Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

VODIM

Risultati per: ella

Numero di risultati: 717 in 15 pagine

  • Pagina 1 di 15
la innocenza, la purezza sopraffatta ma non vinta di lui.  Ella  aveva avvertito gli ostacoli che le condizioni, i
mondo, gli anatemi della religione metteva fra loro due:  ella  s'era tolto il compito di spezzarli da sola; di sfidare
s'era tolto il compito di spezzarli da sola; di sfidare  ella  sola il biasimo, le convenzioni, di commettere da sola il
c'era: - insomma poichè l'amore doveva costare una colpa -  ella  volle prendere su sè stessa la colpa - dargli l'amore, -
sue ginocchia e passavano delle ore in silenzio, oppure  ella  narrava del teatro, gli raccontava le favole da lei
che era stata la sorgente del suo primo successo a Venezia.  Ella  si godeva di ripeterne le scene gentili: di fingersi Silvia
il costume in cui aveva sostenuta la parte della ninfa -  ella  lo teneva sempre come ricordo - lo recò alla Carbonaia
quando Luigi venne a sedersi sotto le querele centenarie,  ella  sfilò in mezzo alle macchie, e gli si presentò in quella
non erasi mai seduta alla mensa del presbiterio.  Ella  evitava con cura di lasciarsi trovare in giardino: temeva i
dapprima parve volesse cansarmi, - ma poi mi venne incontro  ella  stessa e mi accompagnò per un buon tratto. Le chiesi della
amica mia, sclamai con accento di dolore e di sorpresa.  Ella  capì, diventò smorta come fosse di cera e mormorò: - Lo
sgomentai e per un pezzo non seppi trovar parola. Ma quando  ella  mi porse la mano per congedarsi le dissi con tutto il calor
del sobborgo qui di Zugliano e vi ritrovai Rosilde.  Ella  s'era posta nelle mani di un'empirica per troncare le
le conseguenze del suo fallo. La rampognai vivamente.  Ella  per un po' stette chiusa, negò, ma le vedevo la triste
di non tradirla, di rispettare la pace dell'uomo per cui  ella  stava morendo. - Egli non sa nulla, mi disse torcendosi le
nè altri non saprà mai nulla. La guardavo sorpreso. -  Ella  mi afferrò le mani e mi guardò supplichevole in modo ch'io
ansante e pianse lungamente, angosciosamente. Mi alzai.  Ella  si riscosse, e mi pregò di rimanere. - Debbo dirvi,
stato, voi non dovete sospettare che di me ..... Allora  ella  mi narrò le deplorevoli vicende che erano seguite dopo il
colloquio sulla strada del Fontanile. Già da alcuni giorni  ella  aveva avuto presentimento della disgrazia. Le mie parole le
certezza, aveva subito pensato: - che si dirà di lui?  Ella  non si inquietava di sè, della sua vita, della sua salute,
sua salute, ma della riputazione di lui - povera martire!  Ella  che aveva voluto dargli la gioia, si trovava repentinamente
probabilità di nuocergli. Questo pensiero la disperava.  Ella  fargli del male? ella rovinarlo? - lo vide colpito dalle
Questo pensiero la disperava. Ella fargli del male?  ella  rovinarlo? - lo vide colpito dalle dicerie dei malevoli,
sparire colle prove che accusavano il suo Don Luigi. -  Ella  non arretrò: - ebbene, disse colla calma della
lavandaia che aveva conosciuto quando stava qui con noi.  Ella  era risoluta di morire - ma non poteva andare lontano,
eppoi temette che il suicidio non facesse rumore, e questo  ella  non voleva per niun conto. Così si apprese al mezzo che mi
che si sarebbe potuto riparar tutto, evitare i sospetti.  Ella  non vi pensava; ma mi ringraziava e mi scongiurava: -
se doveva rimproverarla o benedirla. Era una cosa enorme.  Ella  aveva trovato sette mesi prima, mentre dimorava dalla
tratto. Per sopprimere i sospetti sul fatto di Don Luigi,  ella  meditava di uccidere sè stessa; ora aveva trovato un mezzo
indotta nell'inganno dalla finta dissolutezza. Per questo  ella  aveva quasi ostentata la sua relazione col De Boni. Chi può
scusa alla sua frode, a darle un acre sapore di vendetta.  Ella  persistette sino alla fine, fino alla morte ... Era
quest'insperata avventura, le rispondeva qualche volta ed  ella  conservava le lettere. S'era informata e sapeva che
ciò che avrebbe avuto a soffrir dal De Boni a cui  ella  lo imponeva. Strano! ella non aveva mai pensato al frutto
avuto a soffrir dal De Boni a cui ella lo imponeva. Strano!  ella  non aveva mai pensato al frutto delle sue viscere! Fu tocca
ha sentito? Chi mai realizzò un alto sogno di amore come  ella  volle e fece? Chi mai raggiunse uno scopo più lontano, più
Dove non giunse il suo desiderio di carità e dove non mise  ella  la testimonianza del suo desiderio soddisfatto? Che cosa
la testimonianza del suo desiderio soddisfatto? Che cosa  ella  non invocò sui poveri, sugli afflitti, sui derelitti e qual
ringagliardire l'affievolita mia fede cristiana: poichè  ella  era una cristiana perfetta, umile senza cecità, tenera
Teresa Ravaschieri si riempirono di sogno e come in sogno,  ella  mi disse: senti, io son certa che se avessi avuto la
vero, poichè la sua anima ardente era apostolica, poichè  ella  amava diffondere la sua fiamma vivida, e generatrice di
vivida, e generatrice di vita dello spirito! Quante volte  ella  mi ha chiamata a sè per comunicarmi una sua idea schietta,
meschine sempre sgomentandomi delle complicazioni, in cui  ella  comprometteva la sua salute, la sua pace, il suo tempo.
comprometteva la sua salute, la sua pace, il suo tempo.  Ella  crollava il capo: sorrideva: riconciliava il suo discorso,
emanava da lei, ognuno di noi sarebbe con lei partito, dove  ella  volesse, con lei, ove ferveva il più crudele morbo, ove
degli infelici, degli infermi, degli abbandonati, cui  ella  provvide di dignitosa elemosina, di ricovero, di sanità
di sanità recuperata, di cure materne, la folla, a cui  ella  dette il suo amore e la sua fortuna, il suo tempo e la sua
la sua fortuna, il suo tempo e la sua anima, la folla a cui  ella  dette sè stessa, in un lungo ed entusiasta olocausto, è
più giusto domandare a Lei, dal suo eterno riposo che  ella  ci preghi pace: assai più giusto che noi, combattuti,
senza più guida nell'esistenza, chiediamo pace a Lei.  Ella  lottò e vinse, nel nome di Dio e nel nome della virtù
che raccoglie tutta l'umanità. Assai prima di morire,  ella  era in pace. Ella aveva detto a Dio le parole estreme,
tutta l'umanità. Assai prima di morire, ella era in pace.  Ella  aveva detto a Dio le parole estreme, assai prima di morire:
per la forza della preghiera, e della bontà. Preghiamo che  Ella  continui! Napoli, autunno 1904
Perché - visto che le mie recriminazioni erano ingiuste -  ella  non si ribellava, con la parola, col gesto, con lo sguardo
perdonarle neppur dopo morta. E se talvolta penso che forse  ella  mi ha compatito e mi ha perdonato, il profondo rancore
geloso, irragionevolmente geloso; ma non doveva  ella  intendere che la mia gelosia proveniva da eccesso di amore?
piú spietati delle mie gelose irruzioni; e all'idea che  ella  ha potuto sopportare rassegnatamente le torture che le ho
essere consolato. La mia sciagura è ormai irreparabile.  Ella  ha voluto andar via, senza darmi la sodisfazione di una
in questa desolata disperazione di riceverla, un giorno!  Ella  ha voluto vendicarsi in questo modo, e non poteva trovarne
Una nebbia mi circonda!" in quegli ultimi momenti almeno  ella  avrebbe dovuto dirmi una parola rivelatrice, una sola
rivelasse il segreto del suo cuore, del suo spirito. Ella!  Ella  che, prima, quando l'amavo e non ero ancora geloso, mi
la divoratrice passione che cominciava ad invasarmi,  ella  mi apparve un'altra tutt'a un tratto. Il suo cuore si
non mi spauriva l'idea di commettere anche un delitto! No,  ella  non ha avuto nessuna pietà di me! Se ne avesse avuta, si
gli occhi di infocate lagrime di rabbia? "Ella mi sfugge!  Ella  mi sfugge! Ella se ne va senza dirmi il suo segreto!" Ed è
lagrime di rabbia? "Ella mi sfugge! Ella mi sfugge!  Ella  se ne va senza dirmi il suo segreto!" Ed è stato cosí!
oggi un telegramma pregandoli di anticipare il ritorno.  Ella  va dicendo a tutti che, se seguita a rimaner sola con me,
e fra le bimbe e i bimbi, allora svezzati o grandicelli,  ella  ne sceglie uno con cui ha più simpatizzato, e, fatta la
piccola figlia della Madonna . Questa creaturina, non sua,  ella  l'ama come se l'avesse messa al mondo; ella soffre di
non sua, ella l'ama come se l'avesse messa al mondo;  ella  soffre di vederla soffrire, per malattia o per miseria,
madre ha cinque figli. Il più piccolo ammala gravemente,  ella  si vota alla Madonna, perchè suo figlio guarisca; ella
ella si vota alla Madonna, perchè suo figlio guarisca;  ella  adotterà una creatura trovatella. Il figlio muore; ma la
sorvegliano perchè non s'innamori di qualche scapestrato,  ella  si marita e piange dirottamente, quando parte dalla casa e
il tono di voce sommessa, umile, riconoscente, con cui  ella  dice, riprendendosi in collo il bambino : o Signore t'o
gli stivaletti, e lavorava in casa, cioè nella strada.  Ella  metteva i due bimbi, il suo e quello della sua amica, nello
fosse più necessario il brodo che i maccheroni: in realtà  ella  dava la sua minestra, ogni giorno, ai due bimbi della
loro un grosso piatto, anzichè tre cucchiaiate di brodo:  ella  rimaneva senza. Alla sera, quando vanno via, tutte le serve
mangiano o che vendono qualche cosa da mangiare, senza che  ella  mostri nessun desiderio, gliene fanno parte, la obbligano a
erano stati cotti i maccheroni, un'acqua biancastra che  ella  rovesciava su quei tozzi di pane, che si facevano molli e
mattina, quattro dita di olio di fegato di merluzzo, che  ella  doveva andare a prendere, lassù. Ella capitava ogni
di merluzzo, che ella doveva andare a prendere, lassù.  Ella  capitava ogni mattina, col suo bicchiere, sino a che fu
le dissero che non le avrebbero più data la medicina.  Ella  si confuse, impallidì, pianse, pregò la monaca che per
quell'olio - e infine fu saputo che di quell'olio,  ella  si privava per darlo in elemosina a una povera donna - la
sugli scalini e partorì nella strada. Il tumulto fu grande:  ella  taceva, ma per pietà, per commozione, molte altre donne
Ma allora le parti s'invertirono, Lelio diventò freddo,  ella  si fece più amorosa; pareva che finalmente avesse trovato
dinanzi al loro calesse. Al momento di scambiare i saluti  ella  poté sussurrargli: - Venite stasera. Lelio la guardò fisso.
una tenda bianca raddoppiata da un cortinaggio di seta,  ella  fingendo di affacciarsi alla strada osò di buttargli le
con una mano quanto più poté di carne sotto il busto.  Ella  si allontanò tutta ilare per andarsi a poggiare dietro la
Ha il sette bello, sai. - Vuoi dunque rovinarmi in tutto? -  Ella  cercò maliziosamente gli occhi di Lelio, che rimase
il nome di molti altri suoi amanti, ai quali naturalmente  ella  doveva aver prodigate le medesime scene. Se talora vinto
promiscuità col marito e cogli altri lo riagghiacciava.  Ella  ne restava impermalita. Una volta, ed era il terzo
appuntamento sempre nel suo magnifico salottino lilla,  ella  glielo chiese: - Tu non mi credi. - Di che fede vuoi tu
fare; tutto il suo spirito era teso nell'analizzarla;  ella  ne provava una pena strana, che non avrebbe saputo nemmeno
principessa? - Fors'anche. Lelio s'alzò per andarsene, ma  ella  non lo credette. Infatti tardava a trovare il cappello ed i
Infatti tardava a trovare il cappello ed i guanti:  ella  lo seguiva cogli occhi dilatati, si era rapidamente con una
vedere sino a mezzo la gamba. Lelio salutò sull'uscio.  Ella  attese ancora qualche secondo, poi gli corse dietro, lo
indietro. Quando si furono daccapo seduti sul divano,  ella  tacque: voleva che parlasse lui per il primo. - Che cosa
la lasciava baciandola sui capelli come una bambina,  ella  tornò a chiedere: - Mi ami? - Tu no. - Niente, niente? -
tornò a chiedere: - Mi ami? - Tu no. - Niente, niente? -  ella  ripeté biascicando le parole. - Nemmeno come un vestito. -
ti proverò, che io per te non valgo neppure un vestito.  Ella  cessò di sorridere. - Ma fai davvero? - Poiché lo esigi.
al bisogno di quella donna di una lubricità così originale.  Ella  invece voleva domarlo, come fanno le donne cogli uomini,
entrambi si accordava come in una suonata a quattro mani.  Ella  una mattina andò a trovarlo: Lelio, umiliato da tale visita
dovette cedere subito alla gaiezza, colla quale  ella  saltellava volendo tutto vedere e frugando invece abilmente
cameretta nella quale aveva tante volte sognato di lei.  Ella  vi rimase più d'un'ora. - Verresti qui una notte con me? -
- Verresti qui una notte con me? - Nel tuo letto! -  ella  esclamò rispondendo al suo guardo con una smorfia di
dama, e se ne offese. Rimasero entrambi impacciati, poi  ella  se ne andò nullameno sorridendo. Ma sulle dieci della sera
Invece l'indomani appena entrato nel suo gabinetto  ella  gli disse che andava a Parigi col principe Giulio. - Vieni
- Hai freddo stamane: che ti faccia accendere il fuoco? -  ella  si volse gaiamente. - Allora io parto oggi stesso - egli
dentro alle carni, e si mosse per fuggire. - Lelio! -  ella  lo richiamò dal divano sul quale era caduta: - qui, in
fiducia della quale  ella  mi onora è veramente grande e lasci parlare una volta la
e perdonandomi la vivacità di certe mie argomentazioni,  ella  si degna ricorrere ancora a me per farmi una domanda e
io potrei anche avere, in fondo in fondo, ragione. Ma  ella  dice – e la ragione è questa volta con lei! – che se pure
di rispondere meno laconicamente alla sua domanda; ed  ella  si disponga anzi a temere che la risposta mia sia per
non erano forti e prepotenti. Quando incontra quest’uomo,  ella  comprende che il suo sentimento d’ora è invincibile; e
per sempre. La loro gioia è l’invidia del mondo. Crede  ella  che sarebbe maggiore se entrambi fossero stati del tutto
i modi, appunto per ciò possono ora dire di amar veramente.  Ella  non è gelosa delle donne che lo sposo suo in altri tempi
fa oggetto d’un pensiero, accorda loro la sua pietà, perché  ella  è buona, sovranamente; ma, nonostante la bontà sua – io le
di tutto sé stesso – Egli non è geloso degli uomini che  ella  altra volta pensò; egli dice: – A me, a me solamente questa
A questa vita egli inizia, accortamente, la sposa; e come  ella  gli ha rivelato cose ignorate ed ha fatto di lui un uomo
gli occhi dell’altro. Ecco quale sarebbe l’amor supremo.  Ella  vede bene, mia cara amica, che io non ho imaginato un
io andai in casa del mio amico Hans Ruthe. Costui è, come  ella  sa, Don Giovanni redivivo. Sui mobili del suo salotto vidi
tenga sotto gli occhi il solo ritratto di lei bisogna che  ella  gli abbia lasciato i ricordi migliori –. E poiché, per
amai, che forse m’avrebbe amato ma che non m’amò… – Ecco,  ella  dirà, una risposta "delle mie", cioè una risposta che non
che arrivate e andate via, per puro caso, proprio quando  ella  mi lascia o sta per venire! Adesso spero che la finirete;
stupore: "Dica piuttosto che ha promesso a me stesso!…", ma  ella  insisté: "Nossignore, ho promesso a lei"; e con
fede più pura. Questo è stato il mio più degno amore -.  Ella  dirà: "Se non è zuppa, è pan bagnato!". Infatti la passione
Io conobbi questa donna da bambino, quando avevo otto anni.  Ella  ne aveva il doppio di me. Bella, bella, tanto bella che non
Un giorno, salutandoci, ci baciammo in viso. Il domani  ella  mi disse, senza che altri potesse udire: "Come fu dolce il
mio pensiero, indelebilmente. Cresciuto di qualche anno,  ella  soleva prendere il mio braccio e passeggiare con me "come
perché potessi pensare a sposarla: quando ebbi sedici anni  ella  ne aveva ventiquattro. Ella mi aveva detto un giorno: "Ti
quando ebbi sedici anni ella ne aveva ventiquattro.  Ella  mi aveva detto un giorno: "Ti aspetterò". Neppure allora io
Neppure allora io avevo risposto nulla; ero bambino ancora,  ella  si divertiva a giocare all’amore con un bambino. A
m’hai tradito, sei d’un altro, te ne sei andata lontano…".  Ella  mi guardò con gli occhi lacrimosi e stupiti. "D’un altro?
e i suoi atti d’amore mi inebriarono come non mai. Ora  ella  è morta; intendete: ella è putrefatta sotterra, è ridotta
mi inebriarono come non mai. Ora ella è morta; intendete:  ella  è putrefatta sotterra, è ridotta uno scheletro fra quattro
uno scheletro fra quattro assi marcite; e quantunque  ella  sia morta, pure ella continua ad apparirmi, a quando a
fra quattro assi marcite; e quantunque ella sia morta, pure  ella  continua ad apparirmi, a quando a quando, e a deliziarmi; e
nella memoria, vivificato dal sogno…– Siamo sempre lì:  ella  dice che questi non sono amori nel vero senso della parola.
dice che questi non sono amori nel vero senso della parola.  Ella  vuole che io parli di gente che abbia amato di creature di
imbarazzo è troppo grande, perché tutti gli amori dei quali  ella  vorrebbe ch’io ragionassi lasciano tante amarezze che
stessi nella troppo rapida fase dell’amore felice. Non se  ella  del resto che questo è il voto istintivo d’ogni coppia
E se pur vogliamo lasciar da parte la morte, vuole  ella  sapere quali sono gli amori migliori, quelli dei quali
des Fayolles dovè lasciare per sempre Roberto Berni –  ella  forse rammenta ancora queste antiche storie – i ricordi di
le risposte che le ho date finora non la contentano, se  ella  vuole l’esempio d’un amore che sia sommamente raro e
della scrittrice, ed anche della sua bellezza – ecco che  ella  ha indovinato chi è – lo scultore s’era messo a pensare a
faceva tremare i loro polsi. Egli le disse: – Vieni? – Ed  ella  rispose:– Andiamo –. Uscirono; non seppero, non rammentano
una coppa in cui avevo versato dell'acqua. Bagna le labbra.  Ella  accostò la tazza alla bocca; io bevvi ciò che rimase. In
continuare? - Che pensi? - le domandai con impazienza.....  Ella  fece un gesto, perduta; in quell'attimo era mia, io le
dissi stringendomela al petto con veemenza morirò di gioia.  Ella  sorrise un poco e si sciolse dall'abbraccio. - Continua,
A un tratto, vi sovverrete di quel giorno che un giorno  ella  vi disse: "Se morrò prima di te, vestimi di bianco, coi
disciolti; non voglio che i becchini mi tocchino…". Allora  ella  rabbrividiva da capo a piedi, a quest’idea; adesso non ha
dei suoi capelli, e di repente vi ricorderete di quella che  ella  stessa recise, che vi diede un giorno, il giorno delle
sentito opprimervi il petto pensando all’oppressione che  ella  soffrirà sotterra; non avete visto cadere la terra sulla
Voi non avete provato cosa vuol dire sognare che  ella  è ancora accanto a voi, e risvegliarvi pensando alla vostra
per sempre". Chi è che distrugge il senso di queste parole?  Ella  stessa!… Ella t’ha detto che t’ama, e un bel giorno ti
è che distrugge il senso di queste parole? Ella stessa!…  Ella  t’ha detto che t’ama, e un bel giorno ti dice: "Non t’amo
"Non t’amo più!". Bada ancora: al tempo dell’amore felice,  ella  ti ripeteva, malinconicamente: "Sarai tu quello che mi
né potevi darle una prova del suo inganno. Adesso, quando  ella  ti ha detto che non t’ama più, quando t’ha fatto
di me… Che cosa t’ho fatto? quali colpe ho commesse?…".  Ella  tace. Tu ti batti la fronte e riprendi: "Sì, ho una colpa…
Io sento in questo momento che non t’ho mai amata tanto…".  Ella  scuote il capo, ti oppone fredde ragioni, ti addebita colpe
fredde ragioni, ti addebita colpe insignificanti di cui  ella  stessa non è immune. Tu non le rimproveri le sue; le prendi
la guardi negli occhi, la chiami col dolce nome antico.  Ella  s’irrigidisce, ti respinge, evita il tuo sguardo; allora
il tuo sguardo; allora una luce si fa nel tuo spirito:  ella  ama un altro. E la terra ti manca sotto i piedi. Quella
Glie lo chiedi, con voce strozzata, gemendo ed urlando, ed  ella  protesta freddamente, risponde che non ha conti da
so ancora tante parole d’amore che non t’ho mai dette!…".  Ella  si scuote, ti blandisce, ti prega di non farle male, ti
in silenzio, riprendi a piangere, la piangi come morta; ma  ella  non è morta per gli altri; è morta per te. Tu la scorgi,
a piangerle vicino, di toccarla, di contemplarla. Se  ella  fosse morta, se la terra la ricoprisse, un pacificamento
i suoi momenti buoni, a tutte le prove di tenerezza che  ella  ti diede; vorresti rammentargliele, vorresti gettarti
ai suoi piedi, fare appello alla sua pietà. Tu pensi: "Se  ella  dice di sì, che tripudio scoppierà nell’anima mia! Questa
dopo essere stato sul punto d’impazzir di dolore!…". Ed  ella  ti risponde: "No!…". Accusa la morte, adesso!… Per la
le mandate qualcosa del vostro pensiero, del vostro cuore.  Ella  impara a memoria le vostre lettere, ve ne ripete dei
che da tutti i vostri atti, da tutta la vostra vita,  ella  dev’essere assicurata della saldezza del vostro affetto.
dev’essere assicurata della saldezza del vostro affetto.  Ella  non pensa così; si lagna del vostro raffreddamento, fa
che voi, dal canto vostro, non avete difetti di sorta;  ella  non può, non deve trovarne in voi. Un bel giorno, una sua
in voi. Un bel giorno, una sua parola, l’accento col quale  ella  la pronunzia, vi aprono gli occhi; ella ha scoperto i
l’accento col quale ella la pronunzia, vi aprono gli occhi;  ella  ha scoperto i vostri difetti secreti, le vostre debolezze
abbandonato, è sempre vicina a voi; ma sapete che avviene?  Ella  non è più la stessa che conosceste un giorno. L’assiduità
accade in lei, ma nessuno di voi ha il coraggio di dirlo.  Ella  vi domanda di ripeterle le parole innamorate che le
intorno Napoli, favoriti della borghesia. Troppe nubi  ella  vedeva aggravarsi sulla sua pace familiare, simile al cielo
sua pace familiare, simile al cielo napoletano, perché  ella  avesse il coraggio di allontanarsi da Napoli e dalla
coi figli, senza curarsi del commercio, era tramontata: ed  ella  lasciava l'appartamento del palazzo Rossi che era la sua
dolce e l'altro, nelle scatole che si mandano in provincia.  Ella  si rendeva utile, Agnesina, senza far rumore, senza dar
di percalla, con il gran cappello di paglia sul capo,  ella  sorrideva alla madre, come se già fosse grande, e
non potendo raccogliersi nei suoi pensieri, un sol momento!  Ella  aveva assunto quell'obbligo di tenere la vendita, in
molla dell'ingranaggio commerciale le sfuggiva, e mentre  ella  era gelosa calcolatrice anche del guadagno di due soldi,
del fior di farina, del caffè, dei liquori, in cui  ella  non poteva entrare e da cui Cesarino l'aveva tenuta sempre
paga settimanale da dare agli operai della sua pasticceria,  ella  levava le sopracciglia, in una sorpresa dolorosa,
chiuder bottega. - No, per carità! - gridava lui. Ahi, che  ella  aveva capito, finalmente, la sua disgrazia! Tre o quattro
pesi, non potevano aspettare tanto tempo il loro denaro.  Ella  aveva scoperto questo, con una viva, segreta angoscia: e
realmente e vividamente appassionato per sua moglie, che  ella  si era rassicurata. No, non era questo. Aveva stentato
di casa Fragalà. Invano prosperava la bottega, invano  ella  faceva prodigi di economie, il denaro spariva, spariva,
prodigi di economie, il denaro spariva, spariva, sentendo  ella  il vuoto sotto la solidità apparente della loro casa
e amorosamente tutta la vita quotidiana di suo marito,  ella  aveva finito per capire. Anzi tutto Cesare Fragalà era
il quel minuto, fra l'abbagliamento che l'acciecava, forse  ella  pensò, che quella era l'aberrazione di una settimana sola.
non osando neppure contrastargliene il pascolo. Ancora  ella  pazientava, rifuggendo dall'idea di avere una grande
con suo marito per rimproverargli il suo vizio: ancora  ella  sperava, che questa sarebbe stata una fiamma passeggiera.
alla lontana, cercando di non farsi vedere da lei: ma  ella  lo indovinava, come la donna innamorata indovina la
come la donna innamorata indovina la presenza della rivale,  ella  sentiva la malaugurata presenza di quell'ignobile
e sporco, e sempre succhiatore di denari, da tutti, più  ella  sentiva che la passione di suo marito non era il capriccio
un'aria grave, spesso il capo le si abbassava sul petto, ed  ella  pensava, come se l'anima si concentrasse nel più difficile
come il dolore, la buona fortuna come la mala sorte. Ah  ella  era decisa, oramai, a parlare: era decisa a interrogare il
- Sei in collera? - chiese Cesare, umilmente. - No, -  ella  rispose, con una intonazione strana. - Perché avevo bisogno
Parascandolo, - disse lui, frettolosamente, ansiosamente.  Ella  tacque, aveva abbassato il capo e guardava la sua bimba che
a cui si protesta una cambiale, deve morire. - È vero, -  ella  disse, piegando il capo. - Forse… - egli soggiunse, dopo
Pallida, con le labbra stirate da un moto nervoso che  ella  faceva per reprimere i singulti, addossata alla spalliera
tu non sai, non sai, ma noi siamo rovinati… - Lo so, -  ella  disse, pian piano, guardando il roseo volto della piccolina
il capo, energicamente. - Non vi è rimedio, dunque? -  ella  disse, con la sua voce ferma di donna buona e amorosa. -
le parole del suo incurabile errore. Quello che  ella  aveva inteso, nell'angoscia sgorgante dall'imo cuore di suo
sgorgante dall'imo cuore di suo marito, quello che  ella  aveva intravveduto, quello spettacolo doloroso e imponente,
sua anima generosa ogni personale risentimento era sparito.  Ella  non provava che un infinito desiderio di abnegazione, che
della salvazione. Ma, subitamente, col zittìo delle labbra,  ella  gli impose di tacere. Agnesina, la bambinella, si era
la bambinella, si era svegliata così, dolcemente, come  ella  soleva, senza piangere e senza gridare; seduta saviamente
baciare lungamente la sua creatura, quasi che in quel bacio  ella  ricevesse forza e ricambiasse affetto. La piccina guardava,
in braccio la fanciulletta, come faceva ogni sera, quando  ella  si addormentava in bottega: le mise il cappuccetto di lana
il Pater noster, più forte, alla fine, levando gli occhi,  ella  disse: - Non c'indurre in tentazione… E lui, ripetette,
lasciarla entrare nello stanzone, seguendola sino a tavola.  Ella  si sedette a una rozza seggiola, dopo aver dato un'occhiata
sono allontanati dieci passi, io non ci entro più, capite?  Ella  rimase in silenzio, pensosa. Una macchia di vino era sulla
- No, no, no. - Venite con me. - disse lui, risolutamente.  Ella  si mise dietro all'oste, che uscì dallo stanzone terreno, e
miei avventori… - Sissignore, non scendo, non dubitate, -  ella  mormorò, socchiudendo gli occhi quasi che vedesse innanzi a
un paio di sedie sgangherate e uno sgabello di legno, ma  ella  non pensò a sedersi, troppo le premeva fare la guardia alla
amici, all'osteria di Babbasone, 'aveva ingannata, o forse  ella  aveva inteso male le spiegazioni datele: Farfariello i suoi
altro posto, e tutto accadeva lontano da lei, senza che  ella  potesse opporvisi; forse, a quell'ora, era già accaduto;
opporvisi; forse, a quell'ora, era già accaduto; ogni tanto  ella  volgeva gli occhi disperati al cielo, chiedendo che questo
scioltezza pacifica non l'affidavano. Fra le altre cose,  ella  vedeva gli atti della conversazione, ma non udiva le
che ad intervalli: ogni volontà, in lei, era vinta.  Ella  restava appoggiata, con la fronte al vetro impolverato
si approssimava, Carmela sentiva vacillare la sua ragione,  ella  vedeva salire e crescere nell'anima sua un solo desiderio,
seccatissimo di lei, la fuggiva così ostinatamente, che  ella  arrivava nei posti ove egli era stato, sempre dieci minuti
che le riferivano le parole di Raffaele. Ma da un mese  ella  non lo aveva visto: e se aveva saputo che in quel giorno,
guardandola negli occhi, con una intenzione segreta che  ella  dovette indovinare, perché lo lasciò subito e a piedi,
non potette udire e che era: - Salute. Se ne andavano:  ella  ebbe un respiro di sollievo. Ma invece di voltare per i
Carmela li vide girare intorno alla casa, e a uno a uno, -  ella  era corsa all'altra finestra che dava sull'orto
finestra che dava sull'orto dell'osteria e sui campi, -  ella  li vide sparire, dietro una cortina verde di alberi.
col loro passo elastico, uno dietro l'altro. Ah  ella  non potette più durare, sentendo lacerarsi qualche cosa
il paletto che l'oste aveva tirato si schiantò alle scosse,  ella  per poco non precipitò sul pianerottolo, per l'urto. A
serenità silenziosa campestre della sua disperazione,  ella  corse dietro alle due comitive, per la stessa via, voltando
dopo un colpo di rivoltella si udì, seguito da altri.  Ella  si buttò nel campo dove le due schiere dei popolani
dei colpi, a poca distanza. Buttandosi addosso a Raffaele,  ella  urlò disperatamente. - Vattene, - disse lui, cercando di
lugubremente nella campagna. In un intervallo,  ella  scivolò lentamente, per terra, con le braccia aperte, con
facendo una rossa macchia intorno al capo della fanciulla.  Ella  aprì gli occhi e chiese, fiocamente: - Dimmi per chi è
Anch'egli fuggì, lestissimamente, senza voltarsi indietro;  ella  lo seguì con lo sguardo, mentre, sollevata a metà, si
portata, là. Andavano lentamente, per la stessa via per cui  ella  era venuta, mentre ella giaceva, con le gambe battenti ai
per la stessa via per cui ella era venuta, mentre  ella  giaceva, con le gambe battenti ai piuoli, con le braccia
un uomo tarchiato e bruno. - Un poco d'acqua, per bere, -  ella  disse, schiudendo gli occhi lentamente, come se anche le
- Badate che, dopo, vi fo metter dentro! - Non importa, -  ella  disse, chiudendo gli occhi. - Era per voi, eh, che si sono
- E per chi era? - Non lo so: non so niente, -  ella  soggiunse, definitivamente, come se non volesse rispondere
rossetto: era Maddalena, la disgraziata sorella di Carmela.  Ella  giungeva, affannata, con la fisonomia stravolta, con la
sorgente dei numeri e che la metteva alla tortura, perché  ella  ricadesse nelle visioni che il suo turbato cervello di
come se il povero e debole sangue si muovesse più vivido.  Ella  sorrideva, ogni tanto arrovesciando il capo per bere l'aria
ogni tanto arrovesciando il capo per bere l'aria pura;  ella  arrivava a ridere, mostrando i candidi denti e le rosate
carrozza entrava sotto il nero androne del palazzo Rossi,  ella  abbassava il capo, avvilita. - Che hai, che hai? - le
timidi, che nascondono la loro disperazione. Pian piano,  ella  risaliva nella sua nuda e triste casa: sulla soglia aveva
o col viso stravolto delle sue cattive ore di passione. Ed  ella  fremeva, mentre solo quell'aspetto le faceva fuggire il
d'amore, tutta la dolcezza del sole e dell'amore. Quando  ella  era entrata nel grande salone, posando timidamente sopra un
di curiosità, di affanno, cercando sempre, in quanto  ella  vedeva, la corrente mistica della cifra, dei numero. Oramai
perché era fanciulla, fanciulla pura, fanciulla inconscia.  Ella  non sapeva, ma era assistita: on aveva lei veduto lo
d'amore spariva, con la sua luce, con la sua lietezza. ed  ella  aveva intorno quelle ombre soffocanti della nuda casa, con
l'amore, il marchese Cavalcanti arrossiva di collera.  Ella  intendeva: suo padre aveva finito per odiare profondamente
Eppure la signorina si dovrà maritare, un giorno - osservò  ella  timidamente e maternamente, - meglio il dottore, che un
umana, alle purissime altitudini della vita spirituale!  Ella  aveva chinato il capo, senza rispondere, sentendo sempre
il fascino del rispetto con cui la dominava suo padre,  ella  ripeteva ad Antonio Amati la sua parola disperata: -
promesso a Bianca Maria, in quella serata dolorosa in cui  ella  gli aveva confidato tutto il mistero della sua famiglia: e
udì partirne delle voci interrotte, fra l'ira e il lamento:  ella  si avanzò e, sporgendo il capo, vide il padre che,
il volto fra le mani: e, chiusa nella sua stanza,  ella  pregò tutta la notte il Signore, perché l'inconscia eresia
l'inconscia eresia di suo padre non fosse punita. Oramai,  ella  si chiudeva sempre, di notte, per sottrarre il suo riposo
i numeri, nella notte, allo spirito assistente. entre  ella  sonnecchiava, in un lieve dormiveglia, donde il minimo
lieve dormiveglia, donde il minimo scricchiolìo la traeva,  ella  sussultava come se voci fievoli la chiamassero, sbarrava
spettro, che le sorgesse accanto al letto: e quante volte  ella  si levò, seminuda, scalza, correndo sul pavimento, poiché
carezzarle i capelli! E una notte, una notte sopra sabato,  ella  udì, nel dormiveglia, suo padre passeggiare su e giù per la
cogitazioni della sua anima tumultuante: e sottovoce,  ella  invocò per lui la calma del cielo, la calma che pareva
ricominciava, più forte e più sordo, nel medesimo tempo.  Ella  era rimasta levata sui guanciali, inchiodata da una ignota
fare accorrer gente, ma quel fragore le toglieva la voce:  ella  restò muta, sudando freddo, con tutta la tensione dei suoi
Insieme a quello strascinìo di corpo pesante e traballante,  ella  udì un respiro affannoso, di persona che si adopera a una
come se avessero battuto alla sua porta con una catapulta.  Ella  credette che la porta si fosse schiusa violentemente e
in perigliosi contatti, lo rendeva credulo e debole:  ella  temeva sempre che qualche pericolo lo soverchiasse, una di
notte. Un piccolo grido di spavento le uscì dalla bocca ed  ella  strinse le mani, fino a farsi entrare le unghie nella
amore della sua padrona, il cui corpo, nelle sue braccia,  ella  sentiva a volte ammollirsi come per mancanza di spiriti
di spavento. - Bianca! - disse il medico, con voce dolce.  Ella  seguitò a tacere. - Bianca! - replicò lui, più forte. E le
lui, più forte. E le prese la mano: a quel lieve contatto  ella  fremette, diè in un grido, ritornando in sé stessa. - Amor
volontà e quella forza le avessero dissuggellate le labbra,  ella  si mise a gridare: - Il morto, portatelo via, il morto! -
- Perché potrei vedere il morto, amore, amore mio, -  ella  disse, sempre con quel profondo senso di mestizia che
un rapidissimo pensiero le attraversava il cervello ed  ella  si abbatteva al suolo, gridando: - Ecce Homo, Ecce Homo,
intervenne: - Bianca Maria, - egli disse. - Che vuoi? -  ella  rispose, fievolmente, mentre il padre era immerso in un
sua, sconquassata e stanca, si posava. - Così sia, -  ella  mormorò, come se compisse ad alta voce una preghiera
egli disse, affannato, come se non reggesse a quel dialogo.  Ella  intese. Si piegò e con quel suo consueto atto di
le toccò la fronte, lievemente, in segno di benedizione.  Ella  si appressò al dottore, gli tese la mano e lo guardò con
trascinando la persona sottile di cui le forze mancavano,  ella  si allontanò, uscì dal salone, lasciando i due, soli. Il
di tristezza, di decente ma penosa miseria, in cui  ella  soffre per tutte le sue fibre; vi è un mezzo, per
come merita quell'anima purissima; vi è un mezzo, per cui  ella  può rivivere e questo mezzo è nelle vostre mani... - Ho
esser modesto: lavorerò ancora, molto di più, perché  ella  sia ricca, ricchissima, felice, inattaccabile, protetta dal
- Io l'adoro, - disse l'altro, con semplicità. - Ed  ella  vi ama? - Sì. - Voi mentite, signore, - rispose con voce
l'anima e il corpo, per amarla e per servirla, come  ella  merita. Volete darmi vostra figlia? A questo dovete
donne comuni, volgari, non di Bianca Maria Cavalcanti.  Ella  ha un'altissima missione, la compirà. - Marchese, voi
figliuola. I due nemici stettero in silenzio, fino a quando  ella  comparve. Con la facilità dei temperamenti estremamente
Con la facilità dei temperamenti estremamente nervosi,  ella  aveva riacquistata tutta la sua calma: ma un'occhiata
commesso un grave errore, Bianca Maria. - Tutti erriamo, -  ella  mormorò, guardando Antonio Amati, per prender coraggio. -
rispondi a me, a tuo padre: tu ami questo dottore? - Sì, -  ella  disse, aprendo le braccia. - Io non ti perdonerò mai questa
Amati? - No, non voglio. È vero che neppure tu lo vuoi?  Ella  non rispose: due grosse lacrime le rigarono le guance. -
- Partite? - Sì: addio. - Non tornerete più? - Mai più.  Ella  guardò suo padre: egli era impassibile. Ma tanta
suo padre: egli era impassibile. Ma tanta disperazione  ella  sentiva in sé, ella sentiva nel cuore di Antonio Amati, che
era impassibile. Ma tanta disperazione ella sentiva in sé,  ella  sentiva nel cuore di Antonio Amati, che tentò ancora: -
mano, umilmente: ma il dottor Amati non prese quella mano.  Ella  fece un atto di rassegnazione e guardò il medico con tanta
voltarsi indietro, andandosene solo, al suo amaro destino.  Ella  tese l'orecchio per ascoltare quel passo adorato, che non
ma calmo, appoggiando la fronte a una mano. Quietamente,  ella  venne a inginocchiarsi presso suo padre e chinando il capo,
il marchese Cavalcanti. - La vostra figliuola è morta, -  ella  mormorò, e aprendo le braccia, cadde indietro, riversa,
io appena facessi un'allusione all'amore rinato, quasichè  ella  avesse voluto compensarmi e rassicurarmi; tutto questo
Ero offeso dalle sue parole e dalla sua sincerità:  ella  mi si sarebbe data semplicemente per farmi piacere. Ma io
innamorata di me, come io era innamorato di lei; e poiché  ella  non sapeva fingere, non mi prometteva un entusiasmo
un alito infuocato, io mi diceva: - In ogni modo, è mia:  ella  lo ha promesso, e quando me ne verrà il capriccio..... Ma
molto, pur dominandosi e non lasciandosi mai spazientire.  Ella  dal suo canto, mi faceva da sorella con una pertinacia
ed io, ci si trovava in casa mia, ad ore e giorni fissi,  ella  per farmi da sorella, io per ripetere il gesto. Lentamente,
a dire il falso?» «Quell'anima lunga di don Aquilante ... »  Ella  lo interruppe: «Lo avete sentito dire, per caso, che ho
come si era espressa, un animale feroce ogni volta che  ella  andava da lui per parlargli del processo. «Perché? Perché?»
della disgrazia. Una volta, appena vistala entrare e mentre  ella  stava per togliersi la mantellina, le aveva gridato:
e per carri. Là, in un angolo, coi capelli disciolti,  ella  si era dati tanti pugni su la testa! Accoccolata per terra
tinta in verde, allato all'uscio, con la biancheria che  ella  si era cucita da sé, con le calze che si era lavorate da sé
Grazia! ... » Quella voce grossa di stizza l'atterrì. Se  ella  avesse risposto e si fosse fatta riconoscere, il marchese
istanti più intimi, piena di gran rispetto per colui che  ella  aveva sempre stimato, più che amante, padrone. Uscito fuori
quasi volesse avventarsele contro. «Senta, voscenza !»,  ella  pregò. «Farà poi quel che vuole, ma senta, per carità!»
E fece atto di avviarsi. Il marchese si era voltato.  Ella  credette che stesse per risponderle qualche cosa. No; la
accertarsi che andasse veramente via. «Le ho voluto bene!»,  ella  si lamentava, senza che dal suo accento trasparisse nessuna
madre aveva ragione!». «Zitta! Zitta!», urlò il marchese.  Ella  uscì, più turbata e più smarrita che non fosse venendo, e
frugata ne le più intime profondità della coscienza dove  ella  stessa non osava di guardare; e le sembrava che vi avessero
poi alle due ville grandiose di Vignola e di Bazzano.  Ella  rispondeva a bigliettini muschiati saltellando sui propri
tutte le sue albagie di uomo e di artista. Infatti non era  ella  principessa con un milione di dote e due altri milioni del
ad una rappresentazione di prosa nel teatro del Corso:  ella  gli fece un cenno, Lelio salì subito a farle visita e la
o tre saloni dove poteva incontrare la principessa: infatti  ella  vi era già, corteggiata da tutti, in uno sfolgorio di
loro canto, giudicavano spregevole per la stessa ragione.  Ella  era inesauribile di frizzi sulla canonichessa, come aveva
sia troppo esatta - insinuò malignamente il conte Turolla.  Ella  comprese allora il doppio senso delle proprie parole. - Le
sopra di sé l'attenzione generale. - Il vostro libro? -  ella  gli chiese poco dopo. Si parlavano in piedi: ella era
libro? - ella gli chiese poco dopo. Si parlavano in piedi:  ella  era scollacciata colle braccia nude, brune di una peluria
violentemente le si attaccò colla bocca sopra una spalla.  Ella  acconsentì tutto colla bella testa arrovesciata, muta,
dentro di loro le energie di una nuova giovinezza, ma  ella  risorgeva sempre più provocante da ogni prostrazione di un
anni. Eppure non si amavano; egli non era geloso,  ella  non s'inquietava di nulla, ma uguali nella tempra della
Lelio però aveva una pretensione, che durante quel periodo  ella  non potesse accettare la corte di nessun altro: doveva
bruscamente. Ma certi sintomi gli davano a pensare:  ella  non gli aveva ancora offerto alcun regalo, nemmeno di
salone, vi andò la sera stessa del ritorno dalla caccia;  ella  sfolgorante di brio e di felicità parve non accorgersi di
e la sera medesima sedendole accanto nel palchetto  ella  si mise a premergli un piede. La mutevole creatura rideva
ripugnava a Lelio, che ritirò il piede sotto il divano:  ella  bruscamente si volse a guardare altrove, ma l'indomani si
Venite alla festa della canonichessa? - Non sono invitato.  Ella  ne fece le meraviglie. - Ah! non siete wagneriano. - Voi
offerse il braccio. Il pranzo modestissimo era mal servito:  ella  stava contegnosa, egli disinvolto faceva dello spirito
di riuscirle sempre più seccante. Perché? Aveva  ella  calcolato sulla sua assenza in quella festa, o si pentiva
avrebbe finalmente trovato in un ufficiale di artiglieria.  Ella  non lo credeva, ma i particolari erano così minuti e
tutto da un pezzo, non ne avrebbe fatto alcuna meraviglia.  Ella  gli pose per risposta la mano sulla bocca. - Se invece
ti aspetterò qui. Voglio vederti prima di tutti gli altri.  Ella  non badò al tono freddo di quelle parole. Appena rimasto
che le avrebbe attirato gli omaggi di nuove passioni. Se  ella  invece lo avesse amato, quale deliziosa circostanza quella
per questa beatitudine di poche ore magari tutta la vita!  Ella  intenta ad abbigliarsi non pensava invece più a lui in tal
non erano che le otto e mezzo. Quanto impiegherebbe  ella  a vestirsi? Per un momento ebbe quasi voglia di andarsene.
nella propria carrozza, giacché per nulla al mondo  ella  avrebbe consentito a farsi accompagnare da lui al ballo?
furono addirittura convulsi. Finalmente intese un fruscìo.  Ella  entrò sorridente col viso in alto: aveva sulla testa un
sottana, della quale lo strascico si perdeva al di fuori.  Ella  s'avanzò guardandolo negli occhi per cogliervi il primo
acuto di sandalo era entrato con lei. Lelio taceva: allora  ella  trionfante gli sorrise nello specchio. Le sue spalle brune,
Un'idea passò lampeggiando nel cervello di Lelio.  Ella  sorrideva ancora. Lelio chinò lievemente la testa al suo
e sopra quella camicia bianca come la porcellana, mentre  ella  si aggiustava un riccio sotto il diadema; ma Lelio nel
- Avete perduto la scommessa. Nell'ira di quel dolore  ella  non comprese nemmeno. - Clelia! - esclamò. - Eppure ve lo
disprezzo così violento che l'altro dovette indietreggiare;  ella  rimaneva sempre così piegata colla strappatura fra le mani.
cui forme quasi infantili si velavano in un abito candido.  Ella  compariva e nel volto circonfuso di luce, gli sorrideva;
i passi macchinalmente, concentrato tutto nell'attenzione;  ella  radeva appena la terra, abbandonava i sentieri noti,
che gli bruciavano, il suo amore che fuggiva dinanzi a lui.  Ella  girava, girava pel bosco, arrestandosi soltanto un minuto,
sull'erbetta calpestata; appena egli la raggiungeva,  ella  riprendeva la sua corsa. Lui dietro, senza sentire la
lasciarmi. Non parlava la fanciulla nei colloqui i d'amore.  Ella  ascoltava immobile, bianca, pronta sempre a partire; ogni
dietro un velo. Non parlava la fanciulla, ma ogni giorno  ella  restava più a lungo con colui che l'amava. Egli le parlava
a poco a poco, poi taceva. La contemplava, estatico.  Ella  si muoveva per andarsene. - Non partire, non partire! -
andarsene. - Non partire, non partire! - supplicava lui.  Ella  restava ferma innanzi a lui, i piedini bianchi come ale di
sostenuto da rose bianche. - Siedi, siedi accanto a me!  Ella  non sedeva, immota, guardando dinanzi a sé coi grandi occhi
occhi senza pupilla. - Parlami, parlami - mormorava lui.  Ella  non aveva voce, non si muovevano le labbra. Invano egli la
Invano egli la pregava, la scongiurava, s'inginocchiava,  ella  non gli rispondeva. Era inflessibile e serena. Ma in un
a terra, sparse le lagrime più cocenti, adorò la fanciulla.  Ella  parea si trasformasse; dietro il candore della pelle pareva
bianche e morbide, come quelle di una donna. Mentre  ella  restava in piedi, impacciata dal suo vestito nuovo di lana
in tavola, egli s'inchinò e offrì il braccio alla signora.  Ella  sentì il sottile profumo che egli portava, forse nei
sapore di zuccherino. In verità, sul principio del pranzo,  ella  fu molto in pena, perchè tutto andava male. Susanna dava al
non prese il caffè, che forse era molto cattivo, ed  ella  gliene fu grata in cuor suo: i denari non le erano bastati
in casa; ma non aveva paralume e accecava, a guardarlo.  Ella  sedeva sul divano, ritta sul busto, sentendo per la prima
suoi cugini, avevano un castello. Vi era freddo laggiù:  ella  rabbrividiva qui: le lagrime le salivano agli occhi. Toto
uomini adiposi, che hanno molto mangiato e molto bevuto.  Ella  rivolgeva a suo marito certe timide occhiate, quasi
chè suo marito dormiva, largo disteso, sul letto coniugale.  Ella  osava alzare sul marchese i suoi grandi occhi romani,
dalla cugina, come tutti la chiamavamo in famiglia, perché  ella  mostrava una grande predilezione per me. Ero il vivente
Ero il vivente ritratto del nonno, secondo lei; e infatti  ella  mi aveva imposto il soprannome di Nonnino. Confesso che
le piú piccole e piú innocenti. "Ah, Nonnino! Nonnino!"  ella  mi sgridava, minacciando con l'indice della mano destra. Ma
"Perché ... Perché ... " aveva le lagrime agli occhi.  Ella  era morta da un pezzo quando, tornato dall'università,
per l'intimo triste dramma che l'aria o la canzonetta (come  ella  diceva) di Cimarosa lasciava immaginare. Io non ho visto
- Sai, ho invitato a pranzo il marchese d'Aragona.  Ella  si fermò dallo spazzolare, immediatamente. - Capisci -
l'accompagnava alla messa, uscivano a cavallo insieme,  ella  tutta chiusa nell'amazzone nera, col velo nero
nello scialle di lana bianca; un mercoledì, nel pomeriggio,  ella  cuciva dietro i vetri del suo balcone, rimettendo i polsini
Aragona, passando nella via, salutò; un lunedì, di mattina,  ella  era con Susanna, in un vicolo recondito di Frascati, a
e il marchese d'Aragona, passando, salutò: questa volta  ella  aveva arrossito, lo ricordava bene, ma non sapeva perchè,
sul prezzo. Ora questo marchese veniva a pranzo * ed  ella  non sapeva che dargli da mangiare a questo nobile, avvezzo
dito un anello con un brillante, uno zaffiro e un rubino,  ella  lo aveva visto benissimo; un marchese che sicuramente varie
case, che tagliava quasi a mezzo la via. Improvvisamente  ella  mi disse: "Tra una diecina di giorni parto". "Per Lione?"
gravissima responsabilità dandovi un consiglio qualunque".  Ella  saliva a capo chino, con gli occhi socchiusi, ed io sentivo
pausa. "Ve ne sono gratissimo". "Raggiungiamo gli altri"  ella  concluse, sorridendo tristamente. E nel traversare la via,
mormorando: "Avete fatto bene; ve ne ringrazio". Intanto  ella  riprendeva il suo aspetto ordinario; ma io mi sforzavo
e nel padroneggiarsi. In quel breve tratto di strada,  ella  aveva cominciato a parlarmi del soggetto delle nostre
per l'aria, il suono della voce e l'accento incerto con cui  ella  mi aveva domandato: "Debbo andare?" Mi rimproveravo di non
destinati dalla signora Olgani a combinare matrimoni.  Ella  pensava soprattutti a sua figlia già sullo sfiorire, ma non
intensamente sul mio cuore da darmi la chiara coscienza che  ella  fosse per me qualche cosa di piú di una amica o di una
forse, mi sarebbe stato facile risol vermi secondo quel che  ella  sembrava desiderasse ... Ma in quei giorni, no; e non
darsi che non venga!" pensai ... Ma proprio in quel punto  ella  appariva su l'uscio preceduta dalla cugina. Le corsi
un progetto ... per voi? Io vi sono gratissimo ... " "Ah! -  ella  esclamò. - Non ne ragioniamo. L'altra sera mi sono sfuggite
Poco dopo, sotto gli archi del Colosseo, appena  ella  si staccò dal mio braccio, mi parve che qualche cosa di
fosse avvenuto per me. - È tutto? - No. Tre mesi dopo  ella  era già ritornata. Ma durante quei tre mesi, io avevo
... " "Ah, Nelly! - la interruppi, prendendole le mani che  ella  abbandonò tra le mie. - È stata una disgrazia! La mia
sarebbe pietà troppo crudele, e indegna di voi e di me".  Ella  pianse un po' in silenzio. Estremamente commosso, io la
"La colpa è stata mia! ... Debbo scontarne la pena!"  ella  disse, asciugandosi lestamente gli occhi, e facendo sforzi
un'occhiataccia per rammentargli di mostrare piú contegno.  Ella  era contegnosissima, indispettita contro quel parente che
Serviti pure! Gli bastava che per buona parte della serata  ella  lo cercasse, di tanto in tanto, con lo sguardo. Una volta
mi dànno neppure un minuto di tempo! Largo, largo signori!  Ella  era felice di queste maliziette che davano maggior sapore
quando da quella subita fortuna giunta cosí a proposito  ella  era stata messa in uno stato d'indipendenza quale non
di Andrea, dai sospetti e dalle rampogne della madre,  ella  sentí a un tratto riaggravarsi addosso il peso opprimente
di essere sulle sue traccie. Dopo che mi ebbe abbandonato  ella  partì dalla Sardegna, ed un uomo la vide a Roma, vestita da
fa, la feci ricercare dalla Questura e venni a sapere che  ella  vive a Roma, sotto un falso nome. Però si è emendata, sì,
a porsi davanti alla sedia, ed a misura che Anania parlava  ella  spalancava gli occhietti foschi, e si curvava e trasaliva,
andandogli appresso, «io credevo che tu sapessi ... Sì,  ella  è viva, ma non è la donna che ti ha ingannato fingendosi
«Non è stata lei a ingannarmi, nonna! L'ho creduto io ...  Ella  non sa neppure che io abbia supposto ... Ah, dunque non è
sapessi. Io l'ho riveduta quest'anno, ai primi di maggio;  ella  venne a Fonni per la festa dei Santi Martiri, e conduceva
erano venuti a piedi da un villaggio lontano, da Neoneli;  ella  soffriva le febbri di malaria, e sembrava una vecchia di
cercato sua madre al di là dei monti e dei mari, mentre  ella  trascinava la sua miseria e il suo disonore attraverso
per esempio, possibile che non sapesse nulla?». «Forse.  Ella  sola poteva farti sapere qualche cosa; ma no, essa ha paura
Il cieco la chiamava con un brutto nomignolo: soltanto a me  ella  confidò il suo vero essere, mi raccontò la sua triste
a perseguitarla.» «Sì! È lei che è pazza! Ma che ha  ella  fatto durante tutti questi anni? Come ha vissuto? Perché
benedetto dal Signore? Eppure! ... Così di tua madre!  Ella  certo avrebbe voluto lavorare e vivere onestamente ... Ma
fanciullo. Disse: «Io non so raccontarti precisamente come  ella  visse e ciò che fece. So che ella, dopo averti lasciato, e
una vita santa? Ebbene, no: era questo il suo destino.  Ella  aveva qui, negli ultimi tempi, un amante carabiniere che fu
ebbe abbandonato, almeno così la disgraziata mi raccontò,  ella  partì per Nuraminis, a piedi, nascondendosi di giorno,
presto di lei, la maltrattò, la percosse, poi l'abbandonò.  Ella  seguì la sua fatale via. Mi disse, - e piangeva, poveretta,
ma seguite il filo che vi tira! Basta, ultimamente però  ella  si era emendata: s'era unita con un cieco cantastorie e
cantastorie e vivevano da due anni come marito e moglie:  ella  lo conduceva per i paesi, per le feste campestri, da un
capanna di pastori. Dopo, come ti dissi, sentendosi meglio,  ella  vagò di qua e di là, mietendo, raccogliendo spighe, finché
Io non le torcerò un capello; io la prenderò con me;  ella  vivrà con me ed io lavorerò per lei: le voglio fare del
adesso, e non pensare a niente. Domani notte a quest'ora  ella  sarà qui, non dubitare. Dopo, tu farai quel che vorrai.
a posdomani ... » «Vedrò io!» «Ora va ... va a riposarti»,  ella  ripeté, dolcemente spingendolo. Anche nella stanzetta ove
che lo stringeva a sé più per paura che per amore. No,  ella  non lo aveva amato: perché illudersi? ella non lo aveva
per amore. No, ella non lo aveva amato: perché illudersi?  ella  non lo aveva amato; ma forse questa era stata la più
Prima di uscire pregò Anania di tenersi calmo. «Bada che  ella  ha paura di te ... » «Andate, santa donna!», egli disse con
tormenti, si sentiva divorato da un cupo desiderio: che  ella  non arrivasse, che fosse di nuovo fuggita, scomparsa per
timida e lacera come una mendicante. Egli la guardò:  ella  lo guardò: lo spavento e la diffidenza era negli occhi
parevano gli occhi d'un gatto selvatico ammalato. Appena  ella  si fu seduta, la vedova ebbe una magnifica idea: lasciò
perché quando Anania e la vedova rientrarono in cucina  ella  piangeva presso la porta, pronta ad andarsene. Cieco di
orgolese con la mastrucca, più terribile dei banditi che  ella  aveva conosciuti sulla montagna. Ella s'era immaginata una
dei banditi che ella aveva conosciuti sulla montagna.  Ella  s'era immaginata una scena ben diversa da quella! «Sì»,
lumaca, quella mendicante, quell'essere senza anima? Poteva  ella  capire ciò che egli le diceva? ciò che ella aveva fatto? E
anima? Poteva ella capire ciò che egli le diceva? ciò che  ella  aveva fatto? E d'altronde che poteva esserci di comune fra
diss'egli freddamente, ma non più irato; e siccome  ella  piangeva più forte, egli si volse alla vedova e le fece
si calmò alquanto, e quando zia Grathia le portò il caffè,  ella  prese tremando la tazza e bevette avidamente, guardandosi
diffidenti, eppure attraversati da balenii di piacere.  Ella  era avida del caffè, come quasi tutte le donnicciuole
«c'è poco da discorrere. Ho già detto quanto dovevo dire.  Ella  rimarrà qui finché io non ordinerò altrimenti: voi ora le
zia Grathia, con voce dolce. «Che cosa rispondi?» «Io?»,  ella  chiese a bassa voce. «Sì, tu.» «Io ... nulla.» «Avete
«Sì, la fede di nascita?» «Sì, la fede di nascita»,  ella  rispose toccandosi il petto. «L'ho qui.» «Fate vedere».
rispose toccandosi il petto. «L'ho qui.» «Fate vedere».  Ella  trasse una carta gialliccia, macchiata d'olio e di sudore,
non poteva: il solo guardarla lo disgustava; gli pareva che  ella  puzzasse (e in realtà ella emanava quello sgradevole odore
lo disgustava; gli pareva che ella puzzasse (e in realtà  ella  emanava quello sgradevole odore tutto speciale dei
È incosciente, ma non sfrontata. Non si ribellerà». Eppure  ella  si ribellò. «Ecco», egli ricominciò, dopo un lungo
«Spiegatevi meglio.» Ah, dunque non era tutto finito?  Ella  osava? perché osava? Ah, ella dunque non capiva che suo
dunque non era tutto finito? Ella osava? perché osava? Ah,  ella  dunque non capiva che suo figlio aveva sofferto e lottato
anche sacrificandole tutto il suo avvenire? Perché ora  ella  osava ribellarglisi, perché voleva sfuggirgli ancora? Non
altrimenti sarò capace di tutto ... » «Per il tuo bene»,  ella  insisté. «Ascoltami almeno: non essere feroce con me,
parole di Olì; ma a un tratto trasalì e gridò: «Ascolto!».  Ella  riprese umilmente: «Perché dunque vuoi che io rimanga qui?
benissimo che era invece il momento di combattere:  ella  non aveva più paura, e osò tutto. «Senti», disse con voce
più umile, «perché vuoi rovinarti, "figlio mio?" (Sì,  ella  ebbe il coraggio di dir così, ed egli non protestò). Io so
... Tu devi sposarti con una fanciulla ricca e bella: se  ella  viene a conoscere che tu non mi rinneghi, ti rifiuterà. Ed
ad una immondezza ... Fallo per lei; lasciami andare,  ella  crederà sempre che io non esista più. Ella è un'anima
lasciami andare, ella crederà sempre che io non esista più.  Ella  è un'anima innocente; perché dovrebbe soffrire? Io andrò
no». In fondo sentiva che Olì aveva ragione, e capiva che  ella  veramente voleva andarsene per non renderlo infelice, ma
renderlo infelice, ma appunto l'idea che in quel momento  ella  era più generosa e più cosciente di lui lo irritava e
e più cosciente di lui lo irritava e gliela rendeva odiosa.  Ella  si era trasformata: i suoi occhi illuminati lo guardavano
la divorava, ed Anania lo capiva, e sentiva finalmente che  ella  voleva a modo suo compiere il proprio dovere, come egli a
guarire il malato gli apre la carne coi ferri. Ad un tratto  ella  si gettò per terra, ricominciò a piangere, supplicò, gridò.
gridò. Anania rispose sempre no. «Che farò dunque io?»,  ella  singhiozzò. «Nostra Signora mia, cosa farò io? Bisogna che
impassibile e pallida come uno spettro: ma questa volta  ella  non narrava alla sua ospite le storie del marito, e non
con un sorriso amaro, «ci voleva anche questa! che  ella  dubitasse! Gliela farò vedere io ... se sono io!» «Figlio,
colloquio che Anania avrebbe avuto con la fidanzata. «Se  ella  veramente ti vuol bene, si rallegrerà della tua buona
nessuno i fatti tuoi. Piuttosto mandami un segno. Senti, se  ella  non ti rifiuta mandami la rezetta avvolta in un fazzoletto
suo marito. La sua famiglia mi disprezzerà, mi caccerà; ma  ella  mi dirà: "Ti aspetterò, ti amerò sempre ... ". Sì, ma che
sempre. «Margherita! Margherita! Parlerò con lei stanotte;  ella  mi dirà di tacere ogni cosa a suo padre, di aspettare, di
qualche cosa ... qualche cosa d'orribile: la notizia che  ella  fosse scomparsa nuovamente; e si accorgeva benissimo della
sognò che l'uomo di Fonni gli aveva portato la novella:  ella  era fuggita ... egli la inseguiva, la inseguiva ...
... attraverso una pianura coperta di chiodi ... Eccola,  ella  è là, all'orizzonte: fra poco egli la raggiungerà e la
e la ucciderà; ma egli ha paura, ha paura ... perché  ella  non è Olì, è il mandriano passato nella viuzza mentre zia
Mia madre è viva: dopo una esistenza di colpe e di dolori,  ella  è risorta davanti a me come un fantasma. Essa è miserabile,
morta per te e per tutti ... Non solo, ma ero certa che se  ella  osava presentarsi a te, come pur troppo é accaduto, tu non
mai, che possibilmente il mondo dove vivremo noi ignori che  ella  esiste. Pensa che anche lei, forse, sarà più contenta di
la colpa se non sua? Per te, ed anche per lei, è meglio che  ella  si trovi in quello stato; così cesserà di vagabondare, e,
disgusto così profondo che annientava lo stesso amore. Come  ella  era vile! Vile sino alla spudoratezza. Vile e
un frutto, roseo al di fuori, nero e velenoso all'interno.  Ella  era la Donna, completa, con tutte le sue feroci astuzie. Ma
Ma il maggior tormento di Anania era il pensare che  ella  indovinava i suoi più segreti sentimenti e che aveva
per compassione, pur credendolo vile come era vile lei.  Ella  forse aveva sperato di farsi di lui un servo compiacente,
salivo alle stelle e mi esaltavo per sentimenti sovrumani,  ella  taceva perché nella sua anima era il vuoto, ed io adoravo
ed io adoravo il suo silenzio che mi sembrava divino;  ella  ha parlato solo quando si destarono i suoi sensi, e parla
il cranio. Le ultime righe, poi, sono un capolavoro ...  ella  sapeva già, prima di scriverle, l'effetto che dovevano
prima di scriverle, l'effetto che dovevano produrre ...  ella  è più vecchia di me ... ella mi conosce perfettamente,
che dovevano produrre ... ella è più vecchia di me ...  ella  mi conosce perfettamente, mentre io comincio appena adesso
mentre io comincio appena adesso a conoscerla ...  ella  vuole attirarmi al convegno perché è sicura che se io ci
gli attraversavano l'anima; più rileggeva la lettera più  ella  gli sembrava perfida; più sentiva d'allontanarsele più
Alla solita ora si trovò davanti al portone di Margherita.  Ella  stessa aprì. Si abbracciarono e si misero entrambi a
par landosi all'orecchio e stringendosi le mani,  ella  gli ripeteva spesso: - Mi par di sognare. - Anche a me -
due lo stesso sorriso pieno di stupore? ... E in un baleno,  ella  gli si era buttata tra le braccia, singhiozzante: - Che
secco. - Han chiuso l'uscio della stanza di passaggio! -  ella  balbettò, stringendogli un braccio, convulsa - Oh Dio!
Cosí riandavano spesso i piú lievi fatti del breve passato;  ella  senza nessun rimpianto di quel che, fuggendo, avea lasciato
ma la signora ricusò di riceverlo. - Che dottore! Perché? -  ella  diceva sforzandosi di parere tranquilla. - Sto benissimo -.
morente! - Poi cedette, per contentarlo. A ogni visita,  ella  guardava fisso il dottore; voleva leggergli sul volto la
di rispondere: - Ma ... se ... - Non ho paura di morire -  ella  lo interruppe per farlo uscire dalle reticenze. - Sappia
- allora conchiuse il dottore. - Ah! ... Va bene -  ella  mormorò. Avvertito dal dottore che lo aveva incontrato per
e di sole, degno del nostro amore, degno di te ... -  Ella  non rispondeva, non sorrideva neppure a quelle carezze e a
che Eugenio non le aveva mai ripetute da un pezzo -  ella  pensava: - Oh Dio! ... Mi sono forse ingannata? ... -
parola, a ogni frase, le scendevano fino alle labbra, ed  ella  se le beveva con voluttà, impedendo che Eugenio gliele
e andarle incontro. - Sono felice; non voglio piú morire! -  ella  mormorava abbandonata deliziosamente su la poltrona.
E sorrideva, guardandola maliziosamente. - Oh, no, no! -  ella  disse diventata di foco nel viso. - Come sono impertinenti
ma queste ubbie da ragazzina cominciavano a seccarlo.  Ella  invece voleva vederselo sempre davanti, sentirselo sempre
sentirselo sempre accosto, come se la sventura, della quale  ella  aveva presentimento, minacciasse proprio suo marito. Non
solite intermittenze di pensiero. - Senti, Oreste! ... -  ella  esclamò. Ma non poté proseguire; scoppiò in singhiozzi.
gli aveva servito ... S'era quasi sentito venir male mentre  ella  parlava. C'era mancato poco, pochino non le avesse
... Son capace di crederti. - Vorresti che io mentissi? -  Ella  gli prese una mano: - Oreste! - Fasma!!! ... Come nelle
Il notturno dello Chopin la fece piangere. - Che musica! -  ella  diceva, quantunque lo Chopin in quelle lagrime non ci
settimane non era piú stata abbracciata né baciata,  ella  spalancò i grandi occhi che brillarono. - Ritorni insomma
non aveva alcun bisogno di me, per essere sola; così  ella  m'aveva detto un giorno, molto tempo addietro, con la
le scale, come un ragazzo. - Nulla; son venuta a trovarvi -  ella  rispose, mentre continuava a salire. - Vi spiace? E quando
a salire. - Vi spiace? E quando fu nella mia camera,  ella  seguitò: - Alle cinque è venuto il barone: gli feci dire
in carrozza con lui. Vi sta molto bene. - Si, mi sta bene -  ella  ripetè, guardandosi istintivamente la gonna e le maniche.
le labbra per non annoiarla con qualche frase di rammarico.  Ella  tornò a sedere e cominciò a leggere; io, in una poltroncina
le mani a poco a poco le si abbandonavano col libro, ed  ella  si perdeva a pensare, gli occhi sbarrati nel vuoto. - Pare
egoisticamente di quella sua affezione che prorompeva.  Ella  agitatissima, e parlando, mi guardava quasi per implorare
io ascoltava, godeva e taceva. - Ti farà del male, di'! -  ella  seguitò. - Due uomini che si odiano sono terribili: e voi
lasciarti prendere da tenerezze ridicole. Dal modo con cui  ella  tornò a sedersi, umile e sommessa, compresi di avere
Clara prese il libro e continuò la lettura. - Lo sapevo -  ella  disse - che non si può parlare con voi. Vi avevo pregato di
trattenere qualche parola piena di rimpianti. - Verrò, -  ella  disse, - s'egli verrà a cercarmi, benchè non creda che vi
chiami una carrozza. - Ma sono a due passi da casa mia, -  ella  obiettò. - Non importa; di costui non mi fido. In un
- Anche voi siete fraterno, nelle vostre idee, -  ella  m'aveva detto, stringendomi la mano, e partendo. E il
L'albergo Milano _ i Francia _ Roma _ el Leone _  ella  Passarella _ el Bissone e el Falcone. _ uando vogliasi
Rossi tutti ci si trovavano a meraviglia e restavano,  ella  era diventata familiare di tutti: e nei quattro mesi in cui
le case, dal quattro gennaio al quattro maggio, in Napoli,  ella  si pavoneggiava, nel suo ozio, ella non doveva andare su e
maggio, in Napoli, ella si pavoneggiava, nel suo ozio,  ella  non doveva andare su e giù, per le scale, ad accompagnare i
portinaie vicine del palazzo de Rosa, del palazzo Latilla;  ella  non arrischiava di cambiare degli inquilini che le volevano
compativano e che chiedevano le ragioni di quei traslochi,  ella  narrava subito le ragioni, anche perché la gente non
generale e di andarsene in una piccola casa, dove  ella  avrebbe trovato a suo marito qualche piccolo impiego
appartamenti disponibili nel palazzo Rossi; e la via crucis  ella  portinaia, su e giù per le scale, dalle dieci della mattina
innanzi al suo casotto, e faceva le interrogazioni di rito,  ella  crollava il capo, sospirava e si levava per accompagnarla
le miserie umane che là erano venute a chieder soccorso,  ella  vantava la casa e il dottor Amati, il famoso dottore, per
si riempiva d'ammirazione Napoli, e tutto il mondo - come  ella  diceva. - Ah! - dicevano i visitatori, meravigliati, - e
meravigliati, - e perché va via? In fretta, in fretta,  ella  soggiungeva che il dottore si ammogliava e aveva bisogno di
e malgrado le loro vaghe promesse, vagamente profferite,  ella  capiva che non sarebbero più ritornati. - Non si combina
più ritornati. - Non si combina nulla, comare mia, -  ella  diceva ogni tanto, con aria stanca, alla sua vicina
con un certo sospetto: - Ma perché se ne vanno? Allora  ella  si decideva e sottovoce mormorava: - Sono falliti… - Ah,
ah! - esclamavano, interessati, i visitatori. Nelle scale  ella  dava i particolari, diceva la ragione del fallimento,
trecce nere che le rendevano anche più esangue il volto.  Ella  fissava i suoi occhi dolenti sui visitatori, come se non si
e un'ombra di dolore li rianimava, per un minuto, quando  ella  intendeva che doveva abbandonare quel tetto, quell'asilo.
un bollo di fuoco nelle sue carni di moglie immacolata,  ella  agonizzava senza tregua, senza poterne dire una sola parola
o la pioggia scrosciava sui vetri del salottino dove  ella  tentava di distrarsi ora leggendo, ora applicandosi a un
solidità del vero; quasi fossero ancora là, e non li avesse  ella  dispersi due giorni dopo, perché sparisse anche ogni
lei un cieco assentimento di sensi? ... Oh, no! Oh, no! ...  Ella  non sospettava; non diffidava ... Il fratello di suo
sottovoce, stranamente commosso, seduto di rimpetto; ed  ella  agitava il largo ventaglio nero, senza guardarlo in viso,
parsi un po' buffi in quel momento ... E a un tratto ...  Ella  si dibatteva, come se quelle labbra le ricercassero di
lo sguardo lui che era scappato via come un ladro, lui che  ella  avrebbe voluto chiamare in soccorso, tanto quell'infamia le
marito ... In certi momenti riusciva forse a prestarsi fede  ella  stessa? Non le pareva d'essere sotto l'incubo d'un cattivo
piú il momento della terribile prova diventava imminente,  ella  si sentiva di giorno in giorno assai meno rassicurata,
da due anni!" Da due anni? ... Ah! ... Intendeva forse che  ella  doveva essersene già accorta? ... E per ciò aveva supposto
... Oh, Signore! ... Era mai possibile? Quella mattina  ella  respinse in modo brusco anche la bambina che voleva
sparita via silenziosamente, simile a un fantasma doloroso,  ella  era rimasta sola, sopraffatta dal terrore di quella
Forte della sua innocenza, durante l'interminabile nottata  ella  si era ripetuta una dietro l'altra, per fissarle meglio nel
avrebbe impedito che quest'altra creatura, per la quale  ella  non avrebbe potuto mai avere viscere di madre - lo sentiva,
con tormentosa lentezza sul quadrante dell'orologio che  ella  osservava a intervalli; le pareva intanto che le sue
dopo il viaggio di nozze. - Volevo farti una sorpresa -  ella  aggiunse, esitante ... Giulio sorrise. Infine, mobili e
le era passato per la schiena; ma, subito rimessasi,  ella  mostrava di ascoltare con curiosità e meraviglia il marito
- Tornerà presto. - Dice che non tornerà piú! ...  Ella  ebbe un senso di sollievo, e deviò il discorso. - I tuoi
Ogni apparenza era salva, ogni ragione di timore sparita;  ella  avrebbe potuto viver tranquilla, seppellendo nel piú
Le conseguenze d'un aborto potrebbero essere gravi -.  Ella  era rimasta sdraiata sulla poltrona, con tale abbattimento
dell'animo prendeva maggior vigore. E intanto non solo  ella  non si riguardava, ma commetteva imprudenze; s'affaticava,
a rimuoversi di là. Il rimorso le lacerava il cuore.  Ella  rammentava con spavento la vile menzogna: - È per la
quando? Ora che la sua figliuolina era all'estremo, ora che  ella  avrebbe dato volentieri in olocausto la propria inutile e
Qualche passione malaugurata! - rifletteva talvolta. Ed  ella  tremava nel sentirglielo ripetere. - A che stillarti il
tante volte aveva dato pienissimo sfogo al proprio cuore,  ella  trovava sempre il balsamo che le addolciva la piaga, e
le persone, mormorando parole a voce bassa e che  ella  non riusciva ad afferrare. - Forse si muore in questo modo!
a cui dalla commozione e dalla gioia tremava la voce,  ella  lo fissò spalancando gli occhi, sorridendogli
della mamma, perché potesse ammirarlo, senza scomodarsi.  Ella  si trasse un po' indietro e serrò gli occhi ... - Che hai,
stata presente ... E poi ... - Come? ... Perché ora? ... -  ella  si domandava, spaventata. E poi, qualcosa di strano, di
tutto ... per lei ... per espiare la colpa d'un istante! -  ella  pensava trasognata, quasi un'influenza esteriore le
e affatto diversa da quella ch'era stata fin allora. Poi,  ella  mostrò improvvisamente desiderio di lanciarsi fuori della
combinato: viaggi, bagni, regime ricostituente ... Ed  ella  aveva subito acconsentito, lietissima ... Capiva che già
Il nemico è accovacciato qui, nel mio interno! - Da un mese  ella  dormiva soltanto a brevi intervalli; poi le palpebre le si
aperti e le manine increspate, dormiva. Che triste ritorno!  Ella  si era rovesciata in fondo al legno, muta, stringendo una
lasciar spegnere ... lui specialmente, suo marito! ... Ed  ella  vibrava tutta, si sentiva tirare, strizzare tutta; vedeva
- A te solo! - Sei mesi dopo, al ritorno della ragione,  ella  credeva di aver fatto un lungo sogno orrendo, e lo
esistenza. Dalla madre che aveva vissuto una vita dolente,  ella  aveva una squisita ma silenziosa sensibilità: dal padre
aveva una squisita ma silenziosa sensibilità: dal padre  ella  aveva preso la lealtà ostinata e larga, la fierezza senza
con la debole ma continua luce, le preghiere dei credenti.  Ella  era inconscia, amando. Chi le avrebbe detto nulla? Da sette
da tutte le civetterie di quella età. Che sapeva  ella  dell'amore? Nulla. Viveva tristemente, privata di tutte le
privata di tutte le dolcezze, accanto a un padre che  ella  rispettava e di cui la fatale passione la sgomentava,
quest'uomo le stendeva la mano per salvarla, - ebbene,  ella  prendeva quella mano, ciò era naturale, ella non sapeva e
- ebbene, ella prendeva quella mano, ciò era naturale,  ella  non sapeva e non poteva fare altro che prendere quella
perché doveva amarlo; perché così doveva essere. Ed  ella  provava per la sua età, per il suo temperamento, per
sotto le false apparenze di una decente agiatezza,  ella  aveva freddo nell'anima, le pareva di esser antica e povera
intorno a sé tutto un terrificante mondo di fantasmi,  ella  smarriva subito la quiete, il cervello le si turbava, e i
bizzarri fenomeni spirituali le si comunicavano fatalmente,  ella  non sapeva sottrarsi a quell'incubo, a quelle visioni, si
sempre, quando era sola, o quando suo padre era con lei,  ella  si vedeva assai misera, assai misera, senza sostegno, senza
bastava che la sua mano toccasse la mano di lei, perché  ella  sentisse, come per un influsso magnetico, un calore, una
bastava sì, che la sua mano toccasse la mano di lei, perché  ella  si sentisse guidata, protetta, procedente sulla via della
felicità. Con un soffio si dileguavano tutte le nere nubi,  ella  vedeva il cielo azzurro; la febbre si temperava, spariva, e
fantasie e gli spaventi che fanno allividire le labbra:  ella  si tranquillizzava, quasi la ravvolgesse nel suo circolo di
qualche cosa di assai candido e di assai fervido, per cui  ella  riviveva. E nella loro sostanziale diversità i due amori
incontrate, quell'armonia si era fatta più grande. Quando  ella  levava semplicemente i grandi occhi pensosi a lui, cercando
vittoria delle sue idealità. - Quanto diverso da lei! Era  ella  una fanciulla di gran sangue, mobilissima, squisita per
era la forza, in tutta la sua coscienza serena e giusta:  ella  era la bontà, in tutta la incoscienza misericordiosa e
ancora una volta, un bellissimo miracolo di armonia. Quando  ella  doveva volere na cosa, levava gli occhi nella faccia del
mai. Alla sera, mentre padre e figlia erano nel salone,  ella  lavorando al suo fine merletto, egli andando su e giù per
l'offerta della sua casa, in provincia, dove era sua madre.  Ella  aveva crollato il capo, con un lieve sorriso malinconico:
aveva sospirato: non aveva detto nulla. E una sera, in cui  ella  era stata assai sofferente, soffocando di caldo in
lui, in quei momento, ricordarle le soavi parole con cui  ella  gli aveva detto, un giorno, di trarla fuori da quel
dell'amore gli parve a un tratto ammiserita, giacché  ella  aveva potuto rinunziare, dinanzi a una parola del padre, a
Se erano soli, padre e figlia, non ne parlavano mai:  ella  per senso di obbedienza, aspettava sempre di essere
lotta. Una sola lettera Amati le aveva scritto: e quella  ella  conservava, preziosamente, rileggendola, ogni tanto, perché
a non cedere il campo alla tirannia singolare paterna,  ella  levava gli occhi, timidamente, sopra ambedue: e la falsa
aggrottava le ciglia, se la voce del dottore si facea dura,  ella  impallidiva, di nuovo, spaurita. Il padre le aveva
bruscamente violentemente, allontanava da lei quella mano.  Ella  non chiedeva il perché: sua madre aveva languito troppo
languito troppo rassegnatamente sino alla morte, perché  ella  osasse ribellarsi: soltanto viveva alla giornata, così,
costoro? - aveva egli domandato alla fanciulla. - Amici, -  ella  aveva detto, volgendo il capo dall'altra parte. - Vostri? -
Si ricordò che nel giorno del deliquio, rinvenendo,  ella  aveva voluto mandar via di casa, quell'assistito. Vi è
il dottore a Bianca Maria, investigandone la fisonomia.  Ella  fu lì lì per rispondere, che non ci credeva, che non ci
stralunato del padre. Si vide, sulla faccia, lo sforzo che  ella  faceva per mandare indietro il suo grido di dolore e,
suo grido di dolore e, vagamente, facendo un gesto largo,  ella  disse: - Non so nulla di ciò. L'assistito ogguardava
di quella sfuriata: ma guardando Bianca Maria, vide che  ella  era alla tortura, intese che in quella discussione, forse,
cosa? Vostro padre non ve lo ha consigliato, quasi imposto?  Ella  trasalì, il tono della voce di Amati era aspro. Non le
la sua anima si chiuse. - Io non so niente, -  ella  rispose, a voce bassa. - Non ho nulla da dirvi. Egli si
semplice storia. Si levò, risolutamente dicendo: - Addio.  Ella  anche si levò. Comprendeva che prima suo padre e, dopo,
Aveva ragione di partire, di non tornare mai più. Ma  ella  si sentiva perduta, in preda agli attacchi della demenza,
indietro, sedersi di nuovo, vinto dalla sua naturale bontà,  ella  non resistette al pianto, che le soffocava la gola.
le faceva bene, ma non potendo sopportarlo. Ma perché  ella  si calmasse, ci volle qualche tempo: aveva troppo represso
il medico, senza asprezza, ma freddamente, quando vide che  ella  era diventata più tranquilla, - vi prego di ascoltarmi in
si è avverato, di chi è la colpa, mia o vostra? - È mia, -  ella  disse, umilmente. - Un giorno, - riprese il dottore,
suo spirito era presente… - Delirava? - Sì: dolcemente, -  ella  rispose, arrossendo sino alla fronte. - Non pensate a ciò,
delle sue notti, e le ardenti delusioni delle sue giornate!  Ella  si nascose il volto fra le mani, convulsa. Il dottore la
più dirle niente. - E ancora non sapete tutto, - riprese  ella  convulsamente. - Un giorno, voi mi avete scritto una
nulla da dire a Bianca Maria, per confortarla. Adesso,  ella  era accasciata: e provava un vago rimorso di aver accusato
Antonio Amati essere il suo salvatore? Non si sentiva  ella  tranquilla, sicura, forte, quando egli era là? E traendosi
assoluta e serena. Infatti, le rarissime volte che  ella  mi aveva guardato - non abitavamo la stessa casa, ma la mia
meno rare, fui lietissimo di osservare che, finalmente,  ella  si era affacciata alla finestra immediata alla mia, dove
affacciata mai fino allora. Mi parve buon indizio; e appena  ella  volse la testa verso di me, le lanciai a voce abbastanza
Grazie! E chinai il capo con un lieve cenno di saluto.  Ella  rimase alcuni istanti alla finestra; poi si ritirò senza
l'orecchio alla parete. - Voi non potete vedermi, io sì -  ella  disse. - Come mai? - È un mio segreto. - Davvero? Che
da farle la sera dopo. Non dubitavo che la sera dopo  ella  sarebbe venuta a conversare con me, dubitavo però della sua
Non piangere! I singhiozzi si affievolirono. Giudicai che  ella  si era allontanata dal muro. Poi non udii altro, nè potei
non saresti più venuta a parlarmi. - È l'ultima volta! -  ella  rispose. - Chi te lo vieta? - Il mio destino! - Non mi ami
proprio vero. Mi ero deciso di finirla ... Perchè intanto  ella  si ostinava a parlare dell' altra ? Che intendeva dire? A
- Quando abbiamo l'aria di non guardare, noi donne -  ella  rispose - vediamo meglio. E perchè ha lasciato quella
i dialoghi parola per parola. - Che vuole che ne sappia? -  ella  disse. E, presa da femminile curiosità, dopo un attimo di
... E diceva la verità! - Io? Io sono fidanzata -  ella  rispose, cessando di ridere. Lelio Neri fece una breve
di Giacinta durò appena una quindicina di giorni.  Ella  tentava di confortarsi. - Il dolore ci lascia
grande pietà, la guardasse compassionevolmente, come quando  ella  aveva dovuto dirgli: "Non mi guardi cosí; mi fa soffrire!"
- riprese il Follini, dopo alcuni istanti di silenzio.  Ella  lo guardava, quasi non avesse inteso, con le sopracciglia
incontro. - Ah, siete qui? Siete qui, all'oscuro?.... -  ella  domandò senza inoltrare, Sulla tavola stavano due
il divano. - Ho da parlarvi.... - Ho da parlarvi io pure -  ella  ripetè. La guardai e vidi ch'ella doveva essere in preda a
- Cose gravi? - domandai esitando. - Gravissime -  ella  confermò, sedendo sul divano. - Ma parlatemi voi prima. -
vedendo un gesto brusco della donna. - Sempre il barone? -  ella  interruppe. - Gli date una caccia feroce, come ad una
interruppi, chinandomi verso Clara. - Nulla mi ha detto, -  ella  rispose ritraendosi un poco. - Perché si difendesse, avrei
- Sapete pure che non ho da chieder perdono ad alcuno -  ella  disse. L'ho pregato di credere che le mie visite in casa
vostra. In nome di Dio - aggiunse drizzandosi in piedi  ella  pure, quasi con un balzo - in nome di Dio, recatemi un
più alla giovane. - Ma non ne ho alcun obbligo, mi sembra -  ella  rispose. - Perché dirvi ciò che contiene una lettera
fatta, senza parlare. Oh, che cosa orribile! - Amico mio -  ella  interruppe, usando per la prima volta dopo tanto tempo la
Ora non mi stupisco più che pensate di abusare d'una donna!  ella  esclamò con la voce quasi sibilante. - Vi introducete in
lo amo mille volte! Lo amo: odi bene questa parola: lo amo!  Ella  s'ergeva di repente innanzi a me, con gli occhi che
più snella, gettandomi in volto quella sfida. - Lo amo! -  ella  continuò. - Lo amo, ricordalo bene! Lo amo, e mi darò a
- dissi con calma, portandola e adagiandola sul divano.  Ella  pareva non aver più nozione di ciò che avveniva: mi curvai
mia. Mia, hai capito? Mia, devi essere, prima che di lui!  Ella  volgeva gli occhi intorno, smarrita, passandosi una mano
allungando rapidamente la mano, l'afferrai per un braccio:  ella  si divincolava in silenzio, respirando a fatica,
la tavola, accanitamente. - Oh vigliacco, vigliacco! -  ella  mormorò. Sentii che le forze le mancavano a poco a poco e
ancora aveva in testa e le spruzzai il volto con l'acqua.  Ella  rinvenne subito, guardò in giro, mi vide inginocchiato
e le recai uno specchio. - E' una piccola bruciatura, -  ella  ripetè dopo essersi guardata. Avete voluto lasciarmi le
avvilito. - Io non oso chiedervi perdono. - Perdono? -  ella  disse. - Ma sì, vi perdono, purché mi lasciate andare,
purché la finiamo. E vedendo ch'io non mi muoveva, andò  ella  medesima a prendere il suo cappello, e se lo acconciò in
abito; in un lampo sono a casa. Io andai ad aprire l'uscio;  ella  mi passò vicina. - Non mi potete perdonare a questo modo,
venire da voi... Clara alzò le spalle. - Non so niente, -  ella  rispose. - Debbo prima riflettere. Si mosse, allontanò la
le braccia intorno al collo, con voce rotta dai singhiozzi,  ella  protestava amaramente, mi diceva che io non avevo il
fissi in un punto, a voce bassa, quasi parlando tra sé,  ella  soggiungeva che sarei stato piuttosto io stesso a cessare
forse la tavola a cui gli è riuscito aggrapparsi? Ma sapeva  ella  soltanto che cosa fosse per me l’amor suo, il prezzo che io
che mi sollevava sopra tutta l’umanità al solo pensiero che  ella  si fosse accorta di me?… Di che forza non mi sentivo
mi guardavo intorno, quando vedevo gli altri uomini da cui  ella  era circondata, pensavo bene, malgrado la fiducia che le
pensavo bene, malgrado la fiducia che le dimostravo, che  ella  ne avrebbe potuto notare qualcuno. Provai più d’una volta i
di quegli uomini era molto pericoloso; io mi sentivo, ed  ella  stessa mi diceva, con quell’accento di sincerità che non si
che dico. L’amore di lei per me non era già intepidito,  ella  me ne dava prove sempre più eloquenti, io non avevo
con grande probabilità, se egli avesse attaccato,  ella  avrebbe potuto resistere e trionfare. Ma io non volevo
potuto resistere e trionfare. Ma io non volevo neppure che  ella  fosse posta alla prova. Reprimendo, adunque, l’ansietà che
avrei sofferto le pene dell’inferno; perché la sdegnava,  ella  quasi perdeva ai miei occhi una parte del suo valore, io
 Ella  tremava ancora; non riusciva a snodare il nastro del suo
sapevo che pensare. Mentre il fiàcchere andava di corsa,  ella  era appena riuscita a balbutire due o tre volte un
na con cui poteva, come già sospettavo, farsi a fidanza.  Ella  si era omai tolto il cappellino, si era sbarazzata dello
di noi due avesse saputo appiccare una conversazione,  ella  si passò parecchie volte le mani sul viso, come per
i piedi delle persone per bene. Non bisogna farci caso. -  Ella  continuava a piangere, a singhiozzare, abbandonata sulla
Il pianto le farà bene - pensavo; e continuavo a guardarla.  Ella  di tanto in tanto alzava verso di me gli occhi bagnati di
suo tono di voce incantevole: - non ho potuto frenarmi.  Ella  è cosí buono, che non se l'avrà, spero, avuto a male. - A
trarre in inganno dalla creduta apparenza. - Grazie -  ella  rispose - grazie, di cuore - Questo quartierino è una
con un accento che non voleva sembrare impertinente.  Ella  non rispose, ma divenne prima rossa, poi pallida in viso. -
la bella donnina a sedersi di bel nuovo. - Signore! -  ella  disse ubbidendo rassegnata; - noi siamo due sconosciuti. Se
di dimenticarli -. Con la fina penetrazione della donna  ella  mi aveva letto nell'animo e aveva risposto franca,
le offrivo i servizi della mia poca scienza. - A che pro?  Ella  curerebbe i miei nervi, e il cuore e l'anima disfarrebbero
Che! Noi vogliamo solamente carpire la realtà come  ella  è, ed è brutta assai. Quella leggerezza, qu ella volubilità
come ella è, ed è brutta assai. Quella leggerezza, qu  ella  volubilità ci costano lagrime, tormenti impossibili a dire;
se per farmi una terribile interrogazione o se per trionfo.  Ella  si mordeva leggermente il labbro inferiore e colla mano
rimasto alcun tempo innanzi la brace. - Non è rabbia -  ella  rispose, - è indegnazione. Ma, dica, la mano posta davvero
ciocca di capelli che le si sbizzarriva sulla fronte.  Ella  venne incontro alla mia colla sua mano, e impedí quell'atto
E poi sarebbe inutile! ... Avevo un amante -. Io sorrisi.  Ella  capí - Non era il primo - soggiunse con altiera franchezza
che cosa mi sarebbe accaduto? ... Dica intanto - riprese  ella  dopo un a piccola pausa, - dica se per queste infamie non
interrogazione, anzi le ripresi pian pianino la mano. Ma  ella  non fu contenta; voleva ad ogni costo dicessi qualcosa. -
per vedere l'impressione di quella mia sfacciataggine.  Ella  abbassò gli occhi, strinse un pochino le labbra, e poi,
bene? - soggiunsi tosto mettendole una mano sulla spalla.  Ella  tentò cortesemente di levarmela di quel posto; ma io le
poi, con uno scatto, mi levai da sedere. - Va via? -  ella  chiese con un tono che pareva volesse assicurarsi se non
Addio! - le dissi senza nemmeno poterla guardare in faccia  Ella  prese allora la mia mano e la baciò con effusione,
bianche sotto la irrequieta pressione dei dentini.  Ella  sentiva, senza vederli, quegli sguardi che la ricercavano
di sigaro che non vuole accendersi -. E voltando il capo,  ella  rideva a scossettine portando la punta del ventaglio alle
il braccio di Renato con abbandono, incoraggiata dal buio,  ella  era tornata a scusarsi. - Non ci faccio una bella figura,
passi ... Non è un gran sacrifizio. - Impossibile! ... -  Ella  lo supplicava con gli occhi improvvisamente gonfi di
frequentemente, da camerati, da giovinotti ... Eh? -  Ella  non rispose né sí, né no, esitante - Ho paura di annoiarlo
neri prendevano un'espressione indefinibile, allorché  ella  parlava di morire. Ne ragionava tranquillamente, senza
otto precise, all'angolo di via Larga, come due amanti.  Ella  gli andava incontro sorridente, infilandosi un guanto,
vie fuori mano, lentamente, fermandosi davanti le vetrine.  Ella  gli raccontava minutamente le sue occupazioni della
indiscreto ... - Oh, non posso piú avere segreti per lei! -  ella  rispondeva. Quella sera erano andati a rannicchiarsi in un
sarò sempre amico affezionato e sincero. - Quando? -  ella  domandò dopo un momento di silenzio. - Fra una settimana. -
una mano e le passava il braccio attorno alla vita,  ella  tentava di svincolarsi, ma fiaccamente, e finiva col
cosí? Hai torto -. Allora, nei punti piú deserti delle vie,  ella  si fermava, guardandosi attorno, e gli saltava al collo,
Era l'ultima sera che Renato restava in Milano. Perciò  ella  aveva voluto accompagnarlo su, rassegnata al proprio
con lunghi intervalli di silenzio. - Che ore sono? -  ella  domandò. - Le dodici e mezzo. - Come s'è fatto tardi! -
- Tutt'altro! Tutt'altro! - E le accarezzava il volto.  Ella  rideva e piangeva, e il petto le si allargava in un gran
 ella  viveva alla giornata, aspettandosi da un momento all'altro
zitto! ... Non recitar la commedia! - Come sei ingiusta!  Ella  lo squadrava da capo a piedi, fieramente. Era già sicura
per te? ... Per pietà di noi? ... - Taci! Taci! -  ella  gridò. Un groppo di pianto la strozzava. Andrea, sbalordito
il cuore. - Non andare! - le aveva detto con voce tremante.  Ella  fece una spallata e si fermò davanti allo specchio per
- A quel voglio che gli costava un grandissimo sforzo,  ella  era scoppiata in un risolino ironico, sdegnoso, e aveva
con lo sguardo, senza dir motto. - Levati di lí! -  ella  ripeté. Brandiva l'ombrellino, mordendosi il labbro
servita soltanto a irritare sua moglie di piú. Oh,  ella  sapeva di poter tutto su quell'uomo! Quando con arti da
giovata! La povera donna malediva l'ora e il momento che  ella  e il suo vecchio s'erano risoluti a venire in Milano per
adatta al mite carattere del suo Giovanni. Per ciò, ora,  ella  se ne stava zitta quando suo marito buttava in faccia al
della povera vecchia gli addolciva il cuore.  Ella  gli dava un po' di ragione, non gli diceva: - Ammazzati! -
cosí calmo, cosí rassegnato nel suo infinito dolore,  ella  non osava palesargli che giorno e notte pregava Iddio
la squisita bontà del carattere. E nei momenti piú tristi,  ella  si stri ngeva fortemente al seno la cara testa un po'
Nizza. - No, in un posto solitario, su la riviera ligure -  ella  rispondeva con voce strascicante. - Su la riviera ligure;
appena appena dalle ipocrisie sociali? - Che posso farci?  Ella  si è impossessata assolutamente di me. Me la sento nel
vita sfrenata di Virginia. Fino a questo era arrivato!  Ella  era felice di sentirsi interamente assorbita da quel
la minacciava di piantarla, senza tante cerimonie, se  ella  resisteva un po' a qualche dispotico capriccio di lui,
mano; accennò di sí col capo e aspettò che parlasse. Allora  ella  gli si sedé sulle ginocchia. - Senti! - riprese a dire ...
l'avrebbe mai piú riafferrata. Questa idea lo atterriva.  Ella  era rimasta seduta su la poltrona osservandolo di traverso,
incontro e lo baciò in fronte. Giovanni voleva parlare, ma  ella  gli turò la bocca, carezzevolmente: - Non scusarti se non
otre e restare immobile sul pavimento. Piú morta che viva,  ella  si lasciò prender per mano dal marito. Giovanni, diventato
cui vedevasi soggiogata con tanta violenza e in un modo che  ella  non giungeva a spiegarsi. Dunque suo marito non era
però non si muoveva, non le diceva nulla. Una volta, avendo  ella  osato accostarglisi e posargli una mano su la spalla, era
Su tutta la casa si era aggravato un silenzio penoso.  Ella  non metteva piú un dito sul pianoforte. La gabbia dei
che lo guardava con gli occhi ingranditi nel volto pallido,  ella  gli sembrava un'ombra, un fantasma dei giorni tristi; e le
inaridite, tenendola per le mani e premendomele sul cuore.  Ella  insisteva: - Ti ricorderai di me? Le dicevo di sí con
carezze e con quegli ultimi baci. - Ci rivedremo? - Oh, sí!  Ella  aveva fatto la domanda quasi rivolgendosi a qualche essere
mio!" l'illusione della sua voce si ripeteva vivissima.  Ella  scriveva con garbo e con semplicità, come sanno fare molte
Ne trascrivevo a Silvia i brani piú interessanti; e se  ella  mi rispondeva in maniera da farmi capire che la cosa le
diverso dalle altre? - E riferivo tutto al mistero da cui  ella  era circondata per me. La conoscevo cosí poco! Di lei
spandervi cenere so pra. "Tu dunque ti contenti dei sogni?"  ella  mi scrisse una volta. Infatti era cosí. Dopo le impazienze
piú che di scriver lettere a una persona amata e lontana.  Ella  non me ne faceva rimprovero "Giorgio! Giorgio mio!" Mi
dei sogni, tanto mi era parso meravigliosamente bello,  ella  mi scrisse: "No, caro; il sogno dei sogni sarebbe la
pel gran lavoro di tanti mesi. Dal tono delle lettere,  ella  si avvide del mio cambiamento, e se ne mostrò
compassione s'univa un po' di rimorso. "E i tuoi sogni?"  ella  mi domandò una volta. Ne inventai, per consolarla, per
iscusarsi. Ci vedemmo due giorni dopo. - Sognerai piú? -  ella  disse, ridendo. Feci una mossettina con le spalle. Non mi
mesi avanti! E odorava di quella odiosa iride fiorentina!  Ella  non ci aveva badato, venendo. Allora capii che soltanto la
esangue e con un alito chiamava per nome la sua figliuola.  Ella  giaceva immersa in quel torpore del tifo, con la vescica
compariva il viso inquieto di Margherita: egli si fermava:  ella  gli faceva cenno di chetarsi, il rumore dava dolore a
lugubri convulsioni che avevano preludiato a quel tifo,  ella  aveva lungamente delirato, lungamente gridato, chiamando
dell'infame, che gli aveva tolto il cuore di sua figlia:  ella  aveva sempre chiamato sua madre, nessun altro. Ed egli
via dalla stanza, turandosi le orecchie, temendo sempre che  ella  invocasse quel nome. Fuori, stava così, aspettando,
dell'ammalata. Senz'aver la forza di aprire gli occhi,  ella  si levava a stento, sorretta sui cuscini, sollevata nelle
puntura, bruciante, dolorosa, si aggiungeva alle altre:  ella  trasaliva solo leggermente, come se nessun dolore fosse più
minima, scorante. Solo, nel mattino del decimo giorno,  ella  parve a un tratto migliorata: era sonno invece di torpore.
trepidante ogni minuto di quel sonno, come se da quello,  ella  intuisse dover dipendere la vita di Bianca Maria: e mentre
che la febbre aveva certamente ceduto. Così, senza parlare,  ella  pregando mentalmente, il marchese Cavalcanti ritrovando
il pacifico sonno della malata. Era l'imbrunire, quando  ella  aprì gli occhi, i grandi occhi che erano stati chiusi per
si era chinato e le aveva domandato: - Vuoi qualche cosa?  Ella  non aveva risposto, ma quel lume fugacissimo di sorriso era
- Sì. - Che vuoi? Dillo subito. - Voglio il dottore, -  ella  disse. - Ti senti male? chiese il vecchio, fraintendendo. -
ma non disse nulla. - Hai inteso? Voglio il dottor Amati, -  ella  ripetette, con voce più alta, ma dove già un turbamento
cuscino, con un moto singolare. E parve anzi al vecchio che  ella  avesse digrignato i denti, dopo aver pronunziato, per la
come una persecuzione. Ciò continuava da un ora e mezzo ed  ella  non si chetava, non taceva, trovando nuova forza nervosa,
attraverso le strade, dovesse arrivare sino all'uomo che  ella  voleva, per salvarsi. Ah che incubo, che incubo, udire il
quasi che non avesse più orecchie per altre voci, quasi che  ella  dovesse chiamare il dottor Amati fino a che lo vedesse
piccolo movimento di va e vieni, mentre instancabilmente  ella  continuava a dire, ora pian piano, ora acutamente: - Amati…
- Che dite? - Mandate a chiamare Amati. Non vedete che  ella  lo vuole? - …è in delirio. - Sissignore: ma quando lo ha
non la lasciate morire!. - Amati… Amati… voglio Amati, -  ella  diceva, delirando, stravolgendo paurosamente gli occhi. E
di mettersi anche lui a urlare, a urlare, come lei, come se  ella  gli avesse comunicata la meningite. Adesso che aveva
il vecchio, il cui orgoglio era completamente sparito.  Ella  andò di là, ricomparve subito, facendo cenno al marchese di
Disse: - Bianca Maria.. Qual grido fu la risposta!  Ella  si levò, col volto improvvisamente acceso, con gli occhi
confusi e arruffati. - Non ve ne andate mai, mai, - gridava  ella  appassionatamente, stringendogli le braccia al collo, - se
dottor Amati tentò di rimetterle il capo sul guanciale: ma  ella  sentì l'atto, e mentre si abbassava, attirò a se anche lui
quelle braccia non volevano sciogliersi. Restarono così,  ella  assopita, egli inclinato in una posizione dolorosa, così
e le labbra si striavano sulle pallide gengive. Poi,  ella  schiuse gli occhi, come se avesse fissato quel rumore,
da lei, rimettendole le scarne braccia sulla coltre.  Ella  lo seguì con lo sguardo, senza mai levargli gli occhi di
Maria? - chiamò il marchese, avanzandosi presso il letto.  Ella  guardò il padre con tanta intensità, come se gli
io non credo a quest'uomo, lo devi dire tu! - È vero, -  ella  proclamò, a voce chiarissima, guardando suo padre. Egli
non domandava più nulla loro. Non sentiva egli forse che  ella  delirava sempre, gridando che a quell'età non voleva
incontrava la principessa Irma riceveva il medesimo saluto.  Ella  sembrava averlo già veduto da lontano e dava al proprio
e schizzandole un ritratto insolente quanto bizzarro, o  ella  lasciandolo dire e rispondendo a quel grido col suo nome
da Roma, lo avevano daccapo imbrogliato. Perché civettava  ella  così pubblicamente con lui? A teatro lo cercava
Si erano narrati particolari su particolari di quell'amore.  Ella  imprudente talvolta sino alla sfrontatezza si era mostrata
che la gente fingeva per invidia di non voler credere.  Ella  passava dovunque altera, soventi un po' sciatta nelle vesti
quella affettazione quasi amorosa verso di lui. Pretendeva  ella  di arrolarlo nel manipolo dei giovanetti, prime speranze
- Per voi no, perché vi credete sicura del contrario.  Ella  fece per voltargli le spalle, ma si ostinò; quella
le ciarle, che si facevano sul suo conto per la città, che  ella  sobbalzò come sotto una ferita. I suoi occhi verdi
- Proverete. - Testardo! La contessa Ghigi li separò;  ella  si avanzava verso di loro vestita di un cupo abito rosso
occhi neri lucevano senza ardere. - Parlate d'arte? -  ella  disse col suo sorriso sempre un po' ingenuo e cortese
vi trovò un mondo di signore, e non si fece più vedere.  Ella  gliene chiese il perché. - Come potete ricordarvi di me in
sempre. - Ne volete domani? Verrò a trovarvi sulle tre.  Ella  ebbe un delizioso sorriso di accettazione, gli tese la mano
separarsi per non attirare troppo l'attenzione della gente.  Ella  si rivolse due volte a guardarlo. Quella notte Lelio non
le misure ordinarie della galanteria non dovevano valere;  ella  avrebbe forse ceduto ad un assalto subitaneo, o magari
tutto si era già tratto il cappello e le tendeva la mano.  Ella  la strinse come al solito. Poi si levò proponendo a tutti
gli anni, almeno una volta, a pranzo dalla propria balia.  Ella  v'andava in confidenza entro un vecchio calesse, senza
la strada, magari solo al podere, io e il signor Fornari.  Ella  accetta, non è vero, signor Lelio? sul mio biroccino da
non riusciva loro grata se non pei cinquanta franchi, che  ella  lasciava sempre per regalo nelle manine sporche del ragazzo
Vedete, principessa, avete fatto loro paura: venite dentro.  Ella  ebbe una smorfia di ripugnanza, Lelio si staccò dalla
Lelio la punse scherzosamente più volte, e allora  ella  si atteggiò nella sua bella posa di sognatrice; mangiava
In quel momento Lelio le premé sotto la tavola un piede,  ella  si volse, ma non lo ritirò. Allora il dialogo si fece più
piacciono, e a voi? - Perché negarlo? Sì. - Così sudicie -  ella  soggiunse a bassa voce con una moina di ripugnanza. - Come
dovuto andarne a cercare un cartoccino nella propria cassa.  Ella  sola ne prendeva qualche volta in famiglia. - Signor
principessa arrivando dall'altra parte. - È un povero....  Ella  era ancora così melanconica, ma negli occhi verdi le
e faceva intorno ad essi come un'aureola d'incendio.  Ella  alzò una mano per ripararsi la fronte. - Irma! - egli
alla cintura, premendola nella parete del fienile.  Ella  si sentì raschiare il collo, ardere la schiena, mentre il
occhi accecante, trionfale. - No, no... - Gridate dunque! -  Ella  fece ancora uno sforzo, ma l'altro la soverchiò con una
con una demenza sùbita ed irresistibile. Fu un attimo.  Ella  dovette abbassargli il capo sulla spalla sotto la furia dei
sottili e le mani. Non era forse stato più di un minuto.  Ella  si ricompose per la prima, vinta, offesa, guardando
capelli. - Questa la conserverò - disse finalmente. - Oh! -  ella  esclamò con accento tremulo e guardandosi intorno - se... -
affrettava a ritornare dall'altro lato. - Andate, andate -  ella  diceva affannosa. - Perché? - rispose gettando un sorriso
donna erano fissi sulla porta dello stabilimeneo come se  ella  attendesse qualcuno, e quando udì la campanella che
celata, erravano incerti da un gruppo ali' altro come se  ella  volesse riconoscere fra quegli operai, tutti egualmente
Ma vedendoli procedere per la loro via, senza fermarsi,  ella  riportava lo sgaardo sulla porta dello stabilimento. Non
dalle labbra protese le usciva una invocazione ardente ed  ella  susurrava: 0111 Maria, bedda matri matriA un tratto gli
gialle. Ma invece di uscir subito dal nascondiglio,  ella  lasciò che l'operaio si ingolfasse per una viottola, che
di portare il caffè sulla terrazza. Nel salire le scale,  ella  trovò maniera di dire al duca: Mi faccia il piacere, occupi
aver lasciato troppo tempo solo il duca e rientrò in sala.  Ella  prese un ricamo: una portiera di raso sulla quale
in mezzo a loro. - Tutto langue ora in questo luogo, -  ella  diceva, 0117 perché l'anima manca; ma vedrà come ogni
- Basta che senta parlar di lui, che ne parli, perché  ella  si trasformi. Le spariscono dal volto le tracce delle
sofferenze, le svaniscono dalla mente i timori e le ansie;  ella  rivive, palpita e ogni sguardo contiene un inno di
si rinchiudeva insieme con lei e mentre la bambina dormiva,  ella  scriveva o leggeva. Costanza dormiva, come si è visto,
quella notte impedì alla signora di sentir la stanchezza.  Ella  rimase lungamente seduta a una scrivania, rileggendo la
rileggendo la lettera memorabile di Roberto, quella cui  ella  non aveva potuto rispondere subito. Gli aveva scritto però
a proteggere tutto ciò che le è caro. L' assicurazione che  ella  mi da, che senza un ostacolo vivente mi avrebbe fatto il
completa, mi dicono ben chiaro che, liberi entrambi,  ella  mi avrebbe affidato il suo nome che io avrei accettato
lei. Questo aveva scritto Velleda al suo buon signore, come  ella  lo chiamava qualche volta soltanto, ma le pareva di non
delle cose che si prestano alla descrizione. E intanto che  ella  affrettava col pensiero il ritorno di Roberto e pregustava
rivederlo senza rammentare che le ore trascorrevano mentr'  ella  meditava, un'altra creatura vegliava, a pochi passi da lei;
Da otto anni, cioè dal tempo della nascita di Marla 0120  ella  era in casa di Roberto Frangipani. Egli l'aveva fatta
a Costanza una situazione invidiata e comoda alla villa.  Ella  abitava al primo piano, era servita, pranzava sola e il
a celarla con cura. Durante tutta l'infanzia di Maria,  ella  dominò alla villa. Il padrone, per non staccarla dalla
mossa indifferente con la spalla e si mosse per andarsene.  Ella  lo trattenne e gli disse: Alessio, abbi compassione di me;
la smania di Costanza si convertì in spasimo. Appena  ella  vide il padrone uscir fuori della villa, entrò di corsa
baci : Come sei bello! Amore! Vita mia! Da quel momento die  ella  non si vide più respinta, correva di continuo da Alessio a
disse fissandola: Dimmi, strega, quando si fanno le nozze?  Ella  credè impazzire, benché fosse preparata a quella domanda.
A domani sera, strega. Ah! dunque tu mi desideri ancora! -  ella  esclamò trionfante. Alessio non rispose e si allontanò
Madonna che proteggesse il suo amore e le serbasse Alessio.  Ella  non aveva neppure il sospetto di commettere un sacrilegio,
a cercar Costanza nella grotta per chiederle danaro, che  ella  gli dava tutta lieta, dicendogli : Prendi; tutto quello che
non esser sorpresi nella grotta o in aperta campagna, ma  ella  si era sempre rifiutata per timore d'essere scoperta dal
nella camera di Costanza, salendo da una scala di corda che  ella  gettava già dopo le undici prima che la signora sciogliesse
che dovevano trovare aiuto e sostegno queste cose - ed  ella  nel silenzio, nella solitudine, si adoperava ad invigorire
di amore, di profumi, di colori abbaglianti, di sorrisi; ma  ella  cercava vincersi, s'inginocchiava a pregare, leggeva nel
femminilmente graziosi in Donnalbina. E veramente  ella  era la dolcezza di casa Toraldo. Era lei che presenziava i
Donna Regina andava innanzi e le sorelle la seguivano;  ella  aveva il seggiolone con la corona baronale, ella aveva le
seguivano; ella aveva il seggiolone con la corona baronale,  ella  aveva le chiavi dei forzieri dove erano rinchiuse le
insegne del suo grado ed i gioielli di famiglia; a mensa,  ella  presiedeva, le due sorelle una a diritta l'altra a
l'altra a sinistra, su' seggi più umili; all'oratorio  ella  intonava le laudi. La mattina e la sera le due sorelle
salutavano la maggiore, inchinandosi e baciandole la mano:  ella  le baciava in fronte. Di rado le chiamava a consiglio,
perdonarle? Ditemi il nome del cavaliere. - Pietà per lei.  Ella  ama don Filippo Capace. - No!! - Lo ama, lo ama, sorella.
quando il suo labbro sfiora la fronte della fanciulla, può  ella  invidiare le gioie degli angeli? Essere sua! Sogno
il suo essere, nel profondo assorbimento dell'idea fissa.  Ella  non sente. il freddo dell'ambiente, non vede l'oscurità,
sue ginocchia, non sente lo spasimo di tutta la sua vita;  ella  non sente che il suo pensiero tormentoso, onnipresente,
attirata dalla morte. Esse s'inchinano a Donna Regina ed  ella  rende loro il saluto. - Parlate anche per me, Donnalbina -
- Sia pure. Attendiamo le vostre risoluzioni, sorella.  Ella  non rispose. Pensava, raccolta in se stessa. - Siateci
era subito soddisfatto; eppure c'erano giornate che  ella  veniva presa da profonda malinconia. Voleva rimaner sola
il suo solito umore. Or accadde che una sera d'estate  ella  avea voluto scendere nel giardino per godersi un po' di
con le ali, che aveva però spenta la sua lanternina, come  ella  disse sorridendo, e che la riaccese appena poté sfuggirle
ti facevano alcun male, poverine! E da quella sera in poi,  ella  non diè più loro la caccia. Esse avevano invaso il
dire intanto: - Vorrei essere una lucciola. Una mattina  ella  era uscita per lo stradale di campagna a coglier fiori di
era formato d'aria: e infatti svaniva come nebbiolina.  Ella  però aveva l'anellino a un dito della mano manca, e si
posta colà tutte quelle delle campagne attorno. Una sera,  ella  spense improvvisamente il suo lanternino, volò oltre il
dietro: - Ritorna domani notte! Ti attendo! Ritorna!  Ella  non aspettò l'avviso della lieve puntura, e corse a
tutto alla Regina sua madre. - Avete fatto un bel sogno! -  ella  gli disse ridendo. - E vi sembra cosa vera. Per due notti,
Se ti lasciassi prendere ti sposerei: saresti Reginotta!  Ella  non aspettò l'avviso della lieve puntura, e corse a
"Parola di Reuccio!" Il Reuccio stava per giurare quando  ella  sentì la puntura e scappò via. - E il mio anello, Faterella
e sarebbe diventata Reginotta. Se questo fosse avvenuto,  ella  non avrebbe più avuto nessuna ragione di vivere! E se fosse
- Che devo fare, babbo? Che mi consigli, mamma? Mai  ella  aveva veduta la nonna così scura e così severa in viso. -
Clara scomparve. Avevo ben compreso che da quella soglia  ella  non sarebbe più passata, e che io non avrei più varcato la
Ma più d'ogni altra cosa, mi turbavan le sue parole.  Ella  era certa dell'innocenza di colui che io le aveva additato
a sua cognizione, che negassero i fatti da me esposti?  Ella  non sapeva niente, ella non possedeva niente; eppure era
negassero i fatti da me esposti? Ella non sapeva niente,  ella  non possedeva niente; eppure era certa, e in pochi giorni
passi a un altro, e che, dopo una esistenza agitata,  ella  viva tranquillamente e oscuramente nel matrimonio? Il mondo
di mano. Cedila a lui; per diritto di conquista, è sua;  ella  lo ama; te lo ha detto; egli ha ucciso ed ella lo ama...
è sua; ella lo ama; te lo ha detto; egli ha ucciso ed  ella  lo ama... Che c'entri tu, in tutto questo? Chi sei tu?
Clara l'aveva rotto, lacerato come un velo impacciante;  ella  correva al matrimonio; io doveva riprendere la mia strada e
suo devoto, rapidamente decisi di non occuparmene più.  Ella  era ammalata del male che m'aveva fatto soffrir tanto:
ritrarla. Più volte la vidi a passeggio in carrozza, ed  ella  finse di non vedermi; poi vidi anche il barone Lorenzo con
stranamente mobiliata ... In casa di essa e di lui? ...  Ella  gli resisteva appena, per vezzo, con negli occhi neri e
cose impossibili o che a me paiono irraggiungibili. Ed  ella  intanto mi è venuta in sogno, ed è stata mia, come se la
esisteva anche nel sogno, giacchè ricordo benissimo che  ella  non era semplicemente una signora, ma la signora Arici! ...
non fremere d'indignazione, e non fargli fin sospettare che  ella  non avesse trovato in lui quel che si era immaginato di
più amante nel mio sogno! - Raccontamelo di nuovo! -  ella  rispose con dolce accento di preghiera. E dopo ch'egli,
di scorgere in quell'accento, avea ripreso a raccontare,  ella  sembrava assente col pensiero, lontana quasi rincorresse
scoppiò: - Così tu ami? Così? Così? - Oh, Dio! ... -  ella  balbettò coprendosi il viso con le mani. - Ti sei dunque
Che indegna commedia sei qui venuta a rappresentare?  Ella  affondava il viso tra le mani, per non udire, immobile,
all'immolazione di tutta sè stessa ai piedi di lui! Oh!  Ella  l'amava tanto, che non avea saputo trovare parole per
- Che indegna commedia sei qui venuta a rappresentare? ...  Ella  non udiva più quel che Ezio continuava a dire contro di lei
in ineffabile languore ... E aperto rapidamente l'uscio,  ella  lo richiuse con gesto sdegnoso. * * * Ezio Cami, fu per
stoltamente ingannati! ... È inutile attenderla ancora,  ella  non ripassa mai dallo stesso punto! Filosofava così per
incapace ... - Tu mi aduli - la interruppe Massimo. Ed  ella  gli rispose con una mossettina di broncio, seguita da un
con gli sguardi per l'immensità dell'orizzonte. Una volta  ella  gli domandò: - Nessun'altra donna ti ha posseduto come me
mano, per rassicurarla, sorridendo ... - Maliziosamente! -  ella  notava. E gli occhi nerissimi le lampeggiavano quasi
quasi minacciosi sotto le sopracciglia corrugate. Ah,  ella  avrebbe voluto far tabula rasa del passato di quell'uomo!
si era rizzato quasi per strapparle di mano il ritratto.  Ella  glielo porse, lasciandosi cadere sul canapè col volto fra
- Che! Dici davvero? Rebecca! - Soffocata dai singulti,  ella  non poteva piangere; e restava seduta, piegata sopra se
Sei una bambina! - A quella voce, a quegli abbracci, no,  ella  non seppe resistere; e rialzò la testa quasi suo malgrado,
che pendevano dalla volta e dalle pareti, a un tratto  ella  gli disse: - Massimo, sono gelosa. - Che assurdità! Di
Capisci? - Quel viso ovale e fresco, dalla bocca sorridente  ella  se lo vedeva balenare davanti agli occhi in ogni momento
in quelle ore d'intimità e d'abbandono nelle quali  ella  sentiva invadersi da un furore di baccante, da una ferocia
- le disse Massimo una volta. - Mi par di impazzire -  ella  rispose. Ed ecco che cominciava a sentirsi anche lui
- Ma tu, imprudente, tu risusciti la tua rivale! - E quando  ella  accennava a colei con l'ironica superiorità del possesso
bella nel disordine mattutino - Mi vuoi bene? -  ella  replicò - Sí? ... Allora, distruggi quel ritratto, sotto i
facendola viver bene, non contentandone i desiderii, perchè  ella  era troppo fiera per esprimerli, ma cercando di
la poesia della sua infanzia, sino all'adolescenza, perchè  ella  scorresse le ore come una creatura di elezione, fatta per
era il desiderio che questo abborrito mestiere, di cui  ella  non voleva neanche udir parlare, facesse guadagnare molti
di vita, una noncuranza e una distrazione profonda,  ella  aveva l'attitudine di non chieder mai, donde venisse quel
disinvolta, e lontana, lontana sempre. A poco a poco,  ella  era diventata, in questi momenti, che Domenico Maresca
Maresca rammentava, egli, con le frenesia dell'amante,  ella  sempre più gelida: in capo a un anno, ella aveva assunto
dell'amante, ella sempre più gelida: in capo a un anno,  ella  aveva assunto una maniera di accogliere le tenerezze
suo amore. Quante volte, a sfuggire un bacio di suo marito,  ella  voltava la testa in là, con un atto naturale, come se fosse
come se fosse suo dovere di schivarlo! Quante volte  ella  assumeva, sin dalle prime parole, un'attitudine di donna
comprendere! Tutta una serie di gesti, di atti, di motti,  ella  aveva studiati, forse, nelle sue lunghe ore di solitudine,
noioso amore esaltato di suo marito:, tutto un piano che  ella  aveva formato, perchè egli non la infastidisse, piano che
aveva formato, perchè egli non la infastidisse, piano che  ella  eseguiva matematicamente, con una rigidità singolare e che
alla battaglia e che aveva tutto per restar vittoriosa. -  Ella  non mi ama - diceva Domenico Maresca, nei suoi più brutti
Talvolta la trovava più tacita e più pensosa della mattina:  ella  lo vedeva arrivare, con un atto di sorpresa sgradita,
faccende di casa, compite senza piacere e senza interesse,  ella  passava da una camera all'altra, lasciandolo solo: egli
a Mariangela, senza una parola superflua. Spesso,  ella  leggeva certi suoi romanzi: e non lasciava di leggere.
col cuore stretto, dicendo fra sè: - Sempre la stessa:  ella  non mi ama. E, più tardi, non osando ritornare a casa,
tumida e voluttuosa bocca di Anna, tutto il ridicolo in cui  ella  teneva queste visite improvvise d'innamorato goffo, egli vi
consiglio, senza chieder parere, dalla prima settimana,  ella  era uscita sola, in qualunque ora del giorno, con grande
del marito, fatta solo all'inizio di queste uscite,  ella  aveva rudemente risposto che non intendeva di deperire in
non poteva reprimere la domanda: - Sei uscita? Per lo più,  ella  non rispondeva alla prima richiesta, in una di quelle sue
altrove... - Ah!... - esclamava lui, come aspettando.  Ella  si decideva.. - Sono stata da Maria Garzes. - E chi è,
di cortesia, di familiarità che egli aveva voluto compiere,  ella  aveva opposto un rifiuto secco: e se il pittore dei santi
e noncurante, in certi segni costanti di disprezzo, che  ella  esercitava contro di lui. Ogni sua consuetudine semplice,
rinunziava a certi pellegrinaggi, in certi anniversarii.  Ella  non transigeva. Era una signora: e tale voleva restare, e
diceva lei, di dargli qualche gusto di signore.  Ella  si era rifiutata, violentemente, a ricambiare nessuna delle
col suo più bell'abito, coi suoi più ricchi gioielli,  ella  aveva acconsentito a visitare la moglie del compare di
per lui, udir nominare sua madre da Anna: poichè  ella  lo faceva glacialmente, con una malvagità premeditata,
pietà: - La signora ha mandato una lettera per voi -  ella  mormorò. - La lettera è in istanza da pranzo, al vostro
la propria indipendenza, di fronte ai parenti Dentale,  ella  non rientrava, pranzava altrove, lontana, avvertendone con
con un soldo, quotidianamente, da uno strillone: e che  ella  leggeva lungamente, per isfuggire, spesso, alla
questi sono gli ultimi giorni che resto al vostro servizio  ella  pronunciò, con uno sforzo per celare la sua emozione. - E
- esclamò il padrone, stupito. - Perchè me ne vado -  ella  soggiunse, rassegnatamente. - Te ne vai? Dove, te ne vai? -
molti anni ancora, Mariangela! - Ma non posso più servire -  ella  replicò, sempre con umiltà, a capo basso. - E come vivrai,
aveva compagnia, e migliore della sua? Dove andava, quando  ella  lo aveva confitto a casa, in via Donnalbina, con quel
a casa, in via Donnalbina, con quel biglietto, quando  ella  non voleva saperne, della sua presenza, divertendosi,
anche in bistro, le sovracciglie fini: con atto costante,  ella  seguitava a mordersi le labbra, per farle diventar rosse.
leggermente toccato, delineato col rossetto, il segno che  ella  portava dalla sua nascita, sul mento, la piccola voglia, la
vivissimo. - Non mi riconosci? Non mi vuoi riconoscere? -  ella  domandò, ancora, con quella sua voce lamentevolmente rauca.
mi chiamano. - Chi, tutti ? - chiese lui, inconsciamente.  Ella  lo guardò, amara, senza rispondere. Sparita, per sempre, da
superando la sua pena. - Aspetto... aspetto qualcuno... -  ella  rispose, girando la testa in là. - Un innamorato? - Già. -
morsicchiate di Gelsomina. - Le tue notizie sono vecchie! -  ella  esclamò, ridendo ancora, e fermandosi, subito, per
innamorato? - Ma no! - Lo hai lasciato? - Mi ha lasciata -  ella  soggiunse, piano, come se parlasse in sogno - Dopo tre
che l'ascoltava attentamente. - Ascolta, Mimì, ascolta, -  ella  proruppe, ma pianissimo, dopo essersi guardata intorno, e
ti vegga... in questo stato. - Tu non puoi fare niente -  ella  rispose, con una tetraggine cupa, - Niente. - Ma perchè? -
- Perchè troppo tardi. - Troppo tardi? - È troppo tardi -  ella  concluse, aprendo le braccia, con un gesto desolato, non
perchè non espresso, non trovò nulla da soggiungere.  Ella  fece un atto lieve, di disdegno pietoso, con le labbra,
così vuole, Dio, per farci fare il Purgatorio in terra  ella  disse, con quello accento di sogno, di lungo sogno
questa croce, questa pietra che le ricadeva sul petto,  ella  mutò discorso: - E tu, Mimì, tu? Che fai? Hai già un
placidamente, intorno, in attesa quieta di qualche cosa.  Ella  era vestita riccamente di nero e delle pagliuzze
una parola, con un sorriso anche più espressivo, mentre  ella  gli levava gli occhi, in viso, gli sorrideva, tenuemente,
- chiese lui, puerilmente, con un singhiozzo nella voce.  Ella  ebbe una lieve stretta di spalle, innanzi a quella domanda
la trovo, che ne sarà, di me? - gemette l'infelicissimo.  Ella  non l'ascoltava più, vinta, adesso, dalla imminenza di
- Ma perchè? Perchè? Neppure tu! Neppure tu! - Non posso -  ella  soggiunse. - E perchè, non puoi? Perchè? Se non la trovo,
Perchè? Se non la trovo, che ne sarà di me? - Guarda -  ella  disse, con un cenno. Verso loro due si avanzava un uomo, un
sulla soglia; un profondo sospiro gli sollevò il petto.  Ella  appena levò gli occhi, dalla lettura: - Sei qui, Anna, sei
ho cercata... laggiù... tutta la serata. - Hai fatto male -  ella  concluse, rimettendosi a leggere, senza dargli più retta. E
fin la sua ordinaria visita al camposanto, ora che  ella  stava meglio e non c'era più timore di prossimi accessi;
si era scatenato nel petto! Dietro i vetri della finestra,  ella  guardava i neri nuvoloni che montavano, spinti dal
fumanti per la polvere sollevata in vortice dai viali. Così  ella  pure si sentiva scossa e curvata dall'interno scompiglio! I
Tanto meglio! Tanto meglio! Eppure, proprio in quel momento  ella  pensava a colui che non era più ricomparso da una
rivelazione inattesa, anzi incredibile per lei, e di cui  ella  non intendeva bene parecchi punti, quantunque si sforzas-
di maraviglia, la faceva tremare e sussultare, quasi  ella  fosse sotto un'operazione chirurgica da cui le veniva
carne morta torno torno alla carne viva e sanguinante. Così  ella  si sentiva portar via, a ogni pa- rola, a ogni frase, un
tamente aprir la bocca per aspirare, aspirare! "Ah!"  ella  fece, allargando le braccia e cacciando un fortissimo e
sul viso pallido, senza neppure un singhiozzo e senza che  ella  pensasse ad asciugarle. - Era proprio vero? ... Suo marito
dure parole, le aveva buttato in viso la pretesa colpa, ed  ella  - dopo aver pianto, dopo aver dato spiegazioni e giurato
una seggiola, domandava: - Signora, non c'è altro? - No -  ella  rispose. E uscí la prima, senza voltarsi addietro,
e rapido la breve fila delle stanze fino all'uscio che aprí  ella  stessa; scese le scale quasi di corsa, perché quei gradini
si ammortí s ulla polvere della strada fuori la città, ed  ella  sentí piú viva l'impressione della luce e dell'aria libera,
si fosse addormentato per sempre nell'intimo petto, quasi  ella  partisse di casa al solito, per una visita ai parenti che
avuto torto ... - Non metterò piú piede in quella casa! -  ella  rispose sdegnosamente, come aveva risposto a colui. E cessò
sormontato dallo stemma della Ricevitoria del Registro ...  Ella  tremava a quella vista e voleva tornare indietro, quasi
secco dei propri tacchi frettolosi su per quelle scale che  ella  saliva quasi inseguita dalle voci delle persone incontrate
e allegri, consapevole della propria bruttezza, che  ella  per giovanile orgoglio si esagerava un pochino; le sarebbe
anche durante le vacanze -. Al ricordo del bambino,  ella  sentiva gonfiarsi gli occhi di lagrime; ma le ricacciava
con terribile grido della sua anima in ambascia, quando  ella  faceva urlare, turbinare, squillare dal pianoforte la
di un cielo nuvoloso venisse risposto a quegli appelli,  ella  provava per tutto il corpo lo stesso brivido diaccio
le si presentava alla mente, al primo destarsi, quantunque  ella  non volesse, e si sforzasse di scacciarlo via, e cercasse
allegro incantesimo subissato in un attimo senza che  ella  ne avesse colpa, per una lieve imp rudenza, non sarebbe
per una lieve imp rudenza, non sarebbe tornato piú! ... Ed  ella  doveva soffrirne le conseguenze e piangerne la desolazione,
sua camera; e dietro alle stecche socchiuse della persiana,  ella  aveva potuto osservarli, non vista. La signora si era tolto
avvocato indicava un lungo frego di lapis rosso. Atterrita,  ella  divorava con gli occhi il brano di cronaca, tolto da un
tristamente il capo: - E quando ti avrò creduto io? -  Ella  gli stringeva ancora le mani, bagnandogliele di lagrime,
- V'affaticherei lo stesso. Avremo tanto tempo fra poco! -  Ella  arrossí della pietosa bugia che le aveva scottato le
e la morte a cagion di lei, quantunque senza sua colpa,  ella  si sentiva tuttavia estranea colà, e trascinatavi per
a ogni svoltar di pagina del libro che teneva in mano,  ella  volgeva lo sguardo verso le colline dove le ville,
di quella non mai sperata o sognata fortuna d'amante,  ella  commossa da carità d'infermiera, che le soavi impressioni
ancora male ... - Dimentichiamoli. - Dimentichiamoli! -  ella  replicò con un sospiro. - Lascerete queste brutte stanze, -
importune. Io verrò a trovarvi, discretamente ... -  Ella  lo ascoltava, intenerita di tutti quei bei castelli in aria
però dispetto e fino rabbia contro se medesima, appena  ella  si sentiva rattrappire come piú la voce del capitano
Quella mattina, scorgendolo in piedi in mezzo alla camera,  ella  trasalí, come davanti a un agguato. - Entrate, c'è qualcosa
a fare una passeggiata? - Volevo farvi una sorpresa -.  Ella  resta sull'uscio, appoggiandosi su l'ombrellino, indecisa.
di paradiso! ... Ho rubato dei fiori per voi. - Grazie -.  Ella  guardava il pianoforte, tentata. La passeggiata per la
immobile e silenziosa. - A niente -. Non era vero.  Ella  pensava al bel bambino veduto saltellare, a cavalluccio di
che riempiva tutta la camera di mistica sonorità. Ed  ella  si rizzò su la vita, irrigidendo le braccia, quasi cercasse
tratto, le si avventò, divorandosela dai baci. - No! No! -  ella  balbettava supplichevole, quasi svenuta. E le corde del
- Indovinate che pensavo? - Se fossi stata indovina! -  ella  rispose. - Pensavo ... No, non voglio dirvelo -. Giustina
piú caldo o piú lungo, in un'occhiata, in una reticenza,  ella  s'incoraggiava. Chi sa? Quell'illogica repugnanza del suo
ancora! L'ho sospettato. - No, Emilio, t'amo! T'amo! -  ella  mentí, disperatamente, ingannando anche se medesima. E poco
la ringraziava sotto voce, grato del possesso vittorioso,  ella  diceva internamente: - Almeno m'ha creduto! - E gli si
serpeggiante su la collina. - Che bella veduta! -  ella  disse. - Bellissima! - E si sedettero sulla spalletta
attorno, nel gran silenzio della sera. - Faremo tardi, -  ella  disse dopo breve pausa. - Avremo la "celeste paolotta ..."
quando l'esercito marcia in armi al tuo fianco? - In verità  ella  aveva assai piú paura di quell'allegra eccitazione rivelata
niente - quando ne avremo una anche noi ... - No, no! -  ella  lo interruppe. Aveva dovuto mentire. Il bambino suo, il
stavano tutte, tutte!, contro di lei? Qual testimone poteva  ella  invocare per giustificarsi pienamente davanti a suo marito
vedendo quel visino affilato di creaturina malaticcia che  ella  trovava sempre alla finestra dirimpetto, ogni volta che,
Un giorno la bambina le sorrise. - Come stai, carina? -  ella  le domandò. E la tenerezza di mamma desolata le addolciva
inattese. - Se tu sentissi che vocina! Pare un flauto -  ella  gli disse. - Cosí, con lei, non ti annoierai in questa
... Che poteva farci se il suo corpo resisteva? ... Ah, se  ella  avesse avuto un po' piú di coraggio! Se avesse potuto
avanti, domandandole: - Suo marito sta bene? - Grazie -  ella  aveva risposto. La signora Castrucci, che ciarlava
aveva dovuto, stando zitta, mentire! Sí, il vero marito  ella  non se lo sentiva piú solamente dentro la testa, ma nel
di p azzia. - Si sente male? - le domandò la bambina.  Ella  la prese tra le braccia, coprendola tutta di baci. Ah,
in tedio spossante, in torpida oppressione. Tuttavia  ella  ritornava spesso a osservare il tempo dietro i vetri della
piú innamorato, piú illuso di prima. Vi aveva contribuito  ella  medesima; vi contribuiva ancora, abbigliandosi come per una
- E tutti questi fiori? - Non hanno nulla di guerresco -  ella  rispose. - Decorazione sbagliata. Dimenticavo la marcia! -
metà di te ... Ed ora tutta, tutta, tutta! È vero? -  Ella  seguiva a dir di sí con la testa, macchinalmente,
da un tremito violento, in singhiozzi: - Per pietà! -  Ella  sentí, per qualche istante, un respiro grosso e frequente,
- Aprite pure quella finestra ... Emilio, siate generoso! -  ella  ripeté, alla mossa di risposta sfuggitagli suo malgrado. -
lí, raggomitolata, quasi il mondo stesse per crollare ed  ella  attendesse di minuto in minuto il crollo finale: - Che ho
Neppure Giulia, ch'è in casa, s'è accorta di nulla -.  Ella  si sentiva felice di poterlo amare a quel modo, come
a che ora rimarrà in salotto? - Alle due era ancora là.  Ella  però non osava muoversi, temendo appunto che in quella
accompagnato da due o tre ufficiali del suo reggimento, ed  ella  - dopo il the - cedeva di buona voglia all'invito di
Rischio di perdere qualche illusione. - Allora, no! -  ella  rispose. - Dunque non m'ama piú! ... Soltanto per pietosa
Mi scriverete? - La mia lettera arriverebbe insieme con me.  Ella  girava gli occhi attorno, con aria insospettita, cercando,