tristezza al vedere l'amico del suo figliuolo. — Posso entrare? — Sì — ragazzo mio! Entrò. — Come sta? — Chi lo sa?! — Male? Non aspettò la risposta; entrò
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entrò nella capanna con aria soddisfatta e Ghereb lo seguì: ultimo venne il cane. — Non sentirò nulla di quanta diranno borbottò stizzito Nemeciech
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guardarlo, poi se n'andò. Infine venne un omettino che entrò, sotto il portone e lo riconobbe: — Sei tu, Giovanni Boka? — gli chiese. — Sono io, signor
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diceva: — La miglior cosa sarebbe che ci mettessimo d'accordo prima. Stabilito quando venite, io entro per ultimo sul campo e lascio aperta la porta
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incanto. In quella calda giornata di marzo le finestre erano già spalancate e sulle ali della fresca brezza primaverile la musica entrò nell'aula scolastica
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guardata bene. E' una vera donna. — Se è una vera donna, può entrare. E andò ad aprire la porticina. La vera donna entrò e si guardò attorno. Era
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Pal scricchiolò e Nemeciech entrò. Cavò dalla tasca un gran pezzo di pane, si guardò attorno, e visto che non c'era ancora nessuno, si mise a
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. Ghereb era davanti a lui. — Tu? — gli chiese il nuovo venuto. Boka non seppe che cosa rispondere. Ghereb entrò adagio e chiuse la porta dietro di sè. Boka
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