Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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nel mondo saranno sterrninati passen  ed  elefanti, popoli inermi e truppe d'assalto.
oscure la continua trama dirompe, e la diffusa nebbia leva  ed  in lembi bianchi la sospinge giocosamente; e ride il sole
la sospinge giocosamente; e ride il sole volto ad occidente  ed  i monti lontani e le colline boscose e la pianura risuscita
all'orizzonte, e in alto nell'azzurro l'ultime nubi fuggono  ed  il sole con lieto riso tinge di rosa gli orli alle
dei giorni grigi oblia: ché solo a gioco s'era offuscata:  ed  or con nuovo gioco si rinnovella e rifulge più pura. Ma il
sull'orlo della vita ad angosciarmi in aspettar mia volta  ed  ai giucchi d'amore ed alle imprese giovanili mi fece
ad angosciarmi in aspettar mia volta ed ai giucchi d'amore  ed  alle imprese giovanili mi fece disdegnoso. - A qual pro? Ma
nel futuro pur m'indicava la mia ferma fede un giorno  ed  una gioia senza fine e l'affrettava. Ahi, quanto pur
vuole, e chiede e aspetta pur senza speme, aspetta e giorno  ed  ora e giorno ed ora né sa che s'aspetta e inesorabilmente
e aspetta pur senza speme, aspetta e giorno ed ora e giorno  ed  ora né sa che s'aspetta e inesorabilmente passano l'ore
passano l'ore lente. Così è fuggita e fugge giovinezza  ed  i miei sogni e la speranza antica nel mio cupo aspettar
non può nei tuoi eterni giri ad ozïare nel lavoro giocondo  ed  oblioso. è suo destino attender senza speme né mutamento,
onde tutta t'ammanti, per il continuo ardor si fan perdute.  Ed  alla notte gli astri all'orizzonte per i vapor rosseggiano
della primavera in questo picciol frutto si rinserra  ed  il tempo procede per il giro d'altri inverni e di nuove
e pei piani rivela in nuovo aspetto messi ondeggianti  ed  alberi ricurvi e pei monti corruschi nuove forme ed in
ed alberi ricurvi e pei monti corruschi nuove forme  ed  in cielo più mondi e nuova vita ogni volta diversa, mentre
in alto, e la striscia di fuoco ecco dirompe la tenebra,  ed  io stesso abbacinato nel vortice di fuoco sono avvolto.
mia vita un attimo od un tempo senza fine, che fra il lampo  ed  il tuono non si vive. - Ora scoppia la vita e s'apre il
e famelico aspetto ancor la vita. Altri lampi, altri tuoni,  ed  il mistero in benefica pioggia si dissolve.
le rose e fresch'acque rigogliose lieto fai rigorgogliare.  Ed  il passero riscuoti con la tua folle ventata nella sua
avi e i propositi dei savi rompi e l'ombra delle chiese.  Ed  il pavido borghese che nell'essa porta il gelo dell'inverno
trapassato e col corpo imbarazzato geme il reuma  ed  il torpore, che nel volto porta il velo della noia ed il
reuma ed il torpore, che nel volto porta il velo della noia  ed  il pallore della diuturna morte, si rinchiude frettoloso si
luminoso. Ma se t'odiano addormiti nelle coltri riscaldate  ed  i passeri impauriti nelle siepi denudate, t'ama il falco su
traggan le lunghe dita pel sereno che al piano oscuro  ed  ai profili neri degli alberi dei monti si congiungono. Ma
mi struggo lontano e solo, anco s'a te vicino parlo  ed  ascolto, o mia sola compagna. Mentre di tra le dita delle
O vita, chi ti vive e chi ti gode che per te nasce e vive  ed  ama e muore? Ma ogni cosa sospingi senza posa che la tua
che nasce moritura, che in vari aspetti pur la vita tiene -  ed  il tempo travolge - e mentre viva vivendo muor la diuturna
travolge - e mentre viva vivendo muor la diuturna morte.  Ed  ancor io così perennemente e vivo e mi tramuto e mi
soffro la mia morte. E così attendo la mia primavera una  ed  intera ed una gioia e un sole. Voglio e non posso e spero
la mia morte. E così attendo la mia primavera una ed intera  ed  una gioia e un sole. Voglio e non posso e spero senza fede.
ma senza fine e senza mutamento sta in ogni tempo intero  ed  infinito l'indifferente tramutar del tutto. Pur tu permani,
tu permani, o morte, e tu m'attendi o sano o tristo, ferma  ed  immutata, morte benevolo porto sicuro. Che ai vivi morti
vita, o vita ancor mi tieni, indarno l'anima si divincola,  ed  indarno cerca di penetrar il tuo mistero cerca abbracciare
nel giardino, e una voce di casa, che è una voce di vivi  ed  è perplessa, stupida immortale, come un pensiero animale.
volte, guardandomi fisso con gli occhi dai quali sono nato:  ed  è l'ultimo sguardo, come se non avessi mai smesso, adesso
apro solo oggi internet.  Ed  ecco che ti sento dar di cozzo, come quei cerbiatti che nei
che noi veramente non parliamo la stessa lingua,  ed  è così che ho scritto una poesia dimostrativa. Ma io sono
Ma io sono preoccupato soprattutto in questo momento,  ed  è un momento, un attimo, in cui non voglio dimostrare
le braccia: nella notte oscura non anche io l'ho mirata  ed  è svanita. E l'occhio stanco e ardente la tenèbra pur mira
chiuse innanzi all'antico cantore che a Euridice si volse  ed  Euridice nella notte infernale risospinse. Spenta ogni luce
nella notte infernale risospinse. Spenta ogni luce allora  ed  ogni via sbarrata, allor più presso la tenèbra mi stringe
lo spettacolo di una beltà costante; venga il dicembre,  ed  operi un cambiamento a vista: un grazie al macchinista dal
Venga il gennaio, il placido mese di pioggie e nevi, venga,  ed  io chiuda il guscio: oh giorni inerti e brevi, vetri
il bardo e il canerino: giacché siam quattro in gabbia,  ed  all'amor si beve, il mandorlo è una neve, la stalattite è
Vi cantava la messa un cherubino, e vi nascean colombe  ed  usignuoli: oh il bel cammino, fra le intatte bianchezze e i
come un gioiello: se per te rode il verme è un usignuolo,  ed  il lenzuolo è porpora regal se tu lo cuci, o donna piena di
ebbrezze! O donna piena di delicatezze, o donna fortunata  ed  infelice, e a me non dice, a me quell'occhio non dice
condannato a subir la materia peccatrice! O donna fortunata  ed  infelice, se v'ha nume che ascolta, e se tu preghi, egli
vento dell'odio dell'odio doloroso delle moltitudini vinte  ed  arde ogni giovane core e piange nell'aria fumosa lo spasimo
è sinistro il grido degli uccelli vedi che oscura è l'aria  ed  è fuliggine nel raggio d'ogni luce e dal profondo sembra
- Tu sei come colui nella notte vide l'oscurità vana  ed  attese da dio chiedendo la divina luce e d'ora in ora il
stelle. - Come il tuo corpo che il sole accarezza gode  ed  accoglie avido la luce perché non anche l'animo rivolgi ai
mare con mille luci - io guardo all'orizzonte dove il cielo  ed  il mare lor vita fondon infinitamente. - Ma altrove la
la natura aneddotizza la terra spiega le sue lunghe dita  ed  il sole racconta a forti tratti le coste cui il mare rode
racconta a forti tratti le coste cui il mare rode ai piedi  ed  i verdi vigneti su coronano. E giù: alle coste in seno
infida ??????????. - S'avviva al sole il bronzo dei capelli  ed  i suoi occhi di colomba tremuli guardano il mare e guardano
sole. - Amico io guardo ancora all'orizzonte dove il cielo  ed  il mare la vita fondon infinitamente. Guardo e chiedo la
si svegliò! Al davanzal la povera fanciulla accorsa è già,  ed  occhieggiando mormora: - Chi mai, chi mai sarà? - Orsù,
selciato. Passano di operai vispe brigate, passan carrozze  ed  abiti eleganti, passan cani satolli e gatti amanti...
sfidatori d'affanni, treccie nerissime, e occhietti fini,  ed  assassini! Ma sparve dietro un tremulo bosco di antichi
colla sua sorte digli, fanciulla bella; egli sarà pittore,  ed  io sarò nocchiero, ma ti amerò davvero, e sull'oceano ci
accanto, una fonte sotto una cupoletta getta acqua acqua  ed  acqua senza fretta, nella vetta con il busto di un savio
sopra dei vicoli il velo rosso del roso mattone:  ed  a quel riso odo risponde l'oblìo. L'oblìo così caro alla
con gli occhi pieni di luce, con gli occhi azzurri profondi  ed  al volto ti sale una fiamma? Non ha sole la mia giovinezza,
 Ed  ora pulisciti, mia povera creta! Sian puri, sian limpidi
rondini, dal mondo difesa, sia bianca e sospesa fra il ciel  ed  il mar!
risponde dall'anima mia triste un'ansiosa brama di vittoria  ed  un bisogno amaro di carezze: forza incosciente - fiaccola
com'un che viaggia senza scorta e a piedi scalzi. Fra un sì  ed  un no tutto quaggiù tentenna: la nube, il vento, il cuor
Amate i fior? di paglia circondate la gracile vïola  ed  il giacinto; alla camelia, alla azalea donate, e al
alla camelia, alla azalea donate, e al variopinto tulipano,  ed  all'ellera, ed al lilla l'aure negate alle deserte aiuole:
azalea donate, e al variopinto tulipano, ed all'ellera,  ed  al lilla l'aure negate alle deserte aiuole: certo anche ai
a stilla a stilla e si dissolve. Trema la luce d'ogni cosa.  Ed  ogni cosa sembra che debba nell'ombra densa dileguare e
è anch'esso il Dio, che adori? Vorresti tu conoscerlo  ed  affisarlo ignudo, come una compra femmina, o il conio di
comincia a educare il gatto o il cane con cento schiaffi,  ed  un soldo di pane, poi si contano travi e casseruole, poi
mia, bella, dolce, soave, che mi dici al mattin la Poesia  ed  alla sera l'Ave... tu che, in mezzo alla torbida procella
un bel canto ispirami! ... E’ una tomba, è muta, è chiusa.  Ed  illumina tanto! Ispirami!... La chioma orna di viole, di
e innanzi a me s'apre la vita con gli orizzonti vasti  ed  intentati e coi premi lontani ed agognati nei sogni
con gli orizzonti vasti ed intentati e coi premi lontani  ed  agognati nei sogni antichi. Freme nel petto l'animo
inesorato. Con quel legame che ci die' comuni ore di gioia  ed  ore di sconforto anche un periodo della vita è morto in
nei campi sbucciato; però pel ballo si adornava,  ed  io le stava allato. Creature del cielo, angeli belli, io
faci, a lambir mollemente il suo candore, come i miei baci.  Ed  io gridai: - Figlie del buio immenso, scordatevi i mister
comparve allora un improvviso e allegro spruzzo di neve.  Ed  io le dissi un mio vecchio pensiero: - Questa bianca
pubblico è il padron di tutte quante, è il gran Sultano! ".  Ed  io credetti che spuntasse il giorno; e il suo fiato sentivo
delle nascenti piante; te nell'astro che sorge trionfante  ed  in fra muti sconsolati avelli sento vibrare E ribollir ti
il mondo; mentre il musino del gattuccio nero, immobile  ed  intento al limitare sogna il suo lungo sogno di mistero;
lasci la folla vana e vanitosa agli ombrelli, alla noia  ed  agli incùbi; e il tuo sguardo frattanto si riposa sopra un
gente crolla il capo e se ne va, dicendo : - É un pazzo -  ed  io soggiungo piano : - V'ha chi tali ci crede anche in
Ma ancor fra gli altri uomini t'aggiri, con questo parli  ed  a quello t'affidi, fra lor vivi e per lor, s'anco a nessuno
e la tua speme consumando ignara sei di te stessa -  ed  io mi struggo invano. Mentre mi vince gelosia crudele non
le forosette in sul sagrato occhieggiare or con questo  ed  or con quello ... povero cuor deserto e sconsolato! oggi un
o una celia il verso mio, (giacché sta tra il passato  ed  il presente o il disdegno o l'oblio), voli il mio verso,
E mentre io cerco a quest’etica Musa che mi apparve matrona  ed  era ganza, che il poema promise, ed or ricusa perfino una
che mi apparve matrona ed era ganza, che il poema promise,  ed  or ricusa perfino una romanza, alcun nobile accento,
parte giomo, la storia della nostra casa nella parte notte,  ed  è per questo che in salotto o in cucina non riusciamo a
in cor coll'ispirato vino la musa brilla! Cozziam le tazze,  ed  accozziam canzoni, l'anima e il corpo insiem perdano il
fulgidi notti; morrem noi pur, frammisti alle bigotte  ed  ai bigotti; ma di costor la vivida natura ritemprar non
e il pispiglio dei passeri sorgeva fuor dalle foglie.  Ed  era un altro dì fra i dì già sorti e scesi al tumulo; un
gemme del globo celeste, in un bicchiere, sono un poema,  ed  io lo voglio bere! Non discutiamo di filosofia, ve ne
genio di un bambino in culla. Giù, giù, giù vino, giù sonno  ed  oblìo! E al primo albor su questo cranio mio, fanciulla,
di cieli e di marine, tu vedesti, e pur giovane sei tanto!  Ed  io? ... dei grami dì già presso al fine che mai conosco di
non m'accompagna poi fra le chiuse mura!- Povero vecchio! -  ed  io fui crudo tanto da attristargli la già misera vita ? ...
mia nonna, con una bianca gonna, il colloquio fantastico,  ed  in mezzo a celestiale olezzo e a qualche po' di odor di
e le città. Ma la noia il disinganno fa le gocce sollevar  ed  il bene che non sanno van col vento a ricercar. Dalle pozze
in lingua provenzale, In quel metro monotono, cadenzato  ed  eguale, Che infastidisce i nervi qual tocco di campana: Ma
spigliato, un'andatura snella, Che mi costrinse a leggerla  ed  a trovarla bella. Qui calza una parentesi. - Non vorrei che
fantasmi confusi, Aveo smesso di leggere per sonnecchiare,  ed  era L'autunno, ve l'ho detto, e per giunta, la sera. Il
al fianco, col grifalco in mano, Ieri: leon di guerra,  ed  oggi: castellano. Ignoranti di patria, di libertà: capaci
mani tremanti Benediceva al figlio, padre a sua volta,  ed  era Quell’atto più solenne di qualunque altra preghiera. E
pagine mute Che aspettavano il frutto di tante ore perdute,  Ed  io dalla romanza scritta il mille e trecento Di questa
non m'era nota, senza di te la vita mi par vuota triste  ed  oscura. Ogni energia latente in me si sveglia all'appello
fanciulla, oh tu non hai compreso di quanto amore io t'ami.  Ed  un dolore nuovo, più intenso mi attanaglia il cuore che tu
medico a lungo corteggiati, e agli abbietti cadaveri rapiti  ed  alla croce, la scienza feroce ai posteri serbò; fra il
frema, e che nell'ansia estrema se ne insudici il sen.  Ed  ecco un incolpevole bimbo che il capo ha tronco, e
ha tronco, e inonorati Scevola dall'esil braccio monco,  ed  orbi crani, e faccie cui sul lercio tessuto del pianto di
lunga pelle che l'acido succhiò. Guarda: son due putredini  ed  eran due gemelli, concetti insieme al gaudio di chiamarsi
di là dai finestrini, mia madre era morta all'alba,  ed  era accanto a me nel corridoio, era nell'angolo delle sue
domani tornare per la stessa via! Sono un fanciullo bianco  ed  è fiorita per i miei capelli una ghirlanda! Le mie piccole
allontanò sognando. Triste si fa la vita al cantoniere  ed  al soldato per gli spalti perduto e le brughiere;
ai campi curvato il contadino esplora la vite, il gelso,  ed  il pruneto e il pero su cui cova la neve il gran mistero. È
Se inneggio o bestemmio tu ascoltami e taci. Deh!... Taci  ed  ascoltami : mi adora e non parla! L'amore ineffabile