Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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 Galeno  ne parla come di cibo rusticano. I Mauritani ne andavano
la grande sua utilità la chiamarono chreston e pancration.  Galeno  l'odiava, e Virgilio la trovava molto amara. ¬– Et amaris
il precetto salernitano, sentito il parere di Dioscoride,  Galeno  e Tralliano. Ma s'avvertano i divoratori di cipolle che
di tutto fanno perdere il nomine patris: rationum ledunt.  Galeno  le proibiva ai letterati. Di tutto questo però, la scienza
male. Fu sempre reputato un cibo difficile a digerirsi.  Galeno  voleva che si abolisse dai cibi dell'uomo, come la più
agli occhi, e perturbatori del sonno. Tale il parere di  Galeno  che asseriva: Cramben repetitam mortem afferre. Plinio li
un'eremita che visse trent'anni con orzo ed acqua sporca.  Galeno  ne scrisse lungamente in un libro tutto dedicato al
dei fiori: Sta lontano. L'aglio è l'acciuga del povero,  Galeno  lo chiamava la triaca dei contadini. L'uso culinario
tenuto in grande onore. Ne parlano tutti gli scrittori da  Galeno  a Catone, da Columella a Plinio. In Italia erano
di Cucina insegna sedici maniere di cucinare i carciofi.  Galeno  li calunniava come cibo bilioso: pravi succi est edulium, e
la bianca o moscatella, che sembra essere lo Staphylinos di  Galeno  e di Dioscoride. Vuole terreno grasso e lavorato. Si semina
di difficile cottura e digestione. I Greci, al dire di  Galeno  la usavano pochissimo. Dioscoride ne predica il gusto
tallito. La lente ebbe dei detrattori. Ippocrate e  Galeno  ne dissero assai male, nient'altro che è autrice delle più
sonno. Fu sempre conosciuta la sua azione soporifera.  Galeno  ne mangiava tutte le sere per procurarsi il sonno.

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