brillante carriera nella letteratura drammatica. - L'autore di Gilberto forse? - domandò la signora. - Lo conosce? - No; ne ho udito semplicemente parlare; è
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del conte. - Le condizioni? - domandò il barone. - Vi dò carta bianca; l'appuntamento è per stasera, alle otto, al Caffè d'Europa. Vi prevengo
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colle sole iniziali. - Hai veduto? - gli domandò Pietro trionfante, buffandogli in faccia il fumo azzurrognolo del sigaro. - Ho guardato ma non ho visto
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offrire ritrattazione da parte del loro primo? - domandò uno dei testimoni del conte a quelli di Brusio. - No, signore; - rispose breve il barone. Colui
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non lasciarmelo sfuggire mai più, e nascosi la testa nel suo petto. « - Che vuol dire questo pianto? - domandò egli asciugandomi gli occhi coi baci
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. - Hai in casa dell'emetico? - domandò vivamente Raimondo al suo amico, rizzandosi con la pronta decisione che dà l'intuizione al medico di genio, e che
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studio, nella casa che abitava, insieme a sua madre e alle sue due sorelle, in via Vittoria. - Che vuoi? - Domandò Pietro bruscamente, celando, al suo
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? - domandò qualche minuto dopo, come se cercasse una distrazione. - Dove ti piace. A proposito... potremmo approfittare dell'invito dei signori A***, che
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? - domandò Abate. - È là; - rispose Angiolini additandoci una graziosa casina. A quelle sole parole scorgemmo tutto l'abisso che dovea separare Brusio dalla
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bottega che precedeva lo stanzone ove si ballava. Fingendo di dover comprare sigari domandò a colui che stava al banco se l'entrata al ballo era libera
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