le tappe di un cammino felice e in ascesa. Vuillard, al di fuori della ragione storica dell’impressionismo così come noi abbiam voluto presentarla
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mare tutte ottocentizzate nel costume, in un colorato giuoco fuori della vita, nella stagione del riposo. Vi sono poi in questa lunga e unitaria sua
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esempio che una donna seduta su una poltrona guardi soltanto un punto fuori della cornice e non due o tre punti in successivi momenti. Questa pretesa
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, ma perché egli interpreta questa realtà da par suo. Le signore coi nasi fuori centro, con gli occhi in mezzo alle guance — abbiamo scritto — sono
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diventano artigli, quegli occhi furibondi, fuori del taglio del muso, quella riga bianca fra le gambe posteriori, che accentua la felina rigidezza della
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come un girasole, in mezzo alla testa, con occhi volanti, fuori addirittura dei loro visi, come nel quadro che porta il titolo «Maternità» su fondo
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sembrano le immagini di sostanze luminose, dalla qualità in proporzione della fatica occorsa a scoprirle, fuori di quell’alveo compatto e sonoro di
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, noi ci accorgiamo che le apologie e le glorificazioni della sua arte non nacquero quasi mai al di fuori di una ragione valida; che, molte volte, anzi
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raccoglierne i significati e ad ampliarne la portata». «Fortuna», beninteso, non nata dal caso, fuori cioè delle possibilità di Picasso; e se Guillame
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la produzione dell’artista nel giro di una stagione irrepetibile, specchio di un sentimento del mondo, «negativo», anarchico, fuori dei binari delle
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Kandinskij, il quale sa «figurare» benissimo, ha preferito muoversi in un mondo di segni e di colori fuori d’ogni verosimiglianza?».
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, fuori di Francia, era piuttosto conservatrice, quanto a linguaggio, e neppure in Francia, rivoluzionaria; all’epoca del «ritorno all’ordine» e subito
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in un tempo storico, fuori delle scoperte del cubismo analitico) siano un «modo di dire», un pretesto; si avverte, insomma, che de Staël ha fatto
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pittorica, la più rivoluzionaria e la meno fuori della «grande corrente».
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chiarimento dell’asserto: la già descritta «Luna», ad esempio, vien fuori dal Klee e dal Picasso surrealisti, e, per il fantomatico favolistico, anche da Mirò
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la sua crisi e fuori di essa, in un momento successivo. L’ipotesi di un Pollock diverso, migliore di quello vero, è infatti a ben leggere dentro di noi
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liriche del 1950, già descritta; «Fuori del groviglio», dove fluttuano forme labilmente figurative, quasi a segnare un poetico conflitto tra parvenza e
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della scultura dell’artista. «La scultura è li — scrive la studiosa — e possiamo anche toccarla; eppure ci sembra lontanissima o troppo vicina, così fuori
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guance, i baffi e la barba corti ricoprono come un muschio nero una faccia di bronzo. Si direbbe che un viso così dipinto debba venir fuori da un’armatura
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linee, è alle soglie del facile, ma il facile rimane fuori della porta.
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fuori, per esempio, dall’omuncolo baffuto col naso aguzzo e il cappellaccio, dalle due ragazze in trecciuole e sottovesta, con le calze nere?
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sovrani. Melli, in verità, appare tra i meno novecenteschi di tutti gli artisti italiani, anzi, una specie di colorista e realista in castigo, «fuori
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fuori di noi, può essere la più vera ed umana.
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Ma, messa in pratica l’idea di vedere il Mafai astratto come un artista a sé, fuori della sua storia, sentiamo ora il dovere di riprendere il nostro
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rilevante; nel senso che tale cammino di emancipazione dal dato visivo non è né un passo avanti né un passo indietro, considerato al di fuori dei
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’immagine salda e perentoria, fuori di ogni sperimentalismo e di ogni approssimazione. Se Mafai oggi «fa astratto» non saremo certo noi a negargli il
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per gli antinovecentisti storici. I due infatti operarono al di fuori del Novecento perché quei modi non appartennero mai alla loro pittura, perché essi
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donnine; le labbra semiaperte, lo sguardo torbido e pur cosciente del personaggio sono indici evidenti di una «emotività», tutta fuori degli schemi
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esistono — potessero esser tratte fuori dall’oblio, che si aiutasse la Raphael a cercarle, a riscoprirle. Ogni pezzo recuperato di quel momento
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Rosai e le intuizioni della «scuola romana», che ci pare prosegua la lezione di Rosai e che sia, quanto a novità e urgènza, assai meno «fuori» del clima
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solitario per forza era perpetuamente rivissuta con la pivi fantasiosa delle nostalgie una vita di prima della guerra, fuori della nostra Penisola, in un
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ventina: avremmo eliminato le composizioni grandeggianti che sono davvero fuori della pittura moderna oltre che della storia del costume attuale; avremmo
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resto, fuori del tempo storico? E dei dipinti surrealisteggianti e assai problematici, intorno al 1935 e della sua passione picassiana — quasi un Tamajo
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masse di roccie, quelle linee a zig zag, quelle sagome di cartoni e begamoidi ritagliate, quelle carte vetrate da cui si diparte, fuori del tessuto
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fuori degli schemi dei «valori plastici» per quella sua carica di naturalezza che lo legava, a suo modo, a un tipo di pittura «impressionista» se non
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morbosità, di giuochi e deliri per pochi. La figura di un Manzù messo fuori dal cassetto del passato per dare scacco matto, con i suoi nudini e i suoi
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Affermare che dall’esame delle opere di Levi 1929-’35 venga fuori l’atteggiamento estetico e psicologico di un anti-novecentista, così come si
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far l’immagine fuori d’ogni grevezza naturalistica, in un ritmo beccheggiato, in una sostanza tersa, quasi epidermica, dove però il sangue circoli
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stesso anche quando descrive la miseria più disperata, la lotta più aspra, Levi ha dipinto dei quadri fuori degli schemi correnti del neorealismo; e al
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Ma, come dicevamo al principio di questo scritto, il punto di arrivo di Levi non si motiverebbe fuori del suo punto di partenza. Potremo concludere
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, le cose andarono diversamente. Se la pittura e la scultura dal 1930 al 1945 si distinguono, laddove si sviluppano fuori del rituale novecentesco
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venir fuori il Picasso adulto; non si potrebbe pensare a un Picasso che attinga un valido e determinante insegnamento per il suo sviluppo successivo al
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fin dallo schema immaginativo, al di fuori e al disopra di una composizione logica, costruita senza soluzione di continuità fra figura e figura dentro
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Diciamo subito che mentre il grande quadro esposto nel dicembre del 1959 alla Quadriennale costituiva il più grande sforzo nella ricerca al di fuori
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schioccanti spatolature, certi segni troppo geometricamente e artigianamente scritti, la perdita di quota, fuori del loro vero spazio, che è metà
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sottrazione del superfluo, dell’apparente, una sorta di nobilitazione plastica della realtà sensibile, senza che questa si annulli in una entità fuori di
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, di una morbosità tutta costruita e intellettualistica a portare l’automatismo dei surrealisti, specie pittori, fuori di strada, lontano dalle prime
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Schmidt-Ruttluff; d’altra parte, al di fuori di questa felice stagione, illuminata dal cupo sole della Brücke, nell’età di mezzo e in questa ultima
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1822. Delacroix era odiato anche a motivo del suo «cronachismo»: c’era stato prima di lui a metter fuori dei gangheri tanti critici e pittori
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Renoir non avrebbero senso, fuori dei languori di queste loro cugine d’Algeri.
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