si trovava un coniglio o una lepre, neppure a pagarla a peso d' oro. Gli accadde anche peggio. Non potendo più fare il solito esercizio della caccia
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acchiappare. Pel solletico, il Re rideva, ah! ah! ah!, e il pancione gli faceva certi sbalzi buffi. Ah! ah! ah! Allora la Cecina! — Pancione del Re
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cominciò a gridare pietosamente, dietro al portone: — Ah, Reginotta! rendetemi gli occhi. - La Reginotta, dalla finestra, rispondeva: — Sposare una
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rumore assordante per- tutto il bosco. Era un Orco che tornava a casa coi suoi cento mastini, che gli latravano dietro. — Oh, che buon odore di carne
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la parola. — È la mia cattiva sorte! Ma non importa. — Lo condusse a casa, prese un barattolo e gli strofinò il petto con una pomata di suo padre. Il
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E gli scatenò dietro i cento mastini di suo padre. Ma sì... il Re era sparito. Con quell'olio le carni della Regina tornarono subito morbide, e si
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sangue. C' era dentro un bambino piccino piccino: lei gli aveva schiacciata la testa! Il Re, visto quell' atto di superbia e il bambino schiacciato
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paese, il Re accompagnato dal servitore passò e ripassò davanti la bottega del ciaba, finchè non gli riuscì di vedere la bella ragazza, che era la più
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popolo aspettava l' entrata della Regina, si fecero coraggio; e uno di loro gli disse: — Maestà, perdonate!... Ma questa qui è una granata! — Il Re montò
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accorto che gli era stato rubato l' anello, ed era uscito dal palazzo reale, piangendo la sua sventura. Fuori le porte della città avea trovato la
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qui. — Quando giunse il marito, quella donna gli riferì minutamente ogni cosa. C'era una volta.... 11 — Sai che ho pensato, marito mio? Noi abbiamo una
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Reginotta entrò. Ed ecco il drago con tanto di bocca, che stendeva il collo per inghiottirsela. Gli butta in gola la cipolletta, e quello si ritira, si
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Ma quello cambiava discorso: da quell'altro non ci sentiva neppure. — Bella parola di Re! — gli disse il Nano una volta. — Ah, nanaccio impertinente
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. Gli tastava il ciuffo, gli accarezzava il collo, lo spronava leggermente col tacco; e intanto diceva scherzando: Cavallo, mio cavallo, Salta dal
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nella pelle dall' allegrezza. — Il Reuccio gli aveva menato un calcio: le stava bene a Spera di sole! - Il Reuccio pochi anni dopo pensò di prender
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In cucina gli tirarono il collo e lo messero a lessare. Appena la pentola diè il primo bollore: — Chicchirichì! — Il galletto era scappato fuori
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Allora gli tagliarono la cresta, e quella voglia non la ebbe più. E il popolo: — Staremo a vedere! Chi di gallina nasce convien che razzoli. - Dopo
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lo fate? — Reginotta, non ha prezzo, ma prenderò quel che vorrete. — Gli diedero una gran somma e quello andò via. La Reginotta s' era messo in dito l
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gli animali feroci. Era uno spavento! Urlavano, digrignavano i denti, spalancavano le bocche; ma quello sempre avanti, senza curarsene. Finalmente
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andò in quella pianura dove gli era apparsa la fata: — Fata, dove sei? Ai tuoi comandi. - Le narrò la disgrazia. — Ti sei lasciato canzonare! — E gli
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quel gonfiore sulle spalle, gli domandò: — Maestà, che portate addosso? — Porto la mia disgrazia! — E raccontò com' era andata. La Regina risolse di
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. Questo giovine è figlio d'un regnante. Una maga gli aveva fatto l' incantesimo, e per romperlo ci voleva la ragazza dal dente d' oro. Ora dovrete sposarvi
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malaugurio per la sua discendenza fosse sparito. Gli occhi della povera donna parevano un fiume. Andava attorno tutta la giornata, fermando la gente
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Tizzoncino ridendo: — Bruttona di fornaia! — Apri, Tizzoncino mio! — Allora l' uscio s'aperse, e i due sposini s'abbracciarono. Quella sera si fecero gli
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tanto, la notte, il contadino cavava di tasca lo zufolo, e prima di sonare, gli diceva: — Maestà, rammentatevi bene: Chi tocca stronca, Chi parla falla
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intendere al Re che era nuovamente gravida e, quando fu l'ora, gli fece presentare una bambina nata di fresco, che lei avea fatto comprare a peso
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gli usci venivano appostate guardie con una granata in mano, invece di sciabola, che dovevano gridare all' armi appena visto un topo. Sulle prime, con
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era diventato un altro. Domandò umilmente perdono del male che gli aveva fatto, e conchiuse: — Giacchè questo è il volere di Dio, sposatevi e siate
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? — E lo condusse dentro, nei magazzini. C' erano tutte le fiabe del mondo, situate nei cassetti fatti a posta, classate e numerate; e il mago Tre-Pi gli
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traditore, questa volta non ti giova! — Ma durava fatica a tener aperti gli occhi. Il cardellino cominciò a canzonarlo: — Pss! Pss! il Re dorme! Pss
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racconta-fiabe; ma i bambini, che già sanno a mente le nostre storie, ora vorrebbero delle fiabe nuove, e non gli prestano attenzione. Bella Fata Fantasia
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— Come si chiama? — Si chiama Beppe; ma noi gli diciamo Ranocchino. — E Ranocchino sia! — La vecchia toccava appena il bimbo col bastoncello, che
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lo scorticò e lasciò molta carne attorno al cuoio. — Ora rivolteremo questo cuoio, — disse la vecchia. — Io vi ci cucirò dentro. Scenderanno gli
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fortuna, se la, cavò con qualche ammaccatura. Per le vene ferite delle braccia la vecchia cercò un' erba, e gliele medicò con essa, e gli sanarono a un
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anche darsi! — Il re la guardò da capo a piedi: gli pareva e non gli pareva. Lei gli raccontò la sua storia; ma non disse nulla delle orecchie, per
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boccettina, che gli spariva fra le dita e disse: Ecco il rimedio. Questa notte, appena la Regina sarà addormentata, Vostra Maestà glielo versi tutto
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gli usci si spalancarono, e le venne innanzi sempre lo stesso cosino alto un gomito, vestito di stoffa a trama d' oro, col berrettino rosso sormontato
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IL RACCONTA-FIABE C' era una volta un povero diavolo, che aveva tatto tutti i mestieri e non era riuscito in nessuno. Un giorno gli venne l'idea di
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accorsero da tutte le parti, e gli fecero ressa attorno. Lui cominciò: — C' era una volta un Re e una Regina, che non avevano figliuoli, e facevano voti e
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so più dove dar di capo. Sapete che ho pensato? Domani mi farò prestar l' asino dal nostro vicino, gli porrò le ceste e vi porterò attorno per
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SENZA-ORECCHIE C' era una 'volta un Re che avea una bimba. La Regina era morta di parto, e il Re avea preso una balila che gli allattasse la piccina
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TOPOLINO C'era una volta un Re, che più non viveva tranquillo, dal giorno in cui una vecchia indovina gli aveva detto: — Maestà, ascoltate bene
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reale? — gli domandarono i ministri. — Non me n' importa nulla. — Allora sappiate, Maestà, che la più bella ragazza del mondo è la figliuola di un
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, non ci ho colpa. È venuto un cardellino, si è posato sopra un ramo e si è messo a cantare. Canta, canta, canta, mi si aggravavano gli occhi. Lo
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E ogni volta che lei gli diceva: tu sarai Re, il bimbo accennava di sì colla testina, come se avesse capito. Un giorno si trovò a passare proprio il
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arruffati, i piedi scalzi e intrisi di mota, in dosso due cenci che gli cascavano a pezzi; ma le sue risate risonavano da un capo all' altro della via
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ministri gli dicevano: — Maestà, il popolo desidera una Regina. — E lui rispondeva: — Prenderò moglie l' anno venturo. Passava l'anno, e i ministri
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di sè dal gran dolore. Fece subito un bando: — Chi riporta la Reginotta, gli si concede qualunque grazia. - Ma eran già passati sei mesi, e al palazzo
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padre pensò d' andarsene in una pianura e chiamare la Sorte: — Sorte, o Sorte! - Gli apparve una vecchia, colla conocchia e col fuso: — Perchè mi hai
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. Quando fu addormentato, il Re gli aperse la bocca e vide che avea davvero un dente soltanto, un dente d' oro. Però, siccome non voleva che quella loro
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