grandezza, ma di uguale importanza, e un certo numero di fratelli e sorelle minori di lei. Costoro erano gli unici lettori suoi, a quel tempo: e fra quei
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autocarri che trasportavano la sua compagnia di burattini, c'erano signore di legno, orsacchiotti, maialini e idoli di legno. C'erano case e alberi di
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Quei due signori che passeggiavano impettiti erano Piuma e Massimo. Piuma era piú piccolo e piú leggero, e il vestito che aveva addosso gli era
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erano scomparsi. Sulla tavola c'era un soldo bucato. — Bellissima! Bellissima! — chiamò Caterí. Aprí la porta e guardò, ma non c'era nessun ornino sulla
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addosso un cappuccio e uno straccio; i suoi occhi erano celeste scuro e i suoi bei capelli gialli. Era molto bello, ma si vedeva che era stanco
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Bellissima? Bussarono, e venne ad aprire la signora Guardaboschi. Era una cingallegra, e portava il grembiule bianco. Al suo grembiule erano appesi due
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la signora disse che era tardi, e buio, e che volentieri avrebbe dato ospitalità a lui e a Caterí. Essi furono molto contenti, perché erano stanchi, e
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I letti erano di legno, e stavano appesi al soffitto. A terra era posato un cesto di briciole dolci, e Tit e Caterí mangiarono con molto appetito. Ma
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, i suoi capelli erano neri e lucenti. Ella era molto felice : fra i rami di un pino sorgeva il suo magnifico castello, e, fino al termine del Palazzo
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di casa e ogni volta che c'erano visite correva a nascondersi in un cantuccio. Per vestito aveva un grembiule grigio e un fazzoletto che le aveva
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erano assai piú buoni dei pasticcini che si vendono nelle pasticcerie, e i rinfreschi piú dolci dell'aranciata. Ad un certo punto la Signora del
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castello era tutto illuminato e lucidato, e le lunghe tavole erano piene di cibi squisiti, come la cavalletta in umido e la frittata con le lumache. Caterí
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queste parti... — Ma non fu necessario che Tit finisse la minaccia, perché i tre, senza pugnali e senza barba, erano già fuori della finestra.
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furono nel giardino, videro che la festa era al suo culmine. Sugli alberi si erano accese lampade di tutti i colori, e nel centro del prato girava una
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Felice che era bello e alto e tutto vestito di ferro, ma non conoscevo la Principessa delle Querce. La notte del matrimonio erano venute tutte le
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, ma Rosetta non c'era. Le stanze erano tappezzate di carta a fiori e alle pareti erano appoggiati grandi armadi pieni di biancheria. C'era abbondanza
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bene a. Si avviarono. Il castello era di legno scuro ornato di lamine d'oro; le scale erano coperte di un tappeto rosso, e la ringhiera era fatta di
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occhi fatti del medesimo filo rosso. — È Bellissima, è Bellissima! Tutti erano commossi. La Regina delle Fate si soffiava il naso col suo grazioso
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rise e fece: Tuff! Tuff! Tuff! Entrarono in casa e subito notarono che, sul tavolino, i due piatti del servizio di Rosetta erano pieni, uno di stufato
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suoi occhi erano felici, e Caterì osservò che in ognuna delle sue pupille c'era una minuscola principessa. Tit cadde in ginocchio, e baciò il lembo del
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trovarono piú nessuno; tutti gli autocarri erano partiti e solo il signor Negretti era rimasto a terra. Subito montò sull'asino per inseguire gli autocarri
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per il monte. Il canino veniva dietro scodinzolando, senza piú mettere i piedi dentro le pozzanghere. Giú, al piano, c'erano i tre autocarri, con tutte
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era affacciata una bellissima donzella. Le tre donzelle non erano proprio principesse, erano soltanto baronesse. Ma erano tanto belle, che subito Paolo
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mani. L'ultima volta, a parte i grandi, c'erano venti bambini, che si conoscevano già tutti tra loro.
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. Luca però è uno spilungone e í suoi pantaloni per me erano troppo lunghi. Quando li ho provati Andrea e sua madre hanno cominciato a ridere come due
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illustrazioni della storia. Davanti a loro, per terra, un cappello aspettava delle monetine. Ma i passanti non ci mettevano dentro niente, perché erano un po
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