Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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fare la sua parte negli avvenimenti mondiali. Ma quando si  dice  in questo senso il caso, si dice una non causa , una non
mondiali. Ma quando si dice in questo senso il caso, si  dice  una non causa , una non ragione. E che cosa è una non
come un frutto da una pianta, la sua possibilità. L' arte,  dice  Aristotele, non può far nulla senza una materia. - Chi ve
chè altramente non sarebbe ultimo: lascia in dubbio, e  dice  esser cosa da ricercarsi, se questo principio la cui
dice, che la causa è indeterminata ; della mente poi  dice  che « « essendo la composizione e la divisione nella mente,
assolutamente bello, continua così: [...OMISSIS...] .  Dice  dunque che l' intelligibile fa una serie di cose per sè, e
più intellezione pura. Aristotele, che vede la difficoltà,  dice  che l' intellezione prima e pura è oggetto di sè stesso,
stessa, che è l' ottima di tutte le cose. Quello dunque che  dice  dell' intellezione divina, dice d' ogni intellezione come
le cose. Quello dunque che dice dell' intellezione divina,  dice  d' ogni intellezione come avente la stessa natura o
ma l' intellezione dell' inteso è una sola entità, che si  dice  semplicemente intellezione . Dice dunque, che nelle scienze
è una sola entità, che si dice semplicemente intellezione .  Dice  dunque, che nelle scienze fattive la cosa è l' oggetto
il non avere contrario alcuno (2). Oltre di che egli  dice  espressamente, ricadendo nelle dottrine di Platone, che è
ogni qualvolta sente di non poter andare avanti senz' esse.  Dice  dunque che nella serie degli intelligibili la sostanza è la
cita il verso di Omero che loda il governo d' un solo, e  dice  che gli enti vogliono un buon governo. Poichè egli poi non
indipendenti, quant' è al fine, le une dalle altre, pure  dice  « « non sono così fra loro, che l' una abbia a che fare
e alle altre forme che le convengono è in potenza: o, come  dice  Aristotele, esistono in essa in potenza. Tutti questi enti,
tendenza e conato continuo degli enti verso l' attuazione,  dice  Aristotele, è intrinseca a ciascuno, e si chiama natura
secondo Aristotele, la forma intelligibile . E per questo  dice  che il senso apprende per accidente l' universale in quanto
e sono per sè universali , sono ragioni. Perciò si  dice  che l' anima intellettiva possiede la ragione, «logon» (1).
singolare e non sia piuttosto una natura comune, questo non  dice  Aristotele; e non pare che abbia sentita la forza della
mente e il suo sviluppo a quello della sensitività (1).  Dice  di questa mente che « « intendendo tutte le cose, conviene
in potenza e ideale, d' altra parte, si può dire quello che  dice  Aristotele della sua mente in potenza che, « « non è
essere determinato ch' egli chiama «to ti en einai,» e che  dice  che è senza materia, indicando con ciò che è l'
Il che Aristotele sembra dire in espresse parole, là dove  dice  che la « materia dell' universale »è la scienza in potenza
sempiterna e immobile » » e riferendo le altre opinioni,  dice  che « « alcuni la dividono in due » » (le specie e le
ente sia così. Della prima di queste due specie di verità,  dice  Aristotele, che il senso del proprio oggetto è sempre
non sono le cose, ma contengono l' essenze delle cose, non  dice  quello che poi ripete Aristotele, cioè che le cose si
tutte l' altre specie, tutti gli altri intelligibili: come  dice  che intelligibile è dunque la mente, e come scevera essa
le specie che si riferiscono agli enti materiati? La mente,  dice  Aristotele, è dei principŒ: ciascun genere è il principio
qual sia l' oggetto della prima filosofia, da una parte  dice  che è la prima sostanza separabile e per sè sussistente,
prima sostanza separabile e per sè sussistente, dall' altra  dice  che è l' ente universalissimo. Nell' XI dei « Metafisici »,
stesso, di cui si predicano l' altre cose, ed Aristotele  dice  appunto, che la prima scienza ha per oggetto gli enti come
che seguono a quella della sostanza, delle quali l' ente si  dice  «omonymos,» e così non appartiene più alla scienza prima,
altre attinenze dell' ente come ente (2). Or se l' ente si  dice  di tutte le sostanze singolari, oltre l' altre sue
che è in potenza » » o è una frase insignificante e che non  dice  nulla di reale, o significa un germe, un principio, da cui
Quando considera i generi qualità comuni delle cose (2),  dice  contro Platone, che non possono esistere separati dalle
perchè ha un oggetto che è in potenza tutte le cose. Così  dice  che la mente è de' principŒ [...OMISSIS...] (1), e in essa
che dalla forza, e quelle che dal pensiero (2). Altrove  dice  che « « ogni pensiero [...OMISSIS...] o è pratico, o
produca un effetto esterno come la sanità o l' edificio.  Dice  che egli trascorre tutta la serie dei mezzi fino che ne
che la stessa anima intellettiva è una specie (2). E  dice  la mente, come abbiamo più volte detto, « la specie delle
certo modo tutte le cose che sono » ». - Queste cose, come  dice  appresso, sono le sensibili e le intelligibili , a' quali
doversi intendere quel luogo, come spiegazione di ciò che  dice  così di frequente, che « « l' anima senza i fantasmi nulla
de' fantasmi. Perchè la mente è data dalla natura,  dice  Aristotele, ed ella è la specie intelligibile delle specie
che è insito nell' anima e che costituisce la mente.  Dice  anche più espressamente che i sensibili « « non sono
materiale; e che Aristotele fa uso di vane metafore, quando  dice  che tutta la natura, tendendo a prendere qualche forma
alla potenza di concetto e di assenza [...OMISSIS...] ,  dice  che « « necessariamente deve presussistere la ragione e la
la specie ossia l' atto operante non è separato, onde  dice  parlando dell' uomo che « « un tale nascimento avviene per
atto. Ma nell' arte la specie operante è senza materia, e  dice  che alcune cose si fanno a caso a quel modo che le fa l'
Ora solo in questo secondo significato da' moderni si  dice  specie . Ma gli antichi lo prendevano ora nel primo, ora
dell' anima, [...OMISSIS...] , e che nella « Psicologia »  dice  « « come un abito a guisa di luce » » [...OMISSIS...] . E`
d' Aristotele, o colla massima parte di esse. Aristotele  dice  costantemente che l' oggetto della mente sono i principŒ,
da quelle; 2 le ultime regole delle scienze e delle arti.  Dice  dunque che « la mente è degli estremi » [...OMISSIS...] per
non si dà cognizione possibile. [...OMISSIS...] E tosto  dice  che questo è il principio di contraddizione, che egli
i principŒ, [...OMISSIS...] (4). E anche intorno a questa  dice  egualmente che non è possibile alcun errore, e sempre è
e di questi si deve principalmente intendere quello che  dice  che [...OMISSIS...] . Ma tutti questi si riducono all'
da Aristotele pel primo universale) (2) e però  dice  che « « a quel modo che ciascuna cosa ha dell' essere, in
pure senza questi non si possono avere. [...OMISSIS...] .  Dice  che gli astratti non sono separati in quanto ciascuno è
il senso quello che scrive nella mente, quando chiaramente  dice  che è la sola mente quella che operando scrive in sè stessa
mentre altrove chiama materia « ciò che è potenza », qui  dice  la mente « potenza ma senza materia », il che viene a dire:
[...OMISSIS...] , e perciò se non avesse qualche atto. Ora  dice  appunto Aristotele che « « in essa è l' intelligibile » »,
che lo rendono gli altri intelligibili, ond' è, come  dice  Aristotele, [...OMISSIS...] . Si conferma tutto questo da
[...OMISSIS...] . Si conferma tutto questo da ciò che  dice  Aristotele sull' impossibilità, che gli elementi e le cause
carattere che assegna Aristotele alla sostanza, e che  dice  ad essa spettare soprammodo, si è ch' essa « « una e la
all' universalissimo, all' essere, ossia all' uno stesso.  Dice  dunque che si dice qualche cosa essere una, quando « « il
all' essere, ossia all' uno stesso. Dice dunque che si  dice  qualche cosa essere una, quando « « il subietto sia
apertamente subietto il genere, cioè l' universale, e lo  dice  materia [...OMISSIS...] . Il subietto dunque qui è la
e pongono in lui un quanto di sapere determinato. Onde  dice  Aristotele che nell' acquisto del sapere, « « ci accade
parla Aristotele poco appresso: [...OMISSIS...] .  Dice  in qualche modo , perchè in un altro modo è il contrario,
a quello del senso. Poniamo attenzione a ciò che egli  dice  circa quel principio col quale si sentono tutti i
questo: [...OMISSIS...] ; il che è lo stesso di quello che  dice  in appresso dell' intelligibile e dell' intellezione (3).
si conferma ancora, come abbiamo già toccato, da quello che  dice  Aristotele, ente e non ente significare, nel più proprio
questi intelligibili incomposti: con questo, che Aristotele  dice  tocco , e noi chiamiamo intuizione, l' anima non s' inganna
dalla mente che a un subietto attribuisce un predicato.  Dice  che alcune cose sono sempre composte ed è impossibile il
pensa, e subiettivamente per l' unità di sè stessa. Poichè,  dice  Aristotele « « non l' indivisibile secondo il quanto ella
luogo Aristotele lo spiega, nè di spiegarlo si propone.  Dice  bensì, come vedemmo, che sola la mente nella generazione
la generazione umana: [...OMISSIS...] . Dall' altra poi  dice  che la mente s' aggiunge dal di fuori. Le quali due
si svolge dal seme; ma la mente? Questa la distingue, e  dice  che sola avviene dal di fuori e sola è divina,
Prendiamo una specie reale, e questa sia l' anima. Egli vi  dice  che « « niuna anima può essere in un altro, se non in
questo appunto, che l' essenza delle cose sensibili non si  dice  dell' idea, e anche delle cose reali, se non equivocamente
e quanto, il concetto d' Aristotele si avvicini al vero.  Dice  dunque, che « « le sostanze sono le prime degli enti e che
secondo Aristotele, è l' atto della contemplazione: ora,  dice  che quest' atto in noi non dura se non piccol tempo, ma nel
divina e l' umana, è un punto oscuro in tanta luce. Talora  dice  chiaramente che la mente non è cosa umana, e non umano ma
però non è l' uomo ma cosa divina. Pure tosto appresso  dice  che essa anzi è ciascuno di noi, secondo il principio dato
una di numero o di specie? Dipoi rispetto agli uomini, ci  dice  esser beatissimo quell' atto che è cognatissimo all' atto
lo chiamava altrove in tuon di beffa. Va più avanti, e vi  dice  degli altri animali che non hanno niuna comunione nel
cieco, anteriore all' intelligibile stesso. Tuttavia quando  dice  che alcuni sono spinti ad operare rettamente «alogoi
tutto le forme, e però condizione e termine di tutto. Onde  dice  che « « Iddio sembra essere un certo principio di tutte le
principio o solo l' ha Iddio, o principalmente » (3) ». E  dice  principalmente, perchè anche la mente nell' uomo è
forma dalla natura. Ma come si derivi quest' azione non lo  dice  chiaramente. Al primo cielo, che contiene tutti gli altri,
già divise, traendo un tale esempio dalla medicina, dove  dice  che oltre la specie della sanità e oltre il partecipante
genere in un senso differentissimo da quello nel quale  dice  genere le categorie, chè nel senso di queste nega che possa
contraddittorie (2). Ma rimane che l' essere (e quando si  dice  essere si dice atto, chè senza qualche atto non si può
(2). Ma rimane che l' essere (e quando si dice essere si  dice  atto, chè senza qualche atto non si può intendere l' essere
Così chiama le categorie « generi dell' ente ». E  dice  che come dicendo un uomo non s' aggiunge nulla ad uomo ,
parli di quella stessa separazione assoluta. D' altra parte  dice  che tutti gli enti che non hanno materia sono semplicemente
della prima mente, formante con questa una medesima cosa.  Dice  dunque che l' ente e l' uno, che non è che un carattere
principio e fine di tutto (1). Questa mente pura, che si  dice  una parte dell' anima umana, è di natura separata dal
è qualche cosa di separato e da sè, [...OMISSIS...] .  Dice  poi, che il ben essere dell' armata è nell' ordine, ma che
un qualche cosa, nè la forma da sè, che è un semplice. Egli  dice  questo senza distinguere l' ente reale dall' ideale, il che
di natura alla specie che informa le cose reali, perchè  dice  le opere dell' arte formate dalla specie nella mente dell'
la specie loro preesistente, [...OMISSIS...] . Come dunque  dice  che «to agathon kai ariston» oltre avere un' esistenza
(2); i generi poi sono contenuti nell' essere, che si  dice  anche, insieme coll' uno, primo genere; poichè ogni
essa, e da essa, per così dire, informato dell' unità. Così  dice  l' essere «periechein ta onta panta» (4). E per questo
di un solo oggetto cioè dell' essere come essere (5), e la  dice  scienza universale, [...OMISSIS...] (6). E se l' essere
successione perisce senza quello di durata (4). Per questo  dice  Aristotele che l' essere e il vivere degli enti naturali
« De Mundo », che espone la dottrina di Aristotele, si  dice  che da Dio vengono tutte le idee o forme delle cose
e il primo dei tre principŒ aristotelici, è una se si  dice  in un modo universale e per analogia, ma è moltiplice
è pur questa che la fa sussistere quella che è, e perciò,  dice  Aristotele, la forma o essenza è la causa dell' essere,
e questa forma è puro essere separata dalla materia, onde  dice  [...OMISSIS...] (2). E prima avea detto: [...OMISSIS...] ,
causa formale di tutte le forme, ma niuna di esse. Laonde  dice  Aristotele, che l' assegnare l' uno per causa formale dell'
senso assoluto ed obiettivo essenza eterna ed immobile, e  dice  che è tale quand' è separata da ogni materia (2). Dice
e dice che è tale quand' è separata da ogni materia (2).  Dice  ancora che « « il bene si dice in tanti modi, in quanti l'
da ogni materia (2). Dice ancora che « « il bene si  dice  in tanti modi, in quanti l' ente » » e l' ente si dice in
si dice in tanti modi, in quanti l' ente » » e l' ente si  dice  in tutti i modi categorici, e così il bene. Onde venendo
Onde venendo alla prima categoria, quella della sostanza,  dice  che il bene sostanza « « è la Mente e Dio » »,
è quella che riguarda una collezione d' individui di cui  dice  «he gar epagoge dia panton» (1) e questa non dà nulla di
ridurli all' atto. Ma come può esserci la mente in atto?  Dice  Aristotele, che conviene che l' intelligibile in atto dia
(1). E però l' uomo, se vive conformato alla mente,  dice  Aristotele, che è più che uomo; vive d' una vita divina
incorporeo dunque, impassibile ed eterno, quello che, come  dice  in appresso, è tutto, primo, e sommo al sommo (1), e che è
la quale è propria dell' essere come puro essere); ma la  dice  anche tutto , [...OMISSIS...] , dove si scopre il panteismo
, dove si scopre il panteismo aristotelico. E questo la  dice  non più considerandola come fine universale, ma come fine
di essere e di vita, e questo tanto di essere e di vita si  dice  che viene dall' Essere primo prendendosi l' essere in senso
indeterminato, ma l' essere, essenza, determinato, onde lo  dice  anche « « causa (formale) di se stesso » », [...OMISSIS...]
ma anche la mente fattibile cioè in potenza a conoscere.  Dice  dunque che questa mente, che non ha ancora ricevuto le
Qui parla chiaramente della mente ancora in potenza. E  dice  che questa è la mente d' Anassagora senza mistura di sorta,
ma senza più operare, mancando le sensazioni, onde  dice  «kai aneu tutu uden noei». Questa mente passiva poi è atto,
a dichiarare la formazione della mente passiva, e di questa  dice  che nella vecchiezza perviene alla sua maturità (2).
conviene che quella si distingua da questa: della prima  dice  che è de' soli principŒ, che riduce egli stesso a un primo
riduce egli stesso a un primo intelligibile, della seconda  dice  che è di tutti gl' intelligibili, [...OMISSIS...] la prima
come tavoletta, e tale è la mente in atto, che Aristotele  dice  essere data all' uomo da Dio stesso, come uno strumento con
E qui già si scorge meglio la conciliazione tra ciò che  dice  dell' universale e ciò che dice del singolare. Poichè dopo
conciliazione tra ciò che dice dell' universale e ciò che  dice  del singolare. Poichè dopo avere esaltato questo sopra di
e così sono (6). Aristotele si oppone a questo, e  dice  che l' essere comunissimo non può esistere separato, e nè
dell' essere come essere, il dee considerare ad un tempo,  dice  Aristotele, e come singolare e primo, e come comunissimo.
scienza che tratta dell' ente deve riportare tutto ciò che  dice  a questo primo significato, come a un solo principio (3).
greca «kath' holu», che è come dire « ciò che si  dice  di tutto » onde è preso dalla predicazione e non dall'
mente in senso obiettivo è l' essere, perciò Aristotele or  dice  della mente suprema che forma la continuità e l' unità
continuità e l' unità delle cose e de' tempi, ora lo stesso  dice  della mente nell' uomo (3). E quest' è la ragione, per la
sono unico oggetto? Ecco quello che Aristotele non  dice  che oscuramente, e dove sta pure il nodo della dottrina.
per oggetto, «ta malista katholu», e questi Aristotele li  dice  i più rimoti da' sensi, [...OMISSIS...] . Ora questi
prenda indubitatamente in altro senso l' universale, quando  dice  che « « nessuno degli universali esiste separato dai
ne' molti (1). Ma l' uno , a ragion d' esempio, si  dice  bensì dei molti, ma non simultaneamente (2), perchè si
. Egli dichiara ancor meglio il suo pensiero con quello che  dice  immediatamente in appresso: [...OMISSIS...] . Ammette
Queste essenze dunque separate dalla natura sono quelle che  dice  lontanissime da' sensi, per sè stesse i primi e più
Di che la prima filosofia, appunto perchè tratta del primo,  dice  Aristotele, è anche universale, [...OMISSIS...] . Fa dunque
. Fa dunque dipendere l' universale dal primo , e  dice  che questo è l' ente separato ed immobile, [...OMISSIS...]
generi , perchè si predicano delle stesse differenze (3).  Dice  ancora, che se l' ente e l' uno fossero essenze
in sè stessi potenza alcuna. Quando dunque in altri luoghi  dice  che l' universale è sempre potenza, l' intende in altro
natura (4). Ora ciò che è in atto e ciò che è in potenza,  dice  Aristotele, appartiene allo stesso genere. Ogni scienza ha
da quelli che al modo d' Aristotele chiama «ta prota».  Dice  che, secondo la sentenza d' alcuni, i primi non possono
sul natural desiderio che move da prima i cieli: e  dice  che il primo movimento è massimamente quello del pensiero,
avvenga per impotenza del primo, che non può trapassare, e  dice  che sarebbe assurdo: e pare lo attribuisca all' esser quel
a' principŒ, non il movimento che è de' sensibili:  dice  finalmente riferirsi da taluno il movimento « alla mente e
sono fine degli universali: poichè qui sta la causa » ». E  dice  che il medesimo è medesimo o di essenza sostanziale, o di
si  dice  Evangelo di S. Giovanni, ma Evangelo di G. C. secondo
gli altri Evangelisti avevano omesso. « « Riferiscono » »,  dice  S. Girolamo, « « che avendo (Giovanni) letti i volumi di
dalla Chiesa di Efeso l' originale di questo Vangelo, e si  dice  che vi si trovasse ancora nel sec. VII. Qualche antico
lo Spirito suggerirà loro le cose che loro avrà detto, non  dice  le parole . - Questo non negasi, rispondiamo, e però non
interamente da ogni relazione col tempo. Infatti, quando si  dice  che il Verbo « era avanti il tempo », o che « era già
è una forma di questo mondo creato, perchè quell' atto si  dice  che fu fatto nel principio del tempo, piuttosto che in
ma si paragona il Verbo prodotto col mondo prodotto, e si  dice  che quello è avanti questo, il che viene a dire che quello
atto; per la stessa ragione, dico, anche l' atto creante si  dice  immedesimarsi coll' atto generante, non uscendo nè l' uno
dall' eterno semplicissimo loro principio. Onde S. Paolo  dice  che il Verbo « « porta tutte le cose colla parola della sua
da noi nel primo rispetto, si paragona col mondo, si  dice  che quello era prima di questo, per esprimersi con ciò che
rispetto, cioè come Esemplare del mondo, allora quando si  dice  che quello era prima del mondo si esprime solamente quella
le creava; ed essendo le cose distribuite pei tempi,  dice  che quella divina Sapienza si sollazzava al cospetto di Dio
sua, è poi quella di cui fa parte anche agli uomini, onde  dice  che « « sue delizie sono lo stare coi figliuoli degli
è nel Verbo eminentemente, perciò anche Giovanni  dice  del Verbo che « « illumina ogni uomo veniente in questo
onde l' Evangelista non si contenta di dire «logon», ma  dice  «ton logon»; « il Verbo »distinguendolo così da ogni altro
precede nell' uomo le opere dell' uomo. [...OMISSIS...] ,  dice  egli, [...OMISSIS...] Dopo aver dunque Sant' Agostino
pronunciata , è un prodotto di essa mente; onde S. Tommaso  dice  che « de ratione intelligendi est quod intellectus
operazione divina e libera che le fa sussistere e che si  dice  creazione. Ma qui s' intenda bene. Quando si parla de' modi
questo perchè nella sua causa sussistente, onde S. Girolamo  dice  che «logos» indica ancora « causa uniuscujusque rei (loc.
in noi questa facoltà, come diremo in appresso, o come  dice  S. Girolamo: « Quae universa recte intelligimus in Christo
un atto volitivo col quale le fa sussistere: onde S. Paolo  dice  di Dio: « portans omnia Verbo virtutis suae (1) ». E l'
le cose in Dio, ma la frase non è accurata, perocchè non si  dice  vedere una cosa in un' altra se non si vede anche l' altra.
che fa di sè all' uomo il Verbo stesso, la quale perciò si  dice  soprannaturale, perchè non viene dalla natura finita, ma
si fece l' antica rivelazione per man de' Profeti, di cui  dice  S. Pietro: « Spiritu Sancto inspirati locuti sunt sancti
degl' immediati discepoli del Verbo incarnato. Dei primi  dice  che andavano scrutando in che tempo e quale lo spirito di
passioni e le posteriori glorie di Cristo, ma in pari tempo  dice  che non ministravano a se stessi, ma a' futuri cristiani
a conoscerla. Laonde degli stessi Ebrei prima di Cristo  dice  S. Tommaso d' Aquino che non conoscevano il Padre « in
di Dio è una, è uno il suo Verbo, nè propriamente Iddio  dice  altra parola che il suo Verbo. Conviene adunque dichiarare
l' Apostolo: « « Or poi della giustizia che vien dalla fede  dice  così: « Non vorrai dire in cuor tuo: Chi ascenderà in
Cristo » » (da cui è la salute). « « Ma che cosa  dice  la Scrittura?: Vicina è la parola nella tua bocca; quest' è
che, applicate alle umane cose, riuscirebbero assurde. Qui  dice  S. Giovanni che il Verbo era appo Dio. Ora nessuna delle
Ariani, fluisce tanto più spontanea che l' Evangelista  dice  che il Verbo era appo Dio in principio, il che, come
per esprimere la connessione di Cristo col Padre. Si  dice  che « « il Verbo è appo Dio » »; che è « « nel Padre »(2)
la congiunzione di un accidente colla sua sostanza, onde si  dice  che « il colore è nel corpo », e non presso, appo il corpo;
è nel corpo », e non presso, appo il corpo; laddove si  dice  che « un uomo è appo un altro uomo », e non in un altro
quale il Padre genera il Figliuolo, onde acconciamente si  dice  che il Figliuolo è appresso il Padre che lo genera, laddove
un' autorità o priorità della persona, appo cui si  dice  stare un' altra; conviene vedere quale tra questi
l' umana, ma è sempre in atto compiuto immanente, onde si  dice  ad un tempo che il Verbo sempre si concepisce e che sempre
in quanto ha un principio supremo ed incomunicabile si  dice  persona ». Posta questa definizione, chiaramente si deduce
il Verbo fra le cose fatte, non sarebbe più vero quello che  dice  l' Evangelista che nè pur una delle cose fatte fu fatta
est nihil quod factum est ». Onde S. Gregorio Nazianzeno  dice  che questi eretici dovevano prima provare che lo Spirito
la parola per co' verbi intransitivi o passivi. Quindi si  dice  egualmente questa statua sussiste per la sua forma, ovvero
per esprime la causa subordinata ed istrumentale . Così si  dice  che « il falegname opera per l' ascia o per la pialla, lo
valore alla particella per nel luogo di S. Giovanni ove  dice  del Verbo « « tutte le cose furon fatte per esso » »,
maniera che Iddio « opera per se stesso ». E quando si  dice  che Dio opera per la sua sapienza o per la sua virtù,
qualche cosa eccetto che pel Figlio. Onde S. Agostino (1)  dice  che il Verbo è l' arte piena di tutte le ragioni viventi, e
e il figura substantiae alla sussistenza personale. E  dice  splendor gloriae , perchè Iddio è tutto glorioso e
il Padre, perchè conoscerlo veramente è un glorificarlo.  Dice  poi « figura substantiae ejus », invece di dire
semplicemente substantia ejus, perchè la sostanza, o come  dice  il greco «ypostasis» sussistenza, è comune a tutte e tre le
sia pura idea; 3 Che finalmente l' espressione greca che  dice  il « carattere della sussistenza » toglie ogni equivoco,
volontà creante delle due prime persone. Ma perchè si  dice  piuttosto, che il Padre crea pel suo Verbo, anzichè crea
Santo? Per una ragione analoga a quella per la quale si  dice  che lo statuario fa la statua pel suo concetto e non pel
e in questa la sua realizzazione, giace nel Verbo, si  dice  che il Verbo è la virtù di Dio, perchè in esso e per esso
dell' essere divino, e tutto è fatto. Laonde è vero ciò che  dice  S. Anselmo, che con uno stesso pronunciamento Iddio dice se
dice S. Anselmo, che con uno stesso pronunciamento Iddio  dice  se stesso e le cose esteriori. Ma conviene però intendersi,
della parola, ma per la povertà della lingua greca che  dice  egualmente generato e fatto, onde anche il primo libro del
est ante omnes, et omnia in ipso constant (1) ». E anche  dice  di Cristo medesimo: « portansque omnia verbo virtutis suae
Verbo, si avvera appieno quello che in altra circostanza  dice  S. Paolo di Dio, che « in ipso vivimus, et movemur et sumus
ipso vivimus, et movemur et sumus (3) », nel qual luogo si  dice  che noi stessi viviamo, noi stessi ci moviamo, noi stessi
a noi relativa e dirò così esterna, ma nello stesso tempo  dice  che viviamo, ci moviamo e siamo in Dio, perchè nel Verbo
in questo senso il Verbo è quella materia invisa da cui  dice  il libro della Sapienza che furono create le cose tutte
è Cristo, ma in modo diverso: « secundum naturam quidem »,  dice  il Santo Dottore, « in disciplina Christiana, initium et
»; alla seconda assegna sei distinte epoche. Della prima  dice  che le sostanze spirituali, e materiali furono create nel
l' artefice ricorre all' idea per formarla, e così si  dice  che la forma per «l' idea (2) ». La sussistenza adunque,
la creazione informe e sostanziale, laddove la prima  dice  la creazione formata e compiuta, come quando si legge: «
sussistenza, e però l' identica virtù del Padre. Perocchè,  dice  S. Tommaso, [...OMISSIS...] . Nè può addursi in contrario
del lettore. « « Ora se si considerano rettamente » »,  dice  l' Angelico nel suo commentario, « « le parole predette:
qualche cosa se non pel Figlio. Il perchè S. Agostino (1)  dice  che il Verbo è l' Arte piena di tutte le ragioni viventi, e
divino, mostra altresì la loro indivisibilità, perocchè  dice  che la stessa vita del Verbo è la luce degli uomini, nè
« quia lux non nisi viventi attribui potest », come  dice  l' Angelico (1). L' oggetto adunque vivente è la persona
diede anche al Figliuolo avere vita in se stesso »(1) ». E  dice  « in se stesso »pronome personale, quasi venga a dire nella
l' Evangelista dice, che « « nel Verbo era vita » », e non  dice  piuttosto, che il Verbo stesso era vita? Conviene ben
la verità e la vita »(2) »; perocchè in questo luogo non  dice  di essere la vita in se stesso, ma relativamente agli
cioè di quella degli uomini, laddove in questo si  dice  semplicemente che il Verbo non è per avventura cosa morta,
sua produzione la vita in potenza. Laonde abusivamente si  dice  che le piante vivono, qualora non si voglia attribuir loro
si costituisce sua forma. Non è così del Verbo divino,  dice  S. Giovanni, perocchè « « in esso medesimo è vita » ».
bellezza, della sapienza, e suppone un oggetto; onde si  dice  sentimento oggettivo. Nell' uomo vi ha una contemplazione
è essenzialmente amata, è spirata persona, la qual si  dice  lo Spirito Santo. Onde l' oggetto7persona, in quant' è
seguente dottrina: « Conviene avvertire che qualche cosa si  dice  del Figliuolo di Dio secondo sè, come quando lo si dice Dio
si dice del Figliuolo di Dio secondo sè, come quando lo si  dice  Dio onnipotente e simiglianti cose. Qualche cosa poi si
Dio onnipotente e simiglianti cose. Qualche cosa poi si  dice  di lui rispettivamente a noi, come quando lo si dice
poi si dice di lui rispettivamente a noi, come quando lo si  dice  Salvatore e Redentore. Qualche cosa ancora si dice di lui
lo si dice Salvatore e Redentore. Qualche cosa ancora si  dice  di lui nell' uno e nell' altro modo, come quando lo si dice
dice di lui nell' uno e nell' altro modo, come quando lo si  dice  sapienza e giustificazione. Ora in tutte quelle cose che si
si dicono del Figliuolo assolutamente e secondo sè, non si  dice  che egli sia fatto: così non dicesi che il Figliuolo sia
oggettivo, ossia dell' essere come Verbo. Onde S. Giovanni  dice  che « « la vita era luce degli uomini » », e non degli
si legge nel suo Evangelio che abbiamo alle mani, che vi si  dice  che la vita era appresso il Padre, il che risponde alle
dice: « « Deus vitae meae »(4) »; e nel Deuteronomio  dice  Mosè al popolo che « Iddio è la sua vita (5) ». Ma quando
oggetto, e che all' uomo, come tale, si manifesti. Quindi  dice  S. Giovanni che la vita era la luce degli uomini. Or se si
Scritture, quindi i Padri osservano che l' uomo non si  dice  già l' uomo fatto imagine di Dio, ma fatto ad imagine, il
imagine di Dio nelle scritture sante è il Verbo. Di Cristo  dice  S. Paolo: « qui est imago Dei (4) »; e altrove: « qui est
stava il Verbo prima che si rivelasse. Perocchè, come  dice  S. Paolo stesso, « omne quod manifestatur lumen est (1) »;
del tutto attuale ed indelebile; e forse per questo non si  dice  espressamente nelle Scritture che i primi Padri del genere
« « Ora rinnovatevi nello spirito della mente vostra,  dice  S. Paolo a que' di Efeso, e vestite l' uomo nuovo che fu
di Dio » ». Di più in questo luogo dell' Apostolo non si  dice  solamente « « l' uomo nuovo » », ma, secondo il testo
Cristo e che Cristo comunica a' suoi seguaci. S. Agostino  dice  che la grazia data ad Adamo era un ajuto senza il quale l'
cristiano, non però senza il cristiano. [...OMISSIS...] ,  dice  S. Paolo, [...OMISSIS...] . Non già che l' uomo non possa
frutto e divenire discepolo di Cristo, parola altissima che  dice  tutto: può portare tutto il frutto che vuole, perocchè
qualora non sia confermato in grazia; onde Cristo  dice  a' suoi discepoli: « « Tenetevi in me, ed io in voi »(1) »,
nella sua meravigliosa lettera ai Romani: [...OMISSIS...] .  Dice  gli uomini in quello nel quale peccarono volendo dire gli
intelletto, non ha polso da eseguire. Il che è quello che  dice  S. Paolo in persona propria parlando dell' uomo peccatore:
inescusabili. E rispetto a questo gli accusa per due capi.  Dice  in primo luogo che col lume della ragione conoscevano
le passioni ignominiose che descrive l' Apostolo (3).  Dice  in secondo luogo San Paolo che sono inescusabili perchè
mondo che disprezza, sapendo d' aver tutto ciò in sue mani,  dice  coll' Apostolo: « Omnia possum in eo qui me confortat (1)
in Cristo e non in se stesso, perchè sa e sente quello che  dice  l' Apostolo: « quae stulta sunt mundi elegit Deus, ut
è lo stesso che incorporare, inserire in Cristo. E si  dice  generare, perchè Cristo divenendo il principio supremo
che le guida e rivolge a favore di quelli che amano Dio. E  dice  in ipso , perchè in Cristo sono tutte incorporate e
del tutto, e combatte contro lo spirito. Onde S. Paolo  dice  di sè: « In carne enim ambulantes, non secundum carnem
Cristo secondo lo Spirito, ma solo secondo la carne. Il che  dice  S. Paolo così [...OMISSIS...] : il che è quanto dire, che
spirito è descritta di frequente nelle divine scritture.  Dice  S. Paolo: « Caro enim concupiscit adversus spiritum:
il demonio si accoglieva: « Induite vos armaturam Dei »,  dice  a que' di Efeso, « adversus insidias Diaboli. Quoniam non
harum, contra spiritualia nequitiae in coelestibus (2) ». E  dice  in coelestibus per significare la parte superiore dell'
nuova non soggetta alla morte, e però eterna: « Renati »,  dice  S. Pietro, « non ex semine corruptibili sed incorruptibili
vobis gratiam, in revelationem Jesu Christi (3) »: e  dice  i lombi della mente, perchè la castità risiede
offesa di Dio, ed ogni mal passo. « Igitur non dormiamus »,  dice  in altro luogo l' Apostolo, « sicut et caeteri, sed
quando ancora non credevano in lui: [...OMISSIS...]  dice  all' incontro ai suoi discepoli che già credevano e quindi
tipo agli uomini di ogni perfezione: [...OMISSIS...] . E  dice  che questo mandato del Padre è la vita eterna, a cui
»(2). » In questo magnifico e sublimissimo Salmo il Padre  dice  al Figliuolo che ha consumato il suo sacrificio, e che s' è
astro della luce fra gli splendori della santità, come  dice  il citato Salmo, della tua stessa sostanza, ex utero . Ora
morale, facendo che dalla virtù morale proceda la forza; e  dice  che nel giorno del suo trionfo sarà seco il principio, cioè
ita et in Christo omnes vivificabuntur (3). » E altrove  dice  che « purgationem peccatorum faciens, sedet ad dexteram
suoi fratelli nei loro patimenti e nelle loro tentazioni.  Dice  ancora « Non enim habemus pontificem, qui non possit
virtù di rimettere i peccati degli uomini, perocchè, come  dice  S. Paolo: « Eum, qui non noverat peccatum, pro nobis
stessa gloria quanti uomini a lui piace. Perocchè, come  dice  di nuovo S. Paolo, egli è fatto sacerdote « « non secundum
a riceverli a sè, a collocarli là appunto dov' egli è (non  dice  dove sarà, perchè Cristo fu sempre appresso Dio, non solo
ritorno parla Cristo poco appresso dicendo [...OMISSIS...]  Dice  che pregherà il Padre, mostrando che come uomo egli impetra
manifestava il suo desiderio non poteva andare inesaudito.  Dice  che non li lascierà orfani, cioè senza Padre, perchè egli,
figliuoli di Dio: [...OMISSIS...] dice, [...OMISSIS...]  Dice  finalmente che i suoi discepoli al lume dello Spirito Santo
vita di Cristo; e il veder Cristo è un atto di questa vita.  Dice  del pari che conosceranno il Santo Spirito, perchè apud vos
porre altresì la risurrezione delle membra. Di più  dice  senza questa risurrezione rimane lo stato di peccato, adhuc
trovati sotto le tuniche doni degl' Idoli, il sacro storico  dice  in modo assoluto, che se non vi avesse la risurrezione
ancor più, può egli sembrare al vero conforme quello che  dice  l' Apostolo, che, se non vi avesse la resurrezione de'
corpo viva; ma si limita a parlare degli uomini santi, e  dice  di questi che nella risurrezione vivranno per non più
me, non morrà in eterno »(1). » Ora Cristo in altro luogo  dice  de' suoi discepoli parlando al Padre: « Ego in eis et tu in
che di sua natura non può perire. Onde Cristo assolutamente  dice  che « ogni vivente e credente in lui, non morirà in eterno
la grazia. Rispetto a questa maniera di vita, Cristo  dice  se stesso di esser la vita; rispetto alla prima, dice di
dice se stesso di esser la vita; rispetto alla prima,  dice  di esser la risurrezione . Quegli stesso che è la vita
non avea dato fino allora, ma che prometteva di dare,  dice  esser tale che non muore, non vien meno perchè permane
ciò che ivi si legge del pane celeste. Questo pane si  dice  dato dal Cielo, perchè Cristo, nella forma di cibo o di
se non da quelli che sono nati nelle acque battesimali.  Dice  Gesù Cristo di nuovo agli Ebrei « Ego sum panis vitae: qui
gli ha dato. Ora, che cosa il Padre diede al Figliuolo? Lo  dice  altrove in quelle parole: « dedisti ei potestatem omnis
ogni carne nell' ultimo giorno colla resurrezione. Egli non  dice  che ogni cosa che gli diede il Padre sarà da lui
pratica e l' adesione al Figlio percepito. Questi,  dice  Cristo, ha la vita eterna . Ma se ha la vita eterna, qual
Filium et credit in eum habeat vitam aeternam (2). » Prima  dice  videt filium, e poscia dice et credit in eum, perocchè a
vitam aeternam (2). » Prima dice videt filium, e poscia  dice  et credit in eum, perocchè a quella visione del Figlio
eterno, e che agli uomini mi manda e mi comunica nel tempo.  Dice  nelle parole appresso che nessuno degli uomini vide il
lo comprende, e quindi n' è l' intelligibilità. Ma tuttavia  dice  che, se il Padre non si può vedere dagli uomini, tuttavia
tuttavia da essi si può udire, onde il profeta Isaia  dice  che « saranno tutti docibili », ossia atti ad essere
Aveva detto che chi crede in lui ha la vita eterna, e poi  dice  di essere egli stesso pane di vita, di cui quegli che avrà
per l' eterna salute. Ma in tal caso, in qual modo Cristo  dice  assolutamente poco appresso: Se non mangerete la carne del
medesimo ce l' abbia in parte svelato. Gesù Cristo ci  dice  che egli si comunica agli uomini in forma di cibo: che
carne per la vita del mondo, [...OMISSIS...] ovvero, come  dice  il testo greco « « è la mia carne che io darò per la vita
dichiara che avrebbe bevuto nel regno del Padre suo, lo  dice  « vino nuovo »perchè il suo corpo sarebbe stato glorioso:
« vino nuovo »perchè il suo corpo sarebbe stato glorioso:  dice  che lo avrebbe bevuto « con esso loro », per indicare la
superiori e celesti, ed inferiori e terreni, e fra questi  dice  che altare superiore è anche la Chiesa trionfante, altare
hominis habet potestatem in terra dimittendi peccata (1); »  dice  ancora: « Dominus est Filius hominis etiam sabbati (2); »
unicuique secundum opera ejus (4): » e tante altre cose  dice  in onore della umana natura che il Demonio aveva tanto
ma la vita divina partecipata, la vita essenziale di cui  dice  S. Giovanni: « « In ipso vita erat ». » Questa vita è la
vita. Laonde S. Agostino, spiegando le parole di Cristo,  dice  che non muore colui che riceve nell' eucaristico cibo
impedimento che pone l' uomo. Il perchè S. Agostino  dice  che nelle citate parole di Cristo il Signore espone « quid
dal mal seme di Adamo, nasce corrotto, peccatore; e però si  dice  morto, cioè privo della vita spirituale. Egli ha bensì la
che se ne rincarnano e rinsanguinano veramente. Onde  dice  « Panis enim Dei est qui de coelo descendit, et dat vitam
ricevuto nella sua bocca, e fatto passare pe' suoi visceri.  Dice  ancora, per dimostrare la cooperazione dell' uomo alla
Quindi, il ricevimento dell' eucaristia non si  dice  un risorgere. Ma nondimeno la vita eucaristica ha il suo
sunt, vuole che questi sieno là dove è egli medesimo. Egli  dice  [...OMISSIS...] Attribuisce dunque alla fede, di cui egli è
ed alla bibita della sua carne e del suo sangue; e tuttavia  dice  che senza di questa non si può aver la vita in se stessi:
dovevano essere perfezionati alla vita insieme con noi,  dice  l' Apostolo. [...OMISSIS...] « Deo pro nobis melius aliquid
« Deo pro nobis melius aliquid providente , »  dice  l' Apostolo; perocchè noi, che Iddio predestinò a vivere
di Cristo nell' altra vita che darà la beatitudine. Egli  dice  che le anime nostre, passate da questa vita senza macchia o
anime nostre divenendo nostra carne e nostro sangue. Non  dice  il Concilio semplicemente che nel celeste regno saremo
celeste regno saremo uniti a Cristo, goderemo di Cristo, ma  dice  che lo mangeremo, e lo mangeremo siccome pane, cioè al modo
dire che nel cielo si mangi questo cibo divino. E Cristo lo  dice  ancora più chiaramente parlando di que' servi fedeli che
ed è il cibo stesso ch' egli amministra. Ma perchè  dice  ministrerà il Signore a que' servi fedeli in passando?
dall' essere suo nascosto, sub sacris velaminibus, come  dice  il Concilio di Trento, si apre e manifesta ed è mangiato
palese risponde quella risurrezione dell' anima di cui  dice  Cristo che passa dalla morte alla vita [...OMISSIS...] E le
audient vocem Filii Dei: et qui audierint vivent (2). » E  dice  che già allora i morti udivano la voce del Figliuolo di
Angelus Testamenti, quem vos vultis (2). » Il qual Profeta  dice  pure del Sacerdote: « Labia enim Sacerdotis custodient
di Cristo in voi che vi è promessa. Onde in altro luogo  dice  [...OMISSIS...] E altrove l' Apostolo vuole che abbiamo
spesso S. Paolo congiunge; per esempio scrivendo a Tito si  dice  nel saluto apostolico di Cristo, « secundum fidem electorum
imaginem transformamur a claritate in claritatem, » o, come  dice  il testo greco: «apo doxes eis doxan». Questa chiarezza non
non dava loro la vita soggettiva, non li trasformava, come  dice  S. Paolo, nella stessa imagine di Cristo, non li toglieva
e potendo cooperano, figliuoli di Dio, onde passano, come  dice  S. Paolo, « a claritate in claritatem tamquam a Domini
nostro, quod sumus filii Dei (3); » perciò Gesù Cristo  dice  che il Padre ama noi, perchè noi amiamo lui,
scientiae claritatis Dei in facie Christi Jesu (2). » E  dice  in facie Christi Jesu, perchè lo Spirito Santo che illumina
sarà squarciato il velo de' nostri corpi: [...OMISSIS...]  dice  S. Paolo, [...OMISSIS...] Laonde nell' antico testamento vi
fede, che era da rivelarsi e che si rivelò col Vangelo,  dice  S. Paolo: « Prius autem quam veniret fides, sub lege
e non più della fede che al presente resta a rivelarsi,  dice  S. Pietro: « qui et ejus, quae in futuro revelanda est,
a noi che siamo nella presente vita: [...OMISSIS...]  dice  a que' di Colosse, [...OMISSIS...] e tuttavia soggiunge «
di Gesù Cristo. Parlando della seconda venuta di Cristo,  dice  il Vangelo: « qua die Filius hominis revelabitur (1). » E
come avevano già preannunziato i Profeti: [...OMISSIS...]  dice  il Redentore in Isaia: [...OMISSIS...] E il Salmo:
Isra‰l (4). » E S. Pietro alla famiglia del Centurione  dice  di Gesù: « Vos scitis - quomodo unxit eum Deus Spiritu
spirituale rigenerazione: « Voluntarie enim genuit nos, »  dice  S. Giacomo, « verbo veritatis ut simus initium aliquod
abbiamo di sopra accennato, e per cui fu esaudito, come  dice  S. Paolo, quando pregò d' essere campato dalla morte: onde
immortalitatis (3), » e il Santo Concilio di Trento lo  dice  « « un ineffabile e al tutto divino beneficio quo mortis
qua nulli unquam contigit justificatio, » il Tridentino  dice  che l' unica causa formale è la giustizia di Dio, « qua nos
si chiama comunione spirituale. Laonde il Tridentino  dice  dell' uso che fanno i fedeli dell' Eucaristia:
quell' ostia stessa, cioè il corpo dei cristiani, si  dice  « ostia vivente, e santa, e a Dio piacente », perchè dai
e un saggio e un pegno della futura risurrezione; onde  dice  S. Paolo: « Quod autem nunc vivo in carne, in fide vivo
un corpo solo con Cristo (il qual corpo, sebbene reale, si  dice  mistico, che vuol dire occulto, perchè in questa vita non
solo spirito tutte le persone dei fedeli fra loro, perocchè  dice  San Paolo: « qui autem adhaeret Domino, unus spiritus est
che n' era il fonte e la più efficace cagione, perchè si  dice  [...OMISSIS...] L' esemplare di questa unione che Cristo
la società dell' uomo con Cristo ordinata dal Padre, di cui  dice  l' Apostolo: « Fidelis Deus, per quem vocati estis in
et quem misisti Jesum Christum (1), » e questa vita si  dice  oggettiva, non perchè non sia anch' essa un atto del
nuovo e suo proprio, onde dice: [...OMISSIS...] Ed altrove  dice  che lo Spirito prega nell' uomo, e dimanda quel che deve
nuovo, l' uomo nato alla santità; il qual uomo perciò si  dice  divenuto uno spirito con Dio: [...OMISSIS...] E S. Paolo: «
dell' anima umana in istato soprannaturale, come quando si  dice  che i giusti sono luce, aggiungendosi: « nel Signore »,
avrebbe chiaro il suo pensiero: ma non lo fa per tutto, e  dice  l' una cosa e l' altra, rimettendo troppe volte al lettore
di questi quattro modi si moltiplica. Poichè del subietto  dice  continuando che in un modo questo si dice materia «he
del subietto dice continuando che in un modo questo si  dice  materia «he hyle», in un altro forma, «he morphe», in un
si divide anch' essa per lo meno in tre significati. Poichè  dice  in un altro luogo che le cause come quiddità,
dire che introduca qui l' universale come nuova parola, che  dice  lo stesso con una relazione logica diversa. Pure quando
non è universale, e che quando insegna che l' «usia» si  dice  in quattro modi (poichè « sembra essere «usia» a ciascun
deve appartenere alla «usia» prima , come quello che non si  dice  d' altra cosa, ma di lui le altre cose si dicono.
l' esclusione dell' universale. E in vero, quando si  dice  individuo reale, si dice: non universale. Onde col dirsi: è
col dirsi: è possibile questo non universale, altro non si  dice  se non: E` possibile questo non universale (1). L'
delle essenze. Laonde definendo l' «usia» non solo  dice  che è la materia, l' ultimo subietto, che non si predica d'
qualità predicata può essere essenziale, ed è quella che si  dice  « sostanza seconda », e significa un quale circa la
inesistente come singolare e reale. Ma perchè dunque si  dice  universale? Perchè lo spirito può replicare lo stesso atto
sfuggire alla difficoltà con una parola nova che introduce:  dice  dunque, che è uguale la loro ragione , «logos»,
e indivisibile (1). Ora, come poi quella forma reale , che  dice  in un modo essere subietto, sarà schema dell' idea,
delle sostanze singolari che chiama « primi degli enti »,  dice  che nelle sostanze seconde, che sono una classe d'
potrebbe essere prima del contenente? Aristotele medesimo  dice  di no; insegna anzi, che i contenenti si dicono anteriori
sono elementi comuni alla sostanza e all' altre categorie,  dice  che, se ci fossero, sarebbero anteriori alle categorie,
Circa l' anteriorità nell' ordine della cognizione, che  dice  essere un' anteriorità assoluta (1), così distingue:
(2). Dunque s' abusa della parola specie , perchè 1 si  dice  che la specie mia non è la sua , la specie di ciascuno
in cui tende il moto com' a suo fine » », questo, che si  dice  anche « « primo nella mente dell' artista, e ultimo nell'
principio, che è il principio movente [...OMISSIS...] , e  dice  che appartiene a questo principio movente l' Arte, e che l'
intimamente colla materia e da questa inseparabile). Non  dice  tuttavia quale sia questo modo, e però riserva di nuovo, e
e però riserva di nuovo, e non iscioglie la questione.  Dice  bensì, che non si generano, nè corrompono: con che confessa
come una cosa qualunque possa essere intelligibile.  Dice  che la forma, in quest' azione della sostanza reale sull'
adoperare delle frasi contradditorie. A ragion d' esempio  dice  che la specie è l' « uno ne' molti »(2), cui l' intelletto
e reali, che sono le sostanze prime, tutto il contrario  dice  nel libro delle Categorie, dove, come abbiamo veduto,
Sembra piuttosto manifesto, che Aristotele, quando  dice  separabile per la virtù dell' intelletto la forma dalla
delle forme, e che diventa tutte le cose. Tuttavia  dice  che questa mente producente è più eccellente dell' altra e
interpretazione è chiaramente smentita da Aristotele, che  dice  tale differenza, di mente in potenza, come materia, e di
dalla sensazione al concetto fino a' principŒ scientifici ,  dice  che l' anima dee essere costituita in un dato modo, ma qui
l' anima dee essere costituita in un dato modo, ma qui non  dice  quale . Per conoscere adunque la natura di quest' anima,
il nome di mente a ciò che non è mente, per traslato, come  dice  pure per un certo traslato, che il senso giudica (4);
perciò qui si dà cura di definire di qual mente parli, e  dice  di quella « « per la quale l' anima conosce ed è prudente »
distinta da questo, risulta dalle parole che seguono, dove  dice  che [...OMISSIS...] . Distingue dunque i sensibili, e però
viene a determinare come sia fatta questa potenza, e qui  dice  che quantunque sia potenza, ella deve avere una virtù in sè
mente tra il suo essere in potenza e il suo essere in atto,  dice  che [...OMISSIS...] . Questo è il celebre luogo d'
caso diverso, appigliandosi alla sua contraria. Così quando  dice  che la mente « « è in potenza in qualche modo, «pos», le
da quello in cui la prende poco appresso, quando  dice  che [...OMISSIS...] . Poichè se quando gli intelligibili
precedente, dove parla del possibile [...OMISSIS...] ,  dice  che è separabile dal corpo (1); il che mostra che si tratta
come questa potenza intellettiva passi al suo atto,  dice  che anche quando la mente è divenuta ciascuna forma
e generiche, ma in quanto egli è essenziale obiettività, si  dice  forma obiettiva di tutte l' altre idee e di tutte le cose.
e potenza dell' anima, perchè in questa piuttosto, come  dice  S. Tommaso, sussiste il corpo vivente, e da essa è
seguente luogo (5). [...OMISSIS...] . E poco appresso la  dice  « « essenza come concetto » » [...OMISSIS...] , e la
se quest' anima possa sussistere separata dal corpo, e  dice  e ripete, che questo è cosa oscura (1), ma finalmente
intuizione dell' essere; il che Aristotele in quella vece  dice  della percezione, nella quale l' intendimento apprende con
esterna non può essere il sensibile , perchè espressamente  dice  Aristotele, che il solo senso è mosso dal sensibile, la
altra natura che quella di possibile ; [...OMISSIS...] . 2)  Dice  poi che questa mente è « come un abito »: e un abito dice
Dice poi che questa mente è « come un abito »: e un abito  dice  cosa che si ha , e non quello che si è (3). Onde indica una
facoltà del subietto, perchè chi ha, è il subietto; e la  dice  anche: 2) lume , che ha valore obiettivo. Non può dunque
e però non può sussistere sola senza la forma, perchè  dice  Aristotele, da sè non è un chè determinato (3). Ora la
un altro modo, solo che si consideri ciò che veramente ne  dice  Aristotele. Esaminiamo con diligenza i luoghi più classici,
lo scibile, che è appunto quello, che facciamo noi. Ora  dice  che « « questo sensibile e questo scibile o sciente dell'
. Ora niuna cosa è separata dalle grandezze sensibili,  dice  Aristotele, cioè a dire, non c' è la cosa intellettuale
le difficoltà più sopra notate. Poichè quando Aristotele  dice  « « che la mente è tutte le cose, perchè è le specie
Anche questo è fuori di questione. In quarto luogo  dice  bensì Aristotele che la specie intelligibile è veduta dal
quella da questa. E tant' è vero che la distingue, che  dice  che quella si contempla « «insieme col fantasma »
espressamente questi due modi di esistere da per tutto dove  dice  che « è il medesimo la mente e l' inteso » [...OMISSIS...]
un' altra causa che la riducesse all' atto, onde di essa  dice  Aristotele, che « « questa mente è separabile, e immista, e
quale possiamo con verità applicare quello, che Aristotele  dice  della sua mente, insegnando che sia separabile solo «tuth'
sussistere per sè separato dalle cose corporee. Perciò  dice  che questa mente sia nell' uomo parte dell' anima, ma
impedita da certi suoi atti per l' infermità del corpo (3).  Dice  dunque, che la mente è da sè sostanza, [...OMISSIS...] (1).
e continuamente contemplato, uno e continuo (5), che  dice  esser lo stesso dell' atto essenziale della mente, col
atto delle operazioni, che non aveva da sè. Ora Aristotele  dice  che l' anima è specie, e però pone che possa tanto stare da
intellettiva, ma ben anco all' anima sensitiva, poichè  dice  che per vecchiezza il principio sensitivo non perisce, ma
separata. Nel composto considera tutte le operazioni, e  dice  che l' anima è quella che le contiene tutte ed unifica e
il corpo vivente pel subietto dialettico, come quando si  dice  - e lo dice spesso Aristotele - che l' anima è nel corpo;
vivente pel subietto dialettico, come quando si dice - e lo  dice  spesso Aristotele - che l' anima è nel corpo; ma il
è nel corpo; ma il subietto reale è l' anima, e però si  dice  (quello che pur dice Aristotele), che il corpo è nell'
subietto reale è l' anima, e però si dice (quello che pur  dice  Aristotele), che il corpo è nell' anima come nel suo
[...OMISSIS...] non ha bisogno d' organo corporale, onde  dice  che la mente pare un altro genere d' anima (1), ed è non
sono in atto per loro propria essenza, [...OMISSIS...] .  Dice  in appresso che quest' immobile sostanza è « separata da'
ci sia l' anima, e onde venga [...OMISSIS...] ; e prima  dice  che c' è un' anima vegetale [...OMISSIS...] , che poi ne
la mente distinta dall' anima stessa. [...OMISSIS...] .  Dice  dunque che la sola mente è divina e viene dal di fuori,
di contraddizione . Questo principio, [...OMISSIS...] ,  dice  Aristotele, deve assumersi come noto. Dee ancora
e che da Aristotele viene solamente indicato. Poichè  dice  che l' alternativa che si ha nel principio di
chè l' ignorare è non toccare, [...OMISSIS...] . Il che  dice  in molt' altri luoghi. Ed è molto da considerarsi questa
E come s' ha da intendere dunque quello che altrove  dice  che le specie intelligibili s' intuiscono dall' anima nelle
della scienza » »; [...OMISSIS...] . Ora in appresso  dice  che questo principio della scienza è la mente,
di questi primi intelligibili, che sono essenze incomposte,  dice  Aristotele che sempre sono in atto, e non mai in potenza da
per Aristotele è quello di contraddizione. Del quale  dice  espressamente che per natura sua è « « il principio di
e però per lui, come per un primo lume, si conoscono:  dice  ancora, che [...OMISSIS...] . Sui quali luoghi
l' anima dalle sensazioni viene formandosi la scienza,  dice  che [...OMISSIS...] . La condizione dunque che dee avere
, la verità, gli universali. Laonde censurando Democrito  dice  che [...OMISSIS...] . Dal qual luogo, come da molti altri
anima intellettiva ha bisogno dell' aiuto de' fantasmi.  Dice  che quelle operazioni, che sono del composto, non sono
permanenza s' esprime col principio di contraddizione, che  dice  « « l' essere non può non essere » » secondo la forma
essere indeterminato ossia comunissimo », vedesi da ciò che  dice  Aristotele della « Filosofia prima ». Poichè come
che è l' ente comunissimo. E questo ente, che  dice  esser lo stesso che l' uno, lo chiama primo,
ma solo il loro essere separato da' reali. Socrate,  dice  in un altro luogo, cercò l' universale e la definizione,
degli stessi vocaboli da lui usati, e le cose che  dice  sembrano parimente variare, secondo il bisogno del momento
d' un uomo particolare, che è uomo o che è animale, si  dice  che la sua essenza o natura è quella d' esser uomo o
prima di queste, onde « « tolte queste, è impossibile »,  dice  Aristotele, «che rimanga nulla di quelli »(1) ». La seconda
sostanza, io posso dire di questa quello appunto ch' egli  dice  delle sue sostanze prime, cioè posso dire che d' un' idea
i generi e le specie «( Ideol. 591) », con che non si  dice  altro, se non che c' è quest' ordine tra l' idea specifica
in tutta la serie, che dee cominciare dall' atto. Onde  dice  che ogni principio di moto e di quiete dev' essere
, e applicando questo principio alle specie,  dice  che [...OMISSIS...] , e vuol dire che in ciascuna specie si
dovea partecipare di questa cosa per sè esistente. E non  dice  Aristotele lo stesso in altre parole? [...OMISSIS...] . Non
Aristotele lo stesso in altre parole? [...OMISSIS...] . Non  dice  che il nome e la definizione, cioè l' essenza delle specie
dell' uomo, ed è da notare che il nostro filosofo non  dice  necessaria l' induzione per formare gli universali, quand'
la partecipazione di ciascuna d' esse sia in quanto non si  dice  del subietto, dovendo in tal caso ella stessa, l' idea
individuale, che non s' ammette prima, e il quale non si  dice  d' altro subietto: dunque le idee saranno sostanze
ma Aristotele, dove gli bisogna e dimentica Platone,  dice  il medesimo (2). Poichè qual vi può essere sentenza più
ma dà loro una natura anteriore alla predicazione, e  dice  che quelli che fanno le idee essenze, di conseguenza le
meglio l' esistenza delle sostanze sensibili. E quando  dice  che i sensibili tra loro univoci, nel sistema di Platone
vero è uno essenzialmente e semplice (1). Se dunque, come  dice  lo stesso Aristotele, la sostanza esiste in se stessa, e in
da quella de' sensibili. Ma se fa un' essenza sola, e  dice  che questa è in sè, indipendentemente dai sensibili, se non
ciò che è separabile di sostanza, [...OMISSIS...] , o come  dice  altrove, di grandezza, [...OMISSIS...] . Poichè che cosa
, e chiama quest' ultima anche filosofia prima (3).  Dice  che in tutte queste scienze è sempre necessario che si
, prosegue venendo alla teologia o filosofia prima e  dice  così: Da questo luogo si vede chiaramente: 1 Che Aristotele
impulso dalla prima causa. Ma questo stesso oggetto poi si  dice  « «genere onorabilissimo », [...OMISSIS...] », e la scienza
secondi poi li considera come accidentali all' ente, onde  dice  che le scienze di questi specolano l' accidente circa l'
in un gran corpo o mondo intelligibile (1). Che anzi  dice  chiaramente essersi appigliato allo studio delle ragioni,
da queste, e dirle posteriori a queste, e però quando le  dice  posteriori, conviene intendere posteriori unicamente
come primi, per la loro universalità e potenzialità,  dice  che si devono ridurre in qualche natura diversa affatto
loro natura o essenza speciale, che è quello che Aristotele  dice  «peri usian to poion») (2), queste qualità che noi diremmo
la medesima. Prendiamo a ragion d' esempio il moto. Si  dice  tanto che « il moto è », quanto che « il moto non è »: con
del moto, ma non si move per sè come puro essere. Dunque,  dice  Platone, non c' è contraddizione a predicare l' ente del
Aristotele, è prima di tutto da osservare che Platone non  dice  mica, che tutto ciò che appartiene all' ordine reale sia
e reale; al quale non appartiene ciò che Platone  dice  dei sensibili e corruttibili, che sieno in perpetuo moto,
questi tre elementi nel X della « Politeia », Iddio. E il  dice  anche a questo luogo del Timeo indirettamente e con certa
media ossia mediatrice tra esse, [...OMISSIS...] (3).  Dice  d' assumere questi tre soli principŒ per ora (1), dando
Ora l' uno e l' altro di questi due generi elementari, li  dice  prodotti e generati, cioè tanto le specie quanto la materia
del Sole materiale e delle cose visibili agli occhi,  dice  appunto: [...OMISSIS...] . E la parola idea che qui ad arte
cotal simulacro delle idee, ed è perciò che i corpi formati  dice  che sono «homonyma» (2) alle idee, cioè riceventi lo stesso
anima, non una sua partecipazione o similitudine. Onde  dice  nel « Sofista »: [...OMISSIS...] ; dove è d' avvertire che
dalle nostre anime (2). Così deve intendersi quello che  dice  nel « Filebo » che la causa [...OMISSIS...] inesiste in
principio subiettivo che avendole diventa sapiente. Laonde  dice  che soprastando la Causa ai due elementi del mondo, l'
come avente la sua sede in una regia anima e mente. Ora si  dice  questo Giove dirsi figliuolo di Saturno per indicare che «
uno puro d' ogni altra cosa non può stare, e nel « Filebo »  dice  la Mente cognata colla Causa e dello stesso genere (7), e
usa delle parole «alethos kinesin k. t. l.», e appresso  dice  che sono «os onta» (.). L' atto poi con cui è l' essere, e
d' intelligenza, quella «megale dianoia» di cui nel Cratilo  dice  che Giove sia figlio, «ekgonos» (9). Così Iddio è tutto
[...OMISSIS...] . La ragione della creazione del mondo è,  dice  Platone, l' essenziale bontà di Dio. Laonde volle che il
la formazione dell' anima del Mondo, venendo ai corpi,  dice  così: [...OMISSIS...] . Non si può intendere neppur la
il corpo sia stato da Dio formato nell' anima. Poichè, come  dice  Platone stesso, lo spazio « « presta la sede a tutto ciò
(chè egli confonde queste due cose), una forza attraente: e  dice  esser materia lo spazio preso come intervallo tra le
, che all' una e all' altra materia s' estende, di che egli  dice  esser l' altre con questa commiste [...OMISSIS...] : la
ciò che è in sè, cioè o sul sentimento o sulle idee, e come  dice  Dante « « sè in sè rigira » », soltanto che convien badare
come il principio è indivisibile da' suoi termini, perciò  dice  Platone, che risulta da entrambi [...OMISSIS...] . Essendo
ed intelligente, e non in qualsivoglia cosa corporea, onde  dice  dell' anima; [...OMISSIS...] , e dopo aver descritto com'
istinti armonici che Iddio pose nell' anima in questo modo.  Dice  che dopo aver mescolati insieme i tre principŒ, cioè il
questi sette orbicolari movimenti risulta quello che si  dice  il circolo del Diverso. Non è necessario a noi addentrarci
che noi chiamiamo corpi, e che n' è spiegata la creazione.  Dice  dunque Platone che [...OMISSIS...] . Nel qual luogo s'
che [...OMISSIS...] . Nel qual luogo s' osservi che: 1  Dice  che il corpo fu fatto da Dio tosto dopo ultimata la
uno spazio infinito occupato dall' anima, dove non  dice  Platone se ci sia moto o quiete, e vuol forse significare
realizzando in sè quella obiettiva mutazione. A Dio dunque,  dice  Platone, e all' esemplare, come oggetto, non ispetta il fu,
forma, che esce dalla materia e vi entra di continuo, come  dice  Platone in altro luogo. Il che si intenderà facilmente, se
, ma ancora con quello di abito , come nel Sofista, ove  dice  che l' anima diventa giusta e sapiente per la presenza e
del suo elemento del medesimo . E quindi nel « Sofista »  dice  che [...OMISSIS...] (2). Ma secondo Platone questa
coll' essenza involge un' azione reciproca, perchè  dice  che il conoscere , che appartiene all' anima, è agire, e l'
da Dio nella sostanza dell' anima. Onde nel Fedone  dice  che all' anima appartiene quell' essenza che si denomina «
astrarsi dell' anima dal sensibile e vivere d' intelletto,  dice  Platone, che è uno stare con sè stessa [...OMISSIS...] , un
sapienza del potentissimo, cioè del medesimo (5): laddove  dice  che all' anime seminali « « mostrò la natura dell' universo
fanno di quelle due cose una sola. Poichè acutissimamente  dice  che se costoro s' interrogano di qual sapienza parlino,
come vedemmo, l' eterno esemplare del mondo, del quale si  dice  Iddio più antico (perchè da Dio, sebben ab aeterno , fu
rinvenuto « « l' ideale del bene mondiale » », questo,  dice  Platone, non è che come un atrio della casa del Bene
(1), Mente regia, [...OMISSIS...] (2), e questa,  dice  egli, è la Causa certo non ispregevole che adorna e
e di sapienza, che si riferisce all' anima pura. Ora  dice  Platone che in questo stesso bene misto si scorge la
sta il mistero impenetrabile alla mente umana, onde Platone  dice  l' idea del Bene appena visibile, [...OMISSIS...] ) (1),
primo bene degli elementari e il terzo della serie totale.  Dice  dunque « « se tu dunque porrai per terzo bene la mente e la
descrive il filosofo dal principio e dal termine, quando lo  dice  « « amatore dell' ente e della verità » », [...OMISSIS...]
la natura fallisce a produrre il suo effetto ordinario, si  dice  caso ; e quando all' uomo fuori della sua intenzione e
ed alla forma che al composto. « « In un modo così si  dice  natura la prima subietta materia di ciascuna di quelle
E Aristotele per assegnare un fine agli agenti naturali  dice  non esser necessario che il movente deliberi, chè anzi l'
e predicato nell' ordine dialettico), quello che si  dice  dell' ultima materia e dell' ultima specie, vale anche per
ultima specie, vale anche per le ultime delle altre cause.  Dice  dunque che sussiste in natura il composto di materia e di
la tradizione universale dell'Umanità; ed essa mi  dice  che la Famiglia, la Nazione, l'Umanità sono le tre sfere
di se stesso attraverso gli altri e per gli altri: essa mi  dice  che la proprietà è destinata a manifestare l'attività
ch'egli ha nell'amministrazione del mondo politico; essa mi  dice  che appunto dall'uso più o meno buono di questi diritti, in
e agli uomini il merito o demerito degli individui; essa mi  dice  che tutte queste cose, elementi della natura umana, si
E tuttavia ciò, che non è reale, ma solo possibile, nessuno  dice  che sia un nulla , nè può dirsi, perchè, se fosse un nulla,
consistere nell' idea , non già nella cosa ; perocchè si  dice  bensì che una cosa può essere cognita o incognita, ma
sua e il significato del vocabolo Bernardo , che per sè  dice  uomo forte . Di che si vede che la lingua, nella sua
bisogno di un nome, e perciò la parola nulla più  dice  che una qualità comune, una idea , ma questa parte reale
naturale di Dio sua base. Ora veniamo a quella che si  dice  Teologia rivelata . Io esporrò, con quella chiarezza che mi
vero mistero per un cieco nato questa proposizione che gli  dice  un veggente, e gliela dà per vera:« Io percepisco una torre
Esodo: « Nessuno vedrà Iddio e vivrà« (1). » E S. Giovanni  dice  espressamente: « Nessuno ha mai veduto Iddio: l' Unigenito
similitudine del cieco, di cui abbiamo fatto uso. Egli ci  dice  manifestamente che, non avendo nessun uomo veduto mai
quando narrano la conversione di S. Paolo: « Ti è duro,  dice  Cristo, calcitrare contro lo stimolo« (1); » e nel discorso
interna di Dio nelle anime. « Hanc debet Pelagius , »  dice  S. Agostino parlando di questa reale interna azione, «
la differenza fra la fede morta e viva (l' assenso che si  dice  dato naturalmente alla verità rivelate, e l' assenso che si
dato naturalmente alla verità rivelate, e l' assenso che si  dice  dato alle medesime soprannaturalmente) nei suoi effetti,
opera per la carità (2). » Ed è questa quella fede di cui  dice  che «« vive il suo giusto« (3). » Le opere buone adunque,
d' Aquino. Eccone la dottrina. Le potenze dell' anima,  dice  S. Tommaso, sono molte; ma l' essenza dell' anima è unica:
diventiamo per la grazia una creazione di Dio, ma si bene  dice  il principio di una creatura, per esprimere che è tutto
fino il principio dell' uomo dalla grazia rinnovato: e non  dice  diventiamo , ma siamo , cioè cominciamo ad essere , come le
atti secondi che si dicono atti verso al primo, il quale si  dice  potenza (2). Ora l' effetto della grazia è di produrre in
di cui molto parla Santa Teresa, la quale all' uopo nostro  dice  acconciamente così: [...OMISSIS...] E ancora parlando d' un
alle verità rivelate e interiormente sentite: per questo si  dice  che la fede è il primo atto della grazia. Dicendo ciò, per
all' uomo, come in Isaia: [...OMISSIS...] . E Geremia non  dice  che Iddio darà una legge nuova, ma che la stessa legge,
realmente, e ciò che non è che una idea o scienza; e  dice  che Dio è partecipato dagli uomini, come per essi si
mutazione, ma bensì l' acqua. Il santo Massimo martire  dice  che Cristo [...OMISSIS...] Di una terza maniera di causa
i sapori e le altre sensazioni e così formiamo ciò che si  dice  il corpo fenomenale. Ma nulla di ciò potrebbe avvenire in
ripugna che Iddio si unisca allo spirito umano. S. Tommaso  dice  espressamente che nell' altra vita la forma , colla quale i
se crederai, vedrai la gloria di Dio?« (5). » E l' Apostolo  dice  la « gloria futura , » per distinguere quella del cielo
questa terra (6). E quando egli vuol parlare del presente,  dice  la « gloria della grazia (7). » Nelle quali maniere è solo
[...OMISSIS...] . E commentando queste parole S. Girolamo,  dice  così: [...OMISSIS...] . S. Basilio che usa spesso la
dialoghi con Ermia, che non lascia luogo a dubbiezza. Egli  dice  adunque così: [...OMISSIS...] . Nel qual passo si toglie
noi tolto dalla partecipazione delle cognizioni, perocchè  dice  così: [...OMISSIS...] . Ricapitolando la prova dedotta
usa parlando della mente dell' uomo soprannaturale. Egli  dice  nel libro delle LXXXIII questioni, che la mente dell' uomo
stato soprannaturale? Egli nel libro III della Trinità (4)  dice  appunto così: « Iustificando FORMATUR a Deo iusti mens « ».
oltremodo oscuro. Nel brano, di cui parlo, S. Basilio  dice  che, per conoscere Iddio, noi dobbiamo riceverne in noi
Dell' unità della operazione divina, dogma fermissimo, così  dice  l' undecimo Sinodo Toletano: [...OMISSIS...] . E S.
e dello Spirito Santo. Perchè parlando del Padre, il più si  dice  che« il Padre opera«, in caso retto: ma per indicare l'
le cose tutte in misura, numero e peso« ». « - « Perocchè,  dice  il santo Dottore, la misura si riferisce alla sostanza
essere, di sua natura, è buono. « Questi tre [elementi],  dice  egli, ove son grandi, ivi sono beni grandi: ove piccoli,
elementi di tutti gli esseri, invece di dire la specie ,  dice  « ciò per cui si discernono le cose « », che è appunto
trina operazione che lo produsse; tuttavia l' uomo, come  dice  l' Aquinate, senza la divina rivelazione non avrebbe avuto
modo nostro di vedere le cose divine: perocchè, come  dice  S. Agostino, « tutto ciò che si può dir di Dio, non può mai
di amore (3). E qual meraviglia di ciò, se la Scrittura  dice  espressamente che Dio è CARITA`? [...OMISSIS...] Non è
del Padre: [...OMISSIS...] . Dello Spirito Santo parimente  dice  nello stesso capo di S. Giovanni: [...OMISSIS...] . Egli è
tre divine persone nell' uomo. S. Cirillo d' Alessandria  dice  così: [...OMISSIS...] . S. Ambrogio pure dice:
. S. Anastasio: [...OMISSIS...] . Finalmente S. Basilio  dice  delle divine persone l' una tirar seco l' altra,
e un amore, i quali furono resi liberi per la grazia, come  dice  S. Agostino (2): grazia che ottennero per aver bene usato
il nome del Padre suo agli uomini: « Ho manifestato,  dice  egli, il nome tuo agli uomini che hai dato a me dal mondo«
la dottrina della salute, e senza lui « quanti vennero,  dice  egli stesso, furono rubatori e ladroni, e le pecore non li
stessi o il Verbo, non erano punto la sostanza divina, come  dice  S. Agostino, e ben lungi dal poterne dare una positiva idea
Dio e Dio come Dio Padre. In tal modo erano salvati, come  dice  S. Agostino, anche gli antichi per la fede in Gesù Cristo
del Vangelo. In ragione d' esempio S. Cirillo Alessandrino  dice  così: [...OMISSIS...] . E in questo passo vedesi ad un
della seconda divina Persona in noi (2). S. Paolo  dice  appunto, che Cristo abita per la fede in noi (3). E qual
Cristo, della chiesa con lui suo sposo. « PERMANETE in me,  dice  Cristo, e io in voi. Siccome un tralcio non può portar
nuovo tempo di grazia. Questa unione stabile o abituale,  dice  Cristo, non si ottiene che colla fede al Vangelo: « E voi
(vis santificatrix, «e agiastike dynamis»). S. Basilio lo  dice  espressamente l' origine della santificazione ( «agiasmu
sussistente (3). ». Or questo viene a battere con ciò che  dice  S. Agostino là dove mostra che è proprietà dello Spirito l'
al Padre che i suoi discepoli ricevessero lo Spirito Santo,  dice  così: [...OMISSIS...] . Questa verità consegue dalla
apre la porta colla volontà consenziente alla verità, come  dice  S. Paolo; il che comincia col prestare orecchio, coll'
gli Ebrei di non aver udita la voce del Padre (2); o quando  dice  che le pecore odono la voce del loro pastore (3).
Verbo, quando il Verbo vuole entrare in lui. « Egli venne,  dice  S. Giovanni, alle sue proprie cose, e i suoi non lo hanno
nella Scrittura sacra sono detti tenebre (7). « La luce,  dice  S. Giovanni, luce nelle tenebre, e le tenebre non l' hanno
una più che all' altra persona, se non per quella che si  dice  appropriazione e che abbiamo più sopra spiegata, e che sono
alle anime, di quei doni, di cui parla Davidde, ove  dice  di Cristo, che ricevette dei doni per gli uomini (2).
di parlare di S. Paolo convalida questa distinzione. Egli  dice  che Cristo diede dei doni agli uomini (3): ed enumerando
alcuni Profeti, altri Evangelisti, altri Pastori e Dottori.  Dice  ancora che a ognuno è stata data la grazia secondo la
Ecco come S. Epifanio la nota nelle parole dell' Apostolo.  Dice  così:« Il solo Spirito Santo, procedente dal Padre e dal
ma lo spirito stesso viene dato alle anime: [...OMISSIS...]  dice  S. Basilio parlando dello Spirito Santo, [...OMISSIS...] .
, o beni, o doni dello spirito, dallo spirito stesso, e si  dice  che non solo quelle, ma ben anco questo è dato alle anime.
che vuole li tiene nascosti; « spira ove vuole« », come  dice  Cristo. Nè meno avviene ciò per l' inabitazione del Verbo
E` questa la grazia della nuova legge, quella di cui  dice  S. Giovanni: « la legge fu data per Mosè; la grazia e la
vista di lui. Della grazia che usciva dalle sue parole,  dice  Cristo: « Già voi siete mondi pel sermone che ho parlato
parole la cognizione sua soprannaturale co' discepoli suoi.  Dice  ancora che la permanenza nel suo sermone era la nota
che era quel conoscere insomma, di cui parla S. Paolo, ove  dice  che « conosciamo in parte e in parte profetiamo« (2) »,
e sapere vuol dire essere dal Padre, procedere da lui, come  dice  S. Agostino (1); perocchè il sapere del Figlio non è
a dirvi, ma non le potete portare di presente« (1) ». Qui  dice  che ha molte cose ancora da dir loro; e prima aveva pur
di dire che aveva comunicate agli Apostoli tutte le verità,  dice  in singolare, che aveva loro dato il sermone del Padre, il
L' esser mandato dal Padre è ricevere l' essere del Padre.  Dice  adunque: come un' operazione del Padre è quella che dà a me
Cristo era amore e fede che a lui prestavano. Pietro  dice  a Cristo in ragione d' esempio: « Tu hai le parole di vita
gli faceva parlare così, era lo Spirito Santo, del quale  dice  S. Giovanni: « Lo Spirito è quello che testifica che Dio è
il gaudio suo in noi? Il gaudio suo in noi è la grazia sua,  dice  S. Agostino, che diede a noi pur quando ci elesse innanzi
che Cristo annunzia dover egli avere dal Padre suo.  Dice  che Dio lo chiarificherà in sè stesso: questa maniera
[...OMISSIS...] . Dalla buona disposizione della volontà  dice  che procede quella della luce volontaria, colla quale si sa
alle anime: « omnia quaecumque dixero vobis », come  dice  il sacro testo. Poichè anche Cristo aveva insegnate tutte
della verità, su cui si porta e ripiega (5). Tutto questo  dice  Cristo con quelle parole, « che lo Spirito insegnerà tutte
cose da dirvi; ma non le potete sostenere ora« ». Fin qui  dice  Cristo che ha molte cose da dire agli Apostoli in separato,
potenza di far questo ce la dà lo Spirito Santo, che, come  dice  S. Paolo, scruta tutte le cose, anche le profondità di Dio
in cui i suoi discepoli dovevano ricevere lo Spirito Santo,  dice  così: « In quel giorno CONOSCERETE che io sono nel Padre
io sono nel Padre mio, e voi in me, e io in voi« (2) ». Non  dice  già che in quel giorno essi saranno in lui ed egli in essi,
conoscessero, tuttavia Cristo risponde: [...OMISSIS...] .  Dice  che l' hanno già veduto e tuttavia promette che lo
convenire: come a ragion d' esempio, quando S. Paolo  dice  che lo Spirito domanda per noi con gemiti inenarrabili (3);
nel commenta: [...OMISSIS...] . E nello stesso capitolo  dice  l' Evangelista che, sapendo Cristo che alcuni non credevano
stato il Padre, che glieli aveva dati: [...OMISSIS...] .  Dice  ancora che è opera del Padre la fede (6): ch' egli non
agli uomini dal Padre (10); in assaissimi luoghi finalmente  dice  di essere stato mandato dal Padre. Tuttavia il Padre a
: e volendo descrivere la gloria celeste degli angeli, egli  dice  appunto così: « I loro Angeli veggono sempre la faccia del
ci ha detto esservi, e perchè il sentimento interiore ci  dice  altro essere la luce, e altro la forza onde cominciò a
come un tesoro; giacchè la minima parte di cognizione, come  dice  l' Angelico, che aver si possa intorno a cose sì degne e
spirato), in tre modi pure si sente. Ora ciò che si  dice  si è, che noi non possiamo ricevere il tutto cognosibile ,
è necessario che il Padre lo mandi nelle menti; e se si  dice  che egli viene, egli viene, ma come mandato, e però non si
o, per dir meglio, un apparir generato nella umanità. Si  dice  dunque mandato Cristo, perchè viene nell' umanità, opera e
chiarificata: cioè le anime, nelle quali abita Cristo, come  dice  S. Paolo (1), ricevendo lo Spirito, avrebbero potuto
ineffabile della vita di Dio (3). Laonde, come  dice  S. Cirillo di Alessandria, quella pienezza che emana dal
e provati quei sentimenti. Con questo si spiega quello che  dice  S. Paolo d' aver udito (nel suo celebre ratto) delle arcane
società, che talora chiama una Società di spirito (5),  dice  così: [...OMISSIS...] . E S. Giovanni la descrive con
stesso intendesse del proprio discorso. Con ragione adunque  dice  il pio autore del libro dell' Imitazione: [...OMISSIS...] .
e di questo incolpa gli uomini del secolo San Paolo, ove  dice  che bestemmiano quelle cose che non conoscono (1). Nè v' ha
le parole. Egli viene appunto a essere quello stesso che  dice  il libro Dell' Imitazione le cui parole abbiamo
secolo tutta resta occulta questa sapienza, e per ciò la  dice  ad essi tutta in ombra e in misterio, poichè la sola
di dirci che i cattolici usano male della ragione, vi  dice  che essi non ne usano punto, ma seguono un istinto cieco e
testa ragionatori con ragionatori, uomini a cui la ragione  dice  una cosa, con uomini a cui la ragione medesima dice tutto
ragione dice una cosa, con uomini a cui la ragione medesima  dice  tutto il contrario, e che s' onorano scambievolmente del
egli che mostrasi così tenero della ragione? Egli  dice  di combattere colla ragione sola. Ma questo è un non capire
ragione , e quello della parola autorità ; perocchè chi  dice  lui combattere colla ragione? Lo dice egli medesimo. Or ciò
; perocchè chi dice lui combattere colla ragione? Lo  dice  egli medesimo. Or ciò non prova altro, se non che la sua
chiama petizione di principio . Ma tant' è, l' umana mente,  dice  il signor professore, è necessitata di riferire tutto ciò
inesattezza nell' argomento del signor professore, dove  dice  che non c' è altra via di riconoscere se una dottrina
atto eterno, col quale egli fa tutte le cose: giacchè, come  dice  S. Agostino, Iddio percepisce il tempo senza tempo; e non
immediatamente, ma sì bene mediante degli Angeli, come  dice  S. Paolo, i quali sono anch' essi creature di Dio e entrano
pienezza illimitata, insomma il tutto , allora solo si  dice  acconciamente operar Dio senza mezzo, perchè egli stesso è
Che creda. « Non intenderete, se non crederete« »:  dice  Dio nella Scrittura (2). Ma crederà contro ragione? No:
il qual nome di esseri abbraccia tutti i generi delle cose.  Dice  adunque il santo Cardinale così: [...OMISSIS...] . E perciò
Cardinale così: [...OMISSIS...] . E perciò il santo Dottore  dice  questo essere, luce delle menti, una similitudine di Dio
nè ha meschianza di alcun' altra cosa in sè: di che è, come  dice  S. Giovanni Damasceno, che [...OMISSIS...] . In questa
cose è veramente una continua creazione, e che noi, come  dice  la Scrittura, siamo, ci moviamo e viviamo in Dio (1); e che
[...OMISSIS...] . Il perchè l' autore dell' Ipognostico (3)  dice  che anche dell' altre cose si può dire che abbiano la
cose si può dire che abbiano la esistenza, ma non come si  dice  di Dio, il quale non ha PRINCIPIO del suo essere: laddove
cognizione della vera vita , per non essere infinito. Vi si  dice  adunque di Dio così: [...OMISSIS...] . Dalle quali cose
precisare il significato delle parole le quali egli usa.  Dice  adunque il santo Dottore, che ogni imagine è una
intera la divinità dal Padre, ab aeterno ricevuta. Perciò  dice  S. Ilario: [...OMISSIS...] . Il perchè gli Ariani e altri
nell' anime il Verbo, nel quale, cioè in Cristo, credendo,  dice  l' Apostolo Paolo, siete improntati collo Spirito di
di distinzione di questi due atti si ritrova. Vi si  dice  bensì che, dopo l' uomo di terra, Iddio soffiò in lui lo
ottimo Creatore, le cui opere sono sempre perfette, come  dice  la Scrittura. Finalmente si può comprovare lo stesso vero
in grazia; e che egualmente si può conchiuder dell' uomo, e  dice  che l' uomo ad un tempo coll' intelligenza deve aver
appunto l' istituzione prima dell' uman genere: « Facciamo,  dice  Iddio, l' uomo a imagine e similitudine nostra« (1) ». Dove
In questo senso della parola imagine, che è il più vero,  dice  S. Ambrogio: « Nisi per imaginem Dei (per il Verbo) ad
divina. E pare che il peccato di quel Cherubino di cui  dice  Ezechiele per ischerno: Tu sei il suggello della
(3). E perocchè le opere di Dio sono tutte perfette, come  dice  la Scrittura, ed egli è senza modo sapiente ed ottimo,
a sè ordinandola e congiungendola. Di che la Scrittura  dice  « aver Egli operate tutte le cose per sè stesso« »; chè
morte ci sta preparata una nuova vita per Cristo: ma, come  dice  l' Apostolo, noi non vorremmo essere spogliati ma
fosse quella dell' uomo innocente in Adamo! (2). Il perchè  dice  S. Paolo: che la conversazione dell' uomo cristiano è nei
morale altresì può intendersi quel passo di Giobbe ove  dice  che Iddio « trova la pravità negli Angeli suoi« (3) ». Di
esistenza divina un cotal prezzo infinito, perocchè come  dice  S. Paolo, « chi aderisce al Signore è un solo spirito (5);
aderisce al Signore è un solo spirito (5); e la Scrittura  dice  dei Santi: «« Voi siete dei« (6) ». Questa divinità
per questo che sono fatti una cosa con Dio: « Io in essi  dice  Cristo parlando al Padre, e tu in me, acciocchè sieno
il quale è l' ultimo fine della creazione, acciocchè come  dice  S. Paolo, « Iddio sia tutto in tutte le cose« (3) ».
considerata relativamente alla sua efficacità? S. Agostino  dice  che questa grazia fu un cotal dono, una cotal potenza, l'
fu lasciato al libero arbitrio dell' uomo (2). La ragione,  dice  il santo Dottore, per la quale il primo uomo non ricevette
come a causa si può attribuire il bene e il male, allora si  dice  che l' uomo merita o demerita; perciò il bene morale, di
di essi, che pure avevano tante doti di natura, tuttavia  dice  che non ha eletti questi il Signore, ma li ha riprovati
della sua natura. Imperciocchè in quanto a quello che ci  dice  circa una tale questione l' esame della umana costituzione,
non ancora della persona, ma della natura umana. E  dice  ancora la Scrittura medesima che il Signore Iddio, dopo
a conferma di ciò che ivi abbiamo detto. In ogni città,  dice  Bayle, vi è patibolo e spedale: ecco in breve tutta la
colla giustizia di Dio: perocchè sotto un Dio giusto, come  dice  un Padre della Chiesa, nessuno innocente può essere misero.
tanto a Platone quanto alla più remota antichità,  dice  così: [...OMISSIS...] . Un terzo sistema che ha grande
scaduti per qualche loro mancamento. Per ciò con ragione  dice  Voltaire: La caduta dell' uomo degenerato è il fondamento
all' assenso di una piena persuasione. Per questo  dice  acconciamente Lattanzio, che [...OMISSIS...] . Ora essendo
della cognizione di sè stessa. Se non che egregiamente  dice  S. Agostino che « la fede prepara l' uomo alla ragione e la
altresì nella loro propria volontà. E perciò acconciamente  dice  Gaetano de Fulgure, che il peccato originale
altramente dall' istante che il peccato originale non si  dice  già con questo nome di peccato per una cotal metafora o
contro la carne e la carne contro lo spirito, come  dice  la Scrittura (3); rimane nell' uomo anche dopo il
naturali in un modo soprannaturale, conciossiachè, come  dice  il Concilio di Trento, Iddio non comanda le cose
e con quella mente che hanno. Perocchè quel precetto non  dice  amerai Iddio col cuore, coll' anima e colla mente; ma dice
dice amerai Iddio col cuore, coll' anima e colla mente; ma  dice  col cuore tuo, coll' anima tua, colla mente tua: che è
punto fare suo oggetto anche Dio medesimo. S. Agostino  dice  che la natura invita ad amare Iddio e invita non solo
a quel giudizio speculativo un giudizio pratico il quale  dice  così: è vero che io perdo facendo questa azione il bene
non è altro che il Creatore istesso, Dio. Perciò si  dice  che quegli esseri creati, i quali non solo concepiscono l'
faccia copia di sè ad esseri suoi nemici. Lo Spirito Santo,  dice  la divina Scrittura, non abita in corpo soggetto a peccato
in dubbio tal controversia (4). S. Fulgenzio pure  dice  la cosa dubbiosa (5): dubbiosa la trova Cassiodoro (6):
piana e naturale. Iddio dopo aver creato l' universo, come  dice  la Genesi che riposò da ogni opera che aveva fatto (1): e
sottile e tirata dalla lungi? In un altro luogo  dice  la Scrittura che Iddio fece a un tratto tutte le cose: «
un cotal raggio del Verbo divino; e però egregiamente si  dice  che questo ente è spirato da Dio medesimo e corrisponde a
« Reginae mentis particula (1) ». Taziano allo stesso modo  dice  dell' uomo che è una porzione di Dio (2). Delle espressioni
Clemente Alessandrino (3) e in S. Ireneo (4). Tertulliano  dice  che l' uomo è animato dalla divina sostanza (5):
divino della Genesi. L' autore delle false Clementine  dice  pure che l' anima ha una stessa sostanza con Dio (6). E
espressioni de' Padri: come quella di S. Metodio che  dice  « il seme umano contenere, per così dire, una parte divina
dal femore di Giacobbe« (.) ». E quelle di S. Paolo ove  dice  che Levi fu decimato nei lombi di Abramo (9). E chi volesse
e propria di cui parliamo, secondo la quale origine ,  dice  S. Agostino, tutti erano in quell' uno e questi tutti erano
il soffre, e che il gode (5). « A te darò questa terra« »  dice  Iddio ad Abramo (1). « Ti farò regnare in sempiterno« »
Iddio ad Abramo (1). « Ti farò regnare in sempiterno« »  dice  Dio a Davvidde (2). Nei figli è il padre stesso il quale si
il quale si moltiplica. « Io farò crescere te oltre modo,  dice  Iddio ad Abramo, e porrò te nelle genti« (3) ». I figliuoli
ancora il seme del padre e talora la scintilla (4). Si  dice  che tutte le generazioni saranno benedette in Abramo,
ma egli non può valere, preso nel senso in cui lo  dice  Aristotele, se non nel sistema delle tre anime separate, le
non è più il solo intelletto che venga dal di fuori, come  dice  Aristotele, ma è ben anco il principio del sentire e del
. Ecco adunque, che mentre sono concepiti gli uomini,  dice  il Concilio, ricevono l' ingiustizia. Dopo la conceziione
divinità. Iamblico, raccoglitore di dottrine antichissime,  dice  così: [...OMISSIS...] . Si sostituisca in questo passo alla
nelle prime radici della vita. Per ciò S. Agostino  dice  che Adamo peccando viziò in sè come in radice la propria
usa la divina Scrittura; nelle quali l' uomo peccatore si  dice  nato di carne. In S. Giovanni è scritto: « Ciò che è nato
dove afferma che il peccato originale sia la concupiscenza,  dice  egregiamente che ciò si può sostenere, purchè s' intenda
propagata nei figliuoli. Questo è ciò che S. Agostino  dice  tanto di frequente: in ragione di esempio, in un luogo così
dandole l' epiteto di concupiscenza seminatrice . E per ciò  dice  di Cristo che quantunque anche egli sia secondo la carne
spirito della virtù e della giustizia. « Perocchè la carne,  dice  S. Paolo, concupe contro lo spirito e lo spirito contro la
gli occhi da questa profonda piaga dell' umanità, e  dice  volentieri: l' uomo nascere uomo, ovvero le indoli formarsi
nessun segno esterno di uso di ragione? Non cerca: solo ci  dice  che questo è la verità e ci ingiunge di crederlo. - Ma non
e quindi racchiudere una trinità in sè medesime e, come  dice  S. Agostino, devono aver tutte un modo, una specie e un
madre coi gesti eccita il bambino a mirare il padre e gli  dice  contemporaneamente: questo è il papà; il bambino che
fu fatto. Così il dire, che Dio è un bene illimitato, non  dice  che cosa sia, perchè resta a sapere, che cosa è il bene
si ammigliora e perfeziona. Per le quali cose saviamente  dice  S. Tommaso: [...OMISSIS...] . E di segni sensibili, pei
vita e la immortalità. Egli è per ciò che da S. Giovanni si  dice  che anche nella celeste Gerusalemme è piantato l' albero
di tutti i secoli da lui preordinati. E` quest' albero,  dice  il medesimo S. Giovanni, che va producendo dodici frutti, i
gli uomini santi sono legni di vita; e quindi S. Giovanni  dice  aver veduto la fiumana dell' acqua viva che feconda la
non sono altro che il legno della vita: [...OMISSIS...] .  Dice  il legno in singolare, perchè è sempre il solo Cristo che
sempre il solo Cristo che vive e opera in tutti i santi, e  dice  che questi legni hanno foglie saluberrime in sanità delle
che di questa, del legno della vita. Per la qual cosa  dice  S. Agostino sapientemente, che Dio non volle che l' uomo
procede da Cristo (2); e perchè procede da Cristo come Dio,  dice  S. Giovanni, che scaturisce dalla sede di Dio e dell'
dirsi in senso stretto e proprio Sacramenti . Perocchè,  dice  egli, la cosa si denomina dal fine e dal compimento; e la
non può altro voler che lui, cioè sè stesso. E però  dice  S. Agostino: [...OMISSIS...] . Ma era impossibile alla
dell' esistenza venne furato al culto divino; chè quando si  dice  tutto , non si esclude nulla dell' essere che sussiste e
Ora è da osservare qui che questo è un fatto nuovo, come  dice  il Profeta: « Creò il Signore una cosa nuova sopra la
»; converrebbe a capello, se non mi inganno, con ciò che  dice  il grande Basilio nell' opera che scrisse dello Spirito
alla persona rinnovellata; conciossiacchè acconciamente si  dice  nascere la persona e essere figlia di quel principio da cui
il principio supremo di lui; perciò convenevolmente si  dice  essere la persona che viene mutata col sopraggiungersi all'
disubbidisca allo spirito. E S. Paolo ciò non dissimula: ma  dice  tuttavia francamente, che non vi ha nulla di condannevole
nella legge del peccato che è nelle mie membra«. Dove egli  dice  che la legge delle membra captiva e assuddita lui, volendo
giustizia e bontà, e operavasi in un modo ammirando ciò che  dice  il Salmo: [...OMISSIS...] . La morte per sè stessa o è una
l' effetto di questo sacrificio in se medesimi. Laonde  dice  S. Tommaso, che Cristo per la sua passione [...OMISSIS...]
particolarmente in tutti i sacrificii. E però S. Tommaso  dice  che [...OMISSIS...] . I segni dunque destinati da Dio a
rivelazione iniziatrice alla venuta del Messia. E però  dice  pure l' Apostolo [...OMISSIS...] . Ora il preciso tempo in
mano alla formazione del popolo santo, apparecchiando, come  dice  il Vangelo, al Signore una plebe perfetta (1); così pure
si proibisce di mettersi la musoliera al bue che tritura, e  dice  il Santo: « Forse che Iddio si dà cura de' buoi?« (1) »
i simboli e li spiega, mette innanzi gli enimmi e ci  dice  che sono tali, chiamandoci a penetrarne il senso nascosto.
guardar le stelle, gli disse: « Così sarà il seme tuo«. » E  dice  la Scrittura, che qui Abramo credette e il creder suo gli
la diversità delle promesse temporali dalle eterne,  dice  Iddio ad Abramo di averlo esaudito anche nei suoi prieghi
e conosciuti per tipi quando furono dati. Conciossiacchè  dice  che per la fede Abramo l' offerse e lo ebbe per una
per lo peccato, e il sacrificio pacifico. Nell' olocausto,  dice  l' Angelico, si bruciava tutto per significare che come
della Scrittura per accertarsene. Giacchè in essi or si  dice  che Gerusalemme ha i suoi fondamenti sopra Sionne, come nel
come nel profeta Isaia che della nuova Gerusalemme  dice  con parole proprie e non enigmatiche: « Tu sarai fondata
Sante l' immobile fermezza della casa del Signore. Cristo  dice  colla stessa maniera di parlare, che la sua Chiesa non può
quanto ho detto. Il celebre autore dell' Imitazione  dice  appunto così: [...OMISSIS...] . (Ecco le due cose di cui
Ebrei erano sette temporanee e una continua: perocchè,  dice  S. Tommaso, era come una continua festa pel popolo di Dio,
per la visione che ebbe in questo luogo Giacobbe. Egli si  dice  il Dio che ha tratto gli Ebrei dall' Egitto con mano forte
principalmente un carro terribile di battaglia. Per ciò si  dice  ch' egli porta « la gloria del Signore« (2), » ossia il
attentasse di inoltrare il passo oltre a quella soglia (6).  Dice  la Scrittura che essi custodivano « il legno della vita«
il popolo sul Sinai medesimo. [...OMISSIS...] Nei Salmi si  dice  espressamente che si mostrò a Mosè il carro di Dio (4).
ove Iddio siede e vola sui Cherubini; perciò il Salmo LXVII  dice  che il carro di Dio è nel Sinai e nel Santuario, cioè nel
degli oggetti che sono dei simboli (1). E ciò che si  dice  di un oggetto particolare simbolico si può dire di un
a un oggetto reale, individuo, sussistente, che si  dice  nome proprio. Pigliamo un esempio: il nome del primo uomo
che terra , ossia soggetto composto di terra. Questo nome,  dice  la divina Scrittura, fu imposto da Dio ad Adamo per
nella ebrea, in quel luogo del Genesi, in cui la Volgata  dice  che la terra era inane e vuota (4); altri tradussero che
altri tradussero che era inanità e nullità (5). Ma l' Ebreo  dice  all' incontro coll' astratto sostantivato, che era « l'
sostantivato, che era « l' inane e il vuoto« (6). » Isaia  dice  secondo la Volgata che « il Signor Iddio verrà nella
« il Signor Iddio verrà nella fortezza« (7); » ma l' Ebreo  dice  all' incontro « veniet in forti «. » Nel salmo CXVIII
parla Cristo aver ricevuta dal Padre, [...OMISSIS...] .  Dice  d' essere stato mandato dal Padre: questo è quello che fece
equivale a quest' altra« il Padre trae gli uomini a me«.  Dice  che fu mandato perchè faccia« l' opera sua«, cioè l' opera
che udì dal Padre e imparò, viene a me« (6). » E non  dice  che udì il Padre, ma che udì dal Padre; perciocchè l' uomo
Spirito Santo, il quale però procedendo per via del Figlio  dice  che « li santifichi nella verità, » che viene a dire nel
è carne, e ciò che è nato di spirito è spirito« (1). » Non  dice  più ciò che è nato dall' acqua e dallo spirito; ma a
non si potea dire ciò, che tanto acconciamente si  dice  de' nuovi, cioè che per essi l' uomo S' INCORPORA a Cristo
Sacramenti quelli che infondono la fede, di cui tante cose  dice  S. Paolo, massime il Battesimo, il quale è ordinato appunto
sta al rappresentato. Ed è questo che S. Paolo  dice  chiamandoli ombra delle cose future, della qual ombra il
operazione è una cotale emissione del suo spirito, di cui  dice  S. Pietro [...OMISSIS...] . E S. Giovanni osa ancor più, e
S. Pietro [...OMISSIS...] . E S. Giovanni osa ancor più, e  dice  che « l' agnello è stato ucciso fino dall' origine del
antichi Padri ebbero ogni loro salute e virtù dalla fede, e  dice  che di questa fede era « autore« » Gesù, quegli stesso che
della fede già ne' loro animi concepita. Perciò  dice  S. Tommaso che « i Sacramenti della vecchia legge erano
non veniva che dalla fede in Cristo. Perciò egregiamente  dice  l' Angelico: [...OMISSIS...] . Or se la fede nell' antico
di seguirlo. Per riferire compendiate le sue parole egli  dice  che [...OMISSIS...] . Di che avveniva che eran perduti, per
(3). » In quanto alla cognizione della presente legge,  dice  S. Paolo, « i Gentili avevano il lume naturale, e però
forse la legge naturale? forse la sola legge mosaica? No,  dice  S. Paolo; ma l' Evangelio: [...OMISSIS...] . Alla somma
in ogni caso necessario alla salute dell' uomo. Forse,  dice  S. Paolo, che Iddio non renda giustizia ai Gentili se fanno
potenza e però l' esercizio delle buone opere? Non già,  dice  l' Apostolo, perchè il principio extra7morale, che è la
vita « quale è un' amplissima discendenza, e perciò,  dice  l' Apostolo, gli fu riputato a giustizia« (3) » non secondo
donna . La rivelazione è concepita in queste parole: Iddio  dice  al serpente: [...OMISSIS...] . Egli è manifesto, che con
che a questo. Ma di ciò è forse in colpa la legge, no,  dice  l' Apostolo, non dipendette dalla legge la materialità
mezzo della legge« (3). » Questo è il significato nel quale  dice  l' Apostolo che « la lettera (della legge) uccide, e lo
in una colle parole l' enimma del rito, egli è perchè, come  dice  l' Angelico seguendo le vestigia dei Padri, [...OMISSIS...]
s' intendono quelle parole di Cristo, il quale  dice  generalmente di tutti gli antichi maestri: « Tutti, quanti
di udirli; « l' udito è per la parola di Cristo« » come  dice  l' Apostolo (2). All' incontro Cristo aprì gli orecchi e
i sordi ed i ciechi. Egli mostrò Dio in sè stesso e così  dice  che egli solo è la porta che conduce a Dio. [...OMISSIS...]
come gli Ebrei colpevoli. [...OMISSIS...] L' Apostolo  dice  che gli Ebrei prima di convertirsi al Vangelo erano non
perde quasi il nome di giustificazione. Quando S. Giacopo  dice  « Abramo nostro padre non fu egli giustificato mercè le
all' incontro S. Paolo, ebreo e osservatore della legge,  dice  di sè e de' suoi correligionari che « Cristo risorse per la
e la salute. Questa è quella giustificazione che S. Paolo  dice  nascere non dalle opere della legge, ma dalla fede (4). Or
ma gratuitamente da Gesù Cristo venturo. Dovevano adunque,  dice  S. Paolo, credere in Cristo come in quello che giustifica
che la giustificazione non viene dalla legge ma dalla fede,  dice  che « la legge è stata posta per trasgredirla fino a tanto
di Gesù Cristo venuto. [...OMISSIS...] Perciò acconciamente  dice  S. Paolo, che quelle parole scritte di Abramo « che la sua
altro fine che sè stesso nella creazione: « tutte cose,  dice  la Scrittura, il Signore le ha operate per sè« (2). » L'
credendo in ciò che ha creduto Abramo, e a tutte queste  dice  che si riferisce la promessa fatta da Dio (4). Per la
lor promulgato, e a tutti i suoi voleri. Perciò S. Paolo  dice  « Io dichiaro ad ogni uomo che si circoncide che con tal
colla tribù di Levi che si parla in Malachia, ove Iddio  dice  a' sacerdoti [...OMISSIS...] . Qui parla del comando che
propriamente la sostanza del patto medesimo. Per ciò  dice  Isaia del futuro Redentore: [...OMISSIS...] . In questo
segnati nel Santo Spirito di promissione« (2). » E altrove  dice  parlando di questo segnacolo o carattere: « Non vogliate
il termine dell' operazione del Santo Spirito (9). Perciò  dice  S. Paolo, parlando del carattere battesimale ricevuto da'
Verbo all' anima a cui si comunica non è che luce. E questo  dice  S. Ambrogio nel passo ultimamente recato. Il medesimo
si spiegano chiaramente que' passi de' Padri ne' quali si  dice  che col Battesimo viene impresso nell' anima il nome di
e principio della potenza stessa: e però ragionevolmente,  dice  il Cardinal Bellarmino, toccando le diverse opinioni de'
perchè il carattere non possa toccare il suo effetto, come  dice  qui il Bellarmino. Che se il carattere è luce del Verbo,
dalla circoncisione, venuto alla quarta differenza  dice  così: [...OMISSIS...] . Farò anche osservare finalmente,
questi figliuoli disubbidienti e ribelli al padre, non si  dice  però che cessino con questo da essere figliuoli. Ciò si
manifestamente della generazione spirituale degli uomini, e  dice  alludendo a' tempi della venuta del Messia: [...OMISSIS...]
partecipata ai cristiani e forma il carattere indelebile.  Dice  il Bellarmino, come abbiamo anche di sopra notato, che in
potenze che procedono dal carattere, l' angelico Dottore  dice  così: [...OMISSIS...] . Qui S. Tommaso mostra di
stabilmente della grazia del Redentore. In altro luogo  dice  il medesimo Dottore della Chiesa: [...OMISSIS...] . Qui
all' uomo forza di vincere la concupiscenza, che S. Paolo  dice  crocifissa in Cristo, e tal forza, per la quale l' uomo,
vivendo di una vita al tutto spirituale, secondo ciò che  dice  l' Apostolo: « Voi poi non siete più nella carne, ma nello
Battesimo, se non dopo la resurrezione: [...OMISSIS...] . E  dice  alla similitudine della sua morte e della sua risurrezione.
uomini ma non ancora lo Spirito Santo, come espressamente  dice  S. Giovanni: « Lo spirito non era ancor dato, perocchè
Sì, dopo la Risurrezione gli Apostoli ricevettero, come  dice  S. Leone, la forma del Battesimo che poi si usò nella
che Paradiso è ogni luogo per l' anima che vede Dio (2).  Dice  però meco facendo conoscere che la beata visione quel ladro
tolte da unioni sostanziali che avvengono nella natura.  Dice  ancora Cristo di sè stesso, che egli è la vita (4): di che
tocca i mezzi adoperati da Cristo per congiungersi a noi, e  dice  che furono tre; cioè: 1. il suo sangue, pel quale si
lume pel quale veniamo a conoscere che egli è la verità.  Dice  poi: Non nell' acqua sola; perocchè l' acqua sola non basta
e per indicare i secondi usa S. Giovanni la parola terra e  dice  così: « Poichè tre sono quelli che danno testimonio (a
l' acqua e il sangue, e questi tre sono una cosa«, » o come  dice  il greco, sono volti a un solo fine (1). E chi ha meditato
vieppiù la natura di questa testimonianza interiore,  dice  che per tale testimonianza si sente che Iddio ci ha dato la
Padre mio, e io lo amerò e manifesterò a lui me stesso«. »  Dice  manifesterò a lui me stesso, perocchè è egli che manda lo
lo manda in maggiore copia quanto è più l' amore. E  dice  che sarà amato dal Padre suo, perocchè anche il Padre suo
manda lo Spirito Santo colla medesima spirazione, sicchè  dice  anche di poi, che « lo Spirito della verità, che dal Padre
Spiegando poi la natura di quest' ultimo Sacramento essa  dice  che è quello che conferisce all' uomo lo Spirito Santo. Si
battezzati, e l' aver ricevuto lo Spirito Santo, anzi si  dice  espressamente, che ne' battezzati lo Spirito non era ancor
passi de' venerabili scrittori antichi, ne' quali non si  dice  già solo l' una di queste due cose staccata dall' altra,
della Cresima (3). S. Urbano nella sua lettera decretale  dice  espressamente, che ciò che ci rende pieni cristiani è lo
unzione che si usa nel Sacramento della Cresima (2), la si  dice  quella che congiunge al divino Spirito le cose che debbono
questa dottrina tutti que' luoghi de' Padri ne' quali si  dice  che lo Spirito Santo si riceve nella Cresima ad esclusione
l' autore del libro dell' Ecclesiastica Gerarchia, quando  dice  del Sacramento della Confermazione che ci fa partecipi
al Sacramento della Confermazione i sette doni, ma  dice  che questi non sono che i principali. [...OMISSIS...] Ma io
Abate Ruperto, sebben non sia de' più antichi (2), il quale  dice  così: [...OMISSIS...] : similitudine acconcissima; perchè
non dà già all' uomo qualche cosa del tutto nuova, ma, come  dice  il Catechismo Romano, conferma ciò che il Battesimo ha
che il compisce ed integra. A ragione d' esempio Teodoreto  dice  così: [...OMISSIS...] . Al qual passo risponde a capello
[...OMISSIS...] . Al qual passo risponde a capello ciò che  dice  un greco scrittore del secolo XVI, che può servire di
che è una la figura. [...OMISSIS...] : parole che il Santo  dice  in una sua orazione sul Battesimo, dal quale trapassa a
parlare de' Padri e non l' una nell' altra sottintesa. Così  dice  S. Cipriano: [...OMISSIS...] . Medesimamente Innocenzo III
Bellarmino quel lungo tratto, nel quale il venerabile uomo  dice  altrettanto e più di quanto io dissi. Tuttavia non volli
menzione dell' imposizione delle mani ma non del crisma, e  dice  così: [...OMISSIS...] . Poscia il Bellarmino si propone l'
antichi imposizione della mano e non delle mani, e che si  dice  farsi a' singoli e non a tutti ( « quod nunc in
confirmandis neophytis, manus impositio tribuit singulis »,  dice  la celebre Omilia in die Pentec. attribuita da alcuni ad
Confermazione, ed accenna queste tre parti di lui. Egli  dice  a que' di Corinto, che veniva ad essi affinchè avessero« la
essendo il Battesimo quello che conferisce la prima (2).  Dice  che Dio era quegli che li confermava in Cristo (3). E poi
sia stato istituito il Sacramento della Confermazione,  dice  che [...OMISSIS...] ; e rende ragione del non essersi
lui immediatamente conversare (1). Egli è vero, che Cristo  dice  positivamente: « non può entrare nel regno di Dio niuno,
Cristo dava la grazia e la percezione di Dio. La Scrittura  dice  che l' uomo vive di ogni parola, che esce dalla bocca di
di natura fra il vino che allora beveva e quello che  dice  di dover bere nuovo dopo la Risurrezione è chiaramente
« io non berrò più di questo figliuolo della vite«. »  Dice  adunque, che nel regno del Padre suo, cioè dopo risorto,
non è egli assai chiaro, che quel pane e quel vino, che  dice  poi che avrebbe mangiato nuovo nel suo regno, è appunto
Alessandrino, il quale senza nominare la parola nutrizione,  dice  però il medesimo affermando, che Iddio converte il pane nel
convertito in suo latte, convertito in propria sostanza.  Dice  adunque l' autore dell' Ecclesiastica Gerarchia che « la
Giovanni, così scriveva: [...OMISSIS...] . Le quali parole  dice  Teofilatto a intendimento di rendere più credibile sì
che insegna rimanere la materia del pane, ma non quella che  dice  tutta la materia del pane si trasmuta nelle carni del
siasi convertito nelle sue carni, ma risoluto in aria, come  dice  il Bellarmino (4). Ma questo non è che una pura
da Cristo siasi risoluto nella « pregiacente materia«; » ma  dice  che tuttavia quel prendimento di cibo era una vera
Chiesa di« transustanziazione«. E così si avvera quello che  dice  S. Tommaso, cioè che sebbene si cangi la forma e la
una cosa sussistente dicasi annichilita. Per ciò quando si  dice  che viene annichilito un modo di essere, un accidente, per
non può stare la materia. Allo stesso modo adunque che si  dice  l' una distruggersi, l' altra può dirsi prodursi nell'
prodotto nello stesso modo e nello stesso senso in cui si  dice  che il pane ed il vino viene distrutto. L' esempio adunque
Rechiamo l' esempio di alcune. 1. S. Gaudenzio di Brescia  dice  del pane Eucaristico: [...OMISSIS...] . Or come si dice qui
dice del pane Eucaristico: [...OMISSIS...] . Or come si  dice  qui che il pane è fatto celeste, se egli non fosse
fu cangiato in meglio? E si noti il modo onde S. Gaudenzio  dice  il pane fu trasmutato: « Cristo passò in lui«. » Che vuol
mirabilmente esprime il nostro sistema. 2. S. Ambrogio  dice  « ove s' appone la consecrazione del pane si fa il corpo di
Cristo che in sè li trasforma. 4. Odone Vescovo di Cambray  dice  che il pane ed il vino sono investiti da una forza
nelle carni divine di Gesù Cristo (2). Gregorio M. pure  dice  che Cristo fa la conversione del pane e del vino « mediante
si fa per opera del Santo Spirito. S. Agostino  dice  espressamente che la consecrazione è un' opera dello
Egli nel quarto de' suoi libri della fede ortodossa (6)  dice  così: [...OMISSIS...] . Or dopo aver così comparata la
un commentario sulla liturgia di S. Giacopo, nel quale  dice  appunto così del Sacramento eucaristico: [...OMISSIS...] .
della legna, che s' infiamma e diventa acceso carbone. Così  dice  Ildegarde che scriveva nel secolo XII: [...OMISSIS...] .
al corpo di Cristo in cielo, o è nulla? Il Bellarmino  dice  che il corpo di Cristo in cielo acquistò l' essere
] od esterna . Ora questo farebbe intendere quello che  dice  S. Tommaso, che il corpo di Cristo si trova nell'
dire a sè stesso di non vedere, imagina de' vani fantasmi e  dice  di vedere. Laonde essendo il peccato di origine uno de'
non era buono, confessava però che era giusto; ma Marcione,  dice  S. Ireneo: [...OMISSIS...] . Tertulliano di Marcione scrive
il suo nome. Laonde S. Cirillo Gerosolimitano  dice  acconciamente: [...OMISSIS...] . L' errore di Manete è
sentenza del Sinodo, lettere che il Diacono Liberato (3)  dice  essere state sottoscritte dal Papa Vigilio e dagli altri
della natura del peccato originale ne' bambini, di cui  dice  S. Agostino: « quo nihil est ad intelligendum secretius, »
, e però è sempre libera dalla coazione: ma non si  dice  che opera liberamente, se non quando il suo operare non
per corollario, che cosa si deva intendere quando si  dice  che« qualche cosa è propria di una persona«. La proprietà
il suo fine, e subordina a questo l' altre cose, perciò  dice  ancora così: [...OMISSIS...] . 2.. E in questa l' Angelico
di peccato su cui si fondano. E per modo d' esempio, come  dice  il Gaetano: [...OMISSIS...] . d ) Che si può del pari colla
perchè non toglie all' uomo il suo fine, e quindi che come  dice  S. Tommaso: [...OMISSIS...] . e ) Che finalmente nella
o la vittima espiatrice del peccato, onde S. Paolo (2)  dice  che Cristo si fece per noi peccato. Onde Giovanni Fischer
che fu attribuito a S. Tommaso e ad altri insigni dottori,  dice  che il peccato originale: [...OMISSIS...] . 37. Se dunque
cogli atti della natura e dell' arte, e in questi soli  dice  che s' identificano il male, il peccato e la colpa: non
c ) Di più, S. Tommaso nel detto testo parla di atti ,  dice  che ne' soli atti volontarii male, peccato e colpa
è peccato formale, ma solo materiale. Ma il peccato, che si  dice  originale ne' bambini è per essi fisicamente necessario:
di dimandare « quomodo propagetur quod non est , » come  dice  un chiaro teologo« (1). 52. Non so a dir vero che cosa l'
che in Adamo non era peccato, contro il dogma, che, come  dice  S. Tommaso, « solum primum peccatum primi parentis in
e così tornano in campo le difficoltà precedenti. Che se si  dice  che il bambino avea diritto non per decreto di Dio, ma per
contrarium prohibens, dicendo: [...OMISSIS...] . E però  dice  appresso, che la mancanza della divina visione è pena e del
di Adamo (2). E però, coerentemente a questa dottrina  dice  ancora, che la remissione del peccato importa due cose 1.
(1). Infatti la volontà è una natura anch' essa, e come  dice  S. Tommaso, [...OMISSIS...] . Laonde si distinguono due
anch' egli si corrompe (2). Onde giustamente S. Tommaso  dice  che « bonitas voluntatis proprie ex objecto dependet (3). »
si può riferire un luogo difficile di S. Agostino, in cui  dice  che si può peccare non solo voluntate peccati, ma anche
non iscambiamole: il senso comune degli uomini ci  dice  bensì, che l' ideale e il reale sono distinti, che sono due
reale sono distinti, che sono due modi diversi, ma non ci  dice  mica, che possano trovarsi assolutamente separati. Altro è
sono elle identiche nella realtà e nell' idea? Che ci  dice  intorno a ciò, miei signori, il senso comune? Consultiamo
All' incontro, se egli ha l' idea di questa malattia,  dice  tosto: « questo infermo ha il tal male; egli è la tisi, è
è la tisi, è il mal di pietra, è una cefalitide ». Come  dice  ciò? Di che mezzo si serve a rilevare la qualità di quel
vedere se essi non fossero. Dunque ciò che volgarmente si  dice  la formazione delle idee , non può essere altro che un
possa la mente fare un tale ragionamento. Quando ella  dice  seco medesima: « quest' albero esiste », che cosa fa? Ella
idea, non si afferma ancora di niuna cosa, epperciò si  dice  che è meramente possibile. Ma quando lo spirito conoscendo
di applicare il principio trova la conseguenza, questa si  dice  essersi resa esplicita . Dunque negli esseri ideali possono
è quanto dire « cognizione di posizione ». Come si  dice  legge positiva quella che viene posta dal legislatore e non
siamo novamente d' accordo col senso comune; il quale come  dice  del cieco che non conosce i colori, così dice parimenti che
il quale come dice del cieco che non conosce i colori, così  dice  parimenti che chi ha l' uso degli occhi ben li conosce e
e non essere, quando si concepisce non essente, allora si  dice  nulla. Se il nulla si diffinisce; dunque ha la sua essenza:
Sì, noi non ricusiamo mai di accettare tutto ciò che ci  dice  il senso comune, e questa volta pare che egli ci dica due
cognizioni, coll' esser divenute oggetti conosciuti, si  dice  giustamente essersi oggettivate. - Dove sta dunque l'
assoluta . E che ella sia vera, il provammo perchè ella ci  dice  le cose tali quali sono; ci presenta cioè le cose
un oggetto. Che cosa viene a dire questa locuzione? Non  dice  due volte la stessa cosa? Appunto, miei signori. Poichè se
sono che Teologia, e l' enciclopedia delle scienze, come  dice  appunto Vincenzo Gioberti, altro non è che una Religione.
seguito, pronti anche dopo di ciò a discutere quanto egli  dice  per giustificarsi dall' accusa di panteismo che ben prevede
per suo termine immediato Iddio. E notate bene, che non  dice  già solo termine, ma termine immediato, il che esprime
realtà? Onde se il signor Gioberti non credesse, come egli  dice  che fanno i panteisti, che per l' oggetto delle scienze
ci può rivelare se non il suo oggetto. Ma da una parte si  dice  che questo oggetto è Dio, dall' altra si dice, che quest'
del conoscere, cioè nella forma o idea e nella materia, e  dice  che l' errore del panteismo sta nel non fare questa
per farcelo ingozzare; poichè niuno quando conosce un corpo  dice  mai di conoscere Dio ed il corpo. Dipoi, se chi conosce un
si confonda con esso Dio. Osservate ancora che il Gioberti  dice  che l' Idea, cioè Dio, riluce nella materia delle forze
oggetti distinti; quando all' incontro il signor Gioberti  dice  che questo è impossibile, e che non possono essere che un
da capo. E questo conferma veramente il Gioberti quando  dice  che [...OMISSIS...] . Nelle quali parole la forma cioè Dio,
per cui Iddio diventa un oggetto solo col corpo, sta,  dice  il Gioberti, « la sintesi maravigliosa dell' intuito umano
» », è « « l' idea divina numericamente identica » », come  dice  poco appresso (1); l' altro cavallo possibile è nel
pensato divino » », che è una copia finita di quella, come  dice  poco appresso, e però non più un' astrazione com' avea
nell' ordine assoluto, oggetto dell' intuito » »; ma  dice  ancora e lo replica fino alla sazietà, che nell' oggetto
oggetto solo, e se l' uno non è forma dell' altro, come poi  dice  il nostro Filosofo, che quando conosciamo un corpo, l'
rispetto alla forma, ma ben anco alla materia? Il Gioberti  dice  « « perchè Iddio è causa creante e immanente delle cose »
la causa non s' identifica coll' effetto, come il Gioberti  dice  espressamente, e come diciam noi, anzi è una natura
corpi stessi reali, e percepirveli . Il Gioberti, egli pure  dice  in qualche luogo, che le creature sono il termine
alcuno di mezzo. Se si prende il partito di dire, come  dice  il Gioberti, che si conoscano nella causa, senza
forse il primo al pubblico, e cui egli impose il nome. Egli  dice  così: [...OMISSIS...] . Così alla facc. .5 della citata
già le creature con Dio, e perciò non cade nel panteismo.  Dice  di poi che quest' essere in Dio non si trova a quel modo
Dio stesso non punto nè poco diviso dalla divina natura. Ma  dice  di più che non ne viene da questo, che l' uomo veda la
col sistema dell' identità assoluta dello Schelling):  dice  che Iddio sotto un aspetto è l' astratto, sotto un altro il
un aspetto è il generale, sotto l' altro è il particolare;  dice  bensì che tutto ciò è in modo diverso dalle creature; ma
dove si rinviene poi per via d' analisi, in Dio, anzi egli  dice  che Dio stesso è l' ente astratto, è il possibile
astratto, è il possibile considerato sotto un rispetto,  dice  che l' ente assoluto contiene in sè l' idea del possibile.
Ma avvertite, che egli stesso altresì è quegli che  dice  parimente, che l' ente astratto e possibile non è Dio, non
perciò è Dio: ripetiamo le sue parole: [...OMISSIS...] .  Dice  adunque che è finito quell' ente possibile appunto, che si
esistenze reali, che sono le creature, appartengono, come  dice  poco appresso, la concretezza e l' individualità , che per
solenne che egli serba a significare Iddio, e altrove  dice  più espressamente che è Dio. Pone dunque due separazioni
proprietà dell' Ente divise dalle altre. Perciò egli ci  dice  che « « l' atto creativo immanente non è cosa sostanziale,
delle quali alcune saranno forse le seguenti: 1 Il Gioberti  dice  che l' idea diretta e la riflessa hanno NELLA SOSTANZA un
di sua dottrina, egli ritorna a sè medesimo, e vi  dice  netto, che, come [...OMISSIS...] . Vi dice ancora, siccome
medesimo, e vi dice netto, che, come [...OMISSIS...] . Vi  dice  ancora, siccome udiste, che [...OMISSIS...] . Nel qual
egli esiste, non mai per conoscerlo simile alle creature.  Dice  adunque il nostro filosofo, che l' Ente possibile conviene
è veramente duplice, cioè Iddio e le creature, come talora  dice  il Gioberti, conseguirebbe, secondo la buona logica, che le
[...OMISSIS...] . Ma qual' è la ragione perchè il Rosmini  dice  obbiettivo, e insieme nega che sia subbiettivo l' Ente
come tutte le altre, perocchè quando il nostro Autore  dice  che « « la realtà finita si contiene idealmente nell'
la realtà finita si contiene idealmente nell' infinita » »,  dice  ad un tempo che si contiene realmente, non differendo l'
maniera credete voi che l' Idea operi la creazione? Egli vi  dice  schiettamente che [...OMISSIS...] . Voi sapete, l'
la realtà nella cosa creata, s' intende in che senso egli  dice  che l' Idea divina (e reale) informi la mente umana, e si
e così le crea. Ascoltiamo com' egli si esprime: egli  dice  in un luogo che il Sole spirituale, cioè Dio,
appartiene, all' anima umana o a Dio? Il signor Gioberti vi  dice  conseguentemente alla sua teoria dell' atto creativo, pel
divino trapassa nelle cose create e così le crea; vi  dice  che appartiene non meno all' uomo che a Dio.
creativo, ciò che pure sostiene il nostro Filosofo. Egli  dice  in fatti, che [...OMISSIS...] ; il che è coerente con ciò
il signor Gioberti, è lo stesso che la mente divina, onde  dice  che [...OMISSIS...] . Non è dunque meraviglia se l' atto
Udite tutto il ragionamento e poi giudicate. Egli  dice  prima che ogni cosa è un' idea (2). Dice dipoi che ogni
giudicate. Egli dice prima che ogni cosa è un' idea (2).  Dice  dipoi che ogni menoma idea obbiettivamente è Dio (3). Già
che ogni menoma idea obbiettivamente sia Dio, tuttavia  dice  ancora che le idee sono essenzialmente diverse l' una dall'
uomo sieno numericamente distinte da quelle di Dio; perchè  dice  il Gioberti: [...OMISSIS...] . Se dunque Iddio non può
dunque (si opporrà) il signor Gioberti, che da una parte  dice  che ogni cosa è un' idea, e che le idee non si posson
stato di soggetto, ossia di creatura. Laonde coerentemente  dice  il Gioberti: [...OMISSIS...] . Per quanto sia strano il
che l' ideale sia qualche cosa di sussistente, e com' egli  dice  nel modo il più strano, di concreto . Senza di ciò, egli
questa. E in che consiste questo riferirsi? Nell' emergere,  dice  il Gioberti, dalla sua causa per mezzo dell' individuarsi
« L' uomo non dee ammettere se non quello che gli  dice  d' ammettere la sua sola ragion naturale, escluso ogni lume
che d' una parte dichiara voler ammettere tutto ciò che gli  dice  d' ammettere la ragion naturale, e dall' altra pretende,
senso che non delle parole; perchè, [...OMISSIS...] , come  dice  sant' Ilario, [...OMISSIS...] . Questa medesima dottrina
al freddo. All' incontro di due proposizioni contrarie si  dice  con egual proprietà che sono contrarie, ovvero
che riguarda a me, sono trattato colla stessa onestà.  Dice  che anch' io insegno , doversi prendere in senso di
sia inescusabile. Cominciamo dalla Scrittura. La Scrittura  dice  non solo che, [...OMISSIS...] ; ma ella usa altresì come
Girolamo? Erano adunque i cattolici che sostenevano, come  dice  Teodoro, [...OMISSIS...] . Così Teodoro duramente alquanto
grave difficoltà. La mano non è veramente peccatrice; ma si  dice  tale per sineddoche, o per metonimia come direbbe Zuinglio,
coll' arrecare qualche dozzina di testi, in cui egli  dice  senza provarlo, che vi sta dentro la parola volontario
non dubita di confessare: [...OMISSIS...] . Onde a ragione  dice  il Bossuet, che [...OMISSIS...] . Ora chi è dunque costui,
, e però il peccato d' origine [...OMISSIS...] , come  dice  non Bajo, ma la Chiesa. [...OMISSIS...] le parole son dette
in tutt' i modi vorreste distruggere. Colla stessa astuzia  dice  poco appresso, che [...OMISSIS...] . Nessuno, se è
una e l' altra risposta con delle ecclesiastiche autorità.  Dice  la prima che la pena a cui i bambini non rinati
propagavano. Onde si dicono colpevoli [...OMISSIS...] ,  dice  S. Tommaso, [...OMISSIS...] . Dove si osservi bene, che la
perchè in sè portano ancor la pena: [...OMISSIS...] , come  dice  S. Agostino, [...OMISSIS...] : il che viene a dire: «
vestimento de' doni a lei superiori? Appresso, il Concilio  dice  che Adamo dopo il peccato (ancorchè si sia convertito) l'
andrei troppo a lungo, se volessi tutto analizzare ciò che  dice  intorno a ciò il Concilio di Trento, che quasi ad ogni
LA STESSA NATURA del peccato. Quanto poi a S. Agostino,  dice  che NON SEMPRE parla del decadimento dell' uomo in rispetto
attuale, quell' effetto cioè che peccato abituale si  dice  poco appresso soggiunge: [...OMISSIS...] . Dopo di che
è la vita soprannaturale dell' anima, allo stesso modo,  dice  S. Agostino, come l' anima è la vita del corpo. Ora quando
un disordine che la renda incapace ed indegna di essa, come  dice  Francesco Suarez, il Bellarmino, e tanti altri. L'
che è per sè luce bastevole, senza più. [...OMISSIS...] ,  dice  S. Agostino (1). In terzo luogo col sostituire ai dogmi da
ragione, e del corpo all' anima. Il qual difetto spiega,  dice  S. Tommaso, perchè anche l' uomo giustificato trasmetta
nostri Anonimi? Nel loro sistema non resta più niente, come  dice  Bajo, niente più che spieghi veramente la trasfusione del
la sua risposta. Obbiezione 1 E` vero che S. Tommaso  dice  che all' essere del peccato d' origine concorrono due cose,
originale si dicono, sieno [...OMISSIS...] ; tuttavia  dice  anco che questi difetti potrebbero trovarsi in una natura
volontà , voi scorgerete che non vi fa motto alcuno, non  dice  se non che Iddio potea creare [...OMISSIS...] (2). S.
tanto la parte formale, quanto la materiale, egli nol  dice  difetto naturale, o conseguente i principii della natura,
delle potenze inferiori alla ragione. [...OMISSIS...] ,  dice  Francesco de Sylvestris, [...OMISSIS...] . Ora talvolta S.
che il peccato originale è [...OMISSIS...] . Quando poi  dice  che resta il peccato originale dopo il battesimo perchè
continuata, cioè perchè fu prima tale, e così pure si  dice  materia di peccato: dicesi poi reliquia del peccato, perchè
al peccato; [...OMISSIS...] . Quando dunque S. Tommaso  dice  peccato a quel difetto col quale potrebbe Iddio creare l'
presente, perocchè di presente, [...OMISSIS...] . Dove mai  dice  questo S. Tommaso dell' uomo creato da Dio senza peccato e
NECESSARIO CONSENSO AL MALE, ma solo un SENSO; perocchè  dice  [...OMISSIS...] . Non intende adunque di dire che Iddio
e lo spiega così: [...OMISSIS...] , parole che S. Tommaso  dice  per dimostrare che presentemente l' uomo privo della grazia
nè pure alla necessità di sentire, [...OMISSIS...]  dice  il De Rubeis, [...OMISSIS...] . Quello che è certo si è,
viene seppellito nella morte di Cristo, [...OMISSIS...] ,  dice  S. Leone, [...OMISSIS...] , che è il costante insegnamento
propria natura che s' ha per la volontà ben ordinata; e  dice  non solo quella perita pel peccato, ma ben anco questa:
può evitare il peccato colle sue forze: [...OMISSIS...]  dice  S. Agostino, [...OMISSIS...] . Nè vale il dire che il
ogni qual volta ella erra dal suo proprio fine, o come  dice  l' Angelico [...OMISSIS...] ; 2 Che questo disordine della
il fine comune della vita umana, perchè [...OMISSIS...]  dice  lo stesso S. Dottore, [...OMISSIS...] ; 3 Che se la volontà
e in tutte le sue potenze perfetto; attesochè, come  dice  S. Agostino, [...OMISSIS...] ; 5 Che sarebbe un manifesto
in istato di peccato, se Dio nol libera, quia sponte ,  dice  S. Agostino, [...OMISSIS...] . Il qual dogma fu espresso
è libera e gratuita la divina chiamata; [...OMISSIS...] .  Dice  che la salute non viene dal volere e dal correre degli
della rivelazione e della fede, e la grazia annessa. E come  dice  S. Paolo, [...OMISSIS...] . Ometto d' enumerare la
di Cristo (1), bastando la minima porzione di grazia, come  dice  S. Tommaso, a vincere tutte le tentazioni (2), e dicendo S.
non punto io ne dubito, da Dio soccorso. Perocchè, come  dice  S. Agostino, [...OMISSIS...] . Ma dubito però assai, che,
Poichè alla facciata .4 del suo opuscolo, nota ( i )  dice  così: [...OMISSIS...] . Dove in prima convien notare ch'
operare anche in qualche altro caso non repentino , e così  dice  più di quello che diciamo noi, attribuendo noi sempre la
da ogni altra sua funzione. Laonde [...OMISSIS...] , come  dice  S. Tommaso, [...OMISSIS...] , dal qual passo si vede
l' anima. [...OMISSIS...] . Di più la passione sensitiva,  dice  S. Tommaso, trae la mente a fare de' torti giudizii sul
retta, e immune dalla violenza di quella passione che, come  dice  l' Angelico, talora trae a sè sola tutta la forza dell'
a un male conosciuto, perchè trattasi d' una volontà, come  dice  S. Agostino, dalla grazia liberata. All' incontro in
al consenso nella « Risposta ad Eusebio » e ciò che si  dice  di esso nel « Trattato della Coscienza ». Ma questa pretesa
lascia andare spontaneamente dietro alle sensazioni, e si  dice  che a queste consente , secondo l' etimologia della parola,
che sentono in se stessi la figliuolanza di Dio, e, come  dice  l' Apostolo, chiamano, animati dallo Spirito Santo: Abba
la ragion formale del peccato, [...OMISSIS...] ,  dice  S. Tommaso, [...OMISSIS...] ; di che deduce, che il
risiede; stringendo quegli eretici a credere a quanto  dice  la fede, eziandio che nol dica la coscienza diretta ed
uomo, pel quale ella non ha più virtù di viver bene, come  dice  S. Agostino (1), non ha più virtù di muoversi liberamente
che dà del peccato d' origine Ugone di S. Vittore, che il  dice  [...OMISSIS...] . La mala qualità che costituisce il
soggettivo e sensibile, onde ne consegue quella che Ugone  dice  « concupiscendi necessitas ». Questa è la dottrina stessa
dell' originale peccato, la qual materia, come egregiamente  dice  S. Tommaso, tien luogo della conversione al bene sensibile
cioè di mala in buona, onde di questa grazia acconciamente  dice  S. Agostino [...OMISSIS...] . All' incontro la volontà d'
il lettore. Qui ci basta osservare, che, quando Aristotele  dice  che i Pitagorici sembra riguardassero « « il numero come
esser si dicono , declinata così la questione. Dove poi  dice  doversi mostrare che l' uno primo, che s' offre alla mente,
« « è uno e molti e indeterminati » [...OMISSIS...] ,  dice  tre cose distinte: il genere «hen», le specie «kai polla»,
Di che si potrà ancora intendere fin dove sia vero ciò che  dice  pure Aristotele, che Platone, « « invece dell' indefinito
interprete della mente di quei due filosofi eleatici,  dice  sembrargli, che l' uno di Parmenide fosse formale,
numero e la realità individuale. Questo rammenta quello che  dice  Proclo, [...OMISSIS...] . L' uno dunque indeterminato di
mi sembra che si riferiscano quelle parole di Proclo dove  dice  l' indefinito uno « « esser similissimo all' uno e ordinato
dell' uno diveniva specie o numeri (1); e Simplicio  dice  che poneva un indefinito anche negli intelligibili (2). Or
2 l' uno. Questi sono i due che nomina Aristotele, da cui  dice  secondo Platone, non dissomigliantemente dai Pitagorici,
che risulta, che Platone non avrebbe già scambiata, come  dice  Aristotele, la diade come uno dei Pitagorici nel « grande e
modo dialettico, ora in modo ontologico, e ciò perchè, come  dice  Aristotele, [...OMISSIS...] . Il che però non vuol dire che
onde rimane a cercare che cosa sia quest' altro, in cui  dice  Platone che dee essere l' uno ente considerato nel suo
(2): e viene in mente di togliere la risposta da quello che  dice  Dante dell' Empireo: [...OMISSIS...] . E che così l'
una specie de' varŒ moti che distinguevano gli antichi.  Dice  dunque che l' uno sta in quanto è in se stesso, e si move
questo aspetto dunque l' uno vedesi uguale a ciò che si  dice  non uno ». Trae di qui un' altra proprietà dell' uno, e una
essa è in lui, come in un altro, essente. Ma quando si  dice  l' uno e l' altro , quest' altro è relativo all' uno
« Sofista » comincia dall' ente informato dall' uno (1), e  dice  che, se si spoglia l' ente di tutti i suoi predicati,
la pluralità, cioè l' altro , ossia il non ente. Poichè,  dice  l' Ospite d' Elea, che ci tiene le prime parti
illustrata questa tesi con esempi, mostrando che ciò che si  dice  « non bello », « non grande », « non giusto », non è già
può esprimere con alcuna locuzione: dunque tuttociò che si  dice  è: si dice sempre il vero, e qualunque discorso si faccia
con alcuna locuzione: dunque tuttociò che si dice è: si  dice  sempre il vero, e qualunque discorso si faccia intorno a
e distinguere dall' ente. Ogni qualvolta dunque il discorso  dice  ente a quello che è, non ente , o viceversa, è fallace e
(2). Così l' esercito e la casa sono enti ugualmente,  dice  Plotino, e pure questa ha più unità di quello. Osserva poi,
il numero attuale in tutta la sua estensione, onde  dice  che [...OMISSIS...] . Fa dunque derivare il numero dal moto
nel « Parmenide ». Deve dunque intendersi, ciò che Plotino  dice  della posteriorità del numero, della proprietà che ha il
contenuto. Riduce pure la scienza al genere del moto; e  dice  potersi ella ridurre anche a quello dello stato , o ad
tutti i generi minori e le specie distinte (6). E fin qui,  dice  Plotino, vanno le cose divine (1): a questi tre principii
di moto , cioè d' azione. Onde parlando della Mente  dice  che [...OMISSIS...] , quasi dica, che basta il trovarvi che
considerare come un' altra sostanza o ipostasi. E lo stesso  dice  dell' Anima rispetto alla Mente (2). Il qual pensiero non
altrimenti si rimarrebbero sterili e prive d' ogni azione.  Dice  dunque di questa sua Mente, risultante da' cinque generi:
si concepisce più nulla dopo di essa. Così appunto Plotino  dice  che la Mente ha in sè tutte le cose [...OMISSIS...] . Ora,
agli antichi, che non separavano le idee da' reali, come  dice  egli stesso (1), e in questi soli vedevano le sostanze. Ma
il fiume, e significa anche animali feroci. Quando si  dice  Tigri per significare il fiume la parola è usata in senso
il fiume la parola è usata in senso proprio; quando si  dice  tigri per significare animali feroci, la si dice pure in
quando si dice tigri per significare animali feroci, la si  dice  pure in senso proprio, senza alcuna considerazione al fiume
una causa, si applicano a significare un effetto. Così si  dice  un « uomo sano », e si dice pure una « cera sana », per
significare un effetto. Così si dice un « uomo sano », e si  dice  pure una « cera sana », per dire che quella cera è tale,
sono tratti da cose contingenti e limitate; onde si  dice  che tali qualità si predicano di Dio analogicamente .
senza che gliene venga meno il concetto positivo; perciò si  dice  in generale, che tali doti e pregi sono predicati di Dio
del verbo E` si pone qualche cosa in fatto come quando si  dice  « l' uomo è un animale »; coll' altro non si pone nulla in
le stesse cose, e ne forma varie categorie (1). Onde  dice  che il giacimento e la sessione , e gli altri atteggiamenti
appartiene al terzo predicamento «to poion», come pure si  dice  nel capo 4 del citato libro. Laonde Aristotele nell' opera
che è lo stesso genere coll' aggiunta della differenza.  Dice  adunque, che in ciascun dei detti modi di predicare si
loro deposizioni sono le sole oggettive, come espressamente  dice  fra noi il Galuppi: l' intelligenza sola non ha alcuna
lo spazio stesso sia un concetto, questo è falso. 5 Kant  dice  che [...OMISSIS...] , e con ciò intende provare la
giudizio ossia per via di affermazione. All' incontro Kant  dice  ancora, che tutto si conosce per via di giudizŒ. Ella è
pretende che la ragione inganni l' uomo quando ella gli  dice  che v' ha un soggetto che pensa. Il preteso paralogismo,
non esiste che come tale, cioè come sostanza ». Ora il Kant  dice  che questa conclusione è dedotta per sophisma figurae
la ragione umana più atrocemente ancora. Perocchè egli  dice  che il paralogismo, col quale la ragione stabilisce l'
nel mutare il soggetto della proposizione; perocchè con una  dice  « che è incominciato il tempo reale »; coll' altra, « che
a un essere assolutamente necessario » ». Ora Kant  dice  con ragione: « « che ogni condizionato presuppone, rispetto
dall' impotenza di farcene conoscere l' essenza (1). 3 Egli  dice  che il fondamento delle determinazioni dee contenere in
non cadono che gli oggetti. Ma la coscienza stessa ci  dice  che un oggetto non è l' altro, nè si può coll' altro
che alla coscienza appartengono. La coscienza dell' IO ci  dice  bensì, che quest' io è il principio consapevole, ma ci dice
dice bensì, che quest' io è il principio consapevole, ma ci  dice  in pari tempo, ch' egli, principio consapevole, è un solo
solo di tutti gli innumerevoli oggetti della coscienza, ci  dice  che l' IO ha una relazione con tutti gli oggetti, ma che
la relazione di conoscenza. Ma quella coscienza che mi  dice  ciò, mi dice del pari che questa relazione non consiste in
di conoscenza. Ma quella coscienza che mi dice ciò, mi  dice  del pari che questa relazione non consiste in una identità
non consiste in una identità di natura, ma bensì mi  dice  che quella relazione non potrebbe essere senza che la
che l' uomo pone l' Io, cioè la coscienza di sè, quando  dice  me (2). L' Io adunque precisamente non è l' uomo, ma è un
questo spirito la formi quando, conoscendo sè stesso,  dice  Io. E` falso parimente, che si abbiano due Io nello stesso
argomento . - Esso pecca in molti punti, cioè: 1 Niuno  dice  che Io sia unicamente un essere passivo, ma passivo in
da supporre una ragione sufficiente fuori di sè. 2 Fichte  dice  ancora, che il carattere della ragione è il semplice porre
non si considerava, che è la coscienza stessa quella che ci  dice  che ella non crea le cose, ma non fa che affermarle; e l'
coll' idea, e non con l' affermazione; giacchè quando si  dice  ente , si dice la sua essenza . E pure l' affermazione non
e non con l' affermazione; giacchè quando si dice ente , si  dice  la sua essenza . E pure l' affermazione non è inutile al
per dichiararla assoluta e creatrice delle cose. Egli  dice  « che ogni tendenza dell' Io va a parare a quel punto, dove
di cui parla qui Schelling è una cieca necessità. 2 Si  dice  che la determinazione che prende l' Io non ha fondamento
sistema Fichte aveva detto dell' Io puro, nel secondo lo  dice  di Dio; il che dimostra aver compreso il nostro filosofo,
che prova la Teologia con evidenza. Vero è che Schelling  dice  che questi limiti sono apparenti; ma a ) Primieramente
il sole mostra sul suo disco alcune macchie? Il filosofo vi  dice  seriamente che quelle macchie sono assolutamente necessarie
di negativa, benchè nè pur quello di positiva. Ciò che  dice  ora Schelling che la Filosofia della ragione non tratta che
com' essi almeno si diedero a credere. Rixner (1)  dice  che lo scopo di Hegel non è altro che di formare della
Il verbo della mente è dunque quella parola interiore che  dice  la mente in conseguenza dell' ente intuìto: è dunque una
. Ma convien porre ogni attenzione a quella che egli  dice  la terza determinazione dell' essere. Ella contiene l'
e nulla affatto esprimenti se non assurdi. 3 Di poi si  dice  che « la terza determinazione dell' essere cade nella
, conviene più veramente dire che è non7qualità. 4 Si  dice  ancora che questa indeterminatezza è una determinazione
rispetti sotto cui si considera la stessa cosa. Perocchè,  dice  egli, le idee di tempo e di spazio, di quantità, di
il numero, il peso e la misura, secondo cui la Scrittura  dice  esser fatte tutte le cose (5). Ma la questione, se in tutti
e tutte queste le riferisca ad un ente solo, che  dice  tattile, colorito, gustoso, sonoro, ecc.: questa è sintesi
sensibili rispondono più specie astratte, allora si  dice  che quei fondamenti sensibili differiscono fra loro di
loro individualità quale nella specie si conosce, e però si  dice  individualità specifica . Quindi la distinzione fra il
da certi sensorii, dal tatto, dalla vista, ecc.. Nessuno  dice  che l' estensione non figurata, presentata dal sentimento
dalla materia, come credevano gli antichi (1). Ciò che si  dice  della materia del tutto informe, si deve dire altresì dei
una similitudine fra gli enti, ma appunto quello che si  dice  analogia . I segni adunque non7rappresentativi danno di
che Iddio non è intuìto dall' uomo per natura. Chi  dice  altramente, cade in un errore opposto alla rivelazione, la
cade in un errore opposto alla rivelazione, la quale  dice  di Dio, « quem nullus hominum vidit, sed nec videre potest
bene un vero essere sussistente. Ma il ragionamento che ci  dice  che così deve essere rispetto all' Essere supremo, non ci
sussistente, nessuna specie piena sussistente; onde ci  dice  quello che Iddio non è (non essendo nulla di diviso in
nulla di diviso in genere, specie e sussistenza), ma non ci  dice  già quello che è: « una sussistenza, che nella sua
(quando ha la coscienza di possederla). Quello che si  dice  del godere si deve dire del sapere; pel primo grado l' uomo
di conoscere la verità (ne ha la coscienza); quel che si  dice  della verità si deve dire altresì di ogni bene e di ogni
pensata e non puramente sentita; quindi riflesso non si  dice  rispetto a sè stesso, quasi sia tale rispetto a sè. L' atto
qui l' adorazione dei genii, degli angeli, che è quello che  dice  anche la divina Scrittura, « omnes Dii gentium daemonia ».
della loro naturale e verace regolarità. E quel che si  dice  delle piante si può dire egualmente dell' educazione degli
in molecola andrà in ragione dei volumi. Quello che si  dice  della comunicazione semplice del moto per via d' impulso,
che « il sentimento si atteggia a quel modo che gli  dice  bene, e questo atteggiarsi del sentimento trae seco i
locali e vive. L' ammalato stesso, se s' interroga,  dice  di non sentire alcun dolore. Ma il vero si è che non vi è
parmi che non esprima tutta la verità neppure quello che si  dice  da alcuni ai dì nostri, essere le escrezioni opportune
più o meno lungo, delle sensioni e dei movimenti, che si  dice  processo morboso . Un esempio della serie e vicenda dei
Esatte sono le espressioni che usa l' uomo insigne, quando  dice  che nei processi morbosi la natura « aberra dalle leggi
infiammazione, la facilità cioè di nuovamente infiammarsi,  dice  quella essere necessariamente [...OMISSIS...] . Ma sino che
», è chiaro che la legge dell' abitudine passiva che  dice  « le sensioni moleste diminuire la loro vivacità colla loro
l' organizzazione viene dotata di quell' ultimo atto che si  dice  vita extrasoggettiva, per la quale il corpo alla sua volta
esce dai confini della medicina sintetica ; con essa non si  dice  già che vi sia veramente stato di debolezza o di robustezza
l' illazione avventata della medicina analitica , ma si  dice  solamente che vi è un nemico, a cui giova diminuire le
colloca tra i filosofi rozzi. [...OMISSIS...] . Aristotele  dice  che nei versi orfici si legge che l' uomo trae l' anima
respirazione. Si legge in Cicerone: [...OMISSIS...] . E lo  dice  pure Lattanzio: [...OMISSIS...] . Ma Aristotele dà altra
Parmenide « ex terra et igne (5) ». Forse Macrobio  dice  dell' anima quello che tali filosofi avevano detto dell'
armonia, finirono col dichiararla un niente. Il che ci  dice  appunto Cicerone, parlando di Dicearco: [...OMISSIS...] .
organica, che si dissipa coll' organismo; e tuttavia si  dice  che l' anima sia niente. Pare adunque volesse dire che l'
nei sensi, venne quella dell' armonia dei sensi. Plutarco  dice  che il medico Asclepiade definiva l' anima [...OMISSIS...]
doveva rinvenire nella natura delle idee; poichè Aristotele  dice  che fu Platone che aggiunse ai numeri le idee, togliendole
secondo la maniera di pensare di questa scuola. Calcidio  dice  espressamente: [...OMISSIS...] : non è dunque una sentenza
sono manifeste. Come dunque, quando questo autore  dice  poeticamente che le anime umane sono composte di tutti gli
compone, secondo gli antichi, il mondo materiale. Platone  dice  che la terra si scioglie in acqua, l' acqua in aria, l'
solo dalla mente; onde della sua materia intelligibile  dice  Platone: «mete ex hon tauta gegonen». Indi trae Platone che
intellettiva, secondo Platone. Ora, se vero è quel che  dice  Aristotele, che Empedocle compone l' anima intellettiva dei
E un altro commentatore di Aristotele, Giovanni Filopono,  dice  lo stesso, attribuendo ad Empedocle che egli lodi la
quei concetti unificano gli individui, perciò Aristotele  dice  che Pitagora ed Alcmeone, suo discepolo, sembrano riporre i
. E` dunque un cavillare quel di Aristotele, dove  dice  che il movente e la materia sono concetti diversi, onde
dire che l' amicizia produce l' uno in tutte le cose, come  dice  Simplicio, [...OMISSIS...] , altro non vuol dire se non che
di cogliere Empedocle in contraddizione, perchè talora  dice  la lite principio di distruzione, talora poi le fa produrre
si conoscono i composti di questi. Quanto poi a quello che  dice  Simplicio ed altri, che Empedocle riduca i suoi elementi a
Onde in altri Scrittori invece di «monas tes anankes» si  dice  «hule tes anankes». Il perchè, siccome per Empedocle talora
mondo intelligibile, e non poco da lui prendesse Platone.  Dice  Aristotele che la teoria di Empedocle non spiega la
composto, e l' unità è posta dalla mente ». Ma Aristotele  dice  che conviene assegnare una causa reale, e non meramente
che si vuole, è anzi causa attiva, «aition poietikon», come  dice  Teofrasto (2), e come si raccoglie dallo stesso Aristotele,
considerasse la sfera come il simbolo della perfezione, lo  dice  Platone (2); ed è perchè si era conosciuto che la sferica
ciò che è intelligibile e non sensibile. Vero è che si  dice  che il sole archetipo è in un altro emisfero del mondo, e
aggiunge nello stesso errore Platone per le cose che questi  dice  nel « Timeo »; il che a me pare non altro che una delle
alle parole, e interpretando a rigore ciò che egli  dice  con istile allegorico, o in altro modo figurato. Che
essere punto così la cosa. Ma considerando ciò che egli ne  dice  nel Timeo, ci riuscirà indubitato che per lui questa natura
Lo spazio, noi dicevamo. Anzi è Platone stesso che lo  dice  espressamente nel periodo che seguita: [...OMISSIS...] .
nel periodo che seguita: [...OMISSIS...] . Egli  dice  con somma acutezza e proprietà che lo spazio « « senza
si tocca, opinabile in una cotal maniera adulterina » ».  Dice  « in una maniera adulterina », perchè l' opinione viene,
nè elementi materiali, che questo filosofo replicatamente  dice  essere corpi, e perciò prodotti da Dio posteriormente all'
contengono questo errore, come sono tutte quelle dove egli  dice  espressamente che l' anima risulta da tre nature. A ragion
alla sua sostanza, ma ne sono condizioni; pure si  dice  che le appartengono solo perchè la media da esse riceve la
partecipe di ciò che è sempre eguale a sè stesso. Onde egli  dice  che la ragione, cioè questa sostanza dell' anima, partecipe
per natura domina su di ciò che è inferiore, allora si  dice  che altri è più possente di sè stesso, e così dicendo si
di questo altri si vitupera come di cosa obbrobriosa; e si  dice  che egli è più debole di sè stesso » ». Nel qual luogo
una tale dottrina. Ma pigliandosi ragionevolmente quanto  dice  Platone, con quello stile animato e poetico di cui si
nell' anima; noi l' abbiamo provato. Ora questo è ciò che  dice  Platone, benchè l' apparenza sensibile mentisca il
un caso che nell' altro, e quindi la sensazione stessa si  dice  più estesa. Ora, avendo l' animale quello che noi chiamammo
e che spieghi il suo atto. Il principio del fare dell' ente  dice  così: « Ogni ente cogli atti suoi naturali tende a
che disabilitò e distrusse. Il nostro filosofo adunque  dice  ancora troppo, dice di più che non abbia diritto di dire,
e distrusse. Il nostro filosofo adunque dice ancora troppo,  dice  di più che non abbia diritto di dire, allorquando esprime
una mera illusione. « Non v' è cosa che esista realmente »,  dice  un Buddhista. I Fo (cioè i sapienti pervenuti a ridurre
sul brano citato del Bruno di Federico Schelling. Si  dice  che il finito è perfetto, quando è annodato coll' infinito,
non è più annodato ; perocchè ciò che è identico non si  dice  essere annodato con sè stesso, ma essere sè stesso; nè ha
eterne fossero sempre in Dio. Il nostro filosofo però  dice  che emanano da Dio; lo dice, e tuttavia le dice eterne, nè
però dice che emanano da Dio; lo dice, e tuttavia le  dice  eterne, nè dice che perciò escano da Dio. Nè di tutte
che emanano da Dio; lo dice, e tuttavia le dice eterne, nè  dice  che perciò escano da Dio. Nè di tutte queste affermazioni
come un atto del corpo, col quale il corpo si perfeziona. E  dice  un corpo che ha la vita virtualmente, il che è più che
del corpo stesso ». Tuttavia tosto appresso Aristotele  dice  che l' anima, anche in quanto pensa, è la specie, ossia
l' anima in potenza dall' anima in atto; l' anima non si  dice  essere generata e veramente esistere, se non è in atto. Ora
l' un dall' altro i diversi tubi di un cannocchiale.  Dice  dunque che nel seme è uno spirito, e in questo è la natura,
sensisti, la cui leggerezza fu già da noi dimostrata (3),  dice  che dunque è uopo che abbiamo qualche potenza di
perchè parla di un universale quiescente nell' anima, e  dice  che « « l' uno, in quanto è ente, è il principio della
esperimenta avvenire in alcuni reali; ma di nuovo non si  dice  come l' anima estenda la sua veduta a tutta la sfera del
sfera eccede infinitamente ogni numero di sensazioni. Si  dice  ancora che l' universale est unum praeter multa, è uno
poichè si fanno venire dal senso gli universali, ma si  dice  però che il senso non può produrli in ogni anima, ma
i principŒ da cui provengono, onde nel primo dei « Fisici »  dice  che gli universali si conoscono avanti i singolari; 3) ma i
onde, nel secondo degli « Analitici Posteriori »,  dice  che la cognizione sensibile è anteriore alla cognizione
questo intelletto, se non ne avesse la facoltà, dunque,  dice  Aristotele, l' anima ha l' intelletto in potenza
anche questo efficienza di un corpo idoneo a ciò, che egli  dice  più divino . Se egli la chiama forma , non è che dal corpo
che nell' ordine della grazia fondato in Gesù Cristo, e ci  dice  con sentenza, ove sta un abisso di lume, che come nell'
a tutti egualmente comune, anche spregiati, e li consola; e  dice  negli orecchi e nel cuore di coloro che non possono
tutti i re e tutti i Governi civili e lo stesso mondo,  dice  la Bibbia, sono un momento della bilancia, o una gocciola
dalla Chiesa Cattolica, e raccolti in una Collezione che si  dice  Bibbia o Sacra Scrittura. Il primo diritto dunque più
il Governo non vuole che si usi altro che il suo. « Eccovi,  dice  ai dotti, eccovi l' unico, l' immobile, il perfettissimo
di questo popolo, voi vivete in una nazione nella quale si  dice  che la libertà è la base del Governo, dove c' è infatti la
ma gli errori insinuati nel pubblico con tanta pervicacia.  Dice  dunque l' articolista (2), che la nostra teoria della
orecchi di quelli che siedono al timone degli Stati. Egli  dice  loro: « Guardatevi dal clero, perchè il clero è un partito
dal clero, perchè il clero è un partito politico ». Quando  dice  questo, il genio del male mente al suo solito. Il clero non
e stabilità ai Governi senza mostrarlo pure in apparenza.  Dice  loro ancora: « Se voi riconoscete lealmente i diritti del
più seducente negli orecchi de' governanti: « Temete,  dice  loro, il potere della Santa Sede, e per velare il vostro
messi limiti a' suoi arbitrii. Quando dunque il Papa vi  dice  sull' autorità ricevuta da Gesù Cristo: « Questa cosa è
sicuro, al quale si può conoscere, se un Governo civile  dice  la verità quando afferma di voler conservato il
afferma di voler conservato il cattolicismo, e quando  dice  di più, di considerare la religione cattolica come
di possibile , e l' altro come sinonimo d' entità; onde  dice  talora il possibile in quanto è reale. Rispetto alla
più finite. Ora, acciocchè gli uomini intendano ciò che si  dice  quando si parla, è necessario ch' essi abbiano una
significato, e così la pensa infatti Aristotile, il quale  dice  che la cognizione che si ha per via di sensi non si chiama
la strada, che viene naturalissima, a confutare quanto  dice  Galuppi nella citata lettera contro il nostro sistema. 4
e acquisite le potenze speciali. « Ricordati sovente »,  dice  Giovanni Gersen, « di quel proverbio delle sacre carte: che
quale se ci obblighiamo per voto, entriamo in quella che si  dice  perfezione religiosa. Della ubbidienza di consiglio tutta è
danno, voi siete entrata mallevadrice. E sapete che cosa  dice  il divino Spirito a chi ha tolto sopra di sè malleveria di
. « In tutte l' opere vostre siate precellenti »,  dice  l' « Ecclesiastico » a quelli che presedono a qualche
colle preghiere e lo studio? E fra l' altre cose  dice  così: [...OMISSIS...] E fate ragione, se S. Agostino così
molto nei sensi dell' esortante. L' esortazione però, come  dice  Paolo, sia sempre congiunta coll' edificazione e colla
per l' opere, che pare ella faccia quasi in silenzio, così  dice  del suo parlare: « Con saggezza apre ella la bocca sua, e
in un campo. Scoperto il luogo da alcuno, questi nol  dice  a veruno; ma se ne va tutto allegro, vende quanto ha, e
artifizio divino tutti gli uomini in un solo ». Perciocchè  dice  Paolo a' Colossesi, che nel rinnovellamento dell' uomo «
non gonfia ma edifica ». Quanto poi all' amor del prossimo  dice  novellamente il Dottor de' gentili: [...OMISSIS...] . E in
come l' esterna. Appresso ne caccia l' ira , di cui si  dice  ne' Proverbi (3): « L' uomo iracondo provoca risse », e
unità degli uomini, che ne è il fine, « solleciti », così  dice  l' Apostolo, « di conservar l' unità dello spirito »,
che vi ha di proprio. Quanto a quello che v' ha di comune  dice  così: Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un
Signor nostro Gesù Cristo » (1) è veramente il capo , come  dice  di sotto al vers. 15. Veniamo poi a Cristo incorporati e
dalla grazia del battesimo si principia in noi, come  dice  S. Tommaso, « la vita eterna » (2), quella vita eterna, che
noi » dello Spirito Santo, di cui noi siamo templi (4). E  dice  innanzi tratto Dio , per indicarci questi fare la nostra
che ci ama con paterno affetto, e a sè ci scorge; anzi  dice  padre di tutti , cioè tanto di Cristo come di noi, tanto
la donazione di Cristo ». E appresso: « Per la qual cosa  dice  il Salmo (1): Asceso in alto ne menò schiava la schiavitù,
spiega onde traesse Cristo per noi tali doni. A voi è noto,  dice  l' Apostolo, come non potete essere regalati di doni
che ve li regalò, è Dio. Come adunque se è Dio, Davide  dice  che ascese? Vuol dire che prima discese, perchè Iddio
dentro a quel luogo prigioniere. In questa maniera,  dice  Davide, secondo la lettera ebraica, « ricevette doni per
e menò seco schiava la captività. Dove notate, che non  dice  i captivi , ma la captività; indicando in questo modo, che
, vale a dire, avrebbe fatta quell' opera infinita. Poichè  dice  la captività , non i captivi . Cattività vale lo stesso che
il pietoso eterno decreto di suo Padre. Anzi l' Apostolo  dice  francamente: « Diede doni agli uomini ». O Efesini, voi
il nome di Apostolo non in quel senso comune nel quale si  dice  tale anche Aronne, come vedemmo, ma in un senso di maggior
ad Aronne, sebbene Aronne sia minore di Mosè. Di fatti  dice  di Mosè, che « era servo fedele in tutta la casa di Dio »,
luogotenente di Mosè rispetto agli uomini. Però Iddio, così  dice  a Mosè nell' « Esodo » (4): [...OMISSIS...] . Ma di Mosè
preparossi Iddio questo popolo? « Tutte queste cose »,  dice  Paolo, « avvenivano a lui in figura » (1). Aveva anche
libro stesso prenunzia il grande Profeta simile a lui, e  dice  espresso: « Lui ascolterai »; allora non dà più agli Ebrei
verità in questa disputa, così soggiunge: [...OMISSIS...] .  Dice  adunque, senza profeti esser le genti, e però vivere tristi
colla possanza sua faralle partecipi di Sionne. Pur non  dice  loro di dare oggimai un Profeta , bensì un Evangelista: che
del predicimento, ma dell' annunzio della buona novella.  Dice  bensì che tale Evangelista darallo a Gerusalemme; ma prima
bensì che tale Evangelista darallo a Gerusalemme; ma prima  dice  che a Gerusalemme si rivolteranno le genti, anzi si
e Gerusalemme, e mostrando se stesso alle città di Giuda,  dice  altamente: « Ecco il Dio vostro », nel che la grande e
annunziano dopo di sè il venir d' un esercito numeroso, si  dice  in un Salmo sublime: « Il Signore darà la parola e il
fede, e fondare così la Chiesa (4). Quando Cristo adunque  dice  agli Ebrei che loro manderà dei Profeti, invece di dire che
se medesimi; imponitori di importevoli pesi, mentre, come  dice  il Vangelo, non sollevavano essi di terra una paglia (2).
non sono re , ma sono maestri degli uomini . Cristo poi,  dice  il Dottor nostro, li ha spediti « per lo perfezionamento
l' altra la ecclesiastica Giurisdizione . Quanto alla prima  dice  Paolo: « in opus ministerii », per « l' opera del mistero
comunicano proporzionatamente l' aumento loro alle membra.  Dice  mediante la carità , perchè senza questa nulla valgono i
giuntura che l' attenga al corpo, dacchè essere non può.  Dice  proporzionata , non meno cioè alla quantità dell' amore,
perfetto. Ancora se noi fisseremo il pensiero in quello che  dice  Giovanni, che tutto nel mondo « è concupiscenza degli
delle maggiori pienamente abbeverarsi. La Chiesa, come  dice  Agostino, non è aggravata da importevoli pesi servili, come
grossi e imperfetti, ed eglino non trovano in esse, come  dice  il Gersen, o da appagare la curiosità, o da pascere la
verissimo Sacerdote qualunque cristiano cattolico; come  dice  Tertulliano (1) in consonanza cogli apostolici
coloro che assistono al sacrificio, il santo Sinodo non  dice  desidera , ma desidererebbe , quasi non osando di formare
pe' santi, le cose monde pei mondi » (2); tremenda verità  dice  Paolo, allorchè risguardo agli indegni parla così:
di Cristo, bensì che trangugia la sua condanna. Non si  dice  propriamente che partecipa a mensa divina, ma ad una mensa
cose sue, non come cose altrui. Del cantare inni e salmi,  dice  Agostino (1), abbiamo del Signore stesso o degli Apostoli i
ne stacca, e con tre segni di croce lo ripone nel calice,  dice  allora a tutti: « La Pace del Signore sia sempre con voi ».
può assai agevolmente santificare queste ore anche chi non  dice  i salmi delle Ore canoniche. Gli OffizŒ divini, come sono
imagine del Cielo? In fatti la numerosità delle feste,  dice  S. Bernardo, spetta ai cittadini e non agli esuli (1). Il
sua bella accompagnatura e corteggio. La verginal purezza,  dice  s. Agostino (2), per questo dalle Scritture è commendata
gli scherzi umani, dove anche non si perda, difficile è,  dice  il Salesio, che di questo fregio della castità non ne vada
gherminella dell' ambizione. Tutto quello che è nel mondo,  dice  Giovanni (1), è concupiscenza di occhi, concupiscenza di
poco gli importa la scienza. Lo spirito del nostro Istituto  dice  con S. Paolo, « scientia inflat », e soggiunge « charitas
anima, onde dipende la lucidezza di tutto il corpo, come  dice  il Maestro7Dio, perchè ella non produce in fondo all' animo
sì lontano dai redattori di quel giornale ». Di più si  dice  in quella lettera espressamente, che « in certe circostanze
Ora dicendo voi così, non dite appunto quel medesimo che  dice  nella sua lettera il Decano del Sacro Collegio, il Santo
la comunicazione del creatore alla sua creatura; e allora  dice  la creatura, maravigliandosi di sè stessa e quasi non
grazia di Dio, che ci perfeziona: « Credidimus charitati »,  dice  san Giovanni, « quam habet Deus in nobis (1, Io. III) ».
e nel promuovere tutte le opere sante. Quanto a ciò che mi  dice  circa la differenza di specie fra l' anima di un buono e di
perfetto modo insegnatoci da Cristo? L' ubbidienza che si  dice  cieca è dunque un' ubbidienza illuminatissima , e con essa
ciò che intendeva. Alla faccia 2. dell' « Introduzione » si  dice  molto nobilmente: « il cristianesimo elevò la storia e la
propri nemici spirituali non meno piccoli che grandi. Ella  dice  che non fa profitto nella emendazione de' suoi difetti:
molto quella qualsiasi riputazione di letterato che Ella mi  dice  avermi per l' addietro acquistata, e che l' esser io
averlo, di domandarlo incessantemente. [...OMISSIS...] come  dice  S. Giacomo. Perciò io credo che Ella si troverà ben
di confidenza ed opinione di voi stesso: egli che, come  dice  la Scrittura, fa squagliare col suo fuoco celeste le
sè stesso. Questa distinzione pecca di circolo: perchè si  dice  che niuno è buon giudice in causa propria? Appunto perchè
speciali e segni dell' amore che Dio ci porta, poichè, come  dice  la Sacra Scrittura: « Iddio castiga quelli che ama ».
da parte nostra: « particula boni doni non te praetereat »,  dice  la sacra Scrittura. Queste massime vorrei io seguite con
una condanna, una irrequietezza, un rimprovero che  dice  a ciascun d'essi: perché t'allontanasti dalle vie del bene?
od un uomo qualunque. Se poi la Chiesa per lo contrario  dice  allo Stato: « Questa cosa è illecita: non la potete fare
governative senza aver nessun riguardo a ciò che  dice  o giudica la Chiesa intorno al giusto ed all' onesto, al
Allora questo è la nazione, cioè quella nazione che si  dice  rappresentata da' Parlamenti. La verità si è, che non è
di queste due qualità. Quest' origine del sistema che si  dice  della legge atea è confermata dalla storia. Le due grandi
quell' oggetto sia sacro. Ora la Religione Cattolica ci  dice  nello stesso tempo e che il matrimonio è sacro, e che è
Chiesa e lo Stato nol riconoscessero per tale; e quando si  dice  contratto valido, si dice certamente contratto
per tale; e quando si dice contratto valido, si  dice  certamente contratto obbligatorio, che se non indicasse
Ecco che cosa s' intende nel sistema legale quando si  dice  d' ammettere pienamente, interamente ed in tutte le sue
il dogma cattolico col dichiararlo falso, poiché la legge  dice  assolutamente e universalmente: « il matrimonio è
alla legge »: che cosa significa? Questo, al solito, non si  dice  mai. Tutt' al più si traduce quel principio in altre parole
non sono eguali in faccia a lei. La seconda formola  dice  che le leggi civili debbono essere uniformi per tutti i
lui la sua vita, quella che poi Cristo comunica a noi, onde  dice  S. Paolo, che lo Spirito di Dio diventa una cosa col
vantaggio anche alla corporale salute. In ciò ch' Ella  dice  sul conto mio, non vedo altro che la sua solita bontà a mio
a renderci pienamente tranquilli e contenti. La fede ci  dice  che se cangiano gli uomini, Iddio è sempre il medesimo,
del cuore degli allievi, quando in tutto quello che si  dice  e s' insegna, si fa risplendere la virtù e si dimostra
. No, se s' intenda bene: perchè in quel numero si  dice  che Iddio vuole tutti santi, e che perciò si dee pregare
delle parole, difettoso. Io mi ricordo vivamente di quanto  dice  S. Agostino a proposito di un elogio che fa Cicerone di un
meae ». Lungi da noi l' essere di quegli uomini di cui  dice  S. Paolo, « ignorantes enim iustitiam Dei, et suam
lei, quand' ella adorerà in lui il VERBO FATTO CARNE, come  dice  l' apostolo ed evangelista S. Giovanni, che Ella pur ama.
molto, senza che la possa mai vincere. Del resto ciò che mi  dice  nella venerata sua lettera delle tentazioni che patisce
fedele del divino volere. « « Se ci amiamo scambievolmente,  dice  S. Giovanni, Iddio si tiene in noi, e la carità di lui in
Onde S. Paolo parlando della donna che non ha marito,  dice  che « pensa quelle cose che sono del Signore, ad essere
Ma quant' è più sublime il senso della Fede! Questa ci  dice  tutto il contrario, questa ci assicura che ciò che è
qualche servizio da queste parti. Del resto ciò che Ella  dice  della sommissione di noi Fratelli della Carità all' Ordine
possono aver perduta agli occhi dell' Occidente, com' Ella  dice  egregiamente. Stimo del pari che sia un felicissimo
di rito diverso. Vero è che nella regola nostra si  dice  che i membri dell' Istituto usano il rito romano; ma questo
sempre un atto di umiltà, all' ubbidienza verso tutti, come  dice  san Francesco di Sales, molto più verso i superiori
cui risponde una somma gloria. Per questo lo Spirito Santo  dice  in modo assoluto: « vir obediens cantabit victorias ».
alla vostra domanda. Quegli poi è uomo semplice , il quale  dice  sempre la verità, e s' attiene ne' suoi pensieri, affetti
badiamo che esse sono opposte alla sapienza, la quale ci  dice  di non doversi aspettare quaggiù la piena perfezione, sono
già aveva espresso desiderio il Santo Padre, invece Ella mi  dice  che: « il desiderio esternatole da Sua Santità sarebbe, che
vorreste e come egli è? Ne sarebbe quello che S. Agostino  dice  di se stesso, che egli sentiva talora un tale affetto, e in
altra ragione inferiore; e perciò l' ubbidienza si  dice  cieca , non perchè sia senza lume, ma perchè ne ha tanto,
sapienza, « supereminentem scientiae caritatem , » come  dice  S. Paolo: onde ogni opera di carità ha per questo solo un
possa avere sofferto per gli ultimi tumulti civili. Ella mi  dice  che una simile sia piantata a Roma. Buona cosa sarebbe che
la carità verso gli altri, congiungendo (come Ella  dice  benissimo) la propria santificazione. Oh quanto non sarebbe
ma con tanta maggiore sicurezza e solidità. Sento che Ella  dice  avere bisogno di me, ed io ben volentieri mi presto in
come posso quanto mi incumbe. Se poi l' aiuto che Ella  dice  volere avere da me fosse qualche sovvenzione in danaro, in
li credo quei piaceri purissimi, e soavissimi, di cui mi  dice  Ella di godere molte volte! Sono tali i piaceri che nascono
augusta funzione; 3 Nell' intelligenza delle parole che  dice  il sacerdote, le quali le dice quasi sempre in plurale,
delle parole che dice il sacerdote, le quali le  dice  quasi sempre in plurale, cioè unito col popolo assistente,
dove a questo proposito fra le altre cose degl' Italiani  dice  così: [...OMISSIS...] Ella però dirà che se io me ne vo di
non può essere che il frutto dell' orazione, come ben  dice  V. Eminenza, [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.27 La vostra
cuore? Così so che il vostro cuore dice: così sento che  dice  il mio, per la grazia del Signore, a cui male rispondo. Non
che il mondo rinfacci agli instituti religiosi ciò che si  dice  spirito di corpo , e che va a corromperli e a trasformarli,
deponga tutto se stesso; giacchè questo è il pegno, come  dice  S. Paolo, che ci ha dato l' eterno Padre, e la certa
questo da quello fosse intieramente disgiunto. Ciò che mi  dice  dell' imperfezione nel praticare i piccoli nostri esercizi,
ha molto bene riconosciuto; 3 Per rispetto a quello che  dice  di essere oltremodo facile a correggere gli altri ,
non resisterebbero, operando sforzatamente; giacchè come  dice  S. Paolo, gli spiriti buoni sono soggetti a noi, cioè alla
buona. Ma d' altronde sarei imprudente, se sedendo , come  dice  il Vangelo, non computassi sumptus qui necessarii sunt . Se
dicono i Santi Padri, è l' apice della mente. Ecco come  dice  il Libro dell' Imitazione: [...OMISSIS...] ; e questa è la
sola fatta in modo umile, confidente e perseverante , come  dice  sant' Alfonso. Felici gli uomini d' orazione! E tale è la
la risoluzione di darci a Dio solo, a Dio interamente: lo  dice  la Santa Scrittura: [...OMISSIS...] Ma egli è certo ancora
Mellerio, avete cominciato a fare la trottata; egli mi  dice  che non avete vinta ancora la tosse, che sola vi toglie dal
e ci glorificherà. E di che gloria! « Non sono condegne -  dice  l' Apostolo - le sofferenze di questo tempo verso alla
Dio, che l' aiuta a custodire i divini comandamenti, come  dice  il salmo: « in che corregge il giovanetto la sua strada?
dal proprio Istituto. Inganno deplorabile! « Manete »,  dice  S. Paolo, « in vocatione »: e non mutate col pretesto di
sia la costituzione naturale della società civile. Che cosa  dice  la ragione? la pura, la suprema, la incondizionata ragione?
già proposte sieno al tutto impossibili da praticarsi:  dice  solamente, che esse non sono possibili a praticarsi con
dai secondi fini che operano nella medesima. Si  dice  che il Sovrano era colpevole, che la sua Amministrazione
come ne faceva uso nei casi ordinari. Le parti del popolo,  dice  il Sismondi parlando delle forme di governo dei popoli
e abusasse a tal fine della forza comune. In tal caso,  dice  l' Ortes, non si avrebbe un governo vero ma un governo
delle calunnie che a lei diedero i pagani. I cristiani,  dice  l' Ortes [...OMISSIS...] Egli è mediante quest'
avevano il titolo di priori delle arti » » per indicare,  dice  il Sismondi, « « che l' assemblea dei primi cittadini d'
fondata sulla ricchezza. « « Ogni rappresentazione, »  dice  Arturo Joung, «che ebbe luogo negli antichi tempi, fu una
Il dottor Squire nel suo esame della Costituzione Inglese  dice  [...OMISSIS...] Così l' Inghilterra dunque come gli altri
morale. « « Oggi ricompaio come un' ombra di me stesso, »  dice  il Sig. Raynal, «non per avvertirvi di alcuni errori in
mercatanti aspiranti al civile reggimento: La ricchezza,  dice  Rousseau, è la madre della schiavitù; poichè i ricchi per
sulla Costituzione americana del Sig. Wilson, nel quale  dice  che in quel governo il popolo può tutto sopra la
di Harrington, quando invece di monarchia o di governo si  dice  Amministrazione. In fatti supporre che il governo non sia
Normanni che devastavano in quel tempo il regno di Francia  dice  altresì: [...OMISSIS...] E` osservabile come gli Elettori
« « anche dopo ch' ebbero ricevuta quest' ultima forma » -  dice  Robertson - «i giureconsulti trattando de' feudi
medesime partecipata: tralasciando di definir questo non si  dice  ancor nulla coll' affermare che la sovranità debba
spirito d' intelligenza consideri i suoi rapporti. Se come  dice  Rousseau « sarebbe insensato colui che tormentasse sè
un buon numero di figliuoli le loro famiglie: e lo stesso  dice  dei Gallas: la donna sposata la prima è quella che fa la
sia la costituzione naturale della società civile. Che cosa  dice  la ragione? la pura, la suprema, la incondizionata ragione?
già proposte sieno al tutto impossibili da praticarsi:  dice  solamente, che esse non sono possibili a praticarsi con
dai secondi fini che operano nella medesima. Si  dice  che il Sovrano era colpevole, che la sua Amministrazione
come ne faceva uso nei casi ordinari. Le parti del popolo,  dice  il Sismondi parlando delle forme di governo dei popoli
e abusasse a tal fine della forza comune. In tal caso,  dice  l' Ortes, non si avrebbe un governo vero ma un governo
delle calunnie che a lei diedero i pagani. I cristiani,  dice  l' Ortes [...OMISSIS...] Egli è mediante quest'
avevano il titolo di priori delle arti » » per indicare,  dice  il Sismondi, « « che l' assemblea dei primi cittadini d'
fondata sulla ricchezza. « « Ogni rappresentazione, »  dice  Arturo Joung, «che ebbe luogo negli antichi tempi, fu una
Il dottor Squire nel suo esame della Costituzione Inglese  dice  [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] Così l' Inghilterra dunque
morale. « « Oggi ricompaio come un' ombra di me stesso, »  dice  il Sig. Raynal, «non per avvertirvi di alcuni errori in
mercatanti aspiranti al civile reggimento: La ricchezza,  dice  Rousseau, è la madre della schiavitù; poichè i ricchi per
sulla Costituzione americana del Sig. Wilson, nel quale  dice  che in quel governo il popolo può tutto sopra la
di Harrington, quando invece di monarchia o di governo si  dice  Amministrazione. In fatti supporre che il governo non sia
Normanni che devastavano in quel tempo il regno di Francia  dice  altresì: « « Le città d' Orleans e di Parigi troncavano il
« « anche dopo ch' ebbero ricevuta quest' ultima forma » -  dice  Robertson - «i giureconsulti trattando de' feudi
medesime partecipata: tralasciando di definir questo non si  dice  ancor nulla coll' affermare che la sovranità debba
spirito d' intelligenza consideri i suoi rapporti. Se come  dice  Rousseau « sarebbe insensato colui che tormentasse sè
un buon numero di figliuoli le loro famiglie: e lo stesso  dice  dei Gallas: la donna sposata la prima è quella che fa la
ognun possa pervenire a comunicare alla gioventù ciò che  dice  così ordinatamente, come prescrive la sentenza surriferita
di pesche mature. Domandandogli io come si chiama, egli mi  dice  un fiore , perocchè non conosce altre classi dove collocare
questo pensiero l' abate Lambruschini, il quale parlandone  dice  così: [...OMISSIS...] . Or dunque, perchè i fanciulli
successivamente nel fanciullo. La prima parola adunque, che  dice  interiormente il fanciullo e la più imperfetta, si è quella
comuni; l' altra nominata mediante i nomi astratti. Chi  dice  bianco sostantivamente dice un nome comune , che suppone
mediante i nomi astratti. Chi dice bianco sostantivamente  dice  un nome comune , che suppone nella mente l' astratto, ma
ma non lo nomina, perocchè il sostantivo bianco non  dice  altro se non « un oggetto bianco »: la bianchezza è unita
e se ne serve per intendere la parola bianco . Chi  dice  bianchezza , dice un nome astratto, pronuncia non più l'
per intendere la parola bianco . Chi dice bianchezza ,  dice  un nome astratto, pronuncia non più l' oggetto in cui si
egli stesso direttamente espresso nella parola: quando si  dice  bianco, si dice un oggetto che, oltre la bianchezza , ha
espresso nella parola: quando si dice bianco, si  dice  un oggetto che, oltre la bianchezza , ha delle altre
vi devono essere, acciocchè l' oggetto sussista; quando si  dice  bianchezza , questa qualità semplice esclude qualsiasi
il nome comune sostantivato per indicare l' astratto: si  dice  il simile , il dissimile, il giusto , il bello, il santo,
autrice, che noi abbiamo citata sovente, con gran finezza  dice  che il bambino [...OMISSIS...] . Se noi dunque vogliamo
tosto a soggiacere alle altrui delusioni? (1) Se altri gli  dice  che è male quello che è bene, quando egli già intende il
che l' oggetto di cui gli si parla è male? Il suo senso gli  dice  il contrario: sia pure: ma in questa età è egli vero che
a priori questo giudizio primissimo, col quale l' uomo  dice  seco stesso: « qualche cosa esiste », perchè in esso il
stessa operazione, e la segna con un numero nuovo. Quando  dice  uno e uno due, due e uno tre, tre e uno quattro, e così
ha fatto lontano dagli occhi suoi, o quando la sua bona gli  dice  che il dito mignolo la ebbe informata di qualche sua
questa maniera di possibilità assoluta, il bambino  dice  la verità. Se dunque altri gli afferma di poter volare,
ideale, l' idea come norma delle azioni. Quando l' uomo  dice  seco medesimo: io debbo preferire tra più esseri
sempre viene presupposto, questo lo sanno da sè, glielo  dice  la natura: la natura è quella che li avvia a considerare
scrive Cicerone; cioè riposo e pensiero. Ozio in greco si  dice  scholê, d è una delle voci più sapienti di quella lingua