tentativi di limitare il giuoco della selezione naturale con la teoria dei geni neutrali, o la teoria della origine subitanea delle specie, in
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I caratteri «grigio» e «albino» sono determinati da particelle, i geni, trasmesse dalle cellule sessuali, o gameti. Se si indica con A il gene del
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(1/4). In questi casi si considera una sola coppia di geni, e si parla perciò di monoibridismo.
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cioè costituito da tante unità, che dobbiamo concepire come particelle materiali, chiamate geni. Questi sono capaci di riprodursi conservando la
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da numerose coppie di geni, ciascuna delle quali obbedisce alle leggi di Mendel.
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La posizione dei geni nei cromosomi.
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conoscere il luogo dove, nella cellula, sono sistemati i geni.
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Poco dopo la riscoperta delle leggi di Mendel si riconobbe che esse si possono spiegare facilmente ammettendo che i geni siano localizzati nei
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del fiore nelle piante, attitudini fisiologiche e psicologiche diverse, e via dicendo) dipende dunque da una o più coppie di geni. Questi sono
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assai utile dal punto di vista dell’indagine, perché ha dato modo di trovare la localizzazione dei geni sui cromosomi.
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coppia e quindi uno solo dei due geni di una coppia allelomorfa: A oppure a. La combinazione di questi geni secondo lo schema seguente dà appunto
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distribuzione diversa nei due sessi. La maggior parte dei geni, invece, è localizzata nei cromosomi non sessuali (autosomi), e si trasmettono perciò
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I cromosomi sono dunque i depositari del patrimonio ereditario, rappresentato dai geni, ciascuno dei quali occupa un posto ben preciso lungo un
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biologico della massima importanza nel determinare mescolanza dei patrimoni ereditari dei due genitori (anfimissi) cioè la ricombinazione dei geni
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Con analoghi schemi, un po’ più complicati, ci si può render conto delle ricombinazioni fra due, tre o più coppie di geni.
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Quindi ad ogni atto generativo, avviene una ricombinazione dei geni provenienti da ceppi familiari diversi. Questi agiscono, nel determinare i
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dal complesso dei geni,
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. AA, Aa, aa. Nel diibridismo 32 = 9. Con una diecina di geni, si ottengono cifre dell’ordine dei miliardi (310); se si pensa che il numero dei geni in
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quelli cui abbiamo accennato (e anche questi possono essere modificati nella loro espressione dall’intervento di geni «modificatori»). Per lo più un
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L’importanza della riproduzione sessuale nel determinare ad ogni generazione un rimescolamento dei geni esistenti in una popolazione è un altro fatto
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Ma, oltre al rimescolamento dei geni esistenti in una popolazione, deve pur esistere un’altra sorgente di variabilità. Deve esistere la possibilità
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singoli geni, con una frequenza bassissima, dell’ordine (per ciascun gene e per ogni generazione), da 1/105 a 1/108, cioè di uno su cento mila a uno su
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w il colore bianco dell’occhio, e così di seguito per ciascuno delle parecchie migliaia di geni che costituiscono l’intero patrimonio di una specie
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dei numerosi geni di un organismo, e sono perciò singolarmente imprevedibili. Poiché ogni organismo pluricellulare possiede un gran numero di geni
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poteva ormai dirsi quasi completa. I caratteri ereditari sono rappresentati dai geni, questi risiedono, in un ordinamento lineare preciso, nei
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strutturali di un singolo cromosoma, con conseguente variazione dell’ordine lineare dei geni; e mutazioni genomiche, cioè variazione del numero dei
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trasmissione ereditaria, ma di geni, di cromosomi, di mutazioni.
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piante sono riconducibili a differenze di geni, a diversità di struttura dei cromosomi, o a differente numero dei medesimi. Perciò i tre tipi di
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conseguenza del meccanismo mendeliano della trasmissione ereditaria dei geni, le frequenze geniche iniziali in una popolazione, non variano se sono
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ambiente ventoso. Quindi la riserva di variabilità costituita da tutti i geni recessivi che esistono in una popolazione, e si perpetuano, spesso senza
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ricavati dalle mutazioni che hanno modificato la molecola dell’emoglobina, ha proposto la teoria che molti geni non abbiano valore selettivo, siano
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Con meccanismi di questi tipi, o altri basati su geni che intervengono per esempio nella determinazione del sesso,
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nel nucleo della cellula e più propriamente nei cromosomi, ed è rappresentato da unità ereditarie, i geni (p. 162). La biologia molecolare ha
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ai geni che presiedono alla formazione delle varie proteine vi sono geni che hanno funzione di regolazione e di coordinamento dell’attività che
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definizione di «carattere» è lungi dall’essere omogenea e univoca; inoltre la maggior parte dei caratteri dipendono dall’azione combinata di numerosi geni, e
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Ciò ha una notevole importanza dal punto di vista evoluzionistico. Se si riesce ad analizzare in questo modo un certo numero di geni in diverse
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variabilità genetica, riferibile direttamente a singoli geni.
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vista per una ventina di geni diversi, hanno dimostrato la presenza di molti polimorfismi, cioè di un grado di variabilità almeno eguale a quello di
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Si può pensare che queste profonde variazioni siano dovute a mutazioni che avvengono nel sistema dei geni regolatori e coordinatori. I geni di cui
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Può darsi che l’anatisi della struttura del genoma e della funzione dei geni, che si è iniziata con l’avvento della biologia molecolare possa recare
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plausibile supporre che i geni in esse contenuti, che risultano in più rispetto al corredo normale, possano imboccare, per mutazione, vie evolutive diverse
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vistose (come nell’esempio delle drosofile ad ali ridotte) ma anche e soprattutto su combinazioni di geni, cioè su complessi di mutazioni, ciascuna
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son giunti a limitarla, aggregando i geni in cromosomi, e a controllarla per mezzo di un meccanismo genetico particolare, lo scambio o crossing over
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’opera della selezione in natura o negli esperimenti di laboratorio, conviene per lo più scegliere i geni la cui espressione è più caratteristica
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geni, i quali non operano separatamente e indipendentemente l’uno dall’altro, bensì in stretta collaborazione e coordinamento. Raramente la selezione
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