’ingegneria e matematiche, venne in Firenze a cercarvi maggior perfezione, e fu allievo del celebrato P. Inghirami D. S. P. Nel 1829 era già ascritto ai
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ALESSANDRO GHERARDESCA pisano (n. 11 marzo 1779, m. 11 gennaio 1852) coltivò con grande amore le arti belle, alle quali era andato educandosi
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Toscana, che uno sull’Era presso Peccioli, lungo m. 122,562, su m. 10,214 d’altezza, ed a cinque archi; un altro sulla Possera per servizio delle
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la Scultura era anche in più infelice condizione, avendo affatto perduto ogni traccia dei buoni studj. Uno sguardo agli ornati, ai bassorilievi, alle
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Ma restaurare veramente la statuaria in Toscana era serbato a LORENZO BARTOLINI (n. a Savignano su’poggi di Prato il 7 gennajo 1777; m. in Firenze il
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rappresentarlo, e di esse era oltre ogni dire studioso; non saziandosi mai della lunga fatica durata sui marmi innanzi agli esempi viventi. Studiare la natura
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mentre era intento a modellare un busto del Tasso, improvvisamente la morte lo rapì alla gloria che gli arrideva vicina. — GIROLAMO TURRINI di Firenze (n
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nel 1842 per le nostre logge vasariane. Meritevole poi era la statua colossale innalzata a Leopoldo II nel 1848 in sulla piazza livornese del Voltone
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Lo stato della pittura a mezzo il secolo XVIII era in Toscana, come in ogni altra parte d’Italia, assai lacrimevole. Quando dalle tenebre del medio
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appena, il Benvenuti venne chiamato a dirigere la nostra R. Accademia. E da quel tempo può dirsi che incominciasse per l’arte una nuova èra. Abbandonati i
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carta con arditezza michelangiolesca i suoi più grandiosi concetti, con la stessa e maggiore facilità che altri possa fare con la matita. E tanta era
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Edipo dall’albero ove era stato appeso (1815), e una Vergine orante col putto (1816). Diversi freschi fece poi in quella città e in Toscana; ricordo
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. Fece poi con molto affetto e soavità una sacra famiglia; ma l’opera prediletta, quella in che voleva mostrare tutta la sua perizia, era un’amplia tela
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polmonare, che troppo da lui spregiata in principio, ora s’era fatta insanabile. E avuto appena il tempo di dar l'ultima mano a un altro suo stupendo
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considerarsi come materiale imitazione dei dipinti. Questo modo di lavorare, che fino dal secolo XIV era noto in Toscana, come sanno coloro che le
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specialmente, che vedemmo anche all’Esposizione Italiana del 1861, era d’assai difficoltà, dovendosi con le moltiplici pietre imitare i naturali
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meritò l’onore di ritrarre di presenza il Granduca Ferdinando III, Napoleone Bonaparte quando era generalissimo, e poi la vedova regina d’Etruria
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disegni delle antichità ercolanensi fatti maestrevolmente da Elia suo fratello. Famiglia d’artisti era anche questa e tutti valenti. In breve il giovinetto
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la ricca collezione che s’era fatta di libri d’arte; i quali, comperati dopo la sua morte dal regio erario, furono il cominciamento della presente
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Intanto dalla scuola del Morghen uscirono, com’era da sperare, artisti valenti e degni di un cosi chiaro maestro. ANGELO EMILIO LAPI fiorentino (m
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