nelle lezioni di disegno, adoperava di già gli sfumini per certe teste copiate dal gesso. Nè pure i topi eran dimenticati dal padrone di casa, sebbene il
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nominato Vittorio Delpiano, gli è che il fanciullo era stato quasi un anno presso il nonno paterno, ricco signore un po' bislacco, che lo adorava a segno da
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raso, stava rincantucciato in un angolo della gabbia, appuntando il musino irrequieto e gli occhietti sbigottiti verso il suo padrone. - Svelto, Ragù
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nervosamente una zampa, e Bellino spalancava un momento gli occhietti rossi, Moschino badava a fantasticare: faceva nè più nè meno di Nello, al racconto
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L' audace topino scese i gradini con quanta furia gli permise la commozione dell'animo. Quell'andare incontro all'ignoto, massime la prima volta, è
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gli fece dar un balzo a dietro: era una lucertolina color di smeraldo, che corse via come se avesse visto il diavolo. - Chi sa che signore sarà, così
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pentito della sua scappata. L' altro, però, gli lesse nel pensiero e dichiarò: - Nel mondo, noi poveri topi si sta male assai. Si va errando per tutti i
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vento; non aveva più sangue nelle vene. E correva, correva come un pazzo, verso il portone che dava nel giardino. Ma gli pareva, per quanto il suo passo
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Ah, era proprio lui quel topolino! O Dodò, Dodò! come avevi ragione! I dentini gli battevano, non più per la gioia, ma per il freddo e per lo
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gli si rinvigorirono come per incanto; uno spirito nuovo gli riscaldò a un tratto le vene; il cuore pareva che gli volesse scoppiare dalla commozione. E
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, cominciò a sentirsi un prurito per tutta la pelle; sicché ogni momento doveva grattarsi fin quasi a farsi uscire il sangue. Su le prime nessuno gli
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Dodò che gli avrebbe ricordati i suoi ammonimenti; quell' acqua cheta di Ninì, che l' avrebbe guardato di sotto in su, facendo le viste di non badare
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- Poverino! - esclamò la Ninì, quando Dodò, a questo punto; si fermò per pigliar fiato. E gli altri topi che fecero? - saltò su a domandare Moschino
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dimostrargli quanto noi gli siamo grati della bella storia che ci ha raccontata. - Ma sarà poi vera? - saltò su a dire Moschino. - Anche se non è vera la
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piantato, immobile, appoggiando la testa alla canna, assai più lunga di lui. - Bravo Dodò, mio Dodò! - diceva Nello al buon topino; e gli offriva, subito
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buon cuore e, per solito, anche abbastanza ragionevole; ma l' esser egli figlio unico d'una madre vedova, la quale non vedeva che per gli occhi di lui
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cuore duro più del macigno. In quel momento una testa ricciuta di bimbo s' affacciò al balcone di dove la bestiolina era precipitata: era Vittorio. Gli
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pranzo erano certi antichi armadi normanni di legno scolpito, dove i Sernici tenevano i servizi di porcellana. Dodò entrò in quegli armadi, per gli
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dispose subito in favore del poveraccio, che gli stava davanti. Era un topo comune; ma bello, grosso, di forme eleganti, col mantello d'un bigio chiaro
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la sua gran pietà di cuore: - Chi è buono con le bestie, è buono anche con gli uomini. -
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le furie. Quando Dodò si presentò su la soglia dello studio della contessa, insieme con la Lilia, i bimbi gli vennero incontro, tutti contenti
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. - Bravo Minimì! Bravo Mimmì; carino!... - gli dicevano i ragazzi, dandogli quel nome che Rita gli aveva messo. E mentre egli divorava quel cibo nuovo
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stretta da un fiocco, e su la parrucca il cappello a tre punte, che gli dava un' aria birichina ed elegante, da chiamare i baci. In tanto la contessa
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quindici famiglie d' amici, e diretti ai bambini, che alla lor volta si misero in allegria, quando seppero della festa che gli aspettava. Quasi tutti, o
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la candida bevanda. - Come sono contenti, mamma! come gli piace il latte ! - esclamavano Rita e Nello, battendo le mani dall' ammirazione. Così fu per
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Caciotta, tutta contenta d' esser tanto bella agli occhi del suo sposo, gli sussurrava alla sua, volta, perch'era anche una gran buona topina
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servirsi da sè; che non istà bene. - Infatti la Caciotta e Ragù se ne stavano acquattati, girando gli occhietti brillanti ora su l' uno ora su l' altro
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bianchi e neri, bellini tanto, che parranno, sa bene, gli ambasciatori scioani che vennero a Roma.... E per questo rubava: voleva preparare le fasce a
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anche gli esseri più piccini e più disgraziati. Non passarono due settimane che la Caciotta diede alla luce cinque creaturine, tutte rosee e spelate
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lasciato in un canto quel cavallo meccanico che la mamma gli aveva finalmente concesso l' anno avanti, per la sua festa. E sì che correva così bene per
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in velluto. Gli autori di quest'opere erano i più famosi di tutto il mondo civile; giacchè la contessa Sernici aveva un'istruzione molto superiore, e
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file di lanterne di carta colorata che pendevan da tutti i cordami; e sul ponte ballavano ufficiali e signore, gli uni nelle divise scintillanti d
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poltrona che la padroncina gli aveva data vicino al proprio scrittoio, gli occhi chiusi affatto o imbambolati dal sonno. Si destava appena quando la Rita
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morbidi, la carta e gli stracci di tela, che la Letizia aveva ordine di cambiar tutt'i giorni nella canestra dei topi. E se, per caso, Bellino non
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caldo e s'andava a cacciar in un angolo, riparato da qualche drapperia che gli faceva come una specie di tenda; ora preferiva accoccolarsi al fresco sotto
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Forse pensava: - Non capisco come la Rita abbia così poca voglia d'imparare il piano, quando gli è tanto facile, ch'io lo suono senza avere imparato
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Il conte divertendosi quanto i suoi ragazzi, osservava quel musetto malizioso di sorcio mal avvezzo, che gli piantava in viso i suoi occhiolini furbi
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casa, gli s' arrampicava addosso, e gli mordicchiava una mano, ma senza far male, alzando la testa e accennando come per dire: - Guarda, che mi sento
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; ma glielo perdonavano in grazia della sua molta saggezza e del molto grasso che gli era venuto, da farlo parere un padre guardiano. Era un po' pigro
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lo lasciava fare, e gli dava de' buoni consigli. Zì, zì, tu sei un cattivo soggetto, Moschino! A me non la dài a intendere, zì, zì. Il primo dovere
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- Che ne dici? - conchiudeva Dodò aprendo a mezzo gli occhi, e guardando il fratello. - Dico che non è molto allegra, la storia - rispondeva Moschino
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diè tanti baci, tanti baci, per dirle che proprio era contento d' aver morso quel soggettaccio, che tormentava gli uomini e trattava male le povere
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