incontro. Oreste si fermò sulla soglia, per osservarla. Era sorridente, tranquilla, senza sospetti. E quando si sentí abbracciare e baciare con
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Via Roi Leopold in Brusselle. E qui si fermò per osservare il calendario americano che pendeva dalla parete. Il calendario segnava 2@ 2 marzo. Il
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! - Giorgio, stai fermo! stai fermo! - E tentava fiaccamente di trattenergli la mano. Ma Giorgio non smetteva, da ragazzo imbizzito. All'ultimo
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un'allegra fiammata. Pareva borbottasse: "Stai fermo, accosta la poltrona; facciamo quattro chiacchiere sotto voce; ho tante cose a dirti!". Ma Alberto ora
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spallata e si fermò davanti allo specchio per aggiustarsi il cappellino. - Non andare! - Perché? - rispose, voltando appena la testa. - Perché
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cortese ma fermo; - glielo ripeto, è affatto inutile che mi venga dietro: via, smetta, la prego! - Vorrebbe - risposi - persino impedirmi di guardarla? - La
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cuore come uno stile. Fui fermo. Verso le cinque di sera, sul punto di montare a cavallo, - Senti - mi disse Paolo - io sono in collera. Non ti
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infastidita colla mia presenza - Però - continuai - le darò noia per poco: mi fermo ad Empoli. E lei? (Ipocrita domanda anche questa). - Ho preso un
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da una seggiola, domandava: - Signora, non c'è altro? - No - ella rispose. E uscí la prima, senza voltarsi addietro, traversando con passo fermo e
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Accademia della crusca
