Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Belloro  era  sola al mondo, senza mamma, senza babbo, senza fratellini,
e paesi della nostra bella Italia! Povera Ersilia! Ed  era  tanto buona, tanto studiosa! E aveva tanto bisogno anche
E aveva tanto bisogno anche lei di baci e di carezze!  Era  da poco arrivata alla scuola. Non conosceva nessuna delle
delle compagne. Ma quando la maestra disse che Ersilia  era  sola, senza genitori nè
all'alba. Non ce n'era nessun bisogno; anzi, la mia parte  era  proprio di alzarmi all'ora solita e far finta che tutto
soprassalto, come se qualcuno mi avesse chiamato. La stanza  era  al buio, pareva ancora notte. Poi si senti cantare un gallo
insomma dal primo che si alzava, e allora addio. Oppure  era  già andata via e io, che dormivo, non me ne ero accorta? Mi
una persiana. Macché sole: quel gallo anticipava. Il cielo  era  ancora nero, Però di un nero un po' stinto,
mia scuola quando la bidella lo allungava con l'acqua, che  era  una vera schifezza. Le stelle su quel fondo che tirava al
le stelle. Voleva dire che non pioveva piú, e questo  era  già qualcosa. Tornai a letto. Credo di aver dormicchiato un
a letto. Credo di aver dormicchiato un po': la camera  era  un po' meno buia quando aprii di nuovo gli occhi. Cominciai
risposta: due o tre colpetti sulla sponda del letto, che  era  il legno che avevo piú a portata di mano. Questo fu il
il nostro saluto. Adesso bisogna andare dietro a Ippolita:  era  lei che fuggiva, mica io. Conosco tutti i particolari della
dove tenevano le biciclette, la sua e quella di Remigio che  era  una specie di monumento preistorico, ma lui ci teneva. Tirò
rumore, invece andò abbastanza liscia. La chiave, che  era  grossa, si impuntò un momento e lei credeva di non farcela
botto, gracchiando un po', ma non tanto forte. All'aperto  era  molto piú chiaro, però i colori non si riconoscevano
dove stavano le camere della servitú. Remigio, orrore!  era  già sveglio. Forse l'aveva sentita e stava appunto
dislivello, perché il castello da questa parte sul dietro  era  parecchio piú affondato, ecco perché avevano fatto gli
mettiamo, si stava semplicemente facendo la barba, lei  era  fritta lo stesso, solo che gli venisse in mente di dare
di tirare proprio fino in fondo, diceva poi, fu quando  era  già sullo stradone e filava pedalando tra le ultime pozze
slegarla di nuovo, aprirla e tirare fuori il cioccolato.  Era  ancora digiuna e appena passata la paura d'essere scoperta
digiuna e appena passata la paura d'essere scoperta le  era  uscita fuori una fame da svenire. Poi c'erano le salite;
fuori una fame da svenire. Poi c'erano le salite; lei non  era  tanto allenata e per superarle doveva soffiare. Eppure era
era tanto allenata e per superarle doveva soffiare. Eppure  era  un bell'andare, sullo stradone ormai asciutto, col
fate! Invece mi spiegò che no. Anzi, la cosa più speciale  era  di scoprire che se era meraviglioso andare a Parigi, in
che no. Anzi, la cosa più speciale era di scoprire che se  era  meraviglioso andare a Parigi, in qualche modo anche la
anche la solita, solitissima, normalissima vita degli altri  era  meravigliosa. Una donna che apriva le persiane, uno
bambino che le fece ciao ciao con la mano. Insomma, tutto  era  meraviglioso, ecco quale era la meraviglia. Tenendo conto
con la mano. Insomma, tutto era meraviglioso, ecco quale  era  la meraviglia. Tenendo conto delle fermate e del
perché arrivò a X per tempo, Non c'era molto traffico,  era  una città abbastanza piccola. Per prima cosa comprò un
Per prima cosa comprò un filoncino in una panetteria. Le  era  di nuovo venuta fame e non voleva consumare subito tutto il
Le pareva di essere una mendicante, mi disse poi, ed  era  felicissima. Dopo andò filata in stazione, che era lí
poi, ed era felicissima. Dopo andò filata in stazione, che  era  lí vicina. Lasciò la bici sul piazzale, tanto non le
da meravigliarsi, venivano da tanto lontano... - Oh!! - Si  era  accesa una lampadina anche a me. - I franc...! - Mi fermai
introvabili, che non c'è oro né diamanti da poterli pagare.  Era  una cosa grossa. Non c'era da meravigliarsi se eravamo
Ecco cos'era, il tesoro! Ecco cos'era! E io: - Pensare che  era  qui! La cosa piú straordinaria per me era di averlo trovato
io: - Pensare che era qui! La cosa piú straordinaria per me  era  di averlo trovato proprio qui in casa della mia nonna, e
tanto, che mamma e papà (mi son dimenticata di dire che  era  domenica, cosí c'era anche lui) vennero su di gran carriera
quasi certamente se ne sarebbe ricavata, e come mai non  era  mai venuto in mente a nessuno di darci un'occhiata? (Forse
mai venuto in mente a nessuno di darci un'occhiata? (Forse  era  mortificato che non fosse venuto in mente a lui.) Mamma,
non fosse venuto in mente a lui.) Mamma, trionfante: che  era  ben contenta di non dover piú pensare male di nessuno, e lo
La fontana non c'era quando essi lasciarono il paese. Essa  era  stata costruita insieme con la strada, e qualche donna era
era stata costruita insieme con la strada, e qualche donna  era  lì con i secchi ad attingere la fresca acqua corrente. Una
indicava il nome di colui che l'aveva donata al paese.  Era  uno del luogo che tornato dall'America con una discreta
nella stessa casa, della Maria, ma su su, all'ultimo piano.  Era  povera, andava anche lei a scuola. Era buona, gentile, e
all'ultimo piano. Era povera, andava anche lei a scuola.  Era  buona, gentile, e tutti le volevano bene. La Maria la
Invece Emilia non aveva che una bambola di stracci. Ma  era  contenta ugualmente, perchè sapeva che la mamma sua non
la scolaresca  era  rimasta meravigliata. Giulio, quel birichino di Giulio,
giorno aveva risposto molto bene alla signorina maestra. Si  era  ricordato di tutto quanto questa aveva spiegato il giorno
salute.» Com'era contenta la signorina! E anche Giulio  era  molto contento. Che cominci a metter giudizio? Speriamolo.
che  era  una pietà, ma almeno mi serviva per sentire meno forte il
una volta un babbo, che aveva cinque figlioli. Il babbo  era  vecchio e non poteva più lavorare. Era povero, senza un
figlioli. Il babbo era vecchio e non poteva più lavorare.  Era  povero, senza un centesimino in tasca. In casa non c'era
Però sarebbe stato molto diverso. Alla fine capii che  era  vero. Se non fossi andata a cercarla nella grotta e non
tra una cosa e l'altra. Ippolita adesso che il groppo si  era  sciolto non stava piú zitta come prima, anzi avrebbe
che vivessero una madre e una figlia. La legge allora  era  fatta a quel modo, senza contare che magari il nuovo marito
la responsabilità di una ragazzina che in fondo non  era  niente per lui. Se a un dato momento era andata a ficcarsi
che in fondo non era niente per lui. Se a un dato momento  era  andata a ficcarsi in fondo alla grotta (che poi non serviva
in fondo alla grotta (che poi non serviva a niente ed  era  stata una stupidaggine, era lei la prima a dirlo, adesso),
poi non serviva a niente ed era stata una stupidaggine,  era  lei la prima a dirlo, adesso), be', se lo aveva fatto era
era lei la prima a dirlo, adesso), be', se lo aveva fatto  era  giustappunto perché non sopportava quel pensiero: che sua
Diceva che facevano disordine e questo senz'altro  era  vero, però c'ero rimasta molto male perché erano quasi due
perché erano quasi due anni che tenevo tutti i numeri. Non  era  una cosa grave in confronto a questa della madre di
mamma di aver raccontato il fatto dei giornalini, che poi  era  successo tanto tempo prima, ma per Ippolita poteva essere
Parlavamo anche di suo padre, e cosí mi accorsi che non  era  poi vero che non gli volesse bene, come mi era venuto da
che non era poi vero che non gli volesse bene, come mi  era  venuto da pensare qualche volta. Sarà anche stato che si
fortuna non stava sempre tra i piedi, si vede che almeno  era  una persona discreta. A Lugano, mi pare. Vedendola, non le
mi pare. Vedendola, non le ci volle tanto a capire che non  era  stata una cosa proprio allegra nemmeno per lei, di doverle
quasi obbligata, ora che, tanto, da suo padre (di Ippolita)  era  divisa per sempre. Insomma, non era stata una faccenda
suo padre (di Ippolita) era divisa per sempre. Insomma, non  era  stata una faccenda combinata a cuor leggero. Cosí fece la
L'ho già detto, no, che la madre della mia amica mi  era  sembrata quasi una diva, nella fotografia? Be', credo che
non è una cosa tanto allegra, per una ragazzina. Difatti  era  di nuovo parecchio triste quando tornò al castello e cosí i
di vacanze da me (Il posto c'era, perché mia cugina Isa  era  già tornata a Casale.) Una grossa concessione, proprio, da
proprio, da parte dei signori conti, perché in fondo  era  vero che il naso in su da aristocratici (si dice anche la
(si dice anche la puzza sotto il naso) un po' ce l'avevano.  Era  ben per quello, mica per gli intrighi che mi ero creduta di
con lo sciallino all'uncinetto sulle spalle. Diceva che  era  tutto come nei libri e io restavo un po' lí, perché non mi
po' l'Epilogo della nostra storia al castello. Anche quella  era  stata a lieto fine, piú o meno: be', l'avevo ben salvata
l'avevo ben salvata dai sotterranei, Ippolita, no? E poi  era  certamente una bella cosa che adesso lei andasse d'accordo
adesso lei andasse d'accordo con gli zii, e viceversa. Però  era  un po' miserella, come conclusione. Nei libri funziona
vorrei tanto sapere? Dove sono finite quelle monete?  Era  una storia che sentivo ripetere da quando avevo cinque
come una pasqua di poterla di nuovo raccontare. Lo zio Pio  era  un fratello di mia nonna che si era fatto missionario. Era
raccontare. Lo zio Pio era un fratello di mia nonna che si  era  fatto missionario. Era stato vari anni in Africa, in India,
era un fratello di mia nonna che si era fatto missionario.  Era  stato vari anni in Africa, in India, insomma in quei paesi
l'avevano rimpatriato perché la sua salute non reggeva. Si  era  ritirato a vivere qui, in casa di nonna, e diceva sempre
perché tra la sua roba c'era un tesoro. Poi improvvisamente  era  morto davvero, ma hai voglia di cercare, non si era trovata
era morto davvero, ma hai voglia di cercare, non si  era  trovata nemmeno una moneta d'oro piccola cosí. - E come
- si interessò Ippolita. - Forse aveva scherzato? Questa  era  per l'appunto l'opinione di mio papà, quando c'era; ma
- Mai più! - rispose la mamma, che invece ci giurava. - Non  era  tipo da scherzare su queste cose! No, no, le monete c'erano
Proseguì spiegando che questa casa, ai tempi dello zio Pio,  era  un porto di mare, con tutte le visite che lui riceveva. Era
era un porto di mare, con tutte le visite che lui riceveva.  Era  rimasto in contatto con i suoi confratelli missionari, che
che c'erano? La sua idea, lo capii un po' alla volta,  era  che le monete esistevano, ma forse non esisteva il ladro.
a me e Isa (e quindi anche a Ippolita, adesso) ma che prima  era  stata dello zio Pio. Lei però ci sperava, credo anche per
alto di legno scuro, col sedile imbottito, che pure quello  era  stato dello zio. - Ci hanno mai guardato, i tuoi, dentro
l'avevano addirittura buttata all'aria, cosí che poi si  era  dovuta rifare. Dopo queste due delusioni ci fu una pausa.
coi miei fratelli, andavamo per funghi, senza trovarne (non  era  un'annata da funghi). Ma Ippolita si vede che continuava a
non può esserci! - Il mio prozio però diceva che c'era. Ed  era  una persona seria, mica un bugiardo, la nonna me l'ha detto
non poteva non esistere. Pensai che anche questo a modo suo  era  una specie di giallo e da quel momento anch'io cominciai a
la nonna. Lei non domandava di meglio: da tanto che  era  contenta e lusingata le vennero in mezzo alle guance come
E dunque disse che sí, le lettere esistevano ancora. Quando  era  mancato il povero Pio le aveva messe via lei personalmente
del castello. Il mio solletico dietro le costole  era  sempre piú forte. Sentivo odore di avventura. Il baule era
era sempre piú forte. Sentivo odore di avventura. Il baule  era  di ferro, di quelli che usavano una volta: per metter via
metter via la roba, io credo, piú che per viaggiare. Non  era  chiuso a chiave, bastava tirare su il coperchio.
dello scheletro, quando Remigio l'aveva tirata su e si  era  visto che sotto non c'era niente. Qui c'erano le lettere,
niente. Qui c'erano le lettere, una quantità. Nessun topo  era  arrivato a rosicchiarle, lí dentro il metallo, però erano
però erano parecchio sbiadite. Sulle buste l'indirizzo  era  diventato marroncino, oppure lilla quando era stato scritto
l'indirizzo era diventato marroncino, oppure lilla quando  era  stato scritto con l'inchiostro violetto. - Quante! - disse
com'era fatta: quando si appassionava per qualcosa non  era  tanto facile smuoverla. Io invece mi ero stufata. Pian
mi pareva, di quando lo guardavo dalle finestre di gíú. Non  era  più la solita roba che vedevo tutti i giorni, ma un
ma un quadretto lucido, un po' rimpicciolito. Bello. Forse  era  cosí che lo vedeva Ippolita, dal suo punto dí vista di
- disse in quel momento, con una voce strana. Mi voltai.  Era  seduta sui talloni, con le mani aperte ai lati del corpo e
della biglietteria, quello coi baffi stupefatti,  era  stata per l'appunto: - Viaggi sola? Non poteva negarlo,
fa domande. - Rosabella Rosamini, - gli fa allora. Questo  era  un nome che avevamo inventato noi due per significare una
di quelle piene di smorfie, il tipo gnegné, insomma.  Era  il primo che le fosse venuto in mente, ma purtroppo come
non ci mise né due né quattro a chiamarlo. Magari si  era  anche offeso della risatina. Altre persone intanto erano
cominciava a stare abbastanza sulle spine. Il carabiniere  era  poi un appuntato: un tizio giovane giovane, roseo come un
domandò: - Come ti chiami? - Rosabella Rosamini - . Ormai  era  in ballo e non poteva rispondere diversamente. - Dove hai
suo nome vero. Un'altra cosa che Ippolita non aveva pensato  era  che anche a X quel nome, cioè quel cognome, che
anche a X quel nome, cioè quel cognome, che naturalmente  era  lo stesso degli zii, doveva per forza essere abbastanza
leggendo il cognome sul passaporto, capí subito di chi  era  parente. Lei voleva continuare a fingere; ma niente da
Lei voleva continuare a fingere; ma niente da fare. La fuga  era  fallita, l'avventura finita. Si sarebbe messa a piangere
le lacrime. Quelle persone devono aver pensato che  era  una gran superba, oppure una delinquente incallita. Insomma
Intanto successe che, dieci minuti dopo, Remigio  era  pronto con l'automobile davanti al portone. (Quello
dietro a loro. - Vengo anch'io, - dissi, a muso duro.  Era  importante che la povera prigioniera, nel momento d'essere
(Non ce n'è piú di sgabellini nelle auto di adesso. Questa  era  molto bella, dentro, come un salottino tutto foderato di
Mi uscí subito di testa, perché adesso la contessa si  era  messa a guardarmi e a me quasi mi prendeva un colpo di
aiutami. Cercai di tenermi nel vago. - Mah, ecco, cosí,  era  triste di aver la mamma lontana... Era già una risposta
- Mah, ecco, cosí, era triste di aver la mamma lontana...  Era  già una risposta compromettente? D'altra parte, meno di
indietro in un baleno, alberi, case, pali del telegrafo.  Era  una mattinata di un bello! le nuvolette come fiocchi di
sbarre, per chiuderci i delinquenti. Invece a vederlo cosí  era  un ufficio come gli altri. Forse la cella era da un'altra
vederlo cosí era un ufficio come gli altri. Forse la cella  era  da un'altra parte (nei sotterranei?) con Ippolita chiusa
dentro. Difatti lí nell'ufficio non c'era. Il maresciallo  era  un omone tagliato senza risparmio che batteva qualcosa a
- Ah, bene. Anche lui doveva aver afferrato al volo che  era  meglio che ci fossi, caso mai Ippolita facesse delle
nuovo pissi pissi pissi, uffa che barba. Anche l'appuntato  era  in disparte impalato vicino a una porta, e magari si
Che cosa, o chi, non l'ho mai saputo di preciso, perché  era  una storia complicata. C'entravano certi vicini, un cane,
Si capiva che voleva venire di là con noi, ma quel tale  era  un tremendo attaccabottoni e non lo mollava. Era inutile
quel tale era un tremendo attaccabottoni e non lo mollava.  Era  inutile dirgli che i signori conti c'erano da prima: lui
altro mobile, almeno nella metà che si vedeva. L'altra  era  nascosta dallo schienale della panca. (È importante
si sedette in punta alla panca. L'aria che aveva lei,  era  di star pensando a tutte le persone poco fini, come dire
riconoscente, dopo i bei trattamenti che le aveva fatto?  Era  tanto grossa che scoppiai fuori quasi senza accorgermene: -
- Be', per forza. Chi altri potrebbe avergliele nascoste?  Era  detta. Calò un silenzio da affettare col coltello. La
brava ragazza giudiziosa! Non si fermò qui. Continuava che  era  una bellezza. - Osi insinuare che saremmo capaci di
Se non erano stati loro a farle sparire, forse non  era  nemmeno vero che fossero degli aguzzini e Ippolita loro
a... a quello che aveva da comunicarle - . (La busta crema.  Era  questo, allora, che c'era dentro.) - Ma la bambina è tanto
da piangere. Capii in un lampo che, altro che aguzzina,  era  una pasta di donna, questa qui, anche se era
che aguzzina, era una pasta di donna, questa qui, anche se  era  un'aristocratica. Capii, cioè, che io e Ippolita non
Capii, cioè, che io e Ippolita non avevamo capito niente:  era  tutto più meno all'incontrario di come ci eravamo figurate.
e non c'era riuscita. - Volevo dirglielo stamattina, ma lei  era  già andata via... Allora, per un momento, ho persino
testa sola, collo compreso. La faccia grigia, da tanto che  era  pallida. E quella faccia continuava a dire, sempre con lo
può avermi fatto questo! Ci misi un momento a capire come  era  andata la faccenda.
lei c'era già, seduta dall'altra parte della panca (che  era  di quelle doppie). Il maresciallo naturalmente avrà creduto
che voleva entrare con noi e solo all'ultimo momento  era  rimasto invece indietro per dar retta all'attaccabottoni.
s'aspettava d'essere scoperta da un momento all'altro, però  era  stata zitta lo stesso, per picca, e cosí aveva sentito
panca di corsa. Io dietro, e lo zio pure. La mia amica  era  ancora drizzata in ginocchio sulla panca, come si era messa
amica era ancora drizzata in ginocchio sulla panca, come si  era  messa per gridare quei suoi «non è vero». Scese giú e la
l'aveva finita con la sua arca di Noè e se ne  era  andato, con la bava alla bocca bell'uguale come prima, e
servito gridare tanto io proprio non lo so, se non gli  era  bastato nemmeno per sfogarsi), be', dicevo, in automobile
aver capito quasi tutto, Remigio, anche se nessuno si  era  preso la briga di informarlo. Ma era peggio, che Ippolita
anche se nessuno si era preso la briga di informarlo. Ma  era  peggio, che Ippolita sembrasse cosí tranquilla. Peggio per
adesso con la Vittorina ci avevo abbastanza confidenza, non  era  piú come ai primi giorni, quando mi faceva soggezione per
l'appunto in confidenza, la mattina dopo in camera mia. Non  era  una ragazza che avesse studiato e magari non era nemmeno
mia. Non era una ragazza che avesse studiato e magari non  era  nemmeno tanto intelligente («quella mente acuta di
la mia vacanza al castello non  era  finita, come avevo creduto prima. Veramente mi ero quasi
separarle e che la giudicavano male (la madre) solo perché  era  giovane e aveva voglia di divertirsi. E va bene. Ma lei,
dispensata dalle lezioni con la signorina Ricciarelli.  Era  una morte civile, per dirla tutta. Da darmi perfino la
la stufa della vacanza. Pensavo con nostalgia a come  era  stato bello prima, quando parlavamo e ridevamo quasi in
questo l'ho già detto. Star li come se niente fosse  era  diventata la sua specialità. Intanto arrivò la lettera di
non potevano stare insieme, e che pure il suo nuovo marito  era  ansioso di rivederla (Ippolita) perché conservava tanto un
volta che l'aveva vista, a Parigi. (Difatti questo tale  era  uno che conoscevano da molto tempo.) Ad ogni modo ora
non disse che di tutto questo non le importava un fico.  Era  diventata troppo educata. Mise via la lettera, e stop.
divorzio. Ne ha tutto il diritto, dissero perfino. Questo  era  molto bello da parte loro, perché in realtà non approvavano
non dico mica che fossero diventati perfetti solo perché si  era  scoperto che non erano degli aguzzini. Ma Poi, loro
però nel frattempo stava volentieri anche con loro.  Era  talmente ragionevole che faceva cascare le braccia. Tutto
durò molto. Pareva di sí, al momento, perché il tempo si  era  messo a passare col rallentatore, come sempre nei periodi
giorno, prima di colazione, andai in camera sua a vedere se  era  pronta anche lei. La camera era vuota. Al momento non mi
in camera sua a vedere se era pronta anche lei. La camera  era  vuota. Al momento non mi venne in mente niente di speciale.
in bagno, dall'altra parte del corridoio. Ma la porta  era  aperta, cosí bastò un'occhiata per vedere che anche lÍ non
altro. (Già che a me non è mai piaciuta tanto la giostra,  era  il mio fratellino Robi che ci andava matto.) La storia si
ci andava matto.) La storia si ripeteva. Ippolita che non  era  in camera; la stanza da bagno vuota. Un giro della giostra
Mi misi a friggere dall'ansia. La mia amica in quei giorni  era  una ragazza disperata, ci voleva poco a capirlo, anche se
dessi subito l'allarme: che figura, se poi si scopriva che  era  andata semplicemente in salone a cercare, per esempio, un
e non rispondeva nessuno. Mi stufai e tornai dentro. Ormai  era  l'ora della prima colazione: in sala da pranzo la contessa
No, no, è diverso, questa volta non ne so niente, lo giuro.  Era  come confessare che l'altra volta invece eravamo state
che capissero almeno che non ero stata con le mani in mano.  Era  di nuovo il giallo, ma piú brutto: píú grave. E anche oggi
del resto quello davanti. Dunque la signorina Ippolita, se  era  uscita, era uscita dopo, e siccome la sua bicicletta, dopo
davanti. Dunque la signorina Ippolita, se era uscita,  era  uscita dopo, e siccome la sua bicicletta, dopo il fatto
questo che non so. - Se il signor conte permette, - (questo  era  Remigio), - per me direi... Tra questi discorsi avevo avuto
scappare Ippolita? Da sua madre, no di sicuro, dato che  era  stata proprio lei a darle quel grosso dispiacere. E poi,
anche volendo non avrebbe saputo dove raggiungerla. Dove  era  scappata, dunque? Anzi, ripensandoci, perché era scappata?
Dove era scappata, dunque? Anzi, ripensandoci, perché  era  scappata? Non ce n'era mica motivo, ora che non ce l'aveva
che non ce l'aveva più con gli zii. Eppure l'aveva fatto.  Era  passata davanti alla mia porta, in un momento che non si
stati aperti, e prima che io mi accorgessi che non c'era;  era  passata senza dir niente, senza farmi un segnale, anzi
essere uscita a testa nuda e senza soldi in tasca, non  era  mica un viaggio quello che voleva fare stavolta, adesso lo
paese con la sua bicicletta, mentre dall'altra parte, dove  era  tutta salita, sarebbero andati gli zii con l'automobile,
della cantina non c'era. Bene, cioè male. Ma con ciò? Mica  era  l'unico buco, qui al castello. C'era per esempio la grotta
fondo al parco. Non quella delle statue rotte; quella non  era  un buco. L'altra con la vasca, o quel che era, il serbatoio
per farla passare fino alla fontana della prima grotta.  Era  il cunicolo, il super- buco-nero. Una tana cosí rintanata
Non c'era nessuno in giro, avevo via libera. Remigio  era  partito con la sua bici, gli zii con l'auto, le donne
ce n'era un paio solo. Mancavano quelli di Ippolita, eppure  era  bel tempo, non era giornata da uscire con gli stivali. Il
Mancavano quelli di Ippolita, eppure era bel tempo, non  era  giornata da uscire con gli stivali. Il cuore mi fece una
verso il centro della terra. Sembra un'esagerazione, ma  era  proprio cosí che mi sentivo. Mi fermai al solito muretto,
cosí che mi sentivo. Mi fermai al solito muretto, che  era  poi la sponda del serbatoio, alzando adagio la pila per
tutta quell'acqua sotterranea, col suo odore di marcio. Non  era  affatto un bel pensiero. Mi calai con precauzione giú dalla
calai con precauzione giú dalla sponda. Per fortuna l'acqua  era  abbastanza bassa, non mi arrivava nemmeno in cima agli
poi quello di rinforzo coi muri a secco, là dove il terreno  era  più friabile, o nei punti dove doveva costrursi un
fronzuti. Pareva la strada di un parco, tanto il piano  era  liscio e pulito. Ci si camminava ch'era un piacere. La
a una a una le bellezze del paese all'intorno. In realtà  era  stata costruita per ragioni di utilità pubblica. Di fatto
dalla mancanza di comunicazioni facili e pronte. Lassù dove  era  la capanna di Sempronio e Sempronella non era mai arrivata
Lassù dove era la capanna di Sempronio e Sempronella non  era  mai arrivata una carrozza, nè una bicicletta, nè
che faceva il servizio postale fino al paese dove  era  la scuola, non poteva proseguire in mancanza di strada. Ed
di strada. Ed ecco che il paese di Sempronio e Sempronella  era  stato sempre come tagliato fuori dalla civiltà. Lassù non
a poco a poco cresciuta con vantaggio di tutti. Quello  era  dunque un piccolo angolo d'Italia che si rinnovava. E chi
dalle ombre dell'ignoranza, e alla loro tenera età la mente  era  più ricca di cognizioni che non fossero quelle dei loro
tornato dalla scuola, non  era  andato sùbito a salutare la mamma. - Che hai, bambino mio?
ragazzo parevano quelle di un moro, e il grembialino pure  era  tutto macchiato. - Un'altra volta non farai quello che non
bianco e azzurro che sembrava scappata di casa e infatti lo  era  davvero, si presentò allo sportello della biglietteria e
Seconda classe, solo andata. L'impiegato della biglietteria  era  un tizio coi baffi all'ingiù. Alzò gli occhi per guardarla;
vista, - mi scappò di bocca. Brava polla: quel «non so»  era  già una bugia. Allora era inutile aver tanto studiato
bocca. Brava polla: quel «non so» era già una bugia. Allora  era  inutile aver tanto studiato perché non fossi obbligata a
esattamente cosí, uso lezioncina imparata a memoria, e ci  era  riscappata la ridarella a tutt'e due. - Non si sente bene?
la ridarella a tutt'e due. - Non si sente bene? - Si  era  già alzata in piedi. - Salgo a vedere. Accipicchia, che
piedi. - Salgo a vedere. Accipicchia, che zelante. Mica le  era  già venuto qualche sospetto, a questa qui? Per poco non le
un fico secco di niente, ma questo non potevo mica dirlo,  era  tabù. - Un'indisposizione, - improvvisai, cercando di
può sapere? - Credo... credo un po' di mal di testa. Non si  era  affatto parlato di mal di testa, tra me e Ippolita. Era
si era affatto parlato di mal di testa, tra me e Ippolita.  Era  un'invenzione mia. Be' qualcosa dovevo pure inventare a
mia. Be' qualcosa dovevo pure inventare a Intanto  era  entrato lo zio; per fortuna perché era un tipo meno
inventare a Intanto era entrato lo zio; per fortuna perché  era  un tipo meno ansioso. E difatti disse: - Be', Augusta, non
a ciarlare, falso-giulivo, al solito, del bel tempo che  era  ritornato e delle passeggiate che potevamo fare per
nipote. Ma ci voleva altro perché mi lasciassi seminare. Mi  era  uscita fuori, in aggiunta al resto, una grandissima
tirare. Sorpresa: non ci furono urli e la camera non  era  vuota. C'era la Vittorina, che rifaceva il letto come se
giú a far colazione - . Logico che lo pensasse. L'ora  era  quella. - Macché, giú non si è vista. Sarà piuttosto di là
lasciò il tempo. Si spostò di nuovo per andare in salone,  era  proprio un'anima in pena stamattina; andò sul verone,
favore di lasciar stare. (Non gli piaceva sentir gridare,  era  una cosa che gli dava proprio fastidio.) - Piuttosto, -
porta dietro. Questa porta, quando verso le sei e mezza  era  andato per aprirla (si era mattinieri a quei tempi, in
quando verso le sei e mezza era andato per aprirla (si  era  mattinieri a quei tempi, in campagna!), era risultata
per aprirla (si era mattinieri a quei tempi, in campagna!),  era  risultata chiusa sí, ma senza paletto né girí di chiave.
dove stava il mistero, che solo per me, tra i presenti, non  era  affatto misterioso. Mi sentii venire i capelli dritti. Né a
i capelli dritti. Né a me né a Ippolita, pare impossibile,  era  venuto in mente che da come trovava la porta Remigio doveva
la porta Remigio doveva per forza accorgersi che qualcuno  era  già uscito; e se avvisava subito i suoi padroni, ecco lí
e se avvisava subito i suoi padroni, ecco lí che la fuga  era  finita quasi prima di cominciare! Invece non l'aveva fatto:
- Inaudito! - fece per giunta la contessa. Il poveraccio  era  sulle spine, non sapeva come rigirarsela. Certo che non si
sulle spine, non sapeva come rigirarsela. Certo che non si  era  dimostrato per niente furbo, come carceriere. Tra molti
Remigio e Vittorina - e la cuoca, che si chiamava Adele ed  era  una grassona che le piaceva molto ridere. Li avevamo
giorno dell'esplorazione delle cantine. Cosí dopo tutto non  era  poi tanto strano che non gli fosse venuto in mente che ad
moglie: - La bambina è a X, sta bene. A lei in un minuto  era  venuta una faccia tutta a punta, dall'ansia. Appena sentí
lo è, quando si sta dentro a un giallo. La contessa poi non  era  svenuta. Rimasto solo con lei (cioè, c'ero ancora io, ma
quando ha chiesto un biglietto per Parigi. Ora posso dirlo:  era  stato questo il suo grande sbaglio. Avesse detto, che ne
cambiar treno, poteva ancora andar liscia. Ma a X non si  era  abituati a vedere una ragazzina col valigino a mano che
torniamo in stazione da lei, a vedere un po' bene come  era  andata.
 Era  una brutta faccia. Tirata, stravolta, peggio ancora di quel
stravolta, peggio ancora di quel primo giorno quando lei si  era  tanto offesa che lo zio prendesse in giro il nostro gioco
guardava fissa. - È a Parigi, - annunciò. - La lettera  era  sul comodino e ho visto il timbro. Mia madre è a Parigi.
madre è a Parigi. Rimasi un po' li. America e Parigi per me  era  circa lo stesso, tutt'e due all'estero, tutt'e due posti
e piú ci pensavo piú ne restavo schifata, perché non  era  il modo di fare, ecco. E mica che non ne avesse avuto il
non ne avesse avuto il tempo, poco fa in salone Ippolita  era  rimasta un bel po' a ronzarle intorno, poteva dirglielo
i rimorsi di far con lei la parte della Giuda, quando  era  lei la Giuda ignobile) traditora dei suoi stessi parenti,
ignobile) traditora dei suoi stessi parenti, con tutto che  era  contessa! Con questo minestrone di pensieri che rni bolliva
sanno bene, - disse, - che se mai immaginavo che la mamma  era  cosí vicina ci sarei andata di corsa! Cosí preferiscono non
Niente paura, non è che fosse scoppiata la guerra mondiale.  Era  solo Remigio che suonava il gong per annunciare che il
Remigio che suonava il gong per annunciare che il pranzo  era  pronto. Mi son dimenticata di dirlo prima che avevano
Mi son dimenticata di dirlo prima che avevano quest'uso;  era  una cosa stilé ma anche molto pratica, perché gli
a mettersi in ordine prima di scendere. In queste cose  era  precisa come un soldatino, l'avevano abituata cosí, e poi
FRA GLI UCCELLINI Il suolo  era  gelato. La neve, cadendo, infarinava ogni cosa. I
corse per avvertire la sorella che la neve fioccava, ella  era  già in cortile e stava aprendo il cancelletto del serraglio
Sempronella così sollecita per i suoi animali domestici,  era  altrettanto pietosa verso i liberi e selvaggi abitatori
Sempronella si recava a dar da mangiare ai suoi animalucci,  era  sempre avvolta da un nuvolo di uccelletti che aspettavano
avevamo fatto caso che la gran luce che ci aveva abbagliato  era  riflessa da un nuvolone di quelli ammucchiati su alti alti
ammucchiati su alti alti come torri. Poi l'abbiamo visto;  era  bellissimo, tutto a sboffi e bianco accecante, ma col nero
un salto nel parco tra una mandata di pioggia e l'altra.  Era  tutto zuppo, bastava che scontrassimo un ramo per fare la
tra i denti, in maniera che sentissi io sola. Difatti  era  seccante. Con quell'acqua saltava anche la nostra
un posto dove si sarebbe state al riparo dalla pioggia  era  proprio là dentro, però, non so come, non veniva per niente
non veniva per niente in mente di andarcisi a ficcare.  Era  stata un'idea da bel tempo e col brutto non funzionava.
per questo aveva detto quella frase dell'anima rotta. Non  era  ancora arrivata la posta del pomeriggio (già, a quei tempi
la portavano due volte al giorno anche in campagna). Lei  era  sempre nervosa, quando aspettava la posta. Bisognava
giorni non aveva piú ricevuto niente. Cioè, mi sbaglio,  era  arrivata una cartolina da Nuova York, a colori, con i
potrà partire; senz'altro è cosí. Per forza dunque che  era  sulle spine, in questa aspettativa. Le lettere del papà
ultraesperti.) Dunque mi misi di sentinella nell'ingresso.  Era  sempre lí che mettevano la posta appena arrivava, su un
si apri e venne fuori lo zio Ottavio. Anche lui, allora,  era  stato di sentinella? - Ah grazie, Remigio, - disse,
Io però avevo fatto in tempo a vedere che la calligrafia  era  quella che avevo già visto sulla cartolina da Nuova York.
scritto Contessa Augusta, e il cognome. Però la calligrafia  era  quella, non mi ero sbagliata. Lo zio andò di sopra con la
le curiosità da leggere. Il conte aveva voluto lasciarmela;  era  cosí gentile che mi dispiaceva persino di dovercela avere
non erano arrivate lettere dalla sua mamma, cioè una si, ma  era  per la sua zia. - Non ci credo, - saltò su, nemmeno
che non le è mai stata simpatica, e a me no? Veramente  era  strano. Neanche a me tornava tanto, ora che ci pensavo. La
tanto, ora che ci pensavo. La mia mamma per esempio non  era  granché tipo da lettere e poi aveva poco tempo, però in
fatto caso. Ippolita pensò un momento. Il suo occhio vago  era  tutt'altro che vago, adesso, anzi aveva un lampo come
farle coraggio, ma non sapevo piú cosa dire, adesso che  era  uscito fuori quali erano i suoi sospetti. Che brutta,
mance avevano dato per fare questa schifezza, perché lo  era  proprio, una schifezza, nessun'altra parola si adattava al
dire la lettera, oppure la zia. La zia ad ogni modo c'era.  Era  seduta in un angolo del sofà e pencolava col suo gran naso
come argomento.) Già, perché pioveva sempre, il salone  era  mezzo al buio e fuori l'acqua continuava a venir giú fitta
sua corrispondenza privata, e che io lo sapevo. Ippolita  era  mia amica e mai al mondo avrei fatto la spia contro di lei.
amica e mai al mondo avrei fatto la spia contro di lei. Ma  era  giusto che per non fare la spia dovessi invece far la parte
intenzione di farlo. Ah ecco. Lo dicevo bene, io, che non  era  roba da Ippolita. Però in qualche modo qualche cosa era
non era roba da Ippolita. Però in qualche modo qualche cosa  era  venuta a saperla lo stesso, glielo leggevo in faccia.
alto. Le grotte erano scavate lí dentro. La prima dunque  era  piú una nicchia, grande grande ma non tanto profonda, e qui
di misteri non ce n'erano, con un'occhiata si vedeva tutta.  Era  bello, però. Il fondo era fatto a conca ed era pieno d'erba
con un'occhiata si vedeva tutta. Era bello, però. Il fondo  era  fatto a conca ed era pieno d'erba lunga e tutt'intorno
tutta. Era bello, però. Il fondo era fatto a conca ed  era  pieno d'erba lunga e tutt'intorno stavano dei tronconi di
invece c'erano i pipistrelli, disse Ippolita. Questa grotta  era  come una porta nel muraglione, ma senza porta. Un buco a
che c'era già stata una volta da sola, ma appena entrata  era  venuta via subito perché i pipistrelli le facevano
mente, 1° che non dovevo disturbare i pipistrelli e 2° che  era  di certo una ragnatela. - Uh! - mi uscì. Questo non avevo
che subito aveva raggiunta l'amica. Il lettino di Bebè  era  di ferro, aveva un bel materasso di lana, le lenzuola
per l'inverno e una di tela bianca per l'estate. Bebè  era  proprio una bambola, fortunata. Fot. R. Fiorilli. Due
pelo lungo, con due corna ritorte e una sonagliera al collo  era  attaccata a una carrozzella. - Bella! Che forza! E com' è
dimenticati di osservare chi c'era sulla carrozzella. Vi  era  un povero vecchio senza gambe! La mamma diede qualche
giorno Lucio  era  tutto contento. Gli avevano regalato un bel confetto
soltanto un poco.- La Maria rimase mortificata, perché essa  era  stata sempre buona col suo fratellino, e stava quasi per
Una vecchietta che passava sempre a chiedere l'elemosina,  era  stata al bosco di Cusona a raccogliere legna per
legna per riscaldarsi. Nel tornar a casa la strada  era  lunga e il peso troppo grave, tanto che la povera donna
il fucile! - Io vado da solo e di notte nei boschi... E non  era  vero niente di tutto ciò. Lo chiamavano «Spaccamonti». Una
nell'automobile nera con la capotta piatta. Ippolita, che  era  in campagna già da un po', era venuta a prendermi alla
piatta. Ippolita, che era in campagna già da un po',  era  venuta a prendermi alla stazione col solito cameriere, che
e tra i rami di un fitto d'alberi che senza dubbio  era  il parco vidi spuntare merli di mattoni, finestre ad arco,
al suo solito modo di quando una cosa non le andava o non  era  un granché. Il cuore tornò giú precipitando in picchiata. -
non mi sarei molto meravigliata se mi avesse detto che  era  di gesso, o magari di cartapesta, tanto ero delusa. -
del castello. Adesso lo vedevo tutto intero e anche se  era  imitato continuava a sembrarmi magnifico, con le sue alte
mettendomi subito in soggezione. E l'ingresso idem, perché  era  proprio imponente. Alle finestre c'erano delle grosse
ali. Appena rimaste sole, su in camera, che per fortuna non  era  imponente, non so come avrei fatto a dormirci se no, anzi
imponente, non so come avrei fatto a dormirci se no, anzi  era  normale e perfino allegra - in questo, poco da castello - ,
di zii, - disse Ippolita saltando su dal letto dove si  era  seduta, - è ora che tu venga a omaggiarli, ci stanno
davvero un mistero, o un segreto, come per un attimo mi  era  parso di capire. Un segreto del castello? In ogni modo
nel salotto, che naturalmente si diceva salone, difatti  era  altissimo, lunghissimo e larghissimo. Imponente, tanto per
di carte, un solitario, con certe carte piccoline. Non  era  niente bella, cosí secca e tutta naso. Pensai però che
Remigio porgeva i piatti con i guanti bianchi. Insomma  era  tutto molto stilé. Io un po' meno, magari, specialmente
specialmente quando servi un sufflé al formaggio che  era  buonissimo, proprio un mangiare delicato, ma aveva il
che ci pensava lei a distrarli facendo conversazione. Si  era  buttata a conversare quando aveva visto che ero in
quando aveva visto che ero in difficoltà. Prima invece  era  stata piuttosto taciturna. A un dato punto disse: - Pensa,
già una costruzione qui, una villa, pare del Seicento. Ma  era  caduta in rovina e mio padre invece di rifarla nello stesso
Disse che dipendeva dai gusti e che ad ogni modo  era  fabbricato molto solidamente. E poi, tornò a dire, non era
era fabbricato molto solidamente. E poi, tornò a dire, non  era  nemmeno vero che fosse proprio tutto moderno. Le fondamenta
sufflé, e poi adesso sapevo di sicuro che il castello non  era  tutto finto. Qualcosa di vero c'era, c'erano grotte e
bell'ombra, ma Ippolita si lamentava lo stesso del caldo.  Era  irrequieta; dopo un po' eccola che salta su e dice che
molto profuse della sua ricchezza. Alla fine, lord Giorgio  era  morto nel suo feudale castello dell'Hampshire; e per
le poetiche ricordanze. Ma allora il suo cuore non  era  più il cuore del fanciullo; Arnoldo non era più quel di
suo cuore non era più il cuore del fanciullo; Arnoldo non  era  più quel di prima. Educato dall'esperienza de' viaggi,
giovine si persuadeva che il tumulto della vita civile non  era  per l'uomo che sortì da natura affetti generosi ma
che sortì da natura affetti generosi ma tranquilli, non  era  per lui. Egli era entrato nell'onesta casa del cittadino di
affetti generosi ma tranquilli, non era per lui. Egli  era  entrato nell'onesta casa del cittadino di Parigi, e nella
dalla lunga via sotto gli ardori del sole d' estate, s'  era  riposato all'ombra d'una vecchia quercia spagnuola, in
grandezza e per ambizioni maggiori. Il cuore d'Arnoldo  era  buono e mite; generoso, com' il giovine a vent'anni,
e tranquilla amicizia. L' arte della vita per lui altro non  era  ancora che il bel sogno della virtù. Una sera, lord Leslie,
con insolita amorevolezza, e con la fronte serena, egli ch'  era  sempre accigliato e di scarse parole, s' aperse con lui:
la cosa stette intanto segreta. La vide dunque, la conobbe:  era  bella, orgogliosa e leggiera; era fatta per i piccoli
vide dunque, la conobbe: era bella, orgogliosa e leggiera;  era  fatta per i piccoli trionfi del gran mondo, non per vivere
potuto amarla mai; vide che, insieme alla fanciulla, gli  era  necessario sposare anche la causa de' parenti di lei; gli
con lui. Parti non molto dipoi, e lo raggiunse ch' egli  era  di fresco arrivato. Non dirò come il padre e il figlio
speranza. Prese a pigione una piccola casa, che non  era  a più d'un miglio di quella villa; abbastanza contento, se
lei non restava indietro. Con quella sua aria delicata, non  era  poi per niente una piaga o una pappamolla, anzi certe volte
poi per niente una piaga o una pappamolla, anzi certe volte  era  piú coraggiosa di me. Cosí siamo state in cima alla torre,
- sono fidanzati, sai. - Fidanzati? Ma va là! Non mi  era  mai venuto in mente, non mi sembravano per niente tipi
per niente tipi romantici, quei due, e poi Remigio non  era  nemmeno giovane, doveva avere quasi trentacinque anni. - Ma
- Ma si, ti assicuro. - Fidanzati! che buffo! - (Se non  era  romantico era buffo, non c'era via di mezzo.) Dentro non ci
assicuro. - Fidanzati! che buffo! - (Se non era romantico  era  buffo, non c'era via di mezzo.) Dentro non ci sentivano,
in punta di piedi, a sfogarci sulle scale. Questa rampa  era  piú stretta e ripida. Riprendendo a scendere si sentiva
a essere piuttosto emozionante. - Guic guic! - dissi, che  era  una nostra parola segreta per dire quel misto di formicolio
le cose normali di tutte le cantine. La seconda, che  era  più bassa di tre o quattro gradini, cioè più sprofondata
una botola nel pavimento, che a dare retta ai romanzi  era  la cosa più promettente di tutte. - Cosa dici che ci sarà,
ci sia il tesoro! - Guic guic! - Guic guic! Ma la botola  era  inchiavardata in qualche modo, oppure era troppo pesante
Ma la botola era inchiavardata in qualche modo, oppure  era  troppo pesante per noi, e per quanto ci facessimo in
con tutti i suoi ossetti bianchi in fila... L'ho detto che  era  più coraggiosa di me. Io nemmeno per cento lire, che a quei
attaccai di mia iniziativa Suoni la tromba e intrepido, che  era  un'altra di quelle musiche d'opera che cantava sempre il
la vetrata coi pavoni ne lasciava passare ancora meno. Si  era  dovuto accendere il lampadario, per vederci. Ora bisogna
questo lampadario, perché c'entra con la morte civile.  Era  un cerchio di ferro battuto che reggeva le finte candele
Ogni tanto di sotto in su guardavo la sua faccia, che  era  di quelle sul tondo e sul bianco-e-rosso, abbastanza da
tondo e sul bianco-e-rosso, abbastanza da bonaccione. Mi  era  venuto in mente che nei romanzi i servitori dei castelli
Quello per tenere divise Ippolita e la sua mamma. Magari  era  un complice anche lui! Un carceriere in piú per la
(Falso, perché si sentiva che giulivo in realtà non lo  era  per niente.) E la contessa continuava a allungare il collo
verso le finestre per vedere se spioveva. A un certo punto  era  spiovuto davvero, almeno un po'; e toc, lei si intestò che
disse che adesso potevamo anche tornare indietro. Forse si  era  stufata di camminare nel bagnato con due tipe col muso
sognato di mettere il becco! Ma c'ero io. Ippolita non  era  del tutto abbandonata. Io potevo e dovevo fare qualcosa per
zii conti e del loro contorno di complici e carcerieri!  Era  un pensiero molto coraggioso, cosí coraggioso che mi mise
paura. Quando mi trovai di nuovo sola con la mia amica mi  era  quasi passata la voglia di dirglielo. Tanto parlò lei,
suonato il gong io dicevo che se avessi saputo che la mamma  era  abbastanza vicina - a Parigi, mica piú in America - sarei
Un Re aveva, condannato a morte un contadino, il quale  era  stato sorpreso a rubare. Però, poichè il contadino si era
era stato sorpreso a rubare. Però, poichè il contadino si  era  mostrato pentito e desideroso di ravvedersi, gli lasciò
che studia, lavora che lavora, prova e riprova, a vent'anni  era  maestro nell'arte dell'intaglio. Venne la guerra, dovè
lo portarono all'ospedale. Ma egli non vedeva più niente;  era  cieco, era cieco, per sempre! Allora pianse, pianse tanto!
all'ospedale. Ma egli non vedeva più niente; era cieco,  era  cieco, per sempre! Allora pianse, pianse tanto! Non
per essere un maestro nell'arte dell'intaglio! Ora tutto  era  finito, non poteva più vedere, non poteva più lavorare! Lo
di pene s'accorse con gioia che nell'arte dell'intaglio  era  tornato maestro, quasi come una volta!
mamma dell'Emilia  era  caduta ammalata. La piccina non andò alla scuola per tre
- Ih... ih... ih...! - Il golosetto in trappola Il ditino  era  rimasto chiuso nella trappola! E così la mamma aveva
Chi soffriva  era  il più piccolo. Desiderio. Egli aveva una gran voglia di
non se la sentiva di disubbidire al padre, ma siccome  era  pieno di buona volontà, approfittava delle ore libere per
Sempronio si accontentava di avere carta e matita. Egli  era  pieno di buona volontà. Non faceva i miracoli di Giotto, ma
i miracoli di Giotto, ma ognuno fa quello che può. Ed egli  era  contento, perchè il disegnare gli serviva a molte cose: a
E osservando gli oggetti per disegnarli, il disegno  era  per lui una istruzione.
chiamavano in casa Gigetto perchè la mattina  era  un pigrone. Non voleva mai scendere dal letto e vestirsi.
volta saltò giù sùbito, e appena potè capire da che parte  era  venuta la doccia, corse per farla pagar salata ad
un giorno per una campagna di Stresa, sul lago Maggiore.  Era  con lei suo fratello, principe Tommaso, e li accompagnava
- Margherita, però, capì che l'atto del fratello non  era  una cosa bella e si oppose dicendo: - non sai che queste
nè un quaderno, nè un libro. Eppure, la voglia d'imparare  era  in lui così forte, che la sera, quando i suoi erano a
presto e non c'era più olio nella credenza, perchè la casa  era  povera. Il ragazzo apriva le imposte e leggeva al chiaro di
di non poter leggere. Una sera d'estate, questo ragazzo  era  alla finestra e sospirava: - Avessi un lumicino! Chi mi
Leggi pure. E il fanciullo tornava a leggere. La luce  era  poca, eppure bastava, perchè la volontà era grande. Il
La luce era poca, eppure bastava, perchè la volontà  era  grande. Il lanternino non si spegneva. - Quanto durerà? -
non desiderava di imparare a leggere nei libri. La sua vita  era  in mezzo ai campi, fra i giochi e le corse, e gli piaceva
pareti di una scuola a prendere una penna in mano. Rustico  era  soddisfatto e contento di avere in sorte un babbo simile. E
 era  un bimbo sciocco e antipatico, perchè aveva sempre paura.
lo sapeva forseneanche lui. Gennarino il pauroso. E intanto  era  diventato il divertimento di tutti i suoi compagni. Quando
nella credenza quando avevo tutto finito, tutto ciò  era  per la signorina Nicoletta! - Tutto ciò era per Nicoletta,
tutto ciò era per la signorina Nicoletta! - Tutto ciò  era  per Nicoletta, - ripetono i fanciulli in coro. - Vedo -
Nicoletta subito, mentre per otto giorni nessuno si  era  accorto che c'era? - Ah, - risponde la mamma - è stato Matù
La mamma racconta dunque che, appena fatto il bagno,  era  andata a mettersi il suo grazioso vestito di crespo verde.
campanelle, vedi svolazzare una leggiera tendicciuola.  Era  quella la casa del povero Andrea. Colà, pochi giorni
Andrea. Colà, pochi giorni innanzi, quell' uomo dabbene  era  morto, lasciandovi sole Caterina, la sua donna, e Angiola
il factotum di quel buon padrone. Ma com' egli  era  sempre stato un uomo onesto, così, al contrario di ciò che
casetta che lo aveva veduto nascere, e dalla quale gli  era  dato almanco scorgere di lontano il palazzo, come sempre
di abbandonare la riva del suo lago, l'acqua sulla quale  era  nato. E se ne morì contento in quel fidato ricovero, in
in tanta quiete! Carlo, il suo figliuolo maggiore,  era  in quel tempo vicecurato in un povero paese della
affezione nella piccola Angiola Maria, poi che dal cielo le  era  stata negata la consolazione d'aver figliuoli, si teneva
a chiedere fosse della piccola Maria. Quella ragazzetta  era  così graziosa e bellina fin da' suoi primi anni, aveva il
spesso alla madre quella cara creaturina così bella, ch'  era  la sua piccola delizia. E qualche volta pure la condusse
del buon Andrea; il quale finiva con obbedire, perchè la  era  volontà dei padroni, ma in cuor suo pensava da quella
una Storia Sacra, tutta adorna di belle figure miniate,  era  il suo prediletto. Poi, seduta accanto dell'amorosa
signora e quelli di suo padre, della mamma e del fratello:  era  la sua gran gioja. Oh! quanto l' amorevole donna sentivasi
alle semplici lezioni del bello e della virtù! Oh quanto  era  commossa dalle parole di Maria che rispondevano alle sue,
lei non trovava altra risposta che un largo pianto! Quella  era  una beatitudine: e non di rado la contessa, dopo avere a
Lo sai che non stanno qui. Difatti sapevo che il padre  era  quasi sempre via per i suoi affari, nell'America del Sud,
c'era nessun altro... - Il labbro spinto in fuori adesso  era  anche piegato in giú e le dava un'aria amareggiata.
Messa cosí, la cosa mi entusiasmava meno. Se non  era  stata proprio Ippolita a volermi, ma quei suoi zii, e solo
che sembri una ragazza giudiziosa. Risposi «uffa!», perché  era  una barba questo «giudiziosa» che mi appiccicavano tutti
o tutt'e due. Ma vedevo che alla mia amica l'amareggiamento  era  passato, per il momento almeno, e che era di nuovo ansiosa
l'amareggiamento era passato, per il momento almeno, e che  era  di nuovo ansiosa di avermi al castello, cosí anche a me ne
li facevamo a scuola durante la ricreazione. Ippolita  era  mia compagna di classe, ma solo da quell'anno, prima aveva
sovente con un signore alto e diritto come un bastone, che  era  poi quel suo zio Ottavio. Ecco perché mi conosceva anche
abbia due spanne di terra al sole. Il signor Cipriano  era  un antico fabbricatore di cioccolatte, il quale, avanzate
dunque comperato quella casa a mezzo prezzo; ma poich'  era  assai taccagno, e aveva spesa sempre la sua lira per venti
all' ultimo de' sessant' anni, a cui toccava allora, egli  era  stato schivo sempre d'ogni molestia e d'ogni cura; e se non
a tutti. Appunto alcuni giorni prima, la signora Barbara s'  era  raccomandata alla Giuditta (da un pezzo si conoscevano) ché
il cielo che le avesse conceduto quel ricovero. Ell'  era  così docile e buona, che la signora Barbara prese a volerle
per cose da nulla, sarebbe per essa ito nel fuoco. L'avaro  era  il solo che più di frequente brontolasse di coteste novità;
da cristiano; ma la ragione che lo faceva star più cheto,  era  che non gli toccasse di far vedere la luce a un soldo di
più vicina. L' inverno si rabbruscava sempre più; il cielo  era  quasi sempre rannuvolato, piovoso, e le prime nevi avevano
Sbrigate le faccende di casa, tutta la gioia di Maria  era  di potersi ritirare nel silenzio della sua camera. E
di pensiero in pensiero, il cuore la rapiva.... Essa non  era  più là, era con sua madre e con la vecchia Marta, era con
in pensiero, il cuore la rapiva.... Essa non era più là,  era  con sua madre e con la vecchia Marta, era con suo
non era più là, era con sua madre e con la vecchia Marta,  era  con suo fratello.... e con un altro. E dimenticava tutto,
solamente d' una appassionata canzoncina, che un giorno  era  tanto piaciuta all'amico suo: ROSA.
Niente di spettacoloso: due baffetti neri neri, ma piccoli.  Era  la signorina Elide Ricciarelli, una del paese, che veniva
Ippolita. Magari proprio una barbarie no, però una barba lo  era  di certo. Quasi quasi mi veniva da darle ragione; anch'io
è stata una promozione stentata, - (e in quanto a questo  era  vero, Ippolita, che da privatista aveva fatto faville,
che devo prepararmi per fare meglio un altr'anno - . Poi  era  lei che si meravigliava: - Perché, a casa tua non li fate i
per dar ragione ai suoi zii, ma bisogna dire che quando poi  era  libera dai compiti, certe volte sembrava che si annoiasse,
fossero la cosa piú interessante di questo mondo. Non  era  la prima volta che mi accorgevo che me la invidiava: la
della lettera. Come stavo dicendo all'inizio, la lettera  era  arrivata proprio la prima mattina del mio soggiorno al
se si conta il giorno dell'arrivo), mentre Ippolita  era  a lezione con la signorina Ricciarelli. Io mi ero messa in
non so che regole di latino che Ippolita doveva ripassare.  Era  una tipa cosí, se non ripeteva le cose almeno venti volte
tipa cosí, se non ripeteva le cose almeno venti volte non  era  contenta. Rimaste sole noi due domandai: - Di chi è la
Lei mi guardò con l'occhio freddo che in certi momenti  era  la sua specialità. - Impossibile, - fa, secca secca. - Non
Loro stanno all'estero. Già: non ci avevo pensato. Se  era  cosí, la cosa prendeva tutt'un altro aspetto, molto ma
grave malattia. A quei tempi il divorzio, quando non  era  un'americanata da ridere, pareva una roba dell'altro mondo,
figlia perché tiene caro un ritratto della propria madre?  Era  un ingrandimento di fotografia, di quelli belli grandi, in
un occhio, come andava di moda. L'occhio che si vedeva bene  era  scuro, lucente e un po' misterioso. - E molto bella, -
mi passò per la mente che forse la mia mamma invece non  era  affatto bella e magari nemmeno elegante, anche se l'ultimo
e magari nemmeno elegante, anche se l'ultimo vestito che si  era  fatto, quello con le rose nere e gialle, a me sembrava una
aveva molti ammiratori? Ma Ippolita a quella mia domanda  era  diventata un galletto. - Macché male! Non dire
da meravigliarsi allora che non li potesse soffrire. Certo  era  per questo che teneva nascosto il ritratto di sua madre:
un po' alla stessa maniera, anche se è piú giovane. Non  era  fatto per capire la mamma; non c'era proprio niente da
non c'è da raccontare altro. Nei giorni successivi, ora che  era  rotto il ghiaccio, tornò ogni tanto a parlarmi in
confidenza dei suoi, soprattutto per dire male degli zii.  Era  sicura che in parte fossero stati loro a metter su suo
poi niente antipatici. Lui anzi, il conte, a parlarci  era  persino divertente. E la contessa era molto gentile, mi
il conte, a parlarci era persino divertente. E la contessa  era  molto gentile, mi chiamava sempre cava, cara cioè. È vero
cantava, ma la voce della giovinetta  era  malinconica e lenta: il suo canto mori sull' acque del
gentile sorella si fece essa pure a cantare. La voce di lei  era  limpida, gioiosa e acuta; e mentre gli accenti che
cuori delle nostre donne, avvertendole che il buon momento  era  venuto. Lo stesso vecchio servitore attraversò la galleria,
alcuni passi, e modestamente sollevò gli occhi. La marchesa  era  seduta sur un canapè ricoperto di un drappo di seta gialla,
tutto il gabinetto e il rimanente della suppellettile  era  pure tappezzato di stoffa gialla, a grandi screzii e
sur un sgabelletto di cannucce. Sul tavolino a lei dinanzi,  era  un monticello di libri co' dossi e fogli dorati, volumi
ne risciacquava il fondo coll'acqua cedrata: egli  era  in abito talare, seconde suo costume per le visite della
costume per le visite della mattina; delle quali la prima  era  appunto per la buona cioccolata della marchesa Due lunghe,
» « Bisogna compatirla » mormorò il signor canonico: «  era  usa a star bene, e m' han detto che passò qualche tempo in
casa forestiera » « È stata la sorte.... un caso.... io  era  la compagna delle damigelle di quel signore; avevo passati
continuava la marchesa il suo interrogatorio. «  Era  vicecurato in un piccolo paese, a***. » « Come?... come?...
apriva nel cuore di Maria una ferita. Una maledizione le  era  dunque caduta sui capo, una maledizione terribile,
faceva altrui delitto la pietà verso l'infelice orfanella?  Era  l' infamia che pesava sopra il nome di suo fratello, sopra
in quella difficile prova. S'avanzò con sommessione, com'  era  venuta, verso la sdegnata marchesa; timida arrischiò un
sei mesi nella povertà e nel lavoro, paziente e tranquilla.  Era  come fosse già morta per tutti; nessuno che domandasse il
da quel gran trambusto avuto in poco tempo, ché non s'  era  figurato mai potesse succeder tanto al mondo a una donna.
mai potesse succeder tanto al mondo a una donna. Maria però  era  venuta più d'una volta a visitarla, perché già non avrebbe
mai il più piccolo bene a lei fatto; e poi, quel luogo  era  stato l'ultimo asilo della madre sua, innanzi che
sua, innanzi che l'avessero portata via, all'ospedale;  era  là, che il suo Carlo l'aveva condotta in un giorno di
Carlo l'aveva condotta in un giorno di fatale disinganno;  era  là, che essa l'aveva veduto l'ultima volta. L'onesta
Maria aveva passato que' sei mesi. E nel giorno de' morti,  era  venuta su la fossa della madre, fra i poveri e i buoni, a
un gigante che si chiamava Gigante Zucca. Questo Gigante  era  assai cattivo; derubava la gente, faceva paura quando
c'era, un contadino col suo figlioletto. Il raccolto  era  scarso, il campo squallido, e i due poveretti molto tristi:
giorno a tornare al campo e solo quando vide che il Gigante  era  ancora là disteso e che qualche uccellino gli volava
gli volava intorno tranquillo, osò avvicinarsi. Il Gigante  era  proprio morto. Ma per sicurezza il contadino gli taglio' la
la testa e fece per portarla in un altro campo. Però  era  tanto pesante che gli cadde di braccio e andò in tanti
dovettero andare al mercato a vendere la capretta che  era  loro rimasta. Vanno e il loro figlioletto resta solo. Che
corre in casa e la taglia per metà. Che testa buffa! Fuori  era  verde e dentro era di un bel color giallo oro, con tanti
taglia per metà. Che testa buffa! Fuori era verde e dentro  era  di un bel color giallo oro, con tanti semini più chiari. Il
i tre contadini, padre, madre e bambino. La giornata  era  calda, il figlio del Re assetato, e mai nessun altro frutto
sì nè no. Menò il lupo a casa di un contadino. La massaia  era  uscita e in cucina sugli alari bolliva una caldaia di riso.
NEL POZZO Un'altra volta, il lupo s'imbattè nella volpe ed  era  ancora così arrabbiato per l'affare del riso, che, senza
- Vieni con me. La volpe menò il lupo in un orto, dove  era  un pozzo con due secchie pendenti dalla carrucola. - È lì
gli furono addosso coi bastoni e lo accopparono. Il lupo  era  più forte, ma la volpe fu astuta...