quali segnatamente nelle tante statue del loro Giove Olimpico non vollero mai altre sembianze, se non quelle che diedegli Fidia. Chi poi muove tali accuse
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primi, come mostrano le sue pitture della sala di Giove nella galleria de’ Pitti. Questi fu pure maestro assai reputato nella nostra Accademia.
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Concilio degli Dei in Olimpo, quando Giove ordina loro di non prendere parte alcuna nella futura guerra troiana; Giunone che chiede a Venere nell’Olimpo il
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sala del palazzo Estherazy a Vienna, ove rappresentò Giove e gran parte dell’Olimpo; ma tornato in patria, si dette ben presto ai soggetti storici e
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colla famiglia, dallo Zuccarelli; Giove e Leda, e Narciso al fonte, dal Viera; l’Orlando e Olimpia e la Vergine del silenzio, dal Caracci; Didone sul
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GIOVE o ZEUS
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Figlia di Giove, protettrice delle scienze e delle arti, è raffigurata come figura stante con lancia, scudo ed elmo. Suo tradizionale attributo può
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La sorella e sposa di Giove corrisponde iconograficamente ad una tipologia matronale; indossa una corona o un diadema e reca una melagrana, simbolo
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Figlio di Giove e Giunone, dio della guerra, corrisponde iconograficamente ad un tipo virile, con la barba oppure col volto glabro, armato di spada
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Figlia di Giove, nata dall’unione con Latona, personifica la castità ed è resa in veste di cacciatrice, con arco e faretra; può essere accompagnata
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Figlio di Giove e della ninfa Maia, messaggero degli dei ma anche protettore dei ladri, dei viandanti e dei mercanti. È raffigurato come un giovane
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Figlia di Giove e della titana Dione (oppure nata dalla spuma del mare formatosi attorno ai genitali di Urano evirato da Saturno), è la dea dell
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Figlio di Giove e Latona, dio della poesia e della musica ed in seguito dio solare, ha una immagine di giovane sbarbato, con un volto dai tratti
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Figlio di Giove e Giunone, dio del fuoco nonché fabbro al servizio degli dei e di eroi, per i quali forgia le armi. È rappresentato con la barba
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Figlio di Giove e di Semele, è il dio della fertilità e della vendemmia, che ha l’aspetto di un giovane nudo, coronato da tralci di vite e con in
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, riportandola in vita grazie all’intervento di Giove. La conclusione della storia fu il matrimonio tra Amore e Psiche ed un fastoso banchetto a cui
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che lei avrebbe avuto. In questo modo egli pensava di tenere lontana sua figlia dagli uomini, ma Giove, che aveva notato che la costruzione presentava
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I Giganti sovrapposero due montagne per dare la scalata all’Olimpo, con lo scopo di spodestare Giove, ma Giove scagliò i suoi fulmini abbattendo le
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Giove stanco delle nefandezze compiute dagli uomini sulla terra decise di punirli inviando un diluvio, da cui si salvarono solo Deucalione, figlio di
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alto campeggia il trono di Giove, all’interno di un tempio a pianta circolare (che ricorda il tempietto del Bramante); in basso è Giove che irato
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dei Giganti. Iconologicamente la Caduta dei Giganti di Giulio Romano, ha un significato politico: Giove simboleggia l’imperatore Carlo V mentre i
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Paride, figlio di Priamo re di Troia, fu indicato da Giove come unico, possibile giudice (poiché era un uomo bellissimo) per decidere chi fosse tra
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Europa, figlia del re di Tiro, giocava sulla spiaggia con le sue ancelle, quando apparve Giove sotto forma di toro. La fanciulla ingannata dalla
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perderne il controllo facendo incendiare la terra. Giove per evitare ulteriori disastri scagliò il suo fulmine distruggendo il carro e facendo precipitare
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da Venere e da Persefone (Proserpina) che se lo contendevano aspramente, al punto da rendere necessario l’intervento di Giove. Quest’ultimo stabilì il
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Gànimede era un bellissimo giovane, figlio di Troo, re di Troia, tanto bello da meritarsi l’appellativo di “più bello di tutti i mortali”. Giove se
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GIOVE E LA NINFA IO
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La ninfa Io era la figlia del re di Argo e Giove che l’aveva incontrata presso un fiume se ne invaghì; la invitò a fare una passeggiata nei boschi ma
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Leda era la moglie del re di Sparta Tindareo e Giove, trasformatosi in cigno si unì a lei, dando poi alla luce Elena e i Dioscuri (Castore e Polluce
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Perseo, figlio di Giove e Danae, dopo aver ucciso Medusa (dalla cui testa nacque Pegaso, un cavallo alato poi utilizzato dall’eroe) liberò Andromeda
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di vivere. Nell’antica Grecia e a Roma è il colore usato per rappresentare la massima divinità dell’Olimpo, Giove, mentre a partire dal Medioevo è il
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quello che riprendeva uno schema di immagine di Raffaello (Giove con Ganimede: nella Farnesina). Raffaello era considerato il pittore del «bello
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’aquila enorme portava pel cielo Giove; qua il candido Ila cacciava da sè la impudica Naiade; e altrove Apollo con le mani omicide inghirlandava di novelli
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propiziarsi Giove, gli offre mille libbre d’oro. Non maravigliarti dunque se la pittura è venuta meno, dacché oggi agli Dei ed agli uomini più caro
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ruffiana, di donna che partorisce. Un altro Cesare, Caligola, dopo essersi proclamato Dio, si acconciava, oltre che da Giove e da Apollo, anche da
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aquilone, uccello di Giove, mentre ella dorme nella vasta cattedra, lasciando scorrere giù dalla mano l’anforetta del nettare, nuda dalla cintura in su e
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