Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'Europa delle capitali

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Argan, Giulio 21 occorrenze

cristiano ha aperto agli uomini fissando oltre la vita il fine della vita.

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che determinerà le piante libere del Barocco tedesco del XVIII secolo, sarà la fine della tipologia planimetrica tradizionale: schema longitudinale

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all'ambiente mediante rampe, terrazze, esedre, corpi sporgenti e rientranti, nell'assetto a parco o giardino delle adiacenze. Verso la fine del Seicento la

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, appunto, facendole servire al fine dell'arte, conferisce a quelle tecniche un significato e un valore finalistico. Il fatto che il Bernini e Pietro da

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impegnata ad un fine: anche questo gli rimprovererà il Bernini, di essere un gotico. Impegna nel processo ascetico del fare “edificante” tutto il

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la positività dell’esperienza mondana al fine della salvezza.

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illimitato di ricchezze da reinvestire nel fare, in una spirale senza fine. Sarà la tesi protestante, in cui Max Weber riconoscerà la radice calvinista

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dei viventi, fine. Per Rembrandt, la morte è la quotidiana consumazione della vita, il nostro patire e distruggerci nell’attrito con gli altri, il

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se noi non ci fossimo. La condizione, il prezzo dell’esistenza dell’oggetto è la fine del soggetto: solo così si eliminerà ogni ambiguità e la realtà

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rapporto e Galileo stesso guarda l’arte con occhio critico, dal di fuori. Anzi, quanto più la scienza dichiara di avere per fine (e non per principio

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Per intendere la portata di questa trasformazione è necessario risalire alla fine del secolo XV quando la Chiesa romana riesce a comporre gli scismi

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natura e poi quella della storia: il fine ultimo è l’incontro diretto e personale con Dio (fu, notoriamente, in contatto con i circoli romani della

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mimesis, ma dell'idea e non della natura. Può parere strano che la crisi manieristica della forma, alla fine del secolo XVI, si configuri come formalismo

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di servirsene nel modo che considera più opportuno in rapporto al fine emotivo che si propone. La forma esaurisce la propria funzionalità nel proprio

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’immagine, in se, non è né buona né cattiva, ma ci si può servire delle immagini per un fine buono o perverso. Non è questione di vero e di falso, ma di

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convergere a un fine comune, che per la Chiesa è la salvezza e per lo Stato è il potere.

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La dimostrazione di una verità è uguale per tutti, i modi di comportamento sono molti e bisogna farli convergere a un solo fine. La Chiesa, ora, è

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La devozione “differenziata”, in realtà, non è altro che politica: infatti, se il fine è la salvezza del genere umano, la politica dello Stato, come

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alla fine, tra l’artista e il pubblico comincia a interporsi il mercante; gli artisti, o quanto meno i pittori, cominciano a lavorare senza

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per raggiungere un fine e precisamente il fine della meraviglia, cioè della rottura con ogni consuetudine e della proiezione del pensiero, per mezzo

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sapere da prima quello che accadrà dopo: coerenza e previsione sono soltanto nel disegno concepito nella mente dell’artista, il cui fine è la sorpresa

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