultura infine, sono privi di scopo. Gli uomini
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, del passato c’è una storiografia. L’artista si interessa della natura e della storia solo in quanto il pensiero della natura e della storia gli
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mondo: la devozione non è soltanto preghiera ed estasi, ma contegno composto, dimesso, benevolo verso gli altri. Poco importa che questo contegno
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storia gloriosa come quella di Roma gli umili sono eroi. San Rocco è un condottiero che distribuisce le ricompense alle legioni: le donne sono matrone
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liberazione da tutte le regole: gli scomparti si succedono ritmicamente, più larghi o più stretti, ora sfondando la volta, ora sovrapponendosi ad essa
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paesaggio di Annibale, la Fuga in Egitto: vi sono alberi, acque, monti, cielo, cioè tutti gli elementi che compongono lo scenario naturale; v’è la città
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pittura si rifà o rivive il fatto: se ne scoprono i motivi profondi, gli esiti trascendenti. Annibale estende l’esperienza dal reale al possibile; il
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appoggia i piedi sulla terra, tra l’erba e i sassi, suona un vero violino, legge le note nel libro che San Giuseppe gli tiene aperto davanti. L’unità
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. Quel che è sconvolgente nei dipinti di questa prima fase è la estrema condensazione dell’immagine, dei colori, delle forme che rende perspicui gli
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che gli guida la mano; i grossi piedi terrosi in primo piano e le ali luminose nel fondo.
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mezzo secolo prima o aveva creato un modo nuovo e più intenso di figurazione drammatica. Ma il Caravaggio stringe ancora i tempi: la gli astanti
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corte degli Asburgo, dove può vedere il nucleo più rappresentativo dei tardi dipinti di Tiziano. L’Italia gli appare come un immenso museo; la sua cultura
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, creata al principio del nostro secolo; alcuni pittori - taluni addirittura più anziani di lui — gli sono vicini, ma, già prima della partenza da Roma
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spazio della figurazione; gli altri si volgono, devotamente, verso l'immagine della Vergine. La natura (il paesaggio lontano) e la storia (l’arco
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Più importanti dei riflessi immediati sono gli effetti lontani: muovendo dal Caravaggio, Velazquez, in Spagna, oppone la sua lucida oggettività al
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ai Lincei, spiega l'interesse per una pittura che abbia perspicuità del naturale; l’interpretazione lirica della luce formante del Caravaggio gli
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pittura di genere imita i «pari» o i «peggiori», la pittura di storia i «migliori», i grandi, gli eroi.
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colori. Poiché il suo ideale è la moderazione, non soltanto geometrizza la mimica icastica del Caravaggio, ma evita gli estremi opposti dei suoi valori
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). «Se nei pennacchi Domenichino dipinge, con precisa diligenza, gli Evangelisti, attenendosi strettamente al principio di poche, colossali figure
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Tornato a Roma, cercherà invano di emulare il Bernini nella Veronica di San Pietro; gli sarà più facile contraddirlo nelle lunghe, patite, spirituali
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poetica di un valore che la natura aveva e non ha più. L’aveva per gli antichi: e il Bernini non s’interessa tanto della (natura quanto del
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; Alessandro, VII, 1671-78), il monumento della Contessa Matilde (1633-37); le cappelle, tra cui quella del Sacramento, gli altari.
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si dissolve la figura nelle più alte sculture del Bernini: come l’Estasi di Santa Teresa, la Beata Ludovica Albertoni, gli Angeli ora in Sant’Andrea
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Carlo alle Quattro Fontane (1634-37). Riduce lo spazio, già esiguo, con le forti colonne del portico; evita la simmetria e distribuisce gli intervalli con
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Giovanni rimasto a mezzo lo amareggia, la ripresa trionfale dell’attività del Bernini col favore di Alessandro VII lo umilia. Poiché gli si impedisce di
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guardare ai veneti, maestri del colore e della grande decorazione, Il classico senza il problema della storia: ecco l’ideale del Cortona pittore. Gli
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, di portare nella città la campagna, di sviluppare gli edifici in spazi liberi, aperti. La composizione della facciata leggermente incavata della
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bottega di Fontana si formano gli austriaci J.B. Fischer von Erlach e Lukas von Hildebrandt, i bavaresi fratelli Adam. Il rapporto non è però a senso
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contenuto entro gli invalicabili limiti di una disciplina morale. Più libero, denso di struggente nostalgia (quasi di una Sehnsucht preromantica) per un
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dello scalpello), ben inquadrato in sistemi culturali che, per carità, non gli si chieda di modificare; esprime il facile ideale della virtù che sta nel
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si innesta sulla tradizione cinquecentesca e manieristica: ciò che da un lato lo limita e dall’altro gli apre infinite possibilità di soluzioni
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, compiacendosene) dal grottesco, dal deforme, dall’orrendo. Altro che ideale classicistico: i filosofi antichi sono raffigurati come straccioni e vagabondi, gli
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pennellate a corpo. Le esigenze della decorazione lo portano a ridurre gli scuri e a rialzare g le gamme dei colori, facendo prevalere l'elemento
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a costruire la progettata chiesa per gli Oratoriani. Non meraviglia dunque che, per riprendere il discorso interrotto con la partenza del Cortona
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Cinquecento è influenzata dall’Italia centrale (specialmente da Siena) e dalla Lombardia: gli architetti che trasformano la città, dandole un aspetto non
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Rubens e Van Dyck, e poi i veneti (dal trono dunque gli elementi nuovi che si sovrappongono, senza tuttavia cancellarla del tutto, alla formazione
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probabilmente il Saraceni; a Mantova, dal 1613 al ’22, conosce l'opera del Rubens. Il suo tempo migliore sono gli ultimi anni, tra Mantova e Venezia. Nei
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sa dell’artista; quasi certamente conobbe opere del Caravaggio (si ricordino gli strumenti musicali nell’Amor vincitore), forse qualche natura morta
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fuoco, le piante poligonali e stellari, gli intrecci d’archi sospesi, le scale che girano nel vuoto. Si spiega l’estrema eleganza di ogni particolare
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Inghilterra col Richardson, il Webb, i teorici del «pittoresco» e poi del «sublime», nonché con gli scritti di artisti quali Hogarth, Reynolds
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’attività teatrale lo ha abituato a concepire in grande, a servirsi di tutti gli espedienti prospettici e d’illuminazione, a non farsi scrupolo di
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facciate; in compenso (ma non soltanto a Torino) hanno importanza monumentale i cortili, dove gli ospiti scendono dalle vetture e queste possono
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Come il Juvarra manipoli gli spazi architettonici si vede dal confronto di due chiese: Sam Filippo ed il Carmine; larga, espansa negli ampi vani
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pittoresco del folclore. Il ritrovo preferito è la piazza di Spagna con le vie adiacenti: ci sono gli alberghi, gli studi degli artisti, le botteghe degli
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vecchia fronte della chiesa (di cui deve conservare gli antichi mosaici). Scompone la superficie in tante aperture, precisando di ciascuna, nell
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CARLO MARCHIONNI (1702-1786), dove la chiarezza del telaio strutturale ha come conseguenza la riduzione di tutti gli elementi ad una loro evidente
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quasi involontariamente gli elementi alla «sodezza» classica predicata dai trattatisti del Cinquecento.
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altro ideale che quello dell’arte sia che lavori per Napoleone o per il papa o per l'imperatore d’Austria. Il prestigio europeo di cui gode gli permette
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Cristina a Vienna a cui Canova lavoro dal 1798 al 1805 riprendendo e sviluppando gli studi per un inattuato monumento a Tiziano. Si sa che il Canova
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