Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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 Egli  soffre! Egli soffre! Io lo sento; io non prego, non voglio
Egli soffre!  Egli  soffre! Io lo sento; io non prego, non voglio esser mai
Egli, - dissi lentamente, -  egli  è di cotesta razza d'uomini che paion vivere, come tutti,
a questo fatto curioso; con la moglie viva al suo fianco,  egli  si mette alla caccia di un'altra donna, più ricca; per che
donna, più ricca; per che farne? O la moglie muore, ed  egli  passa a seconde nozze; o la moglie vive, ed egli nella
muore, ed egli passa a seconde nozze; o la moglie vive, ed  egli  nella nuova conquista si fa l'uomo di fiducia,
ce n'è una terza, la quale sembra comica o almeno innocua:  egli  ha una collezione di minerali, egli si cammuffa da pedante,
o almeno innocua: egli ha una collezione di minerali,  egli  si cammuffa da pedante, vive gran tempo fra i libri, così
non dà frutto: la donna ricca e libera non si trova:  egli  nasce invano dalla solitudine della villa e rinunzia invano
più inveterate: non corre più a Milano, si seppellisce  egli  pure in quel paese del lago; è un periodo di cogitazione
perché nuove scene avvengano tra lui e la baronessa:  egli  soffre in quella prigione volontaria: egli non gode più
e la baronessa: egli soffre in quella prigione volontaria:  egli  non gode più l'inebriante sensazione tattile delle carte e
innanzi al Boldrella che ha tentato un colpo audace,  egli  non sa frenarsi: il Boldrella gli ha detto che la biada è
introvabile, che gli avrebbe giuocato il brutto tiro.  Egli  fa finta di credere, dà ordine di vigilare perché nessuno,
questo punto? Quale voce ha parlato nel cuor del ladro? Ha  egli  osato alzare gli occhi fino al suo padrone e l'ha giudicato
al barone, intendiamoci; ruba alla baronessa..... Perché  egli  pure, cotesto Boldrella, l'assassino di domani, egli pure
Perché egli pure, cotesto Boldrella, l'assassino di domani,  egli  pure ha il suo miraggio, la sua idea ossessionante:
parola, che cosa gli abbian narrato di quel paese; ma  egli  è tutto per l'America; egli per l'America ruba, per
narrato di quel paese; ma egli è tutto per l'America;  egli  per l'America ruba, per l'America uccide, per l'America
Che dolore! Che dolore!  Egli  morì da tanti anni ed è ancor piena di peccato l'anima mia.
un giovane ... Centovite! Lo avete mai sentito nominare?  Egli  ha avuto l'ardire di dirmi: Voglio sposare la Reginotta !
 egli  si fermò un istante per consultare il suo orologio
ch’egli esercita massime sul sesso debole per il quale  egli  può signoreggiare ancora, benché disprezzato e maledetto,
- rispondeva costui. - Non abbiamo noi l’orfanotrofio?  Egli  là sarà al sicuro dagli sviamenti di questo secolo perverso
prete colla strega sul conto suo, non ne fecero più caso ed  egli  rimase in un canto dimenticato come uno straccio, piangendo
sua menò seco Muzio in una stanza recondita di Roma ove  egli  aveva preso dimora. Gioverà sapere che il padre di Muzio
e le ruine aveva l’abitudine di condur seco Siccio.  Egli  dunque nelle escursioni col suo padrone erasi fatto pratico
suo stato di bisogno poiché, col carico del giovine,  egli  non avrebbe potuto più oltre stare a padrone. Come cicerone
 egli  poteva vivere miseramente sì, ma indipendente ed il
vedendolo crescere vispo, robusto e bello come un Adone.  Egli  non tornava mai a casa senza portare al suo caro qualche
al suo caro qualche cosa che sapeva gradirgli, e certo  egli  si sarebbe privato del bisognevole, piuttosto che lasciarne
da Siccio, ripensando alla trama scellerata con cui  egli  era stato ridotto alla presente poverissima condizione,
tanto sospirata rivoluzione sociale è finalmente scoppiata.  Egli  ne gode. E' ora, è ora! E' giusto che il popolo, ruttato da
ufficiale e ricostruito su quelle rovine, la società.  Egli  l'aveva sospirata tanto la rivoluzione sociale, veva
veva preparata, ne aveva propagandato l'id'ea. Non era  egli  forse uno dei capi del movimento comunista? Ma non aveva
lo spirito di ubbidienza, tanto meglio procede il partito.  Egli  era uno dei capi del comunismo; avrebbero dovuto attendere,
uno dei capi del comunismo; avrebbero dovuto attendere, che  egli  avesse dato l'ordine di ribellarsi; che il segno della
di suo accordo. Ed invece? La rivoluzione è scoppiata.  Egli  è così felice! Si veste in fretta e corre alla finesra. Già
ricorrono al cannone contro i cittadini? Governo maledetto!  Egli  sente uno sdegno infinito contro il governo, che; cerca di
Ma tò! Da una casa vicina vengono lanciate alcune bombe.  Egli  ne vede le proiettorie luminose; quello sembra un filo
strazianti, d'infinito dolore: e poi la nube si dilegua; ed  egli  vede il suolo rosseggiante di sangue; vede cadaveri, vede
dei grandi ideali del popolo è la bomba ed il pugnale.  Egli  gli aveva proibito le tante volte di ricorrere alle bombe;
soccorso, che invoca le guardie regie, i carabinieri.  Egli  sente una grande nausea di questa gente. Come? questo è il
di questa gente. Come? questo è il popolo oppresso, che  egli  vuole liberare dal giogo di un governo maledettamente
le chiese e riversare la colpa sugli anarchici.  Egli  odia la religione e le chiese, che vorrebbe distrutte; ma
cinque si accapigliano per il possesso della pisside.  Egli  stenta a prestar fede ai suoi occhi. Gli scassinatori, i
anarchici, i più caldi aderenti delie teorie più azzardate.  Egli  freme dallo sdegno. ? Vergognatevi! ? esclama. ? Vergognati
ma nessuno l'ascolta. - Via! via - gridano molti, ed  egli  si vede investito, minacciato. Comprende che ha perduto il
Questo è il frutto di lunghi anni di educazione anarchica?  Egli  si era lusingato di aver condotto i suoi verso l'ideale ed
paura. Li ravvisa. Sono dessi. L'avanguardia anarchica, che  egli  ha educato, ha entusiasmato, ha riempito di sete di sangue,
sei la causa di tutto! ? e lo trascinano seco nella fuga.  Egli  cerca di scolparsi. - Non sono stato io! Vi ho proibito di
di poter sfogare su di lui la loro rabbia, il loro sdegno;  egli  viene maltrattato, battuto, percosso; cento pugni lo
lo minacciano: molti cadono fitti, fìtti, sul suo corpo;  egli  ne sente il dolore: grida, urla, strilla, cerca di parare i
coll'anima piena di entusiasmi e di terrori. In quel mese  egli  aveva percorse le principali città dell'Unione,
sorprendenti meccanismi. Negli ultimi giorni di dilazione,  egli  aveva provate quella febbre tormentosa della impazienza
Per illudere sè stesso, per placare quelle ansie affannose,  egli  aveva anticipata di ventiquattro ore la sua partenza da
 Egli  si destò, sul suo letto di porpora, e apri gli occhi. Un
e magnifiche coltri di porpora ornavano il letto, sul quale  egli  aveva, posato le pingui membra. - Ho sognato! mormorò. Ho
Quel terribile sogno. Ed aveva durato così a lungo;  egli  aveva vissuto molti mesi, anzi anni nello stato obbrobrioso
quarta vigilia. L'alba non era ancora spuntata sul ciclo.  Egli  si era coricato, che la terza vigilia stava per finire.
era Apollo, l'immortale, che invocava gl'immortali. Già.  Egli  era un dio, era lo stesso Apollo. Glielo avevano dichiarato
Glielo avevano dichiarato in Grecia le mille volte. Non era  egli  forse il signore del dolce canto? Non lo avevano supplicato
di deliziare le loro orecchie col suo canto? Non aveva  egli  destato l'applauso infinito della folla delirante, ed era
tutti i rivali colla potenza del suo genio immortale?  Egli  era grande come imperatore; il più grande tra i Cesari, ma
profusione dei cibi più rari; quanto lusso; e quei regali!  Egli  aveva donato ad ogni ospite la tavola di argento incrostata
e dalle leggere tinte rosee nelle guancie di velluto.  Egli  stesso aveva scelto quelle bellissime schiave tra le molte,
che possedeva e la sua scelta era stata felice, perché  egli  s'intendeva di bellezza femminile. Ne era il più profondo
canti.... tutti avevano applaudito ai celebri cantanti, che  egli  aveva fatto venire dalla Grecia lontana. Avevano
tra i doni, era impossibile vederlo, e non adorarlo. Ma  egli  sentiva una nausea di questi facili amori, che gli venivano
infinito di lei, la sola degna di appartenere a lui. Ed  egli  l'aveva uccisa. Eppoi ricordò certi cristiani. Ne aveva
ritenessero pari a lui. Volevano ricordargli ... già, che  egli  non era un sovrano assoluto; che sopra di lui v'era un Dio;
e di' amori... Ma il suo canto, il suo canto divino! Poteva  egli  privare il mondo di tanta delizia? Come il mondo sarebbe si
cosi l'umanità non poteva vivere senza il suo canto. Se  egli  non avesse cantato si sfarebbe otturata la maggior sorgente
 Egli  era in preda ad un'angoscia infinita. Le notizie, giunte
era, stramazzato al suolo, estenuato, avanti alla sua casa.  Egli  lo aveva rialzato, si era preso cura di lui, gli aveva
la carne, e raccontato all'agricoltore la propria sventura.  Egli  era stato pure un agricoltore assiduo, laborioso. Aveva
non si era rifiutato di mantenere l'onesto lavoratore ed  egli  si era trovato bene'in quel bell'angolo d'Umbria. Era stato
del cielo, i futuri lavoratori assidui de! suolo.  Egli  riposava, alle volte, seduto sul supremo gradino della
questa ferra, che gli aveva dato la vita e della quale  egli  si sentiva figlio, rampollo e parte; fibra del corpo
scannati i bovi, bruciate le messi, devastati i campi, ed  egli  povero, fuggiasco, orbato della patria, della famiglia, dei
quali rinnovavano tutti gli orrori delle antiche invasioni.  Egli  faceva, tremante, alcuni nomi, che aveva udito con spavento
ro! Un pugno di questi barbari aveva assalito la sua casa;  egli  si era messo alla difesa, ma era stato atterrato. Lo
aspirazioni nostre. Di tal tempra era il fratello d’Irene.  Egli  avea bensì fatto l’ultimo tentativo da noi riferito per
tutt’altro gli uomini coi quali aveva combattuto, e Romani,  egli  sentì orgoglio di tanta bravura de’ suoi concittadini. Poi
sentì orgoglio di tanta bravura de’ suoi concittadini. Poi  egli  doveva la vita a quel magnifico e valoroso soldato della
tra i liberali di dentro e quelli della campagna.  Egli  dunque, quando in Roma per parte dei capi liberali si prese
che si portavano quelle due angeliche creature, non è  egli  la vita dell’anima, il fomite di quanto s’opera di grande,
estraneo. Poi per condiscendere al desiderio del padre  egli  aveva accettato un posto nell’esercito pontificio e si
dai suoi occhi era caduta la benda e senza quell’impaccio  egli  potè arditamente contemplare tutta la grandezza
per la causa santa del suo paese. Ricco e potente come  egli  era e generoso, diventò nel futuro il più forte sostegno
intromessa nella questione tra me e il Maralli e pare che  egli  non mi riporti a casa mia come aveva minacciato di fare. -
alla costa; anzi coll’imperversare della tempesta  egli  temette per la salvezza del legno. Dopo aver cercato un
e in queste pagine si è ingegnato di farvi ridere. Vi è  egli  riuscito? Forse non ha fatto che ripetere in altra cadenza,
venia, e siategli grati dell'intenzione. Pensate che  egli  dorme alcune braccia sotterra, e che non raggiunse il
immensa lo vinceva, e il sudore co- privagli la fronte.  Egli  si sarebbe abbattuto, se il pensiero costante della madre,
avesse sostenuto; il suo amore dominava la stan- chezza, ed  egli  camminava sempre con ar- dore. A un tratto egli vide
chezza, ed egli camminava sempre con ar- dore. A un tratto  egli  vide dinanzi a sè un portico e gli venne voglia di
canto degli usignuoli. Desideroso di un momento di riposo,  egli  sedè in uno dei viali del magnifico giardino, quando a un
voltatosi, vide un palazzo, dal quale usciva una luce mite.  Egli  si diresse a quella volta, e, oltrepas- sata la soglia e un
che gli ram- mentava di non avere mangiato dalla mat- tina.  Egli  prese avidamente un pezzo di pane e lo divorò in pochi
andò in una stanza attigna dove ar- deva un bel fuoco.  Egli  sedè in una co- moda poltrona, dinanzi al caminetto, per
dalla voce melodiosa, non tardò ad addormentarsi. Allora  egli  vide la fata Lucinda, della quale avevagli tanto parlato il
ancora la bella Lucinda. E mentre gli diceva queste parole,  egli  si vedeva, come in un sogno, già adulto, sfol- gorante di
della sala vi era una nube nera; a un tratto si diradò, ed  egli  scòrse, sopra un misero letto, una donna col viso coperto
dove fu ammesso, dietro suppliche insistenti.  Egli  penetrò in una lunga corsia, fian- cheggiata da letti, su
era nell'ultimo letto, col viso coperto di bende, come  egli  avevala veduta in sogno, nel palazzo della fata Lucinda.
la speranza dava agli occhi di lui un insolito splendore.  Egli  stendeva verso la bella ammalia- trice le mani
- Bernardo si scosse riconoscendo la voce di sua madre.  Egli  fece uno sforzo per cacciare dalla mente le immagini di
quella cara e bellissima creatura ora divenuta comare sua  egli  più nulla udiva, né vedeva, tanto che incespicò lungo la
alla chiesa e senza l’aiuto efficace del braccio di Giulia,  egli  certamente andava ad infrangere il suo bompresso
ecco Partenope, che esce luminosa dall'onda, e che  egli  vuole deliziare del suo canto, la folla gli si fa incontro
tori dalle corna dorate, per immolarle al sacro nume.  Egli  osserva dalla lettiga d'oro con scherno quella folla, che
gli plaude. Dal terrazzino del suo grande palazzo di Baia  egli  domina l'infinita distesa del mare, così bello, cosi
lo ha dichiarato decaduto dal trono e marcia contro Roma.  Egli  diventa pallido dallo sdegno e sfoga la propria collera sul
di marmo; getta tutto a terra, spezza, frantuma, rovina. -  Egli  vuole cingere la corona imperiale? domanda. - No. L'ha
dell'infuriato signore col pretesto di eseguire gli ordini.  Egli  urla, grida, freme. La corona imperiale spetta soltanto a
Il comune di Napoli gli aveva decretato molti onori, ed  egli  volava da festa a festa; nei templi, dove gli si offrivano
umane, dove cristiani venivano dati in preda ai leoni.  Egli  andava a quelle feste, per soffocare i suoi timori, per
supplicato dalla plebe, cantava, cantava. Lo applaudono, ed  egli  è lieto di quegli applausi, e di nuovo pensa a rinunziare
germe della morte. Nessuno gli deve contrastare la gloria;  egli  solo ha da venir ammirato nell'impero. Guai a chi vuole
Virginio Rufo lo ha dichiarato decaduto dall'impero. -  Egli  aspira al trono? chiese fremendo. - No, gli venne offerta
gli venne offerta la porpora dall'esercito vittorioso ma  egli  l'ha rifiutata. ? Galba? - Neppure. Virginio Rufo marcia
un'impero, difficile invece cantare come cantava, lui.  Egli  era grande, non perché imperatore ma perché citaredo; la
non è cosa che soddisfaccia nessuno e meno poi un principe.  Egli  dunque si attenne al più savio consiglio, imbarcossi in
gondola e così pensò inseguire la sconosciuta. «Voga -  egli  disse al gondoliere - e se raggiungi quella gondola là,
solenne ripete tre volte): Rinunzio di essere Re! (Appena  egli  ha pronunziato queste parole, si spalanca l'uscio della
la terra dei suoi avi; là lavorò il nonno, là il padre, là  egli  apprese amore al lavoro, alla vita all'aperto, alta piena
lontano, lontano; in altre terre, in altre regioni.  Egli  aveva seguito il suono misterioso di quelle campane, la
la quale lo seguiva continuamente; appariva sempre là dove  egli  si trovava, e gli offriva istintivamente le sue braccia,
Prendila in moglie. Vedi come langue di amore di te. Ma  egli  le volse sdegnoso i! capo e parti in cerca della patria
più fiorita. Anche la sorella era passata a marito, ed  egli  era rimasto solo, il padrone di quel terreno; il capo di
tenuta. Qualche giorno ancora, eppoi, a raccolto terminato,  egli  avrebbe condotto sulla sua casa la nuova padrona, che vi
di terra, ed una pentola ricolma di monete di oro, perché  egli  aveva cercato nella sua futura moglie, la donna sana, la
presto, avrebbe una forte compagna al fianco. L'Italia.  Egli  l'amava tanto, tanto I Non ne sapeva la storia; ne ignorava
ulrimi giorni. Per lui l'Italia era quel pezzo di terra che  egli  lavorava; che aveva là, avanti agli occhi, che dominava
italiani erano quanti conosceva: i suoi vicini, coloro che  egli  vedeva alla domenica in chiesa o sulla piazza del
sotto il bel tiglio; e questa Italia, questi italiani,  egli  sentiva di amare tanto, tanto. Ora i barbari volevano
i forti lavoratori della terra, i pazienti pastori.  Egli  parla loro e diventa eloquente. Dice delle stragi, che i
per mettere in salvo la vita. Scappano, scappano. Invano  egli  dice loro di arrestarsi, di lottare, di difendersi, di
pure; nessuno resta indietro: lo abbandonano tutti.  Egli  resta solo, là, immobile, nel crepuscolo serotino, nelle
la vista di Geromino era il cappellino di lei, da cui  egli  non sapeva distaccare gli occhi. Egli diceva fra sé: - Che
di lei, da cui egli non sapeva distaccare gli occhi.  Egli  diceva fra sé: - Che ne diranno mai i parigini, che hanno
non incaricarsi e di non affliggersi troppo della moglie.  Egli  conduceva e aveva sempre condotto una vita esteriore. A
sempre condotto una vita esteriore. A venticinque anni  egli  poteva già contare di avere fatti più di venticinque
a Torino una zitellona sua vicina di pianerottolo,  egli  si era raccomandato al suo antico compagno di scuola,
(un alloggio di 12 membri ben esposti per 120 lire annue)  egli  si riteneva completamente scampato ai pericoli della
che non si muoverebbe più da quella camera, se  egli  non la sposasse. Il povero Goldi pensò, che per levarsi
un trattamento egualmente energico. Fatto il matrimonio,  egli  si trovò contento di avere acquistata una moglie più
con interesse coniugale e non con intento mercenario.  Egli  aveva i vantaggi del coniugio e della famiglia senza le
fortunato possesso d'una moglie, che portava lei i calzoni,  egli  era impedito di profondere tutte le sue entrate
pagato il fitto, il salcicciaio, il sarto ecc., senza che  egli  pure se ne accorgesse; - sapeva per di più che sua moglie
più che sua moglie tesaurizzava nella Cassa Postale, mentre  egli  ai tempi del celibato si era sempre dichiarato ed era
dei minuti piaceri largiti quotidianamente dalla moglie  egli  se lo guadagnava lautamente a tarocchi, in cui era
l'intontito per disegno e il corbellatore per caso. Quando  egli  si trovava fermo per qualche necessità davanti a una
o era lasciato due minuti solo col sigaro in bocca,  egli  architettava già la caricatura, ruminava già la facezia,
ridere la brigata al suo prossimo comparire. A Geromino  egli  dava sempre del tu, ma condito di quel rispetto, che un
ricco, capo dell'amministrazione che lo stipendia. Quindi  egli  accompagnava ognora il tu con un signore o sindaco o
è da stupire, se nei pochi giorni preparatorii della gita,  egli  aveva voluto ferrarsi molto bene anticipatamente di tutte
francese, a cui aveva assoggettato eziandio la moglie,  egli  aveva ristudiato sulla Storia d'Europa del Ricotti (quella
qualmente, essendo venuti di moda i piccioni viaggiatori,  egli  e sua moglie si erano creduti in obbligo di viaggiare anche
i solitari paesaggi sardi resi più tristi dall'autunno  egli  sentiva una nuova vita. Gli pareva di esser un altro; di
libertà, o il pensiero del mondo ignoto verso cui correva?  Egli  non sapeva, né cercava sapere. Un'ebbrezza profonda, fatta
lo avvolgeva come un vapore odoroso, attraverso il cui velo  egli  intravedeva orizzonti mai prima sognati. Come era bella e
mai prima sognati. Come era bella e facile la vita!  Egli  si sentiva forte, bello, vittorioso: tutte le donne lo
ad una città moresca. Di fronte al palazzo nuovo dove  egli  abitava, sorgeva una fila di casette antiche ritinte di
di garofani e di stracci stesi ad asciugare al sole; ma  egli  non guardava laggiù; i suoi occhi ammaliati correvano sullo
E di nuovo, appena impostata questa prima epistola,  egli  sentì un impetuoso desiderio di correre all'aperto, e salì
Anania immense farfalle scese a riposarsi sull'acqua. Mai  egli  si sentì felice come in quell'ora: gli pareva che la sua
via; abbiamo ricorso alla questura.» «Di che paese sono?»,  egli  domandò. «Una è cagliaritana; l'altra, credo, del Capo di
mio, Dio mio! Abbiate pietà di me, Signore!», singhiozzava  egli  a tarda notte, tormentato dall'insonnia e dai tristi
dal loro quartiere. «Perché Margherita mi ha scritto?»,  egli  pensava, «e perché le ho risposto? Quella donna ci dividerà
di vuoto nella sua mente; stanco di tormentarsi, allora  egli  vagava col pensiero dietro visioni estranee al crudele
ricordava i boschi dell'Orthobene dove tante volte, mentre  egli  coglieva viole, il rumore del vento sugli elci gli aveva
e ricadde nella disperazione. Né l'indomani né poi  egli  poté svelare a Margherita il segreto proposito che lo
viltà appunto gli avrebbe impedito di compiere quella che  egli  chiamava la sua missione. A volte, però, questa missione
inquiline, gli faceva male; tuttavia, rientrando a casa,  egli  vedeva spesso le due donne, o sul balcone, fra i garofani e
figli. La sua voce giungeva fino alla camera di Anania, ed  egli  l'ascoltava con dolore. Maria Rosa gli destava rabbia e
sapesse del tal paese, della tale famiglia, qualche volta  egli  tornava nella folle supposizione che ella potesse essere
lo fermarono in mezzo alla strada, invitandolo a seguirle;  egli  fuggì, preso da un tremito di disgusto e d'orrore. Dio!
Dio! Dio! Gli pareva fosse stata lei a fermarlo ...  Egli  studiava con ardore e scriveva lunghe lettere a Margherita.
e che nessun uomo avesse mai amato con l'ardore con cui  egli  amava. Nonostante il dubbio che Margherita potesse
Nonostante il dubbio che Margherita potesse abbandonarlo se  egli  ritrovava sua madre, era felice del suo amore; la sola idea
Pasqua. Anche a Cagliari, durante il primo anno di liceo,  egli  non ebbe amici e neppure conoscenti; quando non studiava o
destra boschetti di pini, e chine ombrose coperte di iris.  Egli  non sapeva dove fermarsi, tanto i posti erano deliziosi;
Urpino diventarono il regno dei suoi sogni: a poco a poco  egli  si considerò talmente padrone del luogo che si irritava
rassomigliarsi all'astro radioso, così solo nel cielo come  egli  era solo nella pineta. Forse in quell'ora Margherita
sera, pensando al suo caro fanciullo lontano. Ed egli,  egli  non pensava quasi mai a lei; egli era un ingrato, un
lontano. Ed egli, egli non pensava quasi mai a lei;  egli  era un ingrato, un egoista. Ah, ma che poteva farci? Se al
Era viva? Era ricca o mendicante? E se fosse in carcere?  Egli  si meravigliò di non arrossire a questo pensiero. Per la
gelati di Olì ... Finalmente il giorno del ritorno arrivò.  Egli  partì, quasi oppresso dalla sua felicità: aveva paura di
«Figliuolino mio! Figliuolino mio!» «Come la va? Prendi!»,  egli  gridò, e per impedirle di abbracciarlo le gettò addosso la
e sparve, lasciando la donna stupefatta. Ecco, ecco.  Egli  deve rivedere la nota strada: ella lo aspetta alla
che attraversa di corsa la strada, lo urta, vola via.  Egli  vorrebbe correre così, ma non può, non deve. Prende anzi un
si sbatte con due dita i risvolti del soprabito. Già;  egli  ha un soprabito lungo, chiaro, elegante che lei non ha
verdi. Margherita non c'è! Perché? Perché, Dio mio?  Egli  si ferma, palpitando. Fortunatamente la strada è deserta:
oltre, a scanso di essere notato da qualche occhio curioso.  Egli  comincia a camminare lentamente come la gallina; e benché
come la gallina; e benché le finestre rimangano vuote  egli  non cessa di fissarle un istante, e si commuove e sente il
pallida di passione, e lo guardava con occhi ardenti.  Egli  impallidì e non pensò neppure a salutare, a sorridere; non
cestino nell'altra, apparve ansante in fondo alla strada,  egli  trasecolò, sorpreso, e affrettò il passo. Parte Seconda I.
di scuola, gli impedisce di piangere. Eppoi, ormai,  egli  è un uomo. È vero che egli si credeva un uomo fin da quando
di piangere. Eppoi, ormai, egli è un uomo. È vero che  egli  si credeva un uomo fin da quando aveva quindici anni: ma
Eppure la salute e la gioventù brillano nei suoi occhi;  egli  è alto, svelto, con due seducentissimi baffetti castanei
a misura che s'offuscava il cielo. Da quanti anni  egli  aveva sentito la voce che lo attirava lontano! Ricordava
la terre d'oltre mare: eppure sul punto di lasciar l'isola  egli  si sentiva triste, e si pentiva di non aver proseguito gli
e insieme con lei, fra allegre brigate di compaesani,  egli  aveva trascorso ore indimenticabili. Ella era elegante,
donna che per paragonarla a lei e trovarla inferiore; e più  egli  diventava uomo e lei donna, e più la passione lo
illuminati dalla luna come gli occhi di perla d'un idolo,  egli  non osava baciarla, ma la fissava silenzioso e sussultava,
marezzato delle onde, attirarono gli sguardi di Anania.  Egli  pensò a Renato del quale gli parve intravedere il triste
risposta, come pietre buttate nell'acqua. Perché non poteva  egli  fermarsi su quella costa selvaggia, dolcemente melanconica,
sulla roccia non poteva essere il suo? Perché non poteva  egli  costrurre una casa sulle rovine della chiesetta? Perché
l'amore, la tristezza? Che cosa faceva Margherita? Perché  egli  l'amava? E perché suo padre era servo? E perché suo padre
o un pazzo affetto dall'idea fissa dei tesori? Che aveva  egli  ereditato da suo padre? L'idea fissa in forma diversa? Era
che sembrava si perdessero in un tenebroso luogo di dolore,  egli  ricordava i più miseri villaggi sardi; nella Roma nuova si
troppo alto e troppo profondo. Anche all'Università, dove  egli  cominciò a frequentare assiduamente i corsi di Diritto
a vivere. Solo quando il professore cominciava a parlare,  egli  provava una commozione profonda, quasi un senso di gioia.
davanti al pensiero turbato di Anania. E fra tante figure  egli  ne distingueva una, che passava e ripassava davanti a lui,
a lui, ad occhi bassi. Ma invece di fissarla con orrore  egli  la guardava con pietà, col desiderio di stenderle la mano.
ed ore di amarezza, di dubbio, di opprimente melanconia,  egli  pensava: «È inutile illudermi: non sono pazzo, no; ma non
Dove devo andare? E se la trovo?». Ah, era di questo che  egli  aveva paura. Non voleva neppur pensare a quanto poteva
una voce fraterna gli chiedesse il suo segreto ... Ecco,  egli  palpitava già pensando come cominciare ... Ma attraverso il
l'ombrello. Ma perché vai?», chiese l'altro, sbadigliando.  Egli  non rispose. Sulle scale buie si fermò un momento,
di chierici rossi, uno dei quali lo urtò lievemente. Allora  egli  parve destarsi da un sogno, si fermò e aspettò il compagno,
nel ricevere queste informazioni. I connotati combinavano;  egli  non ricordava precisamente la fisonomia di sua madre, ma
era alta, coi capelli neri e gli occhi chiari. Inoltre  egli  sapeva che a Nuoro non esisteva alcuna famiglia Obinu, e
la Obinu falsava il suo nome e la sua origine ... Tuttavia  egli  sentì che la donna indicatagli dalla questura non era, non
a scoprirla. Dopo giorni e mesi di attesa e di ansia,  egli  provò come un senso di liberazione. La primavera penetrava
orizzonti, le nuvole che dalla finestra della sua cameretta  egli  vedeva affacciarsi o tramontare fra gli elci
via; lo interessavano per un attimo, ma non si fermavano ed  egli  le dimenticava subito. Più che mai amava la solitudine; e
pareva ad Anania di aver un velo davanti agli occhi;  egli  viveva di diffidenza e di dolore. Anche la sua passione per
di tristezza e di paura. Un giorno, agli ultimi di maggio,  egli  sorprese il compagno stretto in tenero amplesso con la
accanto a una piccola porta che dava su un andito buio,  egli  vide un numero, il numero della casa ove abitava Maria
e suonò. Una donna alta e pallida, vestita di nero, aprì:  egli  si turbò, sembrandogli di aver veduto altra volta i grandi
Obinu?» «Sono io», rispose la donna con voce grave, «No»,  egli  pensò, «non è lei; non è la sua voce.» Entrò. La Obinu gli
buio e lo introdusse in un salottino grigio e triste;  egli  si guardò attorno, vide una testa di cervo e una pelle di
di giorni, ho una signorina inglese che deve partire ... »  Egli  chiese ed ottenne di veder la camera; il letto stava al
Sul tavolino Anania vide, fra gli altri, un volumetto che  egli  amava con passione dolorosa. Erano i versi di Giovanni
fosse anche un buco? ... » Rientrarono nel salottino, ed  egli  si fermò a guardare la testa imbalsamata del cervo. «È un
caso.» «Anch'io sono nato per caso nel villaggio di Fonni»,  egli  disse, guardandola in viso. «Sì, sono nato a Fonni; mi
Atonzu Derios.» Ella non batté palpebra. «No, non è lei!»,  egli  pensò, e si sentì felice. «Per questi quindici giorni le
finalmente la Obinu, cedendo alle insistenze di lui, ed  egli  accettò. La cameretta pareva la cella d'una monaca; il
camera? perché si mostrava così premurosa con lui? Mentre  egli  metteva a posto i suoi libri, Maria bussò e, senza
che la lampadina delle «Sante Anime» venisse spenta. «No»,  egli  rispose con voce forte, «venga avanti, anzi, che le faccio
sempre conosciuto il suo inquilino e gli volesse bene.  Egli  teneva fra le mani uno strano oggetto, un sacchettino di
il figliuolo abbandonato? Che strana cosa la vita!  Egli  era dunque giunto così al suo destino, solo per forza di
Se ella già sapeva di essere vicina a suo figlio, mentre  egli  si dibatteva nel dubbio? No, non poteva essere lei. Una
la forza, di emendarsi. Non poteva esser lei. Ma intanto  egli  ricordava la prima notte passata a Nuoro e il bacio furtivo
tutto fu silenzio, nella casa, nella via, nella città. Ed  egli  vegliava ancora! Ah, forse quella lampadina? ... «Ora la
Un rumore, un fruscio ... È l'uscio che si apre? Oh, Dio!  Egli  si gettò nuovamente sul letto, chiuse gli occhi e attese.
gli pulsavano febbrilmente. Ma l'uscio rimase chiuso, ed  egli  si calmò e rise di sé. Però non spense la lampadina.
per mio castigo». Questo pensiero lo rattristò di nuovo; ed  egli  sentì orrore della sua tristezza, come aveva sentito orrore
vincere né l'una né l'altra. Il tramonto lo avvolse mentre  egli  saliva da Mamojada a Fonni: un velo di dolcezza stendevasi
mistico e puro. «Un tempo ho creduto di esser buono»,  egli  pensava: «inganno, sempre inganno. Pensando a lei mi
quando non ha più nulla da distruggere ... ». A misura che  egli  saliva, il sole calava: era un tramonto meraviglioso.
era un tramonto meraviglioso. Passando sotto un albero  egli  fermò il cavallo per contemplare uno squarcio di paesaggio
come quel sole morente. Ma ad un tratto s'accorse che  egli  faceva quel sogno esclusivamente per sé, - perché ormai non
aspettarlo: un bisbiglìo misterioso sorse intorno, ed  egli  se ne sentì come avvolto, e gli parve che una rete pesante
vedere? ... Un cadavere!», gridò, quasi spaventata. Allora  egli  si turbò profondamente. «Nonna! Nonna mia; credete che io
fermò esitando, e strinse nuovamente il braccio di Anania;  egli  si accorse che la vecchia tremava, e, non seppe perché,
Grathia a bassa voce, quasi in segreto, «non spaventarti.»  Egli  impallidì; il pensiero che da qualche momento lo
... » «Si è uccisa?» «Sì ... » «Oh, Dio! Oh, che orrore!»  Egli  gridò due volte, e gli parve che i capelli gli si
Ma subito si dominò, e spinse l'uscio. Sul lettuccio, dove  egli  aveva dormito, vide il cadavere di Olì, delineato dal
della bocca di Olì. «Dio! Dio! Che orrore, che orrore!»,  egli  disse, intrecciando disperatamente le dita e scuotendo le
Sono stato io a dirle di uccidersi ... Ah! ah! ah!»  Egli  singhiozzò, senza lacrime, soffocato da un impeto di
in quel momento, davanti al terribile mistero della morte,  egli  aveva sentito tutta la grandezza ed il valore della vita.
che una volontà eterna ed infinita abbia potuto creare! Ed  egli  viveva; ed egli doveva la vita alla misera creatura che ora
eterna ed infinita abbia potuto creare! Ed egli viveva; ed  egli  doveva la vita alla misera creatura che ora gli stava
stava davanti immobile e priva di questo sommo bene. Perché  egli  non aveva mai pensato a questo? Ah, egli non aveva mai
sommo bene. Perché egli non aveva mai pensato a questo? Ah,  egli  non aveva mai capito il valore della vita, perché non aveva
più grande della prima. Come un velo gli cadde dagli occhi;  egli  vide tutta la meschinità delle sue passioni, dei suoi odi e
delle sue passioni, dei suoi odi e dei suoi dolori passati.  Egli  aveva sofferto perché sua madre aveva peccato, perché lo
per lui la più meritevole delle creature, la madre, ed  egli  dovesse amarla ed esserle riconoscente? Egli singhiozzò
la madre, ed egli dovesse amarla ed esserle riconoscente?  Egli  singhiozzò ancora: ma attraverso la sua angoscia sentiva
angoscia sentiva sempre più intensa la gioia di vivere. Sì,  egli  soffriva: dunque viveva. La vedova gli si avvicino, prese
vieni», ripeteva zia Grathia, dirigendosi verso l'uscio. Ma  egli  non si mosse: guardava sempre i capelli della morta,
i capelli, e preso Anania per la mano lo trascinò fuori.  Egli  si voltò per guardare il tavolinetto appoggiato al muro, ai
sempre: "Oh, me ne andrò, vedrete, me ne andrò, anche se  egli  non vuole. Gli feci abbastanza del male, zia Grathia mia:
Grathia mia: ora bisogna che lo liberi di me, in modo che  egli  non senta più il mio nome. Lo abbandonerò una seconda
dolore pareva avesse da lungo tempo pietrificato; ma egli,  egli  che la notte prima aveva pianto d'amore fra le braccia di
prima aveva pianto d'amore fra le braccia di Margherita,  egli  non poté piangere di rimorso e d'angoscia: solo qualche
tutte le sue manifestazioni era morta per il bene altrui,  egli  ricordò che fra la cenere cova spesso la scintilla, seme
prete non si contenta di martoriare, di avvilire il corpo.  Egli  vuole insudiciare l’anima, e quando il sofferente svenuto
svenuto pei patimenti articola un’indistinta parola,  egli  la raccoglie e l’interpreta a modo suo, spargendo la
via polverosa.  Egli  procede a piedi, stanco, sfinito. Va alla città vicina per
sue due vacche, rubato il suo denaro, e quando sua moglie,  egli  era assente, li aveva pregati di cessare, di non uccidere
fieri del loro operato, maledicendo agli italiani...  Egli  era ritornato ed aveva trovato ogni suo avere distrutto; si
pessimo italiano: ? Quale via conduce al villaggio di....  Egli  si sente borire il sangue alla vista di quell'uniforme;
tira il frustino un paio i volte sulla testa, sulle spalle.  Egli  freme dalla rabbia: muggisce come un toro; è la prima
Ma l'altro da di sprone al cavallo e si allontana ridendo.  Egli  lo minaccia nell'impotente collera col pugno chiuso e
privata, ed ora venivano trascinati lontano. lontano. Dove?  Egli  chiede ad uno dei carradori, che camminava a piedi, a
belle d'Italia che vanno a finire a Parigi. Povera Italia!  egli  prova un dolore infinito, come se gl'i avessero catturato!a
con quelli una donna, che gli era stata sempre nemica, che  egli  doveva odiare. Bottino italiano! Non hanno preso a lui
nessuno li avrebbe numerati. Uno di più, uno di meno. Ed  egli  piangeva su tanto sperpero, su questi danni incalcolabili,
piegano le ginocchia e tendono le braccia verso la vettura.  Egli  vede in quella tre uomini, due preti, in veste nera, uno
serio, duro, istecchito. ? Ch'i? domanda. ? Il Papa.  Egli  pure s'inginocchia, tende le braccia verso la carrozza e
labbra del vecchio prete dai dolcissimi lineamenti; ed  egli  alza la scarna destra benedicendo, mentre l'ufficiale
e del popolo; perché ha osato ricordare a Napoleone, che  egli  pure ha il suo superiore, quel Dio, al quale tutti devono
i giorni.  Egli  è assiduo al lavoro; lavora da mane a sera, e la moglie
più sanguinari, più truci; e tutti ci prestavano fede.  Egli  poi li raccoglieva con avidità, li assaporava con una
una vita soprannaturale, cristiana? Ma l'odio che  egli  portava a quanto sapeva di spagnolo era troppo intenso, per
moglie del ferito ed i figliuoletti piangevano desolati.  Egli  era stato a vedere di Tonio, aveva confortato l'amico ed
ha una faccia così dolce; un volto così paterno. Eppure  egli  sente in quell'istante avversione di lui. Quante volte non
in quell'istante avversione di lui. Quante volte non ha  egli  insegnato di ubbidire all'autorità. Era per colpa sua se
di ferro ? disse il parroco e si allontanò a buon passo.  Egli  lo seguì collo sguardo. ? I soli che si prendono cura di
la sua benedizione. La sua persona destava un delirio. £d'  egli  sapeva difendere il suo popolo, anche dagli spagnoli,
attende il ritorno; e mentre le mani assidue lavorano, che  egli  non può rimanere a lungo senza lavorare, il suo sguardo
ritorno del curatore d'anime, curioso di rilevare, ciò che  egli  ha potuto ottenere. Sarà già arrivato; ecco che parla, che
cosa, lo fa cacciare dal castello dai servi, dai cani... Ma  egli  non ritorna. Che l'abbia trattenuto, fatto prigioniero,
che avanza veloce. E' lui, è lui. Gli corre incontro. Ma  egli  viene da una dirczione diversa da quella del castro. Non vi
a raccontare. Don Fernando era. montato sulle furie quando  egli  aveva chiesto un indennizzo per Tonio, voluto che gli
_ Ho finito per ottenere tutto quello che volevo.  Egli  si è ravveduto; ha mandato per il medico; ha promesso di
Intanto per Tonio venne provveduto ? disse il sacerdote.  Egli  si congratula con lui di quanto ha ottenuto. Il sacerdote
Il sacerdote si allontanò per ritornare alla sua cura, ed  egli  rimase indietro e guardò pensieroso il castello, puntato
amarlo per far queste cose, è vero?… A giudizio del mondo  egli  mi costava sacrifizii non lievi – dite, è vero?… Ma se io
mio! Come sarei stata felice se fossi morta di sua mano!  Egli  m’uccise – altrimenti. Egli non credeva all’amor mio perché
se fossi morta di sua mano! Egli m’uccise – altrimenti.  Egli  non credeva all’amor mio perché non credeva a nulla. Vi
da lui la stessa fede ardente che io gli porto…". Infatti  egli  vi sfugge, e questa fede altri avrà forse saputo
che fosse stato vivo, una volta! Con una parola infame  egli  mi tolse quest’ultima lusinga, calpestò la stessa
m’avevano esaltata, i giuramenti che m’avevano ubbriacata,  egli  mi disse: "E tu li hai creduti?…". E con la stessa bocca
Compresi, tardi, che la colpa non era stata neppur sua, che  egli  non poteva esercitare virtù che non aveva. Non crede chi
donna aveva ancora sospettato il tesoro di sentimenti che  egli  portava in cuore; e questo tesoro tanto grande che non
esser giudicata facile e pronta. Allora il dubbio che  egli  non mi credesse più cominciò a insinuarsi in me. Era dubbio
tutti i palpiti del mio cuore erano suoi. Ma questo potere  egli  non lo aveva. Egli doveva paragonare, invece, sé stesso al
mio cuore erano suoi. Ma questo potere egli non lo aveva.  Egli  doveva paragonare, invece, sé stesso al mio primo amante,
esercitato da costui sulla mia vita – per esecrarlo – più  egli  pensava ad esso – per temerlo. Egli non sapeva le
– per esecrarlo – più egli pensava ad esso – per temerlo.  Egli  non sapeva le sciagurate contraddizioni del nostro cuore,
toglieva di dare a quest’uomo la luminosa dimostrazione che  egli  era in diritto di esigere! Allora qualcosa di più strano –
meglio difesa contro le folli aberrazioni dell’egoismo; ma  egli  non fece questo, mai! Una tristezza senza fine velava
della devozione, dell’umiltà. Allora io pensavo che  egli  parlasse così per compassione, che intendesse farmi
di cercare altrove un altro amore – il pensiero che  egli  stesso accarezzava! – non dovesse neppure affacciarsi alla
di ingannarmi anche ora? A quel segno poteva riconoscerlo,  egli  che non aveva termini di confronto? Così il nostro inganno
ch’io feci – ragionatamente, deliberatamente. Pensai che  egli  non mi amava più, che non m’aveva amata mai. Credetti alle
da non poter cadere più giù mi buttò incontro ad un altro.  Egli  s’era accorto di quest’altro e non aveva trovata una sola
che valevo ancora per gli altri, ottenevo la rivincita!  Egli  vide confermato il suo giudizio sulla mia infamia. Un
lo scatenamento delle tempeste, ci pervase entrambi.  Egli  scomparve ed io ricaddi. Allora, allora soltanto, quando un
l’animo non del tutto volgare del mio nuovo amante;  egli  credé ch’io facessi tutto ciò per lui – per lui! – e al
grande passione quel fuoco divampò alto e gagliardo, ed  egli  trovò inaspettatamente una parola, l’accento dell’Altro…
risonavano all’orecchio, e gli ingiungevo di ripeterle, ed  egli  le ripeteva, pensando che l’amore le suggerisse. E per un
che cercavo quest’altro in lui; che invece di farmi obliare  egli  dava nuova forza alla passione mia; che ora, la prima
da me, attraverso nuove esperienze ed impreviste vicende,  egli  doveva piangere com’io piangevo perché sapeva che lo
dell’estasi si dipinse sulla sua faccia smorta. –  Egli  mi si fece vicino, mi guardava tacitamente. Tremava. Mi
piangevo, sentivo il cuore battermi in gola. Tra le lacrime  egli  diceva: "Sei dunque tu? Non ho dunque sognato?… Quando io
Ora la luce s’è fatta…". A quelle parole, alla certezza che  egli  mi dava, il cuore avrebbe dovuto allargarmisi dalla gioia,
mi piegavano, un gran freddo mi faceva rabbrividire…  Egli  diceva ancora: "Bisogna che l’aria ci manchi, per
sguardo mi s’appannava, le vene mi si vuotavano: perché se  egli  avesse detto che tutto era finito tra noi, io non avrei
la salute e i beni della vita, passò nel suo sguardo.  Egli  prese le mie mani e rispose: "Noi non ci vedremo più". Mai
"Noi non ci vedremo più". Mai la sua voce fu così dolce.  Egli  baciò queste mani e questa fronte – soltanto!…– E due
e senza spada, senza mazza e senza cappellone, ignorava  egli  pure la storia della famiglia, dalla quale quattro secoli
aveva dovuto morire nel più triste abbandono all'ospedale.  Egli  se ne ricordava perfettamente insieme ad altre cose della
nascondono più nulla perché hanno perduto ogni speranza. Ma  egli  resisteva. Indarno la vita quotidiana gl'insudiciava ogni
sempre allegro e svogliato, finché la vecchia arte, come  egli  diceva con un sorriso, lo riattirò trasformandolo in
di rigatino turchiniccio schizzato di colori: allora  egli  s'improvvisò pittore di stanze ed altro, ma quantunque si
italiano, tutto fu inutile: la ragazza non volle saperne.  Egli  rimase pittore. Il suo primo lavoro fu la riquadratura di
era sempre scarso, e quando il bisogno urgeva più doloroso,  egli  andava dietro un vicolo scuro, dove nella cantonata di una
le induriva alquanto la bonarietà grassa della fisonomia.  Egli  lo spazzolò accuratamente il primo giorno pensando di
ad alcuno. La notte fredda e ventosa urlava alla finestra.  Egli  aveva bighellonato tutto il giorno cercando qualche lavoro
mangiare, il digiuno filava verso le quarant'otto ore.  Egli  si prese davanti i calzoni in una mano e li strinse. Da
rimaneva sempre la stessa, la candela agonizzava fumando:  egli  era triste, colla testa affondata melanconicamente nel
sua fronte tremava come del sorriso della sua bocca, ma  egli  non poteva più ricordarsi le loro parole; solamente gli
un nimbo dorato sopra la fronte di un pallore meraviglioso.  Egli  nascosto sotto le coperte cercava di farsi più piccolo per
della fame. Poi la ragazza uscì senza guardarlo ed  egli  vide daccapo la vecchia signora immobile nel proprio
Un profumo delicato ed acuto era rimasto nella soffitta:  egli  avrebbe voluto interrogare la vecchia signora, ma un
commissione sperò che gli capiterebbe di farle il ritratto.  Egli  avendo già la sua fisonomia nell'immaginazione era sicuro
dei cavalli che dovevano rubare la mano al cocchiere e che  egli  arrestava ad una cantonata salvandole la vita, delle
mano all'ostessa. Fuori l'aria era pungente: nullameno  egli  si sbottonò il pastrano e col cappello sulla nuca, le mani
ella si rattenne, trattenne una risata domandandogli scusa:  egli  s'imbarazzò, ma l'altra rideva, risero insieme. La
aveva il visetto aguzzo, sguaiato, e le scarpette,  egli  ne vide una sola, scollate malgrado il freddo della
accettò di andare con lui. Nel passare dinanzi ad un caffè  egli  la guardò bene nella faccia: era pallidissima, coi pomelli
pallidissima, coi pomelli rossi dal belletto. Entrarono,  egli  chiese un punch bianco e le disse di ordinare tutto quello
cena, quando si è mangiato bene, non c'è che un punch -  egli  concluse con una specie di vanteria beata. - Un punch
mettono ai cappellini. Quindi si curvò col naso sulla tela.  Egli  si era già levata anche la giacca e guardava dietro le sue
un senso di ammirazione artistica e nient'altro, quale  egli  avrebbe potuto sentirlo per un capolavoro di statuaria o di
e non sempre sono seguiti dalla resa. In quest'ultimi mesi  egli  l'aveva avvicinata poco, distratto da una facile avventura
affatto a impegnarsi in altro consimile intrigo. Per ciò  egli  si stupiva, anche nel sogno, di vedersi in quel posto,
(invece la signora Arici li aveva limpidamente azzurri, ma  egli  nel sogno non si meravigliava di questa circostanza,
testa di lui, gliel'aveva coperta ed avvolta con esse. Ed  egli  si era sentito avviluppare da quei capelli, come da
l'insistente perduranza della impressione del sogno,  egli  avea finito con lusingarsi che la spiegazione di quel
prime esitanti parole da lui dette alla bellissima signora,  egli  aveva capito, dal contegno di lei, di non esserle
ad insistere. Oh, il suo bel sogno doveva avverarsi intero!  Egli  doveva provare, nella realtà, quell'ineffabile sensazione
brulicanti e di quasi morire nel godimento! Invece! ...  Egli  aveva stretto fra le braccia il divino corpo tanto
memoria, senza che il cuore e l'anima vi prendessero parte.  Egli  la scuoteva rabbiosamente, quasi brutalmente. Ma più
a lui, che lo impacciava e lo irritava nello stesso tempo.  Egli  aveva ingombrato di fiori il salottino e la camera; ne
lontana quasi rincorresse qualch'altro suo sogno. Per ciò  egli  le stringeva le mani così forte da doverle far male, ma
di sinistra luce l'intelletto. E rapidamente, spietatamente  egli  giudicò che colei, stimata pura e non mai sospettata,
dal viso. - Ah, le oneste! Sono peggio delle peggiori! -  egli  pensava. Si sentiva avvilito da quel che giudicava
mormorava: - Amore mio bello! - Abbiamo fatto tardi! -  egli  borbottò, scansando la carezza per guardare l'orologio
dall'estremo accesso della sua stessa passione ... Ed  egli  non lo aveva capito! E poteva rinfacciarle: - Così tu ami?
lo faceva terribilmente soffrire notte e giorno, quantunque  egli  tentasse ogni mezzo di distrarsi, anche perchè colei non
sua infinita tenerezza, l'intiera essenza della sua anima,  egli  l'aveva ricacciata indietro, calpestando quel fiore,
perdono! ... Inoltre, chi poteva proprio assicurarlo che  egli  giudicasse dirittamente ora e non allora? Come discernere,
signora Arici attribuito a momentanea esaltazione morbosa,  egli  rimase perplesso, con un groppo di singhiozzi che gli
non avere una casa propria per ospitarlo. Ostinato celibe,  egli  si era stancato di una successione di cuoche e domestici.
dormire barricato nella sua stanza. Un domestico, che  egli  aveva tolto a sfamare da un tabaccaio, gli lasciò una
le restituì cavallerescamente. Per tutte queste peripezie  egli  spiantò la casa, eccetto lo studio, di cui affidava la
vivendo sulla frasca di un'osteria. Essendo sano,  egli  provava la dolcezza libera dei "senza famiglia": non la
bisogno di solitudine. Appena raccoltosi in casa propria,  egli  pregò che si allontanassero dalla sua stanza le persone di
commettere l'orrendo reato, che lo costituiva in carcere,  egli  aveva velato di garza bianca i ritratti della sua Nerina
nubile, e di garza nera i ritratti di Nerina maritata. Ora  egli  ridona alla luce dei candelabri le sembianze di sua figlia
... Si inginocchia a domandare perdono ad entrambe ... Sì  egli  pure, senza volerlo, ha peccato tremendamente per la
per la svisceratezza paterna. Mortagli la consorte divina,  egli  avrebbe falsato moneta, per conservare e crescere nella
e la dote principesca a Nerina! ... Credendo far bene  egli  ha fatto molto male, allevandola a pasticcini, anziché a
La stanza era linda, asciutta e illuminata. Cionondimeno  egli  si sente come un camminante perseguitato dal diluvio,
plumbea di maremoto. Unico rifugio, unico scampo la morte.  Egli  sa, egli sente, egli crede nella sua anima di cristiano che
di maremoto. Unico rifugio, unico scampo la morte. Egli sa,  egli  sente, egli crede nella sua anima di cristiano che non è
Unico rifugio, unico scampo la morte. Egli sa, egli sente,  egli  crede nella sua anima di cristiano che non è lecito, e
Appena le strade furono rischiarate dalla luce del mattino,  egli  soletto si condusse alla Chiesa della Consolata, prima che
scudo al sacrestano, mentre la Chiesa era tuttavia vuota,  egli  ottenne di inginocchiarsi sulla predella dell'altare
di inginocchiarsi sulla predella dell'altare maggiore.  Egli  sospira, implora una morte biblica, quietamente e
l'indegnità di vivere sulla Terra ... Nella vita terrena  egli  più che la faccia del prossimo, egli teme lo specchio della
... Nella vita terrena egli più che la faccia del prossimo,  egli  teme lo specchio della propria coscienza ... A chius'occhi
coscienza ... A chius'occhi la sua psiche si sdoppia ...  Egli  vede passare con la sua immagine deturpata dal rimorso un
più profonda preghiera ... Miracolo! ... Miracolo! ...  Egli  si sente alleggerire la vita terrena ... Egli sospira in
Miracolo! ... Egli si sente alleggerire la vita terrena ...  Egli  sospira in più elevato silenzio: "Ritrovarsi al di là
sancta Mater, consolatrix afflictorum, ora pro nobis ...  Egli  sente la Regina dei Celi che prega per lui ... Le è
stato nominato esecutore testamentario del fu commendatore.  Egli  spremette in secreto, affinché non paresse istrionica a se
avvocato professore Gioiazza, con la sicura fidanza, che  egli  consacrerebbe l'eredità a scopo analogo, giusta l'aforismo,
copiose ed anche originali sul femminismo. Intanto  egli  pensò: * I laboratorii confessionali delle suore
fiduciario prevalenti a quelle di esecutore testamentario  egli  dovette recarsi presto a San Gerolamo, dove viveva
a visitarlo espressamente, per rispettarne la solitudine.  Egli  ragionava: * A una certa età, come la nostra, si muore, o
ma piace pure l'essere dimenticati. Però trovandosi  egli  a S. Gerolamo, gli era umanamente impossibile non fare
... Il figlio loro non sapeva più dir altro fuorché  egli  era cassé e opponevasi risolutamente e pietosamente a
con un filo bianco, di cui teneva un capo in bocca,  egli  sentì da quelle guancie porporine alitare sulla sua faccia
Anche il cognome gli parve bene appropriato, perché  egli  ammirando le protuberanze pettorali della sua prosperosa
e riaccesa la pipa col fiammifero da lei offertole,  egli  la allontanò mandandola ad inaffiare i peperoni e il
suoi capricci, che filava giù a perdersi nell'abisso ... Ed  egli  con l'acredine misogina, antifemminista del Nevizzano
cui era filata la stella cadente di Nerina. Ed in ogni lume  egli  vedeva dantescamente bruciare un capriccio di lei. Due
finiti di crepacuore, a forza di sentirlo esclamare, che  egli  era cassé . La maldicenza villana sospettò, che egli si
che egli era cassé . La maldicenza villana sospettò, che  egli  si fosse finto perdutamente ammalato per goderne più presto
ammalato per goderne più presto la eredità. Invece  egli  sentì l'orrore della solitudine aggravato dal rimorso di
più non giovava a rianimargli l'attività del cuore.  Egli  si sentiva irremissibilmente deperire, senza velleità di
tenevano al volontario coatto un gattino ed un verdone.  Egli  si credette un Mazzini, quando riuscì ad ottenere che
è un esclamare compunto unanime: "Credevamo che da un pezzo  egli  fosse nel Pantheon dei trapassati!" Ma più che l'isolamento
non gli consentiva più di scrivere due righe. Pazienza!  Egli  si comandava pazienza, asciugandosi la fronte. Ma quando
della scuola, si accorse che non ne capiva buccicata,  egli  diede in un rovescio di pianto amaro, disperato. Nulla
un pistolone, già di suo padre, un pistolone, che da tempo  egli  aveva accuratamente caricato; ne alzò il cane, esaminò la
inutilmente aperto per ricominciare una vita studiosa. Ora  egli  ha stabilito che lo studio sia il teatro della sua tragica
il grilletto, che ripetutamente gli rispose cecca.  Egli  si ostinava, senza esame, nella risoluzione dello sparo,
bieche giornate del rigido inverno succedeva il sole ...  Egli  più non sentiva la beneficenza dei raggi solari sulle
suscitava nelle brine il scintillio vivace delle gemme ...  Egli  pensò, ripensò, aspirò unico rimedio, l'alta nebulosa ogiva
l'alta nebulosa ogiva del vecchio ponte sulla Gerolamia. Ed  egli  che vent'anni prima era accorso ad impedire il tonfo di
il tonfo di Spirito Losati precipite nel rapido fiume,  egli  che ora smaniava di sfuggire ad una esposizione mortuaria,
Eugenio Napoleone cantato dal Carducci. Alla sua volta  egli  procombeva eroicamente difendendo la libertà dei Boeri
e alle imperatrici, proclamava la Contessa De Ritz. Ed  egli  era l'uomo superiore, il superuomo più sprezzante di questo
in nessun genere. Non parliamo della sua scienza. Ma se  egli  avesse voluto fare il letterato, l'artista e l'uomo
un vicino lo scherniva con lazzi petulanti e sforacchianti.  Egli  la uccise con una schioppettata, dicendole: "Prega per me!"
reso divino ossia congiunto ai doveri e senza capricci. Ed  egli  Gioiazza? Egli, che predica così bene, razzola forse male?
forse male? Facendo uno spregiudicato esame di coscienza,  egli  crede di avere adottato questo programma, questa filosofia
nella presente civiltà giuridica, presagisce, che  egli  finirà con lo sposare Quagliastra almeno con il rito
bacio scoccato. È nel discreto e amabile bosco che s'ama…  Egli  errava nei viali, solo, pallido e triste. La città lo
sottile e pensosa si struggeva lentamente per lui d'amore:  egli  non l'amava. Altrove, altrove era il suo amore. Lassù,
e fra i serpenti azzurri dagli occhi ammaliatori.  Egli  amava lontano in un punto indefinito, in un paese
un amore sconfinato ed ignoto, una creatura misteriosa che  egli  aveva creata. Non la chiamava, non la voleva, non la
i nobili cavalli scalpitavano invano nelle vaste scuderie.  Egli  non si ricordava più di tutto questo. Trascinava la sua
un velo opalino ed iridescente, in un mattino d'inverno,  egli  la vide. Era una forma snella, senza contorni, fatta
fu un balenìo lieve, un luccicare, un istante solo di luce.  Egli  corse, ansioso, rinvigorito; nulla ritrovò, la forma
era il suo amore: giunto sul punto dove gli era apparso,  egli  s'inginocchiava e baciava la terra, adorando così la
radesse l'erba, con un piccolo e lusinghiero mormorìo.  Egli  non osava parlarle, tremava, la voce gli moriva nella gola;
non lasciando traccia sull'erbetta calpestata; appena  egli  la raggiungeva, ella riprendeva la sua corsa. Lui dietro,
ogni giorno ella restava più a lungo con colui che l'amava.  Egli  le parlava lungamente, poi stanco, la voce gli si abbassava
Ella non aveva voce, non si muovevano le labbra. Invano  egli  la pregava, la scongiurava, s'inginocchiava, ella non gli
Era inflessibile e serena. Ma in un crepuscolo d'autunno,  egli  trovò le frasi più eloquenti per esprimere la propria
Sì - parve un sussurrìo. Allora, in un impeto di passione,  egli  l'abbracciò. Un orribile scricchiolìo s'intese e la divina
i mesi, lunghi, durante i quali  egli  gira di qua, di là, organizzando le masse, destando
dell'invasore. Alla lotta, per la tede e per l'Italia.  Egli  comprende, che quest'i due concetti non possono venir
di patria senza vero, sentito, intenso amore alla Chiesa.  Egli  sente che la religione è la scintilla che accende i cuori
Date fiato alle vostre trombe. Le odano i governatori che  egli  ha lasciato in Lombardia e riferiscano a lui, che Milano
un bagliore misterioso di lucerna sospesa nell'infinito.  Egli  proseguì lentamente. Una tristezza vasta e silenziosa come
lamento. L'ombra e il silenzio si dilatavano nella notte.  Egli  alzò macchinalmente gli occhi ed incontrando lo sguardo
s'inoltrasse: l'ombra rimaneva immobile, la terra tremava.  Egli  attese; in quella precipita ruina s'intendeva già la
spiccarono un salto e l'omnibus rotolò fragorosamente.  Egli  si rivolse e lo vide scomparire poco dopo a destra, per la
verso la campagna. La notte non si era accorta di nulla.  Egli  proseguì, l'aria era sempre così tiepida, il buio così
dall'ultimo uscio socchiuso sboccava un'onda di luce.  Egli  lo spinse insensibilmente e si arrestò. Il gabinetto
con un gesto sulla pelle nera. - Dimmelo subito, mi ami? -  Egli  non rispose. - Rodolfo... - Mi ami?! - esclamò con più
m'importa? - gridò. - Ti amo io. - Mi hai sempre amato -  egli  rispose con voce quasi dolce mirandola negli occhi, e una
non mi riconoscerai sempre. Ella si era fatta malinconica,  egli  era rimasto tetro: il gabinetto pieno di luce e di profumi
chinò scoraggiata la fronte, mormorando: - Mi soffochi.  Egli  era ancora nella stessa posa, sdraiato colla testa nel suo
tu almeno nel tuo genio? - Sei tu sicura di Dio? - Quindi  egli  si rialzò, le tese la mano: i suoi occhi brillavano come
febbrile d'amore, mormorò: - Vieni, dunque, dormiamo....  Egli  le rattenne quel gesto. - È già l'alba - rispose
stella non era ancora sommersa. Quando fu presso la città,  egli  piegò macchinalmente a dritta lungo lo stesso viale. Le
Lo schiocco della frusta imitava la battuta delle nacchere.  Egli  era venuto sul ciglio della strada. Questa volta il balenìo
cocchiere era come il riverbero di una vetriata. - Ferma! -  egli  gridò stendendo la mano. I cavalli si arrestarono
frusta sui fianchi dell'omnibus. - Salgo? - In serpe? -  Egli  vi si arrampicò, ma non si era ancora assettato che il
e i cavalli si slanciarono. Allora esaminando il cocchiere  egli  s'accorse che era uno scheletro vestito di una livrea nera,
Andavano colla rapidità di un sogno. - Donde vieni? -  egli  domandò nel piegarsi sopra di lui ad una voltata vorticosa.
Amati, aveva subito soggiunto di mandarlo a chiamare:  egli  ne aveva bisogno. La faccia ansiosa del marchese Cavalcanti
Lo ripeto, bisognerebbe chiamare il dottor Amati,  egli  conosce la paziente. - È impossibile, - rispondeva,
Maria era giovane, era forte, avrebbe vinto il male. Così  egli  si ostinava nella sua superbia, tornando al letto della
ostinato, scorante, quello di allontanare suo padre.  Egli  si abbassava ancora, angosciato e offeso, dicendole
e sulla soglia compariva il viso inquieto di Margherita:  egli  si fermava: ella gli faceva cenno di chetarsi, il rumore
Margherita assentiva, sì, era vero, anche da lontano  egli  la faceva soffrire, per reprimere un impulso d'ira, egli
egli la faceva soffrire, per reprimere un impulso d'ira,  egli  prendeva il cappello e usciva di casa. Allora
la mano, adesso, i Cavalcanti! Da molte settimane  egli  non aveva più denaro per giuocare, e fuggiva il Banco lotto
che era un delitto familiare, quello che commetteva,  egli  giungeva a scongiurare Margherita che gli desse due lire,
primo della malattia di Bianca Maria, non aveva osato:  egli  era colpito inguaribilmente, quel corpo di fanciulla
l'ordine della natura. Ah in questi minuti di angoscia,  egli  si sentiva così debole, così antico, così consumato,
senza neppure guardare dalla parte del letto di sua figlia,  egli  veniva a sedersi al suo solito posto, abbandonandosi come
confusi, in quei lunghi, incomposti balbettii,  egli  aveva teso l'orecchio per udire il proprio nome o quello
ella aveva sempre chiamato sua madre, nessun altro. Ed  egli  tremava, tremava di udirle uscire dal labbro quel nome,
Talvolta, quando il delirio cresceva, e lo perseguitava,  egli  fuggiva via dalla stanza, turandosi le orecchie, temendo
mano, questa volta gli sorrise. Fu una luce rapidissima.  Egli  non sapeva dire altro, balbettando: - Figlia mia, figlia
sue, a espressione di affettuosa carezza. Due o tre volte,  egli  si era chinato e le aveva domandato: - Vuoi qualche cosa?
ma dove già un turbamento fremeva. - No, figlia mia, -  egli  rispose, cercando di frenarsi, pensando alla malattia,
no, no, - urlò lui, a sua posta, senza capire più nulla, -  egli  non metterà mai piede qua dentro, finché io sono vivo.
fuori, sentendo di non regger più. Ma dal salone dove  egli  aveva portato il suo furore, egli udì un urlo alto, lungo,
più. Ma dal salone dove egli aveva portato il suo furore,  egli  udì un urlo alto, lungo, straziante, come se all'inferma le
di una complessa emozione d'ira, di pietà, di paura,  egli  si avvicinava alla stanza, ma non entrava, chiamando la
e cieco dei vecchi, che non sanno perdonare. Invano, invano  egli  cercava di distrarsi, di non udire, di non sentire il
sentire il dolore disperato di quella invocazione; invano  egli  chinava il capo, turandosi le orecchie, fuggito nell'ultima
oramai: e malgrado la distanza, malgrado le porte chiuse,  egli  udiva distintamente, precisamente, le parole di amore e di
come per far finire quella follia parlante, invocante,  egli  si appressava alla porta della stanzetta, e udiva la voce
entrato, dunque? Quando Margherita apparve nella stanza ove  egli  si era rifugiato e lo chiamò con un cenno, egli la seguì,
stanza ove egli si era rifugiato e lo chiamò con un cenno,  egli  la seguì, docilmente. Presso il letto dell'ammalata,
venuto… - E dunque? - Ha letto la lettera… e ha detto che  egli  era troppo occupato, che la signorina aveva certo qualche
ma il dottore mi ha maltrattato, sono un povero servo… -  Egli  ha ragione, - disse il vecchio lentamente, - io l'ho molto
potentemente all'idea di umiliarsi innanzi all'uomo che  egli  aveva ingiuriato: soffriva atrocemente; la voce di sua
immensa tenerezza, un immenso dolore. Fuggiva l'ora, mentre  egli  passeggiava su e giù, rodendo il freno degli ultimi vincoli
non sapeva dire altro che il nome di Antonio Amati. Oramai  egli  non trasaliva più di collera, l'odio taceva e quando, di
Morelli, che era andato e che era ritornato, domandandogli,  egli  rispose: - Non è venuto: vado io. - Lo condurrete? - Lo
ricomparve subito, facendo cenno al marchese di entrare.  Egli  attraversò due salotti e si trovò in uno studio, tutto in
labbra. E non osò fare rimproveri al marchese. Non aveva,  egli  stesso, abbandonata la povera creatura, a cui aveva
ma il capo era affondato nei cuscini e gli occhi socchiusi.  Egli  vide tutto immediatamente, e lo scompiglio del suo animo,
animo, dovette esser tale che non giunse a padroneggiare,  egli  il forte, egli l'invincibile, il suo volto. Ed esitò un
esser tale che non giunse a padroneggiare, egli il forte,  egli  l'invincibile, il suo volto. Ed esitò un minuto, prima di
eh, non mi lascerai morire? - Creatura mia, taci, taci… -  egli  disse, incapace di frenarsi, volendo disciogliere la catena
l'atto, e mentre si abbassava, attirò a se anche lui ed  egli  dovette chinarsi, poiché quelle braccia non volevano
non volevano sciogliersi. Restarono così, ella assopita,  egli  inclinato in una posizione dolorosa, così angosciato di
fanciulli moribondi, che fa impazzire di dolore le madri.  Egli  crollò il capo, come se non sapesse più che cosa fare, che
mai più innanzi, mai più, hai capito? - Aspetta, -  egli  disse, decidendosi, rassegnandosi. E la lasciò, staccandosi
che non poteva soffrir nessuno nella sua stanza, e che se  egli  amava sua figlia, se non voleva udirla dare in
- ella proclamò, a voce chiarissima, guardando suo padre.  Egli  chinò gli occhi, dove comparvero le ultime lacrime della
- pensava il padre, trasalendo. E mentre le ore passavano,  egli  sentiva di là l'andirivieni del medico che tentava il
frettolosi, l'uscire di Giovanni, di un assistente accorso.  Egli  non aveva più diritto di presentarsi, di sapere: e difatti
abbandonato? - E giusto, è giusto, - pensava fra sé.  Egli  tendeva l'orecchio, ogni tanto, come se i rumori che
all'affaccendarsi dei servi, dell'assistente, del dottore,  egli  non udiva altro che il grido straziante, continuo: - Non
- Non voglio morire, non voglio morire, amore, salvami!  Egli  si assopì, coll'antico capo appoggiato alle braccia, verso
gli apparivano innanzi, solo a vedere il loro abbattimento,  egli  non domandava più nulla loro. Non sentiva egli forse che
egli non domandava più nulla loro. Non sentiva  egli  forse che ella delirava sempre, gridando che a quell'età
salute e quasi quasi, nei piccoli intervalli di silenzio,  egli  si augurava che quel delirio ricominciasse. Ma il terzo
la mamma che non la facesse morire. Ogni tanto, taceva:  egli  si guardava intorno, atterrato da quegli improvvisi silenzi
Quando si svegliò, il silenzio era così profondo, che  egli  si sgomentò. Aspettò, per udire quella voce che chiedeva di
fa. - Non ha… non ha domandato di me? - No, Eccellenza.  Egli  provò a levarsi. Non poteva. Pensò che la morte lo avrebbe
studio e di tacito accordo si venne subito all'argomento.  Egli  parlò per più di tre ore col linguaggio sobrio e al tempo
non si è ancora rinnovato e generalizzato per confermarla,  egli  è che la via dell'umanità è lunga - più lunga quelle delle
La purezza e l'armonia delle sue linee erano meravigliose;  egli  vestiva con estrema eleganza; e guardava quà e là, un poco
allo sguardo. Ma ciò che mi era parso rimarchevole era che  egli  sembrava non essersi avveduto di quel circolo che s'era
e gli venne d'appresso quasi per domandarglieli, giacchè  egli  nè li aveva presi, nè aveva scosso il mantello per farli
una specie di tenerezza piena di soavità e di malinconia.  Egli  aveva posto tanto affetto in quell'atto che, ove anche la
da modificarle e da imprimervi il loro suggello; ma  egli  è ben certo che il cuore trasparisce dal viso, anche da
discuterci sopra. Non mi mossi di là finchè non se ne mosse  egli  pure. La festa incominciava a languire, la folla
grigia e pesante. Eravamo a due passi da un caffè, ed  egli  vi entrò con aria d'uomo che non sa come passare il suo
e gli tenni dietro. Ci sedemmo di faccia, io a guardarlo,  egli  a leggere. Se non che egli pareva sì poco occupato della
di faccia, io a guardarlo, egli a leggere. Se non che  egli  pareva sì poco occupato della sua lettura, che se anche
aveva veduto poco prima assistendo al corso delle maschere.  Egli  era solo e non mi sembrava più nè sì triste, nè sì
so se fosse inganno mio, o allucinazione, e che altro, ma  egli  mi pareva straordinariamente bello, assai più di quanto mi
benchè torbida, benchè appannata, che ha l'alabastro.  Egli  aveva difatto la stessa pallidezza: a non guardarne gli
mano: la sua testa così inclinata pareva ancora più bella.  Egli  aveva quella specie di bellezza che hanno le donne, e che
prima al corso delle maschere, voglio dire quel trovarsi  egli  così isolato in un palco intorno al quale ve n'erano cinque
termine di poche ore, che io vedeva una persona alla quale  egli  aveva dato segno di predilezione, venir colpita
improvvisamente da una sventura. Rientrai nella platea.  Egli  occupava ancora il suo posto, era rimasto nella posizione
una pallidezza cadaverica. Non era difficile accorgersi che  egli  soffriva, che s'era avveduto degli sguardi curiosi e quasi
parve che il pubblico avesse cessato di occuparsi di lui,  egli  uscì dal teatro, e ne uscii io pure. Nessuno conosceva
singolare e incomprensibile di quella specie di vuoto che  egli  pareva formare intorno a sè, nè aveva posto mente ai
accennandomi col dito. Io non conosco il giovine di cui  egli  ha parlato poco fa, e non posso far fede dell'influenza che
conte Corrado di Sagrezwitcth? -Nessuno-È strano, giacchè  egli  si è formato in quasi tutti gli Stati d'Europa e in molte
provincie degli Stati Uniti una terribile reputazione.  Egli  è considerato come l'uomo più fatale di cui si abbia
la sua presenza segnala dovunque una sventura immancabile,  egli  si è trovato sempre sul teatro delle calamità più
più terribili, ha assistito ai disastri più spaventosi.  Egli  si trovava nell'America del Sud allorchè bruciò la chiesa
la chiesa di S. Jago in cui perirono più di mille persone;  egli  viaggiava or fanno due anni sulla ferrovia del Pacifico
in cui perdettero la vita più di trecento viaggiatori;  egli  era a Pietroburgo allorchè rovinò il palazzo del principe
irlandesi e in quelle di Alstau Moor in Scozia - luoghi che  egli  ha spesso visitati - il suo nome non viene ascoltato mai
è stato già parecchie volte in Italia; vuolsi che  egli  si trovasse a Torino all'epoca della convenzione allorchè
Sagrezwitcth; i minatori scozzesi lo chiamano l'uomo fatale  Egli  parla correttamente molte lingue, ha le abitudini e i
dei paesi in cui si trova. A giudicarne dallo sperpero che  egli  fa ordinariamente del suo danaro, lo si direbbe assai
che dispongono di mezzi assai limitati. È fama che  egli  abbia coscienza della sua fatalità, e che si compiaccia di
mondo non può essere senza uno scopo. Del resto si sa che  egli  non ebbe mai affetti, non amicizie, forse nemmeno
questa specie di missione arcana e terribile, riprese  egli  vedendo che alcuni di noi sorridevano con aria di
Nessuno può provare che le sciagure avvenute nei luoghi ove  egli  si è trovato, e negli istanti in cui vi si è trovato,
sua volontà, o in ciò che noi chiamiamo la sua influenza.  Egli  è d'altronde un uomo come tutti gli altri; parla, veste,
dirci dove l'avete incontrato la quarta volta. -Ah! riprese  egli  un poco rassicurato dalle mie parole. Quest'ultimo incontro
allorchè vi bruciò il teatro della regina. Seppi anzi che  egli  aveva intenzione di passare presto in Italia, e se egli ha
che egli aveva intenzione di passare presto in Italia, e se  egli  ha scelto questa stagione per venirvi, vi è nulla di più
della verità della mia asserzione. - Osservereste, riprese  egli  dopo qualche istante, una cosa assai rimarchevole nel suo
voglio dire la freschezza e la finezza de' suoi guanti che  egli  suole mutare più volte in un sol giorno, per modo che
da quella sorpresa, ci alzammo unanimemente a salutarlo.  Egli  portò la mano al berretto con atto di cortesia schietto ma
fortunato - non m'era stato difficile accorgermi che  egli  amoreggiava la fanciulla. Come tutti gli altri uomini non
in una lotta qualunque con un nemico siffatto. Che cosa è  egli  un dotto, un letterato, un sapiente al confronto di ciò che
aveva più veduto da quel tempo e che mi parve molto mutato.  Egli  mi strinse le mani e mi guardò con espressione triste e
che le rimangono. Sarà felice anche senza di me, aggiunse  egli  con amarezza. È facile avvedersi che ella deperisce ogni
sconosciuto che io aveva veduto al corso e al teatro.  Egli  aveva avvicinata la sua sedia a quella della fanciulla in
ma di quello che dà l'abitudine del pensiero e del dolore.  Egli  era ancora più bello di quanto mi fosse sembrato al teatro
nativo di Pilsen in Boemia. Ci inchinammo scambievolmente.  Egli  mi guardò con uno sguardo sì dolce che io gli porsi la mia
poi, di che famiglia! Baroni, e dei più illustri di Boemia.  Egli  ha dovuto emigrare per affari di politica, credo che
di Sassonia, figuratevi!, Ma tanto era lo stesso, oramai  egli  non aveva più interesse a restare nel suo paese, giacchè
traccie spaventose sulla sua via. Tutti gli esseri che  egli  prediligeva soccombevano a questa influenza; il fanciullo
facevano fede di questo suo potere terribile. E ne fosse  egli  o no consapevole, questo potere non era meno reale e meno
che minacciava quella casa. -Vi ringrazio, mi rispose  egli  dopo avermi ascoltato con molta attenzione; quelle nozze
mattina Davide venne per tempo a trovarmi in mia casa.  Egli  era calmo, ma di quella calma fredda e convulsa che si
le meno apparenti sono le più profonde. -Vengo,  egli  mi disse, a chiedervi alcune notizie riguardo alle
dell'influenza funesta che esercitano questi due uomini,  egli  ed il barone di Saternez, e del potere che hanno di
che mi abbisognano. - Ma lo troverò, lo troverò continuò  egli  con risolutezza. Non vi sono a Milano che pochi alberghi
Non vi sono a Milano che pochi alberghi eleganti, nei quali  egli  possa aver preso alloggio, li girerò tutti, domanderò di
li girerò tutti, domanderò di lui a tutte le porte, e se  egli  o qui ancora, o se è partito da poco, non dispero di
cosa gli aveva detto il conte di Sagrezwitcth? come poteva  egli  parlarmi con tanta sicurezza di una vendetta che doveva
vendetta che doveva compiersi senza di lui? e perchè era  egli  partito? Anche la salvezza di Silvia, se tal cosa era
di recarmi a visitare il giovane barone, e secondo ciò che  egli  avrebbe risposto alle mie insinuazioni, confidargli
la lettera di Davide: e valendomi dell'indirizzo che  egli  mi aveva dato del suo rivale, mi recai tosto alla sua casa.
naturale che io vi aspettassi. Io chinai il capo e tacqui:  Egli  riprese dopo un nuovo istante di silenzio: -Non vi
ed io ci conoscevamo da tempo, fors'anche ci cercavamo. -  Egli  pronunciò in modo più inarcato queste parole - Tra me e lui
il suo segreto. Costui, questo miserabile, proseguì  egli  con crescente esaltazione, non ha avuto finora la virtù di
che ne aveva già reso tante infelici; ed ecco la sua colpa.  Egli  era nato per il bene. La natura gliene aveva posta
come un'ideale brillante, come una meta soave e luminosa.  Egli  avrebbe voluto amare, beneficare, gioire della felicità che
voi avete questo potere, ne esagerate per certo il valore.  Egli  sorrise come per mostrare di compatire al mio dubbio, e
dell'impotenza di coloro che avrebbero voluto impedirlo.  Egli  pronunciò queste parole con una specie di alterezza che
singolarmente severa. -Sì, è troppo tardi, continuò  egli  con entusiasmo; voi avete voluto impedire le mie nozze;
fu mia! Che monta che essa abbia a morire? E che cosa è  egli  il morire? Ebbe mai l'amore altra aspirazione? Ebbe egli
è egli il morire? Ebbe mai l'amore altra aspirazione? Ebbe  egli  mai altra ricompensa che questa? O preceduto, o seguito, io
un pericolo, non certo per minacciarvene. -È vero, rispose  egli  con dolcezza, perdonate. E mi porse la mano che ritrasse
contatto. Io lo guardai in volto come per interrogarlo.  Egli  era sì bello, sì sereno, era tornato sì nobilmente calmo; e
misera cosa in confronto della dolcezza di quell'amore.  Egli  conosceva forse il potere della sua bellezza, o mi lesse
del destino. Io crollai il capo con espressione di dubbio.  Egli  osservò quell'atto e riprese: -No, io non tenterò alcuna
quasi dubitoso di lasciarlo così fermo in quel proposito.  Egli  sorrise con espressione di gratitudine, e disse: - quando
di lui da potermi formare una convinzione a suo riguardo.  Egli  era indubbiamente onesto, indubbiamente buono. Ho
di violento, di forzato, di convulso nella sua gioia, e che  egli  viveva sotto l'apprensione di un pensiero che lo riempiva
di accondiscendere. Da quella notte apparve evidente che  egli  tentava stordirsi, con ogni mezzo possibile, da qualche
con ogni mezzo possibile, da qualche grande affanno.  Egli  aveva incominciato a chiedere al vino la dimenticanza di
ma subito Nanna si ribellò: «Ed io me ne vado! Perché deve  egli  fingere di lavorare? Perché lo insultate, zio Pera Sa
zio Pera Sa Gattu, che voi siate pelato? Non sapete che  egli  era ricco, e che anche così come è vale sempre più di
straniero, come ad un fratello lungamente atteso! Ma mentre  egli  apriva e richiudeva qualcuna di quelle scatole legate
la gioia puerile di Anania. A che serviva? Perché aveva  egli  introdotto quel mandriano nella cameretta ove assieme con
l'amore senza confine e senza speranza? Ma perché s'era  egli  abbassato fino alla menzogna? Ah, vergogna, vergogna! Gli
e della sorgente improvvisa, - venivano fatti da lui; ed  egli  si compiaceva delle sue immagini poetiche, ma non
donne bibliche come lo sono ancora tutte le Barbaricine.  Egli  la chiamava ed essa volgeva il viso illuminato dal bagliore
e gli sorrideva voluttuosamente. «Dove vai, bella?»,  egli  chiedeva. «Vado alla fontana.» «Posso venire con te?»
alla fontana.» «Posso venire con te?» «Vieni pure, Nanìa.»  Egli  andava: e scendevano assieme alla fontana, camminando
alte della montagna, come il desiderio di Anania invocava.  Egli  allora cingeva con un braccio la vita della fanciulla;
fanciulla; Margherita posava il capo sulla spalla di lui;  egli  la baciava ... In quel tempo Anania, poco più che
non lo amo e non lo odio, ma non lo disprezzo come dovrei.  Egli  non è cattivo e neppure completamente triviale come tutti i
con la sua fedeltà costante per la famiglia del padrone,  egli  mi riesce talvolta simpatico, e questo mi dispiace, perché
cioè un ragazzo religioso e obbediente, ma anche così come  egli  era, indifferente a Dio, maldicente dei preti e del re,
i suoi difetti, sarebbe diventato un grande uomo.  Egli  rideva e scherzava con lei, la faceva ballare, le
o brutta; tutte le domeniche, poi, gli prometteva denari se  egli  andava a messa. «No, ho sonno», egli rispondeva; «ho
prometteva denari se egli andava a messa. «No, ho sonno»,  egli  rispondeva; «ho studiato tanto ieri notte.» «Allora andrai
ieri notte.» «Allora andrai più tardi», ella insisteva.  Egli  non prometteva, ma zia Tatàna gli dava egualmente i denari.
della sua finestruola, appena Zuanne ritornò dal Tribunale  egli  lo condusse fuori, con la buona intenzione di fargli bere
famigliarità. «Che vuoi, bello?» «Che vuoi?», ripeté  egli  a Zuanne. «Quello che vuoi tu», disse impacciato il
Anania, ed anche Anania la guardò. Dopo tutto  egli  non era un santo; ma si avvide che Zuanne arrossiva e
timidamente: «Anche quella è tua innamorata?». «Perché?»,  egli  domandò un po' irritato, un po' allegro. «Perché mi
da te. Ti vuole il direttore. Tu dunque farai da donna»,  egli  disse, fermando Anania. «Io? Macché donna d'Egitto! Non
Nanna ripeteva dappertutto, fece ridere e calmò Anania; ma  egli  tenne la parola e non prese parte alla commedia. E non se
E non se ne pentì, perché la sera della rappresentazione  egli  poté assistervi seduto in seconda fila, subito dietro la
non vide e non udì più nulla. «La finisca, dunque!» Sì,  egli  non poteva scherzare, non poteva parlare: sì, egli aveva
Sì, egli non poteva scherzare, non poteva parlare: sì,  egli  aveva capito benissimo; non poteva sollevare neppure gli
capito benissimo; non poteva sollevare neppure gli occhi:  egli  era povero, era figlio della colpa ... «La finisca,
si incontrarono ed ella s'offuscò vedendolo triste, ed  egli  se ne accorse e le sorrise. Immediatamente tornarono
di poterla prendere e stringere gli parve un delitto.  Egli  parlava e gli pareva di tacere e di pensare a cose ben
del vento che veniva e passava. Ella rideva e scherzava, ed  egli  aveva ben veduto negli occhi di lei il riflesso della sua
uccello, il fremito arcano d'un ramo fiorito sul quale  egli  poteva posarsi e cantare.
figlio della foresta; ma repugnante o no, come avrebbe  egli  potuto vivere senza la caccia, obbligato com’era a tenersi
a tenersi lontano dall’abitato? Per quella volta intanto,  egli  con molta grazia distese la sua preda sull’erba, trasse il
più allegro degli altri quando è a terra e da lungo tempo  egli  non l’ha toccata. Questo non era veramente il caso del
ma, comunque fosse, in questo nuovo mondo della foresta,  egli  si trovava perfettamente e non invidiava punto i suoi
Nell'arco del mantice si disegnava lo stesso paesaggio che  egli  aveva intraveduto quel giorno, mentre abbandonava la
e del sudiciume. Anania si sentì stringere il cuore:  egli  conosceva perfettamente il dramma tristissimo svoltosi
patate dove l'altra volta Olì ed Anania si erano fermati.  Egli  ricordò la donna che zappava, con le sottane cucite fra le
al laccio e ritornato alla libertà delle tancas. Sì»,  egli  pensava, mentre la corriera rallentava la corsa su per la
io vivo? Che cosa è, dopo tutto, la vita?». Come sempre,  egli  non seppe rispondere alla sua domanda: la corriera saliva
sonnolento, con quel cielo luminoso e triste. Ecco,  egli  aveva sonno; e come l'altra volta finì col chiudere gli
lentamente, guardando sempre lo straniero. Ma appena  egli  sorrise chiedendole: «Ma non mi riconoscete dunque?», zia
La vedova diventò cupa. Disse: «Ebbene, non parlarmene!  Egli  mi ha fatto tanto soffrire! Era meglio che ... egli avesse
Egli mi ha fatto tanto soffrire! Era meglio che ...  egli  avesse seguito l'esempio del padre ... Ebbene, no, non
seguito l'esempio del padre ... Ebbene, no, non parliamone.  Egli  non è un uomo; sarà un santo, come dicono, ma non è un
di riconoscere sua madre. Dove era sua madre? Perché  egli  non aveva osato, pur desiderandolo, parlarne alla vedova, -
alla sua ingrata ospite? Per sfuggire ai ricordi amari  egli  andò alla posta e inviò una cartolina illustrata a
che andavano alla fontana, strette nelle tuniche bizzarre,  egli  ripensò ai suoi primi sogni di amore, quando desiderava
stesero un drappo violaceo su tutte le cose: allora  egli  rientrò nella casa della vedova e sedette accanto al
la vecchia preparava la cena e parlava con voce tetra,  egli  rivedeva Zuanne dalle grandi orecchie, intento a cuocer le
altri pensieri gli passavano per la mente. «Sentite»,  egli  disse, appena la vedova ebbe finito la pietosa storia della
e apriva le mani come per raccogliere le parole di lui.  Egli  si rasserenava pensando a Maria Obinu: quando disse «ella
chiese la vecchia, sbalordita. «Ma sì! Ma sìii! ... »,  egli  rispose, imitando Margherita nel pronunziare quel sì lieto
voce mutata, scoprendosi il volto lievemente impallidito.  Egli  vedeva il viso della vedova, di solito impassibile e
di cenare, Anania, figlio caro? ... Parleremo poi ... »  Egli  non sentiva e non vedeva più nulla. «Parlate! Parlate! Voi
vedova. «Certissima: perché dovrei ingannarti?» «Ditemi»,  egli  insisté, «ma c'è davvero? Io vidi alla finestra una donna
ti dico. Era lei certamente.» «Ed io ... io l'ho vista!»,  egli  ripeté, e si strinse il capo fra le mani, torcendoselo,
sue ali funebri e squarciava i vapori dell'illusione, ora  egli  rispondeva alle sue domande e sapeva che cosa era l'uomo,
in confronto di tanti altri dolori?». «Ma io non soffro!»,  egli  protestò. «Dovevo aspettarmelo, questo colpo; me lo
viso, con le labbra pallide contratte, e scuoteva il capo.  Egli  prosegui: «Ma perché nessuno mi ha detto mai nulla? Eppure
questi anni? Come ha vissuto? Perché non ha lavorato?»  Egli  sembrava di nuovo calmo, e faceva le sue domande senza
e vivere onestamente ... Ma il filo l'ha tirata ... »,  egli  s'accese in volto, e di nuovo contorse le dita e si sentì
lo sei ... ». «Zia Grathia! Non fatemi arrabbiare! ... »,  egli  interruppe impetuosamente. «Tranquillità! Pazienza!», gridò
carabiniere e la loro relazione continuò per qualche mese;  egli  aveva promesso di sposarla, ma invece si stancò presto di
mendicanti girovaghi. Il cieco cantava certe poesie che  egli  stesso componeva: aveva una bellissima voce. Qui, mi
la vecchia. «Perché ti lasci crescere così le unghie?»  Egli  non rispose, ma balzò in piedi e camminò su e giù, furioso,
ripeté, dolcemente spingendolo. Anche nella stanzetta ove  egli  aveva dormito con sua madre nulla era cambiato; vedendo il
cui c'era un mucchio di patate ancora odoranti di terra,  egli  ricordò il lettino di Maria Obinu e le illusioni ed i sogni
e amare come il miele amaro gli salivano agli occhi; ma  egli  le respingeva, queste lagrime, le respingeva come un nemico
alle spalle, inesorabile. VIII. Nella lunga notte insonne  egli  decise, o credette decidere, il proprio destino. «Io la
giornata era triste, annuvolata e nebbiosa, ma senza vento:  egli  volle partire egualmente, con la speranza, diceva, che il
delle montagne, degli orizzonti, del mondo intero? Ma  egli  voleva fare ciò che aveva stabilito di fare. Solo un
impegnandosi a far venire Olì al più presto possibile, ed  egli  partì. La guida, su un cavallino forte e paziente,
seguiva: tutto era nebbia intorno a lui, dentro di lui, ma  egli  distingueva attraverso quel velo fluttuante il profilo
indicazioni della guida e guardava col binocolo; ma appena  egli  cercava di godere la dolcezza del panorama magnifico, il
contro i colossi granitici del Gennargentu. Al ritorno  egli  credeva di trovare sua madre presso la vedova, e
passò. Nonostante la stanchezza che gli fiaccava le membra,  egli  dormì pochissimo, - su quel duro giaciglio dove era
la più orrenda sventura e la perdita inesorabile di Olì.  Egli  lo sentiva, lo sapeva; e provava una tristezza mortale,
destava nel cuore di Anania impeti di terrore e di pietà,  egli  l'avrebbe accolta con tenerezza; ma la notte passò, e
e spuntò una giornata che il vento rendeva melanconica, ed  egli  trascorse ore che mise fra le più tristi e irrequiete della
più tristi e irrequiete della sua vita. Durante quelle ore  egli  girò per le viuzze, come spinto dal vento, andò in qualche
«Bada che ella ha paura di te ... » «Andate, santa donna!»,  egli  disse con disprezzo. «Non la guarderò neppure: le dirò
e mosse per chiuderla, nervoso e col volto cupo d'ira.  Egli  apparve così alla misera donna che si avanzava tremando,
si avanzava tremando, timida e lacera come una mendicante.  Egli  la guardò: ella lo guardò: lo spavento e la diffidenza era
contro il muro, poi chiuse a chiave la porta. «Nooo!»,  egli  gridò, mentre la donna s'accoccolava per terra,
una frenetica irrisione alle ultime parole di Anania; ed  egli  lo sentì, e la vergogna subitanea per le mostruose parole
barbaro e feroce, vibravano nei suoi nervi frementi: ed  egli  lo sentiva, ma non sapeva dominarsi. Zia Grathia lo
s'era immaginata una scena ben diversa da quella! «Sì»,  egli  riprese, abbassando la voce, e fermandosi davanti a Olì, «i
una casa, un muro, così, pietra per pietra, così ... »  Egli  faceva atto di buttar giù un muro; si curvava, sudava,
Un senso di gelo lo invase. Chi era quella donna che  egli  ingiuriava? Quel mucchio di stracci, quella lurida lumaca,
quell'essere senza anima? Poteva ella capire ciò che  egli  le diceva? ciò che ella aveva fatto? E d'altronde che
non era sua madre, non era una madre, sia pure incosciente:  egli  non le doveva nulla. Forse non aveva diritto di
ma non più irato; e siccome ella piangeva più forte,  egli  si volse alla vedova e le fece cenno di confortarla e farla
figlia. Fatti coraggio, abbi pazienza. È inutile piangere;  egli  non ti divorerà, poi; è figlio delle tue viscere, dopo
fuori: poi ragionerete meglio. Va fuori, gioiello d'oro.»  Egli  non si mosse, ma Olì si calmò alquanto, e quando zia
nel viso piccolo, sfuggivano lo sguardo freddo di Anania.  Egli  guardava il grembiale bucherellato e pensava: «Bisognerà
sedere Olì, e pretendeva di fare altrettanto con Anania, ma  egli  si scosse bruscamente. «Lasciatemi dunque; non sono un
dunque; non sono un bimbo, vi ho detto! D'altronde»,  egli  riprese, camminando su e giù per la cucina, «c'è poco da
«rispondete voi: che cosa rispondete dunque?» Credendo che  egli  parlasse con la vedova, Olì non rispose. «Hai sentito?», le
rivelatrici. Zia Grathia prese la carta e gliela diede;  egli  la svolse, la lesse, la restituì. «Perché ve la siete
quella vista dolorosa. Eppure qualche cosa lo tratteneva;  egli  sentiva che la scena non poteva terminare così, dopo poche
Non si ribellerà». Eppure ella si ribellò. «Ecco»,  egli  ricominciò, dopo un lungo silenzio, «voi rimarrete qui
forte: «Io non voglio nulla. Io no ... ». «Come no?»,  egli  chiese, fermandosi di botto davanti al focolare. «Io non
di botto davanti al focolare. «Io non resto.» «Che cosa?»,  egli  gridò sporgendosi in avanti, coi pugni stretti e gli occhi
perché voleva sfuggirgli ancora? Non capiva che  egli  le avrebbe impedito di far ciò, anche a costo d'un delitto?
di far ciò, anche a costo d'un delitto? «Spiegatevi!»,  egli  ripeté, dominando a stento la sua collera. E stette ad
Grathia lo fissava, pronta anch'essa a gettarglisi sopra se  egli  osava toccare Olì. Fra le tre creature selvagge, riunite
chiese la vedova. «Anch'io gli ho detto queste cose, ma  egli  non capisce la ragione: ci sarebbe però un mezzo ... Rimani
invece di andar per il mondo: non diremo chi tu sei ed  egli  vivrà tranquillo come se tu fossi lontana. Perché, povera
neppur più ripetere che non volete restare qui. Non osate»,  egli  disse come in delirio. «Credete che io scherzi, forse? Non
Se voglio andar via non è per il tuo bene? Rispondi. Ah,  egli  neppure mi ascolta!», disse poi, rivolta alla vedova.
lasciami andare ... per il tuo bene ... ». «No!»,  egli  ripeté. «Lasciami andare, te ne supplico: sono ancor buona
nulla di me: sparirò come la foglia portata dal vento ... »  Egli  s'aggirò su se stesso; una terribile tentazione lo insidiò:
«A scuola mi hanno insegnato questa ed altre cose»,  egli  disse, abbassando la voce che gli si era fatta rauca. «Mi
nauseato. Le parole della vecchia lo avevano colpito;  egli  ritornava cosciente, ricordava che si era sempre ritenuto
"figlio mio?" (Sì, ella ebbe il coraggio di dir così, ed  egli  non protestò). Io so tutto ... Tu devi sposarti con una
una madre può fare il male a suo figlio? Lasciami andare».  Egli  ebbe desiderio di gridare: «Eppure voi non mi avete fatto
vinse. A che serviva gridare? Era inutile e indecoroso; no,  egli  non voleva più gridare: solo, col capo sempre stretto fra
che ella voleva a modo suo compiere il proprio dovere, come  egli  a modo suo voleva compiere il suo. Egli però era il più
dovere, come egli a modo suo voleva compiere il suo.  Egli  però era il più forte e voleva e doveva vincere con tutti i
so chi tu sei ... Io sono libera ... e me ne andrò ... »  Egli  sollevò il volto e la guardò. Non era più irato; ma i suoi
di vivere!» Olì lo guardava con terrore: in quel momento  egli  era rassomigliantissimo a zio Micheli, il padre, quando
una carità», disse finalmente Olì. «Parla.» «Chiedetegli se  egli  ha ancora la rezetta che gli diedi il giorno che siamo
la mente in delirio: che Anania non fosse suo figlio. No,  egli  era troppo crudele e spietato; ella, che era stata la
rifiuta, mandala avvolta in un fazzoletto di colore ... »  Egli  promise di contentare la vecchia. «Ma tu quando tornerai?»
molto certamente, appena avrò aggiustato i miei affari.»  Egli  partì senza aver riveduto Olì; un'angoscia infinita
avvenire è distrutto». Un'altra speranza inconfessabile,  egli  sentiva però in fondo al cuore: che Olì fuggisse ancora:
sentiva però in fondo al cuore: che Olì fuggisse ancora:  egli  non osava palesare a se stesso questa speranza, ma la
cercò il sacchettino, e per un'idea superstiziosa, - poiché  egli  credeva che le cose prevedute non avvengono, - lo avvolse
Ma poi pensò che i tristi avvenimenti di quei giorni  egli  li aveva sempre attesi e preveduti, e si irritò contro la
Eran circa le due; un meriggio caldissimo e silenzioso.  Egli  aveva ancora nelle orecchie il rombo del vento, ricordava
Passò, ma gli lasciò una oppressione così spaventosa che  egli  sentì il bisogno di scuotersi per liberarsene. Solo allora
gli pareva d'esser in preda alla più cupa disperazione,  egli  sperava sempre. «Margherita! Margherita! Parlerò con lei
quattro sarò dal signor Carboni.» Alle quattro, infatti,  egli  passò davanti alla porta di Margherita, ma non poté
Nulla pareva mutato nella sua vita e nelle sue abitudini;  egli  aveva ripreso a dar lezioni agli studentelli in vacanza,
di Fonni attraversare la viuzza, impallidì mortalmente. Sì,  egli  aspettava qualche cosa ... qualche cosa d'orribile: la
nei primi giorni dopo il suo abbandono! Quella notte  egli  sognò che l'uomo di Fonni gli aveva portato la novella:
di Fonni gli aveva portato la novella: ella era fuggita ...  egli  la inseguiva, la inseguiva ... attraverso una pianura
di chiodi ... Eccola, ella è là, all'orizzonte: fra poco  egli  la raggiungerà e la ucciderà; ma egli ha paura, ha paura
fra poco egli la raggiungerà e la ucciderà; ma  egli  ha paura, ha paura ... perché ella non è Olì, è il
... Anania corre, corre; i chiodi non lo pungono, eppure  egli  vorrebbe che lo pungessero ... Olì, trasformata in
del Lenau: I Masnadieri nella Taverna della landa; ecco,  egli  sta per raggiungerla e ucciderla, e un gelo di morte lo
un sudore freddo, mortale; il cuore non gli batteva più, ed  egli  scoppiò in un pianto d'angoscia violenta. Il terzo giorno
violenta. Il terzo giorno Margherita, meravigliata che  egli  non scrivesse, lo invitò al solito convegno. Egli andò,
che egli non scrivesse, lo invitò al solito convegno.  Egli  andò, raccontò la gita, si abbandonò alle carezze di lei
l'insinuazione di Agata accrebbe i suoi sentimenti: oramai  egli  riteneva Margherita capace di tutto. Verso sera si mise a
a piangere; ma appena Margherita cominciò a parlare,  egli  sentì un invincibile disgusto per lei, poi un senso di
un invincibile disgusto per lei, poi un senso di gelo. No,  egli  non l'amava più, non la desiderava più. Si alzò e andò via
e sanscrite ed in filosofia e storia patria ed universale  egli  era un ignorantone nella animalità passionale. Egli
egli era un ignorantone nella animalità passionale.  Egli  misurava la distanza dei modi per gli inviti d'amore tra
in Iudea , quale ignoranza relativa si attenda innanzi! Se  egli  si presentasse a una affittacamere, e le facesse
la vecchia megera, che per i due gozzi sembrava tricipite,  egli  dopo venticinque giorni di lutto vedovile aveva impalmata
piano al terreno. E si direbbe per l'attrazione del nome,  egli  aveva cambiato di mestiere principale Senza abbandonare del
e la larga cerchia degli affari diversi, purché onesti ,  egli  aveva impiantato ed annesso alla portieria terrena un
... Ed alla sua erudizione antiquata sorridevano, mentre  egli  ardeva estremamente della concupiscenza per una donna,
dal Nevizzano nella Sylva Nuptialis contra il bel sesso.  Egli  spiegava mentalmente la sciarada latina: Arbor inest sylvis
lo ripigliava il relativo rimorso. Per ricacciarlo in fuga,  egli  profanava la preghiera dell'inno cristiano: Accende lumen
che serrava a chiave: * Potevi trovare anche di meglio!  Egli  si sentì mortificato, ma vinse la mortificazione con uno
e strage contra la sublime provocatrice di peccati,  egli  scendeva a più miti propositi, pensando di imitare Dante,
fa portar via da Losati il vaso da notte, mostrando, pensa  egli  ancora dantescamente, mostrando l'ubertà del suo cacume .
la pelle, c'è quello di riempirla. E Nerina esige che  egli  la conduca a cena in una trattoria da studenti e modiste.
spere I salsi flutti beve. Bea Delia i rai del sole ... Ed  egli  beveva un bicchierino di nebiolo, dopo aver ottenuto che
E perché la dignità di professore ripigliasse il disopra,  egli  cenando per la prima volta in una trattoria di straforo con
di affittare per il ritrovo uno stanzino meno fetente.  Egli  con mille comiche circospezioni locò una stanzetta da
dei Cappuccini. Ma nel rendersi al primo appuntamento colà  egli  trovava la porta listata di nero per la tragica caduta di
imperdonabili ed irresistibili la giudicò una bambinata; ed  egli  dovette farle il sacrifizio anche dell'istante di
ed elevazione religiosa. * Sei l'angelo dei demonii! *  egli  disse subendo la condanna dei sensi. Quasi maledicendo di
Losati era in predicato quale uno dei primarii oratori.  Egli  ne parlò alla moglie, che lo infiammava alla più santa
indetto il comizio, ella volle un lungo convegno con lui.  Egli  si recò sentendo, agitando nella testa e nel cuore una
in cui possa svolgersi l'attività di tutti. Pertanto  egli  domanderà a Nerina, che lo lasci integro a quella
intronizzata, spettoracciata, sul canapè, sentì che  egli  omne tulit punctum , toccava il vertice della bestia umana,
maggiore, alla più forte delle leggi, alla legge di Natura.  Egli  con la malinconia dell'animale, dopo il congresso, ricuperò
ancora, e poi si profferiva di accompagnarlo al Comizio.  Egli  scese sulla strada infiacchito, estereffatto, barcollante
amore subìto. Nell'avviarsi al teatro Vittorio Emanuele,  egli  invece del fremito di comunicare ad una folla pulsante,
Nerina, che pigliasse posto nelle sedie chiuse, mentre  egli  doveva salire al palcoscenico fra i promotori. Si trovò sul
come versanti di colline in vendemmia ideale. Ma  egli  è oramai un operaio inutile per la vigna del Signore.
d'occhi invidi o intelligenti si rivolgono a lui.  Egli  si lascia pigliare il primo, il secondo, il terzo turno da
Spirito Losati si è messo fuori di combattimento.  Egli  resta compresso, abbattuto dalla persuasione della sua
e della Ragione, quando si è in peccato carnale. Così  egli  è impedito dalla debolezza fisica e dalla coscienza morale
Ma, appena cessato il comizio, lo invasa l'orazione, che  egli  avrebbe dovuto o potuto fare. A casa, a scuola, per via,
avrebbe dovuto o potuto fare. A casa, a scuola, per via,  egli  soffre i tormenti del discorso rientrato, che gli ulula
i tormenti del discorso rientrato, che gli ulula dentro.  Egli  si abbandona per parecchi giorni ad una masturbazione
del Comizio già da tre giorni disciolto. * L'oratoria,  egli  riflette, rassomiglia un po' all'amore. Quando l'amante si
e di velluto, e di fascino sempre irresistibile. Pertanto  egli  venuto ad esaminare e giudicare i giovani per la direzione
pur incapace di reagire, ne sentiva ribrezzo, come se  egli  con quella diavolessa avesse importato la corruzione in
i suoi ristretti di romanzo e spunti di commedia.  Egli  era il giovane farmacista Evasio Frappa, che a divagazione
anni, quando alcuno gli domandava chi intendesse sposare,  egli  rispondeva: * Voglio sposare Don Procopio! A venticinque
A venticinque anni, il padre gli replicò la domanda. Ed  egli  rispose, che voleva sposare la Chiesa. Il padre pianse alla
Chiesa. Il padre pianse alla pochezza d'ingegno del figlio,  egli  che voleva tirarne un diplomatico, un uomo di stato. Gli
Eterno od il suo figliuolo nostro Signore Gesù Cristo,  egli  si levava il berrettino pretesco, e si faceva fieramente il
il segno della Santa Croce in Parlamento. Dopo il sessanta,  egli  pianse su Casa Savoia e si recò nel suo Castello di
Abolite le corporazioni religiose anche nel Napoletano,  egli  ospitò a Frappaglia un monastero di suore carmelitane. Una
spadino e fioretti ... Contento della relativa conquista,  egli  si arrese a trasportare i lari in città. Quivi dava delle
Mentre gli altri ballavano o si divertivano altrimenti,  egli  diceva il breviario, e finito il ballo andava a messa. La
dalla filatessa degli amanti di Stella. Per riabilitarsi  egli  ha bisogno di un gran colpo: trae di tasca un portafogli;
Erano gli ultimi giorni che Anania passava in famiglia, ed  egli  si sentiva sempre più lieto, come l'uccello che sta per
sua esistenza come il musco alla pietra, gente tutta che  egli  abbandona con gioia e con dolore! E addio dolcezza e luce
«dove dunque hai deciso di andare? A Cagliari o a Sassari?»  Egli  veramente aveva fino a quel momento accarezzato il sogno di
l'aveva condotto alla scuola nel convento, non aveva  egli  pensato ad un'altra cosa che non era lo studio? Le ragioni
il signor Carboni ti darà tante lettere di raccomandazione:  egli  conosce tutta Cagliari: anche un marchese conosce. Ebbene,
volto sorridente, «mandagli un anello col diamante, perché  egli  deve sposarsi con la figlia del sindaco!» «E perché no?»
biblico di Eli; dopo gli chiese: «Dove dunque sei stato?».  Egli  ricominciò a narrare: il gattino gli si era arrampicato
le orecchie, dandogli un solletico strano che lo faceva,  egli  non sapeva perché, pensare a Margherita. Mentre raccontava
«Non capite niente!» «Sì,» disse Nanna, «io lo so;  egli  è pazzo. Ha chiesto la mano delle figlie del medico; voleva
uno ... » S'avvicinò ad Anania, porgendogli i confetti; ma  egli  balzò indietro gridando: «Puzzate come una botte! Lontana
questo pensiero, ed appunto alla morte di sua madre  egli  pensava quando desiderava che il loro incontro non si
questa soluzione, gli sembrava una grande viltà. Più tardi  egli  si domandò se era stata la sua natura sentimentale a
sua natura sentimentale: ma alla vigilia della sua partenza  egli  accettava ancora le sue sensazioni ed i suoi sentimenti
una notte febbrile. Ah, era già lontano il tempo quando  egli  si contentava di veder Margherita nei piccoli viali
colore dei suoi capelli e alla forma del suo busto. Allora  egli  sognava cose fantastiche, rapimenti, incontri, fughe in
univa un sonetto, uno dei molti sonetti dialettali che  egli  aveva già composto per lei. Si svegliò, s'alzò ed aprì la
in parte onde poter continuare la sua strada, così  egli  sentiva il bisogno di lasciare un po' del suo segreto a
«Che freddo!», disse a voce alta. Il sonetto che  egli  voleva mandare a Margherita era già copiato a stampatello,
delicato dell'aurora, e ridiventò pensieroso. Addio! Domani  egli  sarebbe al di là delle montagne, e Margherita penserebbe
dal padrino? Cosa guardi? C'è qualche formica nel caffè?»  Egli  guardava fisso la piccola scodella rossa filettata d'oro,
pianura bianchiccia con un laghetto azzurro. Che avrebbe  egli  veduto dalla finestra della cameretta che l'aspettava a
d'aver contristato zia Tatàna, ma che poteva farci? Sì,  egli  sentiva d'essere ingrato, ma i nervi son nervi e non si può
ma i nervi son nervi e non si può loro comandare. Però  egli  non vuole essere completamente ingrato, no! Lascia la
e imitando lo sbuffare del treno. Chiusa la valigia  egli  andò a congedarsi dai vicini di casa, cominciando da
con disgusto la storiella di Maestro Pane. «Sì, poveretto!  Egli  si ricorda sempre di me, e tutti i giorni mi porta qualche
e zio Pera fece venire il medico e portò le medicine. Ah,  egli  fa per me ciò che farebbe mio padre se ... Ma egli mi ha
Ah, egli fa per me ciò che farebbe mio padre se ... Ma  egli  mi ha abbandonata! Basta!» disse poi Rebecca, accorgendosi
Ma Agata gli versò un calice di vino bianco, e mentre  egli  beveva, ella, appoggiatasi languidamente al banco, guardava
Così ci rivedremo ... Oh, diavolo, ecco che viene Antonino;  egli  mi vuole in isposa ed è molto geloso di te. Ah, gioiello
felino e lo baciò sulla bocca; poi lo spinse ad uscire, ed  egli  andò via sbalordito e turbato; e incontrando Antonino capì
io ne morrei di dolore ... » Per impedire la morte di Nanna  egli  prese l'involtino; poi trasalì sentendo sulla sua guancia
vedeva grandi nuvole bianche passare sul cielo turchino;  egli  guardava e sentiva una dolcezza infinita calare da quelle
la mente, confusi con le impressioni recenti. Ecco,  egli  rivede il paesaggio melanconico vigilato dai pini sonori,
e profondi come il cielo.» Gli occhi di Margherita? No;  egli  offende Margherita pensando così; ma intanto è felice di
andrai dal padrino?», chiese zia Tatàna, scuotendolo.  Egli  balzò in piedi con un occhio chiuso e l'altro aperto, una
lì? quando dunque andrai?», gridò la vecchia dal cortile.  Egli  si affacciò alla finestra. «Cosa dunque gli dirò!» «Che
d'Agata che venire a riverire i benefattori.» «Auff!»,  egli  sbuffò, appoggiandosi alla finestra dello studio. Ah, la
la serva lo umiliava come in quella notte lontana quando  egli  con Bustianeddu eran venuti per chiedere una scodella di
per chiedere una scodella di brodo: nulla era cambiato;  egli  era sempre un servo, un beneficato. Lagrime di rabbia gli
quella busta. D'un tratto una viva luce inondò la stanza;  egli  vide Margherita entrare, ed ebbe appena il tempo di lasciar
sulla scrivania, «ti hanno lasciato al buio.» «Buona sera»,  egli  mormorò, deciso a spiegarsi e poi fuggire e non lasciarsi
e poi fuggire e non lasciarsi vedere mai più. «Siedi.»  Egli  la fissava con occhi attoniti; sì, quella era Margherita,
attoniti; sì, quella era Margherita, ma in quel momento  egli  la odiava. «Scusa», cominciò a balbettare. «Non l'ho fatto
in attesa del suo grido d'amore. «Ha letto, tuo padre?»,  egli  chiese a bassa voce. «Sì, ha letto; e rideva», ella
rapidamente, mentre Anania ricadeva nel massimo turbamento.  Egli  sentì la mano calda e molle del padrino stringere la sua, e
non aveva detto nulla a proposito, nei preziosi istanti che  egli  s'era così stupidamente lasciato sfuggire. L'aspetto
sfuggire. L'aspetto turbato di lei non gli bastava; no; ed  egli  voleva sapere di più, voleva sapere tutto ... «Che cosa?»,
Agata. Come attirata dal fascino di quello sguardo, quando  egli  andò via ella lo seguì e lo accompagnò fino al portone. La
«Addio ... Ti scriverò ... Anania ... » «Addio»,  egli  disse, tremando di gioia; ma invece di andarsene si
è più possibile, né con temporale né con morale autorità.  Egli  applaude alla longanimità con cui avete sin’ora sofferto e
pretesto a creare degli imbarazzi. Nello stesso tempo  egli  è dell’opinione che, ove il Governo Italiano continui a
volle dare un ultimo addio all’infelice sua donna che  egli  non poteva ristarsi dall’amare. Tornò dunque alla casa
rendimi la stella della mia vita!» quasi istintivamente  egli  esclamava fissando lo sguardo al cielo; e lei volgendosi
I rivoluzionari sono rinsaviti; si sono convinti, che  egli  era un loro benefattore, che dovevano il trionfo a lui; lo
? Non sono medico. Speri ? osserva la voce con imbarazzo.  Egli  solleva le braccia piagate, fasciate, dolenti, e vuole
pozione calmante ? dice la voce, porgendogli una tazza.  Egli  la respinge bruscamente. - Come posso essere calmo se non
? Quali misure intende di prendere? ? Non lo so.  Egli  fa una pausa lunga, lunga, nella quale riflette. I suoi
mi avete raccolto, me, il loro capo? - domanda. ? Perché  Egli  lo vuole. Non chiese altro e meditò la nobilissima
dai due durante il viaggio. Silvio aveva un cuore d’angelo.  Egli  sapeva che la società tollera ogni specie d’impudicizia,
sia essa stata la vittima dell’insidia o della violenza.  Egli  sapeva che mercé questo pregiudizio passeggia a fronte alta
In cuor suo protestava contro questa evidente ingiustizia.  Egli  che aveva tanto amato la sua Camilla e che la ritrovava ora
la sua Camilla e che la ritrovava ora sì infelice, poteva  egli  non impietosirsi alla sua sorte? Oh! anche in questa
alla sua sorte? Oh! anche in questa terribile notte  egli  avrebbe difeso la povera fanciulla contro un esercito!
col suo mantello per preservarla dal freddo mattutino ed  egli  frattanto si avanzò in esplorazione. L’abbaiare di Fido
 Egli  era uscito dalla sua piccola casa dove abitava colla moglie
e già incominciava su quelle ad alzarsi una torre.  Egli  osservava sdegnato, adirato, con un grande, immenso fremito
Qualche settimana ancora ed il castello sarà ultimato.  Egli  vi abiterà ed allora guai a noi! Ci tratterà da schiavi,
altrove. Ritengono queste nostre terre paese di conquista.  Egli  fa il pugno e freme, dalla grande rabbia, dallo sdegno
molti; avevano con se la forza, l'autorità, tutto tutto; ed  egli  era solo. Nessuno la pensava come lui; nessuno aveva il suo
del cielo! Che nessuno ti oda? Il mondo è pieno di spie.  Egli  guardava, e il suo sdegno diventa sempre più intenso; il
? Faremo i conti! ? gli disse minaccioso. Si allontanarono.  Egli  li seguì collo sguardo, in preda ad una rabbia infinita...
aveva la sua statua sul finire: semplicemente, essendo  egli  rappresentato mitrato, col pastorale nella mano e col manto
argento, il suo fiore favorito, il suo fiore simbolico, che  egli  porta fra le dita. Tutte queste statue erano in
piccola fortuna di pittore dei santi e coi suoi guadagni,  egli  era stato costretto a mantenere la sua sposa in
e di tutto aver fatto bene. A ogni sacrificio novello cui  egli  si sobbarcava, sia facendole dei doni di vesti e di
compisse molto meglio i suoi doveri. E quante volte,  egli  aveva distolto gli occhi da quel bellissimo volto che egli
egli aveva distolto gli occhi da quel bellissimo volto che  egli  adorava, volto muto e chiuso, temendo di leggervi la
aveva permesso che Domenico le donasse una sant'Anna, che  egli  aveva dipinta, con ardore, per fargliene una sorpresa, non
umilmente, veniva a gittare, innanzi a lei, quanto  egli  guadagnava, malcontento che non fosse di più, sognando
o diceva di non averne, e il suo contegno era tale, che  egli  non osava domandarle, ove il danaro fosse passato. E se,
ove il danaro fosse passato. E se, due o tre volte,  egli  si era azzardato, quasi, a chiederne conto, Anna lo aveva
punito con tale un'aria di noia sdegnosa, che giammai più  egli  aveva tentato una ricerca simile. Oltre a ciò, la
suo marito:, tutto un piano che ella aveva formato, perchè  egli  non la infastidisse, piano che ella eseguiva
goccia a goccia, il balsamo di un oblio temporaneo. E ciò  egli  riteneva per un miracolo, tutto a lui dedicato, per un
che i santi e le Madonne compivano solo per lui, poichè  egli  li aveva sempre onorati, poichè egli aveva dedicato le sue
solo per lui, poichè egli li aveva sempre onorati, poichè  egli  aveva dedicato le sue umili fatiche alla loro
e correva a casa. Ahi, che nulla era mutato, in colei che  egli  adorava! Talvolta la trovava più tacita e più pensosa della
ella passava da una camera all'altra, lasciandolo solo:  egli  udiva la voce breve, comandare nettamente a Mariangela,
poltrona: e appena schiudeva gli occhi. Deluso e umiliato,  egli  fingeva di cercar qualche cosa, per non confessare di esser
ella teneva queste visite improvvise d'innamorato goffo,  egli  vi mandava lo sciancatello Nicolino, con un bigliettino,
amato mai, trasaliva tristemente. E a malgrado che tutto  egli  volesse nascondere, vergognandosi della sua inquietudine,
Ursomando, che nulla aveva mai l'aria di vedere e dì udire,  egli  soggiungeva, ansioso: - Uscita? Dove è andata? Da quanto è
per Mimì, uomo di popolo, nato da gente di popolo, a cui  egli  aveva dovuto sacrificare Anna Dentale, una signora!
sottintesi nelle frasi; e citavan nomi, fatti e date che  egli  ignorava; e si abbandonavano alle memorie, ai progetti,
ai progetti, alle speranze, isolandolo, obliandolo, come se  egli  mai fosse esistito, escludendolo, persino, da ogni discorso
sempre al principio, un po' scherzando, un po' sul serio,  egli  aveva rivolto, a tavola, qualche dimanda suggestiva.
alle più lontane, se la figurava... dove, dove, posto che  egli  si confondeva, in tanta parentela, in tante amicizie, con
lei, per punirlo delle sue investigazioni. Raumiliato,  egli  cessava d'indagare. E le doveva credere sulla parola:
raramente, suo marito. Con un'abilità perfetta, dovendo  egli  stare a bottega, tutto il giorno, non facendosi restituire
pochissime visite, non andando con lui, di domenica, quando  egli  era libero, che a messa, a passeggiare in Villa e, la sera,
prossimi, a qualche atto di cortesia, di familiarità che  egli  aveva voluto compiere, ella aveva opposto un rifiuto secco:
di trattarlo. Immediatamente, nella sua triste semplicità.  egli  aveva ceduto. Sempre gli ricadeva sulle spalle, come un
rigido, inesorabile: e tutto, lentamente, malvolentieri,  egli  aveva dovuto mutare, anche quello che più gli era caro,
era stato caro a suo padre, a suo nonno, anche quello che  egli  vedeva fare a tutta la gente della sua condizione.
brutte conseguenze, da questo matrimonio; e se, per caso,  egli  s'incontrava con uno di costoro, se egli andava loro
e se, per caso, egli s'incontrava con uno di costoro, se  egli  andava loro incontro, con le braccia aperte, con il suo
l'altro assumeva un contegno gentile ma distaccato: se  egli  nominava sua moglie, l'altro, subito, troncava il discorso.
sua moglie, l'altro, subito, troncava il discorso. Tutto  egli  comprendeva, Mimì Maresca, con una sensibilità profonda,
di angioletto, senza fremere di invincibile malinconia.  Egli  voleva fare, nel suo ardente desio, una statuetta del
questo già potente e dolente desiderio del marito, poichè  egli  non osava parlarne. Solo, qualche volta, indirettamente,
ribatteva: - Anche tua madre, non ne ha fatto che uno.  Egli  impallidiva mortalmente. Era una cosa insopportabile, per
stanze dell'appartamentino. Anna non vi era. Sconvolto,  egli  corse in cucina, ove la serva si affaccendava attorno ai
pranzo, al vostro posto, dove si mettono sempre le lettere.  Egli  vi corse. Un bigliettino era deposto, sul suo tovagliolo:
vi è chi mi accompagna - Anna". In una profonda confusione,  egli  cadde sovra una sedia, al suo posto, in quella stanza da
- Servi pure. Ma della buona zuppa di erbe fumanti,  egli  non prese che una cucchiaiata: brancicò, col coltello e con
la casa e il marito, per andarsene a pranzo, da parenti che  egli  non vedeva mai, in un rione lontano, per ritornare chi sa a
ora della sera, forse avanzata. - Me lo imaginavo... -  egli  mormorò, come fra sè... - Era naturale che donna Francesca
in piedi, guardandosi intorno con quello sguardo sperso che  egli  assumeva, nelle ore difficili della sua vita. - Volete del
che non avrebbe resistito, ad attendere, in casa, Anna.  Egli  non esciva mai, dopo pranzo: e certo, Mariangela, avrebbe
di pietà. Voleva dirgli qualche cosa, si vedeva, mentre  egli  fremeva di fuggire. - Che vuoi? - chiese lui, rodendo il
venivano da lontano, dai quartieri estremi sul mare, quando  egli  fu tra la gente, camminando in fretta, si sentì sollevato.
e floscio viso, tutto assorto in un pensiero fisso, ed  egli  stesso andava, andava, verso via Fontana Medina. verso
così vivido e così simpatico della sera di estate:  egli  si urtava con le persone, scansandosi macchinalmente,
al fattorino. No, tutto ciò gli era sfuggito dalla mente;  egli  correva, soltanto, per ritrovare Anna, non sapeva altro,
egli, forse, l'indirizzo di Francesca Dentale? Dove andava?  Egli  sapeva soltanto che la bella cugina di Anna, sua moglie,
Riviera di Chiaia, ma dove, specialmente, a qual numero,  egli  lo ignorava, Dove si dirigeva? A chi chiedere? In che posto
così lontana dalla sua, in vie belle e popolose, ma che  egli  non frequentava quasi mai, dove andava, a cercare sua
egli, dunque, a cercare Anna, in una casa sconosciuta,  egli  non esperto, non pratico, profondamente scosso e già
Perchè andava, quando niuno lo desiderava, quando,  egli  ne era certo, sarebbe giunto inaspettato e mal gradito?
sarebbe giunto inaspettato e mal gradito? Dove andava  egli  mai, quando la volontà di Anna era stata così chiara, così
di un pericolo morale di cui, con singolare percezione,  egli  pareva sentisse la imminenza, Mimì Maresca, mise moltissimo
di ritrovare questa casa e di ritrovar questa donna.  Egli  si era arrestato, macchinalmente, in un punto ove l'andare
nel biancore delle tende e della tavola da stiro,  egli  fissò bene la donna e la riconobbe Gelsomina, che toccava i
- E tu, Mimì, tu? Che fai? Hai già un figlio? - No -  egli  disse, trasalendo. - Come? Non hai un figlio? Me lo avevano
ti vuol bene, Anna? Ti vuol bene? Alla domanda incalzante,  egli  seguitava a non rispondere. Un'altra ambascia lo soffocava:
ambascia lo soffocava: ma in quell'ambascia, almeno,  egli  poteva concentrare tutto quanto aveva sofferto in quel
sola, in quell'ora tarda, in quel quartiere di piacere,  egli  sentiva di poter denudare il suo cuore, senza tema di esser
lui. - Ti fa orrore? Pure a me. Ogni giorno, ogni sera,  egli  viene da me... e io debbo dargli quel che vuole, quello che
e non so come fare certi giorni, per mangiare... ed  egli  vuol sempre quattrini... capisci, capisci?. - Capisco! È
tanto le mie labbra sono piene di peccato, Domenico,  egli  mi fa schifo, e intanto, egli viene, e io gli do quello che
piene di peccato, Domenico, egli mi fa schifo, e intanto,  egli  viene, e io gli do quello che ho, così, per debolezza, per
battuta, la sera e la mattina... - E non puoi lasciarlo? -  Egli  mi ucciderebbe - disse lei, tetramente. . . . . . . . . . .
scorse Gelsomina che parlava con Domenico, si fermò.  Egli  attese, così, un minuto. Poi un fischio leggiero e lungo
suo marito negli occhi, con tale una collera gelida che  egli  allibì. - Con Mariano... con Mariano... - gridò Domenico,
dalla soglia - prendo il cappello e me ne vado. Ed  egli  tacque.
la sua coscienza gli rappresentava inviolabili. Del resto  egli  non desiderava o non sapeva di desiderare; le gravi
lo premunivano contro gli eccessivi abbandoni. Ma  egli  usava passare qualche ora del pomeriggio nella solitudine
forse voi conoscete. E Rosilde cominciò a seguirlo colassù.  Egli  non fu sorpreso di trovarla in quel soave rifugio dove egli
Egli non fu sorpreso di trovarla in quel soave rifugio dove  egli  dava da quindici anni convegno ai sogni della sua gioventù;
vaghe carezze della fantasia. La fantasia fu la galeotta.  Egli  non seppe mai bene ciò che gli accadesse colà. La realtà si
smagliante di amore. Al povero uomo parve una visione,  egli  cadde sbalordito, delirante ai suoi piedi. Da quel giorno
meno dinanzi all'altare e visse come rapito in un sogno.  Egli  non viveva più veramente che alla Carbonaia, dove
la vita, dove obblioso del suo cielo muto, impassibile  egli  trova un paradiso di delizie ardenti. La povera Rosilde fu
rispettare la pace dell'uomo per cui ella stava morendo. -  Egli  non sa nulla, mi disse torcendosi le mani, non sa nulla
ma mi ringraziava e mi scongiurava: - fatelo per lui -  egli  è innocente ... io sola ... io sola ... Venni da lei
il De Boni, così permaloso. Ma circa sette mesi dopo venne  egli  stesso a cercarmi e mi condusse nella stamberga dove aveva
la sua preda, la povera Rosilde e dov'ella era agonizzante.  Egli  mi fe' visitare la donna e s'informò da me minutamente del
ho bisogno che me lo promettiate solennemente ...  egli  deve credere quello che voglio io ..... Mi ritrassi
con noi e a Sulzena dove si recava tutte le settimane.  Egli  aveva per lei una di quelle sue feroci concupiscenze che
delle confessioni scritte di una paternità supposta. Quando  egli  andava a Sulzena, gli scriveva fingendo una subita
alle torture del De Boni. Attilio era commosso quanto me.  Egli  disse che era persuaso e che non avrebbe tenuto conto della
acclamato dalle più cordiali risate degli astanti, a cui  egli  unisce il proprio cachinno fragoroso. Egli nel muovere
astanti, a cui egli unisce il proprio cachinno fragoroso.  Egli  nel muovere verso il villaggio si era fatto il più saldo
la fascia ai fascicoli di Riviste Mediche che riceve;  egli  che forse sarebbe riuscito felice umorista anche nella
? Ho ancora sete. Allorché viaggia in ferrovia,  egli  è lo spasso del vagone di terza classe, su cui sale.
francese di Biella un bisciuar. Nell'ultima festa del paese  egli  si avvinazzò tanto, ballonzolò tanto, si arrovellò tanto di
la gamba a posto nello stesso tratto di strada, in cui  egli  era ruzzolato. Sdraiatosi nella polvere rizzò la testa e si
alla gamba slogata alcune doghe di un barile sfasciato, che  egli  aveva comandato gli recassero da casa. Guarì completamente,
fosse mestiere quello di dire buffonate. Non c'era caso che  egli  ridesse alle spiritose barzellette del medico; questi per
o pel vino del bottale, o per il nebiolo imbottigliato; ed  egli  beveva e pagava da per tutto con una flemma e una
che anche il diavolo teneva per lui. Però nella sua banda  egli  prediligeva l'organista Protaso e il bel Rolando, che
ma non si era spinto più in là, tra per la poca voglia che  egli  aveva di studiare, e per il desiderio della mamma di averlo
villaggio, alieno dai lavori di campagna, senza mestiere,  egli  consumava il tempo bruciando pipate di tabacco da tre
e domandargli qualche impiego. Ma, sopraggiunto l'autunno,  egli  si sentiva così bene, si gatteggiava così tiepidamente nel
un vecchio cartolaro di danzeria del maestro Caronti, che  egli  aveva portato da un paesello di montagna, dove aveva fatte
e pianoforte, non poté mai accordarsi col terzetto, avendo  egli  avuto delle coraggiose velleità di introdurre a Borgo