Il bravo Sancio gli manda ancora dietro qualche savio consiglio: - Eh no, non fuggiranno, stia sicuro... Ci vada più pianino, che c’è tempo! Che fa
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Vola il bimbo, fra il sussurro delle alucce, nell’azzurro e trasvola il grande mare e già l’Africa gli appare.
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Suona a lungo la sirena: Pentolino ha una gran pena ché in Paesi assai lontani babbo va: tra gli Africani!
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“Babbooo!...” Gli occhi dal lavoro alza il babbo: “Oh il mio tesoro!” grida e d’impeto lo allaccia, consolato tra le braccia.
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Il vicin lo vede in pianto, gli dà un soldo impietosito. Bilbobul s’allegra tanto che già tocca il ciel col dito.
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Al tonfo che n’è uscito, Sancio Panza riapre gli occhi e ammira con sbalordimento lo sfacelo del suo ardimentoso padrone. - Sapevàmcelo! - sospira. E
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Invano il giudizioso scudiero tenta di placare gli ardori del padrone: - Badi bene, signor errante, che son proprio mulini, con le sue pale e col suo
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si chiama Sancio Panza, e gli si fa il ritratto senza bisogno di pennello. Cavalcando cavalcando, il primo sole presenta ai due compari una trentina
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