Gioconda: O delle primavere Spente, per i tuoi mitici pallori O Regina o Regina adolescente: Ma per il tuo ignoto poema Di voluttà e di dolore Musica
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lagrime come due vele dietro una leggera brezza marina. Il nostro dolore non era dolore d’amore né dolore di nostalgia né dolore carnale. Noi morivamo
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umane e le tante speranze vane e l'ansia che stringe il core. Ma nel fondo dell'occhio nero pur viveva il lontano dolore e parlava la voce del mistero per
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dove e bever l'aria che da te si muove né mai lasciarti. - 31 marzo 1905 * * * Poiché il dolore l'animo m'infranse per me non ebbe più la vita un fiore
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volere, che mi giova la vita e il mio dolore e questo amor lontano e disperato? Fatto sono da me stesso diverso che centra il fato mi dicevo forte
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ogni anno quel dì rifesteggiando che alla fame, alla sete, che al dolore, che alla vita mortale l'ha svegliato, ogni anno in quel dì si riconforta ad
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che in cielo navigare sembra, così pur l'anima tua stanca era già della morte ed era in vita, t'era fatta la vita sol dolore, poiché in te la
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nascondiamo a noi stessi, ora del volgo mi par fatto preda contaminata. Nei giorni del dolore e nelle notti senza riposo, nella valle triste della sorda
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mai finita perché tu speri disperando e attenda ciò che non può venire perché il dolore cieco più forte sia del dolore che vide la stessa vanità di sé
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di delicatezze, o donna fortunata ed infelice, e a me non dice, a me quell'occhio non dice l'amore, dice il dolore; il dolore dell'angelo esiliato, e
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Come un mortale anelava il fuggente globo di Venere; e le montagne sotto il dì nascente parean di cenere. Era l'ora del sonno, e del dolore, e dei
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belli, io credo che se mai lassù piangete, gli è quando nei tessuti e nei gioielli Eva scorgete. Pensate il mio dolore: eran profili fatti per suscitare
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spagnuolo di cui l'ossame nel mortorio ho visto: il Redentore pianger di venti secoli ti sembra la stanchezza e il dolore, e insanguinar sul fianco
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monaco, furbo come una strega, discute, afferma, nega; e un'acre, ineluttabile voluttà di dolore, e una superbia indomita e un fremito d'orrore, come note
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vita grama, quanto, quanto dolore! E come tutto è fumo, e la mestizia e la letizia! Candida, tu, consolatrice e il biondo crin d’un fanciullo al mondo
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pittore di spiegar l'ali a sciogliere l'inno del suo dolore? Deh guarda che monotona pianura! Ve' in che forma han conciata la natura! Il mio convento
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