nell'aria, il treno | era | fermo nella piana di Cerignola, il maggio rotolava di là |
Menhir -
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il maggio rotolava di là dai finestrini, mia madre | era | morta all'alba, ed era accanto a me nel corridoio, era |
Menhir -
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di là dai finestrini, mia madre era morta all'alba, ed | era | accanto a me nel corridoio, era nell'angolo delle sue rose, |
Menhir -
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era morta all'alba, ed era accanto a me nel corridoio, | era | nell'angolo delle sue rose, sulla strada tra i rovi sotto |
Menhir -
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strada passi d'ombra ascoltavano i suoi racconti, mia madre | era | morta all'alba, la sua voce dalle sere d'inverno era venuta |
Menhir -
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madre era morta all'alba, la sua voce dalle sere d'inverno | era | venuta lì nel corridoio, era la musica dell'attesa con |
Menhir -
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sua voce dalle sere d'inverno era venuta lì nel corridoio, | era | la musica dell'attesa con tutti quei toni che salivano |
Menhir -
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che stavi venendo, sapevo che stavi per arrivare, il maggio | era | un lenzuolo immenso di azzurro e di caligine, mia madre era |
Menhir -
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era un lenzuolo immenso di azzurro e di caligine, mia madre | era | morta all'alba, e la Puglia era il paese più lungo del |
Menhir -
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e di caligine, mia madre era morta all'alba, e la Puglia | era | il paese più lungo del mondo. |
Menhir -
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rotolavano su una distesa bianca, il cielo, sopra, | era | bianco, un cielo perso nella luce che lo abbagliava di |
Menhir -
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di bianco, è assenza, mi dicevo, è vuoto d'assenza, ma | era | un bianco che innevava i pensieri, un abisso di bianco che |
Menhir -
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mi dicevo, il silenzio dell'origine, o della fine, ma | era | solo un immenso lenzuolo bianco sotto cui dormivano bianche |
Menhir -
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pensieri, è il nulla, mi dicevo, il bianco del nulla, ma | era | soltanto un sogno di bianco che generava bianco, così |
Menhir -
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a lungo, di là dalla finestra, la luna, che quella notte | era | bellissima e bianca. |
Menhir -
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Ma | era | davvero necessario che la raccolta si concludesse con |
Disturbi del sistema binario -
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teco errando, pallida Sofia, come una chiesa, | era | piena di squilli l'anima mia ; come una selva era piena di |
Penombre -
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chiesa, era piena di squilli l'anima mia ; come una selva | era | piena di trilli l'anima sacra alla malinconia! Errando |
Penombre -
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che suo padre | era | prefetto. Al Luna Park il vecchio indovino insiste sulle |
Il letto vuoto -
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occhi l'anima fiammeggiava e la tua vita nelle dita sicure | era | raccolta - non più così la creatura del sole, il fiore |
POESIE -
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schermo al freddo e alla vicina fredda morte; e in faccia | era | svanito ogni colore, ogni scintilla spenta, e nelle |
POESIE -
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che in cielo navigare sembra, così pur l'anima tua stanca | era | già della morte ed era in vita, t'era fatta la vita sol |
POESIE -
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sembra, così pur l'anima tua stanca era già della morte ed | era | in vita, t'era fatta la vita sol dolore, poiché in te la |
POESIE -
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t'era fatta la vita sol dolore, poiché in te la passione | era | svanita, ma sulla faccia il pallido terrore t'era dipinto e |
POESIE -
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la stanza diventa una pozza sanguinosa, la bolla che si | era | formata all 'occhio destro occupa adesso tutta l'aria, |
Il letto vuoto -
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| Era | in legno di cedro all'Asia tolto, e in porpora di Tiro e in |
Trasparenze -
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fatale, l'altre tutte vincea co' suoi splendori. E sola | era | bandita dalla basterna d'ogni onor vestita l'amatista |
Trasparenze -
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in mezzo ai propilei di Roma, e notte e dì vagante. | Era | mirra? era nardo?... Al suo passaggio, ai giovinetti dalla |
Trasparenze -
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mezzo ai propilei di Roma, e notte e dì vagante. Era mirra? | era | nardo?... Al suo passaggio, ai giovinetti dalla toga bianca |
Trasparenze -
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la storia della morta per cui suonano adesso la campana - | era | una tosa piccolina e smorta che abitava vicino alla |
TAVOLOZZA -
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non avea la mesta, né amor d'amiche la povera tosa; ella | era | brutta, e in cenci avea la vesta ... qual giovin mai |
TAVOLOZZA -
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vele dietro una leggera brezza marina. Il nostro dolore non | era | dolore d’amore né dolore di nostalgia né dolore carnale. |
Poesie - La morte di Tantalo -
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Ma quel giorno già vanía e la causa della nostra morte non | era | stata rivenuta. E calò la sera su la vigna d’oro e tanto |
Poesie - La morte di Tantalo -
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rivenuta. E calò la sera su la vigna d’oro e tanto essa | era | oscura che alle nostre anime apparve una nevicata di |
Poesie - La morte di Tantalo -
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e le montagne sotto il dì nascente parean di cenere. | Era | l'ora del sonno, e del dolore, e dei patiboli; l'ora che il |
Penombre -
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e il pispiglio dei passeri sorgeva fuor dalle foglie. Ed | era | un altro dì fra i dì già sorti e scesi al tumulo; un altro |
Penombre -
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tale, conosciuto durante una festa in casa di amici, che si | era | offerto di ospitarlo per qualche giorno. Quel tale lo ha |
Il letto vuoto -
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oh fiore! Povero amore! Sì puro e fervido come finì! Qual | era | il nome, quale il cognome, di quel fior perfido d'oblio |
TAVOLOZZA -
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il cognome, di quel fior perfido d'oblio forier ? ... Egli | era | un nero fior del pensiero ... Noi Lena amiamoci senza |
TAVOLOZZA -
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o un passero, o una foglia stagliarsi oltre la finestra, | era | sempre aperta la possibilità che ramo, foglia, passero |
Ritorno a Planaval -
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| Era | canuto e amava il crine biondo, la gioventù d'Arte e d'Onor |
Trasparenze -
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avea lottato come pochi al mondo, senza odiar mai la vita. | Era | il pugilatore e il patriarca; rassomigliava a Spartaco e ad |
Trasparenze -
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Finalmente avevano raggiunto la felicità. Se quella | era | la morte, perché riportarli in questo mondo di inquieti? |
Il letto vuoto -
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fra gli uomini giunse a esultare e a piangere il poeta. Uno | era | lamia conscia dei mali che l'Adamo indura; e l'altro |
Penombre -
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angelo musicante » », poteva essere là. Il mare, in basso, | era | vuoto, e sulla costa apparivano sparse le architetture di |
La Bufera ed altro -
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di richiamarsi alle questioni supreme, agli universali, chi | era | sempre vissuto in modo umano, cioè semplice e silenzioso. |
La Bufera ed altro -
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senza fretta il libro delle tue reliquie. La tua parola non | era | forse di quelle che si scrivono. |
La Bufera ed altro -
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... e al dottore lo voglio raccontare; un bel sogno ... | era | un giovane soldato, poi venne un prete ... poi vidi un |
TAVOLOZZA -
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nonno Mario Sighinolfi , nato come me un ventitré di marzo, | era | appassionato di bocce, ma - per eccesso di pudore - si |
Il letto vuoto -
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pista dell 'ippodromo per le corse dei cavalli al trotto, | era | delimitato nel suo amplissimo giro: da alte pioppe |
Il letto vuoto -
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e al pianto! E noi riparlerem di quando ancora l'Arte | era | un sogno vago; era la Notte che aspetta l'Aurora, la Ubbia |
Trasparenze -
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E noi riparlerem di quando ancora l'Arte era un sogno vago; | era | la Notte che aspetta l'Aurora, la Ubbia che attende il |
Trasparenze -
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| era | nuda come un fior d'Iddio liberamente nei campi sbucciato; |
Penombre -
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là nelle braccia della prima creta che danzi bene! - Ella | era | uscita. La lucerna mia mi mandava una luce sepolcrale, |
Penombre -
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fatta di sete e di malinconia, sul capezzale. Ella | era | uscita. Pari a lungo e blando solco d'argento in coda a una |
Penombre -
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suo mi addormentava, errando nella stanzetta. Ella | era | uscita. Mi parea sentire gemere mestamente i contrabbassi, |
Penombre -
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Sparve! * * E nulla ti disse? * No, e la madre già, triste, | era | andata al riposo. Vuoi che ti avvivi il foco? * * O |
Trasparenze -
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faccia il pallore, lo scherno, l'inganno e la minaccia? * | Era | un mostro ti dissi... * * E' per lui che ritorno talvolta a |
Trasparenze -
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tua si avvoltolava, per arder l'ali luminose e leste. Caldo | era | il vento e fulgida la sera; volghi e campane avean finito |
Penombre -
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rosseggianti: noi soli tre vivi nel silenzio meridiano. ... | Era | intanto calato il tramonto ed avvolgeva del suo oro il |
Dai Canti Orfici -
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dai ricordi e pareva consacrarlo. La voce della Ruffiana si | era | fatta man mano più dolce, e la sua testa di sacerdotessa |
Dai Canti Orfici -
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La magia della sera, languida amica del criminale, | era | galeotta delle nostre anime oscure e i suoi fastigi |
Dai Canti Orfici -
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nella loro attitudine di sfingi: e ancora tutto quello che | era | arido e dolce, sfiorite le rose della giovinezza, tornava a |
Dai Canti Orfici -
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di incertezza e di rimpianto: così quello che ancora | era | arido e dolce, sfiorite le rose de la giovinezza, sorgeva |
Dai Canti Orfici -
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limpidi nella luce. E guardammo le vedute. Tutto | era | di un'irrealtà spettrale. C'erano dei panorami scheletrici |
Dai Canti Orfici -
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nebbia di una notte di dicembre. A un tratto una porta si | era | aperta in uno sfarzo di luce. In fondo avanti posava nello |
Dai Canti Orfici -
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la grazia simbolica e avventurosa di quella scena. Già | era | tardi, fummo soli e tra noi nacque una intimità libera e la |
Dai Canti Orfici -
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per sfondo la mobile tenda di trina parlò. La sua vita | era | un lungo peccato: la lussuria. La lussuria ma tutta piena |
Dai Canti Orfici -
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ricordava a lungo il passato. Finché la conversazione si | era | illanguidita, la voce era taciuta intorno, il mistero della |
Dai Canti Orfici -
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Finché la conversazione si era illanguidita, la voce | era | taciuta intorno, il mistero della voluttà aveva rivestito |
Dai Canti Orfici -
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seguivo seguivo ancora delle fantasie bianche. La voce | era | taciuta intorno. La ruffiana era sparita. La voce era |
Dai Canti Orfici -
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fantasie bianche. La voce era taciuta intorno. La ruffiana | era | sparita. La voce era taciuta. Certo l'avevo sentita passare |
Dai Canti Orfici -
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voce era taciuta intorno. La ruffiana era sparita. La voce | era | taciuta. Certo l'avevo sentita passare con uno sfioramento |
Dai Canti Orfici -
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ambrate, piegate piegate con grazia di cinedo. ... Faust | era | giovane e bello, aveva i capelli ricciuti. Le bolognesi |
Dai Canti Orfici -
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allora a medaglie siracusane e il taglio dei loro occhi | era | tanto perfetto che amavano sembrare immobili a contrastare |
Dai Canti Orfici -
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a contrastare armoniosamente coi lunghi riccioli bruni. | Era | facile incontrarle la sera per le vie cupe (la luna |
Dai Canti Orfici -
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pettinatura fumosa passava e ripassava davanti a lui. Faust | era | giovane e bello. In un giorno come quello, dalla saletta |
Dai Canti Orfici -
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assetata. Tutto ero mistero per la mia fede, la mia vita | era | tutta "un'ansia del segreto delle stelle, tutta un chinarsi |
Dai Canti Orfici -
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matrona selvaggia mi fissava senza batter ciglio. La luce | era | scarsa sul terreno nudo nel fremere delle chitarre. A lato |
Dai Canti Orfici -
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La matrona selvaggia mi aveva preso: il mio sangue tiepido | era | certo bevuto dalla terra: ora la luce era più scarsa sul |
Dai Canti Orfici -
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sangue tiepido era certo bevuto dalla terra: ora la luce | era | più scarsa sul terreno nudo nell'alito metalizzato delle |
Dai Canti Orfici -
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taciuti oramai. La notte, la gioia più quieta della notte | era | calata. Le porte moresche si caricavano e si attorcevano di |
Dai Canti Orfici -
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si chiudessero su di una duplice ombra. Ed il mio cuore | era | affamato di sogno, per lei, per l'evanescente come l'amore |
Dai Canti Orfici -
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dai fumi di viola, in alto baciato di una stella di luce | era | il bello, il bello e dolce dono di un dio: e le timide |
Dai Canti Orfici -
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gonfie di luce, e le stelle erano assenti, e non un Dio | era | nella sera d'amore di viola: ma tu nella sera d'amore di |
Dai Canti Orfici -
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per una melodia invisibile scaturita da quel vagare. Non | era | dunque il mondo abitato da dolci spettri e nella notte non |
Dai Canti Orfici -
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dunque il mondo abitato da dolci spettri e nella notte non | era | il sogno ridesto nelle potenze sue tutte trionfale? Qual |
Dai Canti Orfici -
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lo prendo solo verso Roma e molto, molto di malavoglia. Non | era | cosi da bambino, quando mi facevo accompagnare alla |
Il letto vuoto -
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un'esperienza ferroviaria priva di ritorno, della quale | era | stato senz 'altro colpevole - in quanto testimone muto - |
Il letto vuoto -
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occhi s'aprivano un tempo. Il mattino trascorreva lento, | era | un gorgo d'immobile luce. Taceva. Tu viva tacevi; le cose |
Il paradiso sui tetti -
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poi, A me non giova nulla, e poco importa a voi. La romanza | era | scritta in lingua provenzale, In quel metro monotono, |
UNA PARTITA A SCACCHI - Leggenda drammatica in un atto -
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son sincero, Di credere che quanto v'ho raccontato, è vero. | Era | un giorno d'autunno. - Singolare stagione Che v'annebbia il |
UNA PARTITA A SCACCHI - Leggenda drammatica in un atto -
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pure di star tranquillo. La stanza parea enorme, tanto | era | vuota e bruna. - Di tratto in tratto, a sbalzi, una mosca |
UNA PARTITA A SCACCHI - Leggenda drammatica in un atto -
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confusi, Aveo smesso di leggere per sonnecchiare, ed | era | L'autunno, ve l'ho detto, e per giunta, la sera. Il libro |
UNA PARTITA A SCACCHI - Leggenda drammatica in un atto -
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mani tremanti Benediceva al figlio, padre a sua volta, ed | era | Quell’atto più solenne di qualunque altra preghiera. E |
UNA PARTITA A SCACCHI - Leggenda drammatica in un atto -
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voi, caste fedi, oblia. A poco, a poco intorno la notte | era | discesa. Scossi via la pigrizia. – Dalla lampada accesa |
UNA PARTITA A SCACCHI - Leggenda drammatica in un atto -
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casa rinnovata di famiglia c'è il pavimento di legno che | era | del salotto, dove adesso c`è dell'altro legno, un po' più |
Ritorno a Planaval -
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foto, qualche pensiero. Immagino chi ha inventato l'ago. | Era | vicino al fuoco e di colpo ha visto che l'osso più affilato |
Salva con nome -
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avvinti, si curvavano, quasi invitando umilmente; il cielo | era | sereno, limpido, trasparente, la farfalla volava, e volava, |
Trasparenze -
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alleluia, e dai solchi reietti s'alzò un coro di festa. "- | Era | troppo superba! - Mai non volle fermarsi per cinguettar |
Trasparenze -
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cuore di un usuraio, canora come l'anima di un fanciullo. | Era | la finestra di una torre in mezzo al mare, desolata |
Poesie - La morte di Tantalo -
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celesti, e gli uomini onesti - russavano già. Il cielo | era | un buio germoglio di stelle; s'empìa di fiammelle - la |
Penombre -
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Oh il gennaio malinconico rammentate, quando il cielo | era | bigio, e al letticciuolo vi assalia la nebbia e il gelo! |
TAVOLOZZA -
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mia distretta, nella mente più oscura quella fiamma mi | era | sorta, caduta ogni speranza, e la risposta al tanto |
POESIE -
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in te concreta vidi la mia fiamma, in te il mio sogno fatto | era | vicino e la mia vita più certa: ogni ritorno, ogni vile |
POESIE -
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vita più certa: ogni ritorno, ogni vile riposo, ogni timore | era | morto per me. - Nel mare ondoso, sulla brulla costiera |
POESIE -
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| era | una volta il tennis, nel piccolo rettangolo difeso dalla |
La Bufera ed altro -
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nelle prime ore del pomeriggio. Verso levante la vista | era | (è ancora) libera e le umide rocce del Corone maturano |
La Bufera ed altro -
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in una delle ultime guerre e fece miracoli. Ma allora si | era | giunti sì e no ai tempi dell' inno tripolino. Questi |
La Bufera ed altro -
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di sogni e di speranze complimentava fra beate stanze, | era | in quei giorni io stesso: io che il perduto imper sospiro |
Penombre -
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il cicalìo della vegliarda? Egli che all'alba ancor non | era | nato morir canuto a sera avea sperato... nel fango invece a |
Penombre -
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gaia parola, e ripetendola in ritornelli scuciti e belli. | Era | una canzonetta che parlava d'amore, chiesto e richiesto ai |
TAVOLOZZA -
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sul sentier della collina! Pover'uom, per esser frate, | era | magro e curvo e smorto: certo il pranzo troppo corto il |
TAVOLOZZA -
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veli, E ritornava l'anima partita Che tutto a lei d'intorno | era | già arcanamente illustrato del giardino il verde Sogno |
La Verna -
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di suono. Tra le vele di spuma udivo il suono. Pieno | era | il sole di Maggio ... Sotto la torre orientale, ne le |
La Verna -
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e lieve e tremula salì..." Ora di già nel rosso del fanale | Era | già l'ombra faticosamente Bianca... Bianca quando nel rosso |
La Verna -
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mistica in alto cava Infinitamente occhiuta devastazione | era | la notte tirrena. They were all torn and cover'd with the |
La Verna -
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| era | colma l'anima di affetti e di armonie, ho prodigato al |
Penombre -
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asciugati, in attesa dei confetti ci ponemmo a desinare; | era | il giorno del compare, un bel giorno in verità! Dio! |
Penombre -
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incontro al nuovo sole levai il primo canto, e la sua luce | era | certa promessa alla mia speme - e le dolci figure del mio |
POESIE -
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| Era | l'estate e l'alba - un'alba pura di amaranto, di viola e di |
Trasparenze -
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ed io la testa fra le tue carezze; e il lieto grillo | era | il nostro compare: o pace, o solitudine, o dolcezze! Chi, |
Penombre -
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la tua canizie burlata non sia; dimmi, tua moglie la | era | saggia e pia? Quante volte avrà pianto al tuo ritorno! Per |
Penombre -
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la larva di un conio - più in tasca non ho. Sa lei chi | era | Tonio ? - mio figlio! un bel bruno! Lavoro e digiuno - |
Penombre -
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