che adesso Villa Felice tornerà a essere una villa felice. Gli altri annuirono, ancora increduli della rapidità con cui si erano svolti gli ultimi
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prendessero il sopravvento e la facessero scappare via. Erano ormai parecchi giorni che ronzava intorno ai cancelli di Villa Felice, progettando idee che
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della cittadinanza, poiché tutti gli enti benefici erano stati accontentati, persino la società protettrice dei gatti randagi. L'unico a restarci
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scaffali. Niente di interessante. Forse il direttore era più furbo di quel che s'erano immaginati. Forse non teneva nulla li nello studio, perché lo
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- NON RIESCO a crederci - sospirò Virgilio Zambelli. - Eppure, ecco qua. Tutti gli sguardi erano puntati sul maresciallo, che, in piedi davanti al
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guarda, alza le spalle e pensa: «Non è affar mio. Che m'impiccio a fare?». Questi, o simili a questi, erano i pensieri della Pinuccia, mentre saliva
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altri due che erano in camera. - Ha dello spirito, il nostro professore! - Macché, macché! - s'irritò l'omone grasso e grosso, che stava proprio nel
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piante, che dalla morte della contessa più nessuno s'era degnato di curare, avevano fatto tutto quello che gli pareva. Erano cresciuti, si erano
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ERANO TUTTI RACCOLTI nella piccola cappella di Villa Felice, con addosso il vestito buono e dentro una grande tristezza, per dare l'estremo saluto a
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solo fino alla quinta elementare, perché... Be', perché erano altri tempi. Però qualche libro ogni tanto... - Vuoi che ti legga qualcosa? - si offrì
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signor Martelli prese la parola per relazionare sugli strani furti che si erano verificati negli ultimi tempi a Villa Felice. Il dottor Casnaghi disse
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