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Risultati per: donna

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Faldella  Donna  Folgore CAPRICCI PER PIANOFORTE Parte terza DONNA FOLGORE
Faldella Donna Folgore CAPRICCI PER PIANOFORTE Parte terza  DONNA  FOLGORE Romanzo verista scritto da Spartivento (non per
. . . . . . . . . . . . . . . . ... Come vuoi che sia? Una  donna  come le nostre; un po' più nera ...
 donna  è un capolavoro abortito, il grande errore della creazione.
donna, senza saperlo, è la loro fatuità. La bontà nella  donna  è debolezza, nell'uomo carattere; però più frequente in
natura non ha dato alla donna. Il difetto essenziale della  donna  è l'incompletazione, dell'uomo l'esuberanza. Il legame più
l'esuberanza. Il legame più potente che ci unisce alla  donna  è quello della maternità. Quasi tutti i grandi uomini non
da esse come un libertino. La nostra società ha fatto della  donna  un puro strumento di piacere. Ogni donna non è considerata
ha fatto della donna un puro strumento di piacere. Ogni  donna  non è considerata oggi mai che sotto questo punto di vista.
che cedono quasi sempre alla sorpresa. L'ingenuità nella  donna  è più pericolosa della malizia. Non vi è uomo sì abbietto,
malizia. Non vi è uomo sì abbietto, che non vi possa esser  donna  più abbietta di lui; non vi è uomo sì nobile, che non vi
di lui; non vi è uomo sì nobile, che non vi possa esser  donna  più nobile. A che scopo dolerci delle donne? Noi possiamo
di tutti i popoli la prima notizia che si ha della  donna  accenna ad una seduzione. Le tradizioni bibliche sono in
bibliche sono in ciò piene di molta sapienza. La prima  donna  si fa sedurre, la prima volta, dal più vile degli animali,
mi imbattei nella dama di compagnia, miss Lucy Wilkye;  donna  peritissima delle lingue straniere e ignorantissima della
Allora miss Lucy mi passò innanzi e disse: - Oh, signora!  Donna  Clara è impossibilitato a ricevere voi. Voi sarete così
voi. Voi sarete così gentile da ritornar domani. La nobil  donna  aveva l'abitudine di mutare il genere ai vocaboli; nella
di mutare il genere ai vocaboli; nella sua lingua,  donna  Clara figurava come un maschio ed io come una femmina. -
E' fuori di casa? La cameriera mi ha detto.... - Oh, certo.  Donna  Clara non è uscito, ma sta preparando sé alla teatra.
tornare domani, perché parto. Vogliate dir questo a  donna  Clara. aggiungendo che desidero e debbo salutarla. - Ma
e debbo salutarla. - Ma signoro, questo è ordine per tutte.  Donna  Clara non riceve, quando va alla teatra teatraIo non sono
uno sbatacchiar di porte mi fece rivolgere il capo; e vidi  donna  Clara sul limitare della sala, ed ella esclamò
sospeso al collo le insegne del suo ordine accademico,  donna  Transita fece un leggiero cenno di saluto gridando con voce
povera  donna  che ha bisogno di cinque lire per pagare il padrone di
per pagare il padrone di casa, va a cercarle in prestito da  donna  Carmela , che dà il denaro cu a credenza . Prima di
vergogna, ma visto che non può fare diversamente si decide.  Donna  Carmela è una donna grassa e grossa che esercita per lo più
non può fare diversamente si decide. Donna Carmela è una  donna  grassa e grossa che esercita per lo più una professione di
vera professione è il prestar quattrini alla povera gente.  Donna  Carmela è verbosa e affettuosa in questo primo colloquio
Si paga anticipato: quindi, sulle cinque lire, la povera  donna  lascia cinquanta centesimi. Gli otto giorni passano, le
otto giorni passano, le cinque lire da restituire la povera  donna  non le ha, allora, tutta rossa di vergogna, prega donna
donna non le ha, allora, tutta rossa di vergogna, prega  donna  Carmela di contentarsi di un'altra settimana d'interesse,
di un'altra settimana d'interesse, cinquanta centesimi:  donna  Carmela non dice nulla e intasca i dieci soldi. Così
cinque, fino a dieci settimane, senza che la povera  donna  abbia mai potuto riunire le cinque lire: e ogni lunedì le
dieci per cento per settimana, e dopo la quinta settimana  donna  Carmela è diventata una iena, bisogna pregarla perchè non
officine, ogni sabato, ogni lunedì, si ode la voce irosa di  donna  Carmela : essa, dal mattino, è in giro per esigere,
ribellarsi, potendo aver sempre bisogno di lei. Quella  donna  grassa è implacabile: sa la sua potenza: se una serva non
essa minaccia di fare uno scandalo con la padrona, se una  donna  non paga, essa minaccia di dirlo al marito, se un operaio
e cercano sempre di mansuefarla. Quando una povera  donna  napoletana ha bisogno di un grembiule, di un vestito, di un
non avendo quattrini per comperarle, si decide ad andare da  donna  Raffaela che dà la robba cu a credenza . Quest'altra
la veste è lacera, le camicie sono bucate, e la povera  donna  ne ha pagato tre volte il valore, e il debito rimane
ha pagato tre volte il valore, e il debito rimane uguale:  donna  Raffaela è furibonda, ella grida come una energumena, vuole
grida come una energumena, vuole strappare dal collo della  donna  il fazzoletto che le ha venduto, vuole sciogliere dai
lire, in una di queste agenzie, tenuta da una grossa  donna  Gabriela : n'ebbe trentasei lire, di cui ritirò soltanto
così apparve dal libro. Ebbe poi il piacere d'incontrare  donna  Gabriela al teatro col suo vestito indosso e carico di oro
agenzie private. Ora, calcolate. Ogni vicolo ha la sua  donna  Carmela , ogni strada la sua donna Raffaela , ogni angolo
Ogni vicolo ha la sua donna Carmela , ogni strada la sua  donna  Raffaela , ogni angolo di piazza ha la sua agenzia
leggenda di Donnalbina,  Donna  Romita, Donna Regina, corre ancora per la lurida via di
leggenda di Donnalbina, Donna Romita,  Donna  Regina, corre ancora per la lurida via di Mezzocannone, per
io vi narrerò la leggenda delle tre sorelle: Donnalbina,  Donna  Romita, Donna Regina. Erano le tre figlie del barone
la leggenda delle tre sorelle: Donnalbina, Donna Romita,  Donna  Regina. Erano le tre figlie del barone Toraldo, nobile del
del barone Toraldo, nobile del sedile di Nilo. La madre,  Donna  Gaetana Scauro, di nobilissimo parentado, era morta molto
dal re Roberto d'Angiò che la sua figliuola maggiore,  Donna  Regina, potesse, passando a nozze, conservare il suo nome
1320 si morì, racconsolato nella fede del Cristo Signore.  Donna  Regina aveva allora diciannove anni, Donnalbina
aveva allora diciannove anni, Donnalbina diciassette,  Donna  Romita quindici. La maggiore, dal superbo nome, era anche
dell'onore, della gloria; era nel suo fragile cuore di  donna  che dovevano trovare aiuto e sostegno queste cose - ed ella
storie di famiglia e ridiventava l'inflessibile giovinetta,  Donna  Regina, baronessa di Toraldo. Donnalbina, la seconda
nella svelta e gentile persona. I tratti duri, fieri, di  Donna  Regina diventavano femminilmente graziosi in Donnalbina. E
che niun affetto faceva sussultare - se ne doleva per  Donna  Romita. Perché Donna Romita era una singolare giovinetta,
faceva sussultare - se ne doleva per Donna Romita. Perché  Donna  Romita era una singolare giovinetta, mezzo bambina. Così il
fessure delle porte, urta nel camino, del largo focolare,  Donna  Romita si rannicchiava in un seggiolone come un uccello
le occupazioni di ogni settimana, di ogni mese. Dappertutto  Donna  Regina andava innanzi e le sorelle la seguivano; ella aveva
sentimento dello scambievole rispetto: in Donnalbina e in  Donna  Romita un ossequio affettuoso per Donna Regina. Le sue
in Donnalbina e in Donna Romita un ossequio affettuoso per  Donna  Regina. Le sue parole erano una legge indiscutibile, cui
Un giorno re Roberto si degnò scrivere di suo pugno a  Donna  Regina Toraldo che le aveva destinato in isposo Don Filippo
corte napoletana. Imbruniva. Nel vano di un balcone sedeva  Donna  Regina, col libro delle ore fra le mani. Ma non leggeva. -
Regina, scuotendosi. - Voleva dirvi che la nostra sorella  Donna  Romita mi pare ammalata. - Non me ne addiedi. Mandaste per
- Ahimè! sorella, dubito che i farmachi possano guarire  Donna  Romita. - E qual malore grave e strano è il suo, che non
malore grave e strano è il suo, che non trovi rimedio? -  Donna  Romita soffre, sorella mia. Nella notte è angosciosa la
ed ore nell'oratorio inginocchiata, col capo su le mani.  Donna  Romita si strugge segretamente. - E sapete voi la causa di
di tanto struggimento, Donnalbina? - chiese con voce aspra  Donna  Regina. - Io credo saperla - rispose, facendosi coraggio,
- Ma la vedete voi? - Ve la chieggo. Tardaste troppo. -  Donna  Romita si strugge d'amore, o mia sorella. - D'amore,
insegnato la triste scienza? Di chi io debbo crucciarmi, di  Donna  Romita che me lo cela, o di voi, Donnalbina, che lo
di nobil sangue, bello, dovizioso. - Il suo nome? -  Donna  Romita è stata affascinata dalla eloquente parola, dallo
parole di preghiera. - Ma per chi mi chiedi pietà? - gridò  Donna  Regina, rialzando bruscamente la sorella in un impeto di
sorella in un impeto di collera per chi me la chiedi? - Per  Donna  Romita… - rispose l'altra smarrita. - Chiedila anche per
bianco e lungo in cui è avvolta ha qualche cosa di funebre.  Donna  Romita è là da più ore, dimentica di tutto, nell'abbandono
del suo dolore, è la sua ombra che si desola; è Albina.  Donna  Romita fugge, fugge invasa dal terrore e dalla vergogna,
da letto, sola, seduta presso il tavolo di quercia, veglia  Donna  Regina. Sta immobile, non prega, non piange, non
si respira amore. Le due sorelle minori hanno chiesto a  Donna  Regina un colloquio particolare ed essa lo ha accordato;
e il duolo nella loro casa, lo scompiglio tra i famigliari.  Donna  Regina è nella grande sala baronale, dove in antico si
un'austerità calma, quasi decisa. Entrano Donnalbina e  Donna  Romita. Sono vestite di bruno, senza ornamenti. La gaia
il suo soave sorriso, è perduta la sua bionda bellezza.  Donna  Romita china il capo, abbattuta; ancora non ha avuto il
irresistibilmente attirata dalla morte. Esse s'inchinano a  Donna  Regina ed ella rende loro il saluto. - Parlate anche per
- Parlate anche per me, Donnalbina - mormora a bassa voce  Donna  Romita. - Veniamo a dirvi, sorella nostra - prende a dire
palpebra, aspetta. - È mia intenzione, è intenzione di  Donna  Romita, dare una metà della nostra dote ai poveri e l'altra
in se stessa. - Siateci generosa del vostro consenso,  Donna  Regina. Troppo vi offendiamo, è vero… - Desistete - fece
bacio dei figliuoli… - Voi v'ingannate, o sorella - rispose  Donna  Regina lentamente. - È da tempo che ho deciso prendere il
anelo al chiostro. Egli mi ama - pronunziò con voce rotta  Donna  Romita. E le due sorelle baciarono Donna Regina sulla
con voce rotta Donna Romita. E le due sorelle baciarono  Donna  Regina sulla guancia e ne furono baciate. - Addio, sorella
Addio, sorella mia. - Addio, sorella mia. - Addio, sorelle.  Donna  Regina si alzò, prese lo scettro d'ebano torchiato d'oro, e
due sorelle vecchie, grinzose e brutte da far paura.  Donna  Peppa era lunga lunga, secca secca con la testa tutta
di rospo che guardavano uno a levante e l'altro a ponente.  Donna  Tura invece era piccina, tonda, sciancata, con due
vide una pulce attaccata alla carne del collo di una povera  donna  di faccende. Dunque il Re cercava sempre donne di servizio
che aveva veduto cader l'acqua dal terrazzino della casa di  donna  Peppa e di donna Tura. - Don Giovanni, - gli disse il Re -
cader l'acqua dal terrazzino della casa di donna Peppa e di  donna  Tura. - Don Giovanni, - gli disse il Re - che novità ci
a bussare all'uscio delle due sorelle. - Chi è ? - domanda  donna  Peppa fra il sonno, con una vociaccia più brutta di lei. Il
di lei. Il cameriere, nel sentire quella voce chioccia di  donna  bavosa e vecchia, stava per fuggire, ma poi pensò : - Sarà
e vecchia, stava per fuggire, ma poi pensò : - Sarà la  donna  di servizio, - e rispose : - Sono il cameriere di Sua
dove sono ? - Ma si può sapere chi cercate ? - domandò  donna  Tura mettendosi le mani sui fianchi e fissandolo con gli
sorella Peppa. - Chiamatela, che debbo parlare con lei. -  Donna  Tura, lemme lemme andò a chiamarla. Quando il cameriere si
facciano spavento tutt'e due. - Allora il cameriere disse a  donna  Tura, che era la maggiore : - Il Re vi vuole subito, e il
chiacchiere inutili. Piuttosto sbrigatevi in un momento. -  Donna  Tura andò in camera sua tutta tremante e confusa. E mentre
e i cavalli partono. Ma avevano fatto pochi passi che  donna  Tura disse : - Fatemi il favore di far fermare un momento
mal vestita. Il cameriere chiama il cocchiere, fa fermare e  donna  Tura scende e tutta piangente imbocca un vicolo e si mette
mai in un sontuoso mantello tutto foderato d'ermellino.  Donna  Tura, quando si vide così ben vestita da parere una
per una porticina e per una scala di servizio, condusse  donna  Tura in un salottino privato del Re e le disse d'aspettare.
la squadrò da capo a piedi. - E lei chi è ? - le domandò.  Donna  Tura fece una bella riverenza e rispose con una vocina
molto esagerato per la pulizia. - Per questo, - rispose  donna  Tura - Vostra Maestà può stare tranquilla, perché io sono
che la pagherò bene e alla mia Corte potrà invecchiare. -  Donna  Tura fece un';altra bella riverenza e uscì per farai
doveva fare. Ora lasciamola e torniamo all'altra sorella.  Donna  Peppa, il giorno dopo, aspetta aspetta, e non vedendo
al Palazzo del Re a cercarla, e là giunta la fa chiamare.  Donna  Tura le va incontro tutta impettita e la guarda d'alto in
dice: - Buona donna, eccovi una moneta, andate in pace! -  Donna  Peppa se ne andò, brontolando e sputando veleno, e si fece
; il quarto rieccola a Palazzo Reale a far chiamare  donna  Tura. Questa scende, la guarda, al solito, d'alto in basso,
- Buona donna, eccovi una moneta, andate in pace! - Ma  donna  Poppa le aggranfia la mano mentre l'altra le faceva
e poi ti faccio arrestare. - Zitta, zitta ! - rispose  donna  Tura. - Vieni stasera sotto la Torre Pisana, alla
in cima alla torre, comparve una testa, e una voce di  donna  chiamò : - Peppa, ci sei ? - Ci sono; - rispose donna Peppa
di donna chiamò : - Peppa, ci sei ? - Ci sono; - rispose  donna  Peppa di giù. Allora dall'alto cadde un sacchetto pesante
Allora dall'alto cadde un sacchetto pesante ai piedi di  donna  Peppa, la testa di donna scomparve e il finestrino si
un sacchetto pesante ai piedi di donna Peppa, la testa di  donna  scomparve e il finestrino si richiuse. - Mi voleva
il finestrino si richiuse. - Mi voleva ammazzare ! - disse  donna  Peppa - e per questo ha sacrificato anche dimolti danari.
quattro mori con la papalina e vanno per chiapparla. Ma  donna  Peppa spalanca le braccia per chiedere aiuto, e i quattro
chi sa per quale strega e fuggono spaventati. Allora sì che  donna  Peppa arrancava per isbrigarsi e giungere presto a casa, ma
perché non ne poteva più, e in letto lesse il biglietto di  donna  Tura, che diceva : Chi bella vuol apparire Qualcosa ha da
e bella. Qui troverai il danaro per le spese necessarie. "  Donna  Peppa quella notte non chiuse occhio, e, volta di qua,
renderete è pessimo. - II barbiere stese la dichiarazione e  donna  Peppa la firmò. - Ora scorticatemi, - disse - Un momento,
ed egli, volendola intaccare, le tagliò il gargherozzo e  donna  Peppa morì senza farsi cavare le radici dei denti rotti, e
strapparsi i cernecchi, che non aveva. Alle grida della  donna  si radunò una gran folla davanti alla bottega, e la gente,
in prigione, ma il barbiere cavò fuori la carta firmata da  donna  Peppa e nessuno osò più accusarlo. Ora lasciamo la vecchia
rasoio che il barbiere aveva dato in mezzo alla fronte di  donna  Peppa, nello stesso punto preciso era caduta la pelle nuova
nello stesso punto preciso era caduta la pelle nuova a  donna  Tura ed a quel posto erano ricomparse le rughe. Più il
aveva perfidamente consigliata a farsi scorticare. Quando  donna  Peppa tirò il fiato per l' ultima volta, donna Tura era
Quando donna Peppa tirò il fiato per l' ultima volta,  donna  Tura era ridotta un mascherone e le sue vesti belle, linde
vostre manacce la mia biancheria ? Andatevene ! Io voglio  donna  Tura. - La vecchia ebbe un bel dirgli che donna Tura era
! Io voglio donna Tura. - La vecchia ebbe un bel dirgli che  donna  Tura era lei ; il Re la fece cacciare dalle guardie, ed
A un tratto vide sorgere in mezzo al mare una figura di  donna  che, dal petto in giù, aveva forma di pesce. Nuotava,
Bambolina? - Cadde in mare e se la mangiarono i pesci. La  donna  scoppiò in pianto: - Maestà, non è vero! L'ha venduta alla
d'acqua tutta grondante. Il Reuccio ebbe paura di quella  donna  dalla coda di pesce e si mise a strillare. Ma il pescatore
darti in compenso? - Mi basta il buon cuore. La povera  donna  picchia e chiama: - Donna-pesce! O donna-pesce! - Chi mi
tirato il busto e il collo, e casca morta per terra. La  donna  prese Bambolina per una mano e il Reuccio per l'altra e
 Donna  Marina di Malombra alla signora Giulia De Bella Dal
si deve trovar tutto. Marina La signora Giulia De Bella a  Donna  Marina di Malombra Varese, 4 settembre Hai pigliato fuoco?
ecco la realtà che potrà surrogare una idea; ecco la  donna  meglio adatta per sostituirsi ad una larva ... Il Virey
... - La preferenza che voi mi accordate - rispose la  donna  con amabile accento - mi colmerebbe di troppa gioia, se in
- Sia fatta la vostra volontà! - rispose con tristezza la  donna  inghiottendo le pillole; - ma un buon pranzo è una grande
- rispose il Virey. E in così dire, pose innanzi alla  donna  una fotografia colorata che ritraeva l'Albani in tutto il
Presto! che tardiamo? non si perda un istante! - esclama la  donna  con voce affannata, appoggiandosi al braccio del medico. E
agli appartamenti superiori, e chiuse il passo alla  donna  esclamando con terribile voce: - Fermatevi! voi obbliate le
bianco dei denti balenava in un tremolìo di perla. - Quella  donna  mi guarda, quella donna è mia! Oh! grande Ferravilla! O mio
in un tremolìo di perla. - Quella donna mi guarda, quella  donna  è mia! Oh! grande Ferravilla! O mio solo ammonitore nella
... Eppure ... eppure come non vedere che quella era una  donna  disfatta dalla passione e che l'oggetto della sua passione
era affidata agli inquilini, piano per piano. Giusto,  donna  Orsolina che abitava al primo piano, era ancora incinta,
pace alla serva Mariagrazia: quella domenica, specialmente,  donna  Orsolina non arrivava più ad abbottonarsi il vestito di
la coppia Ranaudo posatamente si preparava alla messa:  donna  Peppina Ranaudo, a cinquant'anni, grossa, grassa, più larga
grassa, più larga che lunga, con un viso roseo infantile di  donna  pingue che non ha avuto figliuoli, con la testa che si
interi brani da certi documenti, credendosene poi l'autore:  donna  Elisabetta Manetta, buona donna che si era maritata assai
credendosene poi l'autore: donna Elisabetta Manetta, buona  donna  che si era maritata assai tardi, a quarantacinque anni, e
ha suonato due volte". "Una, una" diceva pazientemente  donna  Elisa, infilando i mezzi guanti di reticella nera sulle
sbattere di porte e un andirivieni, e una forte voce di  donna  gridò: "Chiarina, Chiarina!". "Chi è?" rispose una voce da
"È suonata la seconda volta, la messa" gridò la voce di  donna  Gabriella, mentre ella si affibbiava un braccialetto d'oro,
sua stanza. "Ti vuoi perdere la messa, non è vero?" gridò  donna  Gabriella, affibbiandosi un altro braccialetto d'oro, ad
"Sentite chi ha il coraggio di parlare, sentite!" urlò  donna  Gabriella mentre cercava invano di abbottonarsi i pesanti
ribatté Chiarina, mostrandosi in sottana e bustino.  Donna  Gabriella, grande, grassa, con un viso rubicondo che la
nella sua stanza, per finire di vestirsi, sbatté la porta.  Donna  Gabriella fu lì lì per correrle dietro, ma si contenne per
letto, occupata dall'ampio letto coniugale di ottone, dove  donna  Gabriella dormiva i suoi vedovi sonni, dall'ampio armadio
erano tanti scatolini aperti, di pelle, di velluto, da cui  donna  Gabriella aveva tolto i grossi gioielli di cui si era
tre o quattro cifre, a caratteri d'inchiostro rosso.  Donna  Gabriella, che aveva sempre caldo, tanto era forte e
la sgridavano. "Questa ragazza mi farà crepare" disse  donna  Gabriella a Carminella, in forma di osservazione. "Offrite
potrebbe fare la grazia di aggiustarle la testa" borbottò  donna  Gabriella," ma mi sembra più dura del piperno". "Sono i
cappello di castoro nero era stato portato tutto l'inverno.  Donna  Gabriella squadrò la figliastra e aggrottò le sopracciglia:
"Domani..." "Va' a metterti il vestito, Chiarina" disse  donna  Gabriella. "È tardi ". "Aspetterò, ma ti devi mettere il
e le gentili labbra rosse tremavano di rabbia. "Sentite,  donna  Gabriella " disse a bassa voce, "che voi vogliate insultare
sottovoce il vostro cuore duro. Non parlate di mia madre,  donna  Gabriella. Quella sta in paradiso: e il Padre Eterno ha
voi ". "Per questo non ti vuoi mettere il vestito?" domandò  donna  Gabriella, soffocata dalla collera, mentre fuori il
pure ad Aversa". E fece per rientrare nella sua stanza: ma  donna  Gabriella la raggiunse e con la grossa mano calzata da un
disperatamente. "Zitta!" diceva con voce bassa e rauca  donna  Gabriella. "No, no" urlava Chiarina, per farsi sentire da
strillava come convulsa. Sul pianerottolo del primo piano  donna  Orsolina che chiudeva la porta, menandosi innanzi la sua
appoggiata a un bastone per sorreggere la sua grassezza,  donna  Peppina scendeva le scale, crollando il capo, un po' rado
scendeva dal secondo piano, dando il braccio a sua moglie,  donna  Elisabetta. "Elisa, hai preso il libro da messa?".
hai preso il libro da messa?". "Sicuro". "Perché grida  donna  Chiarina?". "L'avrà bastonata la matrigna". "Oh gioventù,
cercando di tranquillizzare la propria fisionomia,  donna  Gabriella scendeva a messa anche lei, seguita da Carminella
serrata in casa, piangente a terra la sua sorte crudele:  donna  Gabriella sapeva che gli studenti del terzo piano, che
orologi e anellini d'oro, la salutavano per ischerno:  donna  Gabriella, passando per la rampa del primo piano, aveva
passando per la rampa del primo piano, aveva sentito che  donna  Peppina Ranaudo mormorava: povera creatura, povera creatura
povera creatura, povera creatura ; aveva sentito, più giù,  donna  Elisabetta Manetta dire a suo marito: ma non ha un tutore?
tutore, cara Elisa, potrebbe intervenire...; aveva visto,  donna  Gabriella, il sorriso di scherno del cocchiere e del mozzo
il silente, quieto aere mattinale primaverile. Solo  donna  Orsolina, che ella incontrò sotto l'androne, cercante
invano di regolare il passo alla sua mandria di figli, solo  donna  Orsolina le diede un buongiorno umile, quasi piaggiatore. A
un buongiorno umile, quasi piaggiatore. A ogni suo parto  donna  Orsolina si era nuovamente indebitata con donna Gabriella:
suo parto donna Orsolina si era nuovamente indebitata con  donna  Gabriella: tutto il suo tesorino di oggettini d'oro, di
fine, di casseruole lucenti, era in deposito all'agenzia di  donna  Gabriella, e costei minacciava sempre di porre tutto in
e costei minacciava sempre di porre tutto in vendita:  donna  Orsolina, la povera, non poteva neppur pagare i rinnovi,
capo, impallidiva, salutava con un tremito nella voce. Ma  donna  Gabriella ben sapeva che, anche in fondo a quell'umiltà, vi
maggiore, nella bella e vecchia chiesa piena di devoti.  Donna  Orsolina in ginocchioni, buttata sopra una sedia, pregava
gloria , ricòrdati ". Seduti uno accanto all'altro,  donna  Olimpia e don Alfonso Ranaudo sorridevano fra loro.
pinzochera, che pregava rapidamente, macchinalmente; solo  donna  Gabriella ancora agitata, ancora calda d'ira, in collera
lei. "Perché?". "Non ho voluto andarci". "Di' la verità:  donna  Gabriella ti ha maltrattata?". "No, no". "Di' la verità,
"Le ho detto la centesima volta: o Giovannino, o la morte.  Donna  Gabriella non può udire questa parola e mi ha
che ci parli io?". "Non ne ricavi nulla". "Chissà!". "È una  donna  vile, non apprezza che il denaro". "Il denaro è una bella
in cui mi trovo, con la forza dell'amor tuo". "È una  donna  cattiva " mormorò lei turbata, "non ti crederà ". "Proverò
"Gli schiaffi sono serviti a niente" osservò ridacchiando  donna  Peppina, sull'ampio ballatoio che dava sul cortile.
dietro i figliuoli e sapendo di avere alle calcagna  donna  Gabriella. Levò il capo donn'Orsolina, vide gli innamorati,
o distratti di tutti che fingevano di non vedere. Anche  donna  Gabriella aveva visto, entrando. Ma il silenzio indulgente,
umile caffè. Questa roba agghiacciò tutti. "Scusi" mi disse  donna  Valentina "cosa l'è venuto in mente?" "Che vuole?" risposi.
ardeva, l'altra sera, nel salottino giallo di  donna  Valentina. Il calorifero ci soffiava fuoco nelle gambe. La
una fragranza così turca di sigarette di Salonicco; e poi  donna  Valentina era così africana, con quei capelli neri più
maturo ufficiale di artiglieria, innamorati tutti e tre di  donna  Valentina, erano in ebollizione. A lei poi venivano delle
disputò se la musica possa raccontare e descrivere, o no.  Donna  Valentina compativa nel suo languido modo indolente, con le
capo alle due pagine di musica: R. SCHUMANN (Dall'Op. 68 )  Donna  Valentina vide il sorriso e, perché ci conosciamo bene,
Il vecchio signore, il giovine biondo ed io, presentammo a  donna  Valentina le nostre opere complete. "Adesso si legge"
giovine diventò rosso e voleva riprendere il suo parto, ma  donna  Valentina non lo permise, riconobbe che la musica era una
tempio si fa menzione fin dal secolo XI come fondato da  donna  di famiglia cospicua. Nel secolo XVIII fu ridotto alla
cavalieri grandi di Spagna di prima classe come lei, stava  Donna  Anna di Medina Cœli. L'occhio grigio dal lampo d'acciaio,
con trasporto. Solo per questo ella aveva consentito che  Donna  Mercede de las Torres, sua nipote di Spagna, sostenesse una
di Spagna, sostenesse una parte nella rappresentazione.  Donna  Mercede, giovane, bruna, dai grandi occhi lionati, dai neri
nelle sale del palazzo Medina; si guardavano,  Donna  Mercede fremente di gelosia, l'occhio nero covante fuoco,
smorta, rodendo un freno che la sua libera anima aborriva;  Donna  Anna, pallida di odio, muta nella sua collera; si
impassibile e fredda Donn'Anna, agitata e febbrile  Donna  Mercede. Scambiavano rade ed altere parole. Ma se la
si gloriano del numero degli amanti - rispondeva vivamente  Donna  Mercede. - Voi siete l'amante di Gaetano Casapesenna, Donna
Donna Mercede. - Voi siete l'amante di Gaetano Casapesenna,  Donna  Mercede. - Voi lo foste, Donn'Anna. - Voi obliaste ogni
ritegno, ogni pudore, dandoci vostro amore a spettacolo,  Donna  Mercede. - Voi tradiste il duca di Medina Cœli, mio nobile
egli non vi ama, Donn'Anna. Vinceva la bollente spagnuola e  Donna  Anna si consumava dalla rabbia. Ma egualmente l'odio
della duchessa contro cui s'infrangeva ogni slancio di  Donna  Mercede, tormentava la spagnuola. Esse avevano nel cuore un
di amore e di odio. Donn'Anna celava il suo spasimo, ma  Donna  Mercede lo rivelava nelle convulsioni del suo spirito e del
spirito e del suo corpo. La duchessa agonizzava sorridendo;  Donna  Mercede agonizzava, piangendo e strappandosi i neri
dove era il convento. Invano Gaetano di Casapesenna cercò  Donna  Mercede in Italia, in Francia, in Ispagna ed in Ungheria,
ma la stessa compassione di quelle illustri ragazzone.  Donna  Adelasia e donna Gesumina, che avevano sempre biasimato il
compassione di quelle illustri ragazzone. Donna Adelasia e  donna  Gesumina, che avevano sempre biasimato il sistema rigido e
inglesi, via, il risultato non poteva essere piú desolante.  Donna  Cristina, piú di ogni cosa al mondo, temeva le grandi
e grande e terribile per tutti. Quando Giacinto seppe che  donna  Fulvia di Breno era interessata a fargli del bene, le
di suppliche e di tenerezze. L'antica amicizia, che legava  donna  Fulvia a mammà, aveva abituato il giovine conte a
giovanile, quando gli occhi del ragazzo cercano nella  donna  un'esperienza matura e non barcollante. "Dica a mammà" le
e non mi lascio piú vedere, come un esploratore qualunque".  Donna  Fulvia rispondeva, sempre in nome di mammà, che lo scoglio
che, dopo il Signore e la Madonna e i Santi, veneravano  donna  Adelasia e donna Gesumina quasi come il Papa, sentivano
Signore e la Madonna e i Santi, veneravano donna Adelasia e  donna  Gesumina quasi come il Papa, sentivano l'obbligo di
biscotti li comperavano prima di salutare Maria Santissima.  Donna  Gesumina, nella sua vecchia innocenza molto ben conservata,
sfuggono all'inesperienza d'una zitella; e per parte sua,  donna  Adelasia, mentre si sentiva lusingata da questa affezione
degli inviti straordinari, pure era tale la deferenza di  donna  Gesumina per donna Adelasia che, senza accorgersi, vedeva,
pure era tale la deferenza di donna Gesumina per  donna  Adelasia che, senza accorgersi, vedeva, pensava e parlava
dove passavano gran parte delle loro tranquille giornate.  Donna  Gesumina, per rompere la tetraggine del tempo, ripeteva sul
delle dame inglesi, la bellezza di quarant'anni fa; quando  donna  Adelasia che ricamava a un telaio presso la vetriata, sorse
po', Gesumina, chi arriva con questo tempo. La carrozza di  donna  Cristina entrava in quel momento nel cortile sotto una
sala, capirono che qualche cosa di grosso era nell'aria. -  Donna  Cristina, con questo tempo? non è mica successa una
con questo tempo? non è mica successa una disgrazia .  Donna  Adelasia invitò la parente a prendere posto nell'angolo a
destra, dove essa soleva ricevere il lunedí e il mercoledí.  Donna  Gesumina riceveva ogni giovedí nell'angolo a sinistra. Le
nel gran rispetto che le due dame avevano per la virtú di  donna  Cristina di San Zeno, nipote d'un vescovo, una delle piú
piangere cosí amaramente da far temere una crisi di nervi.  Donna  Adelasia afferrò subito la gravità della disgrazia e
davanti ai buoi? - chiese la maggiore delle due sorelle.  Donna  Gesumina, che nella sua semplicità di spirito non poteva
piú liberamente. - Se Giacinto fosse un servitore - riprese  donna  Adelasia, interpretando il lungo silenzio della contessa
- Sicuro, Madonna benedetta! - fece dal suo cantuccio  donna  Gesumina, che cominciava a capire qualche cosa. - Noi
vuoto del salone. - Ci sono doveri e doveri, non è vero,  donna  Cristina? - insinuò donna Adelasia. - Ho io mancato al
sono doveri e doveri, non è vero, donna Cristina? - insinuò  donna  Adelasia. - Ho io mancato al dovere di madre? - uscí a dire
combattuto tutta la vita. La nobiltà ha i suoi doveri, sí,  donna  Adelasia; ma nessun dovere si compie bene, se manca la
Il tono doloroso, non privo di dignità, col quale  donna  Cristina pronunciò queste parole, sgomentò non poco le due
- chiese la madre, stendendo la mano in segno di pace a  donna  Adelasia. I progetti messi innanzi e discussi furono molti.
dispetto e di fastidio. Sandro l'aveva tradita. C'era una  donna  nella vita di lui, una donna che doveva piacergli più di
l'aveva tradita. C'era una donna nella vita di lui, una  donna  che doveva piacergli più di lei poiché per quella l'aveva
della  donna  sull'avvenire di un popolo — Lo spirito femminile — L'uomo
di un popolo — Lo spirito femminile — L'uomo e la  donna  — Loro dif- ferenza — L'educazione femminile — La missione
dif- ferenza — L'educazione femminile — La missione della  donna  — La cultura della donna — La donna e la poesia della casa
femminile — La missione della donna — La cultura della  donna  — La donna e la poesia della casa — I diritti dei genitori
— La missione della donna — La cultura della donna — La  donna  e la poesia della casa — I diritti dei genitori per
e il buon senso, portarono a concludere, che la  donna  istruita e saggiamente educata, ha una grande,
togliendogli la facoltà di illuminare. In questo secolo la  donna  fu definita: « una creatura uguale all'uomo per quanto a
di quella dell' uomo. Nel cuore e nello spirito della  donna  istruita e seriamente educata, hanno in gran parte culla e
il ricordo del tempo in cui, filosofi e poeti chiamavano la  donna  ora angelo e ora demone; in cui la società tutta quanta,
offesa e insulto d'ogni momento, adesso è successo per la  donna  un sentimento di stima, di rispetto, di affetto vero e
cui, in concilio, si lanciava seriamente la domanda, se la  donna  avesse un'anima. Per chi sente e pensa, adesso, la donna é
la donna avesse un'anima. Per chi sente e pensa, adesso, la  donna  é un essere uguale a l'uomo per quanto da lui differente.
corrispondenti diritti e doveri. L'uomo d'oggi vuole nella  donna  la compagna; cioè una creatura, che come lui possieda i
nell'uomo guidata da calcolo e interesse personale e nella  donna  dal sentimento e dalla passione ? L'uomo giudica per
e dalla passione ? L'uomo giudica per riflessione, la  donna  per istinto. L' uomo vede il vero; la donna lo sente.
riflessione, la donna per istinto. L' uomo vede il vero; la  donna  lo sente. L'uomo è assennato per logica, la donna per
vero; la donna lo sente. L'uomo è assennato per logica, la  donna  per ispirazione. Ciò che per l'uomo è giustizia, per la
per ispirazione. Ciò che per l'uomo è giustizia, per la  donna  è quasi sempre carità ; la filo- sofia della donna è
per la donna è quasi sempre carità ; la filo- sofia della  donna  è filosofia del sentimento, il cuore della donna aspira
della donna è filosofia del sentimento, il cuore della  donna  aspira alle affezioni esclusive, di modo che in essa
della patria e dell'umanità: l'uomo ha il potere, la  donna  ha i diritti. E tutto ciò è giusto perchè è nell'ordine
Questo ora l'uomo sente e ca- pisce e vuole nella  donna  non la schiava, non l'idolo, non la serva, ma la compagna.
de- lusione. L'uomo di adesso sa valutare i pregi della  donna  e trova in essa valido aiuto, consigli, incoraggiamenti,
aiuto, consigli, incoraggiamenti, riposo. E vuole nella  donna  sua la reggitrice, la regina della famiglia. Ma una
andati. Poi che l'ideale della famiglia come quello della  donna  è oggi assai diverso dall'ideale che se ne facevano i
a tutto quanto non fosse l'azienda domestica. Ma la  donna  moderna non può nè deve essere una semplice Cenerentola,
chi sostiene, che lo studio ed il sapere possano deviare la  donna  dalle occupazioni, dai piaceri della famiglia. La donna
la donna dalle occupazioni, dai piaceri della famiglia. La  donna  dell'Inghilterra, dove, circa cinquant'anni fa, si produsse
molto saggiamente educata e buona massaia ad un tempo. La  donna  americana, nei grandiosi collegi di New- York, del
Nei collegi universitarii di Oxford e di Cambridge, la  donna  si abilita nelle arti e nelle scienze, e non per questo si
possano urtare contro l'onestà e il buon costume. Così la  donna  è quivi come in America, tenuta in alta stima; ed è spesso
consentanea a la sua natura. Chi negherebbe che più la  donna  coltiva il suo spirito, più diminuisce la sua ignoranza, e
suo scopo e nei suoi doveri e più si fa virtuosa? ... La  donna  saggiamente istruita e educata, sente in tutta la sua
piccole umili cose, poesia ascosa e gentile, di cui la  donna  è la vera ispiratrice; è la poesia della casa e della
ragioni per far valere e appoggiare la sua domanda ? La  donna  ha o non ha -- si disse nel secolo XIX -- il diritto di
giustizia e sopratutto la stima dell'uomo per la donna. La  donna  amata di amore dignitoso e elevato, stimata nel suo giusto
fino a vedere e sentire con gli occhi e con il cuore della  donna  amata e stimata, finisce per lasciarsi a sua volta
per la riforma femminile, non pensò certo di strappare la  donna  al suo centro naturale, che è quello degli affetti ; ma
soddisfazione generosa, acchetano e addolciscono. E più la  donna  è istruita, più sa e più ha l'animo temprato al coraggio,
Avvenne ciò che avviene sovente nelle presentazioni.  Donna  Clara pronunziò il nome di lui con tono così fievole, ch'io
non saprei per qual ragione, mi dispiaceva profondamente.  Donna  Clara, durante la nostra conversazione, si sarebbe detta
dentro di me del caso singolare; e la nervosità insolita di  donna  Clara mi distraeva sovente. Le lanciavo delle occhiate per
del Don Giovanni Giovanni- Andiamo via, - osservò  donna  Clara. - Volete scherzare. - Niente affatto. E avendo io
di mineralogia, perché il Commendatore era di pietra.  Donna  Clara sorrise, ma l'incognito che avevo di fronte non ebbe
per sempre, ed il cuore mi si allargò. Gli occhi grigi di  donna  Clara, di sotto le lunghe ciglia sfavillarono, gettandomi
guastandomi intera la serata, impedendomi di parlare a  donna  Clara con la intimità che ella mi aveva concessa,
mano. Fortunatamente io commisi un'altra storditaggine.  Donna  Clara, che sentiva una inimicizia spontanea e reciproca
or sono... - mormorò il gentiluomo incognito rivolgendosi a  donna  Clara. - Sicuro - disse quella misteriosamente, non
a spiegare l'enigma di quel disagio che aveva afferrato  donna  Clara e il mio interlocutore. Alzando gli occhi, vidi che
- L'assassinio di una baronessa..... - Scusate - disse  donna  Clara rapidamente. - Volete favorirmi l'albo che è sulla
strada. Quando rientrai alfine nella sala grande, vidi  donna  Clara che passeggiava innanzi e indietro, come sanno
di minerali era scomparso. - Che avete fatto? - esclamò  donna  Clara. - Ho cercato e non ho trovato nulla - risposi con
testa lunga dal naso rostrato. - Ma prima di tutto,  donna  Clara - osservai, puntando io pure il dito contro la
fatto andar via; non vi basta? Volete seguitar con me? -  Donna  Clara...... - Fate finta di non sapere chi fosse! Non ve
Non ve l'ho presentato? A che servono le presentazioni? -  Donna  Clara, è quello che andavo chiedendomi: a che servono le
bisogna raccontarla, amica mia. Vedevo che a poco a poco  donna  Clara si lasciava vincere dalla sua naturale festosità; e
posto di poco prima, innanzi alla poltrona del dilettante.  Donna  Clara mi raggiunse e sedette sul largo divano, al mio
elettriche; ma quasi avesse sentito il mio sguardo,  donna  Clara si ricompose prestamente e mi fissò con gli occhi
del mordace liquore; ma senza curarmene, guardai fisso  donna  Clara; poi, alzandomi, cominciai a passeggiare per la
con quella testa equina....! - Amico mio - interruppe  donna  Clara - calmatevi.... Ho suonato perché vengano a ripulire
Andai a sedermi innanzi al pianoforte, volgendo le spalle a  donna  Clara e vi rimasi finche non udii richiudersi la porta
sentii sulle spalle premere dolcemente le piccole mani di  donna  Clara. - Ve l'avevo detto, che un giorno avrei dovuto
- Oh Clara! - esclamai, rivolgendomi e avvinghiando la  donna  con le braccia attorno al busto. - Clara, dammi ancora la
continuai, seduto sullo sgabello del pianoforte, mentre la  donna  stava a qualche passo da me, in piedi, addossata all'uscio
che barba, che naso! - Non cercavo un Apollo - interruppe  donna  Clara seccata. - Ah lo si vede, non dubitate; si vede
visto oggi per la prima volta!... Che cosa siete diventato?  Donna  Clara inoltrò, lanciandomi uno sguardo severo. Io le presi
la baciai e la abbandonai, senza tentar più d'attirar la  donna  a me. - Avete ragione - dissi poi, sono in un periodo
della forma ci ha attratti. Non è vero? Non è così? La  donna  tacque. - Non crediate che questo preambolo ci conduca a
il barone.... Devo andarmene? - aggiunsi, vedendo che la  donna  rimaneva in piedi. - Se credete. E' tardi. E domani
Giovanni Affaitati si trovava in casa, nel salone insieme a  donna  Gabriella, per cercare di vincere la crudeltà ostinata
e un giorno, senza dirglielo, scrisse una lettera a  donna  Gabriella, chiedendole un colloquio. Strano a dirsi; la
"Il tuo innamorato mi ha scritto" disse a un tratto  donna  Gabriella. "Ah!" fece l'altra, cercando di reprimere un
odore acuto di conserva di pomodoro veniva dai balconi di  donna  Peppina Ranaudo; la indolente grassona usciva ogni tanto
non le pareva che da quel colloquio di Giovannino con  donna  Gabriella dovesse uscir nulla di buono. Era in attesa
i suoi nervi, da venti ore: ella non aveva avuto da quella  donna  un solo beneficio, mai: ella le doveva tutte le sue
guardò nello specchio senza vedersi e si avviò al salone.  Donna  Gabriella, vestita di una vestaglia bianca, carica di
anche di più il colorito rosso mattone delle grosse guance.  Donna  Gabriella portava agli orecchi due magnifici solitari e
quella viva tinta della grossa faccia. Gli occhi di  donna  Gabriella erano luccicanti. Seduto sopra una poltroncina
il cuore sotto la gola. "Vieni qua, Chiarina mia" disse  donna  Gabriella con insolita dolcezza. Di nuovo, senza una
matrigna. "Ti ho voluto far contenta" pronunziò lentamente  donna  Gabriella, "Poiché pare che ci stia la volontà di Dio, e
una santa decisione" disse quella benevola grassona di  donna  Peppina Ranaudo, mentre contrattava, sul pianerottolo, un
serva pinzochera. "È una combinazione" mormorò bonariamente  donna  Orsolina, che aveva bisogno di stare bene con tutti, "ogni
si sarebbero mangiati questi confetti. Don Vincenzo e  donna  Elia Manetta, un giorno, sotto l'arco del portone, mentre
come per combinazione, si univa alle due donne senza che  donna  Gabriella facesse alcuna osservazione e le accompagnava
al palco. In verità, a tutti i colloqui dei due innamorati,  donna  Gabriella era sempre presente, non si allontanava un
dare una forma al tremito nervoso che le agitava le mani:  donna  Gabriella, ora in vestaglia rosa, ora in vestaglia azzurra,
la sera insieme: ma Chiarina era sempre un po' nervosa e  donna  Gabriella sbadigliava, dimenticandosi di agitare il suo
a se stessa, la fanciulla. "Eccolo" diceva, a voce alta,  donna  Gabriella. Era Giovannino che passava a quell'ora, per
la fanciulla, quietamente. "A spender denari" borbottava  donna  Gabriella. Chiarina la guardava in faccia, ma senza dirle
ostinato, pronto all'emozione, ma non facile a dimenticare.  Donna  Gabriella, annoiata, picchiava col suo ventaglio sul
in cucina. "Diciamoci questo santo rosario" mormorava  donna  Gabriella, senza muoversi dalla sua poltrona, dove stava
e il viso sulle mani: poi cominciava a dire il Mistero.  Donna  Gabriella ascoltava, attentamente, movendo un po' le labbra
Maria" continuavano a dire, finendo l'Ave, le due donne,  donna  Gabriella a voce alta. Chiarina sottovoce. Quando
appoggiandosi alla sedia come la serva Carminella. Solo  donna  Gabriella restava seduta. potendo difficilmente
di Chiarina, curvata a pregare, si vedevano trasalire.  Donna  Gabriella si fermava dal dire le litanie, distratta. E la
la matrigna, tale una cortesia di modi, che questa feroce  donna  grassa, bitorzoluta e coperta d'oro, pareva incantata. Ora,
cucina, roba impegnata e mai spegnata: come i vestiti di  donna  Gabriella: come le gemme e l'oro che portava addosso donna
donna Gabriella: come le gemme e l'oro che portava addosso  donna  Gabriella. Lacrime e sangue di povera gente, come tutte le
nostra" disse Giovannino con la sua voce da seduttore.  Donna  Gabriella si faceva vento, estasiata. Poi, chiamata, lasciò
il palazzo, il giorno seguente, parlava della generosità di  donna  Gabriella, che faceva fare a Chiarina un corredo degno
di lagrime, una fantastica sottana di sangue... e che  donna  Gabriella e Giovannino di ciò ridessero assai, assai. Ci
toelette di mogano col marmo grigio" suggeriva maternamente  donna  Gabriella. "Anche la toelette , naturalmente, e una bella
quello che vuoi, sta' tranquilla ". Si lasciarono turbati.  Donna  Gabriella stava in piedi, nella stanza da pranzo, come se
E intanto, dovunque andava, sentiva dir bene della bontà di  donna  Gabriella, una santa donna, che dopo aver dato alla
che discorreva di quelle tetre cose. "L'ufficio" diceva  donna  Gabriella, quando voleva nominare l'agenzia. "L'ufficio"
di Chiarina, ogni volta che cominciavano questo discorso.  Donna  Gabriella si lagnava amaramente che quelle streghe di
queste brutte scellerate che lavoro fanno?" soggiungeva  donna  Gabriella quasi arrabbiandosi, "aspettano il povero
Una sera, per spiegare meglio a Giovannino certe cose,  donna  Gabriella andò a prendere di là, i registri dell'agenzia. I
domata. Tutta la sera, piegati sui grossi libri sudici,  donna  Gabriella e Giovannino stettero a studiare il crudele
a conti fatti, l'oggetto resta a noi" finì trionfalmente  donna  Gabriella, richiudendo il suo grosso e sudicio libro. "È
supplichevoli occhiate della sua fidanzata, egli chiese a  donna  Gabriella di prestargli quei libri, solo pel giorno
subito tutto, si faceva esperto, dava dei consigli pratici;  donna  Gabriella lo guardava con l'occhio intenerito. E,
verso le dieci si recò all'agenzia, dove troneggiava  donna  Gabriella, e vi restò sino alle dodici. Finì per andarvi
e rapace accumulatore di soldi, di mezze lire, di lire, che  donna  Gabriella era in uno stato di beatitudine. Ora, per andare
non ricompariva. "Carminella, che fa Chiarina?" chiese  donna  Gabriella alla serva che aveva chiamata. "Sta dicendo le
Chiarina "Andate andate, Giovannino, contentatela" fece  donna  Gabriella con la sua aria di protezione materna. "Per
terrazzo del primo piano, la serva della bella grassona,  donna  Peppina Ranaudo, tirava su faticosamente un secchio
tutte le finestre, tutti i pianerottoli s'illuminarono:  donna  Gabriella urlava dalla terrazzetta urlava: "S'è buttata nel
a tirare. Pesava. Egli portava il corpo. A un certo punto,  donna  Peppina Ranaudo che singhiozzava gridò: "Morta o viva?".
due sorelle,  donna  Caterina e donna Concetta, erano sedute dirimpetto, da un
due sorelle, donna Caterina e  donna  Concetta, erano sedute dirimpetto, da un lato e dall'altro
due grossi sedani. Con un'occhiata, la servetta interrogò  donna  Caterina, sulla sorte dei maccheroni che restavano in fondo
mortificate. - Non sei andata al lavoro, oggi? - domandò  donna  Caterina a Nannina. - Ci sono andata. - rispose subito,
così siamo venute… - Da chi lo voleva, il favore? - disse  donna  Concetta, levando il capo dalla coltre. - Da voi, proprio,
perduta la lingua? Di che si tratta? - chiese, ridendo,  donna  Concetta. - Ecco, donna Concettina, ora ve lo dico io -
che si tratta? - chiese, ridendo, donna Concetta. - Ecco,  donna  Concettina, ora ve lo dico io - riprese la biondina
dovrebbe trovare qualcuno che garantisse lei… - borbottò  donna  Concetta. - Ma a che ti serve questo vestito? Quello che
per l'amica. - Anch'io ci ho avuto l'innamorato, - replicò  donna  Concetta - e non se ne vergognava, quando io era mal
allarmata. - Al più, al più, - disse levando il capo,  donna  Concetta - io posso darti a credito della lanetta per farti
colore deve essere, questa lanetta? -chiese maternamente  donna  Concetta. - O blù marino, o verde bottiglia… blù marino mi
- E non si scolorisce tanto facilmente, - finì di dire  donna  Concetta. - Quanti metri te ne servono? La ragazza contava
- Cinque canne? Gesù! Già, te lo vorrai fare alla moda? -  Donna  Concettì, compatite… - rispose sorridendo Antonietta. - Va
s'avventurò a dire la sartina. - Senti, figlia mia, - disse  donna  Concetta, - io vengo domani, che è sabato, dalla sarta a
- Però sei sempre a tempo di non farne niente, - conchiuse  donna  Concetta, gelidamente, riabbassando il capo, per trapuntare
diciotto? - Ci vediamo domani, - disse licenziandola,  donna  Concetta. - E portate la roba? Portate i danari? - A questo
non trovando più forza né di parlare, né di sorridere. Una  donna  che saliva, in fretta, le urtò, borbottò uno scusate
alla fine, eh? Dà qua. - Voi avete voglia di scherzare,  donna  Concetta mia, - disse la misera, abbozzando un pallido
ma che! - E tu perché ti fai mangiare i denari? - domandò  donna  Concetta, cedendo al suo bisogno di far predica di saggezza
- Sei una bestia, ecco quello che sei. - Ma come,  donna  Concè? - gridò desolatamente Carmela; non ho da dare un
gli ho da negare i cinque o sei soldi! Con che core,  donna  Concetta mia? - È Raffaele che ti spolpa, è Raffaele! -
faceste questa carità, voi! - Tu sei pazza, figlia mia. -  Donna  Concetta, donna Concetta, che vi fanno a voi, dieci lire? E
carità, voi! - Tu sei pazza, figlia mia. - Donna Concetta,  donna  Concetta, che vi fanno a voi, dieci lire? E io ve le
un centesimo a nessuno. Non mi fate buttare sulla strada,  donna  Concetta, fatelo per chi vi è andato in paradiso! - No, no,
avrò restituito le dieci lire. - Io non impegno, - rispose  donna  Concetta, dopo aver sogguardato gli orecchini. - Ma non è
tre o quattro lire. Fatelo solo per questa volta,  donna  Concetta, la Madonna vi guarda dal cielo! E convulsamente
li guardava ancora, intensamente, licenziandosi da loro.  Donna  Concetta li prese con una smorfia di disgusto: con sua
le dicesse di sì, col battere delle palpebre. Muta rigida,  donna  Concetta si levò, portando via gli orecchinelli, entrando
e chiudere dei cassetti, con intervalli di silenzio. Poi,  donna  Concetta ricomparve. Portava nella mano due rotoletti di
quello che fate a me. - Va bene, va bene. - conchiuse  donna  Concetta, rimettendosi al lavoro. - Ma ti avverto che io
- disse Caterina, che aveva l'occhio acuto. - Già, - disse  donna  Concetta. - Ma Carmela pagherà, è una buona figliuola. Di
il tagliatore di guanti… - Bel galantuomo! - esclamò  donna  Concetta, mettendo una striscetta di carta nel suo anello
bellissimo regalo. - Non v'incomodate, - disse ironicamente  donna  Concetta. - Se non li prestate a me, questi soldi, a chi li
garantisce per voi, io vi do i denari, - disse subito  donna  Concetta. - E allora me li darebbe lui, - obbiettò lo
mie. - Bè, ci vediamo domani. Sapete l'interesse? - disse  donna  Concetta. - Quello che voi volete, - replicò galantemente
al caffettiere. Eppoi è gobbo: porta fortuna, - soggiunse  donna  Concetta. - Se ci portasse fortuna, dovrebbe finire per noi
e il vivace candore del mattino. Ad incontrarlo mosse una  donna  vestita di tunica bianca, le chiome raccolte in una
vermiglio delle labbra, l'ebano delle chiome, rivelavano la  donna  sotto la effige dell'angelo. - Che cercate, o fratello,
cercate, o fratello, nella casa di benedizione? - chiese la  donna  all'Albani con soavissimo accento. - Io cerco - rispose il
di fratello consolatore. - Il ministro è assente - disse la  donna  - ma egli sarà di ritorno fra poco. Noi dobbiamo uscire
... - Fidelia! ... Il nome che voi profferite - disse la  donna  - mi dà a conoscere il vostro ... Voi siete l'Albani ... il
le tue colpe, prevenendoti col mio perdono. La  donna  che si consacra ad un uomo per tutta la vita, non solo deve
il di lui passato, ma anche il di lui avvenire. In ciò la  donna  è più sublime di Dio! Così parlando, Fidelia chinò le
voluttà dell'amore, quand'egli non sia ben certo che questa  donna  non abbia mai appartenuto ad alcuno ... - E potrei io
una volta una povera  donna  rimasta vedova con un figliolino al petto. Era di cattiva
come se avesse capito, e non strillò più. Allora la povera  donna  si persuase che quel figliolino doveva avere una gran
la sua discendenza fosse sparito. Gli occhi della povera  donna  parevano un fiume. Andava attorno tutta la giornata,
Le cento lire, le mille lire erano subito lì. La buona  donna  non si teneva questa fortuna per sé sola; faceva spesso la
di terra cotta e lo ridusse in mille pezzi. Alla povera  donna  parve di vedersi squarciare sotto gli occhi il figliolino
e un giorno le spie gli condussero dinanzi ammanettata la  donna  del bambino rubato: Era lei che aveva detto: "Soldino mio,
suo soldo bucato. Il Re non ne sapeva nulla; ma la povera  donna  rispose subito: - Eccolo qui. Sentita la storia di quel
a salutar la padrona di casa. "Che orrore, eh?" disse  donna  Giulia. Presentò Silla e riprese: "Che orrore, cara te!"
le fantasie sensuali, a mostrar loro negli occhi d'una  donna  certi languori, certi ardori che forse non ci sono. Tre o
neh, Laura?" le disse la padrona di casa. "Cara..." rispose  donna  Laura che badava ad altro. "Giboyer, neh?" "Oh giusto!"
"Ah, sicuro, perché ci stai sopra." "Ora capisco!" esclamò  donna  Laura. "Altro che orrore. Me l'ha detto mio marito. Vi
che stava preparando il thè, corse rossa rossa incontro a  donna  Milla Mirelli, una bella piccina, rotonda, pallida, con gli
sera." Tutti si erano ricomposti, facevano ressa intorno a  donna  Mina per salutarla, con un fervore insolito. Giulia tornò
dirgli in segreto che lo approvava, che la Desclée era la  donna  da lei più invidiata sulla terra, che quella gente lì non
di thè vuota. "Guarda l'Antonietta" disse una signora a  donna  Mina. "Adesso comincia a parlar d'amicizia. Non credi?" "Ma
a parlar d'amicizia. Non credi?" "Ma lui, chi è?" rispose  donna  Mina, distratta. "Un certo Silla, nipote di filandieri,
gli si strinsero attorno insistendo con la voce e il gesto.  Donna  Giulia gli mandò senza muoversi una delle sue vocine
stupendamente. "Oh, troppo poco" disse l'agente segreto di  donna  Giulia. "Ci vuole un gran pezzo di concerto." A quel tempo
la sua fantasia sulla Sonnambula. "Ecco il temporale" disse  donna  Giulia a Silla, mentre il maestro tuonava sulla tastiera
"si chiama...?" "Oh come corre, come corre!" rispose  donna  Giulia con una risatina sottovoce. "Questa signorina non si
gli stese la mano sorridendo e trattenne quella di Silla.  Donna  Giulia aveva una bella riputazione di civetta. Si diceva
questa musica?" gli sussurrò a fianco la vocina morbida di  donna  Antonietta. Egli si voltò bruscamente, come sorpreso;
rifarla io la Sua educazione musicale." "Antonietta!" disse  donna  Giulia. "Mi accompagni un po' di Schumann?" "Certo cara.
un po' di Schumann?" "Certo cara. Lei stia attento" disse  donna  Antonietta a Silla, sottovoce; e andò al piano, levandosi i
e finisce piano piano il suo quarto di g iro." Intanto  donna  Giulia cantava con poca voce ma con molta arte
Mirelli ch'era pallidissima e aveva le lagrime agli occhi.  Donna  Giulia cantava: Ho pianto in sogno, ho pianto: Ero tradito
di sognarne un altro, amaro anche questo. L'amica di  donna  Giulia era Marina. Marina avea tanto pensato a lui! Ah,
parola di lode per il poetucolo, rosso rosso. Egli ebbe da  donna  Giulia uno special sorriso a cui parve tenesse molto.
special sorriso a cui parve tenesse molto. "Dunque?" chiese  donna  Antonietta a Silla, riassettando i guanti alle sue dita
Silla fu degli ultimi che vennero a stringer la mano a  donna  Giulia. Ella gliela rifiutò. "Aspetti lì" disse. "La
Egli discese le scale dietro la Mirelli, ch'era con  donna  Laura. Pareva che avessero lasciato in sala il loro viso
 Donna  Cristina giunse alla villa di donna Fulvia di Breno verso
Cristina giunse alla villa di  donna  Fulvia di Breno verso le tre, come aveva scritto.
di Breno verso le tre, come aveva scritto. Quantunque  donna  Fulvia fosse di alcuni anni piú giovane, la loro amicizia,
avevano forse potuto modificare ma non cambiare. Quanto  donna  Cristina era inclinata ai pensieri alti e alla compostezza
parte un po' per simpatia, un po' per forza di contrasto,  donna  Cristina si lasciava volentieri trascinare a cercare nella
necessario o piacevole. La missione spirituale di  donna  Cristina sull'anima ribelle dell'amica non era ancora
sull'anima ribelle dell'amica non era ancora finita, quando  donna  Fulvia (fu verso la metà di settembre) ricevette una
continuò per due o tre giorni a molinare nel suo capo  donna  Fulvia, che aveva sempre avuto bisogno che pregassero gli
- Tu hai una faccia malata, mia cara! Forse don Lorenzo .  Donna  Cristina si affrettò a rispondere di no con un forte
Dopo aver inghiottiti amaramente i suoi singhiozzi,  donna  Cristina riprese a dire: - Sai che ho in casa una povera
in singhiozzi rauchi e poderosi. - Povera me! - balbettò  donna  Fulvia, che dal suo posto di spettatrice poté abbracciare
quanti. Non era proprio il momento, - cosí andava ripetendo  donna  Fulvia, come se parlasse a sé stessa, mentre il pianto
ti pare? - Già, il tuo Giacinto non può mica sposarla.  Donna  Cristina, abbassando la testa, acconsentí con un sospiro. -
un operaio? A queste domande cosí incalzanti e taglienti,  donna  Cristina Magnenzio non seppe rispondere che con uno sguardo
che il diavolo la batte con una catena . - Taci! - pregò  donna  Fulvia, impallidendo, con voce spaventata, rabbrividendo
e sorpresa in fondo all'animo di dover fare verso una tal  donna  la parte di madre consolatrice. - Tu hai troppi meriti,
che le permetteva di passar l'inverno a Roma, non era  donna  da dormire in pace su questo peccato di Giacinto come aveva
hanno su noi dei diritti più urgenti. Così parlando, la  donna  guardava il nano fissamente, colla espressione
vedendo che quegli non accennava ad arrendersi, la trepida  donna  rivolse la parola all'uomo che le dava di braccio,
di un assorbente eminentemente simpatico, e in questa  donna  soltanto ho potuto scorgere le facoltà che al mio caso si
- E viene spesso in cerca di voi? - Mi ama! - sospirò la  donna  con un gesto di orrore. - Se sapeste quale tremenda cosa
scossi da un elettrismo simpatico. - Primate! - esclamò la  donna  rianimandosi improvvisamente - gli è che quella effigie ...
effigie e quelle sembianze mi hanno ricordato ciò che una  donna  della mia condizione ha l'obbligo di obliare, che anch'io
a predispor ben feci: a quest'ora Consalvo già appresta;  donna  Bella finge di coricarsi e rimanda l’ancella... Grazie!
suon della mandola, in faccia al dì nascente, alla più vaga  donna  ti inchinerai del mondo! Solo il vederne gli occhi ti
il cuore in disordine, a vedere l'immagine di quella  donna  dappertutto, come un luminello bianco dopo che si è
vedova di Milano, figure scialbe di camposanto. Quella  donna  l'aveva commosso, gli aveva rotto il cuore con quel suo
delle Cascine, prendere sul serio un Paolino qualunque, una  donna  come lei, abituata alla vita di Milano, una donna molto
una donna come lei, abituata alla vita di Milano, una  donna  molto elegante, una donna ancor giovane e fresca, una
abituata alla vita di Milano, una donna molto elegante, una  donna  ancor giovane e fresca, una donna, insomma, che poteva ben
Paolino mettesse fuori il nome di Beatrice. Per la buona  donna  questo matrimonio sarebbe stato naturalmente una disgrazia.
pascolavano nell'insalata nuova. Capiva benissimo che una  donna  saggia e prudente non poteva consigliare a un buon
lavoro della  donna  fuori casa — La madre operaia — La necessità del lavoro
operaia — La necessità del lavoro femminile — L'ideale — La  donna  negli stabilimenti industriali — Il progresso dei
intimità in molte famiglie, è, mi pare, la necessità della  donna  di lavorare fuori di casa. Il lavoro della donna negli
della donna di lavorare fuori di casa. Il lavoro della  donna  negli stabilimenti industriali, nelle case di commercio,
possibile l'indipendenza e spesso il mantenersi oneste. La  donna  che lavora fuori delle mura domestiche, che può entrare
al di là del con-tatto della vita materiale. Per costoro la  donna  amante, vergine, angelo, giovine, bella, un essere che a
e i più rozzi dei nostri montanari, possono condannare la  donna  al duro lavoro. C'è chi pensa, che il titolo di sposa vuol
piedestallo ed esporla agli sguardi di tutti. Imporre a la  donna  le fatiche della vita, obbligare la sposa a la dura lotta
qualità squisita e armamento. Ma chi ancora idealizza la  donna  in questa maniera, dimentica una cosa: che la donna deve
la donna in questa maniera, dimentica una cosa: che la  donna  deve vivere , provvedere a se stessa e spesso anche a la
di essere d'aggravio a la famiglia. Sicuro; la  donna  dovrebbe essere l'angelo della casa e non occuparsi che di
taluni può parere bello, avrebbe per fine di ripiombare la  donna  nell'antico stato dal quale si è elevata con tanto stento e
dalla pietà e da generoso desiderio, la condizione della  donna  operaia , esposta a lavoro spesso dannoso a la salute ,
per certo, vi si ricorse in principio per emancipare la  donna  patrizia dalla dura schiavitù coniugale. Ma il rimedio di
non sono sempre considerati nel matrimonio. Spesso la  donna  si sposa per avere una posizione, per acquistare
tutta poetica, anzi fantastica e tale che ritorna la  donna  allo stato di schiava volontaria. Ecco quanto dice
Ecco quanto dice l'illustre professore « L'uomo vuole nella  donna  un essere che non solo lo ami, ma che anche lo comprenda.
matrimonio fra gli operai ? In generale l'operaio sposa una  donna  perchè l'ama. Ma nè pure nell'operaio è raro il caso del
matrimoniale; egli pensa al vantaggio del lavoro della sua  donna  e vede nei figli appena grandicelli strumenti di un lavoro
non tornando a casa che il sabato sera. Il lavoro della  donna  e dei fanciulli accresce sempre più, sopra tutto nelle
le idee una realtà, anzi la sola realtà. Le idee uomo e  donna  non le abbiamo foggiate noi, ma Dio o la natura, o non
volontà permisero di cavarsi il capriccio di crearsi una  donna  ... - Oh! Oh! - urlarono tutti. - La vostra incredulità non
punto di raggiungere la felicità suprema; potrò crearmi una  donna  a modo mio". "Sarà una bella cosa! Ed hai cominciato?"
incubarlo, trarne insomma la creatura nuova, la  donna  pe rfetta che egli intendeva creare per sé. "Vedrai!" Gli
dell'ambiente; e lui, meridionale, voleva crearsi una  donna  meridionale, forse in omaggio al proverbio: moglie e buoi
uscendo di là. - Ho voluto incarnare il piú alto ideale di  donna  che mente umana possa concepire. E sarà mia e m'amerà, come
io non potessi piú distinguere lei da qualunque altra  donna  che avesse raggiunto l'età di vent'anni. Che incanto però!
da quel che sono. Egli aveva potuto creare, infatti, una  donna  ideale perfetta, ma in questa creatura si era incarnata
questa creatura si era incarnata l'idea superlativa della  donna  coi pregi e coi difetti che ne costituiscono l'essenza.
l'aveva chiamata cosí - tutto era riuscito estremo; e mai  donna  ordinaria aveva accumulato in sé tanto orgoglio, tanta
Bussarono all'uscio, e s'udì miss Lucy. - Sono tornato  donna  Clara, Avete ordini? ordini?- Sì - rispose Clara,
- - Sei pazza! - susurrai. - Va bene, va bene  donna  Clara, - rispondeva già miss Lucy: e aggiunse con voce
di legge ... - Non è il caso ... non è il caso - interruppe  donna  Transita; - il nostro stabilimento, nol dico per
... e le buone grazie dello czarre pel nostro incomodo».  Donna  Transita, alla vista di una pernice truffata apparsa sulla
andato a rischio di cadere nei lacci di una donna... una  donna  che non vale un tuo capello... ma per puro capriccio, vedi,
mia testa fu per te. Io sento di essere tuo e che nessuna  donna  potrà prendere il tuo posto qui nel mio cuore. - Allora
Enrico. In questo s'intese la voce vibrata e severa di  donna  Eugenia che chiamava: Elisa. E la madre comparve sulla
poi si giuocava a mercante in fiera fin verso le undici.  Donna  Elena aveva già dato ordine al servitore di far preparare
si sentì una vampa alla testa: avrebbe voluto fuggire. La  donna  lo chiamò con voce soave come un liuto lontano. Era
con un piano vigoroso e largo; le narici gonfie, da cui la  donna  sbuffava alle volte al pari d'una cavalla araba; le labbra
gli prese la mano, e la strinse, e il prete s'avvicinò. La  donna  continuava sommessamente: - Don Giuseppe, guidatemi.
minaccioso e fierissimo. Il prete scattò e, prima che la  donna  potesse pronunziare una sillaba, era uscito dalla stanza.
eterna, mi sembri un chiosco la casa materna. Voglio una  donna  cui tutte somiglino le cento donne a vent'anni sognate;
somiglino le cento donne a vent'anni sognate; voglio una  donna  di tempre infocate, che sia la santa, che sia la
e dall'ira, aveva dato un colpo di coltello alla misera  donna  e l'aveva stesa morta. Fu arrestato, confessò e gli toccò
per ricostruire la figura del barone. Lasciata appena  donna  Clara, presi per via Tornabuoni, mi fermai a lungo sul
dalla casa, ristette esitante. Sulla porta aveva veduto una  donna  secca, con un viso arcigno, una di quelle facce d'arpia che
morto senza un qualche ristoro, vinse il timore che la  donna  gl'incuteva e si fece avanti umilmente, dicendo: - Buona
darmi un po' di vino e un po' di pane per ristorarlo? La  donna  lo guardò sinistramente, e con una vociaccia aspra,
caricatosi in ispalla gli arnesi, si avviò alla casetta. La  donna  lo aspettava sull'uscio. - Credevo che tu avessi fatto come
l'appetito. Dopo che ebbe mangiato a sazietà, la  donna  gli disse: - Vedi quel ciuffo di castagni giù in quella
la sera riportò a casa un bel fascio di rami potati, che la  donna  gli fece riporre in cantina, e, dopo aver mangiato la
gli era stato preparato. La mattina dipoi, per tempo, la  donna  lo destò per mandarlo al lavoro, e gli disse di segare il
sgabelli, di modo che, in capo a un mese, la casa della  donna  era tutta rifornita di attrezzi nuovi. Il ragazzo, spirato
spirato quel tempo, credé di avere abbastanza rimunerato la  donna  per il piccolo servigio resogli, e le disse: - Sapete, ho
e lavorava per dieci, ma non vedeva mai un picciolo. La  donna  ogni tanto gli faceva un vestito grossolano, un paio di
te ne faresti dei quattrini ora? Sul finir dell'inverno la  donna  ammalò gravemente e Fazio l'assisté con amore di figlio.
mai. - Sei più che un figlio per me, - disse la  donna  una notte che era proprio in fin di vita, - e voglio
nel camposanto della Verna. Fazio s'era affezionato alla  donna  e piangeva sentendola parlare così. Però non voleva farla
bastò per insospettirli. La loro parente aveva fama di  donna  denarosa. Fazio dunque doveva avere spogliato la casa a
sotto al patibolo, narrò come egli stesso avesse udito la  donna  indicare a Fazio dove stava il tesoro e aggiunse: - Dormivo
e un mormorìo sì strano lasciò uscir dalle labbra che  donna  Bella pianse. Staman, quasi ruggendo, l'anel di nozze
- Ma dunque lei crede, sul serio ... ? - Che la  donna  è una creatura «preumana». E non è opinione mia soltanto,
a che non sarà intervenuta la scienza per ricondurre la  donna  a quel che è stata sempre e che sarà sempre (giacché non
pochi anni, tra pochi secoli ... tra qualche millennio, la  donna  e l'uomo non avranno rapporti tra loro molto diversi da
ora abbiamo con le nostre mandrie, coi nostri armenti. La  donna  sarà la Magna Parens , la covatrice artificiale, e l'uomo
di nulla ; venite a casa mia e tutto si accomoderà. -  Donna  Paola, la vedova, lasciò a casa sua le tre figlie maggiori
Aspettatemi un momento qui, ché salgo e scendo subito. - La  donna  aspettò e lo vide salire al primo piano e di lì a poco
verranno a chiedervi la mano della vostra figliuola. - La  donna  era mezza sbalordita e appena appena lo ringraziò e corse a
la conduco da persone che le diranno chi era e chi non era  donna  Paola Ciraulo non più tardi che un mese fa. - La signora
nella strada, socchiudendo l' uscio. - Comare, la conoscete  donna  Paola Ciraulo ? - E come no ! Siamo state vicine vent'anni
si sentì morire. Egli non voleva dire che i quattrini a  donna  Paola glieli aveva dati lui, e a Maricchia non voleva
- Non sono calunnie; è la verità che un mese addietro  donna  Paola stava in una catapecchia ed era una pezzente, dunque
sposo a prender notizie, e la cameriera fa l'ambasciata a  donna  Vincenza. - Mi manda la signorina Maricchia a prendere
dire che aspetta con impazienza una sua visita. - Risponde  donna  Vincenza trionfante : - Dite a Maricchia, figlia di Totò il
del Cavaliere seppe che cosa era accaduto a Maricchia, ma  donna  Vincenza si guardò bene dal dirle che era caduta in terra
avessero cambiato opinione, tornò subito tutto contento e  donna  Vincenza, che gli andò incontro per le scale, gli disse con
e piangenti. Al rumore che fa, esse alzano la testa e  donna  Paola gli va incontro e gli dice : - V'ha mandato Iddio! -
l'aveva fulminata. - Ma dunque è così da un pezzo ? -  Donna  Paola gli fece cenno di sì. - E non s'è alterata? Non s'è
o morta, ti serberò sempre fede di sposo, e che nessuna  donna  fuori di te sarà mia moglie! A quel bacio, a quelle parole,
ho tanto sofferto da quando mi fu fatta l'ambasciata di  donna  Vincenza. Sentivo tutto e non potevo nè movermi, nè
ma uno è bell'e andato da un pezzo". "Battista" disse  donna  Valentina "non essere insopportabile! Vediamo un poco lei,
canzoni, mentre il corpo tripudia nelle immense oblivioni!  Donna  Bella a che pensa ?... Oh le forme divine! E la è degna
di don Stellario Blanco era un arsenale. Egli e sua sorella  donna  Salvatrice aggirandosi per quegli stanzoni mezzi
un tanfo di cose vecchie in fermentazione. Don Stellario e  donna  Salvatrice ne avevano pieno il naso e non ne provavano piú
barzellette del compare, chiamato anche Noce di collo; ma  donna  Salvatrice, spettinata e con quei cenci stinti addosso, che
col lume in una mano e una pistola nell'altra, seguito da  donna  Salvatrice, che saltava giú dal suo canile, buttandosi su
Che è stato? - Nulla. Torna a letto. Darò io un'occhiata -.  Donna  Salvatrice, senza dargli retta, gli andava dietro,
di animali domestici, che non se ne curavano. Solamente  donna  Salvatrice faceva attenta rassegna dei coperchi,
- Per grazia della Madonna dalla Stella! - rispondeva  donna  Salvatrice. - Fammi lume, e chiudi l'uscio -. Cosí evitava
con quello della sorella. Ogni notte cosí. All'alba però,  donna  Salvatrice era in piedi e chiamava comare Stella, che
giornata, pel tozzo di pane duro e la manciata di fave che  donna  Salvatrice le regalava ogni sera, all'avemmaria, prima di
un boccone: minestra di verdura e quattro olive salate, che  donna  Salvatrice masticava spesso in piedi, per accorrere
guasto. Se non si dà via presto, si farà aceto - brontolava  donna  Salvatrice. - Cola Nasca ne voleva un carico. - E un tumulo
di argento. - Venti sacchetti! - Sí, venti - ripeteva  donna  Salvatrice. E quando veniva Cola Nasca a prendere il solito
il piede sul suolo, diceva per chiasso: - Il morto è qui! -  donna  Salvatrice trasaliva, quantunque il morto non fosse proprio
in su del cocchiume, per garentire il vino dal guastarsi. E  donna  Salvatrice aveva aiutato il fratello a cavar la terra e a
con la cassa da morto. - Portatela su, nel camerone -.  Donna  Salvatrice strabiliò e si fece piú volte il segno della
versando il resto per terra. - Che ne faremo? - ripeteva  donna  Salvatrice nei primi giorni, imbroncita contro il fratello
- È una cassa come un'altra; vuoi capirlo? - Parve anche a  donna  Salvatrice una buona ragione. Cosí, un giorno, non sapendo
rubato! - E batteva i denti, non per la febbre soltanto.  Donna  Salvatrice, vedendo da due giorni che suo fratello
-. Di tratto in tratto giungevano gli avventori consueti, e  donna  Salvatrice accorreva; e tornando presso il letto del
- Tu bada a guarire, e la Madonna t'aiuti! - ripeteva  donna  Salvatrice, tutte le volte ch'egli entrava a ragionare di
E attraversando il camerone, nel passare davanti la cassa,  donna  Salvatrice, con le lagrime agli occhi, levava via ogni
capisco -. E parve rassegnarsi. Appena il prete avvertí  donna  Salvatrice che egli sarebbe tornato poco dopo col viatico e
trovava appunto a bocca spalancata, come lo aveva lasciato  donna  Salvatrice nella fretta di sgombrarlo dai fichi secchi. Don
- La cassa è dunque destinata per me! - pensava spesso  donna  Salvatrice. Talvolta pareva, sto per dire, che ella volesse
si rosichino lassú cassa e fichi! - rispose don Stellario.  Donna  Salvatrice però si era fissata di non volerla piú lí; e
badar bene, attraversandolo, per non spezzarsi una gamba.  Donna  Salvatrice fu piú piccosa. Approfittando d'una gita in
soffitta, grondanti di sudore, ansimanti, stracche morte.  Donna  Salvatrice, bevuto un po' di vino, ne diede un dito anche a
mentre don Stellario sorvegliava il misuratore, e  donna  Salvatrice e comare Stella, con le granate, s'affaticavano
per vuotare, in una sola volta, la botte di san Francesco.  Donna  Salvatrice stava nella dispensa fin dall'alba, seduta in un
insaccare ... Ah, Madonna dalla Stella! - Egli aveva visto  donna  Salvatrice impallidire, stralunare gli occhi e piegare il
è niente! ... Salvatrice! ... Tappa il cocchiume, Cola -.  Donna  Salvatrice, bianca come un cencio lavato, non rinveniva,
- Sissignore! Non c'entra! ... - ripeté singhiozzando la  donna  ... Don Stellario scattò: - Non c'entra? ... Bestia! ... In