Oggi è Pasqua, colla grazia di Dio!
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È andato a Francofonte per il vino.
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O zia Filomena, oggi che è la Santa Pasqua, e fanno pace suocera e nuora, abbiamo da abbracciarci e baciarci anche noi?
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Via, perché oggi é Pasqua, un soldo l'uno! Ne piglio dodici; ma uno me lo darai di giunta, in regalo. Mettile insieme alle altre, là ... Senza
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E vostra moglie, che vi vede soltanto a Pasqua e a Natale, cosa dice?
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Io non lo so, cosa dice. Questo è il mio mestiere, comare Camilla. Il mio mestiere è di fare il vetturale e di andare sempre in viaggio di qua e di
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e qui ci porto il giudizio per mia moglie, e per gli altri anche.
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(non risponde e china il capo)
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E diciotto, a voi! Buon pro vi facciano.
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(spiegando la mantellina e mettendosela sul capo)
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È andata in chiesa.
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Allora sono stato dove mi pare e piace.
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Colpa tua; che ti sei messa in capo non so che cosa; e vai a svergognarmi con questo e con quello; e a spiare dei fatti miei, come se fossi ancora un
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Lui! Ah, è questo il grande amore che mi porti? che vai a mettere di queste pulci nell'orecchio di compar Alfio? e risichi di farmi ammazzare?
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Suo marito è giunto stamattina soltanto.
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Gli dicevo che oggi è giornata grande; e il Signore, di lassù, vede ogni cosa!
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Che colpa ci ho io? Vedete come son ridotta? La gna' Lola è meglio di me, lo so! Ha il collo e le mani cariche d'oro! Suo marito non le fa mancare
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lo ringrazio Iddio, e bacio in terra.
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E voi che non ci andate in chiesa?
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TURIDDU E SANTUZZA
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A che punto è la messa, comare Santa?
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Quand'è così, va bene, e vi ringrazio, comare.
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Non ci pensate, che capiterà qui in piazza. Ora abbiamo a bere un dito di vino tutti qui, amici e vicini, alla nostra salute, e far la buona Pasqua
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Dite le donne, piuttosto! che prima vi fanno mille giuramenti; e poi, quando un povero diavolo se n'è andato lontano, che il cuore l'ha lasciato via
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«Matrimoni e vescovati dal Cielo destinati».
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(tornando col boccale e un bicchiere)
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Di quello che c'è rimasto. Colpa sua!
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(si abbracciano e si baciano. Turiddo gli morde lievemente l'orecchio)
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Sentite, compar Alfio, come è vero Dio so che ho torto, e mi lascierei scannare da voi senza dir nulla. Ma ci ho un debito di coscienza con comare
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Non ci ho più nulla a fare con voi. Adesso è finita fra noi due. Non avete visto che ci siamo abbracciati e baciati per la vita e per la morte con
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Che c'è ancora?
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TURIDDU e LA GNA' LOLA
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Vado per un servizio, madre. Non ne posso fare a meno. Datemi la chiave del cancello, che esco dall'orto per far più presto. E voi, madre
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Dico così, come parla il vino, che ne ho bevuto un dito di soverchio, e vado a far quattro passi per dar aria al cervello. E se mai ... alla Santa
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moglie di lui gli aveva lasciato il mulino, e un orticello, che si affacciava dentro le finestre, un mese ogni anno, col verde delle piante, e altro
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notte. Il Canonico allibì, colla coroncina tuttora in mano, e le donne si fecero la croce, tendendo le orecchie, mentre i cani nel cortile abbaiavano
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ECCO come fu. — Vero com'è vero Iddio! Erano in tre: Ambrogio, Carlo e il Pigna, sellaio. Questi che li aveva tirati pei capelli a far baldoria
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' inferma, aspettava la visita serale del dottore, tenendo nella mano febbrile la mano scarna e ardente della figliuola, parlandole con quell'accento
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, dinanzi al servitore serio e grave, di già in cravatta bianca sino dalle dieci di mattina. I parenti e gli amici intimi arrivavano, uno dopo l'altro, col
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Sorrento, 22 dicembre. Io sono precisamente come tutti gli altri, cara signora; anzi, come tutti quegli altri che hanno bisogno di pace, e a cui i
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San Remo, 25 dicembre. Godeteveli. Parto domani. È inutile dirvi dove andrò; poichè è inutile che mi scriviate. Addio. VIOLA.
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giustificazione: ve la mando come posso. Per altro, nessuno vi conosce, nemmeno io, e voi non avete esitato per la prima a far correre le poste ai
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Ad un tratto i campanelli elettrici squillarono nella lunga infilata di sale sfavillanti e deserte. I servitori silenziosi si affrettavano senza far
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Napoli, 14 maggio. No, no, mio caro GIACINTO. E meglio non vedersi più. Sono stata a trovarvi incognita: l'albergatore m'aveva dato una finestra sul
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Ai parenti e agli amici che domandavano premurosi notizie dell' inferma, la contessa, rispondeva come l'altre volte, ritta in mezzo al salone, senza
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inconsciente che l' agghiacciò sulla soglia. — Mamma — chiese Bice — chi c'è ancora? — Nessuno, figlia mia. — Ah!... Statti con me allora. Non mi lasciare
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Il matrimonio della contessina Bice fu annunciato officialmente pochi giorni dopo che ella entrò in convalescenza. Amici e parenti venivano a
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La contessa Orlarteli aveva tossito un poco quell'inverno, e di tanto in tanto aveva avuto bisogno del medico. Costui, onde non spaventarla, la
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occhi neri, e diceva al marito con un accento indefinibile: — Perchè esci? Dove vai? Perchè mi lasci sola? La sera del battesimo, al vedere i pizzi e
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Anna s'era ammalata. Prima accusò la stanchezza del viaggio, poi le commozioni, o un colpo d'aria. Stette circa tre mesi fra letto e lettuccio, e il
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