che l'edizione del Barbanera da lui comprata era falsa - e | don | Rocco Aragona aveva dovuto convincersene perché di tante |
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con la copertina azzurra, era p roprio una festa per | don | Rocco, che si metteva subito a leggere le Predizioni , |
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frontispizio era straordinaria. Ogni volta che suo fratello | don | Lucio, a desinare o a cena, gli riferiva la notizia letta |
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a cena, gli riferiva la notizia letta nei fogli in casino, | don | Rocco scattava: - Barbanera lo aveva predetto! ... |
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predetto! ... Terremoto? - Ma non dice dove - rispondeva | don | Lucio ridendo sarcasticamente. - A questo modo faccio |
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che si era compiaciutaT di produrre tra essi madre natura. | Don | Lucio passava i due metri di altezza: don Rocco era |
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madre natura. Don Lucio passava i due metri di altezza: | don | Rocco era nachero. Magro, vestito sempre di nero, col gran |
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e la grossa canna d'India corrispondente alla statura, | don | Lucio aveva una gravità di aspetto e di modi da ingannare |
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ma stupidi e la fronte mangiata da capelli folti e irsuti, | don | Rocco faceva capire subito quanto poco cervello dovesse |
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poco e di parlare soltanto di cose di campagna. Mentre | don | Lucio se la spassava tra il casino e la farmacia del Gobbo, |
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tanto suo fratello e che lo rendevano ridicolo. | Don | Rocco però era l'amministratore e teneva a stecchetto il |
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alle monache del monastero vecchio famose pei dolci. A | don | Rocco quelle poche lire sembravano gran sciupio: egli solo |
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metterle insieme. E cosí al dolce si mescolava sempre per | don | Lucio l'amaro di una lite a tavola, e il broncio di don |
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per don Lucio l'amaro di una lite a tavola, e il broncio di | don | Rocco che durava parecchi giorni. Quell'anno l'almanacco |
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appunto dopo una di queste liti, in giorni di broncio, e | don | Rocco, che soleva comunicare al fratello le predizioni, |
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malumore fino a nascondere sotto chiave l'almanacco, perché | don | Lucio non potesse leggerle neppure nell'assenza di lui. Don |
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don Lucio non potesse leggerle neppure nell'assenza di lui. | Don | Lucio, che era anche piccoso, gli aveva domandato: - Che |
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l'Astrologo per l'anno nuovo? La prossima fine del mondo? | Don | Rocco, guardatolo compassionevolmente, non gli aveva |
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non gli aveva risposto nulla. Qualche settimana dopo, | don | Lucio stupiva di veder in tavola uno di quei famosi dolci, |
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regalato la badessa, per ringraziarmi di un servizietto -. | Don | Rocco ne prese appena una fettina e lasciò che il fratello |
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Regalo anche questo? - Mangialo, e non badare ad altro -. | Don | Lucio non se l'era fatto dire due volte e non si era |
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mutamento di contegno e avrebbe voluto trovarne la ragione. | Don | Rocco ora non lo contradiceva piú, anzi preveniva i suoi |
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e mezzo, nessuna lite, nessun'ombra di broncio tra loro. | Don | Lucio si vedeva guardato con una specie di tenerezza |
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ne mangi? Perché? - Due lagrime spuntarono negli occhi di | don | Rocco e gli scivolarono su per le gote rosee e paffute. - |
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rosee e paffute. - Che hai? Che cosa è stato? - Niente! - E | don | Rocco si levò di tavola per andare a chiudersi nella sua |
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si levò di tavola per andare a chiudersi nella sua camera. | Don | Lucio rimase interdetto. Prima di mettersi a tavola, suo |
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Perché? Che ti pare? - Invece di rispondere alla domanda, | don | Rocco avea domandato alla sua volta: - Non ti senti proprio |
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Mi sono ingannato ... Credevo ... - Il giorno dopo, | don | Lucio fu stupito di due cose; della vista di due piatti |
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Inviti a pranzo, dolci! ... o ammattisce, come voi dite -. | Don | Rocco aveva un viso cosí strano, cosí funebre che suo |
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da voi ... Che belle notizie? ... Sponsali prossimi? - | Don | Rocco sembrava istupidito, e don Lucio peggio di lui. Nel |
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... Sponsali prossimi? - Don Rocco sembrava istupidito, e | don | Lucio peggio di lui. Nel versare il caffè al canonico la |
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peggio di lui. Nel versare il caffè al canonico la mano di | don | Rocco tremava. - Avete sentito? - disse il canonico. - È |
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... altrimenti il caffè non mi fa digerire ... E anche voi, | don | Rocco. - Io? chi lo conosce costui? - rispose don Rocco. - |
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voi, don Rocco. - Io? chi lo conosce costui? - rispose | don | Rocco. - Il vostro Barbanera ha indovinato. Morte di un |
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questo mese. - Era alto? ... Piú alto di Lucio? - balbettò | don | Rocco. - Un omaccione, dicono. Ma non si tratta di questo. |
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il papa, certi ministri ... - E vedendo il viso che faceva | don | Rocco nell'udire questa spiegazione, il canonico Stella e |
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per sorbire. - Che vi eravate ... figurato? Ah! Ah! Ah! - | Don | Rocco piangeva dalla contentezza. Sí, si era figurato - lo |
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Sapeva assai lui che "alto" volesse anche dire! ... Solo | don | Lucio non rideva, pensando che il fratello ora gli avrebbe |
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Sempre in faccende, | don | Saverio? ... Buoni affari, don Saverio! - Chi non lavora |
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Sempre in faccende, don Saverio? ... Buoni affari, | don | Saverio! - Chi non lavora non mangia. Uuh! Uuh! ... Passa |
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la sua mamma non glieli avesse fatti storti abbastanza - | don | Saverio Teri rideva, d'un risolino stentato, specie di |
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Uuh! Uuh! ... Passa il lupo! - Questa tela quanto la fate, | don | Saverio? - Per voi, bella figliuola, c'è sempre pronto quel |
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paio di orecchini con le pietre fine, che vuol regalarvi | don | Tommasino. - Tante grazie, don Saverio! - È matto di |
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fine, che vuol regalarvi don Tommasino. - Tante grazie, | don | Saverio! - È matto di cotest'occhi ladri ... E c'è anche |
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soli a saperlo: Padre, Figliuolo e Spirito Santo! - No, no, | don | Saverio! - Almeno dategli la risposta con la vostra stessa |
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moglie di Pizzutello, per ingannar meglio le vicine, mentre | don | Saverio ruzzolava il vicolo gesticolando e ripetendo: - |
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da lí a poco, invece, l'osso del collo se lo ruppe lei con | don | Tommasino, per un paio di orecchini e una pezza di tela! E |
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le camicie nuove, della stessa tela vendutale una miscea da | don | Saverio, come aveva dato a intendere a quel povero grullo. |
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Ci corse poco che Pizzutello non spaccasse la la testa a | don | Saverio e non gli desse querela di ladro. Ma non c'erano |
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Cavatasela con una legnata soltanto e un pochino di paura, | don | Saverio continuò a tessere e a ritessere i tre quartieri |
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Passa il lupo! Per questo non si era mai dato il caso che | don | Saverio mancasse una sola domenica alla messa dell'alba in |
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ritardo. Per questo, ogni sera, all'ora della benedizione, | don | Saverio si metteva a suonare il campanello dai gradini |
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a capo scoperto e col collo piú torto che mai, era sempre | don | Saverio colui che cantava piú forte degli altri: - E centu |
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il santo a cui intendeva alludere era proprio lui stesso: - | Don | Tommasino, per mezzo di lui, non era forse andato in |
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E il tale? E il tal'altro? - Però il vero santo, che | don | Saverio non nominava mai senza prima segnarsi e accennare |
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il mal di capo? ... Il mal di denti? - Se ricorrevano a | don | Saverio, che non si faceva pagare quanto il medico e non |
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influsso di buona fortuna per qualche affare importante? - | Don | Saverio, ch'era discreto e si contentava di un regaluccio |
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di Dio; senza di essa non si fa nulla -. Talché, secondo | don | Saverio, occorreva la grazia di Dio fin per quelle malie |
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- Cosí è un buttar via tempo e fatica inutilmente! - | Don | Saverio mostrava di stizzirsi, di non volerne piú sapere: - |
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era andata a picchiare all'uscio della tana affumicata dove | don | Saverio abitava. - Aprite, son io, don Saverio! Non m'ha |
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tana affumicata dove don Saverio abitava. - Aprite, son io, | don | Saverio! Non m'ha vista nessuno -. Fradicia e inzaccherata |
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paura sentendo picchiare con questo tempaccio. - Ah, | don | Saverio, voi la sapete meglio di me la disgrazia che mi sta |
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anime del pur gatorio mi hanno fatta la grazia! Una malía, | don | Saverio! Una malía per quella mala femmina, e che possa |
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possa struggerla come cera al fuoco! ... Non bado a spesa, | don | Saverio! - Ma don Saverio, col viso scurito e le mani |
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come cera al fuoco! ... Non bado a spesa, don Saverio! - Ma | don | Saverio, col viso scurito e le mani giunte, mugolava sotto |
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faccende proibite? Qualcuno che voleva male al povero | don | Saverio, certamente! - La massaia sapeva benissimo che con |
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d'argento nuovi fiammanti, per caparra. - Non bado a spesa, | don | Saverio! - Ma, innanzi tutto, aveva dovuto giurare sul |
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tuoni rumoreggiavano che pareva il finimondo. In quei mesi | don | Saverio se la scialò nella taverna di Blasco con |
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quando la Scarvagghia venne presa dalla febbre maligna, e | don | Ortensio, che la curava, la diè per ispacciata. Massaio |
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e del cacio che avevano preso la via della casa di | don | Saverio, perché quell'affare costava un occhio. Massaio |
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uno sproposito, se gli avessero detto: - È la malía di | don | Saverio che ammazza la Scarvagghia! - Chi poteva mai |
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mai dirglielo? Nessuno ne sapeva nulla, neppure lo stesso | don | Saverio, quantunque avesse fatto la bambola di cencio e, a |
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che le sbattevano sul collo, non ebbe piú pace. - Ah, | don | Saverio, don Saverio, che tradimento m'avete fatto! - Don |
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sbattevano sul collo, non ebbe piú pace. - Ah, don Saverio, | don | Saverio, che tradimento m'avete fatto! - Don Saverio però |
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don Saverio, don Saverio, che tradimento m'avete fatto! - | Don | Saverio però la persuase, quattro e quattro fanno otto, che |
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solita processione dalla casa della massaia a quella di | don | Saverio, che andava a scialarsela da Blasco come gli |
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la Scarvagghia, scambio di struggersi, ingrassava. - Ah, | don | Saverio, don Saverio, che tradimento mi avete fatto! - lo |
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scambio di struggersi, ingrassava. - Ah, don Saverio, | don | Saverio, che tradimento mi avete fatto! - lo rimproverava |
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mi avete fatto! - lo rimproverava la massaia. Finché | don | Saverio non le rispose: - Me ne lavo le mani. Non voleva |
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e se ne ciarlava in paese. Un giorno, quel chiacchierone di | don | Paolo Conti gli aveva detto in piazza del Mercato, fra un |
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per la Scarvagghia è dunque fallita? - E alla risposta di | don | Saverio: - Il vino nuovo vi fa parlare cosí! - don Paolo, |
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di don Saverio: - Il vino nuovo vi fa parlare cosí! - | don | Paolo, ch'era manesco, gli lasciava correre un ceffone per |
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gente spendeva diversamente i quattrini. Invano il povero | don | Saverio seguitava a rompersi da mattina a sera le gambe, |
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prosit ! gli aveva tolto messa, coro e confessione! - | Don | Saverio, sentendo raccontare le prodezze del frate, |
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lui, quando tolsero i conventi. - Ci credete? - rispondeva | don | Saverio stizzito. - E dicono che un teschio umano gli vada |
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che parla e indovina il futuro. - Ci credete? - ripeteva | don | Saverio - Uuh! Uuh! Passa il lupo! - E spiegava la cosa: - |
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malattie che hanno addosso e scrivono anche la ricetta -. | Don | Saverio scattava: - Ci credete, minchionaccio? Ve lo dico |
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le persone. - Non è vero? Non è vero? - strillava | don | Saverio. E si dava con le dita su la bocca, per frenarsi di |
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di caci, di salami, d'ogni ben di Dio! Almeno lui, | don | Saverio, aveva oprato sempre in nome di Gesú e della |
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conducete da lui, c'è un fiore anche per voi -. E il povero | don | Saverio dovette rassegnarsi a prendere quel fiore, una |
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la mano, e gli si raccomandò: - Si rammenti del povero | don | Saverio! Sono stato sempre buon servo di tutti. - Ma avete |
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avessero buttato addosso una malia! Da quel giorno in poi | don | Saverio non fu piú lui! Con febbri dietro febbri, che gli |
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deperiva; e già sembrava un cadavere. - Come vi sentite, | don | Saverio? - gli domandavano le vicine. - Come Dio vuole! ... |
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- aggiungeva sotto voce. Ed era inutile che il dottore | don | Ortensio gli assicurasse: - È l'umido della casa. Questi |
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della casa. Questi sono reumi belli e buoni! - Ormai | don | Saverio era convinto che quei cani che gli rodevano le ossa |
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al confessore che, dandogli il viatico, lo esortava: - | Don | Saverio, perdonate i vostri nemici, come perdonò Gesú |
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| don | Mario! Appena lo vedevano apparire dalla cantonata della |
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sotto il naso: - Quacquarà! - E ce ne volle prima che | don | Mario si lasciasse trascinare nella farmacia Montemagno, |
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se vi dicono: quacquarà? Sareste, per caso, una quaglia? - | Don | Mario gli volse un'occhiataccia. - Infine, non vi chiamano |
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la serietà di Vito che, con la scusa di fare la predica a | don | Mario, gli ripeteva: - Quacquarà! Quacquarà! - in faccia, |
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facchino, tu me lo ripeti sul muso! - urlò all'ultimo | don | Mario, levando la mazza. Ma si mise in mezzo lo speziale, |
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per la disperazione del notaio Majori, padre di | don | Mario, che non poté capirci mai niente e dovette smettere |
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di meno di quel che volevano le parti interessate. E cosí | don | Mario, che fin allora aveva fatto da scrivano nello studio |
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sillaba, s'era trovato disoccupato insieme col fratello | don | Ignazio, che valeva poco piú di lui. E morto di crepacuore |
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che non fosse ro piú di moda e li rendessero ridicoli. | Don | Ignazio però non l'aveva durata a lungo; e quando il suo |
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il suo soprabito troppo sdrucito, comprò per pochi tarí, da | don | Saverio il rivenditore, una tuba usata, e poi un vestito, |
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ma che aveva migliore apparenza del vecchio soprabito. | Don | Mario invece tenne duro. E per ciò andava attorno con |
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d'olio per la minestra. - Domani andrò dal tale! - diceva | don | Mario. - Intanto spazziamo la casa -. Facevano tutto da sé; |
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Intanto spazziamo la casa -. Facevano tutto da sé; e mentre | don | Ignazio tagliuzzava una cipolla da condire in insalata per |
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tagliuzzava una cipolla da condire in insalata per la cena, | don | Mario, con indosso la veste da carnera di suo padre, tutta |
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... Era la sua fissazione, in casa e fuori. E spesso | don | Ignazio, vedendolo tardare, era costretto a richiamarlo in |
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tu? - La pulizia l'ha ordinata Domineddio! - rispondeva | don | Mario. E, lavatesi le mani, si metteva a mangiare quella |
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è l'olio di donna Rosa, e non ce n'è piú! - disse una volta | don | Ignazio, fra un boccone e l'altro. - Domani andrò dal |
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bene il vestito spelato e rattoppato e la tuba rossiccia, | don | Mario si vestiva in fretta e cominciava la giornata con |
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di Lucifero infernale, viva Maria Immacolata! - Intanto | don | Mario spesso non sapeva frenarsi dal dire a questo o a |
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compatendolo perché era ingenuo e non parlava per malizia. | Don | Mario non replicava, ma non mutava parere: - Sono quasi |
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di servizio sapevano che cosa significasse una visita di | don | Mario, e lo lasciavano nell'anticamera ad aspettare, o gli |
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o gli dicevano, senz'altro: - Datemi la bottiglia, | don | Mario -. E non era raro il caso che, mentre di là gli |
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i pezzettini di carta o di stoffa per terra. - Che fate, | don | Mario? - La pulizia l'ha ordinata Domineddio! ... |
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salotto e lo invitava a sedersi. - Che c'è di nuovo, caro | don | Mario? - Bene, con la grazia di Dio. Voscenza come sta? - |
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grazia di Dio. Voscenza come sta? - Come le vecchie, caro | don | Mario! - Vecchio è chi muore. Voscenza è cosí caritatevole, |
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discorso, quasi non avesse capito lo scopo della visita; e | don | Mario si calcava sotto il soprabito la bottiglia vuota, |
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la seggiola dopo che se n'era accorto. - Lasciate andare, | don | Mario ... - La pulizia l'ha ordinata Domineddio! ... Ero |
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bottiglia. - Volentieri! - Chi poteva dirgli di no al buon | don | Mario? Quando però gli accennavano alla maledetta |
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Pasqua addirittura, quantunque ora, con l'impiego di | don | Ignazio, i due fratelli piú non stentassero come prima. |
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anzi felici, senza quel quacquarà che faceva arrabbiare | don | Mario. D'onde l'avevano cavato? Oramai egli non poteva dare |
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dire. - Li accuso davanti la vostra giustizia - urlò | don | Mario. - Ma chi accusate? - Tutti! - Troppi. Non si poteva |
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Poiché un galantuomo non può ottenere giustizia! - brontolò | don | Mario. E andò via dignitosamente, risoluto di farsi |
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con piú di mezza dozzina di schiaffi sonori. Il povero | don | Mario, che non se l'aspettava, rimase interdetto: - Come? |
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in casino per un vestito nuovo e una tuba da regalare a | don | Mario. Don Mario non volle lasciarsi mai prendere le misure |
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per un vestito nuovo e una tuba da regalare a don Mario. | Don | Mario non volle lasciarsi mai prendere le misure dal sarto; |
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mosche che siete -. La sera, a cena, ragionando di questo, | don | Mario e don Ignazio si erano trovati in un bell'imbroglio. |
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siete -. La sera, a cena, ragionando di questo, don Mario e | don | Ignazio si erano trovati in un bell'imbroglio. - Vendete! È |
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Che vendere? ... L'antico studio notarile? - Oh! - esclamò | don | Mario, indignato. È vero che i grossi volumi, rilegati in |
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quali scappavano fuori qua la testa maschia e severa di | don | Gaspare Majori, del 1592@, 1592, rosso di capelli, in gran |
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mano; là, gli occhi grigi, i baffi bianchi e il pizzo di | don | Carlo, del 1690@; 1690; accanto, la parrucca e il viso |
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1690@; 1690; accanto, la parrucca e il viso tondo e raso di | don | Paolo, del 1687@; 1687; piú in là, la testa scarna e |
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del 1687@; 1687; piú in là, la testa scarna e allungata di | don | Antonio, incastrata nel bavero enorme, con il collo fasci |
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dalle due tasche del vistoso panciotto, del 1805@; 1805; | don | Mario sapeva a memoria vita, morte e miracoli d'ognuno, e |
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Mario sapeva a memoria vita, morte e miracoli d'ognuno, e | don | Ignazio pure. - Dobbiamo scacciarli di casa noi? È |
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là, di generazione in generazione, fino al padre loro, | don | Antonio Majori ... - È mai possibile? - ripeterono insieme |
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Antonio Majori ... - È mai possibile? - ripeterono insieme | don | Mario e don Ignazio. E andarono a letto, e spensero il |
Racconti 2 -
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... - È mai possibile? - ripeterono insieme don Mario e | don | Ignazio. E andarono a letto, e spensero il lume. - Tanto, |
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- Siamo già vecchi! ... Ignazio ha ragione - rifletteva | Don | Mario; e si domandava: - Chi dei due morrà il primo? - |
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- È passato l'angiolo questa notte pel vicolo. È vero, | don | Mario? - Egli sorrideva e non rispondeva; rassegnato alla |
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e senza una frittella, sebbene inservibili. Un giorno però | don | Mario perdette a un tratto la pace. Affacciatosi a un |
Racconti 2 -
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di mostri contorti. - Bel palazzo, anzi reggia! - diceva | don | Mario, che non ne aveva mai visto uno piú bello. - Intanto, |
Racconti 2 -
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del portone, e che deturpano l'edifizio? - La sera, appena | don | Ignazio, stanco e trafelato, arrivò dal mulino - Senti - |
Racconti 2 -
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stanco e trafelato, arrivò dal mulino - Senti - gli disse | don | Mario; - dovresti andare dal signor Reina. Lascia crescere |
Racconti 2 -
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avvertirlo, almeno quando lo incontri. - Lo avvertirò -. | Don | Ignazio, rifinito dalla via fatta a piedi, aveva ben altro |
Racconti 2 -
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mulino, non finiva di deporre in un canto il bastone, che | don | Mario non gli domandasse: - Hai parlato col signor Reina? - |
Racconti 2 -
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Sí. - Che ti ha risposto? - Una parolaccia! - Quella notte | don | Mario non poté chiudere occhio. E appena s'accorse che il |
Racconti 2 -
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- Giú, vi dico! ... - E alla brusca intimazione, il povero | don | Mario dovette scendere, lasciando parecchi ciuffi di |
Racconti 2 -
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l'incubo di quelle erbacce che gli pesava sul cuore. Povero | don | Mario! Roma, giugno 1889@ 1889 |
Racconti 2 -
|
il palcoscenico nello stanzone dove altre volte | don | Carmelo aveva ottenuto grandi successi coi suoi burattini. |
CARDELLO -
|
lo avevano seguito a piedi, per parecchie miglia, mentre | don | Carmelo, fumando la pipa, e il carrettiere un mozzicone di |
CARDELLO -
|
a piangere e a lamentarsi sommessamente, per non irritare | don | Carmelo, che durante la visita del medico e del brigadiere |
CARDELLO -
|
- Non avevate chiamato un medico? - Due, anzi - mentì | don | Carmelo - ma non ci dissero che la bambina era in pericolo. |
CARDELLO -
|
nel cuore. - Purchè non ci porti sfortuna! - brontolava | don | Carmelo. E mandò a chiamare la moglie, perchè lavorasse |
CARDELLO -
|
seggiola nella memorabile serata, e cominciò a rammendarlo. | Don | Carmelo avea ritrovato parecchi vecchi amici che venivano a |
CARDELLO -
|
gli ripeteva una facezia che faceva aggrottar le ciglia a | don | Carmelo: - Vecchio peccatore! Non vi bastava Colombina |
CARDELLO -
|
la chitarra, cantava canzonette un po' sboccate, e quando | don | Carmelo dimenticava di far prendere il solito litro di |
CARDELLO -
|
il solito litro di vino, diceva a Cardello - Senz'offesa, | don | Carmelo ... mando il ragazzo qui vicino. Su, panperso: un |
CARDELLO -
|
qui vicino. Su, panperso: un litro, e del migliore. - | Don | Carmelo nei primi giorni non se n'era offeso; ma a poco a |
CARDELLO -
|
l'altro avrebbe finito col portarsela via, di nascosto, se | don | Carmelo non si decideva a vendergliela; l'avrebbe pagata |
CARDELLO -
|
l'avrebbe pagata quel che lui voleva, s'intende. | Don | Carmelo intanto non aveva coraggio di dirgli: - Fammi il |
CARDELLO -
|
veniva solo, si trascinava dietro gli altri vecchi amici di | don | Carmelo, perchè nello stanzone dell' opera si stava con più |
CARDELLO -
|
rivestire i pupi e lavorare le teste e le mani di legno che | don | Carmelo con quattro colpi di sgorbia e con un coltellino |
CARDELLO -
|
e guai non mancano mai! - Mutiamo discorso! - brontolava | don | Carmelo. * * * E ogni sera, terminata la rappresentazione, |
CARDELLO -
|
marito e moglie si era incalorita. Cardello udiva ringhiare | don | Carmelo: - Devi dirglielo tu! ... Altrimenti lo prendo per |
CARDELLO -
|
Che cosa ti ha detto? ... Rispondi! Parla! - La voce di | don | Carmelo era avvinazzata; e donna Lia rispondeva soltanto |
CARDELLO -
|
... . Nel buio accadeva certamente qualcosa di terribile. | Don | Carmelo bestemmiava, donna Lia gridava: - Oh Dio! No! No! - |
CARDELLO -
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donna Lia gridava: - Oh Dio! No! No! - Cardello gridò: - | Don | Carmelo! ... Donna Lia! ... . - Un rantolo ... e poi |
CARDELLO -
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fu acceso, e un lume; e Cardello si vide apparir davanti | don | Carmelo in camicia e mutande tutto insanguinato ... . - Don |
CARDELLO -
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don Carmelo in camicia e mutande tutto insanguinato ... . - | Don | Carmelo! ... Don Carmelo! ... . - L' Orso peloso con gli |
CARDELLO -
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e mutande tutto insanguinato ... . - Don Carmelo! ... | Don | Carmelo! ... . - L' Orso peloso con gli occhi sbarrati, coi |
CARDELLO -
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poteva capire a chi si riferisse; e soggiunse subito: - | Don | Carmelo, il puparo Aiuto! Aiuto! - In pochi minuti, lo |
CARDELLO -
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rispondeva al brigadiere: - Che c'entro io? L'ha ammazzata | don | Carmelo! - E quando si sentì rassicurato, e udì dirsi dal |
CARDELLO -
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il cui fumo odoroso aveva riempito la piccola stanza, | don | Gennaro Parascandolo si assorbiva profondamente nello |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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appartamento del palazzo Rossi. Quando si diceva che | don | Gennarino Parascandolo era allo studio, ra tutto detto: chi |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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che corre al denaro, per incanto: lo studio, l posto dove | don | Gennaro Parascandolo, forte, saggio, audace e freddo nella |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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per tenervi pulizia, Salvatore, il servitore fidato di | don | Gennarino, vi perdeva le mezze giornate, usando la massima |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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o da vari altri che si accavallavano nello strano museo. | Don | Gennaro, ogni tanto, in un momento di solitudine, schiudeva |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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di gingilli sulla scrivania, con cui giocherellava spesso | don | Gennaro Parascandolo. Colui ch'entrava colà, portasse pure |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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con l'esistenza; e la stessa faccia bonaria di | don | Gennaro Parascandolo, velata, ogni tanto, da una nuvola di |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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già debole, già vinto. Tutto il grande giro degli affari di | don | Gennaro era regolato dal minuto lavoro di geroglifici nel |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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cifre, di osservazioni. Appena una visita era annunziata, | don | Gennaro, senz'affrettarsi, chiudeva lo scadenziere nel |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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di bronzo che era una scarpetta inarcata di donnina: e | don | Gennaro Parascandolo giocherellava con una larga stecca |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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venne a dire che il signor Cesare Fragalà voleva entrare, | don | Gennaro chiuse subito lo scadenziere, e ripose il taccuino |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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Come stanno la comare e la comarella? - Benone, benone, | don | Gennarino mio: sono di casa Fragalà, casa forte, senza |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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Cesare. - Tutto è buono a sapersi, - osservò modestamente | don | Gennaro Parascandolo. - Voi non ci siete mai stato? - No, - |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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alla fortuna, magari illecito. - Che ne fareste? - domandò | don | Gennaro, prendendo un'altra sigaretta per sé e offrendone a |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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avete dovuto fare guadagni grossi, - disse lentamente | don | Gennaro, scuotendo la cenere della sua sigaretta. - Sì, sì, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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- Eh, per un giorno, non importa, - disse freddamente | don | Gennaro, la cui fisonomia si era fatta gelida, da che |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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Ho dovuto sdoganare un forte carico di zucchero…e allora.. | Don | Gennaro, indifferente a tutte quelle parole, taceva. - |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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sulla mia puntualità… - Non posso, - disse gelidamente | don | Gennaro. - Perché? il denaro lo avete, - esclamò |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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una volta alla sua parola, può mancar sempre…- sentenziò | don | Gennaro. - Eppure non credevo che rifiutereste a un compare |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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vedreste ch'è una cosa forte.. - Sarà, - annuì, col capo, | don | Gennaro, - ma vi trascina sopra una cattiva strada. - No, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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- proprio, mi dovreste favorire. - Non posso, - ribattè | don | Gennaro. - Infine, sono un negoziante onesto e chiunque |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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e chiunque vorrebbe trattare di affari con me! - gridò | don | Cesarino, con un principio di sdegno. - Se è un affare, è |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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sdegno. - Se è un affare, è un'altra cosa, - disse subito | don | Gennaro, cedendo. - Ebbene, trattiamolo come un affare, - |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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disse, immediatamente calmato, Cesare. Allora, quietamente, | don | Gennaro aprì il cassetto e ne trasse fuori una cambiale in |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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- È il capitalista per cui lavoro, - rispose glacialmente | don | Gennaro. E vedendo che dopo aver firmato, Cesare Fragalà |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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per rassicurare anche sé stesso. E restituì la cambiale a | don | Gennaro Parascandolo, che la rilesse, minutamente, due |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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stupefatto. - Il dodici per cento d'interesse, - spiegò | don | Gennaro. - All'anno? - chiese stupidamente Cesare Fragalà. |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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Cesare Fragalà contava il denaro, non osava dire a | don | Gennaro Parascandolo che l'interesse era stato calcolato |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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prime cinquecento lire, che gliele aveva prestate lui, | don | Gennaro, non il capitalista. Non disse nulla, però: anzi, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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e con la bocca amara di chi ha masticato l'aloe. Subito, | don | Gennaro si rimise ai suoi conti. Ma fu solamente per pochi |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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Marzano, con un altro signore, che volevano entrare. | Don | Gennaro, certo, li aspettava, poiché aggrottò lievemente le |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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Marzano e il barone Lamarra tornavano a via San Giacomo, da | don | Gennaro, per un affare di denaro, discutendo, proponendo, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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vanità, acquistavano quella espressione desolata, che | don | Gennaro Parascandolo studiava col suo occhio sagace e per |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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la sua faccia aveva acquistato quell'aria gelida. Solo | don | Ambrogio Marzano sorrideva sempre, ostinato nella sua |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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incoraggiare il suo cliente. - Finiamola pure, - rispose | don | Gennaro, senza levare gli occhi. - Non avete studiata una |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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combinazione? mormorò il barone Lamarra. - No, - disse | don | Gennaro. I due si guardarono, esitanti: il barone fece un |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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Marzano, conservando il suo tono ingenuo. - Già, - disse | don | Gennaro, sempre glaciale. - Compratore, a quanto? - dimandò |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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anche la firma di mia moglie! - Barone, scusate, - osservò | don | Gennaro, - mi pare che sbagliate. Io vi fo un favore, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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estrasse una carta, deponendola sul tavolino, dirimpetto a | don | Gennaro. - È un affare fatto, - disse, con voce strozzata. |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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fatto, - disse, con voce strozzata. - Ecco la cambiale. | Don | Gennaro non ebbe che un batter di palpebre di adesione. |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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una energica spallata. - Datemi i denari, che mi servono. | Don | Gennaro annuì col capo. Al solito, aprì il cassetto di |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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per non lasciarselo sfuggire. Quando fu solo, nuovamente | don | Gennaro Parascandolo riaprì il cassetto della sua scrivania |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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cantarellando. - Buona liquidazione, eh, lunedì? - chiese | don | Gennaro. - Cattiva, cattiva, - canticchiò Ninetto Costa. - |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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sincero di rammarico. - Lillina? Essa dice di no, - osservò | don | Gennaro. - Lo ha detto a te? E la più bugiarda fra le |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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in vista. - Sei un diavolo, Ninetto, - disse, ridendo, | don | Gennaro. Dal solito cassetto di destra, donde aveva preso |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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di destra, donde aveva preso il denaro le due altre volte, | don | Gennaro cavò un grande astuccio di pelle e lo schiuse. Sul |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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espressione al suo sorriso. - Son belli, eh? - domandò a | don | Gennaro. - Mi pare, - rispose l'altro, modestamente. - Tu |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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che valgano ventimila lire? - Non lo credo io, lo crede | don | Domenico Mazzocchi che te li ha venduti: io non me ne |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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affari, io, mi sono ritirato,- disse salutando e sorridendo | don | Gennaro Parascandolo, mentre Ninetto Costa se ne andava |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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già, alle quattro, che il giorno cadesse. Stava pensando, | don | Gennaro, se avesse dato appuntamento ad altri, o se potea |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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dire, che tre signori cercavano di entrare. - Tre? - chiese | don | Gennaro, pensando. - Tre… - Fa entrare, - disse l'altro, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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si tenevano d'occhio, scambievolmente, sogguardavano ora | don | Gennaro, ora l'imbarazzato provinciale, che pareva non |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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presa fra due ragni, uno crudele e l'altro perfido. | Don | Gennaro li guardava, con un sorriso, intuendo tutto questo. |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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degli occhi del dottor Trifari sulla chiusa scrivania di | don | Gennaro, e la fissità umile ma infida dello stesso sguardo |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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senza capire, l'esitazione di Salvatore si intendeva. Ma | don | Gennaro Parascandolo, che amava gli oggetti di arte, aveva |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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sulla scrivania, ma le dita vi giuocherellavano sopra. E | don | Gennaro sorrideva, fumando la sua eterna sigaretta: senza |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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dottore. - Mah! è un assai mediocre affare… - osservò | don | Gennaro, con aria disinvolta. - Che dite? Con tre firme, la |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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preferirei Rothschild a tutte le firme, - osservò | don | Gennaro, conservando il suo sorrisetto canzonatorio. - Gli |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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corona della mia testa, - disse con una cortesia esagerata | don | Gennaro: - ma le firme debbono essere solvibili, ecco |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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urlando, Trifari. - Nei paesi vostri, - rispose freddamente | don | Gennaro. - Naturale.., al paese… odii di politica.., lotte |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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innanzi lo studente come una pecora matta. Placidamente | don | Gennaro chiamò Salvatore per farsi spazzolare il soprabito: |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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gocce di sudore, in quel giorno ancora fresco di marzo. | Don | Gennaro, intanto, aveva tratto del denaro dal cassetto e lo |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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la mano in tasca, sul denaro. - No, - disse seccamente | don | Gennaro che si levò di nuovo. I tre uscirono, in silenzio. |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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non serviva più a nulla e il cui più gran tormento era che | don | Gennaro Parascandolo gli aveva fatto scrivere il domicilio |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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agli occhi. Malgrado poi il desiderio di uscire che aveva | don | Gennaro, egli dovette trattenersi ancora cinque minuti. Una |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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Sottovoce, guardando intorno, ella aveva parlato a | don | Gennaro, che l'aveva ascoltata con un paterno sorriso di |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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astuccio, cavato da un involto di lana nera e poi di carta; | don | Gennaro non aveva neppure voluto guardarlo, e lo aveva |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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due minuti la victoria ortava il tranquillo e soddisfatto | don | Gennaro Parascandolo, alla passeggiata di via Caracciolo, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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d'oggi. A qualcuno diceva anche: - Lo so; mi chiamate | Don | Mignatta Ma dovete ringraziar Dio che don Mignatta esista. |
EH!La vita...(Novelle) -
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so; mi chiamate Don Mignatta Ma dovete ringraziar Dio che | don | Mignatta esista. Don Provvidenza dovreste chiamarmi.... |
EH!La vita...(Novelle) -
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Mignatta Ma dovete ringraziar Dio che don Mignatta esista. | Don | Provvidenza dovreste chiamarmi.... Ah!.... Sì, è vero? |
EH!La vita...(Novelle) -
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quasi fosse convinto che le donne non avessero occhi. Per | don | Mignatta, il cavalier Giunta era proprio un portafortuna. |
EH!La vita...(Novelle) -
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scrivania - come segnale e non altro - fingeva di scusarsi. | Don | Mignatta, che intanto aveva cavato dal cassetto una scatola |
EH!La vita...(Novelle) -
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Ogni volta, accompagnando il cavaliere fino all'uscio, | don | Mignatta faceva in modo di palpargli la gobba di dietro, |
EH!La vita...(Novelle) -
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gobba di dietro, pel buon influsso. Quella mattina appunto | don | Mignatta si era rallegrato di vederlo arrivare nel momento |
EH!La vita...(Novelle) -
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- Ma perché?... Ma perché? Che si è figurato? - balbettava | don | Mignatta, mentre il cavaliere rimetteva all'occhiello del |
EH!La vita...(Novelle) -
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a testa alta tra le due gobbe, senza voltarsi addietro. E a | don | Mignatta era parso che la sua buona fortuna fosse sparita |
EH!La vita...(Novelle) -
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con lui. - E gli imbecilli dicono che non è vero! - pensava | don | Mignatta scotendo compassionevolmente la testa! Maggior |
EH!La vita...(Novelle) -
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del marito, dichiarò sùbito. - Male! Male! - la rimproverò | don | Mignatta sorridendo, mangiandosela cogli occhi. - Glielo |
EH!La vita...(Novelle) -
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delicate, che sembravano mani di principessa al povero | don | Mignatta, quantunque egli non avesse mai visto mani di |
EH!La vita...(Novelle) -
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esitante, per riprendere il biglietto da cinquanta lire, | don | Mignatta soggiunse: - A vostro comodo! Ci mancò poco che |
EH!La vita...(Novelle) -
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Non dubiti: le riavrà! Infatti, all'ottavo giorno, | don | Mignatta diventò fin spiritoso all'arrivo della donna: - |
EH!La vita...(Novelle) -
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Ora viene mio marito - rispose quella mettendosi a sedere. | Don | Mignatta si sentì buttare addosso un catino d'acqua fredda. |
EH!La vita...(Novelle) -
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Calogero - ci corse poco che non gli scappasse detto | don | Mignatta! - Lui può favorirci, se vuole; senza suo |
EH!La vita...(Novelle) -
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così gentile, figurati! Non ha voluto neppure il pegno! | Don | Mignatta spalancava gli occhi e gli orecchi sentendo che |
EH!La vita...(Novelle) -
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la voce come un gorgheggio, incalzando di mano in mano che | don | Mignatta, da rigido mentre parlava il marito, era già |
EH!La vita...(Novelle) -
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approvando. - Ah! Se vossia mi dà questa soddisfazione! E a | don | Mignatta parve che, così parlando, gli promettesse tutte le |
EH!La vita...(Novelle) -
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che facevano fermare la gente e servivano di richiamo. | Don | Mignatta era socio, ma nessuno, da principio, lo |
EH!La vita...(Novelle) -
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era pochi metri più in là, nel centro della Piazza: e | don | Mignatta che vi passava lunghe ore seduto a covare con gli |
EH!La vita...(Novelle) -
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presenza di lui, erano già passati parecchi mesi senza che | don | Mignatta trovasse un momento opportuno per rammentare alla |
EH!La vita...(Novelle) -
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sera! Buona sera! - e marito e moglie andavano via! Intanto | don | Mignatta trascurava i suoi piccoli affari, i più fruttuosi. |
EH!La vita...(Novelle) -
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la consueta sua aria spavalda; non si degnava di salutare | don | Mignatta, e mentre la maestra - ora la chiamavano anche |
EH!La vita...(Novelle) -
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a testa alta fra le due gobbe, soddisfatto, senza salutare | don | Mignatta che gli borbottava dietro: - Gobbaccio maleducato! |
EH!La vita...(Novelle) -
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la merciaia Ed era quasi dargli una pugnalata, tanto | don | Mignatta ora odiava il cavaliere. Un giorno che don |
EH!La vita...(Novelle) -
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tanto don Mignatta ora odiava il cavaliere. Un giorno che | don | Mignatta non si trovava là, il cavaliere disse alla bella |
EH!La vita...(Novelle) -
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aveva capito prima degli altri la compartecipazione di | don | Mignatta nella merceria di Zùccaro, e voleva guastargli le |
EH!La vita...(Novelle) -
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Zùccaro, il giorno appresso, si presentò in casa di | don | Mignatta, con faccia burbera e occhi aggrottati. - Facciamo |
EH!La vita...(Novelle) -
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a cinquanta lire al mese. - E gli interessi? - balbettò | don | Mignatta. - E lo zucchero, e il caffè, e le altre; cose che |
EH!La vita...(Novelle) -
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messo in testa?... Che vi eravate messo in testa?... | Don | Mignatta si era sentito salire tutto il sangue al cervello. |
EH!La vita...(Novelle) -
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lire al mese!... E gli... interessi?... Eh? Eh? Eh? - | Don | Calogero! Oh Dio! - esclamò Zùccaro, spaventato alla sua |
EH!La vita...(Novelle) -
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Oh Dio! - esclamò Zùccaro, spaventato alla sua volta. - | Don | Calogero! Lo mise a sedere su la seggiola a bracciuoli |
EH!La vita...(Novelle) -
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scotendolo per farlo rinvenire. C'era mancato poco che | don | Mignatta non fosse andato improvvisamente a succhiare il |
EH!La vita...(Novelle) -
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gridare in piazza: - Ecco cinquanta lire di quel ladro di | don | Mignatta! - E spartirle tra i poveretti che avete |
EH!La vita...(Novelle) -
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quasi con la schiuma alla bocca, sembrava diventato più | don | Mignatta del solito. |
EH!La vita...(Novelle) -
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| Don | Michele levatosi, secondo il solito alle sette albe, |
Racconti 2 -
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- È già all'ordine - rispose donna Carmela. | Don | Michele stette zitto, aggirandosi per la camera, |
Racconti 2 -
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in cantina per riempire il fiasco dal caratello di | don | Michele, come lo chiamavano, perché quel vino di due anni |
Racconti 2 -
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perché quel vino di due anni serviva per lui solo, | don | Michele scendeva giú in istalla. La mula non voleva bere; e |
Racconti 2 -
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faceva versacci col muso all'aria, mostrando i denti. | Don | Michele diè una pedata al ragazzo e gli strappò di mano la |
Racconti 2 -
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eh? di farmi patire quarant'onze di mula! Non mi tengo per | don | Michele, finché non ti avrò scorticato vivo con le mie |
Racconti 2 -
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le colava dalle narici e che aveva gli occhi cisposi, | don | Michele cominciò a sacrare peggio d'un turco, e a invocare |
Racconti 2 -
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che disgrazia! - Donna Carmela si picchiava il capo, mentre | don | Michele, stralunato, con le mani ciondoloni e le gambe |
Racconti 2 -
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scordato di me in questo mondo! Devo soffrire altri guai -. | Don | Michele, sentendole battere i denti, si voltò come un |
Racconti 2 -
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da parere una vecchina; e aveva appena trent'anni. | Don | Michele continuava a guardare la mula, quasi avesse voluto |
Racconti 2 -
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c'era pericolo che un animale cascasse a gambe all'aria. | Don | Michele però aveva fatto chiamare anche mastro Filippo, |
Racconti 2 -
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e di quello! Qui ci vuole un setone coi fiocchi altrimenti, | don | Michele, potete disporvi a far conciare questo cuoio; la |
Racconti 2 -
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potete disporvi a far conciare questo cuoio; la mula è ita! | Don | Michele tornava a prendersela coi santi e con la Madonna, e |
Racconti 2 -
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suffumigi di nepitella sotto la froge della mula, mentre | don | Michele, tenendola per la cavezza accanto alla mangiatoia, |
Racconti 2 -
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della stalla. Non si sedette neppure a tavola, intanto che | don | Michele ingoiava in fretta e in furia due uova fritte nel |
Racconti 2 -
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di nepitella che invadeva la casa le dava nausea; e | don | Michele inoltre, mangiando, continua va a ragionare del |
Racconti 2 -
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e di nepitella che le mozzava il fiato. E la notte, appena | don | Michele, che dormiva vestito, si levava per visitare e |
Racconti 2 -
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in piedi. La mattina che non ebbe piú forza di levarsi, | don | Michele cominciò a urlare: - Lo fate apposta! Godete della |
Racconti 2 -
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la poveretta. - Questa volta il Signore vi ascolterà! - | Don | Michele fece un'alzata di spalla e andò presso la mula, |
Racconti 2 -
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lui si confondeva con la mula, la povera signora moriva, | don | Michele rispose: - Va a farti friggere tu e la tua signora! |
Racconti 2 -
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friggere tu e la tua signora! Prèsia insistette: - Se passa | don | Antonio, gli dirò di salire. - Zitta! - E fece atto di |
Racconti 2 -
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il Signore è giusto! Ma voi meritereste anche peggio! - | Don | Michele fece le viste di non sentirla, e col capo della |
Racconti 2 -
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gna' Rosa, una vicina, venne a dirgli: - C'è il dottore - | Don | Michele diventò una bestia; e cominciò a a rovesciar giú |
Racconti 2 -
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miracolo, se la casa non subissa dalle fondamenta! - | Don | Michele trovò don Antonio che aveva già scritto qualcosa su |
Racconti 2 -
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la casa non subissa dalle fondamenta! - Don Michele trovò | don | Antonio che aveva già scritto qualcosa su d'un pezzettino |
Racconti 2 -
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il prete che portava il Santissimo e l'estrema unzione, | don | Michele andò a mettersi in ginocchio a piè del letto, coi |
Racconti 2 -
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con l'olio santo gli occhi e le labbra dell'ammalata. | Don | Michele, che appunto pensava a questo, mandava fuori |
Racconti 2 -
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- Siete contento ora? Dio vi guardi e mantenga! - | Don | Michele scoppiò in pianto: - Perché mi dite cosí? Non vi ho |
Racconti 2 -
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- ella disse con un fil di voce, alzando a stento una mano. | Don | Michele pareva volesse sbattere la testa ai muri dalla |
Racconti 2 -
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finché campava. Mentre il notaio scriveva il testamento, | don | Michele, che diceva di non poter reggere a tanto strazio, |
Racconti 2 -
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che piú non le importava di nessuno e di niente. | Don | Michele, quando non stava in istalla, sedeva da piè del |
Racconti 2 -
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piedi, invece di pagare due manovali per trascinarvela. - | Don | Michele non se ne dava pace: - Quarant'onze di mula! ... |
Racconti 2 -
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alla mensa l'ingegnere Fabi che aveva stimato lo stabile, | don | Ciccio, il celebre "paglietta", che aveva aiutato Filippino |
Il cappello del prete -
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che aveva aiutato Filippino nelle pratiche legali, | don | Nunziante dal grosso naso, che aveva rogato gli strumenti, |
Il cappello del prete -
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il luogo del suo nascondiglio? - domandò col suo vocione | don | Nunziante, tirando fuori dal bicchiere un naso piú spugnoso |
Il cappello del prete -
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un momento all'altro e teneva sempre pronta un'oca... Ma, | don | Ciccio, dite voi quel che ne sapete. - Io ne so meno di |
Il cappello del prete -
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sapete. - Io ne so meno di voi, amici carissimi - esclamò | don | Ciccio cogli occhi lucenti. - Un giorno vien da me |
Il cappello del prete -
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come tutte le passioni, conduce spesso a perdizione - disse | don | Nunziante. - Io vorrei possedere la cabalistica di prete |
Il cappello del prete -
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- Sapete che cosa ho trovato in casa sua? disse | don | Ciccio, - un volume del Cardano, e la "Magia Naturale" del |
Il cappello del prete -
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gli studi di Gall e di Lavater, - si affrettò a dire | don | Nunziante, che non voleva mostrarsi meno dotto del |
Il cappello del prete -
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di donna Chiarina, illustrissima mia padrona - esclamò | don | Ciccio alzando il bicchiere. Fu un grande applauso. |
Il cappello del prete -
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consolazioni... - Amabile Chiarina! - declamò in falsetto | don | Nunziante, guardandola attraverso il bicchiere. - Bravo! |
Il cappello del prete -
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guardandola attraverso il bicchiere. - Bravo! bene! viva | don | Cirillo! Il baccano era veramente indiavolato, ma fu a un |
Il cappello del prete -
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vino color dell'ambra, non si raccapezza. Però, voltatosi a | don | Ciccio: - A voi, - disse, - che avete gli occhiali. Che |
Il cappello del prete -
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- che avete gli occhiali. Che cosa dice questo geroglifico? | Don | Ciccio si acconciò le invetriate sul grosso del naso e |
Il cappello del prete -
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Parroco di Santafusca - Ecco un uomo onesto! - esclamò | don | Nunziante. - O che ha una testa troppo grossa per il |
Il cappello del prete -
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troppo grossa per il cappello, - osservò maliziosamente | don | Ciccio. - Che cosa dite voi? - esclamò impallidendo a un |
Il cappello del prete -
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supposto. - Io qui sento un odore di criminale - disse | don | Ciccio alzandosi in piedi, arricciando un poco le narici, |
Il cappello del prete -
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donna Chiarina, bianca come un giglio. - Che dite voi, | don | Ciccio? - ripeterono le altre donne. - Io ripeto che sento |
Il cappello del prete -
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odor di criminale in questa faccenda, e n'ho ben donde. - | Don | Ciccio pareva piú secco del solito. - Signori! - esclamò |
Il cappello del prete -
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una strada, una campagna, una vigna, un bosco, altrimenti | don | Antonio avrebbe scritto: in casa mia, in chiesa, in |
Il cappello del prete -
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dice piú che un colpo di vento. - O mio Dio, | don | Ciccio! - esclamò la donna, alzando le due mani al cielo. - |
Il cappello del prete -
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signori, se egli fosse conosciuto da qualcuno lassú, | don | Antonio non avrebbe cercato inutilmente il padrone del |
Il cappello del prete -
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ma brancicando mi pare di toccare il corpo di un delitto... | Don | Ciccio si era fatto lugubre e cupo. Colla sua voce |
Il cappello del prete -
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Il suo cilindro bianco non aveva piú un pelo a posto. | Don | Nunziante provò a dire che probabilmente il prete aveva |
Il cappello del prete -
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fantasie, che, riscaldate dal vino e accese dalle parole di | don | Ciccio, cominciavano già a credere a qualche cosa di |
Il cappello del prete -
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di Giove. Per quel giorno fu messa in disparte la gioia. | Don | Ciccio raccolse un piccolo consiglio e propose di portare |
Il cappello del prete -
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molto buio, piú che buio, buissimo. Filippino incaricò | don | Ciccio di tutte le pratiche necessarie, e non guardò a |
Il cappello del prete -
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però non la perdonava a quell'asino calzato e vestito di | don | Ottavio Giglio, proprietario della Grotta dalle sette |
Racconti 2 -
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non permetteva che nessuno andasse là a smuovere un sasso. | Don | Ottavio credeva anche lui che in quella grotta ci fosse un |
Racconti 2 -
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ci vuole il Rutilio! - Questo: "E poi ci vuole il Rutilio!" | don | Ottavio lo diceva cosí solennemente che tagliava corto a |
Racconti 2 -
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comoda e sicura, malediva la propria sorte e quel porco di | don | Ottavio che non gli permetteva di scavare nella Grotta |
Racconti 2 -
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pescarlo? - Il Rutilio è qui! - venne a dirgli un giorno | don | Tino il mussolinaio, andato a trovarlo a posta lassú col |
Racconti 2 -
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da sfilate di numeri da far perdere il cervello. Lui, | don | Tino, aveva stentato due mesi per raccapezzarvi qualcosa: - |
Racconti 2 -
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trovata? - Mi par di si. Proveremo, con la sonnambula di | don | Micio il crivellatore, che vede fino a trenta metri sotto |
Racconti 2 -
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scienza colà nascosta. Presi gli accordi per condurre lassú | don | Micio il crivellatore e la sua sonnambula, don Tino disse: |
Racconti 2 -
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lassú don Micio il crivellatore e la sua sonnambula, | don | Tino disse: - Dev'essere di venerdí, a mezzanotte. Avete |
Racconti 2 -
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Avete paura? - Di chi? Del Mercante ? Mi conoscete male, | don | Tino! - E glielo provò la notte di quel venerdí. Notte |
Racconti 2 -
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a verga a verga, e non voleva guardare sotterra, come | don | Micio gli ordinava tenendo le braccia tese e strabuzzando |
Racconti 2 -
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tremava e le braccia gli vagellavano nel dare, insieme con | don | Tino, i colpi di zappa nel posto indicato dalla sonnambula, |
Racconti 2 -
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sonnambula, prima che la lanterna si spegnesse, appena | don | Tino aveva compitato lo scongiuro del Rutilio. E il vento |
Racconti 2 -
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Siamo stati tante carogne ... o il vostro Rutilio è falso! | Don | Tino cominciò a sacramentare: - Corpo! ... Sangue! ... |
Racconti 2 -
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la chiave -. E non la seppero trovare né allora, né poi. | Don | Ottavio Giglio però, quantunque non avesse testimoni del |
Racconti 2 -
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della Grotta dalle sette porte, dopo aver saputo da | don | Tino che il Rutilio, quello proprio autentico, era nelle |
Racconti 2 -
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autentico, era nelle loro mani. Forse mancava la chiave. | Don | Tino gli aveva mostrato il libro con una pagina strappata. |
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-. Dal canto suo, mastro Rocco stava in guardia contro | don | Tino, don Micio il crivellatore e la sonnambula. Gli era |
Racconti 2 -
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canto suo, mastro Rocco stava in guardia contro don Tino, | don | Micio il crivellatore e la sonnambula. Gli era entrato il |
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operare soli, da quella domenica in cui aveva visto | don | Tino in stretti ragionamenti con don Ottavio, sotto il |
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in cui aveva visto don Tino in stretti ragionamenti con | don | Ottavio, sotto il portone di casa di costui. Don Tino |
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con don Ottavio, sotto il portone di casa di costui. | Don | Tino gesticolava, si strappava i capelli, e don Ottavio |
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di costui. Don Tino gesticolava, si strappava i capelli, e | don | Ottavio approvava, serio serio. - Perché smisero di |
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che, avuto vento degli scongiuri fatti da mastro Rocco con | don | Tino, don Micio il crivellatore e la sonnambula, volevano |
Racconti 2 -
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vento degli scongiuri fatti da mastro Rocco con don Tino, | don | Micio il crivellatore e la sonnambula, volevano divertirsi. |
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prenderete? - gli domandò Zangàra, ridendo. - La prenderà | don | Tino, - aggiunse Passolone - ora che possiede il Rutilio -. |
Racconti 2 -
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in tasca -. Passolone raccontò di aver inteso dallo stesso | don | Tino che egli l'avrebbe presa certamente l'ultimo venerdí |
Racconti 2 -
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in viso con tanto di occhi, pensando allo scellerato di | don | Tino che voleva fargli quel tradimento; e si tenne la |
Racconti 2 -
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il rumore dei passi di coloro che dovevano arrivare: | don | Tino, don Micio e la sonnambula. Non stormiva foglia |
Racconti 2 -
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rumore dei passi di coloro che dovevano arrivare: don Tino, | don | Micio e la sonnambula. Non stormiva foglia nell'oscurità, e |
Racconti 2 -
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catene infernali! ... E non ritentò piú, quantunque | don | Tino e don Micio il crivellatore lo stuzzicassero; neppure |
Racconti 2 -
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infernali! ... E non ritentò piú, quantunque don Tino e | don | Micio il crivellatore lo stuzzicassero; neppure quando si |
Racconti 2 -
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Rocco si contentò soltanto di scavare e scavare. E se | don | Tino e don Micio gli riparlavano del Rutilio, rispondeva: - |
Racconti 2 -
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si contentò soltanto di scavare e scavare. E se don Tino e | don | Micio gli riparlavano del Rutilio, rispondeva: - Non me ne |
Racconti 2 -
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i rami metà sul fondo del Liscari, metà su quello di | don | Tano il Sordo - non lo chiamavano altrimenti - non valeva |
Racconti 3 -
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per le pere, ma pel mio diritto! La stessa risposta dava | don | Tano il Sordo agli amici che lo ammonivano: - Lasciate |
Racconti 3 -
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famiglia, un po' alla salute del Liscari un po' a quella di | don | Tano il Sordo. E l'anno appresso, daccapo. - Questa volta |
Racconti 3 -
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Non domando di meglio. - Cosí non può durare! - soggiungeva | don | Tano il Sordo, che era sordo solamente quando gli tornava |
Racconti 3 -
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il vecchio Liscari. - E neppure a me! - replicava | don | Tano. Lo sapevan bene dove invece andavano a infradiciare |
Racconti 3 -
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pero, secondo uno apparteneva al Liscari, secondo l'altro a | don | Tano il Sordo. E siccome non c'era da fare tutti gli anni |
Racconti 3 -
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al Liscari due anni avanti, si trovava favorevole a | don | Tano il Sordo due anni dopo. Il povero pretore non si |
Racconti 3 -
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spese. Il vecchio Liscari pagava zitto zitto la sua metà, | don | Tano il Sordo, brontolando un po', l'altra metà, e fino al |
Racconti 3 -
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e fino al nuovo settembre non se ne ragionava piú. La ruppe | don | Tano, che questa volta fece il sordo sul serio e fu piú |
Racconti 3 -
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forense e di forti pugni sul tavolino, mentre l'avvocato di | don | Tano si era limitato ad esporre tranquillamente le ragioni |
Racconti 3 -
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maggior buona volontà di riuscire imparziale, fatto sta che | don | Tano il Sordo si sentí cascare tra capo e collo la sentenza |
Racconti 3 -
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al vecchio imprudente. Ma bastò questo perché | don | Tano che, se non era sordo addirittura, era però sospettoso |
Racconti 3 -
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C'è pure la cassazione che porta il nome con sé! - replicò | don | Tano, crollando la testa minacciando. - Eh via! Incomodare |
Racconti 3 -
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sicuro della vittoria. - Per me! - rispose, come l'eco, | don | Tano, pensando che questa volta non sarebbe stato tanto |
Racconti 3 -
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mia rustica casetta. - A questo ho già pensato io - disse | don | Tano. - Non occorre che v'incomodiate. - Per non far torto |
Racconti 3 -
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poco il giudice, indignato, non lo aveva messo alla porta. | Don | Tano il Sordo venuto col suo bel disegno in testa ruminato |
Racconti 3 -
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ora sotto. Si misero a frugare anche il vecchio Liscari e | don | Tano, augurandosi ognuno di essere il fortunato rinvenitore |
Racconti 3 -
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arbitrale stracciò quella del pretore e diè ragione a | don | Tano il Sordo. - Siete contento? - gli disse il pretore - |
Racconti 3 -
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per non fargli ruzzolare le scale! Persuadetevene, caro | don | Tano, la giustizia non si vende. Il magistrato alza la |
Racconti 3 -
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il piatto trabocca ... trabocca! - Precisamente! - rispose | don | Tano, con un equivoco sorriso su le labbra. - Precisamente! |
Racconti 3 -
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aveva fatto? La sera di quel giorno, arrivato a casa, | don | Tano era stato illuminato di un lampo di genio. Aveva preso |
Racconti 3 -
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perché l'anello era un carissimo ricordo. Mille grazie, | don | Tano -. E quel brav'uomo del pretore che voleva dargli a |
Racconti 3 -
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la bilancia e dove il piatto trabocca trabocca! - Secondo | don | Tano, tra i magistrati ce n'è sempre qualcuno che ha |
Racconti 3 -
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matrimonio - magnifico era l'aggettivo prediletto di | don | Vito Li Pani se suo padre non avesse sciupato anche metà |
EH!La vita...(Novelle) -
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che avevano fretta più di lui! Sissignore, suo fratello | don | Pietro Li Pani si era ridotto a questo: di contare su un |
EH!La vita...(Novelle) -
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già passata la pazzia per le donne. Si era ingannata. | Don | Pietro aveva avuto la disgrazia di una serie di vincite che |
EH!La vita...(Novelle) -
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Dall'aria con cui tornava a casa, le due donne capivano se | don | Pietro aveva vinto o no. Aveva vinto sera per sera, in quel |
EH!La vita...(Novelle) -
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di farlo vincere e stravincere. Per mesi e mesi di sèguito, | don | Pietro tornò a casa muto, col viso smorto. Cavava fuori il |
EH!La vita...(Novelle) -
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lire, e non ne riparlarono più, dopo che | don | Pietro era andato su tutte le furie l'ultima volta che |
EH!La vita...(Novelle) -
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della zecchinetta! Ne seppero qualcosa la mattina che | don | Vito Li Pani venne a sgridarle: - Ma come? Ve ne state |
EH!La vita...(Novelle) -
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ve lo vengo a dire? Per mettervi su l'avviso. Troppo tardi! | Don | Pietro, ora, non maneggiava più il libro di quaranta fogli, |
EH!La vita...(Novelle) -
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suo compare Giammona riuscivano a raccapezzarsi. E per ciò | don | Pietro attendeva un sogno, un bel sogno rivelatore che gli |
EH!La vita...(Novelle) -
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lusinghi col lotto? Un'altra rovina! Come non te n'avvedi? | Don | Pietro saltava giù, e si vestiva brontolando. Gli pareva |
EH!La vita...(Novelle) -
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dove? Non so più dove. - Non importa. Che facevi? | Don | Pietro aveva ragione; era una fatalità: in casa sua nessuno |
EH!La vita...(Novelle) -
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dai giornali, le piccole disgrazie che accadevano in paese. | Don | Pietro e il compare perdevano intere giornate per cavarne i |
EH!La vita...(Novelle) -
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dire: sgorbiati - dal compare su un pezzo di carta. E | don | Pietro, soddisfatto, esclamava: - Questa volta sono |
EH!La vita...(Novelle) -
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numeri infami! Non era stato anche un vero dispetto....? | Don | Pietro e il compare non potevano rammentarsene senza |
EH!La vita...(Novelle) -
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rammentarsene senza sentirsi soffocare dalla rabbia! | Don | Vito, venuto a fare una visita alla nipote che stava a |
EH!La vita...(Novelle) -
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in fila, come quegli li aveva annunziati per chiasso. | Don | Pietro e il compare non se ne davano pace. Don Vito si |
EH!La vita...(Novelle) -
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per chiasso. Don Pietro e il compare non se ne davano pace. | Don | Vito si presentava, tutti i giorni, in casa del fratello, |
EH!La vita...(Novelle) -
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come te.... Ma la dote non guasta. La troveremo. Lo zio | don | Vito non potrà portarsi nell'altro mondo il poco che ha e |
EH!La vita...(Novelle) -
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al contrario del suo signor fratello.... E per ciò lo zio | don | Vito vuoi sapere... È qui per ricevere la confessione. |
EH!La vita...(Novelle) -
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rannicchiata sotto le coperte, piangeva silenziosamente. | Don | Vito si rizzò tutt'a un tratto dalla seggiola, sbuffando. - |
EH!La vita...(Novelle) -
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giorno!... - Che posso farci io, con le febbri? - balbettò | don | Pietro assalito alla sprovveduta. - Le febbri, certe |
EH!La vita...(Novelle) -
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di nascita; e la tua scioperataggine... - Oramai, caro | don | Vito - disse il Giammona - ormai è inutile parlarne! - E |
EH!La vita...(Novelle) -
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farle una bella cassa da morto! Dio disperda le mie parole! | Don | Pietro era diventato, improvvisamente, tutto premura per la |
EH!La vita...(Novelle) -
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No!... Basta! Non si capisce nulla. Mai un nome, mai! | Don | Pietro passava lunghe ore nella cameretta della figlia, |
EH!La vita...(Novelle) -
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ma con un po' di buona volontà e di studio.... Per ciò | don | Pietro stava come in agguato, seduto a pie del lottino dove |
EH!La vita...(Novelle) -
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timidamente, sottovoce.... il sospetto suo e del cognato | don | Vito, il dottore cessò di grattarsi il mento e con la sua |
EH!La vita...(Novelle) -
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la risposta di Matilde. E da quel giorno diè un tracollo. | Don | Pietra, sopraffatto dalla pietà per la figlia, in certi |
EH!La vita...(Novelle) -
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fra tre giorni sarò morta!... Non dir niente alla mamma! | Don | Pietro si sentì stringere il cuore, gli salirono le lacrime |
EH!La vita...(Novelle) -
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dichiarò: - Non verrò più. E incontrato per la scala | don | Vite, lo fermò: - È questione di qualche giorno, forse di |
EH!La vita...(Novelle) -
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forse di ore! - E porta via il suo segreto! - esclamò | don | Vito. Don Pietro in due giorni pareva invecchiato di dieci |
EH!La vita...(Novelle) -
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di ore! - E porta via il suo segreto! - esclamò don Vito. | Don | Pietro in due giorni pareva invecchiato di dieci anni. Si |
EH!La vita...(Novelle) -
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uccisa tu! L'hai uccisa tu, scellerato! Ragionava meglio | don | Vito, dicendo che la nipote portava via nell'altro mondo il |
EH!La vita...(Novelle) -
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canticchiando, aiutando la madre nelle faccende domestiche. | Don | Pietro non poteva sostenere quello sguardo con cui ella |
EH!La vita...(Novelle) -
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Scellerato! Fu verso l'alba del funestissimo giorno. | Don | Pietro che aveva mandata quella larva di sua moglie a |
EH!La vita...(Novelle) -
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la collocò con le sue mani nella cassa mortuaria, che | don | Vito aveva fatta fare a sue spese, foderata di raso bianco |
EH!La vita...(Novelle) -
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non erano stati buoni a fargli vincere neppure un terno! | Don | Vito, maravigliato e contento, vedendo salire per aria, |
EH!La vita...(Novelle) -
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fatto bene! Dovevi pensarci prima... Meglio tardi che mai! | Don | Pietro avrebbe voluto rispondergli: - Non ne ho più |
EH!La vita...(Novelle) -
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- egli declinava rapidamente, quantunque il fratello | don | Vito fosse venuto a coabitare da lui, col caritatevole |
EH!La vita...(Novelle) -
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di fargli l'amministratore del poco che gli era rimasto. | Don | Vito, qualche volta, si lasciava scappare un lieve ironico |
EH!La vita...(Novelle) -
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scappare un lieve ironico accenno al passato; e allora | don | Pietro scoteva amaramente il capo e rispondeva: - Se fosse |
EH!La vita...(Novelle) -
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lacrime ed esclamò: - Perché lusingarmi? Perché promettere? | Don | Vito, nell'udire il racconto, pensava con spavento: - Mio |
EH!La vita...(Novelle) -
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terzo venerdì di quaresima, il Berretta fu avvertito che | don | Felice Vittuone aveva urgentissimo bisogno di parlargli: |
ARABELLA -
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in sagrestia come in casa sua e domandò al Bossi se c'era | don | Felice. "Eccolo qui" disse il sagrestano. Lo scricchiolio |
ARABELLA -
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aveva nulla a che fare colla nettezza e colla bonomia di | don | Felice. Era invece un vecchio olivastro, una faccia da |
ARABELLA -
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da contadino, rugosa come una castagna secca: era insomma | don | Giosuè Pianelli. "Ci siamo!" disse in cor suo il portinaio, |
ARABELLA -
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chiamare, caro Pietro, per qualche schiarimento. Sedete, | don | Giosuè." "Son comodo" disse il canonico, raggruppandosi più |
ARABELLA -
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conto sulla tua sincerità, va bene, Berretta? Conosci | don | Giosuè?" "Eh, se mi conosce, altro che!" prese a dire il |
ARABELLA -
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di sotto le tende. "Dunque, saprai, il mio Pietro, che | don | Giosuè Pianelli è stato il confessore della povera sora |
ARABELLA -
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cresce ogni dì." "Di miseria non c'è mai miseria" aggiunge | don | Giosuè, seguitando con un tono irritato: "Cresce la |
ARABELLA -
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il signor Antonio Maccagno..." "Tognino, Tognino" corresse | don | Giosuè, mettendo nella storpiatura del nome un suo gusto |
ARABELLA -
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il portinaio, rispondendo prima d'essere interrogato. | Don | Giosuè chiuse un occhio e guardò fisso coll'altro il |
ARABELLA -
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avrebbe voluto dire: "Capite?" "Aspetta, lascia finire a | don | Felice. Parlerai dopo, il mio galantuomo." E don Giosuè |
ARABELLA -
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finire a don Felice. Parlerai dopo, il mio galantuomo." E | don | Giosuè fece sentire un'ironia che sonò male all'orecchio |
ARABELLA -
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bel galantuomo" saltò su il canonico. "Abbiate pazienza, | don | Giosuè. Intellige quae dico Il Berretta può benissimo aver |
ARABELLA -
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la punta d'una mano. "Eh, eh, guarda il balordo" sogghignò | don | Giosuè andando colle mani fin sotto il naso del suo |
ARABELLA -
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"Noi non dobbiamo far violenze alla coscienza, caro | don | Giosuè. Bisogna pure che il nostro Berretta si ricordi e |
ARABELLA -
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cercava una carta... Ah! tu vorresti scappare, adesso." | Don | Giosuè afferrò il portinaio per un braccio e cominciò a |
ARABELLA -
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in quel contrasto, era la presenza bonaria e paterna di | don | Felice, la voce buona, carezzevole di questo buon vecchio |
ARABELLA -
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la vita?" "Ah, t'hanno dunque minacciato," entrò a dire | don | Giosuè "bene, bene, bene!..." E fregandosi le mani, fe' una |
ARABELLA -
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serve a nulla, perché ne sappiamo più di te?" A ogni frase | don | Giosuè dava una ruvida scossa al suo uomo. "Che cosa hai |
ARABELLA -
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strinse la testa nelle mani e ruppe in tali singhiozzi, che | don | Felice ne sentì una profonda compassione. Voltatosi verso |
ARABELLA -
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Felice ne sentì una profonda compassione. Voltatosi verso | don | Giosuè, non volle più che seguitasse a tormentarlo. "Sta |
ARABELLA -
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confessione; io intanto corro ad avvertirne l'avvocato." | Don | Giosuè uscì e ritornò sui suoi passi a prendere il |
ARABELLA -
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casa di | don | Stellario Blanco era un arsenale. Egli e sua sorella donna |
Racconti 2 -
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e che mandavano un tanfo di cose vecchie in fermentazione. | Don | Stellario e donna Salvatrice ne avevano pieno il naso e non |
Racconti 2 -
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Non potrete mica portarveli via nell'altro mondo! - | Don | Stellario rideva alle barzellette del compare, chiamato |
Racconti 2 -
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- Pei ladri ci sono quegli arnesi lí - soggiungeva | don | Stellario. Infatti agli angoli d'ogni stanza si vedevano |
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che conosceva bene il compare. Ogni sera, dopo l'avemmaria, | don | Stellario si barricava in casa, come se da un momento |
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- Lascia andare; non far rumore - gli raccomandava | don | Stellario. Poi scendevano in cantina fra tre lunghe file di |
Racconti 2 -
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di legno dei coppi, inseguito dal lume della candela che | don | Stellario levava in alto, per vedere. Erano cosí abituati |
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e il magazzino del grano. - Niente! Niente! - diceva | don | Stellario. - Per grazia della Madonna dalla Stella! - |
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il giaciglio ch'ella aveva faccia di chiamar letto; e | don | Stellario, tossendo, tornava a ficcarsi anche lui sotto le |
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prima di chiuderle il portone alle spalle. E spesso | don | Stellario brontolava contro la sorella che, secondo lui, |
Racconti 2 -
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furfanti di mezzadri che badavano soltanto a derubarlo, | don | Stellario non mancava mai di ascoltare la santa messa, |
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della piazzett a di S. Maria dalla Stella, parrocchia di | don | Stellario; per questo gli avevano messo quel nome al fonte |
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d'abete con gambe tornite o no, secondo la richiesta. | Don | Stellario, aspettando il segnale della campana, si |
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accompagnamento di hah! hah! hah!, specie di grugnito; e | don | Stellario, strizzando gli occhi, raggrizzando le labbra, a |
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sul pancone un grosso pezzo di legname da squadrare, | don | Stellario gli domandava: - Che c'è di nuovo, compare? - Chi |
Racconti 2 -
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Hah! Hah! - I grugniti erano piú forti, piú staccati; e | don | Stellario, che non poteva fare a meno di dare una scossetta |
Racconti 2 -
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verso l'uscio, per evitare le scheggie. Pel solito, | don | Stellario incontrava là qualche contadino intento a |
Racconti 2 -
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i quattrini a staia? - La solita canzone! - rispondeva | don | Stellario, un po' stizzito perché ora non erano piú a |
Racconti 2 -
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... O ve la sbatacchio su la testa -. E visto accostare | don | Stellario, si rivolse a lui: - Ecco le belle azioni di |
Racconti 2 -
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erano andati a svegliarlo per commissione di quel ladro di | don | Pietro Nigido Ciuco vestito - bene appiccato il soprannome! |
Racconti 2 -
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nottata di lavoro! - O che non morrà piú nessuno? - rispose | don | Stellario, ridendo. - Chi volete che lo prenda? È fatto su |
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risonava cupamente. - Non la sfasciate intanto - soggiunse | don | Stellario. Il falegname, continuando a dar calci per |
Racconti 2 -
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già fatta ruzzolare dentro la bottega. - Solida! - osservò | don | Stellario. - E col coperchio da baule. - L'ha voluta cosí, |
Racconti 2 -
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vestito! - Chetatevi, compare, chetatevi. Parlerò io con | don | Pietro. Su, venite a sentire la santa messa insieme con me |
Racconti 2 -
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sentire la santa messa! D'allora in poi, tutte le volte che | don | Stellario dava una capatina da mastro Croce, spingeva gli |
Racconti 2 -
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dagli occhi rossi, quelle d'oro. Di tratto in tratto, | don | Stellario disseppelliva il morto per accertarsi che |
Racconti 2 -
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notte d'inverno, che pioveva a dirotto, mutarono il posto. | Don | Stellario aveva scavato un'altra buca dietro la botte di |
Racconti 2 -
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- Io? - Dunque perché mi tormentate, caro compare? - | Don | Stellario non gli aveva detto nulla neppure quella volta, |
Racconti 2 -
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anche per lui -. Oramai la cassa gli faceva gola; e per ciò | don | Stellario veniva piú spesso a fare una visitina al compare, |
Racconti 2 -
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stretto pel pancione del notaio Tirella! - Andiamo - disse | don | Stellario. - Se sarete ragionevole, lo prenderò io. - Voi? |
Racconti 2 -
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soltanto per voi; non siamo compari per nulla - soggiunse | don | Ilario ridendo. Mastro Croce mugolava bestemmie: - C'è il |
Racconti 2 -
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un servizio -. Mastro Croce tenne duro. Due giorni dopo, | don | Stellario tornò all'assalto. - Siete ancora ostinato? |
Racconti 2 -
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- Anche questa volta il povero mastro Croce tenne duro; ma | don | Stellario non si diè per vinto. E la spuntò il giorno che |
Racconti 2 -
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tabbútu era proprio regalato. All'alba del giorno appresso | don | Stellario, che si era levato di buon'ora, andò lui stesso |
Racconti 2 -
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mal augurio. - Servirà, fra cent'anni, per me o per te -. | Don | Stellario glielo diceva tranquillamente, riflettendo, senza |
Racconti 2 -
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portate dai mezzadri, ella disse: - Le riporremo là -. | Don | Stellario gliele porgeva a una a una, osservandole, dando |
Racconti 2 -
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coperchio rotondeggiante, da baule. - Solida! - conchiuse | don | Stellario, applaudendosi nuovamente dell'acquisto, dopo |
Racconti 2 -
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sentivano tutti e due un brividino alla schiena. - Ah, | don | Stellario! - borbottava la sorella. - Dite quel che volete, |
Racconti 2 -
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proprie mani, dentro quel tabbútu rubato! - Da principio, | don | Stellario si divertiva alle cattive parole del compare; non |
Racconti 2 -
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non fosse ripiena di fichi ma attendesse dentro qualcuno, | don | Stellario rideva agro; e una mattina, appena il compare |
Racconti 2 -
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gli brontolava dietro: - Anche ringraziarvi? - Il resto | don | Stellario non lo udí, e fu meglio. E da quel giorno in poi |
Racconti 2 -
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tempaccio! - A mezza strada, cominciò a piovigginare. | Don | Stellario buttatosi su le spalle il ferraiuolo, si alzò il |
Racconti 2 -
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Poi lampi, tuoni, e le cataratte del cielo si apersero. | Don | Stellario cercava di ripararsi alla meglio, con quel |
Racconti 2 -
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- Che conchiudi ora col brontolare? - rispose all'ultimo | don | Stellario, seccato. Si vedeva passare e ripassare davanti |
Racconti 2 -
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ti senti? Debbo mandare pel medico? - Sei matta? - strillò | don | Stellario, sbarrando tanto d'occhi, quasi avesse sentito |
Racconti 2 -
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da piè del letto, scuotendo tristamente il capo quando | don | Stellario non poteva vederla. - Poverino! ... Si è attirata |
Racconti 2 -
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visita, il malato si perdette d'animo tutt'a a un tratto. - | Don | Stellario, son venuto qui per caso, per saggiare una |
Racconti 2 -
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Coraggio! - È inutile cercar d'ingannarmi - biascicò | don | Stellario con flebilissima voce. Poi rivolto alla sorella, |
Racconti 2 -
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spolverare per ricevere degnamente Gesú sagramentato; e a | don | Stellario, che le seguiva con lo sguardo sbalordito, |
Racconti 2 -
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era vero; ma la pietosa bugia fu di buon augurio. Allorché | don | Stellario si sentí, come diceva, proprio ritornato |
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Salvatrice nella fretta di sgombrarlo dai fichi secchi. | Don | Stellario gli fece tanto di corna, e disse: - Ora ci |
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da me non ci siete venuto, brutto compare! - lo interruppe | don | Stellario. - Ho avuto torto. Dunque il poeta andò a |
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non tornarci piú in questa bottega. Ben mi sta - brontolò | don | Stellario voltando i tacchi. Quella conchiusione non se |
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perché i topi si rosichino lassú cassa e fichi! - rispose | don | Stellario. Donna Salvatrice però si era fissata di non |
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parve alla poveraccia un portento. - Ah! - La sorella di | don | Stellario si era sentita allargare il petto, non vedendo |
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morire, mai piú! - Addio fichi! - esclamò malinconicamente | don | Stellario quando si accorse del trasporto. In che modo |
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con le loro salmerie di muli, urlando, bestemmiando, mentre | don | Stellario sorvegliava il misuratore, e donna Salvatrice e |
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Nasca prendesse la sua metà. Cosí non potevano sbagliare. | Don | Stellario appariva di tanto in tanto, tutto impolverato, e |
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che non le aveva dato nemmeno il tempo di dire: Gesú! | Don | Stellario aggiravasi per le stanze dandosi pugni su la |
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venne a dirgli in camera, tutta atterrita: - Non c'entra! - | Don | Stellario, a primo colpo, non capí; e le spalancò in viso |
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Non c'entra! ... - ripeté singhiozzando la donna ... | Don | Stellario scattò: - Non c'entra? ... Bestia! ... In quella |
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e corta, signore mio. - Tu sei piú bestia di tutti! - urlò | don | Stellario al becchino. Tremava da capo a piedi, diventato |
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su per la coda e levargli d'addosso il carico di legna; | don | Peppantonio diventava rosso come un peperone, sotto la tuba |
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di bronzo. - La lingua me l'ha fatta lui - ringhiava | don | Peppantonio, corrugando le sopracciglia che parevano setole |
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un ritaglio della vigna di Jannicoco e l'asino, ci vuole -. | Don | Peppantonio gonfiava e sbuffava, mentre gli altri ridevano. |
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voi? - Lo facevano a posta per stuzzicarlo, ogni volta che | don | Peppantonio andava a sedersi nella farmacia o su gli |
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filo di paglia, con una piuma, in un orecchio o sul naso; e | don | Peppantonio si aggrinzava nel sonno, facendo certi versacci |
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dietr o la schiena, fingeva di guardare il cielo, mentre | don | Peppantonio gli ficcava addosso gli occhiacci sospettosi, |
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- Avete dormito bene? - gli domandava Vito, senza ridere. | Don | Peppantonio, raccattata la tuba, continuava a guardarlo; |
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Morrai in galera! - Dovreste darmi Tegònia, e la dote -. | Don | Peppantonio si batteva colla mano sul muso: - Non lo voglio |
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di basilico e far la scimunita col figlio del calzolaio, | don | Peppantonio si sfogava addosso alla sorella: - Sei una |
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mangeremmo in santa pace. - Zitta! Zitta! - la interrompeva | don | Peppantonio. - Mi vuoi far leggere il processo a Cristo? - |
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il processo a Cristo? - Che c'entra Gesú Cristo? - Secondo | don | Peppantonio, c'entrava: - Se Gesú Cristo facesse bene le |
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babbo né mamma. Andrò a fare la serva. - A fare la serva? | Don | Peppantonio non poteva sentirglielo dire. - Figliaccia di |
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e per tirarti su ci siamo tolti il pane di bocca! - | Don | Peppantonio intanto la guardava sottecchi, intenerito. Se |
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canto. - Ecco ora le lagrimette! - brontolava donna Rosa. | Don | Peppantonio voleva tagliar corto: - Dobbiamo dirlo, sí o |
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che quella notte si sarebbero parlati di dietro la porta. | Don | Peppantonio, ravviluppato fino agli occhi nel suo gran |
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sul marmo del pancone. - Dove? Su le tue corna? - brontolò | don | Peppantonio. Infatti le quattro seggiole della farmacia |
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che soffiava cosí forte da levar la pelle. L'arrivo di | don | Peppantonio aveva suscitato un sussurro di buon umore, e la |
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la sua risposta al notaio fece scoppiare una sonora risata. | Don | Peppantonio levò la testa e guardò attorno insospettito. - |
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per la salute dell'anima vostra. Siamo vecchi, caro | don | Peppantonio, e dobbiamo pensare che si muore. - Crepate, se |
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setolose, tornando a pestare coi piedi. - La novena | don | Peppantonio la celebra in campagna, a Jannicoco - disse |
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tra le dita. - E il bambino Gesú lo chiama dall'alto: "Ooo, | don | Peppantooonio!" - Eri tu, dunque! Eri tu! - urlò don |
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"Ooo, don Peppantooonio!" - Eri tu, dunque! Eri tu! - urlò | don | Peppantonio, levandosi da sedere inviperito. - Se non ti |
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rompe nessuno! - Lo chetarono, lo rimisero a sedere. Vito e | don | Peppantonio erano come il diavolo e san Bernardo; non |
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Vito s'era messo a gridare, ingrossando la voce: - Ooo | don | Peppantooonio! - Don Peppantonio, rizzatosi, aveva |
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a gridare, ingrossando la voce: - Ooo don Peppantooonio! - | Don | Peppantonio, rizzatosi, aveva risposto: - Oh, ooh! ... Chi |
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aveva risposto: - Oh, ooh! ... Chi mi chiaama? - Ooo | don | Peppantooonio! ... - E don Peppantonio, irritato, |
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ooh! ... Chi mi chiaama? - Ooo don Peppantooonio! ... - E | don | Peppantonio, irritato, spolmonandosi, con le mani attorno |
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i gesti furibondi e la litania di parolacce brontolata da | don | Peppantonio all'indirizzo del suo burlatore invisibile. |
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all'indirizzo del suo burlatore invisibile. Perciò | don | Peppantonio era scattato come una molla nella farmacia, |
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- gli diceva il canonico, ridendo fino ad averne la tosse. | Don | Peppantonio taceva; intanto pestava piú forte coi piedi, e |
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boccia di cristallo. - Mi dai le grattature? - brontolò | don | Peppantonio. - È il meglio. Ecco qui. Vedete, se vi voglio |
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- Il bue e l'asinello paiono vivi. - Sull'altare? - domandò | don | Peppantonio. - Certamente - rispose il canonico. - Gesú li |
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alle parole, rivolte rabbiosamente le spalle al canonico, | don | Peppantonio s'era tirato su le falde posteriori del |
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campana della chiesa della Mercede che sonava l'avemmaria. | Don | Peppantonio si levò da sedere, si tolse di capo la tuba e, |
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- gli domandava Vito. - Perché cosí mi piace, - rispondeva | don | Peppantonio. - Bada a pestare! - Aspettate forse che venga |
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naso. - Dagli tua sorella. - Se l'avessi! ... - Dategliela, | don | Peppantonio, dategliela avanti che nasca uno scandalo - |
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- aggiungeva il canonico Stuto con voce melata. Allora | don | Peppantonio scoppiò: - Lo scandalo lo date voi, che prima |
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lo date voi, che prima fate una visita alla moglie di | don | Paolo il sagrestano, e poi andate a dimessa e a bere il |
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compagnia, appena il contrabasso cominciò a fare zun zun, | don | Peppantonio aperse a un tratto la finestra, e versò |
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che pareva con la frangia, Vito gli disse: - Mi rallegro, | don | Peppantonio! Levatevi però di lí; il sole vi fa male -. E |
Racconti 2 -
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siete sempre ostinato -. A queste parole del canonico, | don | Peppantonio si alzò la tuba su la fronte e aperse il |
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scherzo di mandare a dire a donna Rosa e a Tegònia che | don | Peppantonio era stato colpito da un accidente; e le due |
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- Fratello mio! Babbo mio! - Commedia da morir dalle risa. | Don | Peppantonio, svegliato a un tratto da quegli urli, |
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quegli scellerati che le ammazzavano il fratello! Il povero | don | Peppantonio non se l'aspettava; e dal lettuccio guardava |
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Compare, perdonate a tutti! ... Stringetemi la mano! - | Don | Peppantonio non poteva piú stringergliela, rigido, inerte. |
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| Don | Gennaro Parascandolo, lo strozzino, veniva da qualche |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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fisica, si sentiva piena di gratitudine per questo buon | don | Gennaro, che l'aveva liberata dal pericolo di una caduta |
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in un abisso, se non avesse incontrato, nell'ora tremenda, | don | Gennaro che le aveva parlato con bontà, le aveva dato da |
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il modesto corredo, attendendo la visita quotidiana di | don | Gennaro, a cui ella sorrideva dalle labbra e dagli occhi, |
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agli occhi: e malgrado che ella fosse la sua amante, | don | Gennaro la trattava con sì profondo rispetto, che ella |
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avesse potuto fare, per mostrargli tutto il suo affetto. | Don | Gennaro, il durissimo strozzino che aveva visto tanti |
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Felicetta umilmente, - sono angioli. A poco a poco, | don | Gennaro si era addentrato moltissimo in questo amore, più |
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- Faccio venir le carte dal mio paese, - aveva risposto | don | Gennaro, sospirando, rimpiangendo, nel fondo dell'anima, di |
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la collera. - Come voi, del resto, - rispose ambiguamente | don | Gennaro. - Io non ho affari, - replicò Formosa, sempre più |
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bene, la signora Parascandolo? - Benissimo, - disse subito | don | Gennaro, supponendo una insidia in questa domanda. - E la |
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udire se il marchese s'informasse dal portiere, dove saliva | don | Gennaro Parascandolo. Ma il marchese era sparito via. E |
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- Vi sono gli spiriti! - mormorò ridendo di mala voglia, | don | Gennaro Parascandolo. - Vi piacerebbe di andare in un'altra |
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Emanuele, nevvero? - Sarebbe troppo bello, per me! Pure, | don | Gennaro restò pensoso: e quando andò via, dal pianerottolo |
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violentemente e la finestra fu sbarrata come l'altra. | Don | Gennaro si voltò per scendere subito, giù, per andare al |
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di un estraneo; ma estraneo o no, la naturale prudenza di | don | Gennaro prendeva il sopravvento. Forse era meglio andare a |
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voi dal questore? - e lo guardò nel bianco degli occhi. - | Don | Gennaro, non esageriamo. Forse si tratta di uno scherzo fra |
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di Formosa. - Se non aprite, la rovina è peggiore. Qui | don | Gennaro Parascandolo sa tutto: e vuole andare dal questore. |
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- Ma che fate, dottor Trifari, non vi vergognate? - gridò | don | Gennaro, scandalizzato. - Mi fa sempre così, in tutte le |
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Signore ha fatto nascere per i miei peccati, è un'agonia, | don | Gennaro, io sono in agonia... - Come avete potuto far |
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far questo a un uomo, a un cristiano? - disse severamente | don | Gennaro, guardando gli altri due. - Vedete chi predica! - |
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porta lasciata aperta, Colaneri, il vipereo professore, e | don | Crescenzo, il postiere Nel vedere un estraneo, nel |
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il postiere Nel vedere un estraneo, nel riconoscere | don | Gennaro, intesero tutto: si guardavano, turbati, |
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intesero tutto: si guardavano, turbati, specialmente | don | Crescenzo che era un ufficiale del Governo, come egli |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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simile a fiamma di cerei intorno a una bara. In realtà, | don | Pasqualino pareva un morto. - E vi siete messi in tanti, |
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andare venti volte. L'altro si strinse nelle spalle e: - | Don | Pasqualino, avete la forza di levarvi? - chiese all' |
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sgomento. - Non ho la forza di muovermi, cavaliere, - disse | don | Pasqualino, lamentandosi. - Se mi volevano uccidere, non |
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mala azione che avevano consumata e che consumavano contro | don | Pasqualino: invece di sentir rimorso, provavano una collera |
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doccia fredda, sulla loro aberrazione, fu la presenza di | don | Gennaro Parascandolo: fu allora solamente che videro la |
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esser processati per tale delitto e che erano alla mercè di | don | Pasqualino de Feo e di don Gennaro Parascandolo. Muti, |
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e che erano alla mercè di don Pasqualino de Feo e di | don | Gennaro Parascandolo. Muti, freddi, attoniti, con gli occhi |
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occhiate supplichevoli ai due arbitri del loro destino. | Don | Gennaro, flemmaticamente, fumava la sua sigaretta. - Anzi |
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che era diventato mezzo pazzo, a furia di sorvegliare | don | Pasqualino. - Aspetto prima che mi paghiate quelle molte |
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Ognuno di loro doveva dei denari allo strozzino: finanche | don | Crescenzo. I soli due esenti erano Gaetano il tagliatore di |
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resistervi. - Ora faccio venire una carrozza, - disse | don | Gennaro. - Come, lo porti via? - osò chiedere |
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- Che esagerazione, - mormorò l'altro, vagamente. - | Don | Pasqualino è abituato a star chiuso. . . e tu ci rovini, |
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al cuore che essi provavano. - Se non vi fate coraggio, | don | Pasqualino, restiamo qua fino a stasera, - osservò don |
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don Pasqualino, restiamo qua fino a stasera, - osservò | don | Gennaro, che aveva premura di andar via. Certo, la sua |
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potevano bene consumarne un altro, più utile, più proficuo. | Don | Gennaro, è vero, li dominava con la sua freddezza e con la |
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- Non vi ho mai pensato: vi penserò. Il settimo fu | don | Crescenzo, il tenitore del Banco lotto al vicolo del |
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il tenitore del Banco lotto al vicolo del Nunzio, con cui | don | Pasqualino aveva antica relazione di amicizia. Si parlarono |
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- disse l' assistito, ardeggiando uno sguardo suggestivo a | don | Crescenzo. - Che dici? - chiese costui, sgomento. - Dico: |
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costui un po' timido, sentendosi in maggior colpa verso | don | Pasqualino. - Lo spirito mi ha parlato ancora, marchese. - |
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spirito, - rispose fieramente il folle vecchio. - Ebbene, | don | Pasqualino, vogliamo restare qui sino a stasera? - disse lo |
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voce fioca, sdraiato nella carrozza come un infermo grave. | Don | Gennaro aggrottò lievemente le sopracciglia, e per non |
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i numeri? - Per questo, - disse l'altro, enigmaticamente. - | Don | Pasqualì, voi i numeri non li sapete! - disse don Gennaro, |
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- Don Pasqualì, voi i numeri non li sapete! - disse | don | Gennaro, ridendo. - E a voi, che ve ne importa? - Proprio |
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morte? Che avevo fatto di male, io, povero innocente? - | Don | Pasqualì, voi vi siete mangiato varie migliaia di lire, di |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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- Proprio tutte elemosine, proprio? - ghignò satanicamente | don | Gennaro. - Qualche piccola cosa, per me… - sospirò don |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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don Gennaro. - Qualche piccola cosa, per me… - sospirò | don | Pasqualino, con un lampo di acquiescente malizia negli |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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- Allora è inutile salire alla questura... - Andiamoci, | don | Gennaro, andiamoci lo stesso, che sarete contento di me. |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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l' assistito. lla fine giunsero al primo piano, dove | don | Gennaro, salutato rispettosamente dagli uscieri, chiese se |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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che servono! Non dico di noi, poveri mpiegati… mpiegati…- | Don | Pasqualì, se avete la forza, date i numeri all'ispettore. - |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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sue fatture sono vere, - disse pensosamente, sinceramente, | don | Pasqualino. - E lei ci crede alla vostra assistenza? Sì, ci |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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i consigli che ho dato, a tutti loro? - No, - rispose | don | Gennaro, sorpreso dal tono perverso di quel discorso. - Ho |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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- disse l' assistito, ugubremente. ugubremente.Salutò | don | Gennaro e, quasi rinvigorito, si avviò prestamente verso |
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vita di | don | Rosario Impallomeni era regolata meglio di un cronometro. |
Racconti 3 -
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Perché poi lo chiamassero cosí non lo sapevano neppur loro. | Don | Rosario Impallomeni non dava noia a nessuno, se pure non si |
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via cacciandosi davanti gli asini con le ceste vuote, | don | Rosario cominciava il suo giro per le botteghe, |
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interrogando: - Quanti carichi, compare Maso? - Dieci, | don | Rosario, per servirla. - Quanti carichi, zi' Caterino? - |
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per servirla. - Quanti carichi, zi' Caterino? - Dodici, | don | Rosario, ai suoi comandi. - Quanti carichi, comare Peppa? - |
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Nessuno. Solamente, da che aveva avuto l'uso della ragione, | don | Rosario si era imposto il dovere di notare ogni giorno nei |
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lo deridevano per questa mania. Dopo scritti gli appunti, | don | Rosario entrava nel caffè di Pizzo-'nterra per |
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il fatto per filo e per segno. - Mettiamolo a libro, | don | Rosario! - gli diceva Pizzo-'nterra, ridendo. Egli «metteva |
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permetteva che entrasse nessuno. Verso le dieci e mezzo, | don | Rosario andava ad assistere, dal coro, assieme coi |
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Alle faccende di casa e di campagna pensava il fratello. | Don | Rosario gli lasciava mani libere, e quegli lo calcolava |
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E gli imbecilli lo burlavano: - Che cosa dicono i registri, | don | Rosario? - Che cosa dicono? Non ridereste se sapeste quel |
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gli aveva fatto la burla di dirgli: - Sapete? È morto | don | Pietro Lagreca, d'accidente, in campagna! - E don Rosario |
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È morto don Pietro Lagreca, d'accidente, in campagna! - E | don | Rosario era corso a casa per registrare il fatto, con tutti |
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morto? - gli scappò detto dallo stupore. - Crepate voi, | don | pezzo d'asino! - gli rispose il Lagreca, facendogli le |
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con tutte e due le mani. Fu una gran mortificazione per | don | Rosario. E da quel giorno in poi, non scrisse nei famosi |
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e neppure talvolta la grammatica. Ma di queste picciolezze | don | Rosario non si curava. Gli bastava che ogni tre mesi |
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notizia dovranno pagarla ai miei eredi. - Grazie tante, | don | Rosario! - Egli si ringalluzzava, sorrideva sornionamente, |
Racconti 3 -
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cartacce! - Da qualche anno, l'idea della morte contristava | don | Rosario. Non era poi tanto vecchio, a sessanta anni; e la |
Racconti 3 -
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da parecchi anni le campagne promettevano bene e poi ... | Don | Rosario si sdegnava di quella poca fede. La vista della |
Racconti 3 -
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si fu allontanato dopo di avergli gridato - Accorrete! - | don | Rosario si sentí tremare le gambe sotto e battere |
Racconti 3 -
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che lo aveva afferrato per le spalle. Il giorno dopo, | don | Rosario sembrava invecchiato di dieci anni. Piangeva come |
Racconti 3 -
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che tornava a ripetergli: - Bestia! Ringrazia Iddio! - | Don | Rosario giurò a se stesso di voler essere piú forte del |
Racconti 3 -
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fatica, dallo scarso sonno e dal poco cibo che prendeva. | Don | Rosario tentennava il capo, compatendolo, ostinato piú che |
Racconti 3 -
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assassino "volatilizzato". Un giorno disse ridendo anche a | don | Ciccio: - Caro don Ciccio, io lodo il vostro zelo, ma |
Il cappello del prete -
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Un giorno disse ridendo anche a don Ciccio: - Caro | don | Ciccio, io lodo il vostro zelo, ma auguro che le vostre |
Il cappello del prete -
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fu trovato dal vecchio Salvatore, portato in casa, preso da | don | Antonio, mandato al cappellaio... Voi vedete che pochi |
Il cappello del prete -
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Quale interesse aveva il cacciatore a presentarsi a nome di | don | Antonio?... - E dalli col cacciatore... Questa è l'araba |
Il cappello del prete -
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E quest'oggi lascerò in libertà l'imputato e i testimoni. A | don | Ciccio non parea vero che tutto il gran processo così |
Il cappello del prete -
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se vivesse, non sarebbe che un cretino ragionante. | Don | Ciccio questa volta era piú ispido del suo cilindro bianco, |
Il cappello del prete -
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il volo. - Voi dovreste sapere qualche cosa del prete, | don | Ciccio - disse Granella, volgendosi ad un vecchietto, che |
Il cappello del prete -
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in bottega la volta sua. Era costui quel medesimo | don | Ciccio Scuotto, il padrone della casa, al quale il prete |
Il cappello del prete -
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un altro galantuomo, che Granella aveva salutato per | don | Nunziante. "U barone" che stava colle orecchie tese, |
Il cappello del prete -
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della fortuna e prestava con ragionevole interesse. | Don | Ciccio e don Nunziante erano antichi amici e rivali, ma nel |
Il cappello del prete -
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fortuna e prestava con ragionevole interesse. Don Ciccio e | don | Nunziante erano antichi amici e rivali, ma nel comune |
Il cappello del prete -
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il notaio e il prete, diceva: - Ecco "don consiglio, | don | appiglio, don artiglio". Un buon cliente passava nelle loro |
Il cappello del prete -
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e il prete, diceva: - Ecco "don consiglio, don appiglio, | don | artiglio". Un buon cliente passava nelle loro mani come |
Il cappello del prete -
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abiti grandi con larghe tasche sempre piene di carte. | Don | Nunziante però era grosso, largo di spalle, con una gran |
Il cappello del prete -
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che sia andato a Roma a portare l'obolo al Papa - esclamò | don | Nunziante. - Prete Cirillo ha studiato la negromanzia per |
Il cappello del prete -
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rubare il denaro al Governo, e darlo al papa. Non è vero, | don | Ciccio? - Voi parlate come un giornale liberale - rispose |
Il cappello del prete -
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e non mi ha scritto - disse con aria altezzosa l'arruffato | don | Ciccio, - ciò che mi irrita è di vedere il disprezzo |
Il cappello del prete -
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dell'altra. - La gente, la gente, la gente... la gente! | Don | Ciccio fece una mezza volta per la bottega, accompagnando |
Il cappello del prete -
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in un sussiego aristocratico, e si mosse gravemente. | Don | Nunziante, che lo riconobbe, s'inchinò rispettosamente e |
Il cappello del prete -
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antichità, formato in gran parte dal filologo abate | don | Carlo Trivulzi, morto nel 1789, dal fratello di lui |
MILANO IN PERCORSA IN OMNIBUS COMPILATA DA GAETANO BRIGOLA ED ILLUSTRATA DA NOTIZIE STORICHE ED ARTISTICHE DA FELICE VENOSTA -
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povero | don | Silvio attendeva da più di mezz'ora nell'anticamera, e |
Il Marchese di Roccaverdina -
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l'ho sentito dire.» «Che tosse! ... Riguardatevi, | don | Silvio!» «Sia fatta ... la volontà ... di Dio!» Con la |
Il Marchese di Roccaverdina -
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i poveretti che muoiono di fame? Per questo sono qui.» «Ah, | don | Silvio! Non si finisce mai! Il marchese ha vuotato il |
Il Marchese di Roccaverdina -
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all'anticamera, si fermò, turbato, alla inattesa vista di | don | Silvio. «E andate attorno con questa tosse?», gli disse |
Il Marchese di Roccaverdina -
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questa tosse?», gli disse l'ingegnere dopo averlo salutato. | Don | Silvio si levò a stento da sedere, inchinandosi al marchese |
Il Marchese di Roccaverdina -
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prima che quegli parlasse. «Mi manda Gesù Cristo!», disse | don | Silvio. «Quale Gesù Cristo? Perché? ... Andate a raccontare |
Il Marchese di Roccaverdina -
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«Mi perdoni ... voscenza ! ... Me ne vado ... » E | don | Silvio non poté proseguire, sopraffatto dalla tosse. |
Il Marchese di Roccaverdina -
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fissandolo negli occhi. «Che cosa?», domandò timidamente | don | Silvio. «Che cosa? Gli dava noia in casa quel Crocifisso al |
Il Marchese di Roccaverdina -
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carte false ... Ma non vedete che non vi reggete in piedi?» | Don | Silvio assalito da un nuovo e più forte accesso di tosse, |
Il Marchese di Roccaverdina -
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marchese. «Lo sapevo che non sarei venuto invano!», rispose | don | Silvio ringraziandolo. Aveva le lagrime agli occhi. Il |
Il Marchese di Roccaverdina -
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rispose duramente il marchese. E due giorni dopo, | don | Silvio era davvero in via di andarsene in Paradiso, dove il |
Il Marchese di Roccaverdina -
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notizie. Lo atterriva l'idea che la febbre facesse delirare | don | Silvio, e che nel delirio gli sfuggisse una parola, un |
Il Marchese di Roccaverdina -
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che si diceva), quando udì raccontare dal notaio Mazza che | don | Silvio aveva detto a sua sorella: «Abbi pazienza, fino a |
Il Marchese di Roccaverdina -
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- e tutti lo credevano - si sarebbe avverata. Vedendo che | don | Pietro Salvo cava a ogni cinque minuti l'orologio di tasca, |
Il Marchese di Roccaverdina -
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sul punto di bisticciarsi; ma dalla cantonata spuntava | don | Marmotta come il cameriere era soprannominato. Veniva col |
Il Marchese di Roccaverdina -
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rimase là, dubbioso. Non credeva ai suoi orecchi, quasi | don | Silvio avesse potuto fargli il cattivo scherzo di fingere |
Il Marchese di Roccaverdina -
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E quel qualcuno, a poco a poco, prendeva le sembianze di | don | Silvio. Avrebbe voluto esser sordo per non udire le campane |
Il Marchese di Roccaverdina -
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Pergola gli disse all'orecchio: «Dev'essere rimasto male | don | Silvio, non trovando di là il Paradiso!». |
Il Marchese di Roccaverdina -
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vederli arrivati così mattinieri al lavoro. In quel punto, | don | Liddu gli recava, su un piccolo vassoio, la tazza col |
IL BENEFATTORE -
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con la mano in direzione della collina. - Andate a vedere. | Don | Liddu si avviò premurosamente, molto meravigliato anche |
IL BENEFATTORE -
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Scesa a precipizio la scaletta, stava per uscir fuori; | don | Liddu lo afferrò pel petto, balbettando: - Ah, padrone! ... |
IL BENEFATTORE -
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... - Ah! Se non ci fossero le donne! ... Ho tre Remington! | Don | Liddu, che era andato ad affacciarsi dall'alto della |
IL BENEFATTORE -
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un'altra fiumana di gente ... Le campane suonano a stormo! | Don | Liddu s'interruppe. Grida confuse, fischi, poi due colpi |
IL BENEFATTORE -
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d'arma da fuoco! ... I carabinieri si slanciarono fuori; e | don | Liddu, afferrato il padrone, cercava a ogni costo di |
IL BENEFATTORE -
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gridare: - Aprite! Aprite! - Sono i carabinieri! - esclamò | don | Liddu che aveva riconosciuto la voce. Erano essi infatti, |
IL BENEFATTORE -
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premura con cui mi aveva augurato la buona notte. | Don | Luigi era arrivato da Novara. Era tanto soprappensiero |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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esempio! .... - Ma, esclamai io, chi può averlo informato? | Don | Luigi si strinse nelle spalle: diamine, era facile |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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di Mansueta, quello dello speziale, le confidenze di | don | Luigi mi giravano per il capo come le aste di un arcolaio; |
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della dappocaggine del De Boni, della credula bontà di | Don | Luigi. Questo era il peggio; compromettere un onest'uomo, |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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d'oro delle grandi solennità. Mansueta gli corse dietro, | don | Luigi si avanzò rapidamente ad incontrarlo, ma entrambi |
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Incredibili parole che, per l'affanno, non potè ripetere. | Don | Luigi era già uscito per corrispondere alla richiesta del |
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o mi date quelle carte o preparatevi a ciò che vi ho detto. | Don | Luigi, pallidissimo, rispose: - Sarà quel che Dio vorrà. |
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ed ogni volta tornava tentennando dolorosamente il capo. | Don | Luigi passò tutte quelle ore ginocchioni pregando. I dì |
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ma capiva che doveva essere formidabile dal contegno di | Don | Luigi, che da quel colloquio in poi non aveva più |
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cominciavo a trovarmi a disagio. Ero rimasto per riguardo a | Don | Luigi, e avrei voluto davvero essergli utile in quel |
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| Don | Antonio accese per la seconda volta la lampada davanti al |
Il cappello del prete -
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essere che d'un prete? - D'un soldato, no... - soggiunse | don | Antonio, facendo seguire l'osservazione d'una risatina |
Il cappello del prete -
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bene certamente per la pace dell'anima. Il giorno appresso | don | Antonio versò tre goccie di vino nel calamaio, dove da un |
Il cappello del prete -
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per rifare l'orecchio al bel periodo, in men d'un'ora | don | Antonio poté mettere insieme questa lettera: "M. R. |
Il cappello del prete -
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con un sincero elogio della semplicità e della virtú di | don | Antonio, l'apostolico ministero del quale non era ignoto |
Il cappello del prete -
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quale non era ignoto del tutto agli occhi di sua eminenza. | Don | Antonio fu contentissimo di queste parole |
Il cappello del prete -
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che disse: - Io vedo in queste parole un gran segnale, | don | Antonio mio: e spero che questo cappello sarà per voi il |
Il cappello del prete -
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senza cappello con questo bel sole. Ecco in qual modo | don | Antonio, acchetata anche lui la sua coscienza, si abituò a |
Il cappello del prete -
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col mondano. "Sacra mixta profanis!". - Quanto vi costa, | don | Antonio, questo cappellino da zerbinotto? - Eh! eh! si |
Il cappello del prete -
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i monsignori del duomo, quando vanno per strada Toledo. - | Don | Antonio ha ereditato da qualche contessa sua penitente. - |
Il cappello del prete -
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- Crescono le ulive d'oro sulle piante di Santafusca? | Don | Antonio, rubicondo di confusione, si sforzava di ridere, |
Il cappello del prete -
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lo tirò in disparte e gli disse: - Quanto l'avete pagato? | Don | Antonio si schermí un poco e, non volendo entrare in troppi |
Il cappello del prete -
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avvolte nelle nubi hanno un aspetto triste e malato. | Don | Antonio è moribondo. Da ieri le donne, i vecchi, i |
Il cappello del prete -
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uccise. - Voi sapete - diceva - lo scrupolo e la santità di | don | Antonio. L'antico testamento non ha un patriarca piú |
Il cappello del prete -
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ripetevano le donne, e tornavano a pregare per la sua pace. | Don | Antonio, assopito nel suo letto di morte, di tanto in tanto |
Il cappello del prete -
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il cavaliere Martellini, accompagnato dal cancelliere, da | don | Ciccio e da alcune guardie, arrivò a Santafusca in cerca di |
Il cappello del prete -
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a creare l'ambiente. Oggi si parla tanto dell'ambiente! | Don | Ciccio che camminava vicino rispose: - Oggi si fanno in |
Il cappello del prete -
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generale troppe parole; però io l'avevo detto. - Che cosa, | don | Ciccio? che doveva piovere? - Avevo detto che l'avrei |
Il cappello del prete -
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piovere? - Avevo detto che l'avrei trovato il mio morto. | Don | Ciccio pronunziò queste parole con un mezzo sorriso di |
Il cappello del prete -
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sopra un piccolo selciato. Per non bagnarsi troppo | don | Ciccio e il giudice si trassero verso la stalla, e stavano |
Il cappello del prete -
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che stormí nello strame, e fuggí attraverso le gambe di | don | Ciccio, che mandò un ringhio. Il cavaliere si sforzò di |
Il cappello del prete -
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- Homo homini canis. .. - È lo stesso! - si affrettò a dire | don | Ciccio per farsi vedere superiore a certe paure, e credo |
Il cappello del prete -
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Non si sarebbe potuto distinguere se pregassero per | don | Antonio, o se già lo invocassero come un santo protettore. |
Il cappello del prete -
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per essi, a spalancar porte e finestre. Gridava dall'alto a | don | Innocenzo: "È contento, mo?" Tornava giù in furia, tutta |
Malombra -
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complimenti, esclamando, giungendo le mani, gesticolando: e | don | Innocenzo, cui lucevano gli occhi dal piacere, gli dava |
Malombra -
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non perdergli il rispetto. "Mi dica Lei, signorina" chiese | don | Innocenzo a Edith "ho detto male? Lo sanno anche Loro, non |
Malombra -
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casa rendeva immagine, in qualche modo, dell'aspetto di | don | Innocenzo, ilare, semplice, pieno di pensiero. Questi era |
Malombra -
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odore pio! Faceva pensare alla preghiera d'un bambino. Ma | don | Innocenzo beveva voluttuosamente le profane lodi di |
Malombra -
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"E io mi godo di tenerlo in gabbia" soggiunse ferocemente | don | Innocenzo, raccontato l'aneddoto. Aveva pure a mostrare de' |
Malombra -
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a una chiazza nerastra, a una piaga sc hifosa del verde. | Don | Innocenzo era ancora entusiasta della cartiera, forse anche |
Malombra -
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a un libro aperto sullo scrittoio davanti al seggiolone di | Don | Innocenzo. Questo saltò lesto come un ragazzo a ghermire il |
Malombra -
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"A Lei! A Lei! Vada là! Lo prenda, lo prenda!" rispose | don | Innocenzo porgendogli a due mani il libro che l'altro non |
Malombra -
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"Taccia, vada là, vada là che non capisco niente!" esclamò | don | Innocenzo ridendo sempre; e gli ritolse il libro, lo gittò |
Malombra -
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trent'anni di Schiller in tedesco. Che gentilezza di quel | don | Innocenzo e che accoglienza cordiale! A Edith pareva un po' |
Malombra -
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qui che a Milano?" Qualcuno parlava nell'orto. V'era | don | Innocenzo con una vecchia contadina che si lagnava, |
Malombra -
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capo, un'altra storia più segreta ed egualmente triste che | don | Innocenzo interrompeva con dei bene bene soddisfatti, come |
Malombra -
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non le avrà dato niente." "Cosa vi viene in testa?" rispose | don | Innocenzo. "Anche le rose, anche i libri tedeschi" disse |
Malombra -
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disse di averli insegnati a Paolo del Palazzo. I l povero | don | Innocenzo non sapeva che riscaldare il caffè e si propose, |
Malombra -
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signor conte!" "Sono stato al Palazzo due ore fa" rispose | don | Innocenzo. "Andava un po' meglio di ieri sera." "Come, un |
Malombra -
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di Dio, cosa è questo?" disse Steinegge. "Ecco" rispose | don | Innocenzo "cos'è oggi? Mercoledì. Bene, lunedì mattina, |
Malombra -
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al lunedì, il conte ebbe un attacco d'apoplessia." "Oh!" | Don | Innocenzo, corretto qualche volta da Marta, raccontò quello |
Malombra -
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brontolando. "Ci sono poi degli altri pasticci" disse | don | Innocenzo a mezza voce. Steinegge non pensava più a |
Malombra -
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che gli avevano dato. Il sole cadente rideva sul soffitto. | Don | Innocenzo cominciò a parlare de' suoi cocci preistorici, |
Malombra -
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che doveva andare al Palazzo. "Aspetti" gli disse | don | Innocenzo "aspetti il caffè. Mi pare che si potrebbe uscire |
Malombra -
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sfolgoravano. Edith volle portar lei il caffè. Steinegge e | don | Innocenzo sedettero ad aspettarlo sul muricciuolo dell'orto |
Malombra -
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in faccia al salotto. "Marta è una buona donna" disse | don | Innocenzo "ma è una gran chiacchierona. Ci sono de' |
Malombra -
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giuro che non è venuto qua con questa cosa vile nel cuore." | Don | Innocenzo gli accennò di tacere. Marta sulla porta della |
Malombra -
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Venne a posar il vassoio sul muricciuolo e domandò a | don | Innocenzo se il caffè gli piaceva dolce o amaro. Suo padre |
Malombra -
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dietro a lei Marta ch'era venuta a portare un cucchiaino. | Don | Innocenzo, intento al caffè e alla discussione, non s'era |
Malombra -
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dargli una ramanzina!" "Come sapete voi queste cose?" disse | don | Innocenzo stupefatto. "Ne so così delle cose io. È mica |
Malombra -
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non è opportuno per la mia visita. Vacci tu. Io resto con | don | Innocenzo." "Stasera abbiamo il mese di maggio" le disse |
Malombra -
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tanto forte quanto era stata subitanea. "Si consoli" disse | don | Innocenzo "si consoli. Suo padre è forse più vicino a Dio |
Malombra -
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di sua figlia. "Gli ha mai parlato di pratiche?" chiese | don | Innocenzo, sottovoce. "Direttamente, mai" rispose Edith |
Malombra -
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Sa, io ci vado assai di rado." "Non biasimo!" disse | don | Innocenzo. Parlar di religione all'aperto nelle prime ombre |
Malombra -
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il parroco, andò a prendere le chiavi della chiesa. | Don | Innocenzo tolse commiato da Edith, che rimase seduta sul |
Malombra -
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quale a destra, quale a sinistra, nelle tenebre dei banchi. | Don | Innocenzo uscì presto in cotta e stola a leggere le |
Malombra -
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pomposamente false e sdolcinate. Le pareva impossibile che | don | Innocenzo non avesse potuto trovar nulla di più degno del |
Malombra -
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la impersonazione cristiana del femminile eterno. In fatto, | don | Innocenzo aveva tentato in addietro d'introdurre altre |
Malombra -
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altro sforzo di volontà. Così lottando non udì la voce di | don | Innocenzo, né il mormorio grave, uniforme della gente |
Malombra -
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aveva già chiusi i chiavistelli della porta laterale e | don | Innocenzo scendeva verso la porta maggiore. Gli Steinegge |
Malombra -
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il suo pensiero, ma non lo spiegò. Fece solo osservare a | don | Innocenzo, che quella sera la luce di Venere era tanto |
Malombra -
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del vento dietro la chiesa. "Come va al Palazzo?" chiese | don | Innocenzo che doveva scendere a visitare una ragazzina |
Malombra -
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questa casa, questa casa!" esclamò Steinegge dopo che | don | Innocenzo se ne fu andato. "Oh!" Egli fece tre gran passi |
Malombra -
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che ella era lì al suo fianco. Nel villaggio trovarono | don | Innocenzo che usciva da una povera casupola. Udirono una |
Malombra -
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così, signor curato?" "Fatevi coraggio, Maria" rispondeva | don | Innocenzo "donatela al Signore." La donna appoggiò il capo |
Malombra -
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il capo al muro e pianse. "Andate, Maria, tornate su" disse | don | Innocenzo dolcemente. La donna piangeva sempre e non si |
Malombra -
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con Edith. "Venga su anche Lei, venga a veder com'è bella." | Don | Innocenzo sulle prime si oppose, ma Edith volle contentar |
Malombra -
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ridiscese pochi minuti dopo nella via dove suo padre e | don | Innocenzo l'aspettavano. "È da vergognarsi" diss'ella "di |
Malombra -
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si divisero. Steinegge, sentendosi stanco, andò a letto, | don | Innocenzo si ritirò nel suo studio a dir l'ufficio. Edith |
Malombra -
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e venne a bussar sommessamente all'uscio dello studio. | Don | Innocenzo non si aspettava la sua visita; le domandò |
Malombra -
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due minuti prima che le labbra di lei si aprissero. | Don | Innocenzo si pose a guardare attentamente il piano della |
Malombra -
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dolentissima e se ne trovava b en punita. "Oh Dio" disse | don | Innocenzo con voce imbarazzata "fin qua... poi... non so... |
Malombra -
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fattagli, delle parole trovate nel suo libro. Qui | don | Innocenzo si scosse, indovinando, assai tardi, a quale |
Malombra -
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sappia queste cose quantunque vi sia del biasimo per me." | Don | Innocenzo si fregava le mani lentamente, suggendo l'aria |
Malombra -
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chinando la fronte alle mani conserte sulla scrivania. | Don | Innocenzo tacque guardando i capelli giovanili, lucenti di |
Malombra -
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le caddero dal viso, due occhi umidi brillarono davanti a | don | Innocenzo. "Oh, signor curato, Lei che sa, come può |
Malombra -
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vocazione; ne sono convinta." "Veramente convinta?" disse | don | Innocenzo, grave. "Sa veramente quanto è grande oggi, |
Malombra -
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"No" diss'ella "ma però sarebbe un gran dolore." | Don | Innocenzo tacque; cercava parole che non venivano. Gli |
Malombra -
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succeda: ho questo presentimento." "Teme che succeda" disse | don | Innocenzo parlando a se stesso, e, fattosi puntello d'un |
Malombra -
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in quel volume per Lei?" "No, signore." "Come?" chiese | don | Innocenzo. Ella presentiva forse la proposta del curato, |
Malombra -
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si alzò; vide, senz'altre parole, il concetto di | don | Innocenzo. "Subito" disse questi, accostando il calamaio |
Malombra -
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il mio proposito, non mi porterebbe a cimenti dolorosi?" | Don | Innocenzo rimase mortificato. Sentiva di conoscere il mondo |
Malombra -
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mi dica solo se son parole che possano infondere..." "0h | don | Innocenzo" esclamò Edith, supplichevole "ho scritto, ho |
Malombra -
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mattina, quando il marchese meno se lo aspettava, | don | Aquilante era ricomparso non per parlargli, come al solito, |
Il Marchese di Roccaverdina -
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stupore, replicò: «Si è ... ?». «Smaterializzato!», sibilò | don | Aquilante. Quantunque le idee e le credenze del marchese di |
Il Marchese di Roccaverdina -
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dicono gli Spiriti? Si divertono ancora a tormentarvi?» - | don | Aquilante gli aveva raccontato, tempo addietro, che Spiriti |
Il Marchese di Roccaverdina -
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dovreste convincermi che l'anima umana è immortale.» | Don | Aquilante rizzò il capo, maravigliato di questo inatteso |
Il Marchese di Roccaverdina -
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di chiudergli la bocca. «Fatti, sissignore!», riprese | don | Aquilante. «Accertati, sissignore! Solamente, poiché certi |
Il Marchese di Roccaverdina -
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... » Non volle neppure nominare Rocco Criscione. Come mai | don | Aquilante si era messo a riflettere, per l'appunto, intorno |
Il Marchese di Roccaverdina -
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momenti, fin gli uomini più intrepidi, non aspettò che | don | Aquilante gli rispondesse. «Intanto», riprese subito, «per |
Il Marchese di Roccaverdina -
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pure gli scrupoli, i rimorsi.» «Eccolo!», esclamò | don | Aquilante. «Non ha atteso la chiamata.» Istintivamente, il |
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tutt'a un tratto inaridita. «State in orecchio!» La voce di | don | Aquilante era diventata cavernosa. «Darà un segnale della |
Il Marchese di Roccaverdina -
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agitava la testa e le mani, la voce alterata mostravano che | don | Aquilante non era davvero nello stato ordinario. E il |
Il Marchese di Roccaverdina -
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trattenendo il respiro. «Avete sentito?», domandò | don | Aquilante. «No.» «Eppure ha picchiato forte sul tavolino!» |
Il Marchese di Roccaverdina -
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«Non credo di esser sordo!» «Vi prendo una mano», disse | don | Aquilante dopo qualche istante di paura, «per assorbire |
Il Marchese di Roccaverdina -
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Il marchese ebbe un brivido ghiaccio per tutta la persona. | Don | Aquilante lo guardava negli occhi con ansiosa intensità. |
Il Marchese di Roccaverdina -
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e toccare con mano?» Voleva prendersi la rivincita su | don | Aquilante che gli aveva messo una bella paura, non ostante |
Il Marchese di Roccaverdina -
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spie del sindaco e degli assessori. «Vedete quel | don | Pietro Salvo? Non si muove mai di qui. Si direbbe |
Il Marchese di Roccaverdina -
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fondata, con otto soci appena, pur di cominciare! «E voi, | don | Pietro? Con le vostre vigne delle Torretta, coi vostri |
Il Marchese di Roccaverdina -
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vigne delle Torretta, coi vostri ulivi di Rossignolo?» | Don | Pietro Salvo che entrava in quel momento e aveva capito di |
Il Marchese di Roccaverdina -
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di altro. E quando il notaio Mazza, tratto in disparte | don | Pietro, cercò d'indurre anche lui ad entrare assieme con |
Il Marchese di Roccaverdina -
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anche lui ad entrare assieme con gli altri nella Società, | don | Pietro rispose: «I Roccaverdina sono stati sempre uno più |
Il Marchese di Roccaverdina -
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passava via senza salutarlo con un "voscenza benedica", | don | Ilario gli dava subito la voce: - O che? Non ci |
Racconti 2 -
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carciofi e di baccelli di fave, si piantò ritta davanti a | don | Ilario, cacciandosi indietro i cernecchi arruffati che le |
Racconti 2 -
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dei cappuccini per gli esercizi spirituali. Che farete? - | Don | Ilario se la prendeva contro re Ferdinando II, che mandava |
Racconti 2 -
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e non gli importa che noi viviamo in peccato mortale! - | Don | Ilario non aveva mai detto alla Salara che il fratello anzi |
Racconti 2 -
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Ma, cielo di Dio, egli non voleva persuadersene! E cosí | don | Ilario viveva tra due fuochi. Per questo preferiva di |
Racconti 2 -
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come ha detto il rosariante? - Quella domenica mattina, | don | Ilario infilò l'abito a coda, di trent'anni addietro, a cui |
Racconti 2 -
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partiti ... - E se i ladri vi spogliano la casa? - | Don | Ilario non ci aveva badato; e per ciò a tavola non mangiò |
Racconti 2 -
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I padri missionari arrivarono appunto quella notte. | Don | Ilario, saltato dal letto come si trovava, s'era affacciato |
Racconti 2 -
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ruberie, con fornicazioni, quasi lui non esistesse lassú! - | don | Ilario scoppiò in singhiozzi, ginocchioni in un angolo |
Racconti 2 -
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il petto, sinceramente, facendo proponimento di mutar vita. | Don | Pepè Rizzo, piú peccatore di lui ma cuore indurito, gli |
Racconti 2 -
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col puzzo dell'inferno nella tonaca. Quello scomunicato di | don | Pepè Rizzo però non mancava mai di sederglisi allato per |
Racconti 2 -
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me ne importa? - Verso la fine degli esercizi spirituali, | don | Ilario aveva già bell'e deciso d'andare a rinchiudersi in |
Racconti 2 -
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per quei suoi santi servi nel deserto. Il deserto di | don | Ilario sarebbe stato lassú, presso Rapicavoli. La grotta |
Racconti 2 -
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scapaccionarlo: - Fermo, diavolino! Arriva tuo padre! - Ma | don | Ilario non si era fatto vivo, neppure tre giorni dopo che |
Racconti 2 -
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e temendo di veder spuntare invece il fratello di | don | Ilario, per cacciarla via lei e il suo mulo - colui non lo |
Racconti 2 -
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via lei e il suo mulo - colui non lo chiamava altrimento - | don | Ilario, con un vecchio giubbone d'albagio, legato ai |
Racconti 2 -
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Al quinto giorno, pagnottelle e cacio eran terminati; e | don | Ilario, pieno di fede, dopo il tramonto, s'era disteso per |
Racconti 2 -
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non mantenute neppure dopo averne avuto un figliuolo. | Don | Ilario si segnava, mormorava orazioni, afferrava |
Racconti 2 -
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- Che nottata eterna! - Vedendo i primi chiarori dell'alba, | don | Ilario si era sentito rassicurare. Affacciatosi alla bocca |
Racconti 2 -
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attorno per la campagna i suoi crà crà crà! ... Allora | don | Ilario rammentò le parole di padre Francesco: - Non fate |
Racconti 2 -
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vedere. I crampi, acutissimi, insoffribili, spingevano | don | Ilario a rivoltolarsi per terra, con gran zufolio negli |
Racconti 2 -
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La mattina dopo, alla voce della Salara che lo chiamava: - | Don | Ilario! don Ilario! - alle scosse delle mani che l'avevano |
Racconti 2 -
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dopo, alla voce della Salara che lo chiamava: - Don Ilario! | don | Ilario! - alle scosse delle mani che l'avevano afferrato |
Racconti 2 -
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piatto di maccheroni che la Salara gli aveva portato. - | Don | Ilario! ... don Ilario! ... Pazzo da catena! Sareste morto |
Racconti 2 -
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che la Salara gli aveva portato. - Don Ilario! ... | don | Ilario! ... Pazzo da catena! Sareste morto di fame, se non |
Racconti 2 -
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scoperto il vaccaro! - - Quei maccheroni, - soleva dire | don | Ilario, tutte le volte che ne riparlava, - quei maccheroni |
Racconti 2 -
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colpevole, voglio dire (se non avete indovinato) per | don | Antonio. Il povero prete una mattina sull'alba non aveva |
Il cappello del prete -
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fronte. - Non è ancora l'ora della messa. - Non è la messa, | don | Antonio. Venga giú. C'è, c'è... un delegato della polizia |
Il cappello del prete -
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sentiva che Martino non era troppo padrone della sua voce. | Don | Antonio avrebbe scommesso che gli tremavano le gambe. - Un |
Il cappello del prete -
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della po...li...zia,... che roba è questa? È uno sbaglio. | Don | Antonio buttò la mitra... ovverosia il berretto da notte |
Il cappello del prete -
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alcune dimande e darle forse qualche seccatura. Ella è | don | Antonio Spino? - Per servirla. Prego si accomodi. - Ella ha |
Il cappello del prete -
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spiegato. - È la mia scrittura..., è quella, - balbettò | don | Antonio, che non sapeva ancora in quali acque navigava. - |
Il cappello del prete -
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dirò poi di che cosa si tratta. A ognuna di queste parole, | don | Antonio cadeva di meraviglia in meraviglia, e il suo |
Il cappello del prete -
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vedo che ci possa essere materia di penale... - Si calmi, | don | Antonio, ed esponga tranquillamente tutto ciò che ella sa |
Il cappello del prete -
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forse alla presenza di un delitto. - Un delitto! - esclamò | don | Antonio col viso spaventato. Martino, che stava ascoltando |
Il cappello del prete -
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ch'egli sia stato assassinato, cosí è necessario che | don | Antonio offra ogni suo sussidio, affinché la giustizia sia |
Il cappello del prete -
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affinché la giustizia sia illuminata nelle sue ricerche. | Don | Antonio non fece che aprire un poco le mani e rimase |
Il cappello del prete -
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cristiano..., di sangue consacrato... - Ella ha detto, | don | Antonio, di aver lasciato in luogo del cappello rosso |
Il cappello del prete -
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del cappello rosso incriminato il suo vecchio cappello... | Don | Antonio disse di sí col capo. La lingua era gelata in |
Il cappello del prete -
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che sta alla Falda a portar via il cappello colla roba? | Don | Antonio tornò a dir di sí col capo. Il delegato tirò in |
Il cappello del prete -
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spettinate, e colla corsa delle undici partí per Napoli. | Don | Antonio non disse quel giorno la sua solita messa. Quasi |
Il cappello del prete -
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veniva chiamato il salone della baronessa di Lagomorto, | don | Silvio La Ciura si sentiva compreso da un sentimento di |
Il Marchese di Roccaverdina -
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impero, rivestiti con damasco rosso già stinto e logoro, | don | Silvio si era fermato a contemplare il gran quadro senza |
Il Marchese di Roccaverdina -
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Ingo-Corillas, baroni di Lagomorto, sposa al baroncino | don | Alvaro più di mezzo secolo addietro. Il fruscio della gonna |
Il Marchese di Roccaverdina -
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riceveva la visita di un parente o di persone molto intime. | Don | Silvio era tra queste. Alta, stecchita, piena di rughe ma |
Il Marchese di Roccaverdina -
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la baronessa era entrata senza far rumore dall'uscio a cui | don | Silvio voltava in quel momento le spalle. Il prete fece un |
Il Marchese di Roccaverdina -
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che possono fare e fanno volentieri la carità», rispose | don | Silvio. E così dicendo, parve volesse rendere più piccola |
Il Marchese di Roccaverdina -
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aver saputo ... » «Sia fatta la volontà di Dio!», esclamò | don | Silvio, giungendo rassegnatamente le mani. «La volontà di |
Il Marchese di Roccaverdina -
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soltanto.» La baronessa si fermò un istante, aspettando che | don | Silvio le desse ragione. E siccome il prete rimaneva zitto, |
Il Marchese di Roccaverdina -
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quella donna; dovrebbe già essere qui, se lo stolido di | don | Carmelo ... ». In quel punto, il vecchio servitore che |
Il Marchese di Roccaverdina -
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Solmo salutò, con un cenno del capo, prima lei, poi | don | Silvio e, chiusa nella mantellina, eretta, quasi altera, |
Il Marchese di Roccaverdina -
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no. «Non comando niente; sedete.» E rivolgendosi a | don | Silvio, la baronessa soggiunse: «Ho piacere che voi siate |
Il Marchese di Roccaverdina -
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mani, scoppiava in pianto dirotto. «Calmatevi!», intervenne | don | Silvio. «La baronessa parla pel vostro bene ... » «Voi che |
Il Marchese di Roccaverdina -
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c'è Dio in cielo ... » «C'è, c'è, figliuola mia!», esclamò | don | Silvio, stendendo le mani, quasi volesse chiuderle la bocca |
Il Marchese di Roccaverdina -
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non mi toglieva il marito!», ella rispose bruscamente a | don | Silvio, alzando le spalle. «È peccato mortale quel che |
Il Marchese di Roccaverdina -
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in quell'istante parlava sottovoce all'orecchio di | don | Silvio. «Ma è poi vero?», rispose il prete. «Le donnacce |
Il Marchese di Roccaverdina -
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lo avesse avuto a posto il barone mio marito! ... Bravo, | don | Carmine!» Strascicando la gamba, reggendo con le due mani |
Il Marchese di Roccaverdina -
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«Povere bestie! Avevano fame, povere bestie!». | Don | Carmine, piegato in due, con le mani dietro la schiena, |
Il Marchese di Roccaverdina -
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angolo, con cuscini a posta. «Anche questa è carità, caro | don | Silvio!», disse la baronessa accomiatandolo. |
Il Marchese di Roccaverdina -
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grigio e il tamburo su la pancia, - e della moglie di | don | Carmelo in maglia e veste corta, suonando la tromba - non |
CARDELLO -
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di entrata. Una volta non sapendo a qual santo votarsi, | don | Carmelo aveva concepito la bella idea di una serata |
CARDELLO -
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pezzettini quattro quinterni di carta, e bollarli, mentre | don | Carmelo, con gli occhiali a cavalcioni sul naso, vi |
CARDELLO -
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e, raro, qualche bicchiere di vino riserbato soltanto a | don | Carmelo. Il quale però non mancava di prendere una sbornia |
CARDELLO -
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la moglie. Cardello non sapeva spiegarsi per qual ragione | don | Carmelo, da qualche tempo in qua, attaccasse più |
CARDELLO -
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ha ragione. * * * Da due giorni c'era pace nel teatrino - | don | Carmelo diceva sempre teatrino parlando di quello stanzone |
CARDELLO -
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macchinismi della scena pei cangiamenti a vista, mentre | don | Carmelo andava attorno a distribuire i biglietti. Tornando |
CARDELLO -
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andava attorno a distribuire i biglietti. Tornando a casa, | don | Carmelo trovò la moglie in lagrime con la bambina su le |
CARDELLO -
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l'ho fatto entrare, - soggiunse Cardello - Ebbene? - fece | don | Carmelo. - Il dottore tornerà con la medicina; se la farà |
CARDELLO -
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un quarto d'ora? - Ti muovi dunque, pel petrolio? - urlò | don | Carmelo, Cardello presa la latta, stava per uscire quando |
CARDELLO -
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canuto, che portava in mano una boccetta con la medicina, | don | Carmelo si fece avanti ossequioso. - Questa sciocca si |
CARDELLO -
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un letto, qui? - Là dietro, un letto alla meglio - rispose | don | Carmelo. - Questa sera do la grande serata pei galantuomini |
CARDELLO -
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tratto, si soffiava dentro i pugni per riscaldarsi le mani. | Don | Carmelo, già impaziente di veder riempito il locale dalle |
CARDELLO -
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creduto dignitoso per loro andar ad assistere all' opera di | don | Carmelo. Lo stanzone era già pieno zeppo, e il popolino |
CARDELLO -
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A un cenno di donna Lia, Cardello si mosse per avvertire | don | Carmelo di dar principio alla rappresentazione. Lo trovò |
CARDELLO -
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altro, sopraffatto dalla valanga di improperi che | don | Carmelo pareva stritolasse tra i denti, facendo il miracolo |
CARDELLO -
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Cardello avea dovuto prendere in mano Tartaglia mentre | don | Carmelo, situato nel centro, dietro il fondo, reggeva |
CARDELLO -
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dovuto far dire a Tartaglia Si tranquillò vedendo che | don | Carmelo si affrettava a fare le due parti ora parlando col |
CARDELLO -
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dietro lo squarcio della quale si videro le gambacce di | don | Carmelo e quelle magroline di Cardello. Sarebbe avvenuto un |
CARDELLO -
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giacchè non gli pareva morta ma addormentata. Anche | don | Carmelo era accorso; e dimenticando il porcile e quei porci |
CARDELLO -
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dalla quale non si poteva più scorgere il villaggio alpino. | Don | Giuseppe si voltò per guardare la sua chiesa, il suo monte, |
Senso -
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ultimi bagliori della sera camminare lentamente il suo buon | Don | Giuseppe, e lo salutò, e tutta allegra lo pregò di salire. |
Senso -
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scese con la fantesca e andò ella stessa a vedere. | Don | Giuseppe, accasciato in un angolo, non dava segno di vita: |
Senso -
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con le ginocchia a terra, ripeté più volte: - Il mio buon | Don | Giuseppe, oh Dio di misericordia, salvatemi il mio buon Don |
Senso -
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Don Giuseppe, oh Dio di misericordia, salvatemi il mio buon | Don | Giuseppe! - Poi tornava subito a sentire se proprio il |
Senso -
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indistinto, che il suo Amilcare somigliasse al suo buon | Don | Giuseppe. Don Giuseppe, che non fissava più il Cristo, |
Senso -
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che il suo Amilcare somigliasse al suo buon Don Giuseppe. | Don | Giuseppe, che non fissava più il Cristo, aveva mutato |
Senso -
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tenaglia rovente. Nascondi il piede ed il seno. Taci ... | Don | Giuseppe il tuo amore, voglio il tuo amore; sono la tua |
Senso -
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volgendolo dalla parte del Crocifisso, e gridò: - Guardi, | Don | Giuseppe, il suo Cristo -. Gli occhi del delirante caddero |
Senso -
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riconfortata, esclamava: - Così siete bello, mio buon | Don | Giuseppe: adesso il cielo vi si specchia nel volto -; e il |
Senso -
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ella avvicinò la sua bocca pura alla fronte pura di lui. | Don | Giuseppe non se n'accorse: guardava sorridente il suo |
Senso -
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il medico, fetente di acquavite, s'avvicinò al letto, | Don | Giuseppe era morto. |
Senso -
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| Don | Clemente celebrò messa verso le sette, parlò coll' Abate e |
IL Santo -
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il capo, balzò dal letto, afferrò e baciò la mano a | don | Clemente che la ritrasse con un impeto di umiltà frenato |
IL Santo -
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interrogò senza parole: perché questa visita? Gli occhi di | don | Clemente si velarono di silenzio e il discepolo si umiliò |
IL Santo -
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lume di grazia, l'acqua purissima; e ritornò all' Ospizio. | Don | Clemente, che lo attendeva nel cortile, trasalì al vederlo; |
IL Santo -
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poteva quel volto accordarsi con gli abiti contadineschi? | Don | Clemente si applaudì in cuor suo di un pensiero concepito |
IL Santo -
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farne poi degli altri. E contate delle frottole a quel buon | don | Clemente, prendete il posto a un povero pellegrino, eh dite |
IL Santo -
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"Io vi caccio dal monastero. Ora vi recherete a salutare | don | Clemente nella sua cella e poi partirete per non ritornare |
IL Santo -
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che gli stava dietro le spalle. "Prendete" disse "portate a | don | Clemente." Benedetto gli chiese il permesso di baciargli la |
IL Santo -
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strepitare sul piano. Prima di entrare nella celletta di | don | Clemente, Benedetto si fermò davanti alla grande finestra |
IL Santo -
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eterna e di amore, che attende tante povere anime erranti. | Don | Clemente lo aveva udito venire e aperse a mezzo l'uscio |
IL Santo -
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il monastero" diss'egli, sereno. "Subito e per sempre." | Don | Clemente non rispose, aperse la lettera. Letta che l'ebbe, |
IL Santo -
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Vero, ma l' Abate aveva detto: per non ritornare mai più. | Don | Clemente aveva le lagrime agli occhi e sorrideva ancora. |
IL Santo -
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per le mie parole ultime, che spero ti saranno care." | Don | Clemente, nel dir così a voce bassa, si colorò tutto di |
IL Santo -
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esercitata secondo le sue leggi?" La voce ferma: "Sì." | Don | Clemente attirò a sé il capo del discepolo e gli parlò |
IL Santo -
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L' Abate, prima di decidere, ha voluto parlarti." Qui | don | Clemente baciò il discepolo in fronte, significando così il |
IL Santo -
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e gli appoggiò la fronte a una spalla, senza parlare. | Don | Clemente mormorò: "Sei contento? Adesso te lo domando io." |
IL Santo -
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configgi ora tu a me l'anima tua. Infatti qualcuno, forse | don | Clemente, forse un suo predecessore, vi aveva scritto |
IL Santo -
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sconsolato compianto di tutto che vive sulla terra e ama. A | don | Clemente dicevano un consenso pio della creatura inferiore |
IL Santo -
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ha inteso?" disse Benedetto. "Non ha pensato una cosa?" No, | don | Clemente aveva pensato che quella gran commozione di |
IL Santo -
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argomento di non credere nella Visione giusta i consigli di | don | Giuseppe Flores e di don Clemente gli era stata la |
IL Santo -
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nella Visione giusta i consigli di don Giuseppe Flores e di | don | Clemente gli era stata la contraddizione di ciò con la sua |
IL Santo -
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la credibilità di un carattere profetico della Visione. | Don | Clemente ne conosceva questa parte e avrebbe potuto leggere |
IL Santo -
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voce si sente." Un raggio fioco di sole entrò nella cella. | Don | Clemente pensò subito che, se cessasse di piovere, la |
IL Santo -
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amici finirono di festeggiare quella sera il ritorno di | don | Ciccio Lanuzza al paese nativo d'onde mancava da più di |
EH!La vita...(Novelle) -
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stanze in tutto, compresa la sala da pranzo. E quella sera | don | Ciccio Lanuzza era l'unico passeggero. preso il caffè, |
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istituiva sua erede universale la moglie. - E così, ora, | don | Neli Tasca sposerà la vedova e si godrà.... - Don Neli |
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ora, don Neli Tasca sposerà la vedova e si godrà.... - | Don | Neli Tasca è furbo: non sposerà. Con quella donna, non si |
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Santa Lucia; l'ho riveduta questa mattina, arrivando. - - | Don | Natale Mirone da cinque anni non abitava più là. Aveva |
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complice, specialmente dopo che lei si era assestata con | don | Neli Tasca, e facevano il comodo loro come se il marito non |
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fuori quello di anni fa. Non ci sono parenti dalla parte di | Don | Natale, per far ricerche e tentar di scoprire... - E il |
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gli occhi alle Autorità? - Chi vuoi che s'impicci con | don | Neli Tasca? - Ma com'è avveduto il fatto? - Semplicemente. |
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Neli Tasca? - Ma com'è avveduto il fatto? - Semplicemente. | Don | Natale faceva la sua solita partita a Tresetti nello studio |
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per caso e stavo a guardare i giocatori. Tutt'a un tratto | don | Natale si rizzò da sedere, pallido, barcollante. Disse: - |
EH!La vita...(Novelle) -
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È morto! - Poi, riavutosi un po', raccontò che il povero | don | Natale era andato a sedersi su una panca sotto un albero di |
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- E se non c'era il giovane del notaio, il povero | don | Natale cascava per terra. - Ora pochi credono al colpo |
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- Per buscarsi probabilmente una querela di calunnia? | Don | Ciccio Lanuzza quella sera andò a letto commosso e |
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dire al Pretore: C'è un testamento in casa degli eredi di | don | Tino lo Faro, in fondo alla terza cassetta a sinistra della |
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sua scrivania. Andate a cercarlo. Grazie.... Addio! Addio! | Don | Ciccio Lanuzza, destatosi di soprassalto, si trovò a sedere |
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curiosità la visita del Lanuzza che già conosceva di nome. | Don | Ciccio cominciò a parlare un po' imbarazzato. - Non vorrei |
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Parli pure, tagli corto i preamboli. Durante il racconto di | don | Ciccio, il Pretore aveva fatto uno sforzo per mantenersi |
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per punto.... - È forse spiritista? - Oh, no! - protestò | don | Ciccio. - Se lei però volesse provare... Sarebbe bella che |
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olografo del signor Natale Mirone, consegnato all'amico | don | Tino Lo Faro FaroTutti si sentirono correre un gran |
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le ossa. Il Pretore strappò la busta, e aperse il foglio, | Don | Ciccio Lanuzza impallidì riconoscendolo per quello veduto |
EH!La vita...(Novelle) -
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Ma se non c'è la firma... La delusione fu grande. | Don | Ciccio, dopo questa gran prova, attese inutilmente, tante |
EH!La vita...(Novelle) -
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- gridò lui. - Sono verità e sono misteri della religione: | don | Pasqualino è un'anima pia. Egli vede. Anche tu vedresti, se |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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Egli si strinse nelle spalle, sdegnosamente. - Farò pregare | don | Pasqualino, - soggiunse. - L'avrai per forza la visione. Lo |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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aspettava, passeggiando su e giù, innanzi al portone: era | don | Pasqualino De Feo, l' assistito. gli non si mutava dal suo |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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lo salutò con un sorriso. - Avete la moneta? - domandò | don | Pasqualino, abbassando le palpebre, quasi a celare il lampo |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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- chiese, dopo aver contate le quaranta lire nelle mani di | don | Pasqualino. - Sapete che non ho bisogno di niente, - disse |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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che il marchese ebbe strette due dita molli e umide, che | don | Pasqualino gli stendeva. De Feo risalì verso Tarsia, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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del vico Nunzio, dove era tenitore del banco il bel | don | Crescenzo dalla barba castana, e dove giuocavano Cavalcanti |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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sportelletti aperti nella graticciata di ferro, lavoravano | don | Crescenzo e i suoi due commessi, i giovani, osì chiamati, |
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due commessi, i giovani, osì chiamati, malgrado che uno, | don | Baldassarre, avesse settant'anni e un'aria così decrepita |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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consegnavano al giuocatore, dopo averne ritirata la moneta. | Don | Crescenzo conservava la sua bell'aria contenta, di |
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sorridendo nella sua barbetta nera, mentre il vecchissimo | don | Baldassarre, così curvo che pareva gobbo, col naso adunco, |
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sulle gengive senza denti, lavorava con molta flemma, e | don | Checchino, lo scialbo scrivano, scriveva correndo, per |
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una fiumana. Il marchese di Formosa fece un cenno, e | don | Crescenzo, premurosamente, aprì la porticina del banco e |
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di gente, innanzi ai tre sportelli del Banco lotto di | don | Crescenzo, si confondevano in un gruppo solo, fluente e |
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cresceva. Mentre innanzi allo sportelletto dello scialbo | don | Checchino lo scrivano, un gruppo di studenti tumultuava, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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e dandosi degli urtoni; allo sportello del vecchissimo | don | Baldassarre, innanzi alla minuta folla, erano due o tre |
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prima di consegnare i polizzini; e allo sportello di | don | Crescenzo, dove il lavoro i sbrigava più presto, la scena |
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o un profondo quasi doloroso raccoglimento. Giusto, | don | Domenico Mayer, il misantropo vice-segretario |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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all'Intendenza di Finanza, ora stava fermo innanzi a | don | Crescenzo e con gli occhi bassi, con voce cavernosa, gli |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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gli veniva dettando dieci terni, terni secchi, su cui | don | Domenico Mayer giuocava audacemente due lire per terno, per |
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- Tredici e venti per cento, - rispose, ridacchiando, | don | Crescenzo, la cui mano bianca e grassa di lieto divorator |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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- Governo mariuolo! - esclamò una voce stridula, dietro | don | Domenico. Era il lustrino Michele che aspettava, per fare |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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là, di attendere il suo turno. Al settimo terno secco, | don | Domenico spiegò la sua giuocata: - Non m'importa di vincere |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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lire non mi fanno niente. - Già, - disse il compiacente | don | Crescenzo. Prese le venti lire dell'impiegato, gentilmente |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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che aspettavano dietro a lui, s'impazientivano. Invece, da | don | Baldassarre il quasi centenne, per una singolare |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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sempre allegro, si prestava gentilmente alle domande di | don | Baldassarre, che, non meravigliato delle grosse giuocate, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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Costa cavare lietamente questa somma e consegnarla a | don | Baldassarre, impallidì, pensando quanto si potea guadagnare |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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di Formosa rientrò nel botteghino del lotto. Ora, innanzi a | don | Checchino, lo scrivano pallido e floscio, appoggiata col |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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e una fiamma saliva a colonne le guance delicate. E quando | don | Checchino le fece il conto, quattro lire e otto soldi, ella |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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in cui avrebbe vinto e ritirato la cambiale data a | don | Gennaro Parascandolo, quella cambiale, che portava la firma |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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rabbrividire di terrore. Quando uscì dal Banco lotto di | don | Crescenzo, respirò e contò mentalmente. Delle duemila lire |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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il buon vecchietto ridente, come intermediario fra lui e | don | Gennaro Parascandolo; ne aveva giuocato milleseicento per i |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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dall'altra porta, mentre egli usciva, entrava giusto | don | Ambrogio Marzano, che si fermò col marchese di Formosa: - |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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stupore di ammirazione. Intanto, sempre tutto sereno, | don | Ambrogio Marzano andò a giuocare da don Crescenzo. |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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tutto sereno, don Ambrogio Marzano andò a giuocare da | don | Crescenzo. Veramente aveva dovuto dare le solite quindici |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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avere il sabato mattina. Ora, come la notte si appressava, | don | Crescenzo e i due commessi, stanchi, storditi, avevano una |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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per il Governo, su cui si prelevava il tanto per cento; e | don | Crescenzo dava un soprassoldo ai giovani elle buone |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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delle sale del Caffè Testa d'Oro, he erano clienti di | don | Crescenzo e che dopo aver lungamente confabulato, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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tarda, la gente continuava a ingombrare il Banco lotto di | don | Crescenzo, a cui, in quell'ultimo venerdì di marzo, per un |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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e scappava via un po'più presto per andare dal suo caro | don | Crescenzo, a fare la sua gran giuocata settimanale. |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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nelle spalle e fermatosi presso il suo carissimo amico | don | Crescenzo, che continuava a scrivere, piegando la sua bella |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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a lungo, mostrando i suoi denti bianchi, in un sorriso. | Don | Crescenzo scriveva, imperturbabile: da sei mesi che |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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venivano crescendo. E in quel fluire di numeri dettati, | don | Crescenzo riconosceva, con la sua osservazione particolare, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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Fragalà, e quanti prendevano la sorte dalle parole di | don | Pasqualino, giuocavano numeri diversi, molti numeri, così |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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e da renderli schiavi di tutte le nebulose frasi di | don | Pasqualino. Per il che, con un lieve sorriso, mentre faceva |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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un lieve sorriso, mentre faceva la somma delle giuocate, | don | Crescenzo disse: - Voi pure siete cliente di Pasqualino De |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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ansiosamente Cesare Fragalà. - Eh, siamo amici…- mormorò | don | Crescenzo. - Sa i numeri, non è vero? - chiese Cesarino, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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Con la nota in mano, dicendo lentamente i numeri a | don | Crescenzo, un lieve tremito agitava la sua voce: e gli |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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il vescovo nel pontificale. Dietro il banco di legno, | don | Baldassarre, il vecchio decrepito, don Checchino dalla |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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il banco di legno, don Baldassarre, il vecchio decrepito, | don | Checchino dalla faccia smorta, stavano immobili, con gli |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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sette all'una, nel grande ardore dell'ultima ora. Solo | don | Crescenzo conservava la sua disinvoltura e la placida |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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sua cameriera Margherita s'era fatte prestare dall'usuraio | don | Gennaro Parascandolo, e settanta lire che aveva avute dal |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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salutò: - Buona notte a questi miei signori. - Buona notte, | don | Crescenzo, - disse il marchese. - Avete chiuso, eh? Buona |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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tenitore del Banco. Vi fu un silenzio. - Voi non giuocate, | don | Crescenzo? - domandò Cesarino Fragalà. - No, mai. Buona |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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Ventimiglia, il quale teneva la barra del timone, Mendoza, | don | Ercole e il guascone, i quali manovravano i remi. Lo |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Gli uomini della caravella? - chiese il guascone. - Sí, | don | Barrejo. - Ma questi spagnuoli posseggono un fiuto |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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vostre spade? - chiese poi. - Rispondo anche di quella di | don | Ercole. - Se non potete fugare la ronda, ripiegatevi e |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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ripiegatevi e verremo anche noi in vostro aiuto. - Venite, | don | Ercole, - disse il guascone. - Fermeremo quei curiosi che |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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e quello che sta in mezzo. Non abbiate fretta, però, | don | Ercole. La porta della posada non è stata ancora aperta. Si |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Eccoli! - gridò in quel momento una delle tre guardie. | Don | Barrejo fece un salto indietro e si portò sotto le finestre |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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voce una canzonetta amorosa. - Che cosa fate? - chiese | don | Ercole, stupito. - Lasciate fare a me, - rispose il |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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Il guascone si volse tranquillamente verso di loro, mentre | don | Ercole s'appoggiava contro il muro, perché non lo |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Quest'uomo è pazzo! - esclamò un'altra guardia. | Don | Barrejo lanciò un rapido sguardo verso il fondo della via |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Arrendetevi alla forza! ... - Eccola, la forza! - rispose | don | Barrejo. - A voi il magro, don Ercole! ... Insegnerò a |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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Eccola, la forza! - rispose don Barrejo. - A voi il magro, | don | Ercole! ... Insegnerò a questa gente a rispettare la dama |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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serviva d'abitazione a qualche brutta negra. - Tacete, | don | Ercole, - rispose serio serio il guascone. - Voi non avete |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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atti di valore del suo innamoratissimo. - Voi siete pazzo, | don | Barrejo, - disse il conte. - Me lo hanno veramente detto |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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lavorare di denti i guasconi ed anche i fiamminghi, è vero, | don | Ercole? Se il conte ci permette? ... - Metteteli pure in |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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ben pieni di pesci arrostiti e si empiva il bicchiere. | Don | Ercole, degnatevi di imitarmi. Anche voi, signora, se non |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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Per un guascone, una donna è sempre una signora, - rispose | don | Barrejo, il quale però, pur chiacchierando, divorava come |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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dei prossimi parenti di Belzebú. Sareste geloso di me? - | Don | Barrejo, - disse il conte, - vorreste attaccare lite? - No, |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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castigliana. Tonnerre! ... Va giú come l'acqua, è vero, | don | Ercole? - Come l'olio, - rispose il fiammingo. - Señora, |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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con un filibustiere. - Pessima gente quei bricconi, - disse | don | Barrejo. - Ammazzano sempre! ... Quelli sono veri figli di |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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tutta alla vostra salute, parola di gentiluomo. - Voi, | don | Barrejo, siete una spugna, - disse il conte. - Io e don |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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don Barrejo, siete una spugna, - disse il conte. - Io e | don | Ercole abbiamo battagliato contro le guardie della |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- E anche ai fiamminghi, a quanto pare, - aggiunse Mendoza. | Don | Ercole, invece di rispondere, si accontentò di versare |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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Panchita, parliamo, - disse il conte, mentre Mendoza e | don | Barrejo continuavano a sturare bottiglie. - Io sono venuto |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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città. - Sono nata qui. - Avete mai udito nominare un certo | don | Juan de Sasebo, consigliere dell'Udienza Reale di Panama? |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Saprò trovarlo, - rispose il basco. - Che uomo è quel | don | Juan de Sasebo? _ chiese il corsaro alla bella castigliana. |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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per cercarvi? - Tanto peggio per loro, signor conte. Io e | don | Ercole ci siamo accontentati di battagliare; se ci |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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quattro piú formidabili lame della filibusteria? - rispose | don | Barrejo. - Corichiamoci, - disse il conte. - Dormiremo con |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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le pistole. Bah! ... Ci rimarranno le spade, è vero, | don | Barrejo? - Talvolta sono piú preziose delle armi da fuoco, |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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né una taverna, né una venta. - Vorreste bere ancora, | don | Barrejo? - chiese il conte. - Eh! ... Se fosse possibile |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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questa sera dovremo fare una visita. - Ad una taverna? - A | don | Juan de Sasebo. - Volete proprio vederlo? - Se il marchese |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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e non commettete gradassate: lo dico specialmente a voi, | don | Barrejo. - Sí, prometto di essere tranquillo come un |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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al canonico Cipolla? ... Al prevosto Montoro? ... Anche a | don | Giuseppe il sagrestano?». «Con chi l'avete, cugino?» |
Il Marchese di Roccaverdina -
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ripetere: «Dovevo chiedere il permesso a loro? ... Anche a | don | Giuseppe il sagrestano?». E ripeteva che, soprattutto, lo |
Il Marchese di Roccaverdina -
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mulo del prevosto? Doveva avergliele suggerite, certamente, | don | Silvio La Ciura! E il giorno della processione ... Uno |
Il Marchese di Roccaverdina -
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a dispetto dei canonici di Sant'Isidoro ... Solo | don | Silvio non avea voluto mancare, e, confuso coi più umili, |
Il Marchese di Roccaverdina -
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a quella vista, il marchese si confermò nel sospetto che | don | Silvio avesse suggerito al prevosto le parole: «Vi dava |
Il Marchese di Roccaverdina -
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Commissione. Aveva preso gusto alla partita di tarocchi che | don | Gregorio, cappellano del monastero di Santa Colomba, il |
Il Marchese di Roccaverdina -
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cappellano del monastero di Santa Colomba, il notaio Mazza, | don | Stefano Spadafora e don Pietro Salvo facevano colà, in un |
Il Marchese di Roccaverdina -
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di Santa Colomba, il notaio Mazza, don Stefano Spadafora e | don | Pietro Salvo facevano colà, in un angolo appartato, due |
Il Marchese di Roccaverdina -
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e tornando, poco dopo, più amici di prima. Spesso, | don | Pietro Salvo gli cedeva il posto, appena vinto qualche |
Il Marchese di Roccaverdina -
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appena vinto qualche soldo: «Volete divertirvi, marchese?». | Don | Stefano sbuffava. In presenza del marchese, gli toccava di |
Il Marchese di Roccaverdina -
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lo sapeva, sedendosi gli faceva il patto: «Senza bestemmie, | don | Stefano!». «Ma il giocatore deve sfogarsi! Voi parlate |
Il Marchese di Roccaverdina -
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ogni svista del compagno, a ogni giocata andatagli a male, | don | Stefano, invece di dirne qualcuna di quelle da schiodare |
Il Marchese di Roccaverdina -
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la tuba, sputarvi dentro e rimettersela, subito. «Che fate, | don | Stefano?» «Lo so io! Debbo crepare? ... Questa vale per |
Il Marchese di Roccaverdina -
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i tarocchi lo facessero a posta, e il compagno pure. E | don | Stefano, a cavarsi rabbiosamente di capo la tuba, a |
Il Marchese di Roccaverdina -
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tuba, a sputarvi dentro e rimettersela subito. «Che fate, | don | Stefano?» «Lo so io! ... Volete che crepi?» Soltanto |
Il Marchese di Roccaverdina -
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porta! Non ho paura io delle cocolle. - Io sono amico di | Don | Luigi ..... - E di me non lo siete forse? .... - Amico di |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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- e poichè (appoggiai su queste parole) voi siete amico di | Don | Luigi come lo sono io .... Il farmacista mi guardava con |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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- Un amico di città? Ma, scusi sa, come può essere, se | don | Luigi, da vent'anni non si è mosso dal paese? - Il tempo |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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il filo probabile di una congiura che la mia stima per | don | Luigi mi persuadeva ingiusta e malvagia e che forse il caso |
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viuzza, secondo lui indispensabile, vuole e pretende che | Don | Luigi la ceda al Comune, vantando non so quali diritti. Per |
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dalla sua .... ha influenze .... acqua in bocca ..... ecco | don | Luigi; facciamo sembiante di nulla. Il curato infatti ci |
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per la cameretta, pel giardino e per la chiesa, | don | Luigi si rivolse al farmacista che accendeva una lunga pipa |
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può giovare. Ci vado. Quando il farmacista fu partito, | don | Luigi mi stese nuovamente la mano, e stringendo con |
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e mi piace, sono vostro in corpo ed anima, e vi avverto, | don | Luigi, che il giorno di lasciar questa casa non è molto |
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stessa direzione. Per quanto mi fosse doloroso il togliere | don | Luigi alla sua calma allegria, non potei resistere al |
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strano gruppo, pur tacendo delle cose udite in cantoria. - | Don | Luigi, gli dissi, studiano molto le vostre pecorelle. |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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giorni dopo il terribile fatto che abbiamo raccontato, | don | Antonio, il parroco di Santafusca, stava in giardino tutto |
Il cappello del prete -
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come tante fiammelle. Ne' suoi robusti settant'anni, | don | Antonio godeva la gioia della brezza mattutina. Il mattino |
Il cappello del prete -
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era caduto sulla strada preso da un gran male. Corresse | don | Antonio giú verso la villa coll'olio santo, se pure c'era |
Il cappello del prete -
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di qua, mentre egli correva di là a suonare la campana. | Don | Antonio lasciò in fretta le formiche, corse in chiesa, |
Il cappello del prete -
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Il moribondo non mormorò che poche parole inconcludenti; ma | don | Antonio, pensando che s'era confessato l'anno prima e che |
Il cappello del prete -
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del primo. Non sapendo come spiegare lo strano fenomeno, | don | Antonio si levò il triangolo dal capo e vide ch'era |
Il cappello del prete -
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da monsignore. - Come va questa faccenda? - esclamò | don | Antonio. - Io ho letto nelle sacre carte che un corvo portò |
Il cappello del prete -
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i casi di coscienza: e anche costui trovò naturale che | don | Antonio usasse di un cappello che in fondo era di nessuno. |
Il cappello del prete -
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giorno appresso | don | Carmelo prese a dargli le prime lezioni del mestiere. - |
CARDELLO -
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non sarebbe mai riuscito. Sbarrava tanto di occhi in viso a | don | Carmelo, si grattava il capo; e siccome due o tre volte, |
CARDELLO -
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il magazzino. Quel vino era forte, schietto; e quantunque | don | Carmelo dicesse che non si poteva scherzare con esso, |
CARDELLO -
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la marmaglia Non avevano altro svago in quel paesetto, e | don | Carmelo era molto bravo nell'arte sua. Repertorio |
CARDELLO -
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... . Per ciò si mangiava bene a colazione e a desinare. | Don | Carmelo si dilettava anche di cucina, e Cardello ingrassava |
CARDELLO -
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che non aveva mai viste neppur da lontano e col vino che | don | Carmelo lo costringeva a bere, dicendogli: - Giù! |
CARDELLO -
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Cardello si stupiva che al momento della rappresentazione | don | Carmelo riacquistasse, come per incanto, tutta la lucidezza |
CARDELLO -
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in cielo fra una gloria di angeli e di serafini, opera di | don | Carmelo, che la restaurava, incollando, dalla parte di |
CARDELLO -
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così ben eseguiti che sembrava di udire la stessa voce di | don | Carmelo e di sua moglie. I ragazzi stavano ad ascoltarlo a |
CARDELLO -
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nei momenti che non si trovava di faccia qualcuno ... . | Don | Carmelo però non avea potuto indurre Cardello a fare |
CARDELLO -
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povero orfanello. - Non dubitate, - le rispose la moglie di | don | Carmelo: - È buono, si fa voler bene. - E se muoio, - |
CARDELLO -
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- È buono, si fa voler bene. - E se muoio, - soggiunse | don | Carmelo: - (io non ho parenti) lascio ogni cosa a lui; sani |
CARDELLO -
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di quello, in uno dei carretti che portavano la roba. | Don | Carmelo con la pipa in bocca e un cappellaccio in testa, |
CARDELLO -
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divertirsi dell'inattesa rappresentazione. - Bravo, bravo, | don | Calogero! - Il signor Decano non lo chiamava Cardello, ma |
CARDELLO -
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di esser tornato ai bei tempi, quando già cooperava con | don | Carmelo alle rappresentazioni e fin l' Orso peloso gli |
CARDELLO -
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l'ascella, rivedeva la bambina morta, la povera uccisa, e | don | Carmelo che avrebbe finito la sua vita nel carcere a cui lo |
CARDELLO -
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Ah! se avesse potuto trovare un altro burattinaio come | don | Carmelo! Avrebbe abbandonato volentieri anche quella |
CARDELLO -
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il signor Decano non scordava mai di fargli ripetere: - Su, | don | Calogero; come diceva quel bestione? O paglia o fieno, Pur |
CARDELLO -
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a leggere e a scrivere, meglio che non avesse fatto | don | Carmelo, che lo aveva abbandonato quando cominciava a |
CARDELLO -
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affatto perchè sùbito il signor Decano diceva a Cardello | Don | Calogero, mangiatene pure quanto volete; io ho lo stomaco |
CARDELLO -
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non si curava che il signor Decano lo rimproverasse: - Ah, | don | Calogero! Don Calogero! Così non va bene! Tutta questa |
CARDELLO -
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che il signor Decano lo rimproverasse: - Ah, don Calogero! | Don | Calogero! Così non va bene! Tutta questa polvere qui! ... E |
CARDELLO -
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- Mi prende che io me ne vado e le bacio le mani. - Perchè, | don | Calogero? Perchè? Vi par poco il salario? - Mi annoio, |
CARDELLO -
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non pensava più. Era impossibile incontrarsi in un altro | don | Carmelo, davvero Re dei burattinai Il gruzzoletto dei |
CARDELLO -
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palazzo Corsini, ove abitava il suo padrone. «È dunque | Don | Procopio l’uomo» disse tra se il nostro eroe, Don Procopio |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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«È dunque Don Procopio l’uomo» disse tra se il nostro eroe, | Don | Procopio il favorito ed il più dissoluto della caterva dei |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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due drappelli, mandati certamente da | don | Juan de Sasebo per catturare anche i tre spadaccini del |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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ridendo. - Bestemmiano come pagani. - Ohé, fanalaio! | Don | Barrejo prese la torcia e comparve sul terrazzino, gridando |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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succedere. - Il signor di Ventimiglia sarà un po' debole. - | Don | Ercole è robusto come l'Ercole dell'antichità e, se sarà |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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mormorò fra sé: - Già sono denari dell'illustrissimo | don | Juan de Sasebo, Consigliere dell'Udienza Reale di Panama. |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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della generosità di quei misteriosi personaggi, aiutato da | don | Ercole, lo calò in mare. L'acqua, dietro alla scogliera, |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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curiosamente. Mendoza si era messo a guardia della vela, | don | Ercole ed il guascone a prora. La brezza essendo un po' |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Non sarei un guascone. Prendetevela dunque. - Se | don | Ercole se la mettesse in testa. - Un cappello troppo |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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Mendoza rinnovava la fasciatura al conte, il guascone e | don | Ercole allestirono la tavola, avendo prima fatta provvista |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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troppo la bella vedova. Diamine! ... Era sempre galante | don | Barrejo, signore di Lussac! La taverniera non tardò a |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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sivigliana è veramente una taverniera modello! - esclamò | don | Barrejo. - In poche ore che siamo stati qui ha indovinato i |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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e per me la donna, qualunque sia, è sempre una dama. - | Don | Barrejo sareste per caso innamorato di questa bella |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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se sarebbe meglio catturare il marchese di Montelimar, o | don | Juan de Sasebo o qualcuno dei loro servi. Sorprendere quei |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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città. E cosí? - chiese il signor di Ventimiglia. Se io e | don | Ercole vi portassimo invece un servo di quei messeri? |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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ore, - rispose il guascone. - Sarà per un'altra volta. | Don | Ercole, volete accompagnarmi? - Sono sempre a vostra |
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sette letti che ingombravano lo stanzone, usci insieme a | don | Ercole che sbuffava come una foca. La bella Castigliana |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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di Consigliere. Sulla piazza maggiore potremmo incontrare o | don | Juan de Satsebo od il marchese e allora che brutta |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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Il guascone si fermò, guardando con un certo stupore | don | Ercole. - Tonnerre! ... - esclamò. - I fiamminghi avrebbero |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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limpidissimo. - Voi parlate oscuro. - Forse avete ragione, | don | Ercole, piú tardi mi spiegherò meglio. Accesero ognuno un |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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quando finalmente giunsero dietro il palazzo di | Don | Juan de Sasebo. Si calarono per precauzione i feltri |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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e meno furbi di quei selvaggi figli dell'Africa. | Don | Ercole, aspettatemi qui e continuate pure a fumare. |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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quasi piagnucolosa. - L'illustrissimo signor Consigliere | don | Juan de Sasebo si troverebbe per caso nella sua abitazione? |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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Venite e passeremo una allegra mezza giornata, - rispose | don | Barrejo. Si misero in cammino lungo la strada. Il guascone |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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del migliore che tenete nella vostra cantina, disse | don | Barrejo. - Badate che se non è vino di Spagna o di Francia |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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spaventato. - Silenzio e lasciatemi parlare, mio caro | don | Alonzo. Il viceré del Messico mi aveva promesso, per |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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una supplica per presentarla all'illustrissimo Consigliere | don | Juan de Sasebo, vostro padrone, perché la consegni al |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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di pesci salati. Abbiamo fame e anche molta sete, è vero | don | Alonzo? Il disgraziato meticcio non si sentí in caso di |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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non avevano piú alcuna espressione. - È finito, - sussurrò | don | Ercole al guascone. - Pare anche a me. - E la supplica? |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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poiché non fu che verso le otto della sera che il servo di | don | Juan de Sasebo aprí gli occhi. Si guardò intorno, stupito |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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pagare. Uscí dalla fonda come un pazzo e dieci minuti dopo | don | Juan de Sasebo che stava nel suo gabinetto, conosceva |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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credeva al buono o al cattivo influsso di certe persone. | Don | Filippo Spano - che sapeva la cosa ed aveva un viso smunto |
Racconti 2 -
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a fianco o dietro la seggiola, per stuzzicarlo. - Caro | don | Filippo, perché non andate a fare due passi? - gli diceva |
Racconti 2 -
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e mezzo in serietà. - Vi gioverebbero, per la digestione -. | Don | Filippo non si moveva; fino a che, picchia e ripicchia, il |
Racconti 2 -
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- Allora due o tre dei giocatori fingevano di prender | don | Filippo per le spalle e cacciarlo via, mettendolo a sedere |
Racconti 2 -
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- E il mio bicchierino? Me lo merito - gridava dal divano | don | Filippo. - Anche dieci! - rispondeva il prevosto. - Viva il |
Racconti 2 -
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repulisti; cosí, le sere che vedeva accostare lemme lemme | don | Filippo, improsciuttito e sbiadito da quel jettatore che |
Racconti 2 -
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la cabala! Le prestava fede come al cattivo influsso di | don | Filippo e al buon influsso di Nino, il figliuolo del |
Racconti 2 -
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rapidamente; e a ogni mucchio di scudi di santa chiesa che | don | Peppino, detto il Capitano, tirava a sé, ripetendo: - |
Racconti 2 -
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seguiva con tanto d'occhi la lentissima tiratura di | don | Peppino che lo metteva alla tortura. Questa volta però egli |
Racconti 2 -
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Perché mai, signor prevosto? - venne a dirgli dimessamente | don | Antonio, deputato cassiere, a cui quello sciupio pareva |
Racconti 2 -
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di mattina fino al tocco dopo mezzogiorno. Quel diavolo di | don | Peppino, il Capitano, che aveva visto passare |
Racconti 2 -
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a susurrargli in un orecchio: - Debbono aspettarlo - dice | don | Peppino - per quell'affare? - Mi aspettino - rispose. Si |
Racconti 2 -
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il prevosto scorse in piedi tra la folla inginocchiata, | don | Peppino e parecchi altri amici di toppa che gli accennavano |
Racconti 2 -
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dell'altare, riuniva dignitosamente le mani sul petto, | don | Peppino e quegli altri seguitarono ad accennargli con |
Racconti 2 -
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mani giunte, dall'angolo destro dell'altare, rispondeva a | don | Peppino e agli altri, torcendo gli occhi e il muso: - Che |
Racconti 2 -
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gli bruciava addosso; quando, all'ultimo dominus vobiscum , | don | Peppino facendo il verso di tirar le carte, gli accennò che |
Racconti 2 -
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perché vi versasse il resto dell'ampollina pel lavabo . | Don | Panecotto, il sagrestano, ch'era coll'acquolina in bocca da |
Racconti 2 -
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io gioco soltanto a briscola col barone, il cancelliere e | don | Peppino, il quale è capace di sbagliare le giocate a posta, |
Racconti 2 -
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pavimento. - Insomma, signor prevosto? ... - lo stuzzicava | don | Peppino. - Quest'anno non giuoco! ... - rispondeva, |
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- gli susurrò, mettendogli di nascosto uno scudo in mano. | Don | Peppino se n'accorse; e appena lo studentino puntò lo |
Racconti 2 -
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avere la benignità di conferire o a lui, o a suo fratello | Don | Rodrigo canonico della cattedrale di Tolosa, la sacra |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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lo precedemmo alla casa del Sindaco. Incontrammo per via | don | Sebastiano e lo speziale che a malincuore s'avviava ad |
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mi disse stringendomi la mano: - Bene, bene, il tuo | don | Luigi pare al coperto. Concorrevano nel ferito cause |
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Acconsentii di buon grado e gli fui guida al presbitero. | Don | Luigi era in chiesa che celebrava l'ufficio funebre per il |
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con cui ha voluto spiegarla. E mi ripetè il colloquio con | Don | Luigi. Rimasti soli, Attilio, scusandosi con gli obblighi |
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donna legata in qualche modo col defunto De Boni. È vero? | Don | Luigi s'era turbato forte, e impallidendo subitamente, a |
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queste rivelazioni lei le conosce? - Sì. - Sono esatte? | Don | Luigi non aveva potuto rispondere altrimenti che con un |
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Ci prese in disparte e disse ad Attilio: - Signor avvocato, | don | Luigi si è candidamente accusato e non ha pensato a |
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- Il suo amico le può dire che fior di galantuomo sia | don | Luigi. - Però v'è contro di lui un indizio grave, - osservò |
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voi; potrete confermare buona parte del mio racconto. - E | don | Luigi? - osservai riconciliato interamente col dottore. |
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povero Beppe. Andai con lui al presbiterio a congedarmi. | Don | Luigi non cercò di trattenermi: prese la la mano ch'io gli |
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punto una dolorosa esclamazione ci fe' voltar tutti e tre. | Don | Luigi era lì dietro a noi appoggiato allo stipite |
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cameretta d'una volta .... poi vedremo cosa s'ha da fare. | Don | Luigi, così dicendo guardava me e la Mansueta come volesse |
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invece che di conforto riesce loro una squisita tortura. | Don | Luigi avvertì poi il singolare vestito di Aminta: - |
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con sè, facendomi cenno di seguirli. Nel tinello c'era | don | Sebastiano. Seduto davanti la tavola già apparecchiata, al |
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da inquisitore. Bisognava rispondere. È curioso come | don | Luigi, spirito superiore, subiva l'ascendente di quell'uomo |
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Spero, conchiuse, che non si disapproverà la mia condotta. | Don | Sebastiano ascoltò con la massima indifferenza il racconto; |
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subito dopo cena: e ci sollevò della sua presenza. Allora | don | Luigi prese la mano di Aminta, e mentre io raccontavo, per |
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e sornione; diè un'occhiata curiosa ad Aminta, un'altra a | don | Luigi e allargò le ampie narici come per annusare ciò che |
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invito, si pose a sedere al posto lasciato vuoto da | don | Sebastiano. Don Luigi colla usata bonarietà gli chiese: - |
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si pose a sedere al posto lasciato vuoto da don Sebastiano. | Don | Luigi colla usata bonarietà gli chiese: - Che buon vento vi |
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cavato? nulla .... E s'interruppe di nuovo: - Dunque? disse | don | Luigi senz'ombra d'impazienza. - Dunque? quando si dice la |
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.... - Ed io vi ringrazio di cuore, interruppe premuroso | don | Luigi. - Credevo foste vivamente affezionato a quelle poche |
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non s'è mai avuto in venti anni una parola da dire, vero | don | Luigi? È un uomo raro (no basta ... troppo .... grazie ... |
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sino in piazza. - Aminta resta con noi, rispose | don | Luigi e soggiunse: - anzi fatemi il piacere voi di |
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verso mezzodì, capitò di nuovo lo speziale a parlar con | don | Luigi. Il colloquio durò a lungo. Io ero nella mia stanza e |
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stesso giorno nella mia opinione. Dopo il desinare, quando | don | Sebastiano si fu ritirato, il curato disse ad Aminta che |
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speranza di fortuna. Aminta rispose vivacemente: - Oh | don | Luigi, per me non ci può esser fortuna maggiore della sua |
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è giusto che faccia la penitenza. - Mansueta, l'interruppe | don | Luigi in tono di dolce rimprovero. - Aminta, soggiunse poi, |
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di che cosa è capace quell'uomo. osservò lo speziale. | Don | Luigi disse soltanto: - Fategli sapere che non lo temiamo. |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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disse il cavaliere dopo di aver acceso un sigaro. «Ecco | don | Aquilante!» Don Aquilante arrivava di corsa scusandosi di |
Il Marchese di Roccaverdina -
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dopo di aver acceso un sigaro. «Ecco don Aquilante!» | Don | Aquilante arrivava di corsa scusandosi di essere in |
Il Marchese di Roccaverdina -
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di essere ubriaco per dire la verità», rispose severamente | don | Aquilante. «Bevono vino anche gli Spiriti?» «Potrei dirvi |
Il Marchese di Roccaverdina -
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vuotare, sono certi cervelli dove non c'è niente», replicò | don | Aquilante, socchiudendo gli occhi e scrollando |
Il Marchese di Roccaverdina -
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sorriso stentato indovinando a chi andasse la risposta di | don | Aquilante. «Mio cugino è incorreggibile», egli disse mentre |
Il Marchese di Roccaverdina -
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solite reliquie per quando si vede in pericolo!», rispose | don | Aquilante senza scomporsi. «Se credete di chiudermi la |
Il Marchese di Roccaverdina -
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questi discorsi facciamo addormentare il marchese», disse | don | Aquilante. Il marchese era ricaduto in quello stato di |
Il Marchese di Roccaverdina -
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di questi incubi? Non dormiva, come diceva in quel punto | don | Aquilante. E dormiva poco da parecchie settimane, nel |
Il Marchese di Roccaverdina -
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notaio, siete assai più fino conoscitore di me.» «Allora, | don | Fiorenzo Mariani ... », riprese il notaio. «Io?», lo |
Il Marchese di Roccaverdina -
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» «Dichiaro la mia incompetenza», s'affrettò a rispondere | don | Aquilante che aveva già riposto nel vassoio il bicchiere |
Il Marchese di Roccaverdina -
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e il cavalier Pergola che voleva far prendere una sbornia a | don | Aquilante, l'aveva presa invece lui, leggerina, sì, come |
Il Marchese di Roccaverdina -
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l'aveva presa invece lui, leggerina, sì, come quella di | don | Fiorenzo Mariani che gli sedeva dirimpetto, ma chiassona e |
Il Marchese di Roccaverdina -
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Aquilante, evocate gli Spiriti, o li evoco io!», mentre | don | Fiorenzo, levato in piedi col bicchiere in mano, per |
Il Marchese di Roccaverdina -
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dare importanza alle parole del cugino. Il quale, mentre | don | Aquilante, appoggiati i gomiti su la tavola, con la testa |
Il Marchese di Roccaverdina -
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il cervello; il cavaliere tacque sorridendo stupidamente. | Don | Fiorenzo, dall'altra punta della tavola, urlava intanto: |
Il Marchese di Roccaverdina -
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due soldi vecchi, egli diceva. Ma avendole mostrate a | Don | Pietro , questi gli disse: - Che te ne fai? Dàmmele. E |
SCURPIDDU -
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gliele diede. Il Soldato e gli altri contadini, mentre | Don | Pietro celebrava la messa, si erano divertiti a far credere |
SCURPIDDU -
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per trovar l'occasione di dirglielo, aspettando anzi che | Don | Pietro lo avesse capito anche senza che lui |
SCURPIDDU -
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lo avesse capito anche senza che lui gliel'accennasse. Ma | Don | Pietro sorbiva lentamente il caffè rimasto nella tazza in |
SCURPIDDU -
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massaia? Esclamò Scurpiddu stupito. - Vieni qua, - disse | Don | Pietro. - Lo sai tu cosa sono i peccati? - Primo: dire |
SCURPIDDU -
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tu cosa sono i peccati? - Primo: dire bugie - continuava | Don | Pietro - Secondo: rubare, prendere di nascosto roba non sua |
SCURPIDDU -
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che valgono dieci lire l'una. Sono mie le ho trovate io! | Don | Pietro e la massaia scoppiarono a ridere. - Anche più di |
SCURPIDDU -
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a ridere. - Anche più di dieci lire l'una! - soggiunse | Don | Pietro, scherzando. - Ma io non te le ho prese le monete; |
SCURPIDDU -
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All'ultimo, vedendolo quasi con le lagrime agli occhi, | Don | Pietro aveva dovuto rendèrgliele; e per ciò si trovavano |
SCURPIDDU -
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per la via, di questo strano Santo. Giovanni si stupiva che | don | Clemente non gli avesse detto nulla, in passato, della |
IL Santo -
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il discorsino in piazza. Eran cose di cui aveva parlato con | don | Clemente, mostrandogli come quella parola di Gesù non sia |
IL Santo -
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qualcuno alle loro spalle. Che sorpresa e che gioia! | Don | Clemente! Anche il bel volto del Padre si accese. Egli |
IL Santo -
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parlò. Il primo a rompere il silenzio fu Giovanni. Certo | don | Clemente andava a Jenne come loro? E forse ci andava per lo |
IL Santo -
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persona, l'ortolano, eh, l'ortolano di quella sera? Ah | don | Clemente, don Clemente! Sì, don Clemente andava pure a |
IL Santo -
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l'ortolano, eh, l'ortolano di quella sera? Ah don Clemente, | don | Clemente! Sì, don Clemente andava pure a Jenne, ci andava |
IL Santo -
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di quella sera? Ah don Clemente, don Clemente! Sì, | don | Clemente andava pure a Jenne, ci andava per vedere |
IL Santo -
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sentì stanca da capo. Prese il braccio di Maria, lasciò che | don | Clemente si dilungasse con suo cognato. Allora don Clemente |
IL Santo -
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che don Clemente si dilungasse con suo cognato. Allora | don | Clemente confidò a Giovanni che aveva una missione penosa. |
IL Santo -
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scritto all' Abate e l' Abate aveva dato l'incarico a lui, | don | Clemente, di recarsi a Jenne e di chiedere a Benedetto la |
IL Santo -
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Jenne e di chiedere a Benedetto la restituzione dell'abito. | Don | Clemente aveva cercato invano dissuadere il vecchio Abate |
IL Santo -
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E poiché qualcuno doveva portare questo messaggio a Jenne, | don | Clemente preferì di portarlo egli. Aveva poi anche ricevuto |
IL Santo -
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sosta. Le Signore si erano sedute all'ombra di un sasso. | Don | Clemente si congedò. Si sarebbero riveduti a Jenne! Maria |
IL Santo -
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corre di bocca in bocca nella folla atterrita. Fu trovato | Don | Diego disteso e senza vita sotto un Fauno di marmo dalla |
FIABE E LEGGENDE -
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