nostro posto, senza offendere nessuno. E qui, attenti, cortesi lettori! Non facciamo mai la corte ad una bella signora o signorina, in modo che di questa
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scandalizzino, finchè la conversazione non si avvia di nuovo nei limiti concessi dalla buona educazione. Scegliendo un tema di conversazione, facciamo attenzione
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della società: perciò facciamo attenzione anche nel fare delle obiezioni. Senza essere un eterno oppositore o negatore, si può e si deve obiettare
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curiosità aizzata, sarebbe anche molto indelicato. Non facciamo mai a nessuno cosa che sarebbe spiacevole anche a noi. Non burliamoci sul conto di altri
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l'argomento, le diciamo che si tratta di « affari famigliari » o semplicemente « d'affari », e con ciò le facciamo capire in modo garbato, che non si
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destinatario. Non facciamo su cartoline rimproveri o altre espressioni spiacevoli, e serviamoci della forma di lettera ben chiusa. Ma il meglio è farlo
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veramente amiamo. Facciamo quindi seguire una lettera di condoglianza, scritta da uno studente al collega di Università per la morte del padre, che egli
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come se fossimo in una grande società. Se facciamo ciò d'abitudine, mangeremo sempre come « principi » ad ogni specie di tavola, in qualsiasi società
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il girare con velocità esagerata, che il muoverci troppo lentamente. Noi, uomini di oggi, non siamo più abituati ai giri troppo rapidi, e facciamo
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qualcuno. Quanto prima ce ne occupiamo, tanto più facile sarà la soluzione, perchè la naturale nervosità ci invade senza dubbio, se facciamo le nostre
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grandi li facciamo mandare dal fiorista direttamente all'indirizzo della destinataria; in tal caso aggiungiamo un biglietto da visita indirizzato alla
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Forse non c'è nessuno che non ami sacrificare una certa somma alla beneficenza. Che noi diamo una somma ad un istituto di beneficenza o che facciamo
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qualcuno, non lo facciamo con gesti, gridi, rumori troppo alti. Si può e si deve far passare anche lo stimolo dello sternuto; passando due o tre
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e di stirare le membra in società. Non guardiamoci troppo spesso le unghie, non facciamo schioccare le dita, e non bagnarci le punte delle dita
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attività. Vestendoci, non stiamo comodamente seduti, ma facciamo di ogni nostro movimento un esercizio ginnastico. Sulla strada per recarci al luogo del
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pennello lo facciamo schiumare. Quanto più a lungo s'insapona la barba, tanto più facilmente è meglio si potrà raderla. D'altra parte però il lungo
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« Ed ora, cosa facciamo? » Quanto spesso avviene che, trovandosi in famiglia o in società, venga posta tale domanda dopo una colazione o un pranzo
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partendo dalla vita pacata e tranquilla degli uomini dell' antichità, egli affermerà che oggigiorno l'intensa vita che facciamo, il lavoro e le
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liberarci da chi ci parla. Se proprio non si ha tempo da perdere, si chiede semplicemente e cortesemente il permesso di poter congedarsi, e se lo facciamo
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dei giochi in genere, è divenuta di moda, tanto di moda, che riteniamo necessario concederle un po' di spazio in questo libro. E lo facciamo di buon
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Ed ora, prima di passare ai giuochi veri e propri con le carte, facciamo qualche accenno molto breve ai giuochi occulti con e senza carte: la
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con grande successo società. E' questo il motivo per cui presentiamo al lettore questa piccola crestomazia, nella quale facciamo conoscere anzitutto ed
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, Attenzione Per via s'incontra la felicità, ma lo sforzo che facciamo per raggiungerla basta spesso a impedirla. La si trova meglio quando vi si è riunziato
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proprio, privato). Cicerone. Punctum saliens. Punto cardinale. Quid faciemus nos? Che facciamo ora? Quid novi ex Africa? Che novità dall'Africa
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« horribile dictu » per... asciugarsi il sudore! Se ci sembra di non venire serviti con abbastanza attenzione, non facciamo scandali chiassosi, ma
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tenere sempre vicino al telefono un libretto con lapis. Ordinazioni, ed incarichi ricevuti telefonicamente, ce li facciamo ripetere, per esaminare se li
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degli altri, nè facciamo mai in proposito osservazioni o burle. Una persona che abbia disgraziatamente un difetto fisico, esige un trattamento anche più
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