dall'alto del castello e del cavallo quando andava e tornava da cacce o battaglie, o dal seggio da dove salutava i sudditi che, due volte al mese, gli
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, aggiunta ai due una figura gioiosa, la compagnia cavalcò e cavalcò, valicò Alpi, scese alla pianura, giunse alla valle del Santerno, e a Castel del
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. Bisogna dire che quei due cavalieri, il più elegante e portante sempre con l'elmo in testa, ma anche l'altro, con la bella sciarpa, di gradevole e
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ed eccessivi dei due visitatori, come quelli, se non l'hai notato finora, di ciascuno che ti stia davanti, sia il tuo fiato...» «Il mio fiato? Cosa
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che per la vista degli stormi in fuga, fu facile a Blabante ritrovare il suo signore. E non dico che i due si abbracciarono, ma si strinsero forte la
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sciogli nell'acqua degli occhi la tua stanchezza» disse Blabante. «Ma ricorda, manca un tentativo, e spesso ciò che non riesce al due, riesce al tre
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Blabante sopra la sciarpa, la videro e a tutti e due sembrò così bella da non poter parlare. Poi, col nascosto fiato ansante, Narco bisbigliò: «Io
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valicabile torrente ci dividono da lei... E guarda come ci sorride! Anzi, non te la prendere, come sorrida a me che sono alla tua destra di due passi
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buona sorte, perché a costei piace un solo uomo su cento. Dio ti aiuti». «Partiamo» disse Narco, e con Blabante cavalcò per due giorni verso il luogo
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«Narco degli Alidosi, hai superato due prove. Resta la terza: e non sarà di minore fatica». «Cosa mi tocca, sapiente Antolfo?» «Ti tocca battere al
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contemplare nel gran sole le montagne imperlate di neve. Ed ecco dall'altra parte, come due volte era accaduto, si vede quella donna stupenda dai lunghi capelli
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