Lida ed Imelda.
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(Rolando ed Arrigo partono)
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Ad un cenno del Podestà vengono introdotti Rolando ed Arrigo.
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(Arrigo la respinge ed esce velocemente: ella si allontana nella più viva desolazione)
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(Lida fugge sul verone, ed Arrigo ne serra le imposte, quindi apre la porta)
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Da una parte della città s’inoltrano i Militi piacentini, ed alcune centurie di Verona, di Brescia, di Novara e di Vercelli: la contrada è gremita di
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Lida si avanza come assorta in profondi pensieri, alcune sue donne la seguono, ella siede al rezzo, ed ivi rimane estatica, figgendo gli occhi al
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Arrigo ferito mortalmente, e sorretto da alcuni Cavalieri della Morte: più Duci Milanesi lo seguono, fra i quali Rolando, che si avanza taciturno ed
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I Cavalieri della Morte scendono a poco a poco, ed in silenzio: ognun d’essi porta una ciarpa ad armacollo, su cui avvi effigiato il capo d’uno
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Luisa scrive presso una tavola su cui arde una lampada: havvi sulla tavola medesima un cesto con frutta, ed una tazza colma di latte: in un canto
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Interno della casa di Miller. Due porte laterali; una mette alla stanza di Miller, l’altra a quella di Luisa; accanto alla prima pende una spada ed
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Casa di Miller: la finestra è aperta, ed a traverso di essa vedesi il Tempietto internamente illuminato.
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(Tutti entrano nel tempietto; Miller li segue lentamente, ed è già presso a toccare il sacro limite, quando alcuno lo arresta.)
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Ameno villaggio: da un lato la modesta casa di Miller, dall’altro, rustico tempietto; in lontananza, ed a traverso degli alberi, le cime del castello
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Accademia della crusca
