ciò era molto triste; inoltre il tempo era scuro, e Caterinuccia aveva paura. Dovete compatirla perché era piccola. Spesso pensava a Rosetta e a
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stupida mai piú. Sei tanto brava, Bellissima mia! — E le due si abbracciarono. Era proprio una scena commovente. — E ora, quel povero mercante
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Quei due signori che passeggiavano impettiti erano Piuma e Massimo. Piuma era piú piccolo e piú leggero, e il vestito che aveva addosso gli era
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! — Ora ve lo farà vedere! — Evviva Pic ! Arriva Pic! E Pic arrivò. Pic per molto tempo era stato uno scolaro, e anzi era arrivato fino alla prima
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Questo negro era piú piccolo dei negri veri, e fatto di legno; aveva un ciuffetto di lana nera in testa, e due begli occhi di porcellana bianca. Il
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Carissimi Lettori l'Autrice, che potete vedere qui sopra in un ritratto dell'epoca, magnificamente incorniciato, era una ragazza di circa tredici
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Quercia e ho visto le orme di Tit, che era appena partito quando sono arrivata io. Se volete sapere chi è Tit, dovete leggere bene tutta la storia, dal
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in fila, incoronate di coralli e di giacinti, con le loro scarpe d'argento e lo strascico lungo per terra. Anche Maria Rosina si era messa una
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giorno, quando già la gallina era morta, in cui Rosetta, la piú grande, guardò Caterinuccia, e Caterinuccia disse : — Ho un po' di fame. Mi daresti un
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- Sí, - fece Bellissima. Caterí andò ad aprire, ma era il vento che aveva voluto fare uno scherzo. - Sei una sciocca, Bellissima, - disse Caterí
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E la povera Caterina si mise a piangere, perché era piccola e sola e la nera e brutta notte cominciava a scendere. E quella stupida di Bellissima non
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possibile? Neppure uno straccettino? E questo, che cos'è? — Pensate, era la povera Bellissima. — È la mia bambola, questa, — disse Caterí, piuttosto offesa
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erano scomparsi. Sulla tavola c'era un soldo bucato. — Bellissima! Bellissima! — chiamò Caterí. Aprí la porta e guardò, ma non c'era nessun ornino sulla
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non era ancora Rosetta. Era Tit, questa volta, il quale viene sempre da lontano, e, vedendo quel lume, aveva bussato. Aveva preso molta pioggia; aveva
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era anche buona. Non parlava mai, e rimaneva sempre in quel cantuccio, senza chiedere mai da mangiare. — E cosí, se n'è andata... — No, non se n'è
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— Signori, non posso darvi il biglietto per un soldo bucato, — disse malinconicamente l'impiegato della stazione, che si era fatto il suo sportello
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— Cavaliere, perché mandate via quel ragazzo? — Eccellenza, — disse il Gufo, — non ha soldi per pagare il biglietto —. E si soffiò il naso che era
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si era accorto finora, — Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. — Che rapporto hanno le pentole e i coperchi con questa storia? — disse
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occhi del povero re si scorgeva il piú grande terrore. Egli presto scomparve alla vista; era piú veloce del trenino rosso. — Ecco, — disse Tit
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la signora disse che era tardi, e buio, e che volentieri avrebbe dato ospitalità a lui e a Caterí. Essi furono molto contenti, perché erano stanchi, e
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I letti erano di legno, e stavano appesi al soffitto. A terra era posato un cesto di briciole dolci, e Tit e Caterí mangiarono con molto appetito. Ma
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Bellissima, e invece sognò che la cingallegra dava ospitalità al re dei Topi bianchi, e finalmente gli staccava il gatto dalla coda; ma era un semplice
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Era la festa della Signora del Pineto. Ella aveva invitato molte bambine, e fate, e nani del bosco. Le bambine con le trecce giú per le spalle e i
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Era presente anche la Regina delle Fate che parlava di una nuova servetta che aveva da poco assunta nel suo palazzo: — Si chiama Grigia, — diceva
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Caterina era molto confusa mentre saliva la scala d'oro del castello, anche perché due o tre lucciole si misero a ridere vedendo che le si era
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almeno che ci muoviamo per andarcene, — borbottò Pic. Ma Sbarraponti, che era il piú orgoglioso e il piú astuto dei tre, non poté sopportare la vergogna
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furono nel giardino, videro che la festa era al suo culmine. Sugli alberi si erano accese lampade di tutti i colori, e nel centro del prato girava una
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propose: — Nella casina di legno —. Questa casina sorgeva poco lontano, ai piedi d'una quercia, ed era fatta di legno rosso. Era tanto piccola che
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grembiule era cosí lungo che strisciava in terra ed ella dovette rimboccarne le maniche, ma per fortuna non c'era nessuno per canzonare la misera
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Caterina si mise a ridere: — Sei molto elegante, signora, con codesto abito a strascico, — le disse poi, per non offenderla. Caterí si vergognava, ma era
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Felice che era bello e alto e tutto vestito di ferro, ma non conoscevo la Principessa delle Querce. La notte del matrimonio erano venute tutte le
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proprio vestito stracciato. Intanto si sentirono passi voci e risate : era la Signora del Pineto col suo seguito che veniva a chiedere notizie di Tit
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bambole. La cucina era fornita di piattini tazze e posate, e di strofinacci e anche di forme per fare i dolci con la farina; e di un gatto quasi appena
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offrire le loro mercanzie, dalle uova alle stoffe d'oro. Il piú ricco di questi mercanti bussò alla casina di Tit, e Caterí corse ad aprirgli. Era un
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mercante si stese dinanzi all'uscio, lisciandosi la barba; Caterí gli portava la minestra, ed egli era davvero soddisfatto. Ogni giorno chiedeva a Tit se
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strofinaccio. Ma sí, era proprio Bellissima. Non volete crederci? — Ma chi poteva immaginare che Grigia si chiamasse Bellissima? Guarda un po'! — diceva
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fermarsi proprio là. In fretta si alzò e disse: — Buon giorno! — Non ci vedeva bene a causa delle lagrime ed era tanta la sua confusione che non si
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Doveva essere nata da poco tempo, perché era circa della statura di Bellissima; aveva un grembiule bianco con un bavero d'oro e una reticella d'oro
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sconsolatamente la Principessa. — E chi è vostro padre? — chiese Tit. — Il Pincipe Felice. — Ma allora... — Tit si mise a tremare per l'emozione. Egli si era
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suoi occhi erano felici, e Caterì osservò che in ognuna delle sue pupille c'era una minuscola principessa. Tit cadde in ginocchio, e baciò il lembo del
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L'automobile cominciò a dire: Tuff! Tuff!Tuff!, per far sapere che era pronta, e la Principessa fece un inchino e disse: — Addio —. Poi, guardando
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trovarono piú nessuno; tutti gli autocarri erano partiti e solo il signor Negretti era rimasto a terra. Subito montò sull'asino per inseguire gli autocarri
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canino era scappato in fondo alla via e di là guardava ridendo e dimenando la coda. Ma siccome quello era il canino di una Marchesa, e quindi molto
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E Negretti sospirò, perché questa era proprio la canzone che cantava sempre la signorina Alberelli. — Perché sospiri? — chiese il canino. — Per
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lire, correva piú di tutti. — Ladro e sfruttatore di galantuomini! — strillava Massimo, e Piuma aggiungeva: — Ladro e sfruttatore! — ma era inutile
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! Uh! — e si asciugava le lagrime con un bel fazzoletto a quadri; era un regalo della sua fidanzata Caterina, la quale poi sposò uno che cuoceva le
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era affacciata una bellissima donzella. Le tre donzelle non erano proprio principesse, erano soltanto baronesse. Ma erano tanto belle, che subito Paolo
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sua, un giorno che sua madre non c'era, non mi ha chiesto niente, mi ha detto di entrare, mi ha portato nella sua stanza: - Puoi venire qui quando
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che era lì all'incrocio si è awicinato, ha estratto dal taschino il blocchetto delle contravvenzioni, la penna e ha detto: - Uso del clacson in centro
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. - Fortuna che già era gialla — penso, continuando a suonare. Intanto il cane, zitto com'era venuto, si gira e se ne va via. Un soffio di brezza
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