L’infanzia e l’adolescenza di Utrillo si chiamano Valadon: il nome della madre. Donna energica e coraggiosa, cominciò la sua carriera come acrobata
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donna che si spoglia, sostando in un giardino per la siesta, o facendo in battello una gita sul mare listato al bleu di prussia; difficile fare un bel
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tensioni, richiamano sempre il tipo della donna fine secolo; è nei suoi interni un profumo sottile di lavanda, nelle sue luci dorate un pizzico di alta
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della colpa in quel porre uomo e donna nudi in piedi dietro l’angolo di una finestra, questo impegno eccessivo verso le cose e le persone rivela come
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per cento, senza riserva, nel dire che son belle, bellissime. Per esempio la «Donna seduta» dipinta da Picasso il 1° giugno 1937, quella signorina dal
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che si possa non essere persuasi. Vediamo dunque un altro dipinto, la donna sdraiata in veste azzurra, che legge, al disotto di un finestra verde
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riassunti in tre: di una donna che legge (di profilo); di una donna che pensa (di fronte); di una donna che, pensando ciò che ha letto, guarda (di
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perpetuamente agitate per le molte cose da raccontare. La donna parla, si ferma guardando quasi timorosa, poi ricomincia. Si muove e sta ferma. Quella
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esempio che una donna seduta su una poltrona guardi soltanto un punto fuori della cornice e non due o tre punti in successivi momenti. Questa pretesa
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divenire delle immagini; una donna che discorre, che legge, una bambina che giuoca, una madre che tiene in collo i suoi bimbi, sono per l’artista «esseri
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Quanto ai punti di contatto con Picasso è interessante la «Donna sdraiata» (1932), per un confronto fra i «mostri» del pittore di Guernica e quelli
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più suggestivi e gridati, nei dipinti dal titolo «Les indes galantes», «Nudo in piedi», «Donna seduta», opere dove il «bel dipingere» secondo le
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Nella maturità dell’arte di Bacon appare finalmente la donna; ma non già come un modo di sciogliere la sua solitudine; piuttosto di meditarla e quasi
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. Questa triplice visione di orrori, ha per culmine il dipinto di centro, una donna, ci sembra: nuda, mitragliata su un letto, viva ancora nella
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fumetti; come pure la donna in nero, personaggio di un coro di madri smisurato al tempo della guerra, somiglia alle donne dei minatori del 1948.
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dolce fanciulla», «Donna soave», opere dal 1941 al 1946 nelle quali la grazia di un tono pare allarmarsi dinnanzi al trepido vibrar di un rilievo, il
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, donna che dava i punti a parecchi, quanto a pittura, e c’era il gruppo dei letterati e dei poeti da Sinisgalli a Beccaria a Mazzacurati a Diemoz a
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cosìddetta «scuola romana» i primi passi nelle figure di Scipione e Mafai dovrà tener presente il contributo singolare che questa donna portò alla «scuola
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, il fatto che Mafai e Scipione si presentino del tutto autonomi rispetto la pittura di Raphael nei loro risultati, non ci fa concludere che la donna
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sorella», allo stupendo «Donna allo specchio» della collezione Mattioli, ai due più tipici e inconfondibili paesaggi fiorentini del Maestro, la Via
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delle ultime avanguardie in Europa, potranno apparire i dipinti di Ziveri dal 1938 al 1950 circa, di taglio piccolo e medio, come la «Donna che si
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Moderna di Venezia, e di Toni Toniato e comprende una novantina di opere quasi tutte ad olio, tranne le quattro teste di donna (riunite su un unico
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delle sue dolcezze. Mentre le donnine di Manzù fra le due guerre (come ad esempio la Donna che si regge la calza e Susanna, entrambe del 1937) sembra
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Non che la precedente iconografia religiosa di Manzù fosse permeata di un minore spirito mistico; ma come il sentimento verso la donna era prima più
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di terra che par sangue, l’artista è capace di disegnare un corpo di donna; e non pago della tensione che genera l’accendersi cromatico della sua
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esperienza espressionista per le sue tipologie più diretta nel colore: la donna di profilo dal viso livido e duro sul quale sono incise le rughe col
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opere esposte, il «Ragazzo con la bomba» e «Donna di Milano-Corea» che finanche nel titolo presenta la dualità come unità, il rapporto fra violenza e
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e orfisti: basterebbe confrontare la difficile e quasi drammatica «Scomposizione testa di donna» (1910) con un ritratto di Braque o di Picasso del
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personalità di Leger), Antoine Pevsner (con una «testa di donna italiana» del 1915 di un lirismo pari alla intensità, in quel rosa arancio e rosso
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, in una unità rara) due belle astrazioni di tempo fisico, la «Fine dell’estate» e un motivo un po’ baconiano, la «Donna che piange sulla strada».
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addormentate per sempre, o colpite dal sonno nel cammino della disperazione. E poi, fra questi corpi perduti, ecco l’immagine di una donna «desta», simbolo
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conservatori (della vita e dell’arte), va posto il rivoluzionarismo del pittore. Il quale, se «cominciava una donna e faceva un leone» era capace di
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Naturalmente questo «monumento della penombra» è risolto con la luce. Nella donna di destra semi inginocchiata batte una luce più intensa, appoggiata
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