i ragazzi, per il gran bene che le volevano, erano giunti perfino a chiamarla zia; e carezzava, carezzava Nello, come s' egli fosse la creatura di
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te la faccio veder io, bestiaccia! - La contessa, i bimbi, la Letizia, erano tutti dolorosamente sorpresi da quella scena, che certo non s
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delle peripezie marittime del vecchio Marjant.... Si stava bene, sicuro! in quella casa ospitale, non ostante tutti i guai che v' erano capitati: i
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, violacei, svolazzavano due farfallette, ma così esili e piccole, da dimostrare ch' erano le ultime della stagione. Su i rami d' un largo albero di
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, dalla quale, ne' brutti frangenti in cui si trovava adesso la famiglia, i cavalli erano stati tolti, e venduti. Restava in un angolo, della paglia
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torrenziale; l' erbe erano abbattute, i fiori laceri e pésti. Atterrito, ansimante, Moschino girò attorno gli occhietti neri; la notte era ormai scesa
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. Non e' era dubbio: egli non sognava, no; erano i bimbi che, vicini a lui, lo chiamavano. Allora Moschino si mise a correre verso di loro; le gambe
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altro; che alle monellerie di Moschino! La contessa s' era svegliata con un febbrone da, cavalli; e fin dal mattino tutti erano in moto. Il conte era
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potuta ritornare presso la sua cara famiglia! C' erano sul balcone alcuni vasi di fiori, rose, camelie, garofani e delle piante rampicanti che
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dalle narici contratte; gli occhi erano vitrei, e d' una tristezza nuova: la tristezza della morte. Vittorio, livido in viso, non ostante che sua madre
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pranzo erano certi antichi armadi normanni di legno scolpito, dove i Sernici tenevano i servizi di porcellana. Dodò entrò in quegli armadi, per gli
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regalo. Venticinque lire un topoi - esclamò la Letizia congiungendo le mani e pensando, certo, che in cantina ce n' erano a bizzeffe. - Vi do quaranta lire
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lui. La sera stessa, i signori Sernici, co' loro ragazzi e i topi, erano a cena; la Lilia sgretolava qualcosa di mala voglia: Moschino s' era scottata
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, non aveano potuto penetrarvi. Tra le nove e le nove e mezzo quasi tutti gl' invitati si trovarono riuniti. Erano piccole marchese di Pompadour, coi
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Nello erano occupati nelle loro lezioni. Appena in libertà, i bimbi correvano a vedere che cosa facessero i due topini. Caciotta stava benone; soltanto
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cotte col burro. Ma il torlo d' uovo e i dolci erano la loro festa. Non gli date molti dolci, - raccomandava la contessa Sernici ai suoi figliuoli
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Un giorno la contessa Sernici e i suoi bambini erano a colazione; e c'erano anche i due topi, perchè la piccola Rita s' era messa in testa d
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avevano il cappuccino nero, come il babbo. Il padrino e la madrina erano stati Nello e Rita, e avevan chiamati Dodò, Moschino e Bellino i maschi
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da pappagallo. Nello, per non essere da meno della sorella, dichiarò che, quanto a lui, da che Ragù e la Caciotta erano entrati in casa, aveva quasi
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in velluto. Gli autori di quest'opere erano i più famosi di tutto il mondo civile; giacchè la contessa Sernici aveva un'istruzione molto superiore, e
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quel prepotente di Moschino. Rita e Nello, a volte, udivano tutto il diavoleto che succedeva nella canestra dove i piccoli gridi di Bellino erano
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spassava a fare un solitario con le carte da giuoco, Dodò, che aveva sonno, ne pensò un' altra. Quando le carte erano tutte disposte in tre o quattro
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