dei bastimenti. Fu lì che una notte venne il vecchio asino di legno che muoveva le zampe e la testa in qua e in là. Signor Negretti! — chiamò. — Signor
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! Allora tutti gridarono: — Bene Piuma! Evviva Piuma! — Si vedevano tutto intorno sventolare i fazzoletti; Piuma fu sollevato in trionfo, e le ali del
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ben vestita. Fu allora che l'Araldo annunciò al Re: — Maestà, c'è una vecchietta con un canestro, che vuol entrare per forza e non si muove
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mai dunque fa chicchirichí? Ma chi? Ma chi? — Insomma, fu un vero divertimento. La mamma aveva portato anche una collana di castagne secche e una
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a un bellissimo mattino d'estate, con tanto sole che le ali delle rondini in cielo parevano rosse. Certamente questo sogno speciale fu mandato come
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Bellissima è la piú contenta perché, essendo tutta di stoffa, non sente né fame né freddo, al contrario di Rosetta e di Caterinuccia. Ora vi fu un
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. — Non vedete che è una bambola? Una bambola-straccio, senza dubbio, — osservò l'ornino sopra pensiero. Fu allora che Bellissima, senza nessuna spinta
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nel tronco della Vecchia Quercia. Era un gufo molto gentile e freddoloso e aveva gli occhiali. Il suo berretto era rosso e bianco. Fu una vera
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cose, perché nei suoi occhi passavano le piú diverse espressioni. D'improvviso, tutto il suo volto fu pieno di una grande commozione, ed egli guardò
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Pineto fu pregata di cantare. Ella batté tre volte le mani perché tutti tacessero e cantò:
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balzo egli fu addosso a Terrore, e gli strappò il pugnale.
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queste parti... — Ma non fu necessario che Tit finisse la minaccia, perché i tre, senza pugnali e senza barba, erano già fuori della finestra.
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ultimo veniva Caterí che piangeva, piangeva come una vera infelice, e in mano aveva il soldo e la trombetta d'argento. Tit fu disteso sul letto. Egli
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felice: — Sei guarito, eh, Tit? — mormorò. — Se hai fame, ti darò la minestra che ha portato il nano. Tit mangiò, e fu molto allegro, a rivedere la
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all'ultimo momento era stata imprigionata dalle Tigri. Il Principe Felice voleva correre a salvarla, ma fu trattenuto perché dissero che era impossibile
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Fu allora che Caterí prese il soldo bucato, e lo infilò in un cordoncino e poi lo legò al collo di Tit: — Per ricordo, Tit, — disse piano, — addio
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che quel diavolo di un cane continuava a mettere nelle pozzanghere. Quando fu in cima, sudava e non ne poteva piú. Sperava di sedersi per qualche
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andarsene in pensione fu messo in un prato, e là, mangia e mangia, diventò grasso come un bue. Speriamo che non lo veda il Signor Salumaio. Il signor
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, Principessa rimase profondamente offesa, e guardò sempre dall'altra parte, con sommo disprezzo. Fu un viaggio d'inferno! Non è facile guidare un
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