e mute, si accalcavano spingendosi coi gomiti perforanti terribili nella gran luce. Davanti alla faccia barbuta di un frate che sporgeva dal vano di
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ti teme, dolce frate marzo, terrore giocoso ma tu passi vittorioso sbatti gli usci e le impannate con le tue folli ventate. E la densa polve sveli
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patiboli; l'ora che il frate le celle, e l'amore lascia i postriboli. L'ora che, errando per la fredda chiesa, sbadiglia il chierico; e la matrona si
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l'Orgoglio: sarà un frate austero, sarà padre guardiano e consiglier da molt'anni è abilissimo al mestiero: prender la gente a calci nel seder. Poi
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vegliavi, la dea che del tuo canto incoronavi? Ah dimmi che fu larva antica e bruna, o mammola di monte, o fil di luna, o vecchio frate, o bambolo
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Che fantasima d'abate ho scontrato stamattina, sul sentier della collina! Pover'uom, per esser frate, era magro e curvo e smorto: certo il pranzo
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