Quell'abbaglio nell'aria, il treno era fermo nella piana di Cerignola, il maggio rotolava di là dai finestrini, mia madre era morta all'alba, ed era
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Tu mi rispondi una volta, due volte, guardandomi fisso con gli occhi dai quali sono nato: ed è l'ultimo sguardo, come se non avessi mai smesso
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Caro, apro solo oggi internet. Ed ecco che ti sento dar di cozzo, come quei cerbiatti che nei riti di Venere, cioè in Lucrezio, si scontrano
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Intanto nel mondo saranno sterrninati passen ed elefanti, popoli inermi e truppe d'assalto.
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pioggia di morti nel giardino, e una voce di casa, che è una voce di vivi ed è perplessa, stupida immortale, come un pensiero animale.
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che noi veramente non parliamo la stessa lingua, ed è così che ho scritto una poesia dimostrativa. Ma io sono preoccupato soprattutto in questo
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parte giomo, la storia della nostra casa nella parte notte, ed è per questo che in salotto o in cucina non riusciamo a stare, mentre con tutti i mezzi
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, una fonte sotto una cupoletta getta acqua acqua ed acqua senza fretta, nella vetta con il busto di un savio imperatore: acqua acqua, acqua getta senza
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canzoni senza ritornelli a la Monotonia. Io grido: «non saprò domani tornare per la stessa via! Sono un fanciullo bianco ed è fiorita per i miei
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provenzale, In quel metro monotono, cadenzato ed eguale, Che infastidisce i nervi qual tocco di campana: Ma in quella cantilena, per dissonanza strana
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dirompe, e la diffusa nebbia leva ed in lembi bianchi la sospinge giocosamente; e ride il sole volto ad occidente ed i monti lontani e le colline boscose e
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, e già le fronde onde tutta t'ammanti, per il continuo ardor si fan perdute. Ed alla notte gli astri all'orizzonte per i vapor rosseggiano più grandi
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. Ed il passero riscuoti con la tua folle ventata nella sua grondaia secca nella siepe denudata. Spazzi i portici e le calli e la nebbia nelle valli e
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scintillare traggan le lunghe dita pel sereno che al piano oscuro ed ai profili neri degli alberi dei monti si congiungono. Ma nel cielo e nel piano, ma
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O vita, o vita ancor mi tieni, indarno l'anima si divincola, ed indarno cerca di penetrar il tuo mistero cerca abbracciare in un amplesso immenso
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oscura non anche io l'ho mirata ed è svanita. E l'occhio stanco e ardente la tenèbra pur mira densa e inesorata quale si chiuse innanzi all'antico
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dell'odio doloroso delle moltitudini vinte ed arde ogni giovane core e piange nell'aria fumosa lo spasimo disperato, e suona l'urlo più alto quando
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A che mi guardi fanciulla con gli occhi pieni di luce, con gli occhi azzurri profondi ed al volto ti sale una fiamma? Non ha sole la mia giovinezza
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un'ansiosa brama di vittoria ed un bisogno amaro di carezze: forza incosciente - fiaccola fumosa.
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Cade la pioggia triste senza posa a stilla a stilla e si dissolve. Trema la luce d'ogni cosa. Ed ogni cosa sembra che debba nell'ombra densa
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che per lunghi anni rallentar non seppi. Libero sono! Libero, e innanzi a me s'apre la vita con gli orizzonti vasti ed intentati e coi premi lontani
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agitano il seno te nel canto lontano degli uccelli nel frusciar delle nascenti piante; te nell'astro che sorge trionfante ed in fra muti sconsolati avelli
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accanto e non lo senti amare. Ma ancor fra gli altri uomini t'aggiri, con questo parli ed a quello t'affidi, fra lor vivi e per lor, s'anco a nessuno
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sollevar ed il bene che non sanno van col vento a ricercar. Dalle pozze dalle valli sale il velo e in alto va, non ha forma né colore l'affannosa
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vuota triste ed oscura. Ogni energia latente in me si sveglia all'appello possente dell'amore, vorrei che tu vedessi entro al mio cuore la fiamma
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Stanco son io di splendidi cieli e fronzute piante; mi annoia lo spettacolo di una beltà costante; venga il dicembre, ed operi un cambiamento a vista
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! Errando teco, pallida Sofia. Vi cantava la messa un cherubino, e vi nascean colombe ed usignuoli: oh il bel cammino, fra le intatte bianchezze e i
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un usignuolo, ed il lenzuolo è porpora regal se tu lo cuci, o donna piena di gioie e di luci! O donna piena di delicatezze, le tue bellezze fan sognare
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di operai vispe brigate, passan carrozze ed abiti eleganti, passan cani satolli e gatti amanti... Vecchio, le tante fosse spalancate, che stan mute
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Ed ora pulisciti, mia povera creta! Sian puri, sian limpidi gli amor del poeta ; sul dolce miracolo la musa non dica che note di spica, che effluvi
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Ella era nuda come un fior d'Iddio liberamente nei campi sbucciato; però pel ballo si adornava, ed io le stava allato. Creature del cielo, angeli
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cero e colla luna che accarezza il mondo; mentre il musino del gattuccio nero, immobile ed intento al limitare sogna il suo lungo sogno di mistero
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tempio qua e là si dipingeva di negre spoglie; e il pispiglio dei passeri sorgeva fuor dalle foglie. Ed era un altro dì fra i dì già sorti e scesi al
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rubini della vigna e queste argentee gemme del globo celeste, in un bicchiere, sono un poema, ed io lo voglio bere! Non discutiamo di filosofia, ve ne
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imbalsamati che all'ospedal dal medico a lungo corteggiati, e agli abbietti cadaveri rapiti ed alla croce, la scienza feroce ai posteri serbò; fra il
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pareva anch'ella l'allegra cantatrice : robusti quindic'anni sfidatori d'affanni, treccie nerissime, e occhietti fini, ed assassini! Ma sparve dietro
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Uom, tu che nasci in maschera, e mascherato muori, osi insultar, se incognito è anch'esso il Dio, che adori? Vorresti tu conoscerlo ed affisarlo
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raccomanda. Si comincia a educare il gatto o il cane con cento schiaffi, ed un soldo di pane, poi si contano travi e casseruole, poi sospinta la serva alle
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l'ostriche e il merlano. - La gente crolla il capo e se ne va, dicendo : - É un pazzo - ed io soggiungo piano : - V'ha chi tali ci crede anche in città. -
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sul sagrato occhieggiare or con questo ed or con quello ... povero cuor deserto e sconsolato! oggi un vecchio l'ha chiusa nell'avello! Brianza
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coll'ispirato vino la musa brilla! Cozziam le tazze, ed accozziam canzoni, l'anima e il corpo insiem perdano il perno, e a conto nostro danzino i demoni
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core, volesse dirmi: - Oh quanti nuovi lidi, quanta stesa di cieli e di marine, tu vedesti, e pur giovane sei tanto! Ed io? ... dei grami dì già
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Coll'ultima cadenza l'aurora in ciel spuntò, coll'ultima cadenza la bella si svegliò! Al davanzal la povera fanciulla accorsa è già, ed occhieggiando
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senza scorta e a piedi scalzi. Fra un sì ed un no tutto quaggiù tentenna: la nube, il vento, il cuor dell'uomo e il mare... Io mi son un che quando
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O Musa bionda, o giovinetta mia, bella, dolce, soave, che mi dici al mattin la Poesia ed alla sera l'Ave... tu che, in mezzo alla torbida procella di
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, alla noia ed agli incùbi; e il tuo sguardo frattanto si riposa sopra un abisso di deserte nubi. In casa di Cletto Arrighi il 21 dicembre 1862.
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AD ARRIGO BOITO S'anco accoglier dovesse indifferente un sorriso o una celia il verso mio, (giacché sta tra il passato ed il presente o il disdegno o
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fantastico, ed in mezzo a celestiale olezzo e a qualche po' di odor di sepoltura, medito e scrivo sotto dettatura.
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, badate al fanciullin di quando in quando, se mai la coltre allontanò sognando. Triste si fa la vita al cantoniere ed al soldato per gli spalti perduto e
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inneggio o bestemmio tu ascoltami e taci. Deh!... Taci ed ascoltami : mi adora e non parla! L'amore ineffabile detesta la ciarla! Di sguardi satanici, di
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