’antico. Tempo addietro alla Esposizione di Venezia c’era un suo grandissimo quadro di storia. I cavalieri, i senatori, il doge, i paggi, la loggia del
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meno nota ai paesisti de’ nostri giorni — la fronda — al Danieli non era necessario altro che il viaggiare un poco e il lavorare molto.
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— No, ma mi fu detto di ornarlo a mio gusto. Era vasto, e ci potevamo capire molte figure.
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un vecchio bianco e barbuto, in cui c’era un riflesso di qualcuna tra le virtù del Tintoretto. E ci rammentiamo d’aver veduto dello stesso pittore due
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nella movenza, sembra meglio una servotta che una modella. Il giovine Zezzo era andato a ripescare i costumi e l’ispirazione nei dipinti di quel Longhi
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mantellina rossa: aveva il naso rincagnato, e sulla nuca un enorme globo di capelli. La tela era dipinta sprezzatamente e insieme stentatamente, e
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D’accosto a quello, che non sapeva di rose, c’era un altro dipinto, che una signorina smorfiosa avrebbe potuto guardare senza turarsi le narici
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stessa arte un palazzo per un senatore della Repubblica. L’architettura veneziana nel cadere del Trecento e nel principio del Quattrocento era fatta coi
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1569 era stata abbandonata, perchè l’acqua, salvo nelle bassissime maree, vi filtrava, rendendola impraticabile. Fu steso sotto il suolo uno strato
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doveva o poteva essere quand’era nuovo? Quando le necessità inesorabili dell’uso obblighino ad aggiungere qualche nuova parte ad un vecchio edificio
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Entrammo, tempo addietro, nella bottega di uno scarpellino a Verona. C’era un giovinotto coi capelli rabuffati e in maniche di camicia, il quale con
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poesie v’era anche il Whitbread? — Davvero! — esclamò il Byron — e quale specie di poesia ha egli fatta? — Non me ne ricordo — rispose l’altro — so solo
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, che trent’anni prima era stato posto nel Salone, maigre, raportant un home studieus et melancholicque, antien ouvrage auquel il ne reste (à desirer
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Severo in alcuni sensi come questo del Grita, ma più vario e pieghevole ci sembra l’ingegno fiorentino di Adriano Cecioni. Anni addietro era
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anni addietro, quand’era quasi fanciullo, parve ai Fiorentini un portento: i vecchi professori volevano spezzare i loro pennelli; il pubblico se n’era
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pittore: la strada era lunga, il caldo soffocante, e il buon vecchietto, salite le scale, s’era sentito stanchissimo. Gli occhi imbambolati, le guancie
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Tornò presto a Firenze. A Firenze la pittura era in quegli anni come un riverbero, non più dell’arte del Benvenuti, ma di quelle del fiorentino
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dipingendo un episodio della battaglia di Solferino, e v’era nella stanza una signora sua conoscente. La signora guardava dei disegni in una grande
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Eravamo giunti, ciarlando, sino alla così detta tomba di Nerone. Il cielo era limpido, e il sole, già alto sull’orizzonte, mandava un dolce calore
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poco tempo scoperta, che era forse negli orti di Mecenate e che udì forse la voce di Virgilio, di Ovidio e di Orazio — di Orazio poeta del secolo
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L’arte romana non aveva solo la forza e la sontuosità, non era soltanto l’arte degl’imperatori e del popolo; aveva anche la gentilezza domestica, la
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del Palazzo di Venezia e del così detto Albergo dell'Orso, dove il Medio Evo, che non si era mai svolto, già accenna a piegarsi all’umanismo della
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Ancora l’arte papale non era sorta. Bramante guardava alle forme speciali di Roma antica, e si perdeva nelle ammirabili minuzie di quelle grandezze
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tengono con le due mani canestri, e cavalli marini, e putti ignudi, e tutta quella gaiezza mitologica, che era occupata a portare le frutta nel mezzo
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fanciullezza un vecchione tutto bianco, il quale da bambino era stato uno de’ modelli del Tiepolo, e giurava che il Tiepolo teneva molti modelli e li studiava
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Ma chi era più manierato di lui, chi cercava gli sfondi con mezzi più complicati? Il primo anno che questo studiatore della natura espose le sue
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’Accademia era diretta dal marchese Selvatico, e aveva nel segno un miccino di Carpaccio. Passato dall’Accademia di Venezia a quella di Milano, cambiò
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addietro a Brera. Era la cosa più sgangherata, sconclusionata, vuota, artificiosa, faticosa che si potesse vedere. Kaled? Kaled, il mattino, come dice il
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quadro, di cui stiamo parlando. Introduceva egli qual si fosse personaggio in una stanza, il cui addobbo era solamente di alcune seggiole di sala e
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’ primi anni del nostro secolo era, per questo lato, più fortunata della presente. Per trovare l’architetto, che dà gli schizzi, o spesso la sola idea di
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italiane di nessun tempo. Qund’esso fu fondato, nel 1386, già il gotico del settentrione s’avviava alla decadenza; e in Italia Arnolfo era morto, Giotto
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. C’era dunque « un povero ciabattiere, il quale era uomo di santa vita, e l’occhio ch’egli aveva meno perdè, che calzando una bella cristiana gli
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Tenuto conto della differenza, che non può non correre tra un imperatore romano del secondo secolo dell’era cristiana ed un artista de’ nostri giorni
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nubi nere e gonfie, e il mare diventare di piombo. L'asinaio, ragazzo di quindici anni, bruno, con i denti sì candidi e perfetti che era una bellezza a
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forte maestro, la perplessità e gli scoramenti. Era una di quelle nature solide e insieme pieghevoli, sulle quali ci si può appoggiare con dolce sicurezza
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Una settimana prima della sua morte, mentre andavamo insieme noi due a desinare fuori di Porta, ed egli era tutto allegro e correva dei lunghi tratti
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. In Milano era stato monello per le vie e scolaro di un accademico freddo e noioso, il Somaini. Modellava, sbozzava, formava in gesso per lui senza
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Lo Strazza era asciutto di membra, snello, grande camminatore. Nel naso la natura gli aveva dato come un ricordo di quello di Michelangelo. La sera
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copiarle. Frequentava intanto la scuola del nudo nell’Accademia di San Luca, dove tra gli altri era maestro il Tenerani. Faceva dei bozzetti di
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Bisognava iniziarsi alla professione; ma come fare se gli mancava uno studio? La camera, in cui dormiva, era tanto piccola, che non poteva bastare a
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L'Ismaele, che muore con una ciotola vuota in mano, fanciullo magro, macilento, ammirabile figura anche oggi, era tale una novità di naturalismo
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Il genio dello Strazza era moderato e semplice. Sfuggiva tutti gli eccessi: tanto l’eccesso del vero, che non è più il vero, quanto l’eccesso dell
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regalata ai Medici. Lo scultore venne incaricato di farne il piede. Tornava allora allora da Napoli e da Roma; s’era inviscerata la semplicità lampante
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«Era un’ebbrezza, un delirio (ora è la moglie del Manin che scrive): i vecchi piangevano, i giovani si abbracciavano. Chi batteva le mani, chi le
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altre, per la Madonna della Vittoria in San Marco, nella quale l’ordine era il seguente: confratelli delle pie riunioni della Madonna, con le loro
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era seguito tra il Manin e l’Assemblea dei Rappresentanti veneti.
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Una cosa non era allegra: il colèra. Non bastavano gli infermieri, non bastavano i becchini. Negli ospedali, dice il Rapporto dei Medici al Governo
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questo ricordo, cioè nel 1500, era già pittore; un Giacomo, che aveva dieci anni, e del quale Leonardo scrive queste belle lodi, ladro, bugiardo
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Leonardo nella farraggine delle sue carte ha lasciato poche noterelle intorno a’suoi discepoli. Sappiamo com’era fatta e quanto costava la cappa del
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Quanto al maestro, se il Magni ne fece una figura di poca vigoria e di poca novità, la colpa è quasi tutta del Vinci stesso, ch’era troppo perfetto
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