All’alzar della tela, è cominciato il ricevimento. Nel fondo circola, aggruppandosi variamente, una folla multicolore di dame e cavalieri in abito di
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In fondo, nella gran sala da ballo, Fedora, seguita e aiutata da Loris, porge agli invitati tazze di thè e scatole di dolci. Altre signore siedono
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(Dimitri timidamente si avanza, rigirando il berretto fra le dita: a un cenno di Grech, mette la mano sulla croce di Fedora, indi si segna
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(Fedora, leggermente vestita di bianco, è sull’altalena, sospinta da Loris in costume d’alpinista. Ella manda lievi grida di terrore: egli, facendola
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(L’Agente s’inchina, e parte per il fondo. – Lorek s’avvia di nuovo alla camera di Vladimiro, e s’incontra in Fedora, che a lui ritorna ansiosa.)
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(Tutti questi signori discendono dal salone, conversando giocondamente con la Contessa, la quale ha lasciato il braccio di Rouvel per prendere quello
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(Borov, che ha raccolto da terra la croce di Fedora, ne mostra il castone vuoto a De Siriex, mentre Olga asciuga la fronte a Fedora e Loris la copre
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Ampio giardino fiorito. – Terrazza a balaustra che dà sopra un vallone, donde si scorge in lontananza la cittadina di Thun in riva al piccolo lago
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(movimento di Fedora, attentissima)
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(movimento di gioja in Fedora)
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Loris e Fedora, di nuovo.
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(Fedora, presa la tazza di De Siriex, va a deporla sul tavolino: poi dispone i fiori nei vasi e nelle giardiniere. – Frattanto De Siriex s’è alzato
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smarrimento di Fedora: questa, sempre seduta, asciugandosi gli occhi, cerca di ricomporsi.)
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La villa di Fedora nell’Oberland.
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(Cirillo, vestito alla foggia dei cocchieri russi di grandi case, s’avanza lentamente dal fondo, e si pianta dinanzi la scrivania. – Fedora abbandona
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Addio cielo fatto di onde piene di raggi di luna e di misteri!
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Già il dramma è penetrato nelle ingenue anime delle mousmé; il viso di cera imbiaccata di Dhia ha già strappato spasimi e lacrimuccie; – ecco ora il
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E ad un cenno di Osaka le kamouro portano e distendono su informée di bambou vesti ricchissime, variopinte, di diversi drappi, di diversi ricami
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O bei colori, ove freme il segreto delle fantasie nipponiche, colori creatori di bei sogni di bimbi, di ricordi non vissuti di vegliardi, di incubi
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Per la strada che, flessibile come un ramo di volubile, segue tortuosa le capricciose sinuosità di una riviera nel disegno bianco dei pruni selvaggi
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altre a rose tay intrecciate a scettri di comando. E gru! E rami fatti a gabbie! E uccelli di tutti i colori su vesti cangianti! E teste di Dharme! E
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silenzii delle sere, – bello e antico Genio dei fiori e dei pittori, non dunque gaiezza di colori vivaci, non bianchi chiarori di lune o distese di prati
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(no! – ecco di nuovo e più distinto il bagliore di prima. È la veste di Iris…)
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Il Yoshiwara, il paradiso di Outamaro! si sprofonda perdendosi lontano, lontano fra le sue Case Verdi, tutte uguali, circondate di verandah popolate
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(Osaka manda un grido di meraviglia e di entusiasmo)
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Fuori, un grido di stupore dapprima, di ammirazione calda dipoi, d’entusiasmo, un supremo grido di trionfante avidità si eleva e vince perfino la
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ecco le grigie sparse di papaveri e bizzarre di arbusti biancastri aggrovigliati!,
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Di lassù non un riflesso di una delle mille gaie lumiere del Yoshiwara!
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eccone un’altra del triste verde di alga marina tutta a fiori di paulonia!,
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Oh, splendore di leggiadria, eleganza, colori, ricami, fantasia di disegni, la veste che indossa Osaka!
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(allora tutto l’orgoglio di Osaka si scuote. È una sfida? – Egli la raccoglie e dominando tutto, tutti con la potenza della sua voce, si rivolge a
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Oh, il lieto coro di vivaci mousmé, chiacchierone e chiassose come uno stormo di passeri, che – le ceste di giunchi o a braccio o in equilibrio su le
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Qui – ricche stuoie a tessiture fantasiose, cortine, tappeti densi e soffici, drappi strani, distese di bambou e cannicci e lacca intarsiata intorno
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Dal labbro di Iris esce allora contro il mondo, il destino o la divinità la grande rampogna di una domanda: – Perché?…
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E il Cieco, giunto sotto alla verandah, si abbassa a terra e, raccolto del fango a piene mani, lo gitta alto verso dove gli viene la voce di sua
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conforto di oggetti noti la di cui mancanza rattrista. La vita è fatta dell’amore di tutte le cose.
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(con enorme sforzo il fortunato cenciaiolo svincola l’uncino rovesciando fuori dal blocco di fango… lo scrigno… di un sasso. – E gli altri ridono).
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Tutto un sussurro di fiori intorno alla morente!… – Piove il sole sul picciolo corpo aureole irradiate!… Nella suprema agonia Iris finalmente non ha
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Ah! a quella voce come il cuore di Iris sobbalza dalla gioia!; si leva, accorre, respinge Kyoto, Osaka, le guèchas e sale alla verandah, con un gran
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No, il Sole non penetra nelle Case Verdi! – Qui tutto è riflesso di metallo che scoppia a vivi e rapidi sfavillii dalle profumiere cesellate dove
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Come in un gran velario di nebbie, tutto inonda una tinta diafana e indecisa; – è la incertezza del primo raggio, ma gradatamente poi, ecco!, i primi
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(Mentre – così – Kyoto dietro una cortina frammezzo a due stuoie spia se giù per la gran via del Yoshiwara vi è gran concorso di gente, le scaltre ed
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(E il giovane, improvvisamente fatto appassionato alla rivelazione di quella bellezza, quasi pazzo, si aggrappa ai sostegni di ferro della verandah e
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contendono gli orpelli di Kyoto – un moto di vita sfugge dal piccolo corpo di Iris – e allora, atterriti da quella vita laddove essi supponevano solo la
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Rapide le cinque teste si piegano a toccare colle fronti il suolo, le persone grottescamente ripiegate e strette quasi in nodi indefinibili di cose
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(Ed ora sono i ricchi paraventi che attirano gli sguardi d’Iris: uno è dipinto da Hokusaï e raffigura Daīkoun che fa piovere denari d’oro su di una
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Così, Iris, il furbo Kyoto con un pupo di legno può fare di te quello che vuole, mentre il giovane Osaka ti ha tentato invano colle vesti, coi tesori
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(Osaka e Kyoto, camuffati da istrioni girovaghi, sbucano dalla via entro al cerchio fatto loro dalle curiose mousmé con un codazzo di suonatori
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Allora un grido – breve – supremo – poi negli occhi della mousmé passa la stranissima luce di un pensiero terribile; e Iris, forte, una Iris nuova
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monotona in quell’aria già tutta piena di giorno e di vita.
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