Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

VODIM

Risultati per: gli

Numero di risultati: 2082 in 42 pagine

  • Pagina 1 di 42
 gli  occhi) Sta per arrivare?
al carnefice):  Gli  si mozzi quest'altra testa!
 gli  occhi): he è stato? Che è stato? ...
mangiare, poverini ... (Sbadiglia, richiude  gli  occhi e si riaddormenta.)
compagno,  gli  rimaneva, spiando tra gli interstizi degli steli i
compagno, gli rimaneva, spiando tra  gli  interstizi degli steli i maledetti bracchi che cercavano
ed una scarica del picchetto di stranieri soldati spacciò  gli  infelici. Il più giovane figlio del tribuno romano
che venga da sé. (Sbadiglia chiudendo  gli  occhi) Attendiamo, Regina ... (Si addormenta.)
 gli  occhi atterrito e mormora) Tutti contro di me! Tutti contro
corriamo laggiù. (Corrono e si perdono tra  gli  alberi. Le Cameriere stentano a seguirli.)
Dame): Andate nelle cucine reali. Fate eseguire  gli  ordini di Sua Maestà. (Le Dame obbediscono.)
basta! (Estenuato, si sdraia su la seggiola, chiudendo  gli  occhi Entra Centovite.)
improvvisamente  gli  occhi): Oh, potentissimo tra i potenti Maghi! ... (Al Re)
Cominciamo noi ad augurare ogni bene agli sposi. Dicono che  gli  auguri dei vecchi portano sicuramente fortuna ...
di tra  gli  alberi, saltellando e ridendo. Alla vista del Mago si
dopo, quando la signora Emilia, che non sapeva nulla,  gli  disse: - È morta la contessa Grippa: l'hanno trovata morta
il ritratto di lei. - È morta! Non poteva crederlo.  Gli  pareva impossibile! E intanto sentiva penetrarsi da un
l'alba. A poco a poco, dietro  gli  alberi, il cielo si schiarisce fino al rosseggiare
concessa. Non occorre spiegarmi ... Il mio Ministro darà  gli  ordini opportuni. (Si rimette a mangiare con gran gusto.)
Come presentarsi in casa Marulli dopo quel bigliettino che  gli  diceva: "Astienti di venire fino a mio nuovo avviso. Non
dei maneggi di mia madre!". - Che cosa accadeva dunque? Che  gli  si tramava contro? Veramente, non s'era sentito mai
a rimuginare tutte le gravi difficoltà della vita che  gli  stavano sospese a un filo, minacciose sul capo; la brutta
su e giù per la stanza, vuotandosi il cervello. - Che  gli  si tramava dietro le spalle? Un pericolo conosciuto non gli
gli si tramava dietro le spalle? Un pericolo conosciuto non  gli  avrebbe fatto paura ... Un duello? Oh, avrebbe servito quei
... Pure, l'idea che i Porati non avessero voluto salutarlo  gli  fece stringere i denti. Il Caffè della Pantera rigurgitava.
e ridevano a scoppi. Andando verso di essi, volgeva  gli  occhi da ogni parte, in cerca di un posticino. - Né una
amici. - Buona sera. - Oh! ... Buona sera. Intanto nessuno  gli  strinse la mano, nessuno mostrò l'intenzione di volergli
ridere, come se egli non fosse stato lí. Anzi il Merli, che  gli  voltava le spalle, non gli aveva neppure risposto buona
stato lí. Anzi il Merli, che gli voltava le spalle, non  gli  aveva neppure risposto buona sera. Andrea si frenò a
a raggiungere una persona vista da lontano. Una gran risata  gli  corse dietro, quasi provocazione. - No; è un effetto della
due Maiocchi; scendevano incontro a lui dal lato sinistro.  Gli  erano apparsi improvvisamente sotto la viva luce d'un
bianchi delle Maiocchi, con nastri e fiori rossi,  gli  avevano fatto l'impressione di un piccolo urto nelle
di guardare le finestre del palazzo vicino: e l'ingegnere  gli  rispose con una specie di smorfiettina, sbadatamente. - Non
... Si trattava proprio d'una congiura ... Lo sfuggivano,  gli  facevano il vuoto attorno! ... Vigliacchi! - Non curartene.
- Non curartene. È un lavoro della mamma e del Mochi -  gli  diceva il giorno dopo Giacinta. - Rappresaglia di invidiosi
bella anche nel pallore della convalescenza, e con  gli  occhi lo pregava di calmarsi.
volta il giovane si rizza in piedi, e subito un'altra testa  gli  spunta sul collo): Oh ! Oh!
il giovane si rizza in piedi, e subito un'altra testa  gli  spunta sul collo): Oh! Oh!
il babbo andò davvero a trovare il maestro, e  gli  fece una bella lavata di capo, da ricordarsene per un
tant'è vero che quando Masino tornò a scuola, il maestro  gli  si fece incontro tutto mortificato, e tenendo il berretto
incontro tutto mortificato, e tenendo il berretto in mano,  gli  disse: "Scusa, sai, Masino, se l'altro giorno ti messi in
la lezione ... Ma è forse questa una mancanza? Che forse  gli  scolari hanno l'obbligo di saper la lezione? Non ci
quinterni! Benissimo! Sono tutti coperti di scarabocchi!  Gli  scarabocchi sui quinterni provano che lo scolaro è un
pulito e che studia bene. Ti darò sette meriti per  gli  scarabocchi. I ragazzi di buona volontà, come te, vanno
che ti torna benissimo a viso. Io ho avuto sempre a noia  gli  scolari con la camicia pulita. Gli scolari mi piacciono,
ho avuto sempre a noia gli scolari con la camicia pulita.  Gli  scolari mi piacciono, come te, tutti coperti di macchie e
si fece moltissimo onore, e il suo babbo e la sua mamma  gli  regalarono venti pasticcini e un panforte di Siena.
ad Apollo, al padrone del mondo, di fare quanto più  gli  piace e di ammazzare chi vuote? Hanno atterrato le sue
Schiavi, liberti, cortigiani saccheggiano il palazzo.  Gli  portano via tutto; financo le coperte del letto e la fiala
le coperte del letto e la fiala preziosa, che Lomita  gli  aveva preparato. Vuole difendere le sue corone di alloro.
I sucri strumenti musicali; la sua cetra. Anche questi  gli  vengono tolti. Nessuno ne ascolta i comandi, le proteste,
Un sovrano decaduto. Quanto soffre! Pazzi pensieri  gli  passano per la mente»: vuole recarsi nelle Gallie, incontro
Virgilio Rufo. E' disposto di rinunciare al trono, purché  gli  lascino la prefettura d'Egitto. Manda messi a Roma. Lo
Nessuno si cura di lui; trova a stento uno schiavo che  gli  prepara un boccone. Il palazzo svaligiato è deserto, ma la
Di fedeli? Vi erano adunque ancora degli uomini che  gli  erano rimasti fedeli? Tanti lo avevano abbandonato.
possono conservargli il trono; non sta nella loro potestà.  Gli  vogliono conservare almeno la vita. Egli paventa un
per te alla morte, lieti di morire per te, è la risposta.  Gli  viene un sospetto. ? Chi siete? L'uomo non risponde. - Mi
ji sangue che egli ha sparso. Deve fuggire. Un cortigiano  gli  suggerisce: ? Apriti le vene. E' il solo, che gli è rimasto
gli suggerisce: ? Apriti le vene. E' il solo, che  gli  è rimasto fedele. Il suicidio! Mai! Non può privare il
sopra un povero ronzino seguito da quattro servi; uno solo  gli  è fedele, gli altri lo seguono costretti. Un servo fedele;
ronzino seguito da quattro servi; uno solo gli è fedele,  gli  altri lo seguono costretti. Un servo fedele; un fenice ?Chi
non mi abbandoni tu pure? Il servo, il povero schiavo,  gli  parla; cerca di sollevarne lo spirito, di destare in lui
di Faone E' un liberto che ha beneficato, che ha amato, che  gli  sarà rimasto fedele. La via è polverosa; il caldo
lo era più. Sciocco! Perché non ha rinunziato all'impero?  Gli  dei gli hanno pur dato il canto! Giunge da Paone. - Il
più. Sciocco! Perché non ha rinunziato all'impero? Gli dei  gli  hanno pur dato il canto! Giunge da Paone. - Il senato ti ha
Eppoi pensa a se stesso. Deposto, condannato alle forche.  Gli  avessero lasciato almeno l'Egitto! ? Suicidati! Deve
Il sudore dell'angoscia gl'imperla la fronte; il cuore  gli  si stringe come in una morsa; gli si fa scuro avanti agli
la fronte; il cuore gli si stringe come in una morsa;  gli  si fa scuro avanti agli occhi; si sente tanto infelice. ?
I Quello che vuole il Signore! E' lo schiavo cristiano che  gli  suggerisce cosi. Egli si avventa sdegnato contro di lui. -
esclama con angoscia di morte. Ha tanta paura della morte.  Gli  manca il coraggio del suicidio. ? Suicidati! Il calpestio
Ma il giovane si rizza in piedi, e subito una nuova testa  gli  spunta sul collo): Oh ! Oh!
a tal punto molte voci.  Gli  assembrati si levano come un sol uomo, e iportabandiere del
Ma il rullo dei tamburi, il fragore delle tube egizie, e  gli  urli dei banditori di giornalismo ingrossati dai
come mi son divertito oggi a andare a trovare tutti  gli  originali delle fotografie che presi alle mie sorelle! Ho
entrare mi ha detto: - Oh, Giannino, sei guarito bene? - Io  gli  ho detto di sì, e poi ho risposto per bene a tutte le
vecchio gommeux; ma non so che cosa volesse dire. Di più  gli  erano stati allungati i baffi e allargata la bocca fino
detto subito: - Ah! sei stato tu, eh, brutto birbante? - Io  gli  ho risposto di no, che avevo trovato le fotografie a quel
Ma lui non se lo figura nemmeno... - Buon giorno, Pietro, -  gli  ho detto. - O Giannino! - mi ha risposto. - E a casa stanno
ti piacciono le pasticche di menta? E senza aspettare che  gli  rispondessi, me ne ha date una manciata di tutti i colori.
ho tirato fuori la fotografia, e facendogli l'occhio pio,  gli  ho detto: - Guarda qui: l'ho trovata in casa stamani. -
Fammi vedere! - E Pietrino Masi ha steso la mano, ma io non  gli  volevo dare il ritratto a nessun costo; però lui me l'ha
bianco come questo foglio, e lì per lì credevo perfino che  gli  venisse uno svenimento. Ma invece ha detto digrignando i
tipo che non vuole scherzi. Mi sono affacciato all'uscio e  gli  ho detto: - Scusi, sta qui il Vecchio Silva Stendere? - Ma
- ha risposto. - Ecco, ho qui una fotografia per lui! - E  gli  ho consegnato il suo ritratto sotto il quale era scritto:
Come è buffo! Ugo Bellini l'ha preso, e io via, di corsa!  Gli  deve aver fatto un grande effetto; perché, mentre scendevo
mi ha fatto ridere più di tutti è stato Gino Viani quando  gli  ho dato la sua fotografia dove in fondo era scritto:
dove in fondo era scritto: Ritratto d’un ciuco Poveretto!  Gli  son venute le lacrime agli occhi e ha detto con un filo di
La mia vita è spezzata! - Ma non era vero niente, perché se  gli  si fosse spezzata la vita non avrebbe potuto camminare in
del porto di Cesenatico era un frangente. Immensi furono  gli  sforzi che si fecero per uscire dal porto co’ bragozzi
di tredici! Ma solo all’alba vi si riuscì ed all’alba  gli  Austriaci rinforzati e numerosi entravano in Cesenatico. Si
Anita nelle braccia dell’uomo del suo cuore sbarcò morente!  Gli  altri nove bragozzi s’erano arresi alla squadra austriaca,
fulminati di cannonate. Come segugi in traccia delle fiere  gli  esploratori nemici inviati a perseguire i fuggenti,
l'orologio con certe occhiatacce ... come se questo  gli  facesse il dispetto di ritardargli le ore. - Le dodici! Per
finestra e guardava nella via, senza dir nulla; i passanti  gli  parevano ombre. Il cielo era grigio. Folate di nuvole scure
come tanti uccellacci di mal augurio. Quel tempo minaccioso  gli  metteva l'uggia addosso. - O perché non splendeva una bella
una bella giornata di sole? Anche il tempo lo contrariava,  gli  faceva un dispetto, gli dimezzava la sua felicità, gli
Anche il tempo lo contrariava, gli faceva un dispetto,  gli  dimezzava la sua felicità, gli amareggiava uno dei piú
gli faceva un dispetto, gli dimezzava la sua felicità,  gli  amareggiava uno dei piú squisiti piaceri della sua vita di
lingue di fiamma. - Inutile! Non poteva leggere. Le lettere  gli  ballavano sotto gli occhi. Era troppo arrabbiato -. E si
Inutile! Non poteva leggere. Le lettere gli ballavano sotto  gli  occhi. Era troppo arrabbiato -. E si allungava sulla
arrabbiato -. E si allungava sulla poltrona, chiudendo  gli  occhi, strizzando la sigaretta fra i denti. - Domani alle
un gorgheggio di usignuolo, da un'eco che sembrava  gli  arrivasse da una profumata regione tropicale verso cui si
sogni, vertiginosamente. - Ah quella bionda testa di donna!  Gli  accendeva l'immaginazione di riflessi dorati, di rosei
opalina della carnagione! Quella testa di bionda maliarda  gli  faceva degli accenni civettuoli, promesse che avean l'aria
pretendevano di parere concessioni pietose. E il salotto  gli  s'illuminava di un vasto incendio di sole, e il pianoforte
dubitava andasse avanti: - Possibile! Le due? Quasi quasi  gli  dispiaceva che mancasse appena un'ora all'arrivo di lei. -
una giornata egualmente piovosa, in quel medesimo posto ...  Gli  pareva un sogno! Povera Erminia! Singhiozzava, col volto
scappar via per la gola affumicata, tutto il passato  gli  si risvegliava nella memoria, viveva una vita quasi piú
lo stesso posto della sua povera morta, di lei che  gli  avea fatto provare le gioie piú grandi e il piú grande
rimormoravano pel salotto quegli addii dolorosi, pur troppo  gli  ultimi? ... Ora che gli si rinnovavano dentro l'orecchio
quegli addii dolorosi, pur troppo gli ultimi? ... Ora che  gli  si rinnovavano dentro l'orecchio quei singhiozzi soffocati
in quel momento sensazioni immediate, lo sbalordivano,  gli  davano la tortura di un rimorso, gli producevano un
lo sbalordivano, gli davano la tortura di un rimorso,  gli  producevano un improvviso disgusto. Una gentile tenerezza
producevano un improvviso disgusto. Una gentile tenerezza  gli  si affollava al cuore da ogni parte del suo corpo; le
affollava al cuore da ogni parte del suo corpo; le pupille  gli  nuotavano in qualche cosa che aveva la soavità delle
tempo! Lei, il fascino irresistibile della carne, per cui  gli  eran divampati nel sangue ardori divoranti da farlo
nel sangue ardori divoranti da farlo soffrire come se  gli  fosse corsi carboni accesi dentro le vene! ... - Il
suo braccio si arrestò quasi paralizzato, mentre il petto  gli  ansava forte; e le gambe gli si piegavano, al fruscio di
paralizzato, mentre il petto gli ansava forte; e le gambe  gli  si piegavano, al fruscio di una veste e al lieve rumore di
il salotto era affollato. Il Palloni, vedendolo entrare,  gli  era andato incontro e lo aveva tratto in disparte: -
lo guardava negli occhi: - C'incontrammo per le scale -  gli  sussurrò all'orecchio; - ma feci le viste di non
Io andavo dai Cerri, al primo piano -. Alberto  gli  rispose con un'alzata di spalle. La signora Moroni era
l'imbecille! ... - E cercava una scusa, quando la Moroni  gli  accennò di accostarsi. - Come si chiamava quel rimedio
abbandonata sulla spalliera. - Un poema, caro amico! -  gli  diceva sotto voce il Cardini. - Un vero poema! È arrivata
al collo dell'imprecato spago! E or l'orribile morte pur  gli  è presso, e nol vuole. Come ad ebro sospinto in rapide
intorno a Steno, orribile famíglia macra e gialla. Son  gli  stocchi che guizzano come in mano a ribelli, son gli arazzi
Son gli stocchi che guizzano come in mano a ribelli, son  gli  arazzi che sembrano ali di pipistrelli; son le gonne
son le gonne vendute dalle Circi del ghetto che  gli  danzano in giro e gli sfiorano il petto; son le coltri,
vendute dalle Circi del ghetto che gli danzano in giro e  gli  sfiorano il petto; son le coltri, lasciate dalle tremule
Soffre indicibilmente; ha tutto il corpo pesto. Apre  gli  occhi ma non vede nulla. Il buio è fitto. Notte? Ma prova
infinito agli occhi, e sente che sono bendati; la benda  gli  preme la fronte; vuole muovere le membra, ma tutte sono
un rumore di ciabatte ode una voce senile, carezzevole che  gli  dice: ? Non si agiti! Il medico non lo permette. ? Dove
agiti ? disse la voce. ??? Non vedo. - Le abbiamo bendati  gli  occhi. E' meglio. Sono ammalati. Un brivido gli scorse per
bendati gli occhi. E' meglio. Sono ammalati. Un brivido  gli  scorse per le vene. - Sono cieco? - domanda. - Speriamo...
in modo speciale. Viene a rilevare a furia di domande, che  gli  anarchici hanno bruciato chiese e palazzi, rovinato e
soffre di più, assai di più, per il disinganno che  gli  hanno recato i suoi, perché ha scoperto che il popolo non è
e lo sdegno che sentivano necessariamente contro di lui e  gli  usavano misericordia, e gli sembrò che una voce gli
necessariamente contro di lui e gli usavano misericordia, e  gli  sembrò che una voce gli dicesse: Non l'anarchia ma Lui, Lui
lui e gli usavano misericordia, e gli sembrò che una voce  gli  dicesse: Non l'anarchia ma Lui, Lui solo, è la salvezza di
di Italia... Si sentiva così stanco; sfinito; le sensazioni  gli  si sbiadirono. Cadde in un sonno profondo.....
polemica aspra e quasi divertita contro la tesi assurda che  gli  animali e le piante siano stati creati belli affinché siano
uomo. Ma perché ciò che è bello per noi è tale anche per  gli  insetti e per gli uccelli? È tipico delle grandi risposte
ciò che è bello per noi è tale anche per gli insetti e per  gli  uccelli? È tipico delle grandi risposte far nascere nuove
sorvegliare lui l'arrivo degli ortolani che portavano  gli  erbaggi, e i pesciaiuoli che avevano camminato tutta la
negli affari dei «giornalieri» che attendevano, seduti su  gli  scalini della chiesola della Mercede, le proposte dei
come importuna la sua grandissima curiosità. Appena  gli  ortolani, scaricate le enormi ceste dei cavoli, dei sedani,
lattughe, dei ravanelli, andavano via cacciandosi davanti  gli  asini con le ceste vuote, don Rosario cominciava il suo
a coloro che lo deridevano per questa mania. Dopo scritti  gli  appunti, don Rosario entrava nel caffè di Pizzo-'nterra per
per raggranellare i «si dice», le notiziole, le malignità,  gli  scandali del paese, i fatti particolari di questo e di
caffè di Pizzo-'nterra era il convegno mattutino di tutti  gli  sfaccendati, che vi andavano a prendere due soldi di acqua
Che abbiamo di nuovo, signori miei? - Chi non campa muore -  gli  rispondeva qualche burlone. - E l'affare del Rospo com'è
per filo e per segno. - Mettiamolo a libro, don Rosario! -  gli  diceva Pizzo-'nterra, ridendo. Egli «metteva a libro»
Pizzo-'nterra, ridendo. Egli «metteva a libro» tutto, anche  gli  avvenimenti piú insignificanti: le messe solenni pei santi,
dei parrocchiani defunti. E, subito, si metteva attorno per  gli  studi notarili, lavorando lunghe ore a trascriversi le
quasi avesse avuto incarico dal governo di controllare  gli  atti pubblici. Non aveva egli nient'altro da fare? Alle
di casa e di campagna pensava il fratello. Don Rosario  gli  lasciava mani libere, e quegli lo calcolava come una bocca
stanza a gambe larghe, con le mani dietro la schiena, con  gli  occhi rilucenti di sodisfazione, quasi ogni volta, stando
rileggesse tutte le miserie, tutte le porcherie, tutti  gli  imbrogli della gente colà annotati! ... E quella bestia di
avrebbe lasciato alla famiglia dopo la sua morte! ... E  gli  imbecilli lo burlavano: - Che cosa dicono i registri, don
notte, si svegliava di soprassalto. Aveva sentito rumore o  gli  era parso? Temeva, da qualche tempo in qua, che i ladri
che bella accoglienza li attendeva! Un giorno, un imbecille  gli  aveva fatto la burla di dirgli: - Sapete? È morto don
quasi non stessero d'accordo. - Come? Non siete morto? -  gli  scappò detto dallo stupore. - Crepate voi, don pezzo
detto dallo stupore. - Crepate voi, don pezzo d'asino! -  gli  rispose il Lagreca, facendogli le corna con tutte e due le
Ma di queste picciolezze don Rosario non si curava.  Gli  bastava che ogni tre mesi rilegasse un volume di
oltre ai volumi degli atti notarili trascritti.  Gli  bastava la sodisfazione che parecchi venissero a
sapeva a chi dar retta, perché suo padre, quando il bambino  gli  riferiva le parole dello zio, rispondeva stizzito: - Pensi
vecchio, a sessanta anni; e la sua vita, regolatissima,  gli  faceva sperare di campare almeno fino all'ottantina ... Ma
- ogni primo di ottobre riprendeva il ferraiuolo. Non  gli  importava che talvolta nel giugno facesse freddo e
segnare nei suoi scartafacci: «Gran buon'annata!» Non  gli  accadeva da un pezzo. E dava la voce ai contadini che
siete contento? - Purché il Signore non ci castighi, come  gli  anni scorsi! - Tutti gli rispondevano cosí, diffidenti,
il Signore non ci castighi, come gli anni scorsi! - Tutti  gli  rispondevano cosí, diffidenti, pensando che da parecchi
si sdegnava di quella poca fede. La vista della campagna  gli  metteva in cuore vivissima gioia; gli sembrava di aspirare
vista della campagna gli metteva in cuore vivissima gioia;  gli  sembrava di aspirare dall'aria tutta la bella forza di
quel mal'augurio del Lagreca, a cavallo della mula, che  gli  grida: - Come? Ve ne state qui? A casa vostra c'è un
Iddio che non sia andata in fiamme tutta la casa! -  gli  diceva suo fratello per consolarlo. A lui che sarebbe
commesso il fuoco rispettando lo scaffale dove si trovavano  gli  atti notarili trascritti, e consumando i venti volumi che
atti notarili trascritti, e consumando i venti volumi che  gli  costavano piú di trent'anni di fatica! Non sapeva
qualche ora la notte, felice di vedersi rinascere sotto  gli  occhi, quasi la ricopiasse, la minuta cronaca del paese coi
delle loro infamie ... - Bestia! Ti ammazzi cosí! -  gli  diceva suo fratello, che lo vedeva deperire, sfinito dalla
colla Repubblica, e la maestà del sistema Repubblicano con  gli  Scipioni. Dopo la battaglia di Zama,
Maestà ! (Un cameriere porta via il gran vassoio con  gli  assi, e un altro reca un grosso pasticcio, che io scalco si
Il cielo, a poco a poco, si copre di stelle. Appare, dietro  gli  alberi, la luna falcata che sembra cullarsi tra le nuvole.
lunga fino ai piedi, e una folta zazzera, pure bianca, che  gli  scende sul collo. Si appoggia a un nodoso bastone.)
soliti : il ladruncolo che mette le mani su tutto quanto  gli  capita a portata: una sfilza di furti. E di testimoni.
(Ed è, l'ignoranza, una ingiustizia veramente grave fra  gli  uomini.) Aver a che fare comunque con la legge viene
soldi niente. Tutto va bene fin quando al ragazzo  gli  nasce il gusto dei soldi: per qualche sigaretta, un
dichiara _ altra cosa imparata dentro _ che le confessioni  gli  sono state estorte. Dice pittorescamente: Mi hanno fatto
testimonianza limitandosi a una bicicletta che l'imputato  gli  offrì di comprare e che lui non comprò perché non aveva
non aveva soldi. Domanda: È vero? Risposta: No. Ma come!  Gli  si mostra nel fascicolo la sua deposizione con la sua
italiano, lui che sa solo la parlata del paese) ciò che  gli  si chiede con incalzante velocità e interpolazieni ironiche
ironiche dirette ai giudici e all'avvocato, il cui senso  gli  sfugge. DÌ nuovo si risolve ad ammettere qualche cosa: che
su una sedia fra i due alti militi, le guance senza sangue,  gli  occhi smarriti ma ancora testardi, impietosisce. Non
carcere. E ha proprio l'aria di non sapere perché, perché  gli  facciano tutto questo. Su proposta dello stesso pubblico
certo a suo danno, qualche ammissione. No no e no. Non  gli  si può cavare altro. Il presidente irritatissimo si alza.
Non guarda e non risponde. Con la toga buttata sulle spalle  gli  avvocati si avvicinano. "Conferma, conferma la
questo e lo arrestino comunque. Perciò dice no e no. E non  gli  entra in testa perché, se nega, lo manderebbero in galera.
Ottavo comandamento: lo ripete come tra sé. Non  gli  hanno insegnato molte cose, ma questa la sa. La legge
La legge antica, nota, semplice ed essenziale, a un tratto  gli  dirada le tenebre. La sua faccia, ottusa nella negazione,
il Tribunale, richiamato, s'avvicina umilmente. Di nuovo  gli  occorre tempo. Finché escono, malcerte stentate incognite,
per lui, è evidente. Poco dopo i paesani l'attorniano,  gli  danno manate sulle spalle. Ora sa che il Tribunale non gli
gli danno manate sulle spalle. Ora sa che il Tribunale non  gli  tendeva un tranello, ma forse lo sospetta nel linguaggio
Ho voluto venire a morir qui! Almeno mio figlio mi chiuderà  gli  occhi! - ella ripeteva. - Fatevi coraggio! - aveva
poi! Ora apprende anche a lèggere. Basta che una volta  gli  si dica: - Devi fare così! - Non se ne dimentica più. Gli
gli si dica: - Devi fare così! - Non se ne dimentica più.  Gli  vogliono tutti bene qui. Non gli ho dovuto mai dare uno
- Non se ne dimentica più. Gli vogliono tutti bene qui. Non  gli  ho dovuto mai dare uno scappellotto, nè sgridarlo. È una
sua prossima fine. Pure la sera rideva insieme con tutti  gli  altri allorchè Scurpiddu rifaceva la rissa del cane col
l'uovo; e quando il Soldato , dandogli un bastone in mano,  gli  faceva ripetere gli esercizi militari: - Presentat'arm'! -
Soldato , dandogli un bastone in mano, gli faceva ripetere  gli  esercizi militari: - Presentat'arm'! - Per fila destra! -
o saltellando o abbaiando: e i cani della masseria  gli  rispondevano di fuori abbaiando tutti a una volta. Quando
stentava ad addormentarsi. Pensava allo zi' Girolamo che  gli  aveva detto: - Tua madre tornerà! - Ed era tornata!. Chi
questo che Scurpiddu si accorse di quei due che con la mano  gli  facevano cenno di avvicinarsi, mezzi nascosti fra i tronchi
che giusto il giorno avanti erano passati di là e  gli  avevano domandato: - Hai visto nessuno? - Nessuno. - Coi
di cuoio bianco sul petto. Guardavano, con la mano su  gli  occhi per la via del sole. Erano passati, un mese addietro,
Erano passati, un mese addietro, due volte, ma allora non  gli  avevano domandato niente. Chi cercavano? Ladri, forse. E
ansante, in sudore. Chiamato in disparte il massaio,  gli  aveva fatto l'imbasciata, senza dimenticare una sillaba.
preso? Notaio ? Don Pietro ? Scurpiddu ? Questo poi no.  Gli  piangeva il cuore all'idea che potessero portargli via il
via il suo prediletto. Quando arrivò lassù, non trovò  gli  amici . I tacchini si erano un po' sbandati. Posò per terra
in una tasca del panciotto. - Tieni, questi sono per te.  Gli  mise in mano dieci soldi. - Dice il massaio ... . E
il massaio ... . E Scurpiddu ripetè quel che massaio Turi  gli  aveva dato incarico di dire. Quando ripetè: Qui tira vento
fece una smorfiaccia che voleva essere una risata. -  Gli  dirai: Grazie anche di questo. Il tacchino lo mangeremo
Dunque il tacchino se lo erano già preso! E cercò con  gli  occhi tra il branco. Mancava Notaio ! Alzò le spalle, quasi
aveva scacciato dal servizio per una tacchina perduta. Non  gli  poteva perdonare la fame e il freddo patiti, e l'elemosina
tutte e due le mani, impensierito, quando lo zi' Girolamo  gli  gridò da lontano: - È quiii! È quiii! Volava da un bue
tàccola accorse ad ali spiegate, gracchiando allegramente;  gli  fece un bel giro attorno, in alto, e poi tornò dai bovi. -
E infatti poco dopo la tàccola volò diritto verso di lui e  gli  si posò su la spalla. - Non ti lascierò più sola, mai più!
più sola, mai più! L'accarezzava con una mano, e Paola  gli  beccava delicatamente l'orecchio. Lo ammoniva davvero di
ha la bocca aperta; la lingua ne esce penzoloni, inaridita;  gli  occhi si spengono; la povera bestia è prossima a morire di
morte: Ha scannato già molti di sua mano. Suo padre, quando  gli  ha donato il pugnale gli ha detto: ? II miglior amico! Esso
di sua mano. Suo padre, quando gli ha donato il pugnale  gli  ha detto: ? II miglior amico! Esso non permetterà giammai
nel petto, voleva farla finita. La cometa era là e  gli  diceva: Schiavitù o morte! E tutto, tutto: la sua
passato, il presente, i timori per l'avvenire, tutto, tutto  gli  diceva: Schiavo mai! Preferisci la morte; mille volte la
Lo guardò a lungo e provò un senso d'infinita mestizia.  Gli  sembrava di veder morire un amico: anzi, più che un amico
morire un amico: anzi, più che un amico un fratello. Ma poi  gli  si affacciò alla mente un pensiero; cercò di cacciarlo, ma
Esso gettò subito radici; si abbarbicò nel suo cervello,  gli  s'impose. Non era quella la prima volta.... Non sacrificava
per prepararle alla vendetta, si gettò sul cavallo,  gli  aprì, col pugnale, una vena al collo, portò le labbra alla
egli non ci faceva conto. Non badava alla nausea che esso  gli  recava; era un liquido che spegneva la sua sete grande,
che spegneva la sua sete grande, intensa, infuocata, che  gli  faceva ritornare la vita. Beveva, beveva. Bevette fin che
Un dolore terribile ai polsi lo fece rinvenire. Spalancò  gli  occhi. Il sole era alto ed innondava il deserto di sua luce
grande, immenso, infinito, cocente. Prigioniero, schiavo.  Gli  diedero da mangiare. Non rifiutò il cibo, gli diedero da
schiavo. Gli diedero da mangiare. Non rifiutò il cibo,  gli  diedero da bere; non rifiutò la bevanda. Ma quando gli
gli diedero da bere; non rifiutò la bevanda. Ma quando  gli  dissero di alzarsi si accorse che non aveva più al braccio
bruciavano, attraverso a valli anguste, su rapidi pendii.  Gli  avevano tolto il mantello, i calzari, le armi, i
il mantello, i calzari, le armi, i braccialetti, tutto; non  gli  avevano lasciato che i calzoncini di cuoio. Il piede ignudo
Il piede ignudo sprofondava' nella sabbia; le pietre aguzze  gli  foravano la pelle; i granellini di sabbia, i piccoli
un intenso prurito; le ferite si allargavano; il sudore  gli  colava copioso dalla fronte; ansava; non ne poteva più; era
La sua tribù più non esiste; è stata annientata; tutti  gli  uomini sono morti e le donne trascinate sui mercati; la sua
proprietà del fisco. Lo conducono allo stabulum, fra  gli  schiavi, dove la verga lo costringe all'ubbidienza, al
acquistati dallo stato per venire inviati a Roma. Fra  gli  ischiavi vi sono parecchi suoi antichi sudditi, catturati
tinta dei bellissimi colori dell’Iride, t’incantava.  Gli  astri minori impallidendo erano scomparsi nella brillante
dello Yacht della bella Giulia era sempre una festa per  gli  abitanti della Solitaria, che già lo avevano veduto altre
seguiti pure dal vecchio capo della famiglia che per  gli  anni e i malanni divenuto lento seguiva da lontano la
liete accoglienze da ognuno. Giulia presentò ai suoi amici  gli  ospiti Romani e tutti insieme salirono verso l’abitato.
a Giulia: «Ebbene, quali nuove dalla nostra Roma? Sono  gli  stranieri fuori? Ed i preti quando lasceranno respirare
- rispose la bella Inglese - «e chi sa quando lo saranno!  Gli  stranieri si sono ritirati veramente, ma altri stranieri
nell’infame incarico di mantenere nel servaggio del prete  gli  infelici Romani». E riprendendo, Giulia continuava: «io,
bovi, si accingeva a spazzare l'agghiaccio, - Mattiniero! -  gli  disse il vecchio, - Su, dammi una mano, Scurpiddu prese la
intanto che le dita sembravano occupate per proprio conto,  gli  occhi lucidi e neri pareva contassero i capi di bestiame, e
La prima te la compro io. Scurpiddu lo trasse in disparte e  gli  parlò in un orecchio. Il bovaro strinse le labbra,
in un orecchio. Il bovaro strinse le labbra, socchiuse  gli  occhi e stette un momento a riflettere. - Sentite, - poi
giornata per Scurpiddu . La sera, tornando alla masseria,  gli  pareva di possedere un tesoro con quel fil di rame e quel
e i dieci giorni e le vecchie monete e lo zufolo e  gli  altri oggetti, tutta la sua ricchezza. Ogni giorno, appena
incurante di lei. - Quante coroncine, Scurpiddu ? -  gli  domandava lo zi' Girolamo. - Cinque. Quando avrò fatta la
sa se lo zi' Girolamo avrebbe potuto smerciarle tutte? E  gli  andò incontro, appena lo scorse da lontano. - Sei soldi
incontro, appena lo scorse da lontano. - Sei soldi l'una, -  gli  gridò il bovaro. - E col denaro ti ho comprato altro fil di
sarebbe stata ingratitudine verso il massaio e la massaia.  Gli  avevano fatto tanto bene! Gli si erano affezionati come a
il massaio e la massaia. Gli avevano fatto tanto bene!  Gli  si erano affezionati come a un figlio. La massaia pensava a
a rivestirlo, a fargli lavare la biancheria; e il massaio  gli  aveva detto che l'anno venturo gli avrebbe insegnato a
biancheria; e il massaio gli aveva detto che l'anno venturo  gli  avrebbe insegnato a potare e a far gl'innesti dei peri,
e catenelle e lacci a maglie, se voleva. E poi, ormai,  gli  sembrava che la masseria fosse casa sua; in quattro anni se
ferito con un colpo di falce. Il Giudice istruttore con  gli  occhiali d'oro a capestro, il cancelliere che scriveva le
di aspetto avevano così atterrito Scurpiddu , che non  gli  era parso vero di scappar sùbito e tornare sano e salvo
pollaio era il suo palazzo, non ci entrava nessun altro. E  gli  otto tacchini? Se voleva, a Natale, sarebbero quaranta
allor Scurpiddu lo toccava sul dorso con la canna e  gli  faceva ritirare subito le ali e il bernòccolo: - Avanti,
Paola ! Tutto si era dato a quel lavoro. - E lo zùfolo? -  gli  domandava il Soldato . - Non ti si ode più! Lo zùfolo
quattrini; io sì, Paola ! Domani però ti farò la collana e  gli  anellini, uno per piede. Il giorno dopo, appena egli le
Il giorno dopo, appena egli le infilò al collo la collana e  gli  anellini ai piedi, Paola diventò irrequieta; voleva
impacci d'addosso. Se la prendeva particolarmente con  gli  anellini, due semplici cerchietti di fil di rame. Si
rideva: le rimetteva la collana a posto, e aggiustava  gli  anellini già un po' deformati. - Sta' cheta, Paola ! Sembri
- Sta' cheta, Paola ! Sembri una sposa, Paola ! Paola non  gli  dava retta. Ripreso a inveire contro gli anellini, per
Paola ! Paola non gli dava retta. Ripreso a inveire contro  gli  anellini, per essere più libera volava lontano, sur un
a cavarseli. Scurpiddu la vide tornare tranquilla. Pareva  gli  dicesse: - Vedi se l'ho vinta io? Di tanto in tanto
alla masseria il nuovo mestiere di lui, il Soldato non  gli  dètte requie. - Zanni, vieni qua; cavami un dente! Vieni a
d'ogni specie, sassolini, e preso Scurpiddu fra le gambe,  gli  attaccava quella corona al collo, quantunque il ragazzo si
il ragazzo si schermisse. - Così sembri uno zanni davvero!  Gli  zanni , infatti, per segno della loro valentia nel cavar
un po' curvo, con una gran barba rossa come una fiamma, che  gli  arriva alle ginocchia, e un lungo bastone in pugno; si
- E io, - disse la minore - voglio che andiate dal Re e  gli  diciate che piango per lui e non ho pace. - II mercante
proporgli l'acquisto di merci preziose, lo fa passare e  gli  domanda con alterigia : - Avete qualche cosa di bello da
batte su un timbro d'argento, e al cameriere che compare,  gli  ordina di portargli il fazzoletto più grande che ci sia
più grande che ci sia nella sua guardaroba. Il cameriere  gli  porta un fazzolettone che pareva un lenzuolo e si ritira.
smania per sapere se il padre aveva portato loro quello che  gli  avevan chiesto ; ma la più smaniosa era la minore. La nave
il mercante sbarcò, andò a casa, e la maggiore delle figlie  gli  corse incontro e gli domandò : - Signor padre, me l'avete
a casa, e la maggiore delle figlie gli corse incontro e  gli  domandò : - Signor padre, me l'avete portato il vestito di
alle figlie quel che volevano per regalo. La maggiore  gli  chiese una collana di smeraldi, la mezzana un fermaglio di
di smeraldi, la mezzana un fermaglio di rubini ; la minore  gli  disse : - Signor padre, dovete farmi il favore di andare
sono infelice; mi promettete che anderete dal Re e  gli  riferirete le mie parole ? - II mercante voleva molto bene
alla presenza del Re, che lo squadrò con alterigia e  gli  chiese : - Buon uomo, avete merce preziosa da mostrarmi ? -
su un timbro d'argento. Comparve un cameriere, e il Re  gli  ordinò di portargli tre canne di corda ben solida. Quando
ordinò di portargli tre canne di corda ben solida. Quando  gli  fu recata, la porse al mercante perché la desse alla
esposto ? Il Re me ne ha fatta un'altra delle sue. Quando  gli  ho detto che volevi strozzarti per lui, m'ha dato questo
Re.Ma lei stessa, vedendo che si preparava per il viaggio,  gli  disse : - Padre mio, per il bene che mi volete, dovete
se non volete trovarmi morta al vostro ritorno. - E qui  gli  si gettò ai piedi e tanto pianse e tanto lo supplicò, che
a strappargli la promessa che sarebbe andato dal Re e  gli  avrebbe fatta l' ambasciata. Il mercante giunge a Palermo,
Sovrano, che anche quella volta finse di non conoscerlo e  gli  domandò se aveva mercé preziosa da mostrargli. - Maestà, ho
conficcato nel cuore. Torna a Messina e quando la figlia  gli  compare davanti, le dice : - Tieni, ecco che cosa ti manda
La ragazza parte, giunge alla capitale, cerca il cugino e  gli  narra tutto. Alla fine gli dice che vuole essere messa fra
alla capitale, cerca il cugino e gli narra tutto. Alla fine  gli  dice che vuole essere messa fra le schiave che erano
pretesto o con un altro, per vederla e parlarle, e Rosetta  gli  rispondeva appena, fuggiva quando lo vedeva, e in ogni modo
appena, fuggiva quando lo vedeva, e in ogni modo e maniera  gli  faceva capire di non poterlo soffrire. Un giorno il Re le
il fazzoletto che il Re le aveva mandato per il padre e  gli  dice : - Ecco, vedete, Maestà, come è grande! Questo basta
io mi strozzo ! - Che Vostra Maestà si strozzi pure ! - E  gli  da la corda lunga tre canne. - Ah ! questa è proprio la
bene, m'ammazzo ! - Ohe Vostra Maestà s'ammazzi pure! - E  gli  porge il coltello. Dopo questa prova, il Re si convinse che
Questa s'affaccia, e accertasi che era tutta una finzione,  gli  sputa sul viso. - Puh, per una donna quant'ha patito ! - e
disprezzarlo. Prima le mandò il gran cancelliere, e Rosetta  gli  disse d'andarsene perché del Re non voleva sentirne
e a discendere dal vagone, lo prese per un orecchio e  gli  disse: "Mi dirai tutto, mostro". Era naturale che fra gli
e gli disse: "Mi dirai tutto, mostro". Era naturale che fra  gli  Spazzoletti e i Ballanzini nascesse una certa amicizia.
indietro le ciocche dei capelli che le scendevano su  gli  occhi. - Quella che vi siete presa ieri. - Sei pazzo? - Sì,
chiamata, comparve su la soglia la mezzadra. - Dice che  gli  abbiamo preso una tacchina, per chioccia. La mezzadra
mezzadra. Aveva fatto tre passi avanti, ma quella donna  gli  diè uno spintone che lo fece ruzzolare per terra. Scurpiddu
e prese una zolla per lanciargliela. Lesta, la mezzadra  gli  corse addosso e gli rattenne il braccio: - Vàttene!
per lanciargliela. Lesta, la mezzadra gli corse addosso e  gli  rattenne il braccio: - Vàttene! Vàttene! Se no, ti concio
Se no, ti concio per le feste! Lo prese per le spalle,  gli  fece fare un giro e lo respinse. - Ora vado io dalla tua
tornò mogio mogio tra i tacchini; e di là seguì con  gli  occhi la mezzadra che andava di furia, brontolando. Poco
ebbe tutto il branco davanti a sè: Marcia! Era allegro.  Gli  pareva di non aver più responsabilità dello smarrimento
poco prima scendere per la strada del Monte. Cercavano  gli  amici . Ma non li avevano trovati. Ecco, li rivedeva
carrozza, era andata a posarsi sul dorso di Capobanda , e  gli  beccava delicatamente la pelle grinzosa e bitorzoluta della
tacchina. - Ma che fai? Dove le conduci queste bestie? -  gli  domandò la massaia un po' stizzita, Scurpiddu non sapeva
un po' stizzita, Scurpiddu non sapeva che rispondere.  Gli  era balenato in mente il sospetto che quei di Poggio Don
tanto di occhi aperti. Nella vigna, tra le ginestre, tra  gli  ulivi non si era vista anima viva in tutta la giornata; e
o tùrati le orecchie per non sentire. - C'è qualcuno che  gli  vuol male a questo povero orfanello! - piagnucolò la mamma
si avvicinava massaio Turi: - Manca un'altra tacchina, -  gli  disse la moglie. Massaio Turi stette un po' a riflettere, e
giustificato. Ma il giorno dopo, lassù, senza Paola ,  gli  sembrava di essere dimezzato. La massaia avea chiuso la
era partito con un po' di broncio, perchè la coscienza  gli  diceva di non meritare quel castigo. Lassù, le tàccole
dentro lo stanzone del frantoio, che quando la mula con  gli  occhi bendati faceva girare la màcina, era assai incomodo
- La mamma a letto… e Paola carcerata! Rimaneva a lungo con  gli  occhi fissi alla masseria. Poi, al passaggio di ogni stormo
sciò cadere sotto il peso del fastello; ma nel cadere tirò  gli  orecchi a Rosellina. La bambina non interruppe il lavoro
allo specchio. Ma nello specchiarsi gettò un grido;  gli  orecchi le erano cresciuti già tanto, dopo che la vecchia
a spun- tare un pelo scuro e folto, coma quello de-  gli  asini. La bimba corse in giardino per sup- plicare la
era sparita da quella casa, e più Rosettina piangeva e più  gli  orecchi le crescevano. Era diventata un mostro, e per
La strega le fece molte frizioni con pomate e unguenti, ma  gli  orecchi cre- scevano sempre e il pelo si faceva più folto.
un pezzo di pane; poi andava a guardarsi allo specchio, ma  gli  orecchi non scemavano. Allora incominciò a regalare i suoi
Allora incominciò a regalare i suoi ve- stiti, ma  gli  orecchi non scemavano. Dette tutto quel che le era
non scemavano. Dette tutto quel che le era superfluo, ma  gli  orecchi eran sempre lunghi e pelosi. Un giorno passò un
e sentendo che si lamen- tava tanto, prese un cencino e  gli  lavò il viso e le mani e gli dette da rifocillarsi. Quando
tava tanto, prese un cencino e gli lavò il viso e le mani e  gli  dette da rifocillarsi. Quando il vecchio fu andato via ella
dalla gioia e allora non volle più aspettare che i malati,  gli  storpi, i poveri passassero davanti alla sua casa; ma andò
sperando che quelle opere di carità le facessero sparir  gli  orecchi. Il pelo cadeva a poco a poco dopo ogni atto
pelo cadeva a poco a poco dopo ogni atto caritatevole, ma  gli  orecchi ri- manevano lunghi lunghi. A forza di curare
le ferite; ma davanti alla fontana rimase a bocca aperta.  Gli  orecchi d'asino erano spa- riti, ed ella era più bella di
bella di prima. - Carità! Carità! - si misero a can- tare  gli  uccellini di sui rami degli alberi - Carità! - esclamò
secondo lui, dai Saraceni in quei dintorni. In verità, non  gli  era mai accaduto d'incontrare fra le macchie e le siepi di
sonanti quando li portava al barone Padullo, che si metteva  gli  occhiali per osservarli e sfogliava certi libroni grossi
f aceva il sornione e alzava la gobba allorché i contadini  gli  dicevano - Perché non scavate le fosse per le fave, invece
- E rideva loro in faccia, canzonando in cuor suo chi  gli  ripeteva la solita burletta: - Sapete dove c'è una
dalla lontana, sape ndolo orso e ombroso di tutto,  gli  rispondeva secco secco: - Minchionerie! - Ma persone con
dei feudi, e non avrebbe piú mangiato pane e cipolla, come  gli  toccava ora che doveva abbrustolirsi al sole, e bagnarsi
dando colpi di zappa sodi ma cauti, per non rovinare  gli  oggetti, caso mai sotterra ce ne fossero. E quando gli
gli oggetti, caso mai sotterra ce ne fossero. E quando  gli  accadeva di tornare con le mani vuote alla grotta antica e
la propria sorte e quel porco di don Ottavio che non  gli  permetteva di scavare nella Grotta dalle sette porte!
dalle sue parti; ed era capace di farlo. Invece, quando  gli  scavi davano buoni risultati, e venivano fuori al sole
li ripuliva, li lustrava con la manica della camicia, quasi  gli  si dovessero guastar fra le dita toccandoli sgarbatamente.
la minestra di farina di cicerca o le fave allesse  gli  sapevano piú saporite; e il vino se lo sentiva scendere giú
... Quelle però erano tutte cosine da nulla; se non  gli  riusciva di prendere la trovatura del Mercante , aveva
aveano capito della profonda scienza colà nascosta. Presi  gli  accordi per condurre lassú don Micio il crivellatore e la
a verga, e non voleva guardare sotterra, come don Micio  gli  ordinava tenendo le braccia tese e strabuzzando gli occhi
Micio gli ordinava tenendo le braccia tese e strabuzzando  gli  occhi che gli luccicavano nel buio a ogni scoppio di
tenendo le braccia tese e strabuzzando gli occhi che  gli  luccicavano nel buio a ogni scoppio di saetta. - Coraggio!
- Coraggio! coraggio! - ripeteva mastro Rocco. La voce però  gli  tremava e le braccia gli vagellavano nel dare, insieme con
mastro Rocco. La voce però gli tremava e le braccia  gli  vagellavano nel dare, insieme con don Tino, i colpi di
lo scongiuro del Rutilio. E il vento soffiava, urlando tra  gli  ulivi e le rocce attorno; e la pioggia veniva giú a
del fatto, sporse querela contro quel gobbaccio che  gli  aveva rovinato il fondo. E ora stava, giorno e notte, in
a due canne, a quel gobbaccio. Aveva una gran paura che non  gli  rubassero davvero l'incantesimo della Grotta dalle sette
era nelle loro mani. Forse mancava la chiave. Don Tino  gli  aveva mostrato il libro con una pagina strappata. - Giusto
contro don Tino, don Micio il crivellatore e la sonnambula.  Gli  era entrato il sospetto che volessero operare soli, da
- Buon pro! - E voi, la trovatura quando la prenderete? -  gli  domandò Zangàra, ridendo. - La prenderà don Tino, -
Ravagna, anni fa, ci capitò in mezzo per caso, e le Fate  gli  vendettero tre arance per un soldo? Il grullo le diede al
la grotta, non senza un po' di terrore in corpo, - con  gli  spiriti non si canzona - guardava quel fioco chiarore di
po' di barlume del cielo nuvoloso. I tronchi degli alberi  gli  mettevano paura; e i macigni e le macchie già gli parevano
alberi gli mettevano paura; e i macigni e le macchie già  gli  parevano strane figure di mostri. Verso la m ezzanotte fu
di Cudduzzu; e le fiammate scoppiavano dietro i massi, tra  gli  ulivi, al suono dei sonaglini del cembalo agitati
al chiarore d'una fiammata, una figura mostruosa che  gli  parve di fuoco e spari. Poi, da destra, da sinistra: - Psi,
e spari. Poi, da destra, da sinistra: - Psi, psi, psi! -  Gli  spiriti gli accennavano: - Psi, psi, psi! - - Ah, madonna
Poi, da destra, da sinistra: - Psi, psi, psi! - Gli spiriti  gli  accennavano: - Psi, psi, psi! - - Ah, madonna santissima!
senza una goccia di sangue nelle vene, fino a che  gli  spiriti non gli saltarono addosso, picchiandogli forte
una goccia di sangue nelle vene, fino a che gli spiriti non  gli  saltarono addosso, picchiandogli forte sulla gobba. - Mamma
neppure quando si convinse che la burletta degli spiriti  gli  era stata fatta da Zangàra, Perillo e Passolone. A chi
dopo trovate certe belle figurine che il barone Padullo  gli  aveva pagato dieci scudi. Chi sa quanto valevano, se colui
Di queste, guardate, ne ho già pieno un armadio -. E  gli  additava le statuette - Cerere seduta e con le mani sui
Mastro Rocco stette un bel pezzo senza farsi vedere. Quando  gli  si ripresentò, insieme col solito vecchietto, posata
Voscenza resterà incantato! - Il barone si era messo  gli  occhiali per ammirare meglio; e vedendo quelle quattro
legato al collo, imprecava al tristo compagno da cui  gli  era stata suggerita la bella novità della pipa! - Non
soltanto di scavare e scavare. E se don Tino e don Micio  gli  riparlavano del Rutilio, rispondeva: - Non me ne parlate. È
giorno o l'altro, l'autentico, quello del Cinquecento, come  gli  aveva detto il decano Vita. L'anno dopo, mentre padre
padre Mariano d'Itria, confortandolo in punto di morte,  gli  raccomandava di chiedere a Dio la grazia dell'anima: - La
Rutilio! - esclamò mastro Rocco con voce mezza spenta. E  gli  voltò la gobba.
l'ha con voi, Maestà! Guardatevene, a meno che voi non  gli  offriate il regno in cambio del bene che cercate!
del vostro regno, Maestà! Un Re, una Regina devono tener  gli  occhi aperti, ben aperti, sempre!
per buttarci ai vostri piedi ... (Il Ministro s'inoltra fra  gli  alberi e sparisce.)
momento in poi, tu sarai Re e tu sarai Regina! (Tutti  gli  astanti gridano.)
di tutti  gli  voleva bene la massaia, un po' perchè le rammentava il
instancabile e allegro e buffone come uno scimmiotto.  Gli  si comandava di fare una cosa, e invece di rispondere di
l'ordine ricevuto. Certe sere, nel frantoio, mentre  gli  uomini si preparavano per la cena, egli andava a
di scapaccioni, per chiasso. Altre volte si udivano fuori  gli  abbai di due-tre cani. Qualcuno degli uomini si affacciava
tre lunghi steli di cipolle fioriti. - Che ne vuoi fare? -  gli  aveva domandato la massaia. - Niente. Mi servono. E quella
la massaia. - Niente. Mi servono. E quella sera, mentre  gli  uomini mangiavano la minestra, egli era sgusciato fuori
Soldato , riconosciuta la voce, si affacciò su la soglia e  gli  gridò: - Venite! C'è un bove smarrito. E lo zi' Girolamo
novembre, attorno al fuoco acceso per asciugarsi i vestiti,  gli  uomini lo invitavano: - Scurpiddu , fa' la rissa del cane
lo faceva dire due volte. E non imitava soltanto i ringhi,  gli  abbai, i miagolamenti e gli sbuffi dei due animali, ma le
non imitava soltanto i ringhi, gli abbai, i miagolamenti e  gli  sbuffi dei due animali, ma le loro mosse, e così abilmente
le mani. - Soltanto la lettura stenti ad apprendere! -  gli  rimproverava il Soldato . Infatti faceva fatica, quantunque
cominciava a sbadigliare. Certe sillabe non c'era verso  gli  entrassero nel cervello, o vi entravano a rovescio. E più
e peggio sbagliava. Nella masseria c'era il Soldato che  gli  gridava subito: - Bestia! Ma lassù, su la collina
- Bestia! Ma lassù, su la collina dell'Arcura o sotto  gli  ulivi del Piano del Galluzzo, egli rimaneva sempre incerto
il proprio nomignolo di Scurpiddu , ed era il tacchino che  gli  dava più da fare, sempre avanti a tutti, sempre sbandato e
avanti a tutti, sempre sbandato e sempre in rissa con  gli  altri. Da principio, quando alla masseria ignoravano quel
si sgridasse da sè. - L'hai con te stesso, Scurpiddu ? -  gli  domandava il Soldato . Si distraeva pure con fare la
e guardava all'ultimo le pagine con righe tutte unite che  gli  parevano un imbroglio inestricabile e che il Soldato però
che qui dice così? - Bravo, Scurpiddu ! Ora che il massaio  gli  aveva regalato una tàccola piccina, appena coperta di
dietro come un cagnolino. - Paola ! Paola ! E la tàccola  gli  salterellava appresso, gracchiando. La metteva sul dorso di
per chiamare: - Paola ! Paola ! - lieto che Paola  gli  rispondesse con un gracchio quasi per dirgli: Sono qui. - E
con un gracchio quasi per dirgli: Sono qui. - E sùbito  gli  tirava col becco i capelli che gli scappavano fuori del
Sono qui. - E sùbito gli tirava col becco i capelli che  gli  scappavano fuori del berretto su la fronte. La sera, egli