le prigioni sotterranee e il passaggio segreto; ed è poco ma sicuro che per cercarli giú sottoterra, tra le muffe e le ragnatele, un guardaroba
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a me, facendo uno splaf gigante che mi schizzò fino agli occhi. Ed era Ippolita in stivali di gomma, che continuava a ridere col singhiozzo e diceva
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profonda, e qui di misteri non ce n'erano, con un'occhiata si vedeva tutta. Era bello, però. Il fondo era fatto a conca ed era pieno d'erba lunga e
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in un momento, a Parigi, col vagon-lit! Ed è per questo, naturalmente, che gli zii me lo vogliono tenere nascosto; per questo si sono messi a
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lei, al castello della sua famiglia. Più che contenta: emozionata. - Per me, ci vengo di corsa, - dissi. Il sangue mi aveva fatto ciuff ed ero rossa in
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- Remigio e Vittorina - e la cuoca, che si chiamava Adele ed era una grassona che le piaceva molto ridere. Li avevamo sentiti anche io e Ippolita il giorno
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in fondo non era niente per lui. Se a un dato momento era andata a ficcarsi in fondo alla grotta (che poi non serviva a niente ed era stata una
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di gaie e sciocche pulzelle, - disse, parlando anche lui alla medioevale, ed entrò in casa. Avrei voluto sprofondare, non mi ero mai sentita cosí
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aveva anche da bere gratis. Le pareva di essere una mendicante, mi disse poi, ed era felicissima. Dopo andò filata in stazione, che era lí vicina
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